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Autore: apeirmon    06/09/2019    1 recensioni
Quattro giocatori che si spostano sul tabellone del mondo fino a raggiungere la stessa casella, affrontare le stesse penalità e seguire gli stessi indizi. Ambientata contemporaneamente prima e dopo il prologo di "Jumanji - Benvenuti nella giungla", ma con i personaggi del primo film, questa storia esprime la mia ammirazione per Chris Van Allsburg e spero di riuscire a metterci ogni briciola di genialità in me che conosco e che mi farà conoscere scriverla.
Genere: Avventura, Fantasy, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alan Parrish, Altri, Judy Shepherd, Peter Shepherd, Sarah Wittle
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Nota dell’autore: “Berenice” in greco significa il titolo.
 
- 26 Dicembre 1994 -
Accendo l’abat-jour.
È l’una e venti.
Più in fretta che posso, esco dalla mia prima stanza per trovare quella dei miei genitori. Più piano che posso, apro la porta e dalla luce del corridoio riesco a vederne i visi: sono giovani e sani.
“Pete.”
Mi volto verso la Judy dodicenne, che ha avuto la mia stessa idea e li guarda dietro di me. E poi la abbraccio, con uno scambio di differenza di statura.
“Saranno tutti a posto? Voglio dire: Philippe era di legno quando è scoppiato l’incendio.” mi dice.
Mi mordo un labbro: “Non lo so. Potrebbe anche non ricordarsi nulla. Però di una cosa sono sicuro: l’artefice di Jumanji non potrà cercarci.”
“Perché?”
“Per le neurotossine degli scorpioni gialli brasiliani: gli impediranno di muoversi del tutto.”
“Ma il tempo è tornato indietro!” si sorprende lei.
“Non per il suo cervello: ricordi: è una clausola che ha inserito ricordare sempre ciò che avverrà durante le partite anche con il riavvolgersi del tempo: questo implica che il suo sistema nervoso non viene riportato indietro. Anche se i suoi neuroni si rigenerassero continuamente, ormai le neurotossine avrebbero devastato il suo DNA. Di conseguenza non potrà ricordarsi di noi.”
“Ma Jumanji esiste ancora, vero? E, se Philippe non si ricorda, sta per tirare di nuovo i dadi, perché siamo tornati all’inizio della partita.”
“O li ha già tirati. Dobbiamo solo sperare che abbia ancora la sua memoria.”
“Il fumo!” esclama Judy a voce un po’ più alta. Chiudo la porta per lasciar dormire i nostri genitori.
“Quale fumo?”
“Bernie ha vinto il gioco lanciando i dadi dalla finestra, ma non ho visto fumo. Devono aver isolato la soffitta dall’incendio. Quindi Philippe dovrebbe ricordare tutto!”
“Allora non sei stata tu a vincere la partita. Dalla finestra… Ottima idea, sorellina.”
“Ma io lo voglio ritrovare! Come possiamo fare?”
“Be’, sappiamo che si chiamano ‘Moreau’: dovrebbe essere semplice ritrovarli da un elenco telefonico francese. Ma da domani voglio fare una chiacchierata con Alan e Sarah.”
 
- 22 dicembre 2010 -
Suona il campanello.
“Va’ ad aprire tu, tesoro, per favore.” chiedo a Bernie, mentre controllo il bilancio dell’azienda.
“Va bene, mamma.” mi dice affettuosamente, allontanandosi dalla sala da pranzo.
So già chi è, naturalmente. Oggi è il giorno in cui, in una realtà parallela, nostra figlia ha vinto il gioco che è stato il mio incubo in un’altra realtà ancora.
“Ciao! Mamma, sono Judy e Peter!”
Mi alzo e vado da loro. Naturalmente, Berenice sa tutto del racconto che ci hanno fatto i fratelli Shepherd sedici anni fa. Abbiamo deciso che si tratta di un’avventura troppo importante per non regalalela, oltre al fatto che così la mettiamo in guardia nel caso le capitasse in mano quell’affare.
“Ciao, ragazzi! È un piacere rivedervi!” dico mentre li bacio sulle guance. “E questo giovane chi è?”
“Ti presento Philippe, il mio fidanzato.” me lo presenta Judy.
“Lieto di rivederLa.” mi dice lui in un inglese esperito.
“Quel Philippe?”
“Sì, proprio lui.” mi sorride Judy.
“Ma è grandioso! Allora vieni dalla Francia!” gli dice mia figlia.
È merito di Peter e Judy se Bernie è sempre così entusiasta anche con ospiti nuovi: sono stati loro a descriverci la situazione che si sarebbe potuta creare se non avessimo insegnato a nostra figlia a dare fiducia alle persone finché non compiono azioni sbagliate, senza giudicarle perché hanno molti soldi o per altre questioni superficiali. Le abbiamo spiegato fin da bambina che i soldi possono essere usati anche per aiutare gli altri, ma che prendersi cura di sé è più che giusto. Passando molto tempo con Carl Bentley (pace all’anima sua), si è accorta che si può essere ricchi e umani al tempo stesso e ha imparato ad apprezzare la famiglia in cui è nata.
“Perché mia figlia strilla ai miei amici senza chiamarmi?” domanda Alan arrivando dalla biblioteca.
“Come stai, Alan?” gli chiede Judy.
“Non potrei vivere in un mondo migliore!” è la sua risposta.
 
- 3 giugno 2014 -
Nadine Shepherd si rigirò nel letto a guardare il brillante zoologo che aveva sposato.
Erano più di tre anni che lo conosceva, eppure lui pareva conoscerla da molto di più.
Certo, suo fratello le aveva raccontato la bizzarra partita che avrebbero giocato lui e Peter in un altro universo, fin da quand’era bambina, eppure lei non ci aveva mai creduto del tutto.
Non aveva potuto sperimentare di persona se fosse vero perché suo fratello aveva gettato il gioco di nuovo in mare con legati dei sassi, ma il fascino negli occhi di Peter la prima volta che Philippe li aveva presentati era incredibilmente nostalgico.
Forse era solo il suo mestiere che gli faceva vedere la belva che si nascondeva sotto il carattere gentile di Nadine e la rendeva così semplice ai suoi occhi.
O forse no.
Ad ogni modo, Nadine tornò a dormire.
 
- 20 ottobre 2081 -
Tum-tum… tum-tum… tum-tum… tum-tum… tum.
 
 
NdA: Dedico la storia alla ragazza che più mi ha alleggerito il cuore.
   
 
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