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Autore: Kisa89    07/09/2019    3 recensioni
-Stucky-
“Che cavolo è sta roba?!”
L'urlo di Steve rimbomba per tutta la casa, rimbalza nella mente di Bucky come un pallone impazzito dentro una stanza vuota, non gli è chiaro se sia reale oppure no, sembra l'eco di un sogno, ma quando l'imprecazione si ripete più forte spaccandogli il cranio, il giovane è costretto ad aprire un occhio sulla realtà....
(Questa storia è stata scritta per la #StuckyBingoSummerChallenge indetta dal gruppo till the end of the line su FB.) Enjoy it!
Genere: Angst, Fluff, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi, Slash | Personaggi: Steve Rogers
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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(Questa FF è stata scritta per la #StuckyBingoSummerChallenge indetta dal gruppo till the end of the line su FB) Task 4 - Succhiotto


 

I remember I wanted to kiss you (Parte Prima)

“Che cavolo è sta roba?!”
L'urlo di Steve rimbomba per tutta la casa, rimbalza nella mente di Bucky come un pallone impazzito dentro una stanza vuota, non gli è chiaro se sia reale oppure no, sembra l'eco di un sogno, ma quando l'imprecazione si ripete più forte spaccandogli il cranio, il giovane è costretto ad aprire un occhio sulla realtà.
La luce del mattino è come una lama che alimenta il dolore insopportabile che gli preme sulle tempie, vorrebbe vomitare e dormire e invece gli tocca aprire a fatica anche l'altro occhio sul suo migliore amico che se ne sta in piedi infondo al letto.
“Perché urli?” chiede mentre recupera un minimo di facoltà cognitive per capire che giorno sia e dove si trova.
“Come perché? Guarda! Che cavolo è sta roba?!” Steve riprende ad urlare, sembra piuttosto sconvolto, indossa solo un paio di pantaloni e si indica nervoso alla base del collo.
“Non lo so. E' il tuo collo? Ce l'hai sempre avuto...” Bucky liquida la cosa senza nemmeno dargli peso, vorrebbe solo rintanarsi tra le coperte e dormire un altro po', ma il suo amico non sembra intenzionato a lasciarglielo fare.
“Ma sei scemo?” inveisce di nuovo e gli si avvicina “Questo! Lo vedi?” si indica ancora con più insistenza.
Bucky gira gli occhi al cielo e segue l'indicazione per guardare meglio: tra la base del collo e la clavicola del suo migliore amico in effetti c'è qualcosa di insolito, come una nuvola rossa a tratti leggermente violacea. Strizza la vista ancora appannata e storce le labbra “Sarà uno sfogo” decreta con innocenza.
Uno sfogo” ripete il biondo più che scettico “E' questo quello che ti sembra? Uno sfogo?”
Bucky finge di guardare meglio “Sì, è quello che mi sembra. Perché a te cosa sembra?”
Per un istante Steve pare incerto sulla risposta, più per imbarazzo che altro, poi lo dice “Un succhiotto! Anzi, una marea di succhiotti!”
Bucky solleva le sopracciglia e fa lo gnorri “Che? Tu non lo sai come è fatto un succhiotto!”
“Certo che lo so!” si difende Steve, come un bimbo.
“Ah-ha... E sentiamo, quand'è che ne avresti visto uno?” insiste il suo amico ed incrocia le braccia.
“Non mi serve vederne uno per sapere come è fatto. E' fatto così!” ancora si indica il collo ripetutamente con l'indice.
Bucky sbadiglia e si massaggia le tempie con le dita “Merda, mi scoppia la testa..”
“Buck!!” Steve lo richiama all'ordine ed è come una stilettata al suo cervello.
“Che vuoi da me? Non ho idea di cosa sia, te l'ho detto, a me sembra uno sfogo. Chi cavolo potrebbe averti fatto tutti quei succhiotti altrimenti?”
Steve scuote il capo e alza le spalle, si stropiccia i capelli nel tentativo di trovare una risposta o almeno di ricordare qualcosa “Non ne ho proprio idea...”
“Vuol dire che non ricordi assolutamente niente?” lo guarda di sottecchi mentre riflette ancora alla ricerca del più piccolo ricordo disperso nella nebbia di alcool che gli dà la nausea “Niente di niente?”
“Non dopo i fuochi d'artificio. Sono l'ultima cosa che ricordo” ammette Steve con un velo di dispiacere ed un ultimo tentativo di scavare a fondo nella propria memoria.
“Magari hai fatto conquiste” propone Bucky con ironia, ma l'altro non è affatto divertito.
“Se fosse così, mi spieghi per quale cavolo di motivo nel mio letto ci sei tu?”
Il giovane si guarda intorno stranito “Questa è un'ottima domanda”
Le braccia del biondo crollano lungo i suoi fianchi in un sospiro esasperato “Non è che tu ti ricordi qualcosa, magari? Signor bevine un'altra, cosa vuoi che sia!
“Vedi, qualcosa ti ricordi!”
“Questo è stato prima dei fuochi, quando ancora ricordavo il mio nome!” Steve incrocia le braccia con aria di rimprovero “Ti ricordi o no?”
Bucky prende un lungo respiro e finge di pensarci qualche secondo “Tabula rasa” conclude “Mi dispiace, Steve”
Il biondo si accarezza distrattamente la nuvola rossa sotto al collo e si siede sul bordo del letto dando le spalle all'amico “Probabilmente hai ragione tu, mi avrà fatto allergia qualcosa...” si arrende, sconsolato.
“Vedrai che non è niente, passerà da solo...” gli occhi di Bucky lo fissano con insistenza senza essere notati, da quella posizione riesce a vedere tutti quei segni senza problemi e, mentre da una parte la sua perdita di memoria lo fa sentire sollevato, da un'altra non può che avvertire il peso del fatto che Steve non saprà mai di avere perfettamente ragione: sì, tutti quei segni sono effettivamente succhiotti, proprio come ha detto lui, e sono state le labbra di Bucky a succhiare a sangue la sua pelle.
Potrebbe dirglielo, non ci vorrebbe nulla, poche parole basterebbero per essere sincero con lui, ma farlo significherebbe ammettere ciò che è successo quella notte, significherebbe dargli una spiegazione che avrebbe senso solo dichiarando apertamente ciò che prova e, per quanto si senta colpevole a mentirgli, Bucky non può fare altro; la verità è troppo pericolosa per lui, per Steve e per la loro amicizia che non potrebbe più essere la stessa dopo ciò che ha fatto e questa è la cosa che lo terrorizza più di ogni altra.
Si raggomitola sotto le coperte e chiude gli occhi, ha bisogno di dormire ancora, di nascondere le lacrime incastrate negli angoli dei suoi occhi e di pregare che l'alcool sia clemente anche con lui, che gli cancelli dalla memoria le ore più belle che abbia mai vissuto, che gli strappi dalla pelle la sensazione di stringerlo tra le braccia e dalle labbra il sapore della bocca del suo migliore amico...

Era una tradizione ormai, da anni per il quattro di Luglio, il compleanno di Steve, trascorrevano insieme tutta la giornata fino a sera e poi correvano a guardare i fuochi d'artificio sulla baia per i festeggiamenti dell'Indipendence Day. Quella giornata non era stata diversa dal solito, Bucky aveva portato la colazione al suo migliore amico, avevano trascorso la mattinata a casa sua, pranzato fuori e poi dritti in spiaggia.
Dato che quello era il suo ventunesimo compleanno, a Bucky era sembrato giusto festeggiare con un po' di alcool in più, del resto erano grandi abbastanza per un goccio di troppo.
Peccato che, tra uno e l'altro, era una bella sfida a chi reggesse di meno, anche se la risposta era certamente Steve, dato che, conclusi i fuochi, Bucky aveva dovuto portarlo a casa praticamente di peso mentre straparlava in mezzo alla strada.
“Ok d'accordo, riesci a rimanere in piedi un attimo che apro la porta?”
“Certo che ci riesco, cosa credi?” risponde stizzito Steve, la voce impastata dalla sbornia e l'equilibrio precario che lo fa barcollare, si appoggia con il braccio alla parete per non cadere e scoppia a ridere.
“Esilarante...” Bucky fatica a centrare il buco della serratura con la chiave, è di certo più lucido del suo amico o meglio, deve costringersi ad esserlo per prendersi cura di lui, ma l'impresa non è così semplice.
“Avanti, Punk! Siamo a casa” riesce finalmente ad aprire e lo aiuta ad entrare nonostante le sue proteste “E' ora di andare a letto! Ti ricordi dov'è la tua stanza, vero?”
“Non voglio andare a letto! E' il mio compleanno, festeggiamo ancora!” tenta di ribellarsi, ma Bucky se lo carica su una spalla e lo porta, non senza una certa fatica, al piano di sopra “Tecnicamente non è più il tuo compleanno da più di un'ora”
“Che? E' già finito?” il biondo sembra deluso e si arrende “Ma io volevo festeggiare ancora, non posso aspettare un altro anno”
Arrivati miracolosamente in camera, nonostante il rischio di cadere in due dalle scale, Bucky stende l'amico sul letto e gli toglie le scarpe, ma sembra che Steve non abbia intenzione di starsene tranquillo: si mette a sedere e gli si aggrappa alla camicia “Festeggiamo ancora! Resta qui, non andare a casa” lo stato alterato in cui si trova rende i suoi occhi lucidi e la luce della stanza risalta la sfumatura di verde in quel mare celeste “Non andare, non lasciarmi solo”
Quello sguardo dritto nel proprio è un colpo diretto al cuore di Bucky, che vorrebbe essere così ubriaco da non dover sentire l'eco delle urla di sentimenti che nasconde da anni.
“Tranquillo, non ho intenzione di andare a casa e non ti lascerei mai in questo stato” risponde provando ad ignorare quella voce.
“Sei il mio migliore amico, Buck...”
“Sì, lo avevo sospettato”
“Te lo avevo mai detto?”
“Solo cinque o sei volte mentre tornavamo a casa”
“Non andare via...”
Bucky prende le sue mani per togliersele dalla camicia e le tiene strette “Non vado via, ma devi smetterla di guardarmi così adesso, ok?”
“Resta con me.. Mi sento così solo quando non ci sei!” insiste il biondo, forzando le mani tra le sue per liberarle e toccarlo ancora.
“Io ci sono sempre, Steve. Non devi sentirti solo” gli carezza le dita tra le proprie “Ci sarò sempre per te”
Steve sorride, non è certo che abbia capito davvero quello che gli ha appena detto, ma tutto sommato, nemmeno lui è così sicuro di averlo detto: il mondo vortica frenetico intorno a Bucky, la sua mente è oscurata da una densa nebbia quando gli sfiora la fronte con la propria in una lenta carezza “Steve, se mi guardi così, non riuscirò a controllarmi”.
Il biondo inclina la testa da un lato, gli occhi velati dalle lunghissime ciglia chiare, respira con un lieve affanno tra le labbra umide appena dischiuse che tormentano l'ossessione dell'altro, succose ed invitanti come ciliegie, lo attirano al peccato.
Vorrebbe essere abbastanza lucido da allontanarsi come fa sempre quando il desiderio di toccarlo si fa insopportabile, vorrebbe essere un amico migliore, ma le sue dita si intrecciano al grano dei capelli del suo più caro amico e non basterebbero tutta la lucidità e la forza di volontà del mondo a fermarlo. Bucky posa le labbra sulle sue in un bacio piccolo e delicato, umido a sufficienza perché il cuore gli scoppi nel petto in un battito che toglie il fiato.
Steve ride appena libero “Che stai facendo?” chiede innocente e confuso prima di ritrovarsi di nuovo incastrato alle labbra dell'altro, questa volta in un bacio più intenso, le braccia di Bucky lo stringono con decisione e un istante più tardi sono entrambi stesi sul materasso, uno sull'altro; il biondo mugola nella sua bocca mentre Bucky lo bacia a fondo, con foga crescente, gli gira la testa, nulla riesce a gridare più forte del desiderio di averlo solo per sé, lì e ora. Bucky cerca la sua lingua con la propria, l'accarezza e la insegue, esplora ogni centimetro della sua bocca e gli sbottona la camicia scoprendogli il petto chiaro ed esile.
“Buck, mi fai il solletico..” si lamenta il biondo, sospirando con le labbra del suo migliore amico sul collo e la testa oltre le nuvole, tiene le braccia abbandonate ai lati della testa, la camicia scivola scoprendogli una spalla quando il suo corpo si inarca inconsapevole per il lieve dolore causato dall'insistente ardore dei baci dell'altro.
Bucky percorre il suo collo verso il basso fino alla clavicola, gli divora la pelle un centimetro per volta e con le dita saggia il suo corpo, sistemandolo meglio sotto di sé, in modo da poter stare comodo tra le sue gambe senza schiacciarlo; ancora lo bacia sulle labbra strappandosi la camicia di dosso e lanciandola via, non ha alcuna intenzione di fermarsi, non questa volta, non ora che finalmente può stringerlo senza finzione, senza giustificazione, non ora che sa cosa significa toccarlo.
Eppure, basta solo un attimo, un vago bagliore di consapevolezza in tutta quella nebbia vorticante e Bucky è costretto a fermarsi, spezzato dentro dall'orrore per ciò che quel desiderio bruciante lo sta costringendo a fare: Steve respira con affanno, rosso in viso, gli occhi liquidi socchiusi e a Bucky è sufficiente uno sguardo per capire che non ha la minima idea di cosa stia succedendo, potrebbe esserci chiunque al suo posto e a Steve, in quelle condizioni, non importerebbe.
Una carezza tra i suoi capelli dorati e un bacio sulla fronte “Dovresti riposare” non può continuare, non in quel modo, il rossore diffuso sotto al collo del suo amico che già spicca evidente sulla pelle bianca lo ammonisce severo.
“Mi dispiace” soffia dolce e si solleva sulle ginocchia per spostarsi, ma Steve non glielo lascia fare, lo segue e gli circonda il busto con le braccia, lo stringe con forza affondando il viso nel suo petto, come per paura che svanisca da un momento all'altro.
“Steve...” Bucky si sistema così da tenerlo a cavallo del proprio grembo e ricambia il suo abbraccio con dolce disperazione, lo tiene con forza nel silenzio della stanza e prega Dio di non doverlo mai lasciare, perché quando lo farà, il cuore gli si spezzerà in due.
“Sei davvero bello” sorride e gli tiene il viso tra le mani per poterlo guardare “Non ho mai visto niente di più bello”
Steve ride “Non è vero” risponde “Sei un bugiardo”
“Voglio baciarti” insiste Bucky ignorando le sue parole e facendolo sorridere ancora “Voglio amarti, Steve. Voglio tenerti così, sopra di me, ma senza niente tra noi, niente stoffa, niente spazio, niente divieti.. niente pudore. Nulla che ci separi, io e te uniti in un'unica cosa.. è quello che voglio” gli soffia sulle labbra con voce roca e le sfiora in un bacio casto e affettuoso “Solo che non posso farlo perché non è quello che vorresti se fossi in te e non lo sei ora.”
Bucky trema sulla sua bocca ancora una volta, anche se non dovrebbe, gli assapora le labbra con passione lenta e lo lascia accaldato e boccheggiante.
“Domani non ricorderai niente di questo momento e spero nemmeno io, perché non so come farei ad andare avanti altrimenti” segue con le dita i contorni del suo viso e posa la fronte alla sua, probabilmente non avrà mai un'altra occasione di farlo, anche se forse è semplicemente l'alcool nel suo sangue a parlare “Domani sarò di nuovo il tuo migliore amico, come se tutto questo non fosse mai accaduto, ma adesso ho bisogno di essere sincero con te”
“Buck..”
“Ti amo, Steve!” confessa con un groppo alla gola e la testa leggera.
Il biondo sgrana occhi umidi nei suoi “Sei ubriaco..” dice più confuso che mai.
“Sì, sono ubriaco e sono innamorato di te, sono così stupidamente innamorato di te fin da quando eravamo piccoli... e lo sarò per sempre”
Bucky si asciuga rapido l'unica lacrima che ribelle sfugge al suo controllo e tira su con il naso quando Steve gli circonda il collo per abbracciarlo “Sei ubriaco” ripete.
Insieme tornano a stendersi, uno sull'altro, Bucky poggia il capo sul petto del suo più caro amico, si stringe a lui riempiendosi la mente del suo profumo “Posso restare così per un po'?” chiede dolce, ma ha solo voglia di piangere “Solo un pochino..”
Le dita del biondo gli scorrono tra i capelli, lo coccolano con un movimento continuo e delicato “Puoi restare così tutto il tempo che vuoi...” risponde, ma ha già gli occhi chiusi e in pochi secondi, crolla in un sonno profondo.
Bucky lo guarda respirare tranquillo, si solleva solo un istante per baciargli la fronte “Buon compleanno, Steve” sussurra prima di tornare a chiudere gli occhi tra le sue braccia.

Le dita di Steve insistono in quel punto, non può smettere di toccarsi lì dove quei segni rossi interrompono drasticamente il pallore della sua pelle e guarda furtivo dietro di sé, un'occhiata rapida da sopra la propria spalla verso il suo amico che, rannicchiato tra le lenzuola, pare essersi addormentato di nuovo e ringrazia il cielo che sia così, perché altrimenti avrebbe rischiato di vedere le lacrime che gli rigano il viso.
“Sei uno stupido, Buck!” singhiozza con rabbia piantandosi le unghie nella carne, ma lo stupido è lui ad avergli creduto, o meglio, ad aver sperato che non fosse solo la sua sbronza a parlare.
Che stupido è stato a pensare che Bucky sapesse cosa stava facendo, che quel desiderio e quelle parole fossero per lui! Che stupido è stato a pensare, anche solo per un istante, che il suo migliore amico potesse ricambiare i suoi sentimenti e amarlo davvero!
Si passa le mani sugli occhi, ancora sente l'ardore dei baci dell'amico sulla pelle, ancora il sapore della sua bocca gli infiamma il ventre e l'eco delle sue parole risuona nei ricordi della serata che sarebbe potuta essere la più bella ed invece non è altro che un dolore nauseante e annebbiato, proprio come il mal di testa dopo una sbornia e di cui, tutto ciò che gli resta, non sono altro che ferite di un amante casuale...

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Hello travelers! Kisa welcomes you in the Undying Silver Cave, be her guests!

Buonsalve!
Eccomi con un'altra FF scritta per il Bingo, che non finirò mai in tempo ovviamente XD, ma ci si prova.
Dunque, ammetto che era partita come una cosa scema e non so bene come sia finita ad essere così Angst, ma va bene così! U.U
Sono tentata di darle un seguito prima o poi, ma per ora rimane così perché non ho tempo di inventarmelo per bene! Però, mai dire mai.
Fatemi sapere cosa ne pensate e se vi piacerebbe un seguito! Grazie a tutti!
L'immagine in testa al capitolo non è mia, tutti i diritti appartengono all'autore io l'ho trovata su Pinterest.

Trovate la seconda parte della FF QUI.

Baci

Kisa

  
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