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Autore: Flaminia_Kennedy    29/07/2009    1 recensioni
Per la sesta volta in un giorno mi chiesi perché mi ero voluta trasferire a Forks, la zona più piovosa di tutto il continente americano.
Certo, non adoravo il sole di casa mia in Texas, ma nemmeno il perenne strato di nubi che nascondeva il cielo.
[...]
Ridacchiai, perché il volto di quel ragazzo dai capelli bruni e corti mi ispirava simpatia, un po’ come gli orsacchiotti che avevo nella mia vecchia camera a Dallas.
Quando l’auto, guidata da un ragazzo dai capelli ramati e sparati in aria, arrivò a pochi metri da me il ragazzone si infilò dentro la vettura, parlando concitatamente con il ragazzo vicino a lui.
Era un tipo dai capelli color miele e in quel momento il volto meraviglioso e pallido era contratto da una smorfia addolorata.
Genere: Azione, Avventura, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jasper Hale, Nuovo personaggio, Sorpresa
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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12.

Whitlock

 

I vampiri stavano correndo attraverso la foresta così velocemente che non riuscivo a distinguere gli alberi dal terreno.

Era un insieme di colori scuri e vorticanti; mi sembrava di volare –o almeno quella era la sensazione, perché di sicuro i vampiri non sapevano volare– e la spalla muscolosa e tutta nervi dell’uomo che mi teneva sollevata mi stava scavando nello stomaco e nell’addome.

La donna correva al suo fianco senza apparente fatica, i capelli scuri e lunghi che danzavano nel vento come seta.

Parecchie volte provai a colpire il vampiro, di liberarmi e tornare a casa –anche se sapevo che era impossibile–, ma tutto fu completamente inutile.

A forza di vani tentativi di evasione le mie forze erano andate scemando; avevo mangiato solo una scodella di cereali e dopo l’intensa giornata passata a correre e saltare da una base all’altra nel campo da gioco dei Cullen intuii che il mio livello di zuccheri stava decisamente calando.

Avrei voluto gridare, sperare che Jasper fosse nei dintorni a caccia e che mi sentisse, che mi portasse a casa e che mi rassicurasse con il suo strano e familiare potere.

Il mondo sfocato attorno a me da marrone e color muschio divenne sempre più arido e quasi inconsciamente mi accorsi che stavo tornando veramente a casa.

Solo che non era per fare i conti col mio passato «fermiamoci qui, tra poco dovrebbe arrivare Johnson» disse Maria e immediatamente i due vampiri si fermarono.

Il mio stomaco non ne fu contento: il rinculo quasi me lo strappò via e il senso di nausea aumentò a dismisura «potrei sapere a cosa ci serve quest’umana? Io ho sete! Non possiamo bercela e basta? » domandò il vampiro posandomi a terra.

Non ebbi il tempo di scappare; il mio senso dell’equilibrio, dopo quella giostra fatta di colori e forme sfocate, era decisamente provato.

Caddi a terra, cercando di fermare il mondo che mi girava attorno tenendomi la testa tra le mani «non ci pensare nemmeno, stupido rimbecillito! Lei ci serve da esca e solo quando ne avremo bisogno! Adesso fai in modo che nemmeno una goccia di sangue esca da questa stupida ragazzina: conosco il mio pollo e so che appena capirà cos’è successo seguirà la sua scia. Per questo stiamo facendo il giro dell’oca…imbecille» parlò la donna, con tono gelido e tagliente.

Aprii un occhio e notai con piacere che il mondo aveva smesso di dondolare, anche se la sensazione rimaneva la stessa.

Il vampiro era alto quasi più di Jasper, aveva dei corti capelli neri e il volto squadrato era ricoperto da un velo di barba.

I suoi occhi scuri mi stavano guardando con desiderio ossessivo «d’accordo…ma sei sicura che verrà? Dopotutto è solo un’umana» «stupido, non è un’umana qualsiasi. Oltre ad essere follemente innamorato di lei» e qui Maria si lasciò scappare una smorfia schifata «è anche follemente innamorato del suo sangue. Lei è la sua Cantante e quello stupido Whitlock farebbe di tutto per averla indietro».

Whitlock? Chi era?

Il perché mi avevano rapita me lo stavano praticamente spiegando, non avevo bisogno di un disegnino; ma mi domandai se stessero parlando a vanvera come gli stupidi antagonisti dei film oppure se Maria stesse dicendo tutto per il semplice motivo che non mi riteneva una minaccia al suo piano.

All’improvviso avvertii un lieve tremore lungo la coscia: il mio cellulare stava vibrando; con tutta probabilità doveva essere la zia,che si informava del viaggio.

Ma che ore erano? Il cielo era ancora scuro ma all’orizzonte potevo vedere il sole nascere in un leggero bagliore verdastro.

Ci avevano messo solo una notte per arrivare al confine tra Nevada e Arizona, e ancora dovevano fare parecchia strada, a sentire dai loro discorsi.

Improvvisamente davanti alla donna si materializzò un altro vampiro, più basso e mingherlino di Landon: aveva dei capelli castani e lisci che gli ricadevano fino alle spalle e gli occhi rossi come rubini mi indicarono che almeno lui si era appena dissetato col sangue di qualcuno «ah, Johnson! Finalmente sei arrivato! » esclamò Maria con disappunto.

Io guardai il ragazzo fare saluto militare, tendendosi come una corda di violino «mi scusi signora, ma non ho saputo resistere. Mi sono fermato un attimo a Las Vegas».

La fuga era stata completamente cancellata dalla mia mente, per il momento: se con due vampiri era impossibile scappare, figurarsi con tre.

E sarebbe stato più utile stare a sentire cosa stava architettando quella pazza «è qui vicino? Così Landon va a fare il pieno e non mi stressa più…» esclamò lei, guardando in tralice il collega nerboruto.

Johnson annuì, indicando un punto un po’ impreciso dell’orizzonte alla mia sinistra «un paio di minuti e sei la» disse.

Il vampiro forzuto era già scomparso «allora, hai portato quello che ti ho chiesto? » chiese la donna al vampiro magrolino.

Lui annuì, tirando fuori dalla tasca un sacchetto di plastica: dentro c’era qualcosa che assomigliava alla carne, ma era quasi totalmente bianca come gesso «non ci ho messo poso a prenderlo» l’ammonì lui, mentre lei prendeva l’oggetto in mano, soppesandolo «basterà? » aggiunse e mi guardò da capo a piedi con un’espressione disgustata.

Maria si avvicinò a me e mi afferrò per il maglione smanicato, alzandomi di peso da terra «non ci vorrà molto tesoro» mi disse, con quel tono zuccheroso che mi sapeva tanto di psicopatica.

Poi iniziò a sfregarmi addosso quell’oggetto, come se mi lavasse.

L’odore era nauseante e mi sembrava cartavetro contro la pelle; me lo strofinò sulle braccia, sulle mani, sulle gambe e sul collo.

Non risparmiò nemmeno il mio viso: strappò un pezzo più piccolo dalla manciata di carne bianca come se fosse pane e me lo passò accuratamente attorno agli occhi, sulla fronte e sulle guance.

La nausea era quasi al limite e pensai, con un po’ di malvagità, che non sarebbe stato male farle vedere cos’avevo mangiato per colazione «finalmente…non finivi più» mi disse, gettando via i pezzi che rimanevano di quello strano muscolo e guardando verso l’orizzonte «e finalmente è ritornato quell’imbecille» disse, riferita sicuramente al suo compagno Landon «prendila, partiamo subito» disse poi a Johnson.

Lui mi sollevò come fossi stata un cuscino di piume e mi posò sulla spalla come aveva fatto l’altro vampiro «andiamo, Marina ci aspetta in New Messico entro un paio d’ore, non vorrete arrivare in ritardo spero» disse.

Sentii i vampiri mugugnare un cenno di assenso, per poi ripartire.

La giostra di colori riprese a girare vorticosamente e io chiusi gli occhi, solo per evitare di perdere più energie del dovuto.

 

I vampiri si fermarono davanti a un capannone malandato e abbandonato.

Appoggiata alla porta li aspettava una ragazza di quindici anni, con il fisico slanciato e i capelli biondo cenere che le raggiungevano le ginocchia.

Era vestita completamente di nero, forse per mettere in risalto la sua carnagione bianchissima e le labbra rosse «Marina, tesoro mio» esclamò Maria, appena arrivò «allora piccola, è tutto pronto? » aggiunse, guardando la ragazzina.

Lei si piegò di lato per guardarmi oltre la schiena della donna «quella sarebbe la Cantante di Whitlock? » chiese, con faccia disgustata «ma è brutta! ».

Nonostante fossi ubriaca per il viaggio appena concluso a velocità vampiro, la guardai con astio e con espressione vagamente offesa.

Non che potessi fare di meglio: stavo tentando in tutti i modi di non rimettere il pranzo «lo so, quel ragazzo ha dei gusti particolari, ma non ci fare caso. È tutto pronto oppure la mamma ti deve picchiare? » continuò Maria, guardando la ragazzina con le mani sui fianchi.

Marina sbuffò e aprì la porta del capannone: all’interno era completamente vuoto a parte un paio di sedie, delle balle di fieno legate con delle spesse corde e tanti piccoli cadaveri di topo, completamente dissanguati «spero che dopo potrò bermi il suo sangue, ne ho abbastanza di animali e di questo posto desolato» aggiunse la bionda bambina con la sua vocina lamentosa.

Le occhiaie sotto i suoi occhi ambrati dal sangue animale erano accentuate ancora di più dal trucco nero che si era messa.

Johnson, su ordine della donna corvina, mi portò all’interno e mi lasciò cadere a terra «legatela» disse «così starà brava per un po’» e i due vampiri si avventarono su di me: chi mi teneva pressata sotto il suo enorme e anomalo peso, chi strappava una delle grosse corde dai covoni e mi ci avvolgeva stretta.

Così stretta che respirare mi fu quasi impossibile.

Mentre i due eseguivano gli ordini, notai Maria parlare con la figlia adottiva a bassa voce: lo sguardo della bambina era imbronciato, mentre quello di Maria nascondeva tante cose di cui io avevo iniziato ad aver paura.

L’odore che saliva dalla mia pelle ormai non lo sentivo più, il mio naso era totalmente addormentato e solo quando respiravo più a fondo quell’odore mi faceva lacrimare «bene, ora ognuno di voi prenda un vestito da questa sacca e depisti Whitlock il tempo necessario perché la sua sete aumenti. Poi lasciatevi pure seguire fin qui. Al resto penso io» disse, lanciando il mio borsone ai due vampiri.

Marina teneva già in mano un paio dei miei jeans; la mia mente stava lavorando velocemente, nonostante l’ossigeno si facesse desiderare.

Nonostante avessi qualche sospetto, prima di pensare a qualsiasi altra cosa dovevo aspettare una conferma qualsiasi.

Così rimanemmo sole, io e quella donna senza scrupoli

Maria si avvicinò a me, piegandosi sulle ginocchia e guardandomi con finto affetto, e io potei guardare per bene come fosse in realtà.

La pelle era leggermente più scura di quella dei Cullen, le labbra erano piene e rosse, mentre un neo scuro sostava sullo zigomo sinistro.

I capelli mossi le ricadevano su una spalla e il fisico abbondante ma slanciato troneggiava su di me, stesa a terra «spero tu sia contenta, tempo qualche settimana e vedrai il tuo adorato Jasper. E poi morirai» mi disse mielosa.

La rabbia di me crebbe così tanto che pensai di poter spezzare le corde come avevano fatto i vampiri «se vuoi uccidermi fallo subito» dissi, senza pensare.

Mi vennero in mente le iniziali sul fazzoletto di Jasper. Così il suo vero cognome era Whitlock…avrei preferito scoprirlo in un altro modo.

Maria ridacchiò «ma nooooo tesoruccio! Non ci serve il tuo sangue adesso» disse, prendendo il mio viso tra le sue mani fredde e dure e avvicinandolo al suo fin quasi a far toccare le punte dei nostri nasi «vedi cara, di te non me ne importerebbe più di tanto e fosse per me ti farei fuori adesso…ma il piano è un altro. Jasper Whitlock è di mia proprietà e in un modo o nell’altro lui tornerà da me. Tu sei solo uno dei tanti modi che mi è venuto in mente» disse.

I miei occhi si spalancarono di stupore, poi mi accigliai e sputai in faccia a Maria «tienitelo il tuo Jasper! Non me ne importa nulla! » esclamai.

Sapevo che non era la verità –e fece molto male quella frase, molto più di una coltellata– ma se potevo rendermi inutile almeno non avrei messo in pericolo lui.

Maria si pulì con un paio di dita, osservando con noncuranza la mia salva che le colava dai polpastrelli «certo, certo. Non te ne importa. Anche se vi siete già baciati» disse e io maledii lei e me stessa «il suo odore era addosso a te in una maniera quasi ossessiva, quando ti abbiamo prelevata, cara.

Non cercare di prendermi in giro, accorceresti solo la tua vita. Ora scusami ma la sete ora è davvero insopportabile e per ora non posso cedere al richiamo del tuo sangue. Torno subito tesorino» disse con un sorriso soddisfatto, si alzò e uscì dal capannone, chiudendomi dentro.

Se non fosse stato per alcune travi rotte del soffitto, sarei caduta nel buio.

E io, disperata e senza idee, lasciai che le lacrime uscissero da sole dai miei occhi.

 

 

Risposte alle recensioni:

Sa chan: Ohhh non dire così che mi commuovo! ^w^

Norine: Sorpresa eh? Hihi invece di James –porello, lassiamogli un po’ di riposo!– ho pensato che sarebbe stato intrigante metterci qualcuno di più velenoso. In effetti Landon ha il potere di far credere agli altri di essere qualcun altro.

Quando Sarah ha capito che non erano i suoi genitori l’illusione per lei è svanita come fumo.

Maria non credo che le farò qualche potere, è già abbastanza cattiva così di suo! XD

   
 
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