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Autore: Sakkaku    07/09/2019    5 recensioni
Edwyn è un tossico. Una sera rimane senza la sua dose giornaliera di cocaina, quindi, suo malgrado, deve accontentarsi di un'alternativa.
Questa storia partecipa al contest "Sitting in my room, with a needle in my hand" indetto da Soul_Shine sul forum di EFP.
(Il rating è collegato al tema del contest.)
Genere: Demenziale, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Solita storia


Edwyn era nervoso, anzi, stava diventando nevrotico. Continuava a togliere le pellicine ai lati delle unghie, fino a farle sanguinare. Eppure non gli importava.
Warren era in ritardo.
Doveva consegnargli tre grammi di cocaina, senza non sarebbe riuscito a sopportare il turno di notte in fabbrica. Le ore di lavoro erano sei, ma a disposizione aveva solo trenta minuti di pausa. L'uomo necessitava della cocaina, altrimenti sarebbe diventato paranoico, avrebbe stressato i colleghi perché l'obiettivo di produzione probabilmente non sarebbe stato raggiunto.
Il problema è che se rimaneva senza la sua dose, non avrebbe mangiato e questo gli avrebbe causato ulteriori problemi
Edwyn tirò un calcio al cassonetto che aveva a fianco. Il suo nervosismo aumentava ad ogni secondo che aspettava. Sussultò quando udì una sirena. A quel punto si appiattì contro la parete dell'edificio, cercando di nascondersi dalla luce del lampione rotto presente nel vicolo.
L'uomo voleva evitare di essere catturato dalle forze dell'ordine mentre era in attesa di ricevere la sua dose giornaliera. Per l'uomo sarebbe stato un incubo dover superare l'assenza di droga in corpo dietro le sbarre, magari in compagnia di criminali pericolosi.
Qualcuno entrò nel vicolo di corsa, respirava con affanno, segno che stava scappando. Senza pensarci troppo saltò dentro al cassonetto della spazzatura.
Merda!” pensò Edwyn “Se la polizia è alle sue calcagna, beccheranno anche me. Porca puttana, questa proprio non ci voleva!”
Passarono i minuti, nessun altro arrivò.
La figura uscì dal cassonetto, era rimasta in attesa dell'arrivo della pattuglia, accorgendosi che non arrivava nessuno, aveva deciso di abbandonare il suo nascondiglio.
A quel punto l'uomo poté riconoscere il fuggitivo, grazie all'illuminazione a intermittenza del lampione.
Era Rachel, nota prostituta e drogata, la conosceva perché si riforniva anche lei da Warren.
- Psss! - bisbigliò – Rachel!
Lei fece un balzo, colta di sorpresa.
- Oh, sei tu! - esclamò sollevata, portandosi la mano sinistra sul cuore. - Hanno preso Warren! Sono riuscita a scappare solo perché c'erano altre dieci persone...
Il resto degli avvenimenti Edwyn non rimase ad ascoltarli.
Lasciò la donna in quel vicolo, allontanandosi barcollando, in preda alla paranoia.
Devo trovare qualcuno” pensava ininterrottamente “Chiunque che abbia qualcosa da darmi... ne ho bisogno o impazzirò e mi butterò sotto un treno dalla disperazione! Non avrò picchiato e quasi strangolato a morte mia madre per farmi dare i soldi per la dose, per poi rimanere a bocca asciutta! Non posso credere di aver fatto tutto questo e il risultato è il niente!
L'uomo ora strappava le pellicine delle dita usando i denti.
Edwyn camminò verso il Bar Slow Drink. Quello era l'unico posto sicuro dove trovare della buona droga senza rischiare di incappare in qualche spia della polizia. Il locale era gestito da malavitosi irlandesi, nessuna autorità aveva il coraggio di entrare, perché i proprietari erano in grado di riconoscere un poliziotto dal modo in cui varcava la soglia e a quel punto, una pallottola in fronte non gliela evitava nessuno.
- Ooooooh, ragazzi, guardate chi è appena arrivato – sbraitò il barista – Quello sniffa noce moscata di Edwyn! Cosa vi avevo detto? Sapevo che sarebbe arrivato, appena avrebbe scoperto di Warren.
- Barry, potresti evitare di gridare? - chiese nervosamente l'uomo.
- Dimmi, cosa ti serve? - il barista era diventato serio, come sempre quando si parlava d'affari.
- Cocaina.
- Sei sfortunato, siamo a corto. I nostri fornitori messicani sono stati fermati all'aeroporto questa settimana. Il prossimo rifornimento arriverà tra un mese, al momento non possiamo esporci su quel fronte.
- Mi serve subito!- gridò Edwyn sbattendo entrambe le mani sul bancone.
La sua rabbia stava montando a dismisura e ben presto avrebbe perso il controllo, come era successo ore prima con la madre che si rifiutava di dargli i soldi.
Il barista fece cenno alla guardia alla sua sinistra di lasciare l'arma nella fondina ascellare e di restare al suo posto.
- Posso offrirti della fata verde? - domandò Barry facendogli l'occhiolino.
- No, devo lavorare, l'assenzio mi crea problemi intestinali.
- Sei davvero un tossico esigente Edwyn! - commentò il barista senza smettere di sogghignare. - Sei fortunato, ho qualcosa di nuovo. Roba di prima qualità, ti assicuro!
- Mi va bene, purché riesco a finire il turno di notte – acconsentì l'uomo.
Barry si allontanò per parlare con Owen, il responsabile della sicurezza, per fargli sapere cosa doveva portargli dal magazzino.
- In attesa che Connell ti prepara la dose, lasciati offrire della noce moscata – disse il barista afferrando la boccetta contenente la spezia. – Vedrai, grazie a questo l'effetto sarà raddoppiato, ti sentirai invincibile.
- Sai perfettamente che non so dire di no alla noce moscata. E' stata la mia salvezza durante la disintossicazione. Potevo sballarmi e nello stesso tempo i risultati degli esami erano sempre negativi. Così sono uscito dalla clinica e sono tornato alla vera droga – Edwyn sorrise fissando le righe fatte con la spezia sul bancone – Potevo pensarci, invece di regalarti soldi, potevo sballarmi e tirarmi l'intera boccetta.
- Eh, ma poi avresti perso l'occasione di provare la tintura di semi di datura – Barry osservò mentre le strisce di polvere marrone sparivano nella narice del cliente. - Vacci piano o mi collassi sul bancone.
- Per chi mi prendi? Mica sono un dilettante – si lamentò Edwyn – Allora quando arriva la roba che mi hai promesso?
- Devi ancora pagarmi – gli ricordò il barista – Connell ha bisogno di un po' di tempo per preparare la tua bevanda. E' qualcosa che si deve fare solo quando richiesta, altrimenti la materia prima si rovina.
- Mi vuoi per caso fregare? - domandò l'uomo.
- Non lo farei mai, sei un ottimo cliente – lo rassicurò Barry – Te l'ho detto prima, no? E' una tintura di semi di datura, è una pianta, ma con le giuste dosi e abbinata ad altro diventa una droga di prima qualità.
Edwyn annuì pulendosi il naso sulla manica del maglione, che si sporcò con la polvere marrone di noce moscata. Prese il portafoglio dalla tasca dei jeans, mise le banconote sul bancone, il barista allungò la mano per prenderle, contarle e a sua volta annuì, per confermare che la somma era sufficiente.
In quel momento si avvicinò Owen con una tazza fumante tra le mani.
- Eccoti servito! – esclamò il barista sorridendo – Vedrai, domani tornerai sicuramente per un altro giro di giostra.

 

Edwyn entrò nella fabbrica, inserì il cartellino nella timbratrice che segnò data e orario dell'arrivo e poi lo depose al suo posto. Dopo si recò nello spogliatoio, dove si cambiò, dall'armadietto prese la tuta bianca, mascherina per la bocca e la cuffietta per coprire i capelli.
Davanti al rullo di produzione iniziò a sentirsi strano.
Forse finalmente sta iniziando a fare effetto quella roba che mi ha dato Barry” pensò l'uomo “E' ora di darci dentro con la produzione e superare l'obiettivo prefissato, così riceverò l'aumento.
- Fermate subito le macchine! - gridò all'improvviso.
I colleghi si voltarono a guardarlo confusi.
- Siete per caso ciechi? - continuò Edwyn agitato – Non vedete che c'è un bambino sul nastro?
I colleghi continuarono a fissarlo in silenzio, sconcertati, indecisi su come comportarsi. Nella fabbrica c'erano solo loro, nessun bambino era sul nastro che trasportava il prodotto all'impaccamento.
Edwyn si alterò, nessuno stava facendo nulla. Tutti se ne stavano lì, impalati a fissarlo, senza continuare il lavoro né portando al sicuro il bambino.
Senza alcuna esitazione saltò sul nastro e afferrò per un braccio il bambino che non voleva saperne di alzarsi.
A quel punto l'uomo si arrabbiò - Vuoi per caso finire a pezzetti dentro a una scatola? I tuoi arti saranno strappati, il suo sangue schizzerà da tutte le parti! - aveva gli occhi fuori dalle orbite.
- Si sta comportando come un folle.
- Forse si è drogato.
- Oppure non ha dormito ed ora è totalmente impazzito e ha delle illusioni ottiche.
I colleghi vedendolo parlare con un pacco di lasagne surgelate, stavano esponendo le loro teorie su quello strano comportamento.
Edwyn inciampò mentre tentava di afferrare di peso il marmocchio, ruzzolò di lato mentre il nastro continuava il suo percorso. Sconvolto vide il bambino sparire sotto la pressa che portava all'impaccamento.
- Siete degli assassini! Non voglio stare in mezzo a voi! Siete gli unici responsabili della morte di quel moccioso! Come potete rimanere impassibili con il sangue che è schizzato ovunque? Siete dei mostri! - gridò come un ossesso Edwyn muovendo le braccia con enfasi. - Torno a casa, giustificatevi voi con il capo.
I colleghi lo fissarono allontanarsi, nessuno parlò, ripresero a svolgere le loro mansioni lavorative, perplessi. I pettegolezzi potevano aspettare, prima dovevano sistemare e recuperare il minuti di controllo che avevano perso durante la scenata isterica di Edwyn.
L'uomo si cambiò, buttò a casaccio la tuta nell'armadietto ed uscì dalla fabbrica, senza nemmeno timbrare il cartellino.

 

In strada inspirò a fondo l'aria fresca notturna, cercando di liberare la mente dall'atrocità alla quale aveva appena assistito.
Sarò anche un tossico, ma come si fa a rimanere indifferenti davanti a un bambino che viene fatto a pezzi?” pensò Edwyn “E' proprio vero che al giorno d'oggi la gente è impassibile alle sofferenze altrui.
L'uomo continuava a vagare per la strada allucinato. Ogni tanto si voltava a guardarsi alle spalle, con la sensazione che il fantasma del moccioso lo stesse perseguitando e seguendo come una seconda ombra.
Mi sento così strano” pensò “La mia solita rabbia sembra sparita, mi sento così sereno e spensierato. Erano anni che non mi sentivo così leggero... forse dovrei abbandonare la cocaina e passare a questa roba. E' davvero una bomba, mi sento in forma.
Edwyn entrò in casa sbattendo la porta, come di sua consuetudine, per annunciare il suo ritorno. La madre sobbalzò impaurita, un livido violaceo le si stava formando sotto l'occhio destro, mentre sul collo erano ancora evidenti le impronte delle dita del figlio.
- Tu non hai idea con chi devo lavorare, donna. Sono degli assassini! - gridò avvicinandosi alla cucina – Nonostante tutto devo dire che mi sento bene!
La madre annuiva in silenzio. Era abituata agli strani comportamenti del figlio sotto gli effetti di diverse droghe, anche se era la prima volta che abbandonava il lavoro durante un turno.
- Cazzo! Le birre sono finite! - esclamò aprendo il frigo e chiudendolo con un colpo secco. Vado a comprarle al supermarket notturno, ti serve qualcosa?
La donna scosse la testa, quindi il figlio uscì.
Edwyn andò al supermarket notturno a comprare birra e snacks. Si sentiva di buon umore, così iniziò a conversare con un barbone.
- Non devi fare caso a queste persone. Loro giudicano il tuo aspetto, ma sei davvero una bella persona – lo rassicurò Edwyn.
In realtà gli altri clienti del negozio, vedevano le cose chiaramente: un uomo che dialogava con il palo portante tra la corsia dell'alcool e le riviste per adulti.
Edwyn si accorse di essere più comprensivo e gentile rispetto a quando si faceva di cocaina.
Posso essere una persona migliore e restare il tossico di sempre” pensò stupefatto del suo stesso pensiero.
Uscito da supermarket, si mise ad osservare il cielo notturno. Le stelle sembravano più luminose, puntini bianchi nell'oscurità della notte.
A metà strada l'uomo dovette appoggiarsi ad un lampione. Avvertiva una forte nausea, la testa gli vorticava talmente tanto che gli pareva di soffrire di vertigini. A un certo punto dovette sedersi sul marciapiede, perché le gambe erano come paralizzate e addormentate. Edwyn chiuse gli occhi. La luce prodotta dal lampione gli recava molto fastidio, perché gli sembrava di vedere tutto bianco, come se i colori fossero spariti dal mondo.
Quando finalmente l'uomo riuscì ad avere nuovamente il controllo del suo corpo, era passata circa un'ora.
Tornato a casa Edwyn si buttò sul divano esausto.
- Adesso bevo una birra e poi ti aiuto a sistemare il disordine – biascicò in direzione della madre – Domani ti porto dal dottore.
Senza che se ne rendesse conto, si addormentò.
Quando fu sicura che stesse dormendo profondamente, la madre di Edwyn commentò – Ti stai solo illudendo se pensi che crederò ancora alla tua finta preoccupazione. Ogni volta ripeti che ti disintossicherai, che non alzerai più un dito contro di me, e, immancabilmente, ti comporti sempre in maniera violenta appena ti monta la rabbia.
La madre si allontanò per salire nella sua stanza, lasciando il figlio in catalessi sul divano. Sapeva che doveva approfittare di quello stato per riposare senza dover stare con un occhio aperto, con il terrore di essere colpita all'improvviso.

 

Edwyn stava dormendo beatamente sul divano. Stava sognando di essere seduto su un'altalena, mentre la madre lo spingeva per farlo andare più in alto, entrambi ridevano felici. All'improvviso il cielo azzurro si oscurò. La corda che reggeva l'altalena prese vita e si attorcigliò intorno al collo. La madre alle sue spalle sembrava essersi sparita. Edwyn si dimenò, nel tentativo di liberarsi da quella corda, che ora era diventata più fine e tagliente, come una lenza. Alzando le braccia, cercò di inserire le dita tra il proprio collo e quel filo, nella speranza di salvarsi. Quel tentativo fallì. Miseramente. La corda recise senza difficoltà le falangi che impedivano di lacerare la gola dell'uomo.
L'incubo era poco distante dalla realtà.
Il fratello minore lo stava soffocando con un cuscino. Non poteva più tollerare i maltrattamenti che Edwyn riservava alla madre. Inoltre, era un caso raro che il maggiore si addormentasse senza avere a portata di mano il suo coltello da macellaio. Era un'occasione da prendere al volo. L'uomo si dimenò, senza realmente prendersela con il cuscino che gli premeva sul volto.
- Cos'hai fatto, Alan? - esclamò la madre sconvolta, coprendosi con una mano la bocca.
In fondo Edwyn era il suo primo figlio, lo accettava, perché reputava di aver sbagliato qualcosa con lui durante la crescita. Tutti gli errori che commetteva, compreso picchiarla, lei lo perdonava sempre e incolpava la droga per i suoi comportamenti.
- Ho fatto quello che dovevo – si giustificò Alan – Ora mi libererò di lui. Nessuno farà domande, ha la sua fama di tossico alle spalle.
- Ti sei macchiato di questo crimine, per cosa? - domandò la madre confusa, continuava a fissare il suo primogenito disteso inerme sul divano.
- Ora potrai vivere in pace. La paura non ti seguirà più come un'ombra – le rispose il secondogenito.
Alan portò il corpo di Edwyn in macchina. Con estrema pazienza attese nel parcheggio del parco. Passò qualche ora prima che tutte le coppiette se ne andassero, lasciando il posto deserto. Nessuno si accorse di lui all'interno della macchina. Quando Alan fu certo che in giro non ci fosse più anima viva, afferrò il fratello maggiore cingendolo per la vita, poi s'incamminò all'interno del parco barcollando, giusto per sicurezza, nel caso qualcuno li notasse, poteva soltanto affermare che erano due ubriachi. Alan appoggiò Edwyn in una panchina, nel centro del parco. Il fratello maggiore non rimase seduto, cadde di lato, picchiando il volto sull'asse del legno.
- Per una volta ti ritroverai anche tu con un livido – commentò ironicamente Alan, prima di allontanarsi e ritornare a casa a piedi.
L'automobile era intestata ad Edwyn, quindi lasciarla nel parcheggio del parco era la scelta più saggia.

 

Il corpo venne ritrovato dal netturbino, mentre svolgeva il suo giro mattutino per svuotare i cestini del parco. Quando si accorse che non si trattava del solito barbone di turno, ma di una persona deceduta, avvisò subito la polizia.
Quando gli agenti arrivarono sulla scena del crimine, riconobbero subito Edwyn. Senza perdere tempo in esami o autopsia, archiviarono il caso come morte di un tossico. Tutto il dipartimento conosceva Edwyn, era stato arrestato varie volte in passato, per uso di droghe, spaccio, risse.
- E' sempre la solita storia con questi tossici – commentò con sarcasmo il poliziotto – Un giorno sono vivi, ti fanno dannare a compilare verbali e altri documenti. Mentre quello dopo esagerano con la dose, cambiano spacciatore e non sanno neppure loro di cosa si fanno e puff! Andati per sempre da questo mondo. E non pagheranno nemmeno la multa per non aver pagato il parcheggio.

  
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