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Autore: Harriet    07/09/2019    0 recensioni
Associazioni di genitori creazionisti, raccomandati del sindaco, lotte per l'uso di un teatro, preti e drag queen. Qual è il legame tra queste cose? Qual è l'incantesimo che scioglierà un problema diplomatico, facendo del bene in maniera inaspettata?
Andrebbe chiesto a Ophelia, che è una drag queen e, a modo suo, una strega.
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Tre streghe
 
            «Hai molto da farti perdonare. Un brutto scivolone. Non puoi sottrarti a questa faccenda. E devi occupartene nel modo più equilibrato e corretto possibile.»
            «Sono sempre stato estremamente equilibrato e corretto nel mio –»
            «Equilibrato e corretto lasciando che il teatro parrocchiale venisse usato per uno spettacolo di drag queen?»
            Leonard sospirò e tolse i piedi dalla scrivania, cosa che sicuramente non lo rendeva più accettabile agli occhi della signora Edwards, la segretaria del consiglio pastorale parrocchiale. Sapeva di doversela fare amica, per quanto in teoria lui fosse in una posizione di superiorià (odiava quel termine, ma era la verità.) Lui era il parroco. Ma era anche arrivato da due mesi, mentre la signora Edwards era il capo di un team consolidato che mandava avanti la parrocchia da più di un decennio. O così gli avevano detto. E un prete giovane era in svantaggio, di fronte a un simile schieramento di forze, che controllava effettivamente la parrocchia.
            «Che dovrei fare, allora, secondo lei, signora Edwards?»
            «Placare le ire del vescovo stringendo amicizia con l’Associazione Genitori Preoccupati e lasciando loro l’utilizzo del teatro sabato sera.»
            «L’AGP è omofoba e promuove il creazionismo. Non so proprio se è il caso di - »
            «L’AGP è cristiana, e non dice niente di diverso da quello in cui anche lei, padre Leonard, dovrebbe credere! Il teatro deve andare a loro. Il vescovo lo richiede.»
            «Non è colpa mia se l’amministratore del teatro si è sbagliato e lo ha prenotato due volte per la stessa sera. Non posso fare una preferenza tra l’AGP e l’Associazione Amici dei Parchi.»
            «E invece sì! È il suo preciso dovere! Lei deve fare ciò che è giusto!»
            «Va bene, va bene, mi occuperò della cosa. Manderò qualcuno alla riunione dell’AGP per risolvere la cosa, eh?»
            «Sarà bene. Mi dispiace doverglielo dire così, non voglio certo sembrare minacciosa, ma la sua vita diventerà molto difficile, padre Leonard, se non troverà una soluzione.»
            E con quell’ultima palese minaccia la signora Edwards voltò le spalle al prete e uscì dallo studio accompagnata dal frastuono dei suoi sobri tacchi bassi e dall’ondeggiare del suo scialle grigio.
            «Ma che cazzo…» borbottò Leonard. Si passò una mano tra i capelli e rimase a fissare il vuoto per qualche momento, rivedendo tutte le sue scelte di vita nel giro di dodici secondi. Quando stava per concludere che l’idea migliore era piantare tutto e scappare dall’altra parte del mondo, il telefono squillò. «Pronto?»
            «Padre Leonard, sono Fowles.»
            «… chi?»
            «Douglas Fowles.»
            «Ehm…»       
            «Il consigliere comunale!»
            «Aaaah, certo, certo, sì, mi scusi, è che c’è confusione e non avevo riconosciuto la voce… Mi dica tutto.»
            «Il consiglio comunale è molto preoccupato per il fatto che l’iniziativa dall’Associazione Amici dei Parchi rischia di essere mandata a monte perché il teatro parrocchiale fissato da mesi non è più disponibile.»
            «È che c’è stato un fraintendimento, una sfortunata sovrapposizione di impegni, e…»
            «Se quei fanatici dell’AGP passeranno avanti all’AAP, le giuro che il sindaco non sarà per niente contento, e che in futuro lei potrebbe avere qualche disagio, nel caso abbia bisogno dell’aiuto del comune! Si ricordi che è appena arrivato e che la teniamo sotto controllo.»
            «Come, scusi?»
            «Voglio dire che ci teniamo ad avere buoni rapporti con la parrocchia. Non rovini tutto.»
            «Capisco… Senta, va bene se mando qualcuno alla riunione organizzativa dell’AAP? Così magari vediamo di sistemare la faccenda.»
            «Mi sembra il minimo. La riunione è domani alle 18. Arrivederci.»
            Leonard posò il telefono sulla scrivania, ricordando con affetto e un po’ di disperazione la sua prima parrocchia, un posto sperduto sul confine con il deserto, un centinaio di parrocchiani, una grande amicizia con la vicina comunità aborigena e una meravigliosa libertà che gli permetteva di aiutare davvero la gente. Si era illuso che avvicinarsi a Sidney gli avrebbe permesso di essere ancora più d’aiuto – per esempio, lì vicino c’era un centro d’accoglienza per migranti che gli sembrava particolarmente interessante, e poi aveva il progetto di aprire un doposcuola gratuito per le famiglie bisognose. Ma, no: il problema era mettere d’accordo i fanatici dell’AGP e i raccomandati dell’AAP. Una rabbia sottile pervadeva Leonard: il suo credo e la sua etica erano messi alla prova da quelle faccende più che da qualsiasi altra tentazione.
            «Volete una soluzione, eh? Va bene. L’avrete.»
 
*
 
            Ruth Edwards era estremamente stupita della persona che padre Leonard aveva mandato alla riunione organizzativa dell’AGP. La signora Elmira Zwelling era una sessantenne dall’aria seria, con una visione del mondo molto più affine a quella dell’associazione che alle idee balzane del prete. Si era presentata ben mezz’ora prima dell’inizio dell’incontro, cominciando a conoscere tutti i presenti, mostrandosi amabile e comprensiva con tutti. Era una signora dignitosa, con una prodigiosa pettinatura di un bel grigio scintillante e un elegante completo color verde muschio (il tutto molto modesto, comunque), un gradevole sorriso e una voce quieta e coinvolgente.
            La cosa più strabiliante era che la signora Elmira Zwelling era riuscita a trovare una soluzione al problema. Certo, non era quella pensata dall’AGP né era una modalità di pastorale a cui il gruppo era abituato. Solitamente si occupavano di mettere le famiglie in guardia dall’immondizia che i loro figli imparavano su Internet e nelle scuole più “illuminate” e contaminate dalla modernità, con incontri e conferenze. Stavolta avrebbero fatto qualcosa di molto diverso, ma l’idea della signora Zwelling era piaciuta molto a tutti, anche perché permetteva all’AGP di ottenere due risultati insieme: svolgere il proprio incontro programmato e mostrarsi magnanimi e migliori degli “avversari” dell’AAP. E non era quello, forse, ciò che diceva la Bibbia?
 
*
 
            Douglas Fowles aveva odiato la donnetta inviata dal prete dopo cinque secondi che l’aveva vista entrare nella sala consiliare, una buona mezz’ora prima della riunione con l’AAP. Una tipa alta, sui quaranta, neanche brutta ma con troppo trucco, per i suoi gusti, e dei tacchi vertiginosi che la facevano arrivare quasi a due metri. Monica Grey – così si era presentata – si era messa subito a tenere banco, facendo amicizia con tutti i presenti via via che arrivavano. Era proprio uno di quei soggetti odiosi con il dono di attirare su di sé tutta l’attenzione.
            Beh, l’odio era andato via via scemando, Douglas lo doveva ammettere, quando la donna aveva iniziato a proporre delle idee che avrebbero un po’ modificato l’evento dell’AAP, ma al tempo stesso avrebbe risolto la questione nel miglior modo possibile. E comunque, a dirla tutta, a lui non fregava un cazzo dell’AAP: voleva che avessero il loro stracazzo di teatro solo perché erano i protetti del sindaco, per qualche motivo, e anche perché lui ci stava provando da un po’ con la vice-presidente. Farsi vedere preso dalla loro causa magari l’avrebbe ben disposta verso di lui.
            Insomma, l’inviata di quel prete di merda alla fine aveva trovato la soluzione. Strana, certo, e con qualche seccatura, ma alla fine l’importante era che tutta quella storia finisse bene, e cioè con gli Amici dei Parchi felici (e possibilmente con lui nel letto della vice-presidente.)
 
*
 
            Uno dei momenti preferiti degli show, per Tim, era quando ci si cambiava, in santa pace, nello spogliatoio, alla fine dello spettacolo. Il Glitter Heaven poi era piccolo e gli spettacoli di drag non prevedevano mai più di quattro performer insieme, quindi finivano sempre per essere in pochi, cosa che favoriva un clima di rilassamento.
            Quel sabato sera erano solo lui e Ophelia, collega con cui aveva lavorato spesso. Era una delle sue queen preferite e una delle migliori persone con cui avesse condiviso lo spogliatoio. L’unica cosa di cui era un po’ dispiaciuto era la segretezza con cui Ophelia trattava la sua vita privata. Non diceva mai nemmeno il suo vero nome, e quando se ne andava, usciva sempre con del trucco, una parrucca più sobria, una felpa col cappuccio e degli occhiali, e così via. Tim temeva che la vita di Ophelia non fosse così felice. Che magari avesse una famiglia che si vergognava di quell’attività del figlio, o addirittura che fosse uno di quei gay che, ancora, nel 2020, sposavano una donna e si nascondevano, per non scontentare la società, la religione o il proprio senso di colpa.
            «Allora, tutto bene, Tim?» gli domandò Ophelia, impegnata a togliersi la parrucca rosso fuoco che aveva usato per l’ultima parte dello spettacolo. Halloween era vicino, e il tema della serata era stato Le streghe dell’amore. Ophelia aveva sfoggiato una tenuta pazzesca, una delle sue migliori, con dei tocchi gotici che Tim aveva adorato.
            «Sì, alla grande. Cioè, sono stanco morto, è stata una settimana impegnativa. Ma va tutto bene. Tra l’altro, sai che faccio volontariato al centro di accoglienza, no?»
            «Sì, certo.»
            «Beh, non ci crederai, ma è successa una cosa pazzesca. In pratica questa settimana ci sono arrivati un sacco di soldi da un’iniziativa congiunta organizzata da un’associazione di genitori omofobi e oscurantisti, e un’altra che in genere si occupa di tenere puliti i parchi cittadini, ma che di solito pensa solo a fare cene e serate fighe, e snobba i posti poveracci, come il nostro.»
            «Davvero?» La mano di Ophelia tremò un istante, mentre si copriva i capelli rossicci con un’altra parrucca, un taglio corto e biondo. «E com’è possibile?»
            «A quanto pare è andata così: tutte e due volevano fare una serata nel teatro parrocchiale lo stesso giorno. Ma hanno trovato un accordo: invece della loro tipica iniziativa avrebbero fatto una gara di cucina tra i membri. I partecipanti avrebbero potuto lasciare un’offerta da destinare a una delle opere di carità di cui si occupa la parrocchia. Il prete ha estratto a sorte quale buona causa avrebbe ricevuto il ricavato e anche un bel po’ di cibo avanzato. Beh, è toccato tutto a noi. Da non credere!»
            «Oddio, è una storia bellissima!»
            «Già. Credo che la metà di quella gente ci vorrebbe vedere bruciare, ma sono stati costretti a fare buon viso a cattivo gioco.»
            «È davvero stupendo, Tim. Mi auguro che questa fortuna vi ricapiti presto.»
            «Ah, non ci spero più di tanto. Ma è stato molto bello. Al centro abbiamo per lo più ragazzini. Erano felicissimi di tutto quel cibo. E molto grati.»
 
            Quando Tim se ne andò dallo spogliatoio, Leonard finì di sistemarsi, raccolse la sua roba e poi se ne andò. Aveva una bella camminata da fare, per tornare alla parrocchia, ma era meglio così. Doveva proteggere Ophelia da tutto e da tutti, passando per strade nascoste e allungando il percorso.
            Caro Tim, non hai idea di quanto spesso succederà una cosa del genere, pensava, canticchiando a mezza voce uno dei pezzi del suo show. Era andata alla grande, e non era finita lì: le due donne che aveva interpretato alle due riunioni si erano fatte un sacco di amici. Erano bastate due delle sue migliori parrucche e un po’ della stregoneria che gli era sempre riuscita bene, per entrare in contatto con le persone.
            Aveva un bel po’ di possibilità, adesso. Poteva spingere i due gruppi a fare iniziative sempre più frequentate e interessanti, cercando di dirottare le offerte e la beneficienza verso opere meritevoli: oltre al centro d’accoglienza c’erano il doposcuola, uno studio con alcuni psicologi e psichiatri che si erano messi gratuitamente al servizio di chi non aveva fondi per la propria salute mentale, una casa rifugio per ragazzi LGBT cacciati di casa…
            Fin da piccolo ti rompono le palle con la parabola dei talenti: non puoi nascondere i doni del Signore, ma devi usarli, altrimenti fai peccato. Beh, a me ha dato in dono la capacità di recitare e la faccia come il culo. Farei peccato a nasconderli, no?
 
            Neppure Leonard stesso capiva bene ciò a cui aveva dato vita. Tempi nuovi s’intravedevano all’orizzonte. Elmira e Monica avevano appena cominciato a cambiare le cose in quella piccola, graziosa e asfittica cittadina.




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