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Autore: GlendaSinWrasprigrel    07/09/2019    1 recensioni
Sonic si liberò dalle macerie urlando dal dolore per lo sforzo e si piegò in due per riprendere fiato. Alzata la testa, spalancò gli occhi davanti a quell’orrore: le colline verdi erano ormai diventate nere come la pece e il fiume era diventato una pozza di fuoco. Tutto bruciava di uno spaventoso colore cremisi.
« Ma che… ahi!» Bastò un passo e Sonic si trovò a terra. Portatosi una mano alla caviglia la sentì gonfia. «Che cosa è successo?» si chiese il riccio preoccupato.
«Quello che vedi, topastro.»
Alzata la guardia Sonic squadrò una palma alla sua destra, dove una ragazza vestita da abiti orientali lo fissava con un sorrisetto compiaciuto.
«Tu…chi diavolo sei?!» le ringhiò Sonic.
«Calma, Sonic the Hedgehog.»
«Sei stata tu? Cos’hai fatto ai miei amici?!»
«Tranquillo. Li raggiungerai molto presto» la ragazza scese con un salto dall’albero e, cogliendo Sonic di sorpresa, gli si avvicinò e lo alzò da terra con facilità prendendolo per il collo. Il riccio sputò sangue, cercando di staccarsi da quella morsa.
«Questo pianeta è morto. Come te» dalla manica del prezioso vestito ricamato, la ragazza estrasse una lama, pronta a colpire il riccio ormai privo di forze. «Addio, topastro.»
Genere: Avventura, Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro Personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Uscita dalla stanza dei suoi genitori, Veritas camminava senza togliere gli occhi di dosso dallo schermo del cellulare. Si era fatta passare dalla madre la foto del misterioso diamante che aveva causato l'imminente crollo della Misty Cave.
«Un diamante, eh? La forma lo ricorda ma...» è il Master Emerald. Veritas scosse la testa per dimenticarsi quel nome. Master Emerald? Che cos'è? Nonostante lei non sapesse cosa fosse, ogni volta che guardare la foto dell'enorme pietra quel nome non faceva altro che risuonarle familiare. Forse tutta quella storia di Sonic e Shadow le stava mettendo delle idee strane in testa e nasconderla persino ai suoi genitori le metteva ancor più sotto pressione.
«È solo una coincidenza» cercò di giustificarsi mettendo via il cellulare nella tasca. «Non è possibile che sia stato colpa di questo masso a far crollare la cava. I miei genitori si sbagliano. È tutta stanchezza.»

Sai che non è così.

La ragazza si girò di scatto rischiando di scontrarsi con un'infermeria intenta a portare una pila di asciugamani puliti. Ignorati i rimproveri della donna, lei prese a guardarsi intorno alla riceca della fonte da cui proveniva quella voce, ma senza vederla. «Ma cosa...»

Devi trovarlo e proteggerlo.

«Chi sei? Che cosa vuoi?!»

Non devi lasciare che il Master Emerald cada in mani sbagliate.

Veritas si portò le mani alle orecchie premendole con forza, nella speranza di non sentirla più rimbombare nella sua testa. «No ti prego... Non di nuovo»
Il cuore aveva cominciato a battere all'impazzata nel suo petto, la tempie pulsare e il respiro si faceva sempre più affannoso. Proprio come lei temeva, anche questa volta i medicinali avevano perso subito l'effetto. Lei se ne era accorta già quella mattina dopo aver dovuto prendere ben due dosi in presenza di Shadow, una quantità che sarebbe dovuta durare fino a sera.

È questo il tuo scopo. Per questo sei qui. Questa volta non puoi più scappare come hai fatto quel giorno.

«BASTA!» incurante di chi le stava attorno, Veritas cominciò a correre con gli occhi chiusi e tenendo sempre le mani sulle orecchie, nella speranza che quella voce sparisse.


«Quello... è il Master Emerald» disse Knuckles indicando lo schermo con gli occhi spalancati. «È il Master Emerald, dannazione!»
«Knuckles datti una calmata. Siamo in un ospedale» lo ammonì Shadow avendo incrociaro diversi sguardi di altri pazienti presenti nella stanza. «E non siamo soli qui dentro.»
«Non ci sono dubbi. È senz'altro il Master Emerald» confermò sicuro Tails.
«Questo conferma la possibilità che non sia colpa di Eggman. Non avrebbe motivo di teletrasportare il Master Emerald in un'altra dimensione» chiese Sonic incrociando le braccia al petto. «Dico bene?»
«In effetti ha molto senso. Non ci resta che pensare ad una sola cosa» Tails si portò una mano sotto il mento. «Scoprire l'identità di questa ragazza incappucciata misteriosa.»
«Ma gli unici che l'hanno vista sono Sonic e Shadow» puntualizzò Amy delusa. «Dite che anche lei si trovi qui?»
«Come per Eggman anche questa è solo una possibilità» Shadow si avvicinò alla porta pronto ad uscire. «Bene. Visto che abbiamo risolto la questione di Tails, direi che possia-... Ah!»
«Shadow!» Sonic corse subito alla porta per assicurarsi che il rivale stesse bene, poiché era stato travolto all'improvviso. «Shadow! Stai ben-... Veritas?!»
il riccio nero si rialzò impreccando e massaggiandosi la nuca. Alla vista di Veritas tra le sue braccia digrignò i denti seccato. «Maledizione... dannata ragazzina! Stavi cercando di uccider-...» pur essendo pronto a rimproverare l'umana, Shadow dovette fermarsi appena vide le sue condizioni: stava tremando, si teneva le mani alle orecchie e anaspava in cerca di aria, proprio come era successo quella stessa mattina.
«Cavoli Veritas! C'era bisogno di correre così...»
«Dove sono?!» urlò Shadow.
«Shadow ma che hai?! Non urlarle contro!» lo ammonì il blu.
«Non sembra stare bene» intervenne Amy preoccupata. «Forse dovremmo...»
«Dove sono le medicine, ragazzina!» Shadow ignorò i due e si inginocchiò all'altezza di Veritas per prenderle le mani e tranquillizzarla. Era visibilmente provata e spaventata.
«Sh-...Shadow... » sussurrò sofferente lei. «Sei... tu?»
«Sì, sono io. Ti prego, dimmi dove sono» gli rispose il moro con più calma. «Le hai con te?»
Annuì debolmente. «Nella... nella felpa.»
Shadow frugò subito nelle tasche e non appena trovò il flaconcino tirò fuori due pastiglie, ricordatosi di quante ne avesse prese. «Presto! Datemi dell'acqua!»
Presa al volo la bottiglia di Tails, Knuckles gliela lanciò. «Eccola!»
«Forza. Prendile» non appena Shadow porse le pastiglie a Veritas, quest'ultima le mise subito in bocca e prese l'acqua. «Bevi piano. Ecco... così.»
Poco per volta i medicinali stavano facendo effetto e la ragazza riprese a respirare regolarmente, così anche i suoi battiti cardiaci e il dolore alla testa svanì all'istante, ma sopratutto... quella voce non la stava più tormentando. «Ora... va decisamente meglio.»
«Ehi Veritas tutto bene? Riesci a rialzarti?» Sonic allungò un braccio verso l'amica per aiutarla a rialzarsi, che lei accettò senza pensarci due volte.
«Sì, ti ringrazio Sonic. Scusate.»
«Non hai bisogno di scusarti. L'importante che tu stia bene.»
Dopo aver annuito all'amico blu, Veritas si sentì non poco osservata da delle facce nuove, che come Sonic avevano un colore di capelli particolare. « Sonic. Questi... sono gli amici di cui mi hai parlato, vero?»
«Ebbene sì! Sono proprio loro!» gli indicò con un pollice.
«Piacere! Io sono Amy!» le si presentò la ragazza dai capelli rosa shock, seguita dal ragazzo con i dread rosso fuoco.
«E io sono Knuckels.»
«Piacere. Io sono Veritas.»
«E quelli laggiù», indicò dentro la stanza un ragazzino dai capelli color mandarino su un letto d'ospedale e una bambina dai capelli giallo-limone, «Sono Tails e la piccola Cream.»
«Ma cosa gli è successo? Sta bene?»
«Tranquilla! Tails ha la pelle dura. Inoltre grazie a Shadow possiamo andarcene da qui senza problemi.»
Veritas si voltò verso uno Shadow imbronciato e con le braccia incrociate al petto. Le pareva incredibile che lo stesso Shadow che non faceva che insultarla l'aveva aiutata ad affrontare per la seconda volta un attacco, riuscendo persino a tranquillizzarla. Forse, rifletté lei, Sonic aveva ragione sul suo conto dopotutto. «Io ecco... ti volevo ringraziare per...»
«Non hai bisogno di ringraziarmi per una sciochezza del genere. Io vi aspetto fuori. Questo posto comincia a nausearmi.» Senza incrociare lo sguardo di nessuno, il riccio ebano se ne andò verso l'uscita dell'ospedale.
«C'è poco da fare, Veritas. Ormai hai capito com'è fatto» disse Sonic scuotendo la testa.
«Sì. Credo di sì.»
«Aspetta... hai detto di chiamarti Veritas?» chiese Knuckles all'improvviso, sorprendendo l'umana pensierosa.
«S-sì. Perché?»
«Quindi sei la figlia di quei due che hanno il nostro Master Emerald?!»
Veritas trattenne il respiro al suono di quel nome. Di nuovo quel Master Emerald era ritornato nella sua testa, proprio ora che era riuscita a dimenticare. Quindi non si trattava di una coincidenza? Ma come poteva conoscere il nome di un qualcosa che non aveva mai visto in vita sua? Ti prego, pensò intensamente, non un'altra volta.
«Knuckles datti una calmata. Sì, è lei la figlia dei due ricercatori.» lo scansò Sonic, vedendo Veritas a disagio. «E so cosa vuoi chiederle.»
«Sonic io sono il guardiano del Master Emerald. È mio dovere proteggerlo ovunque esso sia!» annunciò con la sua solita fierezza.
«Anche fartelo fregare sempre da sotto il tuo naso fa parte dei tuoi doveri?» lo stuzzicò Amy.
«Che fai mi prendi in giro?! »
«Non sia mai! Piuttosto ti prenderei in giro per quei cosi che hai in testa!»
«Ehi, sai benissimo che non è colpa mia se sono stato trasformato così!»
Approfittando della situazione comica dei due, Sonic prese per le spalle Veritas e la portò vicino al letto di Tails. «Ignorali. È una cosa del tutto normale per loro.»
«Forse anche troppo» ne convenne il fratello minore ridendo.
«Lui ha detto di essere il guardiano della pietra. È così?» ritornò al discorso Veritas.
«Sì è proprio lui. Ora che ci penso ne avevamo parlato la sera scorsa prima di andare a dormire.»
Gli occhi della ragazza si illuminarono a quella frase. «Dici sul serio?! Ne abbiamo parlato?»
Il blu annuì. «Sì certo. Forse un po' velocemente, ma ti ho parlato un po' dei miei amici, degli smeraldi del chaos e del Master Emerald. O almeno così ricordo. Ho parlato talmente tanto!»
Veritas si sentì improvvisamente sollevata e si dimenticò subito della voce. Conosceva il nome perché Sonic glielo aveva raccontato, niente di più: non poteva esserci altra soluzione.
«Signorina Veritas» una voce chiara e delicata stava chiamando la quindicenne: era la piccola Cream, con i suoi occhioni color nocciola di un'innocenza tale da far sciogliere il cuore a chiunque. «Stai... meglio?»
Veritas sbottò un sorriso e si inginocchiò all'altezza della bambina. «Sì. Sto molto meglio ora. Ti ringrazio.»
«Credo che sia ora che mi cambi così possiamo andare. È meglio non far arrabbiare Shadow, ci starà aspettando» disse Tails scedendo dal letto.
« Fai piano Tails!» gli si avvicinò subito Sonic apprensivo.
«Sonic sto bene! È stata una bella botta, ma ora sono a posto dico davvero! Piuttosto dobbiamo preoccuparci di trovare un posto dove poter restare. Fino a quando... non troveremo un modo per tornare a casa.»
«Questo non sarà affatto un problema.» Tails e Sonic si voltarono verso Veritas. «Potete restare a casa mia nel frattempo. La piccola e Amy possono dormire nella mia stanza, mentre voi ragazzi nella stanza in cui è stato Sonic. Shadow è meglio lasciarlo da solo.»
«Ma Veritas! Non possiamo! Hai già fatto molto ospitando me e Shadow. Non possiamo...»
«Sì invece che potete. Non sarà un problema coi miei se userete quelle pietre, dico bene?»
«Sì, ma...»
«Io non vi conosco, è vero, ma voglio aiutarvi a ritornare a casa vostra» la ragazza sorrise all'amico blu sorpreso. «Per cui instisto.»
Sonic allargò a sua volta un sorriso e alzò un pollice insù. «Sei fantastica Veritas. Thank you.»
Data la notizia ai suoi amici, Sonic aiutò Tails a vestirsi e finalmente poterono uscire dall'ospedale per tornare a casa.
«Dal momento che siamo tanti credo proprio che questa volta dovremo usare gli autobus» disse Veritas frugando nel suo portafogli, dove vi tirò fuori una tessera magnetica verde. «Per fortuna ho questa. Dentro ci sono quindici biglietti elettronici. Direi che sono più che sufficienti per noi.»
«Wow! Sei sempre pronta a tutto!» si congratulò di nuovo Sonic.
«Una volta ogni tanto» ridacchiò la ragazza.
«Ce ne avete messo di tempo.» ad aspettarli all'ingresso dell'ospedale c'era Shadow appoggiato ad una colonna di marmo. «Pensavo che non sareste più usciti.»
«Scusaci. Discutevamo sul da farsi. Possiamo tornare a casa» gli rispose Veritas sorridendo.
«A casa? Ma noi...»
«No worries. È tutto sistemato» lo fermò Sonic mettendogli una mano sulla spalla.
«Sonic, te l'ho già detto! Non abbiamo tempo per questi gioc-...»
«Ragazzi voi andate pure avanti. Io e Shadow dobbiamo parlare un attimo.»
«Ma non potete parlarne mentre camminiamo?» obbiettò Knuckles con un sopracciglio alzato.
«Sono affari tra ricci» Amy si schiarì la voce mettendo le mani sui fianchi. «Maschi! Cose fra ricci maschi!»
«Allora cominciamo ad andare. È piuttosto lunga da qui la fermata. Non vi perderete, è la stessa strada di prima» confermò Veritas mostrando il cellulare.
«D'accordo! Grazie mille! A dopo!» Sonic lasciò che i ragazzi si fossero allontanati abbastanza così da poter smettere di sorridere.
«Sei inquietante sai? Ti preferisco di gran lunga con il sorrisetto da ebete.»
«Cos'era successo lì dentro?» chiese serio l'eroe blu, lasciando senza parole il nero. «Cosa aveva Veritas?»
Shadow scosse la testa e cercò di mantenere la sua solita compostezza. «Perché la cosa ti interessa tanto? Ha solo avuto il suo solito attacco d'asma, ce lo aveva detto a casa, no?»
«Shadow io di cose idiote ne dico e ne faccio, ma non sono stupido. Non me ne ha mai parlato. E quella non era sicuramente asma.»
Ma cosa'ha fatto, ha scambiato il cervello con quello di Tails in mia assenza, si disse il riccio bicolore ormai privo di idee.
«Non mi ha sorpreso solo questo. Tu come facevi a sapere delle sue medicine?»
Shadow sospirò rasegnato. «Senti, possiamo parlarne quando saremo tornati a casa di Veritas?» chiese inaspettatamente. «Te lo chiedo per favore.»
Sonic rimase sorpreso dall'espressione supplichevole che aveva Shadow e, portatosi una mano dietro la nuca, disse:«Se me lo chiedi con quella faccia... Ok, va bene. Che ne dici di ritornare correndo?»
L'altro riccio annuì, sorridendo. «Grazie, Sonic.»


Il dottore lesse con estrema attenzione la cartella clinica di John per essere sicuro di quello vi era scritto. A livello di organi interni non si era lesionato nulla, il che era un bene, ma purtroppo le quattro costole rotte e le varie fratture delle ossa sia di braccia che gambe non erano un buon segno. Per non parlare della commozione cerebrale. «Accidenti. Sei stato veramente molto fortunato ragazzo mio, non c'è che dire» commentò l'uomo a bassa voce, in modo da non disturbare il giovane addormentato. «Però dovrai abbandonare per un po' le tue ricerche. Hai bisogno di assoluto riposo.»
Risistemata la cartella ai piedi del letto, il dottore si diresse verso la porta per uscire e dopo aver lanciato un ultimo sguardo al ragazzo, spense la luce e chiuse la porta, ignaro della presenza dietro di essa in attesa di uscire allo scoperto.
Rimasta sola nella stanza, l'ospite inaspettato si tolse il cappuccio del suo mantello, lasciando cadere i suoi capelli corvini sulle spalle e che i suoi occhi color magenta brillassero al buio. «Bene. È arrivato il momento.» la ragazza ridacchiò soddisfatta e si avvicinò al letto di John, ancora profondamente addormentato. «Che meravigliosa coincidenza. Tu sei proprio quello di cui ho bisogno in questo momento. Chi poteva immaginare che avrei potuto usare una pedina che fosse abbastanza vicina al mio obiettivo.»
Frugato nella sua borsa a tracolla, tirò fuori un sacchetto di cuoio che emanava una luce viola e verde pulsante. Finalmente poteva usare uno dei suoi manufatti preferiti su qualcuno.

ANGOLO DELL'AUTRICE:
Primo capitolo pubblicato: 23 marzo 2016. Ultimo capitolo pubblicato: 19 maggio 2016.
Oggi, il 07 luglio 2019, aggiorno la storia con un nuovo capitolo.
Sono passati ben tre anni. Tre. E la cosa mi sconvolge non poco. Ora, non so se a qualcuno interessi ancora questa storia. È più probabile che sia finita nel dimenticatoio dato questo fantastico periodo di stallo. In ogni caso non sono questa gran scrittrice qui su EFP tale da essere ricordata. Se qualcuno ha ancora tra le “seguite” questa storia be'... non so che altro dire se non : scusate per l'attesa.
Non starò a raccontare tutto ciò che è successo in questi tre anni, ma diciamo che ci sono stati diversi cambiamenti della mia vita che mi hanno spinta ad allontarmi da EFP e non solo. Senza contare che mi ero pure completamente scordata della password e della mail di recupero... andiamo bene... Confesso che per via delle cose successe in questi tre anni, questa storia l'abbia involontariamente dimenticata e durante una pulizia aprofondita del mio hard disk mi sono ritrovata davanti alcuni capitoli.
Ricordo perfettamente di aver promesso che l'avrei continuata per cui... ora ci riproverò. Dopo tre maledetti anni. Per fortuna ho ritrovato diversi appunti della storia per cui, più o meno, so come andare avanti.
Detto questo... spero che il capitolo vi sia piaciuto. O se qualcuno leggerà questa storia per la prima volta, spero vi possa piacere.

Ciao a tutti

Glenda
  
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