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Autore: g21    08/09/2019    1 recensioni
Scritta per la "IT'S JUST A QUCK PRICK" challenge del gruppo Hurt/Comfort Italia - Fanfiction & Fanart
AU in cui John e Sherlock si incontrano per la prima volta da ragazzi
Genere: Angst, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: John Watson, Sherlock Holmes
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Di primi incontri e strette di mano

 

 

John non riesce a non vedere due ragazzi chini su un terzo. Sente le prese in giro dei due ai danni dell’altro intervallate da colpi più o meno duri. Aveva sempre avuto un’indole gentile e, senza nemmeno accorgersi, si trova a difendere lo sconosciuto dai bulli.

“Lasciatelo stare! Così lo state uccidendo!” esclama, portandosi davanti al ragazzo nel tentativo di difenderlo.

“Credi di poterci fermare?” chiede il primo con aria di scherno.

“Se devo” risponde sicuro il biondo mettendosi in posizione di attacco.

“Sei la metà di noi” lo deride il secondo facendo notare la differenza d’altezza.

“Sono abbastanza intelligente da capire che due contro uno è sleale e da codardi” ribatte John senza esitare.

Riesce ad evitare solo il primo pugno, mentre il secondo collide contro il suo stomaco. Per qualche secondo resta senza fiato, ma quando alza lo sguardo i due sono spariti. Così decide di dedicarsi completamente allo sconosciuto ancora a terra.

“Ehi, riesci a sentirmi?” lo chiama il biondo, abbassandosi per vederlo meglio.

Il giovane ha il labbro spaccato e gonfio, uno zigomo arrossato e tagliato e del sangue che esce dal naso. John immagina che ci sia altro sotto i vestiti, ma non si azzarda a controllare, un po’ per paura di fargli del male e un po’ per non arrabbiarsi maggiormente. Non sopporta quelli che se la prendono con i ragazzi più deboli, quelli che magari girano anche in gruppo.

“Senti io non voglio farti del male. Sono qui per aiutarti, quei due se ne sono andati” prova ancora il biondo scuotendo appena lo sconosciuto.

Il giovane a terra stira appena le labbra, probabilmente un riflesso involontario al dolore che prova. Apre a fatica gli occhi e li punta subito su John. Impaurito prova ad indietreggiare, ma il corpo non risponde.

“Stai calmo, voglio solo aiutarti. Ti hanno ridotto proprio male quei due” prova a tranquillizzarlo il biondo tentando un sorriso gentile.

“Non è… una novità” riesce a dire a scatti lo sconosciuto.

Poi si volta di lato per tossire ed espelle anche del sangue raggrumato. John in un gesto automatico appoggia una mano sulla schiena del giovane per fargli capire che è lì per lui. Al suo tocco il ragazzo trema e probabilmente nemmeno se ne accorge, ma il biondo resta impressionato ancora una volta dallo stato di quello.

“Io sono John Watson. Tu come ti chiami?” si presenta John cambiando discorso.

“Sherlock… Holmes” risponde a fatica il moro.

“Ok Sherlock, riesci ad alzarti? Devo portarti in ospedale” chiede gentile il biondo.

“Non mi serve andare in ospedale” afferma Sherlock recuperando sicurezza.

“Vuoi restare qui in attesa che quel labbro spaccato si infetti? Potresti avere anche delle costole incrinate che non sono da sottovalutare” fa sapere il ragazzo provando a trattenere la rabbia.

“Quello che mi serve è… andare a casa. Non ho bisogno di…cure” sputa con disprezzo il moro provando a mettersi seduto.

“Senti, non mi interessa che problemi hai con gli ospedali, ma io di certo non ti lascio qui da solo. Se collaborerai bene, altrimenti sarò costretto a portarti di peso” spiega deciso John guardando negli occhi azzurri dell’altro.

“Non mi conosci nemmeno, perché vuoi aiutarmi a tutti i costi?” domanda Sherlock con una punta di curiosità.

“Hai bisogno di una mano e io non posso lasciarti qui, sono fatto così” risponde il biondo come se fosse una cosa ovvia.

Gli occhi chiari di Holmes si spalancano appena a quella risposta semplice e, per lui, inusuale. John si accorge del cambiamento improvviso e sente un’altra stretta allo stomaco. Secondo lui è normale aiutare le persone in difficoltà, ma evidentemente non è lo stesso per quel ragazzo.

“Sherlock ce la fai ad alzarti da solo o ti serve una mano?” chiede il biondo riscuotendosi in fretta.

“Credo- penso mi serva un aiuto” risponde il moro lasciando trasparire una leggera insicurezza.

“Ok, prendi la mia mano. Cerca solo di mantenere l’equilibrio una volta in piedi” consiglia il ragazzo alzandosi leggermente.

John stringe la mano sottile e incredibilmente fredda di Sherlock nella sua e si prepara a far leva con le gambe. Il biondo fa relativamente poco sforzo per tirare in piedi il ragazzo, ma il moro perde l’equilibrio e cade addosso all’altro ragazzo che è costretto a tenerlo in piedi sostenendo quasi tutto il suo peso. Un gemito soffocato a fatica proviene da Holmes dopo aver impattato con il corpo dell’altro.

“Scusa, non volevo farti male” si scusa John dopo aver stabilizzato l’altro.

“Non… fa niente” minimizza a tratti Sherlock, la voce ridotta ad un sussurro.

“Adesso chiamo un taxi così ti porto in ospedale. Appoggiati pure a me” fa sapere il biondo raggiungendo a fatica il cellulare nella tasca dei jeans.

Il ragazzo fa la telefonata in meno di un minuto e poi si dedica totalmente al nuovo compagno. Holmes resta appoggiato al fianco di John senza muoversi, sembrando quasi senza forze. Il ragazzo sorride intenerito nel vedere quel ragazzo appena conosciuto così indifeso e in balia degli eventi.

Quando il taxi arriva il biondo fa di tutto per rendere il più facile possibile la sistemazione del moro nell’auto. Chiude la portiera stando attento e corre dall’altra parte del veicolo per evitare di par muovere troppo Sherlock. Una volta in macchina sospira appena, certo di aver fatto una buona azione.

“John?” chiama Holmes in un sussurro.

“Sì?” ribatte il ragazzo voltandosi verso il compagno di viaggio.

“Grazie” soffia lui soltanto.

“E di cosa? Io-” inizia John interrompendosi subito.

Sherlock ha gli occhi chiusi, la testa inclinata di lato e il petto che si alza e si abbassa lentamente. Si è addormentato, il biondo incolpa le forti emozioni e le botte subite, ma sembra un bambino. Watson porta una mano ad allontanare alcuni riccioli caduti scomposti davanti agli occhi del moro e sorride senza accorgersi, pensa di aver fatto bene a fermarsi.


 

Arrivati in ospedale Sherlock è sottoposto subito ad ogni tipo di visita. John non lo perde d’occhio nemmeno per un istante e resta al suo fianco aspettando ogni esito. Lo portano in una stanza, vogliono tenerlo sott’occhio per qualche giorno contro le proteste del ragazzo che dice di non averne bisogno.

“Non hai ancora avvisato la tua famiglia” commenta il biondo seduto sulla sedia accanto al letto del moro.

“Mio fratello saprà già tutto, immagino” ribatte Holmes senza un tono particolare.

“È molto protettivo?” domanda Watson ingenuamente.

“Troppo” risponde l’altro in uno sbuffo scocciato.

John osserva Sherlock prendere in mano il cellulare e digitare qualcosa velocemente, per poi riporre, quasi stizzito, il dispositivo sul comodino affianco al letto. Il biondo sorride divertito, conoscendolo meglio ha avuto modo di constatare quanto sia particolare quel ragazzo dal nome altrettanto strano.

“Ora devo andare, penso di venire in ospedale quando ti dimetteranno così potrò assicurarmi delle tue condizioni” spiega il biondo una volta in piedi.

“Non serve, so tornare a casa da solo” minimizza il moro con un gesto della mano.

“Certo che sei strano” si lascia sfuggire il ragazzo.

“Voglio dire- non intendevo-” si corregge poi cercando di rimediare.

“Non fa niente, me lo dicono tutti” lo ferma Holmes tranquillo.

“Allora ci vediamo” saluta Watson allungando la mano verso l’altro.

“Come vuoi” ribatte il ragazzo stringendo la mano di John.

Il biondo non si limita ad una semplice stretta di mano, ma alza il pollice e, alla fine, stringe il mignolo di Sherlock con il proprio. Il moro lo guarda storto una volta che lascia la sua mano e cerca di capire qualcosa di più.

“Non conosci la stretta di mano segreta?” domanda il biondo sorpreso.

“Non è per bambini?” ribatte il moro, forse ancora più confuso.

“Oh, non l’avevo mai reputata una cosa per bambini” risponde deluso Watson abbassando leggermente la testa.

“No, dovevo capirlo” commenta Holmes tra sé.

“Come?” chiede il ragazzo volendo capire qualcosa.

“Niente, ci vediamo John” scaccia il pensiero Sherlock prima di alzare una mano in segno di saluto.

“Sì, ciao Sherlock” saluta a sua volta John prima di uscire dalla stanza.


 

Pochi giorni dopo John mantiene la promessa e si presenta in ospedale per le dimissioni di Sherlock. Il biondo raggiunge la stanza e vede il moro intento a sistemare le ultime cose. Sorride inconsciamente nel vedere la precisione con la quale sistema tutto.

“Ciao John” saluta Holmes, senza che Watson abbia fatto alcun rumore.

“Come mi hai sentito?” domanda infatti il ragazzo sorpreso.

“Sapevo saresti arrivato” risponde calmo.

John decide di non chiedere altro, rimasto confuso da quella risposta contenente tutto e niente. Si limita ad aspettare Sherlock di fianco alla porta della camera senza fare niente.

“Andiamo?” propone il moro dopo aver raggiunto il biondo.

“Sì” risponde Watson cercando sicurezza.

I due si avviano per i corridoi dell’ospedale fino a raggiungere l’uscita, quindi anche il sole caldo e l’aria decisamente più fresca dell’esterno. John si ferma ad osservare Sherlock e lo trova decisamente più sano rispetto a quando lo ha conosciuto e non può esserne più felice.

“Grazie di tutto John, anche di quello che avrei potuto fare da solo” ringrazia il moro guardando il biondo in faccia.

“Come già detto nessun problema, è nel mio carattere cercare di aiutare chiunque ne ha bisogno” ribatte Watson sicuro.

“Chissà, magari ci rivedremo da qualche parte” commenta vago Holmes con una strana luce negli occhi.

“Non si sa mai” ammette John convinto.

Poi Sherlock allunga la mano verso il biondo e alza un angolo della bocca in un mezzo sorriso. Il ragazzo guarda confuso la mano tesa e non sa bene che fare. Indugia un momento negli occhi chiari dell’altro prima di azzardare una domanda.

“Stretta di mano segreta?” prova insicuro Watson.

“Stretta di mano segreta” risponde deciso il moro.

I due si stringono la mano, alzano i pollici e incrociano i mignoli come aveva insegnato John. Holmes sembra un ragazzo come gli altri se non fosse che il biondo lo conosce un po’ di più per ammettere che Sherlock non è un ragazzo come tutti. È unico e questa è la sua forza.

 

 

 

 

 

Angolo autrice:

Salve, faccio ritorno in questo fandom con questa cosa che è nata in pochi giorni. Non so bene cosa sia, solo mi è stato lasciato un prompt per una challenge ed ho immaginato questi due in una situazione simile. In un universo alternativo, ovviamente.

Detto questo non mi è mai capitato di far interagire John e Sherlock, quindi è a tutti gli effetti la mia prima prova con loro e spero possa piacere anche un minimo. Probabilmente sono entrambi OOC (anche se spero di no), ma data la mia scarsa dimestichezza può starci, credo.

E niente, vi lascio il link al gruppo sul quale è stata proposta la challenge, magari vi va di farci un salto https://www.facebook.com/groups/534054389951425/?ref=bookmarks

Nella speranza che non sia proprio da buttare

Giulia

 

  
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