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Autore: dreamlikeview    08/09/2019    5 recensioni
[1/3 di "What if we had been friends?"]
Lord Voldemort ha un piano infallibile per sconfiggere Harry Potter una volta per tutte e quando chiede a Draco Malfoy di avvicinarsi al prescelto, crede di avere la vittoria in pugno, ma non ha fatto i conti con una magia che lui non conosce, né mai conoscerà: l'amore.
Una storia in cui uno scherzo del destino può cambiare completamente due vite, può spingere due persone a conoscersi e a scoprirsi davvero, può permettere ad imprevedibili e improbabili amicizie di nascere, mettendo le basi per un qualcosa che è destinato a durare per sempre.
Fiducia, amicizia, amore sono le parole chiave.
[Drarry, con accenni ad altre coppie, long-fic]
Genere: Angst, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley, Serpeverde | Coppie: Draco/Harry
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VI libro alternativo, Da VII libro alternativo
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'What if we had been friends?'
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Disclaimer: I personaggi non mi appartengono, meritavano di meglio, quindi ho deciso di dargli io ciò che meritavano; ma non ci guadagno nulla da tutto ciò, niente è finalizzato ad offendere qualcuno (solo a dare loro il finale che piace a me :D) e io ci perdo solo la faccia con queste cose.

Avviso: I personaggi tendono ad essere OOC perché sono basati sui miei headcanon, la storia in sé è piena dei miei headcanon, e i capitoli sono tanto lunghi, spero che vi piaccia lo stesso!

Nota bene: La storia parte dal sesto anno, tenendo conto di alcuni avvenimenti accaduti fino al quinto, ma l’intenzione non è quella di riscrivere il Principe Mezzosangue, di esso vi sono solo alcuni elementi (VI libro alternativo sta per quello... LOL).

Piccolo edith: dato che nei personaggi tutti non ci stavano, volevo mettere Harry, Draco e Un po' tutti generico, ma il sistema non me l'ha fatto fare... non so perché lol, quindi ho optato per mettere loro, Ron, Hermione e Serpeverde (inteso come casa) in quanto c'è una forte collaborazione tra di loro :D spero di non aver sbagliato a mettere quel "Serpeverde" lol

Enjoy the show!


_________________________

 

Twist of Fate

1. The greatest show. 


 

Durante l’estate tra il quinto e il sesto anno, la vita agiata e senza problemi di Draco Malfoy sembrava essere cambiata radicalmente. Fin da quando San Harry – sono sopravvissuto a Voldemort, inchinatevi a me – Potter aveva spedito suo padre ad Azkaban, la sua vita era stata ribaltata come un calzino sporco e la sua famiglia si era ritrovata in disgrazia, con i giornalisti sul collo e l’enorme patrimonio di famiglia razziato dal ministero. Per recuperare prestigio e per riportare il nome della famiglia in alto, sua madre aveva permesso a Lord Voldemort e a tutti i suoi seguaci di stanziarsi al Manor, in seguito alle promesse di grandezza del mago oscuro. Ma fin da quando era tornato a casa, dopo il quinto anno, la sua vita era finita dalle stelle alle stalle, era passato dal partecipare alle feste sfarzose organizzate in casa sua al vagare per la sua enorme dimora con timore e in preda all’ansia. Perché ogni volta che incrociava quegli uomini, si sentiva scrutato, in soggezione, più di una volta li aveva sentiti parlare, sembrava che adesso che suo padre era in prigione ci volesse un sostituto tra le loro fila e volevano che Draco prendesse il posto di Lucius. Aveva sentito voci piuttosto sicure riguardo al suo passaggio definitivo tra le fila dell’Oscuro Signore, la sua iniziazione o qualcosa del genere, affinché la famiglia Malfoy si facesse perdonare per il fallimento di suo padre e recuperasse il prestigio perduto con quell’avvenimento. Volevano riversare ogni cosa su di lui, sua madre non si era opposta.
Si accorse che il giorno si avvicinava sempre di più quando sua zia Bellatrix lo invitò a prendere parte alla tortura di alcuni nati babbani. Il ragazzo vide solo cosa facevano, non riuscì neanche a prendere la sua bacchetta e quando tornò in camera sua, vomitò anche l’anima, anche se non era certo di possederne più una. Ogni giorno ascoltava le urla e le suppliche di chi era stato catturato e cercava di tapparsi le orecchie come poteva, ogni giorno pregava che non lo chiamassero ancora per assistere a quegli spettacoli macabri. Ma ovviamente le sue preghiere non furono ascoltate, perché da lui si aspettavano che facesse esattamente quello, prendendo il posto di Lucius. Avevano deciso tutto per lui, senza neanche consultarlo, perché come ci si aspettava da uno come lui, istruito fin da bambino ad obbedire alle rigide regole della famiglia e ammaestrato a seguire solo quel credo, quella professione morale, avrebbe dovuto assecondare qualunque cosa, accettare ogni cosa gli venisse proposta, obbedire a tutti gli ordini che gli fossero stati dati, la sua opinione contava meno di zero, lì in quella che era stata la sua casa, dove si era sempre sentito il padrone indiscusso del mondo, adesso si sentiva solo un ragazzino indifeso. Ormai lo sentiva, nulla gli apparteneva più. Un rifiuto gli sarebbe costato la vita: la sua e quella di sua madre, per perpetrare la punizione ai danni di suo padre per il suo fallimento, ne era certo. Come diavolo aveva fatto suo padre a perdere la profezia contro un adolescente? Potter poteva essere il prescelto, certo, ma era comunque un ragazzino come lui, come aveva fatto suo padre a perdere contro uno che aveva l’età del suo stesso figlio? Potter era così incredibilmente fortunato? Certo, la sua proverbiale fortuna lo perseguitava fin dal primo anno, era ovvio. Ma perché suo padre, colui che Draco vedeva come un mago invincibile, si era lasciato sconfiggere da un ragazzino? Come aveva fatto Potter a vincere? E soprattutto, perché suo padre aveva lasciato lui immerso nei guai fino al collo? E perché sua madre non faceva nulla per fermare quella pazzia? Maledizione. Aveva trascorso gli ultimi mesi barricato nella sua camera, uscendo solo quando sua madre lo chiamava o quando era costretto, non usciva neanche per i pasti, preferendo che gli elfi gli portassero da mangiare in camera. Non voleva morire di paura vedendo quell’enorme serpente strisciare per i corridoi o essere costretto ad assistere alle altre torture dei prigionieri, voleva solo che la sua vita tornasse come prima, quando ancora si sentiva invincibile perché le sue spalle erano coperte dalla potenza di suo padre, quando la sua unica preoccupazione era quale vestito indossare per l’ennesima festa. Solo in quel momento, si rese conto di quanto fosse stato stupido a credere di essere invincibile, solo perché suo padre gli aveva inculcato che nella vita tutto gli era dovuto, perché loro erano ricchi, purosangue e potenti. Che gran cumulo di idiozie – pensò il ragazzo – Poi ti sei fatto fregare da San Potter! – inveì mentalmente contro suo padre. Maledizione!
«Draco?» la voce di sua madre arrivò ovattata alle sue orecchie, la donna era oltre la porta chiusa della sua stanza «Scendi in sala, Lui vuole vederti» disse la donna con tono freddo e distaccato. Un brivido di terrore scosse le spalle del giovane Serpeverde che, come un automa, si alzò dal letto e aprì la porta della stanza, seguendo sua madre per gli infiniti corridoi del Manor, Nagini gli passò accanto e al ragazzo si gelò il sangue nelle vene. Quando giunsero nell’immenso salone, Draco osservò davvero la realtà in cui si era svegliato da un giorno all’altro: Lord Voldemort era seduto a capotavola dell’enorme tavolo presente nella sala da pranzo, e i suoi seguaci erano seduti nei laterali, come se fosse stato un re circondato dai suoi cavalieri; il serpente gigante strisciò fino al suo fianco e lui gli regalò una carezza sulla testa, dopo aver sibilato alcune parole in serpentese, faceva veramente paura. Per la prima volta in tutta la sua giovane vita, Draco sentì il terrore invadere il suo cuore e la sua mente, esso scivolò come un brivido lungo la sua spina dorsale e lo invase completamente; sebbene la sua espressione rimanesse impassibile, dentro di sé era logorato dal terrore. Aveva sempre sposato gli ideali di suo padre, aveva seguito le sue sagge direttive, si era sempre comportato nel modo che più aggradava al genitore (anche per evitare le sue punizioni, ma questo era un dettaglio fuorviante per lui), si era sempre sentito invincibile. Ma in quel momento, davanti a quel mago oscuro, che emanava solo negatività, era solo un ragazzino di sedici anni che stava di fronte a un incubo. E che, sebbene non lo mostrasse, aveva paura.
Per un momento pensò di nuovo a Potter. Aveva affrontato quel mostro faccia a faccia a soli quattordici anni e lo combatteva fin da quando ne aveva avuti undici. Come aveva fatto ad affrontarlo ogni anno? Come aveva fatto solo pochi mesi prima a vincerlo? Forse doveva rivalutare l’opinione che aveva di lui, in fondo, poteva ammettere che il suo rivale storico aveva un fegato enorme ad affrontare quell’incubo almeno una volta all’anno. Mai come in quel momento, desiderò che il suo nemico scolastico fosse lì per contrastare di nuovo quel mostro.
Malfoy tornò alla realtà, quando il mago oscuro tese una mano verso di lui, invitandolo ad avvicinarsi; il ragazzo trasalì osservandolo, ma non fece nulla, restò immobile in attesa di ordini. Era questo che doveva fare, giusto? Obbedire. Se avesse obbedito, si sarebbe salvato e presto tutto sarebbe finito, doveva solo… continuare ad obbedire, come gli diceva sempre suo padre.
«Draco, ragazzo mio, vieni avanti» disse il Signore Oscuro con un sorriso inquietante sul volto «Avvicinati a me». Draco non ebbe altra scelta se non quella di percorrere tutta la lunghezza della tavola, dirigendosi verso di lui, con il cuore che batteva forsennatamente nel suo petto per la paura e una goccia di sudore che scivolava sulla sua tempia. Era terrorizzato, ma era l’unico a saperlo, all’esterno riusciva sempre a mostrarsi freddo e impassibile, era stato iniziato all’arte dell’Occlumanzia fin dall’età di tredici anni, sapeva nascondere bene i suoi pensieri e le sue paure, come un perfetto Malfoy. Esternamente era un blocco di ghiaccio, perché “I Malfoy non mostrano mai le loro paure e le loro insicurezze” – era solito ripetergli suo padre. Riusciva a celare bene la sua paura, tremò impercettibilmente solo quando la risata terrificante di sua zia Bellatrix risuonò nella stanza. Lei stava in piedi accanto a Voldemort, che adesso lo guardava con gli occhi pieni di aspettativa. Draco restò in silenzio, in attesa del suo destino. Sapeva già cosa sarebbe successo: avrebbe preso il posto di suo padre e sarebbe diventato un Mangiamorte. Era stato cresciuto per quello, perché adesso ne era così spaventato?
Arrivò fino al punto indicatogli dall’altro mago e si fermò lì a capo chino, in attesa. Non riuscì a dire nessuna parola, era totalmente bloccato; sua madre lo guardava dall’altro capo del tavolo con un’aria pietosa sul viso. Avrebbe voluto urlarle contro che era anche colpa sua se lui era in quella dannata situazione, perché lei aveva permesso a quei pazzi di entrare in casa loro; se lei non avesse acconsentito, forse lui non sarebbe stato in quella situazione.
«Tuo padre parla spesso delle tue capacità» disse con la sua voce sibillina «Non ti mentirò, elementi giovani e brillanti come te sarebbero un’ottima risorsa tra le mie fila» affermò, facendo trasalire il sedicenne «E ora che tuo padre è in prigione, immagino che tu non veda l’ora di far parte del mio esercito e di prendere il suo posto» continuò indicando tutti gli altri mangiamorte, Draco riuscì solo ad annuire, perché lui non gli permise di rispondere «Ma sei anche molto giovane e come tale, devi guadagnarti l’onore di essere parte di questi uomini».
«Ne sarei onorato, mio signore» si ritrovò a rispondere in automatico. Era così che era stato cresciuto, per obbedire agli ordini, che fossero di suo padre o di un pazzo psicopatico che voleva conquistare una scuola per uccidere un ragazzino come lui, non faceva differenza. Davvero, era così difficile uccidere Potter?
«Ho un incarico molto semplice, ma importante per te, ragazzo; solo quando lo avrai portato a termine potrai far parte del mio prezioso esercito» affermò il mago oscuro. Draco spalancò gli occhi: non stava per essere marchiato come una bestia da macello? Che Potter gli avesse mandato un po’ della sua proverbiale fortuna?
«Ho un compito molto speciale per te, giovane Malfoy» ripeté, il ragazzo lo guardò confuso. Perché ripeteva sempre le stesse cose? Perché lo faceva soffrire così e non gli diceva a cosa andava incontro? «Quest’anno inizierai il sesto anno a Hogwarts, giusto?» Draco annuì energicamente «Molto bene. Quindi durante quest’anno diventerai amico di Harry Potter, non importa come, basta che tu faccia in modo che si fidi ciecamente di te; quando abbasserà le sue difese e sarà vulnerabile, allora tu lo consegnerai a me e io mi occuperò una volta per tutte di lui» spiegò il mago «Con lui fuori dai giochi, Silente perderà il suo pupillo e sarà debole, così Hogwarts cadrà. E poi anche tutto il Mondo Magico» affermò; i Mangiamorte esultarono alle sue parole e Draco trasalì ancora «Tutto chiaro? Sei in grado di diventare suo amico, giovane Malfoy?» chiese al ragazzo.
«Sì, certo, mio signore» rispose automaticamente il biondo «Non fallirò».
«Molto bene» disse il mago oscuro, lanciando un’occhiata agghiacciante al giovane «Perché se fallirai, avrai una punizione esemplare» nel dire queste parole sfiorò la testa di Nagini e Draco tremò ancor di più «Non ho ancora perdonato il fallimento di tuo padre, non fallire anche tu. Altrimenti potrei pensare che tu sia un traditore. Tu non vuoi essere tra i traditori, dico bene?» chiese con un tono che sembrava più il sibilo di un serpente che la voce di un essere umano. Draco morì lentamente dentro di sé, restando ancora impassibile all’esterno.
«Non fallirò» ripeté il sedicenne «Non sarò un traditore». Non voglio morire a sedici anni, aggiunse mentalmente. Il mago oscuro sorrise, un sorriso inquietante e crudele; poi si alzò dalla sua poltrona e si avvicinò al giovane Malfoy, appoggiandogli una mano sulla spalla. Draco cercò di non mostrare il suo disagio e si sforzò di restare immobile.
«Signori, abbiamo davanti a noi, colui che ci aprirà le porte alla vittoria! Draco Malfoy sarà il più giovane tra i Mangiamorte e riscatterà il nome della sua famiglia; un brindisi al giovane ragazzo!»
I seguaci di quel folle urlarono ed esultarono, poi bevvero ciò che gli elfi domestici offrivano loro e nei festeggiamenti, Draco compostamente si ritirò nella sua stanza, dove si rifugiò per nascondersi. Tirò un sospiro di sollievo quando riuscì a girare la chiave nella serratura e poi si gettò sul suo letto, cercando di metabolizzare ciò che era appena accaduto.
Si guardò l’avambraccio ancora immacolato e sentì un sollievo enorme invadere il suo animo tormentato, almeno non aveva il marchio, aveva ancora una speranza. Cosa avrebbe dovuto fare ora?
Come avrebbe fatto a farsi amico Potter, se erano anni che si detestavano ed erano rivali in ogni cosa? Lui odiava Potter, come poteva farci amicizia? Era semplicemente assurdo.
Come poteva spingerlo a fidarsi di lui? Dopotutto quello che aveva fatto, sarebbe stato un miracolo, riuscire ad avere una conversazione civile con lui; doveva trovare un modo per riuscire ad essere suo amico, a spingerlo a fidarsi di lui e convincerlo che era una persona diversa. Già e poi avrebbe dovuto consegnarlo a Voldemort, se non voleva morire.
Se solo suo padre fosse stato lì, lui non sarebbe mai stato in quella situazione, o forse sì? Forse l’uomo avrebbe provato di tutto per farlo unire alla loro causa? Forse. A questo punto, non sapeva più cosa fosse giusto o fosse sbagliato. Sapeva solo che toccava a lui salvare se stesso, non avrebbe ricevuto nessuno aiuto, perché era solo. Una cosa era certa, non doveva fallire e per non fallire doveva ingraziarsi Harry Potter e consegnarlo. Semplice, no? Sarebbe stato l’autore della morte di San Potter, una volta per tutte. Senza di lui, niente di tutto quello sarebbe accaduto.
Se voleva stringere amicizia con lui, dopo più di cinque anni di odio reciproco doveva iniziare subito, no? Cosa aveva detto sua zia? Aveva ucciso Sirius Black, il padrino di Potter.
Prese carta e penna e scrisse un breve messaggio indirizzato a lui, da qualche parte doveva pur iniziare, no?
Potter, mi dispiace per il tuo padrino. Condoglianze. D.M.
«Consegnala a Harry Potter» disse al suo gufo, legando il bigliettino alla sua zampetta. Quando l’animale spiccò il volo, Draco lo osservò sparire all’orizzonte. Che la recita abbia inizio.

§§§

Quando il primo settembre arrivò alla stazione, Draco rivolse un mezzo saluto a Potter, sollevando la mano e rivolgendogli un mezzo sorriso gentile, a cui l’altro non rispose, cosa che indispettì il biondo, che si era degnato anche di mandargli le condoglianze per il suo padrino. Il prescelto era circondato dai suoi amichetti stralunati di sempre: la Granger, Weasley, Weasley-femmina, Paciock, la Corvonero di cui non ricordava né il nome né il cognome e altri suoi seguaci incalliti, la maggior parte dei Grifondoro, che lo vedevano come una celebrità, che sciocchezza. Draco non era in grado di fare amicizia, lui era abituato piuttosto agli altri che cercavano di essere suoi amici per i vantaggi ovvi che l’essere amico di un Malfoy poteva portare, beh almeno era così fino all’anno precedente. Sapeva che con Potter non funzionava così, non aveva funzionato al primo anno, come poteva funzionare ora che erano nemici giurati? Gli passò accanto e fece una battuta di pessimo gusto sul suo portare sfiga, perché tutti quelli che conosceva morivano e quasi si fece picchiare da lui, se non fosse stato per Weasley, probabilmente San Potter lo avrebbe davvero picchiato, il bambino-sopravvissuto gli urlò contro uno Stai lontano da me! – che preoccupò Draco; doveva essere più furbo, riuscire a farselo amico, non farsi odiare da lui. Sudò freddo mentre parlava con Blaise e Pansy della sua pessima estate, evitando accuratamente di parlare del suo incarico e di tutta la situazione orrenda che c’era a casa sua. Se Potter non fosse diventato suo amico, lui sarebbe diventato stufato per serpenti giganti; aveva visto Voldemort uccidere un Mangiamorte che aveva disobbedito e dopo avergli lanciato contro un Anatema che Uccide, lo aveva dato in pasto a Nagini e altre scene raccapriccianti che avrebbero popolato i suoi incubi di quell’anno e per tutta la sua vita.
«Che hai? Sei più odioso del solito» gli chiese l’amico.
«Ha ragione» intervenne Pansy «Sei anche pallido, sicuro di stare bene?»
«Niente, sto bene» rispose con tono asciutto «Vado a fare un giro» disse alzandosi. Non appena mise piede fuori dal suo scompartimento, Draco avvertì subito la sensazione di essere seguito. E sapeva perfettamente di chi si trattasse, avrebbe riconosciuto quel passo goffo e quel fruscio ovunque, Potter lo stava spiando, era ovvio e lui poteva usare la cosa come un vantaggio personale. Potter si aggirava per il treno, seguendolo, lo sentiva chiaramente, se ne era accorto appena erano saliti sul treno e quella sensazione lo tormentava ancora. Non gli ci volle molto a trovare uno scompartimento ancora vuoto ed entrarci, attirando lì il giovane ignaro di essere stato scoperto. Era strano il suo atteggiamento, Potter non si separava mai dai suoi odiosi amici, doveva nutrire dei forti sospetti su di lui per fare una cosa del genere.
Chiuse la porta dello scompartimento e si voltò verso il punto in cui era certo ci fosse Harry. Lo aveva individuato perfettamente, non sapeva perché, ma lo aveva riconosciuto anche dal respiro leggermente accelerato, inoltre c’era un particolare odore che lo contraddistingueva. Lo avrebbe riconosciuto tra mille. E ne ignorava il motivo.
«Petrificus Totalus» pronunciò l’incantesimo tirando fuori la bacchetta dalla tasca dei pantaloni e poi si sentì solo un tonfo. Bingo. Raggiunse il punto esatto da lui individuato e tirò via il mantello.
«Potter, Potter, Potter… nessuno ti ha insegnato che non si seguono in modo sospetto le persone?» chiese con uno sbuffo «Inoltre, se volevi parlare con me, potevi venire a dirmelo, non seguirmi in questo modo» alzò gli occhi al cielo «Dimentico sempre che per San Potter fare le cose come le persone normali non è la prassi» disse, si grattò la nuca con la bacchetta e riportò lo sguardo su Harry, che, immobile, lo guardava perplesso. «D’accordo, d’accordo, tolgo l’incantesimo, ma solo se mi prometti che parleremo in modo civile» affermò «Batti le palpebre, se sei d’accordo».
Harry lo fissò qualche istante, poi lentamente batté le palpebre. Draco restò per qualche secondo rapito dal movimento lento e dal colore degli occhi del suo coetaneo, ma scacciò il momentaneo pensiero e sussurrò «Finite Incantatem».
«Malfoy» borbottò il moro mettendosi seduto e massaggiandosi la nuca «Perché vuoi parlare civilmente con me?» chiese «Se uno vuole parlare civilmente con un’altra persona, non pietrifica la persona in questione».
«Nemmeno la segue in modalità invisibile» ribatté il biondo, sedendosi su uno dei sedili vuoti e incrociando le braccia al petto; il suo sguardo di ghiaccio si posò sul Grifondoro che restò qualche istante senza parole.
«Touché» disse il moro alzando le mani «Allora, di cosa volevi parlare?» chiese alzandosi dal pavimento.
«Mi dispiace per prima» disse subito Malfoy «Per quello che ho detto su di te, sul fatto che porti sfiga». Harry prese posto di fronte a lui e lo squadrò come se avesse appena detto un’assurdità, una cosa non da lui. Chi era quello? Dov’era il Malfoy che conosceva lui? Fin da quando lo aveva visto alla stazione, aveva avvertito qualcosa di diverso in lui. E subito aveva pensato che fosse diventato un Mangiamorte, esattamente come suo padre.
«Perché mi hai mandato il gufo quest’estate?» chiese il prescelto.
«E tu perché non mi hai risposto?»
Harry prese un respiro e si grattò il collo a disagio «Così non andiamo da nessuna parte. Questa non è una conversazione, è uno scambio di domande che non porta da nessuna parte». Il moro fece per alzarsi e per andare via e Draco spalancò gli occhi, conscio che se l’avesse fatto uscire da quello scompartimento, non sarebbe più riuscito a beccarlo da solo e tanti cari saluti al suo piano per diventare suo amico e portare a termine il suo compito.
«Potter» lo chiamò, il suo tono sembrava un po’ disperato e la cosa non sfuggì a Harry, che si voltò verso lui «Mi dispiace davvero per il tuo padrino» disse piano, sentendo lo sguardo del moro bruciare sulla sua pelle «Ero sincero quando ti ho mandato il gufo».
«Certo… tu lo odiavi e odi me, come puoi pensare che io ti creda?»
Draco scrollò le spalle «Una persona non può fare un passo indietro?»
«Sei sempre stato un tormento per tutti noi. L’anno scorso ti sei alleato con la Umbridge contro tutta la scuola» disse Harry scuotendo la testa «Ci siamo sempre presi a pugni e mi hai accusato di aver mandato in carcere tuo padre, quando lui ha cercato di uccidermi e tua zia ha ucciso Sirius. Perdonami se non ti credo» ribatté Harry incrociando le braccia al petto «Cosa c’è sotto?»
«Niente, davvero, mi dispiace che tu abbia perso una figura importante per te, tutto qui. Volevo che lo sapessi» disse alzandosi per raggiungere il moro, quando gli fu vicino lo guardò negli occhi cercando di mostrarsi sincero.
«Cosa stai tramando?» chiese Harry sospettoso «Perché sei così gentile con me? Che cosa speri di ottenere?»
«Niente» ripeté rassegnato, se Potter non accettava con facilità un mi dispiace cosa avrebbe potuto fargli cambiare idea su di lui? Cosa lo avrebbe spinto a fidarsi di lui? Okay, era il momento di giocarsi il tutto per tutto «Potter, sto solo cercando di scusarmi per essere stato uno stronzo fino ad oggi, con te e con tutti i tuoi amici».
Harry sbatté le palpebre incredulo, ma non riuscì a ribattere, quindi Draco continuò «Sono stato un idiota, ho sempre seguito il volere di mio padre, non ho mai pensato con la mia testa. Mi sono reso conto del mio errore, quando lui ha abbandonato me e mia madre per seguire quel folle» e questa non è nemmeno una bugia, ci ha abbandonati in balia di quel pazzo psicopatico «Vorrei solo rimediare ai miei errori» confessò.
«Cosa mi dice che tu non stia mentendo, eh? Cosa mi dice che questa non sia una recita? Che tu non stia collaborando con loro? Con Lui?» chiese il prescelto, guardandolo. Draco si sentì a disagio, perché purtroppo Potter aveva ragione, ma lui non voleva morire a sedici anni, non voleva rischiare di morire così giovane, non aveva altra scelta. Così chiuse gli occhi e si scoprì entrambi gli avambracci, mostrandoli puliti e privi di Marchio Nero. Harry ne afferrò prima uno e poi l’altro – il tocco delle sue dita fece trasalire Draco – e li ispezionò, notando che fosse davvero pulito.
«Sono pulito, ora mi credi?» gli chiese guardandolo «Per favore, sto solo cercando di rimediare».
«Okay, dammi solo un po’ di tempo per pensare a questa cosa» disse il Grifondoro sospirando.
«Fino all’arrivo a Hogwarts?» chiese Draco speranzoso, porgendogli la mano. Harry sorrise impercettibilmente e annuì, prima di stringergli la mano. Il Serpeverde per un momento ritornò ad essere quel ragazzino di undici anni a cui, su quello stesso treno, era stata rifiutata una stretta di mano. Per un momento, si chiese come sarebbe stata la sua vita, se avesse fatto amicizia con Potter al primo anno. Forse – solo forse – in quel momento avrebbe potuto chiedergli di aiutarlo ad uscire da quella situazione complicata, avrebbe potuto farsi aiutare, invece di cercare la sua amicizia solo per seguire un maledetto ordine.
«Allora ci vediamo qui, prima di scendere dal treno» disse Malfoy «Così mi darai una risposta».
«D’accordo, ci sto» affermò Potter, prima di uscire dallo scompartimento «A dopo». Quando si richiuse la porta alle spalle, Draco si sentì un verme e un mostro. Harry Potter sembrava davvero colui di cui parlavano tutti, pronto a dare una mano a tutti, a porgere l’altra guancia e a concedere una seconda chance a chiunque. Draco lo seguì pochi istanti dopo e raggiunse i suoi amici, sedendosi di nuovo al suo posto, senza rivolgere loro la parola. Doveva continuare la recita, fino a che l’altro non si fosse fidato di lui e anche se sembrava che tutto fosse iniziato come un buco nell’acqua le cose si stavano sistemando. Forse poteva riuscire nel suo intento. Doveva riuscire nel suo intento, se voleva sopravvivere: doveva farsi amico Potter in qualunque modo, anche abbassandosi ad essere amico di quei perdenti dei suoi seguaci/amici. Pansy e Blaise bisbigliavano preoccupati, occhieggiandolo di continuo; lui era semplicemente infastidito dal loro atteggiamento stupido, che avevano da preoccuparsi? Come se non sapessero che i loro genitori erano tra i frequentatori abituali di casa sua da quando Voldemort si era stanziato lì, come se non sapessero dell’incubo in cui viveva fin dalla fine dell’anno scolastico precedente. Li ignorò per tutto il viaggio, fino a che non si accorse che erano quasi giunti a Hogwarts. Si alzò dal suo posto, sotto lo sguardo perplesso dei suoi cosiddetti amici e lasciò lo scompartimento per raggiungere quello vuoto in cui aveva parlato con Harry, cioè con Potter qualche ora prima. Restò in attesa per parecchio tempo, almeno una quindicina di minuti; ormai erano quasi arrivati nella stazione di Hogwarts, ciò voleva dire che Potter non era intenzionato ad accettare le sue scuse? Aveva capito l’inganno? Cosa? Perché non arrivava? Dannazione, non poteva comportarsi così, almeno doveva presentarsi per dargli una risposta. Gliela doveva, lui si era sforzato di essere gentile con lui.
Stava quasi per andare via, rassegnato e sconfitto, quando la porta dello scompartimento si aprì e Potter entrò trafelato.
«Malfoy!» esclamò il moro chiudendosi la porta scorrevole alle spalle «Sei qui» disse sorpreso.
«Certo che sono qui» rispose acidamente il biondo incrociando le braccia al petto «Avevamo un appuntamento. E tu sei in ritardo, come al solito».
Harry alzò gli occhi al cielo, sbuffando leggermente «Mi dispiace. Non riuscivo a liberarmi di Ron e Hermione».
«Ovviamente, hai raccontato loro ogni cosa, e ti hanno caldamente consigliato di sceglierti altri amici» disse sprezzante, quasi disgustato «Poi sono io quello con i pregiudizi».
«Hai finito?» chiese Harry, Draco si zittì «Non ho detto nulla a loro. Posso prendere da solo le mie decisioni. Solo che Hermione non la smetteva di parlare di quest’anno dicendo che è il penultimo e che già le manca la scuola» fece spallucce «Lei è fatta così. Comunque, se vuoi essere mio amico, impegnati a sopportare anche loro» disse tutto d’un fiato, lasciando il biondo senza parole. Era davvero riuscito a convincere Harry Potter a dargli una possibilità?
«C-Cosa?» chiese confuso e allibito.
«Beh, come ti ho detto al primo anno, sono capace di scegliermi da solo le amicizie. E ti sto concedendo una seconda chance, perché mi sei sembrato sincero prima» povero stupido, piccolo Potter… «Quindi… beh, possiamo provare ad essere civili tra di noi, e chissà magari diventeremo amici un giorno, ci stai?» chiese porgendogli la mano.
«Ci sto» rispose Draco, quella era la sua possibilità, doveva coglierla al volo, non poteva permettersi passi falsi da quel momento in poi, se solo Potter avesse sospettato qualcosa, avrebbe potuto dire addio alla missione e alla sua vita e a quella di tutta la sua famiglia. Deglutì, mentre afferrava la mano di Potter e gliela stringeva sigillando una vera tregua tra di loro e forse l’inizio di qualcosa. Harry gli sorrise, prima di andare via e raggiungere i suoi amici. Draco si ritrovò a sorridere appena, mentre scendeva dal treno per raggiungere Blaise e Pansy.
«Tutto bene?» chiese l’amico «Ho visto Potter, vi siete azzuffati?»
«No, tutto bene» ammise sollevato «Magnificamente» sottolineò, mentre si avviavano verso le carrozze per raggiungere la scuola.

§§§
 
Qualcosa non andava. Era stato questo il primo pensiero di Draco quella mattina, al suo risveglio. Era arrivato a Hogwarts da una settimana, tra lui e Potter c’era un mutuale rapporto di civiltà, che implicava il loro salutarsi reciprocamente quando si incontravano, il non insultarsi a vicenda – questo coinvolgeva soprattutto Draco, che spesso e volentieri avrebbe voluto sputare qualcosa di velenoso contro Weasley, che lo guardava con sospetto – e l’ignorarsi completamente. Ed era quest’ultimo punto che non andava bene, affatto. Quella mattina durante la colazione, poi, mentre con aria assorta, guardava il tavolo dei Grifondoro, cercando di capire in cosa stesse sbagliando con il prescelto, un gufo planò verso il suo tavolo e lasciò cadere una lettera. Draco sussultò e la prese tra le dita, sentendo un brivido di terrore lungo la schiena. La aprì, cercando di mostrarsi indifferente e con le mani che tremavano iniziò a leggerla.
Caro Draco, spero che le cose procedano correttamente e che tu non stia trovando particolari difficoltà con l’impegno che hai preso per quest’anno. Ti prego di comunicarci presto i tuoi progressi. Se avessi bisogno di aiuto, Severus è lì per aiutarti, ricordalo.
Con affetto, tua madre, Narcissa.
Draco sospirò accartocciando il foglio e poi sbuffò seccato, cosa pretendevano che conquistasse la sua fiducia in pochi giorni? Gli avevano anche messo la guardia alle calcagna, perché volevano assicurarsi che il lavoro venisse svolto alla perfezione. Rassegnato, evocò una piuma e una pergamena, scribacchiando una risposta rapida e impersonale alla madre, in cui le diceva per somme righe ciò che era accaduto tra lui e Potter, lo legò alla zampetta del gufo e si diresse a lezione di Pozioni.
Quell’anno avevano un nuovo professore al posto di Piton, che quell’anno avrebbe insegnato Difesa Contro le Arti Oscure. Era ironico, un Mangiamorte che insegnava Difesa e Draco non conosceva Lumacorno, era la prima lezione dell’anno e non aveva idea di come affrontarla. Era sempre stato eccellente in quella materia, quindi non avrebbe avuto grossi problemi. Si sorprese di vedere Potter, credeva che quell’anno non avrebbe seguito quella materia, forse il fatto che non ci fosse Piton aveva influito positivamente sulla sua scelta, colse la sua presenza lì come un segno del destino. Quando entrarono nell’aula si accorse di una cosa: Potter non aveva un libro di testo, perché chiese al professore di poterne recuperare uno dall’armadietto dei libri usati, segno che davvero non aveva voglia di seguire quella materia e Draco sentì che quello poteva essere il suo giorno fortunato, non c’erano molti studenti a seguire pozioni avanzate, dei Grifondoro c’era solo il magico trio, il resto erano suoi compagni di casa, pochi Corvonero e un solo Tassorosso. Quindi strategicamente si posizionò al banco adiacente a quello che il prescelto condivideva con Weasley e Granger, sotto gli sguardi perplessi degli altri Serpeverde. Prima di iniziare la lezione, Lumacorno sfidò gli studenti: chi avesse preparato la pozione migliore della classe, avrebbe vinto una fiala di Felix Felicis. Draco sapeva già di avere la vittoria in tasca, insomma era lui il migliore in quell’aula, lo era sempre stato. Tutti gli studenti, motivati dal premio, iniziarono subito a lavorare alla pozione, compreso Potter, che non aveva molte speranze. Durante la preparazione della pozione, Draco ogni tanto osservava la postazione accanto alla sua e spiava le mosse di Potter; come volevasi dimostrare, dopo neanche dieci minuti vide la pozione che il moro stava preparando strabordare dal calderone e assumere uno strano colorito, Harry si guardò intorno disperato, persino Granger non capiva dove avesse sbagliato e Malfoy decise che quello era il momento giusto per intervenire e aiutare, in modo da avvicinarsi a Potter come doveva. Quando vide che l’attenzione di Lumacorno non era rivolta a loro (stava leggendo un libro mentre ogni tanto borbottava agli studenti di stare attenti) Draco si spostò accanto a lui e ridacchiò osservandolo in difficoltà, mentre cercava di seguire le istruzioni. Era divertente vederlo annaspare, ma non era lì per deriderlo.
«Hai bisogno di una mano, Potter?» chiese il biondo, occhieggiando le sue mani eseguire i gesti sbagliati.
«Non so dove ho sbagliato» si lamentò «Ho seguito le istruzioni e… questa maledetta cosa è impossibile da tagliare» si lamentò cercando inutilmente di tagliare quell’ingrediente. Draco ridacchiò e gli tolse il coltello e radice dalle mani.
«Ovvio, ti perdi nei dettagli, Potter, devi schiacciare, così» disse, e con un rapido gesto gli mostrò l’azione giusta. Harry rimase stupito dall’abilità di Draco, che in pochi istanti corresse la sua pozione e lo aiutò ad ottenerla quasi perfetta; gli rivolse un sorriso grato e ritornò a mescolare la sua pozione «Continua così» gli suggerì «E alla fine aggiungi l’ultimo ingrediente». Ron Weasley gli rivolse un’occhiataccia di puro odio, mentre Hermione Granger sbuffava e gli diceva che stava sbagliando perché lei conosceva a memoria il libro e quelli non erano i passaggi giusti. Draco pensò bene di ignorare entrambi e concentrarsi su Harry e sulla pozione che stavano facendo.
«Grazie» sussurrò Harry, guardandolo con riconoscenza. Il biondo ghignò e tornò al suo posto, concludendo anche la sua. Alla fine della lezione, sia lui che Potter avevano ottenuto la pozione perfetta, ma dato che Potter era il maledettissimo prescelto, a lui era toccata la boccetta di Felix Felicis promessa dal professore.
Dopo le due ore di lezione, Draco uscì dall’aula con il morale a terra, aveva aiutato Potter e cosa aveva guadagnato? Nulla, quello non gli aveva rivolto la parola, si era vantato con i suoi amichetti di essere riuscito a vincere la competizione, senza fare menzione di lui. O almeno questo era ciò che il suo cervello aveva elaborato, non aveva sentito davvero Harry vantarsi. Insomma, tutti avevano visto Draco Malfoy aiutare Harry Potter a correggere e finire la pozione.
«Ehi! Malfoy!» si sentì chiamare. Draco sbuffò stringendo la borsa sulla spalla e si voltò verso il disturbatore, non voleva insultarlo, ma l’avrebbe fatto se non fosse sparito subito «Ehi, perché sei scappato in quel modo?»
«Beh, ti stavi godendo i tuoi cinque minuti di gloria» ribatté acidamente.
«Non è vero. Stavo raccontando a Lumacorno che se non fosse stato per te, non avrei finito la pozione in tempo, anzi non l’avrei finita affatto. E gli ho detto che non merito il premio» disse tutto d’un fiato, gli prese la mano destra e gli mise tra le dita la boccetta di Felix Felicis «Questa spetta a te. Sei tu il più bravo in pozioni».
Il biondo batté le palpebre incredulo. Guardò il moro davanti a sé con l’espressione stralunata e non riuscì a dire nulla, se non un vero e sincero: «Grazie». Potter gli sorrise e poi se ne andò allegramente. Draco restò perplesso per qualche istante, cosa era appena accaduto? Harry Potter era appena stato gentile con lui? Aveva appena riconosciuto che lui gli era superiore in qualche modo? Un sorriso soddisfatto si dipinse sul volto del Serpeverde, finalmente le cose iniziavano ad andare nel verso giusto, doveva solo assestare altri colpi e presto Potter si sarebbe fidato di lui, doveva studiare bene le sue prossime mosse e agire nel modo migliore. Osservò la fiala di Felix Felicis nella sua mano e sorrise di nuovo, sì, poteva farcela, poteva compiere la sua missione e salvarsi la vita. Doveva solo avere pazienza e aspettare che Potter cadesse nella trappola.
 

Draco era in biblioteca, intento a scrivere un dannatissimo tema di Difesa sui Dissennatori e davvero lo detestava. Sapeva benissimo che i Dissennatori erano alleati con Voldemort, lo sapeva fin da quando i Mangiamorte erano evasi senza alcun problema un anno prima, e ne aveva avuto la certezza quando in una lettera, sua madre gli aveva comunicato che suo padre sarebbe evaso da Azkaban entro Natale. Potter sapeva evocare un Patronus corporeo, lo sapevano tutti. Forse poteva sfruttare la loro nascente amicizia per farsi aiutare… magari avrebbe saputo come respingere quelle bestie immonde quando si sarebbe trovato la casa invasa anche da loro.
Un Dissennatore è una creatura oscura, tra le più temibili del mondo magico” - lesse sul libro di testo, Ma non mi dire – pensò grugnendo. Ancora una volta pensò a Potter che aveva avuto a che fare con quelle bestie al terzo e al quinto anno. Ancora una volta dovette ammettere con se stesso che il prescelto avesse più coraggio di quanto lui ne avesse mai avuto in tutta la sua breve vita; lui era stato davvero così idiota da prenderlo in giro per quello? – “Un Dissennatore può succhiare via ogni ricordo felice, consumando così l’anima del malcapitato che si ritrova in uno stato permanentemente vegetativo” – Draco rabbrividì leggendo quelle parole – “Si presenta come un umanoide scheletrico avvolto da un mantello. La sua pelle è appiccicosa e coperta di croste. Il volto è una maschera di pelle putrefatta tesa su orbite vuote” – il libro riportava anche una bellissima immagine del suddetto mostro e un brivido di terrore percorse la sua schiena. Se mai a casa sua fossero giunti questi cosi non vi avrebbe mai più messo piede – “Il Dissennatore si muove scivolando sul terreno in cerca di vittime. Trae il suo sostentamento dalle emozioni degli uomini. L’unica arma conosciuta per fronteggiare un Dissennatore è l’Incanto Patronus”.
«Ehi Malfoy» la voce di Potter arrivò alle sue spalle inattesa, Draco sobbalzò, non aspettandosi nessuno e si voltò verso di lui e scoprì l’altro a guardarlo con un sorriso ebete sulla faccia; il biondo guardò il suo interlocutore dal basso verso l’alto – ma solo perché lui era seduto e l’altro in piedi.
«Potter» lo salutò «Qual buon vento?» chiese, mettendo da parte il suo tema. Potter che gli rivolgeva la parola era decisamente più interessante di quei tenebrosi esseri inquietanti. Il moro, senza rispondere, si sedette accanto a lui e gettò uno sguardo al libro e alla pergamena di Draco.
«Affari… diciamo così» rispose il moro «Sei solo?»
Draco annuì «Blaise aveva da fare non so cosa… Pansy non aveva voglia di studiare e sinceramente non mi importa un accidenti di dove siano Tiger e Goyle» spiegò cercando di usare un tono abbastanza cordiale, anche se fallì miseramente. Non aveva neanche avuto bisogno di mentire, era davvero solo per quei motivi, inoltre ignorava i suoi vecchi tirapiedi dall’inizio dell’anno, perché gli sembravano solo due invasati in attesa di prendere il marchio. Quasi si erano complimentati con lui per avere il Signore Oscuro in casa. «E sto cercando di studiare, quindi…»
«Sono terrificanti, vero?» chiese Harry, senza alzare lo sguardo dal libro, riferendosi ai dissennatori, un brivido gli percorse la schiena al ricordo del terzo e quinto anno «Ti auguro di non incontrarne mai uno».
Draco si morse la lingua per non fare una battuta acida a riguardo, e sospirò: «Immagino di doverti delle scuse» disse, Harry alzò le sopracciglia confuso «Per il terzo anno, quando ti prendevo in giro per i tuoi problemi con i dissennatori» spiegò «Insomma, non avevo davvero idea di cosa fossero capaci…»
«Scuse accettate» concesse il moro sorridendo «In fondo, avevamo tredici anni e… tu eri, beh…»
«… odioso?» concluse Draco per lui, sorridendo a sua volta. Non aveva idea di cosa stesse accadendo, ma non gli dispiaceva il clima che si era creato in biblioteca in quel momento.
«Già, immagino di sì».
«Ad ogni modo» disse il Serpeverde per cambiare discorso «Come mai sei qui? Non credo che tu abbia bisogno del mio aiuto per scrivere un tema sui dissennatori».
«Nah, infatti. Anche se Piton dirà che ho fatto un lavoro mediocre» disse scrollando le spalle soffocando una risata, Draco ridacchiò divertito e lo osservò per qualche istante. Potter stava ridendo con lui e avevano avuto una conversazione civile senza insultarsi per più di dieci minuti, Eureka.
«Allora?» chiese il biondo, guardandolo «Di cosa avevi bisogno?»
«Ah già» sospirò Harry, iniziando a torturarsi le mani, come se si sentisse a disagio «Mi chiedevo: ti andrebbe di aiutarmi con pozioni?» chiese «Oggi ho fatto di nuovo un casino, non so se te ne sei accorto».
«Sì, è stato piuttosto divertente vederti annaspare» affermò «Sei perso senza di me, Potter» sghignazzò Draco; era felice di sapere che Potter avesse bisogno di lui, ciò rendeva le cose molto più semplici per lui. Perché non doveva dimenticare il suo obiettivo: diventare amico di Potter, spingerlo a fidarsi di lui e… consegnarlo.
«Se ti aiutassi, cosa ci guadagnerei?» si ritrovò a chiedere, da perfetta Serpe qual era.
«La mia gratitudine?» Draco alzò un sopracciglio con fare divertito «Okay, uhm, ti lascio vincere una partita di Quidditch?» chiese titubante.
«San Potter mi concede di prendere il boccino al posto suo? Deve essere il mio giorno fortunato».
«Allora accetti?» chiese impaziente il moro; poi lanciò uno sguardo al libro del Serpeverde «Posso insegnarti anche il Patronus, se vuoi» concesse il Grifondoro «Insomma, nel caso venissi attaccato da un dissennatore, con i tempi che corrono, non si sa mai». Draco spalancò gli occhi, era esattamente ciò di cui aveva bisogno: proteggersi da quelle bestie immonde. Sì, era una proposta perfetta e Potter aveva fatto tutto da solo; avrebbero passato tanto tempo insieme…
«Come sei generoso, una partita e un incantesimo. Devi essere parecchio disperato» commentò sarcasticamente. Harry gli rivolse un’occhiata colpevole, ma il biondo non infierì, giusto per non provocare una sua reazione negativa e non perdere tutti i progressi che avevano ottenuto insieme; non poteva giocare con il fuoco.
«Allora, accetti?» chiese di nuovo il moro, il suo tono era impaziente e carico d’aspettativa.
«Sì. Ma ti farò sapere io quale partita perderai» Harry annuì energicamente «Vieni domani qui dopo pranzo» disse il biondo alzandosi e raccogliendo i suoi libri, decidendo di andare a studiare in sala comune per evitare di destare troppi sospetti in chi lo vedeva in compagnia di San Potter «Poi ci accorderemo per l’altra parte dell’accordo» sghignazzò.
«D’accordo, a domani allora. Grazie».
«Ma ti pare» brontolò allontanandosi velocemente da lui. Quasi esultò quando uscì dalla Biblioteca, dopo le prime settimane a Hogwarts, aveva quasi instaurato una sorta di rapporto con il Grifondoro, settembre non era ancora finito e lui già aveva portato a casa una mezza vittoria. Se avesse giocato bene le sue carte, entro qualche mese avrebbe ottenuto la sua completa e totale fiducia e a quel punto, sarebbe stato salvo. Doveva solo continuare in quel modo e tutto sarebbe andato per il verso giusto.

§§§ 

Quando il giorno seguente, dopo il pranzo, Draco si recò in biblioteca, si stupì di trovare Potter già lì, pronto con il libro di pozioni tra le mani. Il Grifondoro gli rivolse un sorriso e un cenno con la mano, invitandolo a prendere posto accanto a sé. Il Serpeverde si avvicinò a lui e non mancò di fargli notare la sua sorpresa.
«Vedo che finalmente hai imparato ad essere puntuale» scherzò. Potter era uno che era costantemente in ritardo, durante le lezioni era quasi sempre l’ultimo ad arrivare, a volte lo vedeva correre per la Sala Grande, in ritardo per la cena o il pranzo, molto spesso i suoi amici coprivano i suoi ritardi con scuse banali, quindi la sua sorpresa per la sua puntualità era giustificata. Anche se non poteva negare che in qualche modo gli facesse piacere.
Non doveva perdere di vista la sua missione, però, Piton quella mattina lo aveva guardato da lontano con il suo sguardo arcigno per fargli capire che lo stesse sorvegliando, come sua madre gli aveva chiesto di fare. Gli aveva messo i brividi rendersi conto di essere davvero osservato, questo doveva solo motivarlo a dare il meglio di sé, perché se il professore avesse avuto qualche sospetto e avesse riferito tutto a Lui, allora i suoi sforzi non sarebbero valsi a nulla.
«Beh, so che odi aspettare. Non volevo iniziare questa… uhm, collaborazione facendoti arrabbiare» disse «Hai pranzato?»
«Certo, perché tu no?»
«Ehm, non proprio. Ho preso qualche dolcetto e sono venuto qui. Temevo di fare tardi e…» spiegò velocemente il ragazzo e Draco si ritrovò a sorridere teneramente. Potter aveva davvero preso sul serio la loro collaborazione, come diceva lui. Era strano eppure per un singolo istante, un brevissimo momento, Draco si sentì in colpa.
«Non devi giustificarti, Potter» disse il Serpeverde con il suo tono più detestabile, strappandolo dall’imbarazzo che era piombato su di lui. Harry lo ringraziò con lo sguardo e tirò un sospiro di sollievo. «Ci mettiamo al lavoro, che dici?»
«Sì» confermò il moro. Il biondo si sedette accanto a lui e prese il libro di testo che il Grifondoro stava leggendo e iniziò a spiegargli le basi della pozione che avevano preparato il giorno prima. Draco l’aveva eseguita perfettamente durante la lezione, guadagnandosi i complimenti del professore. Trascorsero almeno un’ora a studiare insieme, Draco spiegava, Harry prendeva appunti e poi il primo interrogava il secondo, mettendo alla prova ciò che aveva imparato. Restarono in biblioteca fino a che non si resero conto di essere quasi in ritardo per la lezione pomeridiana di Trasfigurazione. Il biondo era sorpreso, lui e Potter avevano trascorso insieme del tempo e non avevano litigato né si erano insultati. Certo, da parte sua c’era la spinta motivazionale data dalla sua missione, ma Potter che scusa aveva? Perché continuava ad essere amichevole e gentile con lui? Perché lo cercava e chiedeva il suo aiuto? Non riusciva a spiegarsi come fosse possibile una situazione del genere, se qualcuno gli avesse detto un anno prima che si sarebbe ritrovato a comportarsi amichevolmente con San Potter, l’avrebbe insultato e l’avrebbe affatturato, perché fino a un anno prima era qualcosa di impensabile.
«Non hai gravi problemi con la teoria» constatò Draco chiudendo il libro con un movimento fluido «Credo sia la pratica il tuo problema» affermò con sicurezza «Credevo fossi un caso più disperato» disse «Con un po’ di esercitazione e di pratica, potresti anche diventare abbastanza decente. Diciamo sulla media, non bravo quanto me, ovviamente».
«Cosa sarebbe? Una specie di complimento?» sbuffò il ragazzo-che-era-sopravvissuto «Che suggerisci di fare, allora?» chiese Potter «Dubito che ci permettano di usare l’aula di pozioni solo perché io devo esercitarmi».
«Oh, a San Potter non aprono una porta? Povero San Potter, deve essere dura non essere continuamente al centro dell’attenzione» scherzò il Serpeverde, facendo scoppiare a ridere il Grifondoro accanto a lui, che lo spintonò amichevolmente e scosse la testa borbottando qualcosa su quanto fosse cretino. A Draco non dispiacque star lì a scherzare e a ridere con lui; ma doveva tenere fisso in mente il suo obiettivo.
«Allora? Cosa suggerisci?»
«Io suggerisco di incontrarci stasera, dopo cena, fuori dalla Stanza delle Necessità. Ci fornirà tutto l’occorrente per farti esercitare» disse «Sempre che per sua santità Potty vada bene ritrovarsi nella Stanza delle Necessità con me».
«La smetti di fare l’idiota?» chiese Harry divertito «Non credevo fossi così impaziente di passare del tempo con me».
Preso alla sprovvista, non aspettandosi la risposta sagace dell’altro, il Serpeverde arrossì appena e distolse lo sguardo: «Lo faccio solo per la partita di Quidditch» borbottò sulla difensiva.
«Certo» rispose il moro ridacchiando «Comunque sono d’accordo, per me va bene» affermò «E visto che ci incontriamo anche stasera, inizierò a insegnarti qualcosa anche io sul Patronus» affermò Harry con un enorme sorriso sulle labbra, dal quale, per un momento, Draco fu abbagliato. Quando sorrideva, Potter non era così male «Per sdebitarmi, sai, del tempo che stai perdendo con me».
Il biondo annuì e rivolse uno sguardo al moro, mentre raccoglieva i suoi libri, prima di alzarsi «Ci vediamo a lezione, Potter».
«Certo, Malfoy, a dopo».
Draco lo guardò per un attimo ridacchiando. «E Potter?»
«Sì?»
«So di essere irresistibile, ma cerca di cenare stasera, posso perdonarti cinque minuti di ritardo» affermò «Non vorrei vederti svenire davanti a me, sai» concluse, prima di andare via, lasciandosi dietro un Harry completamente sconvolto e con le gote rosse; c’era qualcosa. Tra di loro, qualcosa era cambiato, fin da quando il giorno prima si erano incontrati in biblioteca a parlare dei Dissennatori e Malfoy si era scusato con lui. Harry era convinto che le persone potessero cambiare ed era stato questo a spingerlo a dare una chance al biondo. Sperava solo di non pentirsi della sua scelta. Hermione aveva già espresso le sue perplessità a riguardo… ma Harry era convinto delle sue azioni e non avrebbe rimangiato la parola data, inoltre aveva davvero bisogno di una mano in Pozioni e il Serpeverde era sul serio il migliore del loro anno. E poi… non era così male come pensava.
 

«Harry, questa storia non mi piace» gli disse Hermione quella sera a cena, il ragazzo alzò gli occhi al cielo e sospirò «Davvero, secondo me nasconde qualcosa, perché vorrebbe aiutarti?»
«Non è male come pensiamo» disse Harry stringendosi nelle spalle «Gli ho chiesto una mano e ha acconsentito, perché dovrebbe avere qualcosa da nascondere?»
«Perché fino alla fine dello scorso anno ti insultava e ogni scusa era buona per prenderci in giro» disse lei «Inoltre si è unito alla squadra d’inquisizione della Umbridge e suo padre è un Mangiamorte, ti basta?» continuò «Ron, digli anche tu qualcosa».
«Ne abbiamo già discusso in dormitorio» asserì il rosso contrariato «Non vuole sentire ragioni, vuole continuare questa storia con Malfoy».
«Oh santo cielo, la smettete per un momento? Mi aiuta in Pozioni e io lo aiuto in Difesa, tutto qui! È solo un reciproco dare e avere, nient’altro» sbuffò il prescelto «E poi ho bisogno del suo aiuto, altrimenti non potrò avvicinarmi a Lumacorno per conto di Silente» disse; i suoi amici lo guardarono perplessi «Okay, allora Silente mi ha chiesto di avvicinarmi al professore. Vuole ottenere qualcosa da lui, non so ancora cosa, ma è importante».
Non era molto onesto da parte sua, ma doveva per forza migliorare per entrare nelle grazie del professore come gli aveva chiesto il preside. Poteva capire le loro perplessità, lui stesso per i primi tempi era stato sospettoso circa l’atteggiamento di Malfoy. All’inizio lo aveva insospettito il fatto che lui, dopo sei anni di odio reciproco e di prese in giro ai loro danni, avesse fatto un passo indietro e, scusandosi, avesse mostrato una parte di sé che Harry non avrebbe mai immaginato neanche nei suoi sogni più fantasiosi. Tuttavia, incuriosito dal suo atteggiamento gli aveva concesso una possibilità sul treno e quando, senza che nessuno gli avesse chiesto nulla, il Serpeverde lo aveva aiutato durante la prima lezione di pozioni, beh, lì aveva capito che poteva tentare un approccio amichevole con lui per farsi aiutare, non si fidava completamente di lui, ma sembrava davvero diverso ora.
«Siamo solo preoccupati per te» disse la riccia, guardandolo «Pensiamo che lui ti stia usando. Tu stesso, fino a poche settimane fa, pensavi che fosse diventato un Mangiamorte come suo padre».
«Non lo è» disse Harry con sicurezza.
«Come fai ad esserne sicuro?»
«Mi ha mostrato le braccia. Nessun marchio» rispose il moro, guardando entrambi «E sono io quello che è andato a cercarlo per chiedergli aiuto in pozioni» spiegò «Finito il terzo grado?»
Hermione alzò le mani e sospirò «Se sei convinto di questa cosa, va bene. Sta’ solo attento, okay?»
«Sono sempre attento, Hermione» rispose il ragazzo con un sorriso triste sulle labbra «Stai tranquilla, non mi lascio abbindolare da Malfoy».
Lei gli rivolse un sorriso comprensivo e gli mise una mano sulla spalla: «La tua ingenuità un giorno ti ammazzerà».
«Sì, se non lo fa prima Voldemort» scherzò il ragazzo, lei gli diede uno schiaffo dietro alla nuca, con forza.
«Non dire mai più una cosa del genere, Harry Potter!» esclamò lei indignata «Intanto cerca di non farti ammazzare da Malfoy» disse lei «E non intendo fisicamente».
«Che intendi?» chiese lui, lanciando uno sguardo al tavolo dei Serpeverde, incrociando gli occhi grigi di Draco che guardavano nella sua direzione; Harry sussultò e, mentre prendeva il bicchiere, questo scivolò via dalle sue dita. Il biondo sghignazzò deviando lo sguardo e tornando a fissare il suo piatto, quindi Harry decise di smettere di rendersi ridicolo e tornò a guardare la sua amica.
«Niente…» mormorò lei, con l’espressione di chi in realtà sapeva più del diretto interessato «Quindi lo aiuterai con gli incantesimi di Difesa?» chiese Hermione interessata. Harry annuì.
«Uno solo in realtà, l’Incanto Patronus» rispose «Sembrava terrorizzato dai Dissennatori, quando Piton ci ha assegnato il tema su quelle mostruosità, quindi… io gli insegno qualcosa che so fare bene e lui mi aiuta a entrare nelle grazie di Lumacorno e a non essere una totale schiappa».
«Come tu abbia fatto a non essere bocciato fino ad oggi, resterà un mistero per me».
«Ehi! Alcune pozioni mi sono venute bene!» sbuffò il ragazzo indignandosi «Ho preso una O lo scorso anno ai GUFO!»
«Certo, perché avevi me che all’ultimo momento ti ho spinto a studiare!» Hermione scoppiò a ridere, coinvolgendolo e coinvolgendo anche Ron, che aveva ascoltato il loro dibattito. Draco dal suo tavolo si chiese cosa avessero quei tre da ridere e sentì una piccola morsa allo stomaco, pensando che appena quel pomeriggio, lui e Potter stavano ridendo e scherzando nello stesso modo. Che il prescelto lo vedesse già come un amico? Lo sperava ardentemente.
Quando finì di cenare, Harry si alzò rapidamente, Draco lo osservò per tutto il tempo mentre prendeva una borsa che si era portato dietro e fuggiva dalla Sala Grande prima che qualcuno lo fermasse. Malfoy decise che quello era il momento giusto per alzarsi a sua volta e raggiungerlo. Arrivarono quasi in contemporanea davanti alla Stanza delle Necessità e entrambi, senza dire una parola, compirono il rituale per farla apparire. Quando ne varcarono la soglia, si ritrovarono davanti una stanza molto simile all’aula di Pozioni, piena di calderoni, provette e utensili per preparare una pozione.
«Wow, questa cosa è grandiosa!» esclamò Harry, guardandosi intorno stupito; nonostante avesse usato quella stanza un anno prima, per mettere su ed allenare l’Esercito di Silente, ancora si stupiva di come quella stanza fosse in grado di diventare esattamente ciò di cui ogni persona aveva bisogno.
«Ancora te ne sorprendi?» chiese Malfoy, ridacchiando «Il tuo entusiasmo è davvero adorabile».
«Questo è un altro complimento, Malfoy? Controllati o penserò che ti stai innamorando di me» scherzò Harry, avvicinandosi a uno dei calderoni. Draco spalancò gli occhi e cercò di trattenere il rossore delle sue gote. Da quando Potter era diventato così sagace? Da quando rispondeva così per le rime? Era assurdo, era lui quello con la risposta sempre pronta, che doveva avere l’ultima parola e invece era la seconda volta che Potter lo zittiva con una frase.
«Spiritoso» mormorò avvicinandosi a lui «Allora, iniziamo? Non vedo l’ora di vederti annaspare per avere un aiuto dal sottoscritto. Forza, inizia a preparare la pozione di cui abbiamo parlato oggi».
«Non mi spieghi come procedere?» chiese Harry confuso.
«Abbiamo già fatto abbondante teoria, forza, inizia» disse Draco divertito «Tranquillo, non ho intenzione di ucciderti così, in quel caso avrei molta più fantasia» scherzò «Se sbagli qualche passaggio intervengo prima che tu faccia danni» lo rassicurò. A quel punto, il Grifondoro annuì e lesse tutti gli ingredienti, li prese dagli scaffali apparsi magicamente e li sistemò sul banco davanti a lui, sotto li occhi vigili e attenti di Draco, che annuì dando il suo consenso. Stava procedendo nel modo giusto. Harry si convinse e iniziò a preparare la pozione, accese il fuoco sotto al calderone e iniziò ad aggiungere gli ingredienti man mano. Poi si fermava quando le istruzioni gli dicevano di aspettare. Arrivò a metà della pozione, senza troppi intoppi (Draco era intervenuto solo due volte) prima dell’errore fatale. Il libro diceva di aggiungere la radice di mandragola sminuzzata finemente, lui l’aveva tagliata grossolanamente, senza particolare attenzione, credendo fossero la stessa cosa. La aggiunse e la pozione iniziò a bollire come se stesse per esplodere, non era per niente rassicurante.
Draco gli fu subito vicino e guardò l’operato. «Non è possibile. Andava tutto bene fino a cinque secondi fa. Cosa diavolo hai combinato?»
«Ho messo la mandragola! Qui dice di aspettare dieci minuti dal bollore e aggiungere la mandragola sminuzzata finemente». Draco rimestò nel calderone e tirò fuori uno dei pezzi di mandragola incriminati.
«Questo ti sembra sminuzzato finemente, Potter?» il moro osservò il suo pessimo operato e restò in silenzio «Okay, okay. Non è del tutto persa» disse spegnendo il fuoco, poi prese una specie di colino e recuperò tutti i pezzi di mandragola gettandoli via «Sminuzza quella mandragola finemente, Potter» ordinò «E poi vedi di polverizzare quelle radici, possibilmente con il mortaio e il pestello che non sono lì per bellezza. Forza».
Harry eseguì tutti gli ordini del suo tutor e riprese da dove si era fermato, quando lui gli diede il via. Dopo un’altra ora davanti a quella pozione, sembrava che fosse riuscito a portarla a termine.
Draco l’analizzò attentamente rimestando con il mestolo nel calderone «Non è perfetta» disse con tono critico «Ma va abbastanza bene, almeno non siamo saltati in aria».
«Ti ringrazio…» disse a disagio, davvero non era colpa sua se non era bravo con le pozioni, ogni anno per sfuggire ad un pazzo che voleva ucciderlo, non aveva tutto questo tempo per dedicarsi allo studio e alla pratica delle pozioni «Davvero, Malfoy. Grazie; so che per te è terribile dover avere a che fare con me, quindi grazie».
Il biondo si strinse nelle spalle «Non sei male come pensavo. E poi abbiamo un patto, tu mi insegni l’Incanto Patronus e perdi la partita, io in cambio ti salvo in pozioni».
«Mi sembra uno scambio equo» affermò il moro «Se non hai da fare, potremmo anche iniziare con il Patronus, se vuoi».
«Oh, Potty, anche tu muori dalla voglia di passare del tempo con me, attento che potrei pensare che tu ti stia innamorando di me» disse emulando il tono che il Grifondoro aveva usato poche ore prima con lui. Lo vide arrossire come un tizzone ardente, ma su quello non disse niente «Va bene, comunque, non ho di meglio da fare» affermò poi. Entrambi superarono la postazione con i calderoni e si spostarono in un’area più vuota della stanza.
«Potter, è vero quello che si dice? Che tu sai evocare un Patronus corporeo?»
Harry annuì, prese la bacchetta e la puntò davanti a sé: «Expecto Patronum!» pronunciò con intensità, una scia bianca fuoriuscì dalla bacchetta e subito si trasformò in un enorme e imponente cervo. Il Serpeverde restò a bocca aperta e osservò il Patronus del suo coetaneo. Non ci credeva, era vero. Non era una semplice diceria su quanto Harry Potter fosse bravo e dotato in Difesa, era maledettamente vero. Il cervo trottò allegramente per la sala, prima di sparire in una scia di luce bianca. Harry sorrise divertito davanti all’espressione del coetaneo.
«Wow» si ritrovò a mormorare «E posso riuscirci anche io?»
«Certo» confermò il moro «Basta che ti eserciti di continuo. Ci vuole un po’ di pratica per renderlo corporeo. Ma tu puoi farcela».
«E… e la forma la scegli tu?» chiese.
«No, dipende dalle tue emozioni, da chi sei, da come sei, anche dalla persona che ami, a volte. Il mio Patronus rappresenta mio padre, era un Animagus e si trasformava in un cervo; il Patronus di mia madre era una cerva, i loro Patronus erano collegati e il mio in qualche modo rappresenta il rapporto che non ho mai avuto con loro, o almeno mi piace pensarla così» disse, Malfoy notò le sue gote leggermente rosse «Quello di Hermione è una lontra, Luna ha evocato una lepre, Ron un Jack Russell Terrier e Ginny un cavallo, non ricordo tutti gli altri, l’anno scorso è stato un po’ confuso».
«Oh…» mormorò Draco, Potter gli stava dicendo un sacco di cose, come se fossero stati realmente amici «Se è legato alla persona, il mio potrebbe essere una specie di drago, no?»
«Un drago?» ridacchiò il moro «Perché proprio un drago?»
«Per il mio nome» rispose il biondo, l’altro lo guardò accigliato «Non lo sai? Il mio nome deriva dalla costellazione del Dragone» spiegò «È una tradizione della famiglia Black, usare i nomi delle stelle o delle costellazioni».
«Oh… non ne avevo idea. Mi piace questa cosa» disse il moro sorridendo «Beh, visto che sei così pieno di te, penso di sì. Il tuo Patronus potrebbe essere un drago, ma lo scopriremo solo quando ne evocherai uno. Adesso però ti spiego solo la teoria. Magari domani provi ad eseguirlo, okay?» gli chiese con il tono tranquillo. Draco si ritrovò ad annuire, quella nuova intimità con Potter gli piaceva, loro due che parlavano di Patronus, tradizioni di famiglia e nomi… era nuova, come situazione, ma piacevole. Harry iniziò a spiegargli che l’Incanto funzionava solo se associato ad un ricordo felice, un vero ricordo felice, qualcosa che era in grado di scacciare le brutte sensazioni che un Dissennatore avrebbe potuto creare in qualcuno. Restarono lì fino a mezzanotte passata, senza rendersene conto ed entrambi si diedero degli stupidi per non aver provato ad essere amichevoli l’uno con l’altro prima di quel momento. Per un momento, Draco dimenticò la missione e il suo compito, pensando solo al fatto che finalmente, dopo sei anni, Potter aveva accettato la sua amicizia. Avrebbero potuto essere così fin da subito, e invece… non doveva dimenticare il reale motivo per cui era lì. Non doveva perderlo di vista per nessuna ragione al mondo.
Tuttavia, nessuno dei due sapeva che quello era solo l’inizio.






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*me pensa: come posso aprire simpaticamente le note autrice della nuova storia nel fandom di HP? Ma si, ci sono! Geniale!*
Giuro solennemente di non avere buone intenzioni.
Dopo di questa mi sotterro, è stato un piacere. Non cruciatemi per le mie battute infelici, please. Anyway, salve people del fandom di HP, non sono nuova sul sito ma in questo fandom sì, anche se ho letto un’infinità di Drarry fino a stare male e a convincermi di dare il mio contributo alla nobile causa.
Sono Chiara, Tassorosso fino all’anima (mi rifiuto di accettare la traduzione Tassofrasso, no, che brutto), studentessa fuoricorso di lettere e filosofia, aspirante scrittrice (ma ho ancora tanto da imparare), Potterhead di prima generazione (perché sono vecchia e ho letto Harry Potter e la pietra filosofale alla giovine età di otto anni e sono una di quelle mentecatte che quando è uscito l’ultimo libro è andata alla Feltrinelli ad aspettare l’uscita, facendo prendere tre multe ai genitori per comprare il libro a mezzanotte in punto, vado molto fiera di quel timbro u-u). Shippo Drarry da quando ho facoltà di intendere e di volere di ship e dopo una lunga serie di tentativi andati a male (che non sono mai usciti dal mio PC) alla fine ho scritto quella che reputo la mia Drarry migliore e mi andava di condividerla con voi. (Poi se vi fa schifo me ne farò una ragione…)
Ora dirò qualcosa che farà fuggire tutti da questa storia, ma… pazienza. LOL amo sia i libri che i film (questi ultimi nonostante i loro difetti) e quindi attingo da entrambi per la storia. Inoltre le caratteristiche fisiche dei personaggi sono quelle dei libri (ovviamente) ma con l’altezza sono andata sul mio punto debole e quindi Draco è più alto di Harry perché Tom Felton è più alto di Daniel Radcliffe (che è un nanetto come me <3), spero non crei disturbi a qualcuno, prometto che le battute sull’altezza saranno limitate, ma presenti (io stessa sono alta quanto un hobbit quindi!)
Ma ciancio alle bande! Ogni capitolo è un mattone di quasi 10.000 parole. Non so scrivere poco, chi mi conosce sa cosa intendo… e la storia è di per sé lunga. (l’ho scritta quasi tutta)
Ora, brevemente vi spiego l’origine di questa cosa: lo scorso luglio è stato un mese particolarmente intenso, universitariamente parlando. Ho iniziato a scrivere questa cosa influenzata un po’ dall’esame di Filosofia Morale che aveva come argomento Nietzsche e la morale come pregiudizio. Parlando di pregiudizi, educazione e figure autoritarie il mio cervello è partito per la tangente e da bravo caso patologico quale sono ho analizzato i personaggi dal punto di vista morale e non ho potuto fare a meno di prendere Draco come esempio. Ha sedici anni, è influenzabile e ha avuto un padre che gli ha inculcato quei pregiudizi su chi è diverso dai purosangue e mi sono chiesta: se qualcuno gli avesse mostrato che si sbagliava, se si fosse impegnato a conoscere un po' gli altri invece che pensare solo a se stesso, cosa sarebbe succcesso? Da quella piccola analisi è uscita fuori questa storia, ma non ci saranno digressioni, tesi e dissertazioni filosofiche sull’argomento, giuro! Ho lavorato da fine luglio e per tutto agosto a questa cosa e mi è sfuggita di mano; doveva essere una cosa breve, di pochi capitoli lunghi come sono solita fare. Ne sono usciti tanti e lunghi, finora ne ho scritti 17, e dovrebbero essere circa 18/19 (non ho finito di scrivere gli ultimi quindi non so ancora quanto mi prenderanno le ultime parti LOL). Ma vabeh, non ci fossilizziamo su queste cose.
Avviso (non sono mai abbastanza lol), come ho detto anche all’inizio la storia si muove sui miei Headcanon, quindi i personaggi sono come li immagino io, quindi tendono a discostarsi un po’ dalla versione che conosciamo (letteraria o cinematografica che sia), quindi tendono ad essere OOC. Spero che nonostante ciò, vi possano piacere e possiate amarli quanto li ho adorati io mentre scrivevo questa cosina ^^ Altrimenti cruciatemi pure… ma non lanciatemi un Anatema che uccide, prometto che non ve ne pentirete! Adesso basta, che queste note stanno diventando più lunghe del capitolo stesso, dopo questo papiro spero che qualcuno sia vivo e che voglia continuare a leggere, in quel caso ho un ultimo avviso :D Aggiornerò una volta a settimana (l’università non perdona, sto cercando di laurearmi, sorry) il sabato o la domenica. La storia è già quasi tutta finita e ne sono molto proud! A chi seguirà la storia: vi farò compagnia nei prossimi mesi, spero che sia una buona compagnia! E spero che la storia piaccia anche a voi :D
Ah dimenticavo, si ringrazia harrypotter.fandom.com (Harry Potter wiki) per le frasi sui dissennatori e per tutte le cose che non ricordavo (la vecchiaia, ricordate?) :D
See you soon, people!
 
PS chiedo venia per eventuali errori di distrazione, ma betando da sola le storie, molte volte mi sfuggono.
 
Fatto il misfatto! (battute di merda, pt 2 – addio!)

   
 
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