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La Lupa
I |
l
villaggio è ormai lontano, ma si vede ancora il fumo. Dà l’idea di brutto
tempo, di pioggia in arrivo. Ma Arya sa che non scenderà nemmeno una goccia.
Non oggi.
Aspetta la neve, fiocchi bianchi che scendano a
coprire i resti del fuoco, che si sciolgano a contatto con la cenere. Non le
piace quella terra: troppi ricordi. Lì, nelle Terre dei Fiumi, Sansa ha tradito
la sua fiducia. Ha tradito lei.
Ha mentito per Joffrey…
Lì, sulla Strada del Re, Mycah è stato ucciso dal
Mastino.
Stringe i pugni e monta a cavallo. Comincia a
sentire la stanchezza del viaggio. Non pensava che avrebbe ripercorso quella
strada tanto presto. Che avrebbe ucciso per tornare a casa.
Prosegue per un pezzo prima di accamparsi. Ha
bisogno di mangiare qualcosa, di scaldarsi vicino a un fuoco, di far riposare
il cavallo. Si inoltra nel bosco, fermandosi in una piccola radura protetta da
un cerchio di alberi. Ci sono cespugli e bacche ricoperte da un sottile strato
di ghiaccio.
Arya socchiude gli occhi. E ricorda.
∞
Tormund lo segue fuori dalla Sala Grande, nel
cortile innevato. Jon nota gli sguardi inquieti della gente che lavora al
castello: legge il sospetto sui loro volti, la paura che i Bruti possano
riprendere a bruciare villaggi, a rapire le loro donne. Forse qualcuno è
persino preoccupato per Sansa. Forse qualcuno teme che venga uccisa.
Grande Inverno prospererà sotto di lei. Jon ne ha
la certezza. Ha saputo cos’ha fatto quando lui era via, come ha preparato gli
uomini per la difesa del castello. Le armature imbottite, i rifornimenti, la
gente richiamata dai villaggi vicini, in modo che tutti fossero al sicuro, al
riparo dagli attacchi degli Estranei.
«Tua sorella vuole dare una festa per Davos e la
donna grossa.» La voce di Tormund riecheggia tra le mura del castello. Gli
uomini sulle mura abbassano gli occhi a guardarli.
«È così.»
Forse spera che Brienne non la tradisca, che non
dica nulla su di me a Bran.
Ma poi, c’era veramente da temere Bran?
È mio fratello, pensa, come se stesse
parlando con Sansa. E nella testa sente la voce di lei, fredda eppure
coinvolta: pensi che questo sia sufficiente?
«Che fine ha fatto il tizio con una mano sola?»
domanda Tormund, a testa bassa.
E i ricordi lo avvolgono come un uragano. Drogon,
il fuoco, bambini in fuga. Il terrore negli occhi di Varys, un attimo prima di
morire, e Tyrion, la sua delusione, le labbra contratte, la spilla che rotola
giù dai gradini sotto la Fortezza Rossa, e gli Immacolati, e il coltello tra le
mani di Verme Grigio, le sue parole dette con fermezza – gelo – gli
uomini dei Lannister in ginocchio, tremanti, con la supplica che non sia la
fine.
Uno dopo l’altro, come animali al macello, sotto
gli occhi di tutti. Tutti loro.
Ricorda la pressione sul braccio di Verme Grigio,
uomini del nord contro Immacolati – Davos al suo fianco – il drago che
sorvola la città… che si posa sui bastioni della fortezza.
E poi Daenerys, il drago, che non può
essere domato, non può essere sconfitto. Può solo essere ucciso.
Tyrion che vaga per le strade, tra i palazzi
distrutti, tra le macerie di case e persone. Tyrion che cerca i suoi fratelli.
“Devo farlo da solo.”
Jon ricorda di avergli letto quella frase, non
nello sguardo, ma nella posa delle labbra, nella lentezza dei passi e la
posizione del corpo quando si è voltato a dargli le spalle.
Sa di aver pensato che, al suo posto, avrebbe
lasciato cadere la spilla esattamente come ha fatto lui.
Ti ucciderà, ha pensato vedendo
quella scena, con la schiena a ridosso del muro distrutto.
L’odio negli occhi di Daenerys era stato come un
fuoco su Tyrion, si era scontrato con la sua delusione – ghiaccio – con
la consapevolezza di aver perso gli ultimi membri della sua famiglia.
E quando l’ordine era stato dato – “prendetelo.
Prendetelo. Prendetelo.” – Jon era rimasto a guardare.
Ha visto i suoi fratelli travolti dalle macerie.
Li ha trovati insieme.
«Allora, piccolo corvo? L’uomo senza una mano è
tornato a sud?»
Jon scuote la testa, nelle orecchie rimbomba il
suono dei loro passi sulla neve. «Sì, è tornato a sud.»
«E c’è il rischio che torni qui? A sud della
Barriera?»
Tormund lancia una veloce occhiata dietro le
spalle, dove Brienne sta discutendo con alcune guardie della sua scorta.
«No» sospira Jon. «Non esiste questo rischio.
No.»
Poi lo vede passarsi una mano nei capelli rossi,
raddrizzare la schiena e voltarsi. Riceve una vigorosa pacca sulla spalla.
«Meglio così. Ci vediamo, corvo.»
Jon si ferma a guardarlo. Lo osserva camminare
spedito verso gli inviati di Bran, girare intorno a Brienne, fare una battuta a
cui ride da solo. Lei non sembra felice di vederlo. Gli lancia diverse
occhiatacce prima di dargli la schiena e tornare dentro.
Tormund lancia uno sguardo a Jon e scrolla le
spalle.
∞
Arya è accampata nel fitto bosco quando sente dei
rumori. Getta un altro ramoscello nel fuoco e cerca Ago. La tranquillizza
sentire il suo peso contro la gamba, toccare l’impugnatura levigata sotto lo
spesso strato di guanti.
Sente lo scalpiccio degli zoccoli del cavallo,
così lo raggiunge e gli accarezza il collo. Nella neve, il suo corpo è caldo
come una fornace. Trema nel vento, all’ombra degli alberi, e dalle narici
escono come sbuffi di fumo.
«Tranquillo…» sussurra Arya, controllando che le
briglie siano ben legate al ramo. «Presto sarà tutto finito.»
Li sente. Nonostante siano veloci e silenziosi.
Oggi è lei la preda.
Aspetta di essere accerchiata, poi lascia correre
lo sguardo fino a incontrare gli occhi di tutti loro. Vede i loro respiri
condensarsi nell’aria, le lingue accarezzare le labbra. Come un unico elemento,
fanno tutti un passo avanti. Poi si fermano.
Dove sei?
E lei compare, maestosa e gigantesca rispetto al
suo branco. Stavolta non digrigna nemmeno i denti, scivola verso Arya come se
fosse fatta di nebbia. Solo gli occhi sono vivi, due pupille come pozzi neri in
cui perdersi. Sente di cadere, attratta da quello sguardo, catturata dai
ricordi.
“Vattene via!”
La zampa calpesta un sasso che spunta sotto il
sottile strato di neve. Pietre in volo. Le pietre la colpiscono, le fanno
male. Il pelo struscia contro il tronco di un albero mentre si avvicina. Restiamo
qui, nascoste. Ma poi devi andartene, devi fuggire. Non puoi restare con me.
Le fauci si spalancano piano, mostrando una serie di denti bianchi e perfetti. Ti
uccideranno. Va’! Vattene via!
«Nymeria» mormora Arya, sfilando un guanto. «Sono
tornata, hai visto?»
Allunga una mano verso di lei, piegando la
schiena in avanti. «Torno di nuovo a casa. E stavolta vorrei che venissi con
me.»
Il muso si allunga ad annusarla. Nymeria lascia
scorrere la lingua sulle labbra, guarda i lupi intorno a loro e poi di nuovo
Arya.
«Ti prego, torna a casa.»
Per favore, Nymeria! Devi andartene!
«Non ti chiederò mai più di lasciarmi, se torni.»
Piega un ginocchio nella neve, solleva gli occhi fino a incontrare di nuovo i
suoi. «Te lo prometto.»
E per un istante che pare interminabile, la
risposta negli occhi di Nymeria sembra essere un sì.
N.d.A.:
Ciao! Questo capitolo non arriva per caso. C’è
una persona a cui oggi serve un intero branco di lupi, perché i lupi portano
fortuna, si prendono cura gli uni degli altri. Quindi, in bocca al lupo, Relie!
Se il capitolo vi è piaciuto, fatemelo sapere. A
presto!
Celtica