I marchi purpurei di Arahabaki spiccano in modo osceno su quella pelle così chiara, proprio come il sangue che gli scende lungo le tempie, che gli riga il mento, colando dagli angoli della bocca. Il prezzo da pagare per usare quel potere è alto: il corpo di Chuuya viene consumato dall’interno e Dazai sa che l’ex partner non avrebbe resistito ancora a lungo in balia di quella forza distruttrice incontrollabile.
         Ma Chuuya ancora ride, continua ad avanzare e distruggere, perso nell’estasi del potere che in quel momento lo controlla totalmente. Se Dazai non lo fermasse, Chuuya morirebbe, e per un attimo la bellezza e la poesia di quell’atto di fede gli fanno desiderare di osservarlo ancora per un po’. Sono stati partner, adesso sono nemici, e per l’ennesima volta la vita dell’uno è stata, ed è, nelle mani dell’altro.
         Se Chuuya non avesse usato il suo potere, sarebbero morti entrambi. Lo ha fatto soltanto confidando che Dazai lo avrebbe fermato, prima che fosse troppo tardi. Ma la verità è che adesso Dazai potrebbe andarsene, lasciarlo morire e sbarazzarsi di uno dei più pericolosi membri della Port Mafia senza neanche sporcarsi le mani.
         Dazai sorride.
         «Hai annientato il nemico,» dice, stringendo la mano attorno all’avambraccio pallido di Chuuya. «Riposa pure, Chuuya.» Il suo tono è pacato come al solito, vagamente accondiscendente. C’è qualcosa di simile al piacere nell’essere in una posizione di tale vantaggio, anche se la verità è che non lo avrebbe lasciato morire, mai — non così. Il suo potere si propaga, con quel contatto, tinge per un attimo la notte di bianco: la serpentina scarlatta che decorava la pelle del ragazzo scompare, e i suoi occhi, sbarrati e vitrei, tornano azzurri, lucidi. Lo stupore dura poco, e nello sguardo dell’ex partner Dazai scorge in fretta il familiare disprezzo, la rabbia e l’odio che gli riserva con una costanza ammirevole. Ma per furioso che sia, Chuuya non ha scelta che crollare sulle ginocchia, devastato, celando il dolore dietro i denti serrati e coprendosi il fianco con un braccio.
         «Perché non mi hai — fermato pri— ma...?» sibila, stringendo la terra con la mano, fulminandolo con un’occhiata assassina.
         «Ma era un bello spettacolo.»
         Ribatte, Dazai, accucciandosi per mettersi al fianco dell’amico con cui la gara a chi è più stronzo non si ferma mai, neanche quando Chuuya è così mal messo.
         «Mi sono fidato di te,» Chuuya continua, con la voce che stenta ad uscire ma sorretta dalla caparbietà che lo contraddistingue e che lo rende la spina nel fianco che è. «Sarà meglio — che mi porti — al punto — di estrazio—ne.» riesce a concludere, comunque, l’attimo prima di crollare sul fianco, privo di sensi.
         «Sta tranquillo, Chuuya.» Dazai sorride. «Non ti abbandono.»

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Note: Una cosina ina-ina (per inaugurare il fandom nuovo e prenderci confidenza) che è stata scritta per la "Dashing through the pain" Challenge nel gruppo fb https://www.facebook.com/groups/534054389951425/
Spero vi sia piaciuta!
xoxo