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Autore: Keeper of Memories    09/09/2019    0 recensioni
"La determinazione del giovane templare bruciava nel suo sguardo, infondendone anche a lei, che mai come allora si era sentita forte e risoluta nell'affrontare il suo dovere.
"Nel tuo cuore arderà una fiamma inestinguibile", pensò e mai parole furono più adatte a quel momento.
Tutti loro alimentavano quella fiamma e lei l'avrebbe usata per far luce in quell'epoca oscura, per riportare ordine in quel caos, la giustizia a coloro che la cercavano."
La storia dell'Inquisitrice Trevelyan, della sua insolita famiglia e della loro altrettanto insolita sorte.
Genere: Fantasy, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cullen, Inquisitore, Nuovo personaggio
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Innumerevoli grandi eroi si sollevarono,
quercia e ferro contro le catene degli uomini del nord,
percorsero le strade solitarie e sempre in rovina.
Potenti le braccia e appassionati i cuori
resi in polvere. Amaro è il dolore,
mangiato sovente e crudo, veleno che indebolisce senza uccide.
  • Andraste 1:2
 
«Che fai sorellona, piangi?» la punzecchiò Faust.
Selene si staccò dal fratello, scoprendo solo allora d'avere il volto umido.
«Nah, mi sarà entrato qualcosa...» rispose, stropicciandosi gli occhi «Tipo un elefante.»
«Elefante? Sicura non fosse un demone?»
I due fratelli eruppero in una sonora risata sotto lo sguardo stupito dei presenti, la prima risata genuina che Selene faceva da quando si era risvegliata nelle prigioni di Haven.
Bene, Faust è il solito idiota, pensò sentendosi insolitamente sollevata.
 
«Perdonate l'intrusione, Araldo» s'intromise Ser Barris «I templari sono pronti ad ascoltare le richieste dell'Inquisizione.»
«Certamente» rispose, muovendo qualche passo verso i compagni. Si rivolse ai presenti, giovani templari stremati dalla battaglia. Il varco nel cielo catturò brevemente il suo sguardo quasi a ricordarle perché si trovava lì.
«Templari! A nome dell'Inquisizione, sono qui a chiedervi aiuto per ricucire il cielo» esordì, facendo scorrere lo sguardo sui presenti «So che a causa dei recenti eventi il vostro Ordine è finito in cattiva luce, ma è anche per questo che sono qui, ad insistere affinchè vi uniate a noi. Questa è la vostra occasione Templari! Dimostrate al Thedas che sapete ancora cos'è l'onore, che non avete dimenticato i vostri doveri, che proteggerete i suoi abitanti dai pericoli della magia come Andraste fece prima di voi!»
«Avete ragione Araldo» aggiunse Barris «per troppo tempo abbiamo messo da parte i nostri doveri da templare. Tuttavia, gli ultimi eventi ci hanno lasciati senza leader. Abbiamo bisogno di una guida, di riformare l'Ordine.»
«E lo faremo. L'Ordine non morirà oggi, Ser Barris. Vi offriamo un'alleanza.»
«Fratelli e sorelle, avete sentito? Accettate i termini dell'Inquisizione?» il templare si rivolse ai commilitoni. La risposta unanime arrivò, un "si" entusiasta da parte di tutti i templari.
«Vi attendiamo ad Haven.» concluse Selene.
 
Fu a quel punto che gli effetti collaterali della pozione presero il sopravvento, facendo cadere la giovane a terra, i muscoli doloranti protestavano ad ogni movimento.
«Araldo! State bene?»
Un trafelato Cullen si fece strada tra la folla, seguito da un manipolo di soldati.
«Cullen? Cosa ci fai qui?»
«Una certa Comtesse ha mandato una richiesta di soccorso a uno dei nostri accampamenti» rispose, inginocchiandosi al suo fianco, «Mi trovavo in zona, con il Toro e la sua compagnia.»
«Oh dev'essere stata zia Helene.» Selene cercò di alzarsi ma senza successo, ottenendo solo una fitta alle gambe.
«Siete ferita?»
«Solo gli effetti collaterali di una pozione stimolante, passerà.»
Per tutta risposta, il comandante le passò un braccio attorno alla vita e l'aiutò a rimettersi in piedi, mormorando un "perdonate l'intrusione".
«Ehi boss!» la salutò Bull «Io e i ragazzi siamo pronti a spaccare qualche testa!»
«Bull! Siete arrivati in ritardo, temo.» disse, quindi accennò a Ser Barris, «Lui è Ser Barris, il nostro contatto con i templari. Ser Barris, conoscete già il Comandante Rutherford?»
«Di fama.» rispose questo, porgendo la mano a Cullen che questo prontamente strinse con forza.
«Ehi sorellona, non mi presenti?»
«Ah giusto!» rispose, quindi si schiarì la voce «Inquisizione, questo è mio fratello minore Faust Trevelyan.»
«Non ci hai mai detto di avere un fratello.» Cassandra si era unita alla conversazione, sorretta dalla povera Vivienne, vacillante sotto il peso dell'armatura.
«Già sorellona, perché non hai mai parlato del tuo meraviglioso fratello?»
«Non era un'informazione rilevante» rispose, roteando gli occhi, «In ogni caso, dobbiamo tornare a Haven.»
 
La conversazione si concluse poco dopo: Cullen e Barris organizzarono la mobilitazione dei templari e Selene assegnò alle Furie una missione di ricognizione al castello di Redcliff. Erano alle stalle, pronti a ripartire, quando risultò evidente che Selene non era in grado di cavalcare in quelle condizioni. Cassandra infatti era agevolata dall'addestramento ricevuto ed ebbe solo un po' di difficoltà a mettersi in sella mentre Varric sembrava essere meno affetto dai dolori rispetto alle due dame. Fu ancora Cullen ad aiutarla, offrendosi di condividere il cavallo con lei ed assicurarsi che restasse in sella. Non potendo rifiutare, Selene ringraziò il comandante, leggermente a disagio all'idea di farsi accudire come una bambina. Del viaggio tuttavia non ricordò molto, poiché si addormentò quasi subito, complici la stanchezza e la comoda pelliccia che Cullen indossava.
 
Selene si svegliò nel suo alloggio ad Haven. Un'insolita pressione sulla guancia le suggerì che non era sola.
«Ben svegliata sorellona!» la salutò Faust, continuando a pizzicarle la guancia.
«Faust? Cosa diavolo ci fai qui? No, aspetta. Quanto ho dormito?»
«Non lo so, sono arrivato ieri.»
«Avete dormito poco meno di due giorni, Araldo.» Leliana uscì dall'ombra in cui si trovava «Felice di vedervi sveglia.»
Selene si mise lentamente a sedere, i muscoli indolenziti non protestavano più molto, ma una fitta alla testa non mancò di farle visita.
«Ricordatemi di non bere più intrugli simili.»
«Certamente. Vi faccio portare qualcosa da mangiare.»
«Grazie Leliana e per favore, dammi del tu.»
«Come vuoi» rispose questa con un sorriso, lasciandola sola con il fratello.
«Bene, ora vuoi dirmi che ci fai qui? Non aspettiamo i templari prima di domani.»
«Beh mi hanno mandato avanti, ovviamente.»
«Davvero? Hanno mandato avanti te.»
«Certo, perché io-»
«Ti ricordo che non sei in grado di mentirmi.»
«Per la miseria, potresti almeno farmi provare» disse, alzando lo sguardo al cielo.
«Quindi?»
«Mi annoiavo. Erano mesi che prendevo solo ordini, insomma, neanche un eretico da far fuori» sbuffò.
«Chissà perché non sono stupita.»
Un'elfa li interruppe, consegnandole una zuppa calda e del pane. Selene la ringraziò, sorseggiando lentamente la zuppa. Faust addentò il tozzo di pane, senza troppi complimenti.
«Quindi?» chiese, masticando lentamente.
«Quindi cosa?»
«Gli eretici! Ne uccidiamo qualcuno vero? Così mi spieghi dove hai imparato a tirare con l'arco.»
«Beh, all'ultima domanda non posso rispondere» disse, ridacchiando.
«Come no? Dai, dimmelo!»
«Non posso, è un segreto tra donne!» ridacchiò.
«Un segreto tra chi?»
«In ogni caso, tutti i mezzi dell'Inquisizione sono impegnati per la chiusura del varco. Non organizzeremo spedizioni nei prossimi giorni.»
«Neanche una piccola piccola?» insistette, sgranando gli occhi.
Selene terminò la zuppa e posò il cucchiaio nella ciotola, sospirando
«Facciamo così, fratellino. Manderò un agente di Leliana nelle Terre Centrali, alla ricerca di un qualche covo degli eretici.»
«Si!» esclamò Faust, senza nemmeno provare a nascondere l'emozione.
«Ma! Ci andiamo dopo aver chiuso il varco.»
«Uff... va bene.»
«Credo però di dovermi rimettere al lavoro ora» disse infine, alzandosi dal letto, «Non cacciarti nei guai.»
«Tranquilla, non farò nulla del genere.»
Selene gli lanciò un'occhiata torva, poco prima di uscire. Non gli credette, nemmeno per un istante.
 
Accertatasi delle sue condizioni fisiche, Selene si rimise subito al lavoro. Chiese a Leliana di mandare in ricognizione alcuni suoi agenti, nelle Terre Centrali, e prese a leggere con attenzione il plico di rapporti che era andato a formarsi sul tavolo della sala da guerra. Di uno in particolare, volle sentire la testimonianza diretta dell'incaricato.
«Tenente Aclassi, entra pure.» disse Selene accennando al giovane sottoposto del Toro ad entrare con un cenno.
«Si, signora. Volevate vedermi?» chiese, osservando distrattamente i presenti.
«Ho letto il rapporto ma vorrei mi dicessi tu stesso cos'è successo al castello di Redcliff. Non tralasciare nulla.»
«Certamente. Grazie alle informazioni di sorella Leliana riguardo al passaggio segreto, le Furie sono riuscite ad entrare nel castello di soppiatto. La maggior parte dei venatori era ormai andata, fatta eccezione per un piccolo gruppo di cultisti.»
«Questo corrisponde a quello che hai scritto nel rapporto. Qui parli però di un rito.»
«Esatto, signora, facendo irruzione abbiamo interrotto una qualche sorta di rito. Dallo scontro che ne è seguito, abbiamo salvato uno dei venatori, che ora si trova nelle segrete di Haven.»
«Prima di andarvene avete esaminato attentamente l'area, in cerca di indizi?»
«Si signora. Ho trovato molti strumenti comunemente usati dai maghi del Tevinter e degli insoliti pittogrammi in tutta la stanza.»
«Molto bene» disse Selene, prendendo una pergamena vuota e una penna che intinse nel calamaio «disegnerò alcuni simboli, dimmi se ricordi di averli visti.»
Selene prese a scarabocchiare sulla carta, ma venne interrotta quasi subito dal tenente.
«Quello! Quello era il più ricorrente» disse, indicando uno scarabocchio a forma d'occhio.
«Ne sei sicuro?»
«Si, senza dubbio. Ricordo anche questo» aggiunse, muovendo il dito sul foglio «ma in misura decisamente minore.»
«Grazie tenente. Per ora è tutto.»
«Signori.» li salutò, facendo un cenno con la testa.
 
«Non mi piace.» Cassandra ruppe il silenzio che era calato attorno al tavolo da guerra, esprimendo involontariamente il pensiero di tutti.
«Nemmeno a me, per niente.»
«Conosci il significato di questi simboli?» chiese Leliana
«Questo mi è ignoto» rispose, indicando l'occhio «ma l'abbiamo trovato a Theirinfall, nel salone con il lyrium.»
«Me lo ricordo» s'intromise Cassandra «era disegnato con il sangue. Inzaccherava anche quel busto dell'Imperatrice Celene. Cos'è l'altro simbolo?»
«Non ne so molto, ma si usa per alcuni tipi di evocazione.»
«Evocazione? Intendi demoni» era stato il comandante a parlare.
«Esatto. Demoni dell'ira e della fame soprattutto. Alcune ombre maggiori.»
«Sembra sappiate molte cose sull'argomento» sottolineò Cullen. Selene fece spallucce.
«Ho letto molti libri, la maggior parte dei quali proveniva dal Circolo di Ostwick, dove mio padre era di stanza.»
«Aspettate, vostro padre era un templare?»
«Bann Trevelyan, Cavaliere Comandante del Circolo di Faxhold, noto ai più come il Macellaio del Mare del Risveglio.»
«Fate attenzione alla vostra mascella, comandante, rischiate che vi caschi a terra» lo prese in giro Leliana, ridacchiando.
«Leliana, voi lo sapevate? Sapevate tutti che suo padre era un pezzo grosso dell'Ordine?»
«Certo che lo sapevo, sono il capo spia.»
«L'ho intuito dal cognome del nostro Araldo, Cullen. È un nome noto tra i Cercatori.»
«Anche tu Josephine?»
«Ranghi e Casate Nobiliari sono il mio campo, comandante.»
«Possiamo non parlare della mia famiglia, per favore?» li interruppe Selene «Chiunque fosse mio padre, ora non è più tra noi.»
«Ti chiediamo scusa, lady Trevelyan. Non volevamo essere indelicati.» aggiunse in fretta Josephine.
«Nessun problema, solo, chiamatemi Selene o lady Selene e datemi del tu quando non siamo in occasioni ufficiali» rispose Selene, massaggiandosi le tempie. «Dunque, facciamo così. Leliana, fai battere ai tuoi agenti un'area più ampia. Ai primi segni di circoli di evocazione, voglio essere informata subito.»
«Certamente.»
«Cullen, mobilita immediatamente tutte le truppe disponibili e fortifica il villaggio come meglio puoi. Non facciamoci cogliere di sorpresa da un'orda di demoni.»
«Agli ordini.»
«Josephine, occupati degli accordi per i rifornimenti di lyrium. Ne avremo bisogno se vogliamo che i templari ci aiutino a chiudere il varco.»
«Come desiderate, lady Selene. Quanti templari arriveranno?»
«Una trentina di veterani sono già in marcia.»
«Sono quasi arrivati» s'intromise una voce sconosciuta. Pochi istanti dopo Cole apparve sul tavolo, intento ad osservare una pedina. «Ai templari non piacciono i ritardi.»
In pochi secondi, Cassandra e Cullen avevano sguainato la spada e ora la puntavano contro il ragazzo.
«Fermatevi!» tuonò Selene.
«Sono venuto con te, per aiutare. Volevo dirtelo prima, ma non ti svegliavi.»
«Va bene, Cole. Ci hai solo spaventati, sai, sbucando dal nulla.»
«Non ero nel nulla, ero qui, ma non mi avevate visto. Molta gente non mi vede, finché non glielo permetto.»
«Chiamate le guardie!» gridò Cassandra «Questa creatura-»
«Un momento» la interruppe Leliana, quindi si rivolse a Cole «Puoi spiegarci perché sei qui?»
Cole tacque per un attimo, quindi si rivolse a Selene, lo sguardo indecifrabile appena visibile sotto i capelli ispidi e l'enorme cappello.
«Tu aiuti le persone. Le hai messe in salvo, quando stavano per morire. Voglio farlo anch'io. Posso aiutare.»
«Davvero generoso da parte tua» commentò sarcasticamente Cassandra.
«Cole mi ha salvato la vita a Theirinfall. Non avremmo mai sconfitto Invidia se non fosse stato per lui.»
«Non starai suggerendo di lasciarlo libero per il campo, vero?» Cullen la guardò esterrefatto, la spada sguainata non si muoveva di un millimetro.
«Non v'intralcerò, sarò piccolo piccolo, invisibile, amenochè non mi cerchiate» disse infine il ragazzo, per poi sparire nel nulla proprio com'era apparso.
«Dove diavolo è finito?»
«Sarà qua attorno» disse Selene scrollando le spalle e adoperandosi per risistemare le pedine. «Non perdiamo tempo in chiacchiere, abbiamo tutti qualcosa da fare.»
 
 
Selene si fece portare una sedia nella sala da guerra e si mise a leggere con attenzione i rapporti rimanenti, occhieggiando la mappa sul tavolo di tanto in tanto. Quando finì era ormai notte e solo allora si accorse delle candele che avevano illuminato la stanza per tutto quel tempo.
«Grazie per le candele, Cole» disse ad alta voce, guardando dritto davanti a sé. Il giovane apparve pochi secondi dopo, seduto a terra accanto a lei.
«Rabbia, dolore, un mare in tempesta che s'infrange contro la costa. Io vi odio, vi odio entrambi.» esordì, alzandosi in piedi.
«Come prego?»
«Loro non ti odiano. Sono fieri di te. Sangue del mio sangue che ribolle nelle vene, un cavallo indomito, senza briglie o sella.»
«Ti ringrazio Cole» gli disse, tentando stancamente un sorriso.
«Voglio aiutare.»
«Apprezzo quello che hai tentato di fare, davvero. Credo di essere solo un po' stanca.»
Cole annuì, sparendo nuovamente. Selene si alzò con fatica, desiderando ardentemente il letto che l'attendeva dall'altra parte del villaggio, ma il gorgoglìo del suo stomaco le ricordò che in tutta la giornata aveva mangiato solo una zuppa. Decise quindi di fermarsi alla locanda, sperando in qualche avanzo di stufato.
 
La locanda era tutt'altro che silenziosa, diversi avventori chiassosi riempivano i tavoli costituendo l'allegra atmosfera che scaldò il cuore di Selene.
«Salve Flissa! Posso avere qualcosa da mangiare? Dello stufato magari.» chiese alla giovane dietro il bancone.
«Certamente tesoro. Qualcosa da bere?»
«Dell'idromele, grazie.»
«Accomodati pure, ti porto tutto fra poco.»
«Sorellona!» sentì urlare dall'altro lato della stanza. Si voltò in tempo per vedere un barcollante Faust camminare verso di lei, poco prima che la stritolasse in un abbraccio. «Sorellona! Che bello vederti qui, mi sei mancata tanto!»
«Ciao Faust» rispose scherzosamente, scompigliandogli i capelli rossicci «Nel "non mettersi nei guai" era incluso l'ubriacarsi.»
«Ubriaco? No no, non sono ubriaco! Devo ancora battere quel qunari!»
Da dietro la spalla del fratello, Selene intravide il Toro di Ferro e la sua compagnia, seduti a un tavolo assieme a Varric, Blackwall e Sera.
«Ehi boss!» la salutò, facendole cenno di sedersi con loro.
«Salve ragazzi!» rispose facendo un cenno con la mano. Tentò di divincolarsi dall'abbraccio del fratello ma questo la strinse più forte.
«No no! Non hai capito» mormorò Faust contro la sua spalla «Pensavo fossi morta anche tu. Dicevano che erano tutti morti su quella dannatissima montagna.»
Quelle parole colpirono Selene come una pugnalata, ma non lo diede a vedere. Accarezzò la testa del fratello, invece, con fare rassicurante.
«Suvvia fratellino. Sai benissimo che ci vuole ben altro per farmi fuori.»
Faust non disse nulla per alcuni secondi.
«Non mi farò battere da quel qunari!» esclamò infine, staccandosi dalla sorella e dirigendosi con sicurezza verso il tavolo. Selene lo seguì, ridacchiando.
«Ehi freccia!» la salutò Varric «Tutto bene ai piani alti?»
«Che domande nano! Presto chiudiamo quel coso nel cielo!» tuonò Bull, battendo un pugno sul tavolo, abbastanza forte da rovesciare il boccale di Sera.
«Ehi bestione! Era la mia birra quella!»
«Ahah! Perdonami ragazzina» rispose il Toro, assestandole una pacca sulla spalla tutt'altro che leggera.
«Fai attenzione deficiente, puzzi di alcol» rispose questa ridendo come se nulla fosse.
«Ehi coso con le corna! Non abbiamo ancor finito!» disse Faust, alzandosi dallo sgabello e sventolando il boccale con fare minaccioso «Non sono ancora ubriaco!»
«Tuo fratello è uno spasso, Araldo!» Blackwall eruppe in una sonora risata e, senza nemmeno accorgersene, anche Selene stava ridendo di gusto.
«Ehi, Flissa!» chiamò la locandiera, che però si stava già avvicinando con la sua cena «Porta un altro giro al tavolo, offro io.»
«Arriva subito!» rispose questa, posando davanti a lei il boccale d'idromele e il piatto di stufato fumante.
«Woah! Grazie boss!»
«Sempre detto che sei una gran donna!»
«Ehi eroe, hai detto una roba super ambigua alla nostra Lady Araldo» disse Varric tirando una gomitata al Custode e provocando una catena interminabile di risate tra i presenti.
«Facciamo un brindi a Lady Araldo!» disse infine Sera, alzandosi in piedi sul suo sgabello.
«A Lady Araldo!» urlarono tutti insieme, sollevando i boccali.
   
 
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