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Autore: funny1723    10/09/2019    1 recensioni
Dal testo:
"Hermione aveva provato più volte a comprendere le scelte di Draco Malfoy.
Prima, quando la guerra era solo un’ipotesi terrificante, ma lontana, non si era mai interessata a lui, perché avrebbe dovuto? Draco Malfoy per Hermione era sempre e solo stato un ronzio fastidioso, una spiacevole parentesi della vita scolastica a cui non serviva dare troppo peso, o almeno così era all’inizio."
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger | Coppie: Draco/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
- Questa storia fa parte della serie 'Haunted heart'
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LATE AT NIGHT








If I could hold them in my hand
I'd make them understand
I'm not a haunted mind
I'm not a thoughtless kind






Hermione aveva provato più volte a comprendere le scelte di Draco Malfoy.
Prima, quando la guerra era solo un’ipotesi terrificante, ma lontana, non si era mai interessata a lui, perché avrebbe dovuto? Draco Malfoy per Hermione era sempre e solo stato un ronzio fastidioso, una spiacevole parentesi della vita scolastica a cui non serviva dare troppo peso, o almeno così era all’inizio.
Draco era il ragazzo ricco ed arrogante che credeva di poter calpestare gli altri solo perché suo padre era, beh, suo padre. Draco si credeva un re, un eletto, ma la verità era che per Hermione non era mai stato niente più di uno sciocco bambinetto viziato incapace di prendere una posizione da solo.
Poi però le cose erano cambiate, la guerra era diventata molto più di un pensiero astratto e confuso, era diventata reale, vicina. E quando era giunto il momento di fare una scelta, di decidere da che parte stare, Draco Malfoy si era schierato dalla parte sbagliata. Da quel momento per Hermione era diventato qualcosa in più di un fastidio, era diventato il nemico.
Ogni tanto la ragazza si risvegliava ancora con le urla a graffiarle la gola ed il viso madido di sudore al ricordo del pavimento freddo di Malfoy Manor contro la schiena, dello sguardo folle di Bellatrix Lestrange e di quello impassibile e calmo di Draco dietro di lei.
Poi c’erano state la morte di Silente, la guerra, la ricerca frenetica degli horcrux. C’erano stati i pianti, il terrore. Lei ed Harry e Ron avevano dovuto fare delle scelte, scelte difficili, impossibili a volte, così da permettere ad altri di non dover fare lo stesso. Avevano sacrificato tutto e perso più di quanto una persona normale sarebbe mai stata in grado di sopportare.
Le si stringeva il cuore in una morsa ogni volta che ripensava a Fred, a Colin, a Lupin, a Tonks, persino a Lavanda. Erano diventati grandi prima del tempo e prima del tempo avevano dovuto imparare l’importanza del sacrificio. E la verità era che in quei tempi oscuri e difficili, Hermione non aveva mai pensato a Draco Malfoy, perché avrebbe dovuto?
Ma ora, ora le capitava sempre più spesso di pensare a quel ragazzo troppo pallido schiacciato dalle macerie della sua casata in rovina. Forse, si diceva, era perché non riusciva a capirlo e il non capire qualcosa la infastidiva; o forse, era per la nuova strana abitudine di Draco di passare le sere nella torre di astronomia. All’inizio Hermione aveva trovato la presenza di Draco lì insopportabile. Quello era il suo posto, il suo nascondiglio dal mondo e non aveva certo voglia di condividerlo, soprattutto non con lui.
Già solo lo scoprire che anche Draco era tornato ad Hogwarts per Hermione era stato inaccettabile. Lui che non aveva fatto niente, dato niente per salvare quelle mura, ora camminava fra i corridoi come se niente fosse. Lui che quando la guerra era giunta al suo culmine era scappato, dimostrandosi ancora una volta un codardo. Ma Hermione aveva ingoiato il rospo ed era andata avanti, in fondo era proprio per permettere a chiunque di avere un futuro che si era battuta, anche per chi quel futuro aveva rischiato di mandarlo in frantumi più volte.
Quindi sì, Draco era tornato ad Hogwarts ed Hermione era stata zitta. Aveva sopportato la cosa e basta, come sempre. Ritrovarlo anche nella torre di astronomia, però, era stato troppo.
La prima volta lo aveva cacciato in malo modo, dopotutto non doveva niente a Draco Malfoy, anzi. Da quando erano tornati ad Hogwarts il ragazzo non le aveva mai rivolto la parola. Forse il signorino ha paura che io lo infetti, si era detta Hermione fra sé e sé con amarezza.
Ma nonostante lo cacciasse o lo trattasse come il reietto che era, Draco continuava imperterrito a tornare. Ogni sera, Hermione sentiva i suoi passi riecheggiare nella stanza spoglia ed ogni sera se lo ritrovava fra i piedi. E sì, all’inizio la cosa la infastidiva, come avrebbe potuto non infastidirla? Ma come un uomo si abitua alla sensazione della frusta sulla schiena, allo stesso modo lei si era abituata alla sua presenza.
Era stata la terza sera del secondo mese che aveva scoperto di essere interessata a sapere il perché Draco Malfoy avesse bisogno di nascondersi. Certo,Hermione sapeva che tornare ad Hogwarts non doveva essere stato facile per lui, in fondo tutti sapevano ciò che aveva fatto, ciò che la sua famiglia aveva fatto. E poi c’era la questione di suo padre. Chiunque ormai era a conoscenza del fatto che Lucius Malfoy non solo era stato un Mangiamorte, ma ora stava pagando per i suoi crimini in una sudicia cella di Azkaban.
In pochi anni Draco era passato dall’essere il giovane rampollo di una casata nobile e maledetta ad essere un emarginato. Più volte camminando per i corridoi della scuola Hermione aveva sentito studenti sibilare insulti rivolti verso di lui, più volte lo aveva visto con il volto tumefatto o gli abiti strappati.
Hogwarts aveva riaperto le sue porte a chiunque avesse voluto tornare, ma non aveva assicurato certo che il farlo sarebbe stato facile. Quindi, in parte, ogni tanto Hermione cercava di capire Draco Malfoy. Capirlo però, e nient’altro. Non voleva conoscerlo, non voleva parlarci, non voleva sentire futili giustificazioni da lui. Non voleva neanche le sue scuse. Voleva solo capire il perché. E così col tempo aveva smesso di scacciarlo ogni volta che metteva piede nella torre di astronomia.
Poi, una sera di Gennaio, Hermione non ce la fece semplicemente più. Il vento era più pungente del solito e quando sospirò il fiato le si condensò in una nuvoletta di vapore davanti al naso. Draco era come al solito in un angolo lontano da lei, la schiena appoggiata al muro e gli occhi chiusi.
“Perché sei qui?”
Hermione parlò piano, scandendo bene le parole. Draco aprì gli occhi lentamente, come se sollevare le palpebre gli richiedesse uno sforzo non indifferente ed aggrottò le sopracciglia, confuso.
“Perché sei tornato ad Hogwarts?”
Era stanca di cercare di indovinare, stanca di pensare a lui, stanca di cercare di capire chi non si era mai preoccupato di capire lei. E allora perché non chiederglielo e basta? Non aveva niente da perdere in fondo.
“Nessuno ti vuole qui.”
Draco sorrise per un istante, un sorriso triste.
“Non saprei dove altro andare.”
Hermione alzò un sopracciglio, scettica e una risata beffarda le affiorò alle labbra.
“Che c’è Malfoy, la tenuta di famiglia ha troppe poche stanze per il signorino?”
“Non potevo restare lì, a mia madre fa troppo male vedermi.”
/Madre/.  A volte Hermione dimenticava cosa si provasse ad avere una madre. Alcune notti si trovava a ripensare a casa sua, ai suoi genitori seduti sul divano accanto a lei che le domandavano come fosse andato l’anno scolastico. Ripensava all’odore del dopobarba di suo padre, al modo in cui sua madre le spazzolava i capelli la sera. Ripensava a tutto ciò che era stato, ai tempi felici. Ma quello, si diceva, quello era il prima. E il dopo sarebbe stato troppo per loro da sopportare.
Dunque, si disse, anche Malfoy aveva perso qualcosa dopotutto. In modo diverso, certo, ma comunque lo aveva perso. Forse lei e Malfoy non erano poi così diversi.
Draco richiuse gli occhi e nessuno dei due disse più niente.
Dopo quella sera, le cose cambiarono in un modo che Hermione faticava a comprendere. La presenza di Draco non la disturbava più e sicuramente il ragazzo lo aveva notato, perché da allora aveva preso l’abitudine di sedersi accanto a lei con le gambe sospese nel vuoto. Qualche volta parlavano, a volte della guerra, a volte delle loro famiglie, a volte di chi non c’era più.
Era come se quelle serate passate nella torre di astronomia fossero attimi al di fuori del tempo, come se non fossero stati su fronti opposti, come se non avessero passato anni ad odiarsi. In quelle sere passate nella torre di astronomia erano solo due ragazzi che il dolore aveva reso simili.
Quella sera Draco la guardò in un modo che Hermione non capì, o che quanto meno non volle capire. L’estate era alle porte e così anche il momento di tornare a casa. Presto non si sarebbero più visti e la vita avrebbe ripreso il suo corso naturale. In parte quel pensiero spaventava un po’ Hermione, in parte le trasmetteva una profonda sensazione di sollievo. Non vedere più Draco sarebbe stato meglio per lei. Una vocina maliziosa nella sua testa le suggerì che il non vederlo più le avrebbe evitato di dover fare i conti con la morsa che le stringeva lo stomaco ogni volta che lo vedeva.
Draco le sfiorò il dorso della mano con le dita fredde.
Erano seduti uno accanto all’altro, come sempre e sotto di loro la scuola era silenziosa e rassicurante.
“Non potrà mai esserci niente tra di noi.”
Draco annuì, il solito sorriso triste sulle labbra.
“Lo so.”
 Hermione annuì a sua volta. Draco Malfoy non era l’uomo per lei e mai lo sarebbe potuto essere. Quelle sere passate insieme erano state solo momenti di debolezza, nient’altro. Erano stati nemici, si erano odiati e nel profondo del suo cuore Hermione sapeva che avrebbe continuato a rivedere il volto di lui nei suoi incubi per il resto della sua vita. Non avrebbe mai potuto dargli ciò che voleva. Non avrebbe mai potuto amarlo.
Eppure, non scostò la mano.      
 
   
 
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