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Autore: fumoemiele    10/09/2019    2 recensioni
[Roman/Peter] [Roman!centric] [Accenni a Shelley, Olivia, Letha, Miranda]
I vampiri sono più fighi nei film che passano in televisione. Canini affilati e voglia di sangue animale per mantenere l’umanità. Tu non sei sicuro nemmeno di essere più umano, ma sai che il problema non sono i canini o uno sguardo gelido, è la cazzo di mascella che si rompe, il mento quasi va in pezzi e la bocca si distorce, forma un cerchio buio. Decapitare una persona non è mai stato più semplice.
[Questa storia partecipa alla challenge "Angst vs Fluff: The War" indetta sul gruppo Facebook "Il Giardino di EFP"]
Genere: Angst, Horror, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Peter Rumancek, Roman Godfrey
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Incest
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Tormenti e ossa rotte
 
 
 


 
 
Dio non vuole che tu sia felice, vuole che tu sia forte.
[Citazione ripresa dalla serie]



Non lo sopporti più.
Fanculo lui, sua madre, la sua roulotte da zingaro del cazzo e fanculo i suoi ululati sotto la luna piena.
Gli avevi chiesto di non scoparsi Letha, solo quello. Gli avevi chiesto di non farsi corrompere dalla sua aria innocente e pura.
Poteva darti retta? Certo che no.
Un briciolo di carisma e manderebbe a puttane un’amicizia nata dalla polvere dell’odio – ma è pur sempre un legame, no? Eppure Peter non sembra tenerci allo stesso modo.
Sei l’unico a cui importa qualcosa di quello che siete.
Ti guarda con quel fottuto sguardo da cane bastonato e vorresti saltargli alla gola e dissanguarlo fino a staccargli la testa dal collo con i denti – come nei sogni che ti rincorrono ogni notte, nel buio di una camera rumorosa. Suonano i demoni nell’armadio e urla Olivia al piano inferiore, inveisce contro una Shelley troppo dolce per essere un mostro, una Frankestein al femmine, ripudiata e odiata da tutti eppure senza alcuna traccia di malvagità nel cuore.
Tuo padre si è sparato un cazzo di colpo in testa quando eri un bambino e ricordi poco e niente.
Cerchi di respirare e trattenere giù i ricordi. Non li vuoi, li rinneghi, li scacci via perché no, non sei un mostro, vuoi convincerti di non esserlo perché ogni volta hai cercato di resistere.
Avevi un bisogno disperato di sangue, non riuscivi a stare a contatto con le altre persone perché l’unica cosa che sentivi era il battito del loro cuore. Avresti potuto strapparlo con forza da un petto qualsiasi e divorarlo, ma non ci riesci, non è la tua natura – per quanto Olivia affermi il contrario. In realtà adori mostrarti crudele, urlare e sbraitare alle White Tower contro i dipendenti che non sanno fare il lavoro per cui vengono pagati. Adori spaventare – e hai commesso i tuoi peccati, è innegabile. Stupri, omicidi e traumi. Hai regalato un po’ di tutto agli esseri umani e mai, nemmeno per un momento, è scivolata via la voglia di sangue.
Non puoi rinnegare la tua natura, puoi solo arrenderti e conviverci, puoi farti cullare dai battiti del cuore di chi ti circonda e stringere i pugni fino a non sentire più quel bisogno, farti logorare dai sogni e dal desiderio di tingere il mondo di rosso.
Non fai altro che vedere teste mozzate e giugulari spezzate, quelle immagini ti inseguono ovunque e Peter, quello stronzo di Peter, non c’è quando serve. Ormai non c’è mai, passa il tempo dietro a Letha e il suo pancione del cazzo – perché lei è stata messa incinta da un angelo. E quell'idiota ci crede pure e vuole prendersi cura di un bambino che non è il suo – e che appartiene a te e non importa se è un cazzo di segreto, non importa se è incesto, non importa niente perché è comunque tuo.
I vampiri sono più fighi nei film che passano in televisione. Canini affilati e voglia di sangue animale per mantenere l’umanità.
Tu non sei sicuro nemmeno di essere più umano, ma sai che il problema non sono i canini o uno sguardo gelido, è la cazzo di mascella che si rompe, il mento quasi va in pezzi e la bocca si distorce, forma un cerchio buio. Decapitare una persona non è mai stato più semplice.
Ti sei nutrito di sanguisughe viscide pur di sfamarti, pur di non fare del male, ma non funziona. Non c’è nient’altro che il sangue, non esiste via d’uscita.
Quello stronzo di Peter non si è limitato a prendersi Letha. Ha fatto lo stesso con Miranda. Sembra divertito dall’idea di rubarti qualunque cosa riesca a farti stare meglio, a distrarti dalla fame – ma solo a volte, quando ti sei già nutrito e puoi respirare vicino a una giugulare senza dilaniarla.
In compenso hai preso la bambina – e poi l’hai rinchiusa in una cella d’isolamento, quasi una gabbia per malati mentali, le pareti insonorizzate si sono prese cura di ogni suo urlo e l’hanno nascosta al resto del mondo, l’hanno tirata fuori dalle grinfie di un pianeta spietato e assetato di innocenza.
È un piccolo fagottino con gli occhi azzurri, limpidi come il cielo – ancora nessuno sa che con quello sguardo riuscirà a far sanguinare i bulbi degli altri e a ucciderli nell’arco di pochi secondi. È ancora solo una bambina, è piccola e dolce – anche se non riesci a tenerla in braccio.
Quando Peter ha scoperto della bambina vi siete massacrati di botte. È il vostro modo di risolvere le cose. Vi siete fatti male a vicenda, dentro e fuori, poi avete risanato le ferite dormendo nello stesso letto – non da soli, c’è sempre qualcuno che si mette in mezzo, e Miranda è stato un pretesto per far sembrare le cose normali.
Adesso, però, non sai come farla smettere di piangere, e piangere, e piangere. Il tuo cuore freddo va in pezzi, si scioglie come un cubetto di ghiaccio esposto al sole, ogni volta che lei – la bambina senza nome, perché sei un padre talmente orribile da non avergliene dato neanche uno – perde lacrime salate dagli occhi, ogni volta che le guance rosee vengono inondate dal pianto e la bocca si distorce – non è pronta a sbranare, è utile a urlare con tutto il fiato che contengono i polmoni piccoli piccoli. Come può essere nata da un incesto immorale e sbagliato una creatura così adorabile?
«Non riesco a farla smettere di piangere.»
Non ci capite un cazzo di bambini. Nessuno dei due è abituato a tenerli in braccio, ma lei non smette di strillare e il silenzio esiste solo fuori dalle mura insonorizzate. È Peter a tirarla fuori dalla culla, la stringe, lascia scivolare il dito sul suo nasino e le sorride, la prega di calmarsi.
«Non funzionano i trucchetti da Upir su di lei?1» domanda, sarcastico. Ti punzecchia su quell’argomento perché condividete entrambi una maledizione. Entrambi siete ossessionati dal sangue, dalla carne; tu cacci in forma umana e con una mascella che crolla e si dilata, lui nasconde un grosso lupo nero dentro di sé ed è pronto a ogni accenno di rabbia a dilaniargli la pelle, uscire, deglutire Peter e lasciare il posto alla bestia.
Sarebbe piacevole guardare la bambina negli occhi e intimarle di smettere di piangere vedendolo poi avverarsi – è lo stesso meccanismo che usi ogni volta che potrebbe tornarti utile. Cancelli i ricordi dagli altri e poi ti preoccupi di rimuoverli da te stesso, sei già abbastanza dannato. La conseguenza è sempre il sangue che scivola fuori dal naso e che devi ripulirti con le dita, rimanendo a fissare quel rosso e scorgendovi all’interno un’infinità di sfumature e segreti.
Non sai come Peter ci riesce, ma la bambina smette di piangere. Vi guarda con gli occhioni enormi, le iridi sono innaturali, sbagliate, inumane. Inquietanti, a tratti, eppure sfiorano la dolcezza sul volto paffuto e infantile.
Peter ti passa la bambina, ma ti tiri indietro. Hai paura di farla cadere, hai paura di sentire il battito del suo cuoricino e mangiarla, divorarne la carne fino alle ossa gracili e ridicole.
La guardi per un momento e pensi a tutto ciò che hai perso, per lei. Letha, il legame che vi univa.
Non sapevi che Letha era tua sorella. Non te la perdonerai mai. Senza quella bambina non sarebbe morta. Non avresti sofferto tu, non avrebbe sofferto Peter, la vostra amicizia non si sarebbe inclinata, disintegrata dalla cattiveria di Hemlock Grove, dai segreti e dai pettegolezzi che girano e allontanano i deboli – quelli come Peter, che poco tempo prima ti ha abbandonato, non ha retto la morte di Letha. Non ha retto la menzogna sulla bambina di cui avrebbe voluto prendersi cura, perché l’amava. L’amavate entrambi.
Quando avverti la sua carne morbida fra le mani tremi, tu che non hai paura di niente e uccidi per sopravvivere, tremi perché è difficile guardarla e non rivedere Letha nei suoi occhi. Sei perseguitato dalla sfiga, senza saperlo o volerlo finisci per andare sempre a letto con una delle tue sorelle.
Per fortuna con Shelley non è stato lo stesso, forse perché siete cresciuti vicini e consapevoli del legame di sangue, per quanto tu sia il ritratto malefico della perfezione e Shelley nient’altro che una versione più umana e dolce di Frankestein – quando arrossisce le sue gote diventano blu.
«Ti amo così tanto» mormori, le lasci un bacio fra i capelli. Non lo dimostri, ma faresti qualsiasi cosa per lei – sei arrivato al punto di tenerla fra le braccia ed è già un passo avanti.
Sono solo le briciole della speranza, il flebile suono del futuro orribile che vi aspetta.
La bambina sorride e tu senti solo gli incubi che ti tormentano ogni notte e che non sai mandare via.




 


1 – Upir: si chiamano così i vampiri di Hemlock Grove.
Prompt: “Non riesco a farla smettere di piangere”
Allora, se siete estranei al fandom sappiate che non mi sono inventata quasi nulla. Ho solo preso il prompt e ho infilato Peter e Roman nella stanza della bambina. Nella serie questa cosa va diversamente perché c’è Miranda, che è una tizia che si sono fatti entrambi, e niente è un po’ cringe la situazione con quel personaggio, era un triangolo un po’ nonsense – n’altro triangolo, come se non bastasse quello con Letha mezzo incestuoso nella prima stagione. Anyway, il resto è tutto un mix di elementi delle tre stagioni, ma prevalentemente le prime 2 perché la terza la sto ancora finendo. Vengono fatti accenni a diversi personaggi, perciò presumo non sia troppo leggibile come originale, ma se capitate da queste parti spero abbiate compreso almeno un minimo. Shelley e Letha sono sorelle di Roman. Il fatto che Shelley venga paragonata a Frankestein proviene dalla serie stessa, si sono ispirati a lui per questo personaggio – che è fra i miei preferiti della serie. Olivia è la madre di Roman, nonché villain indiscussa. Miranda è ‘na poraccia che serve a creare il triangolo vampiro/tizia/licantropo. Il fatto che Roman ha più volte commesso roba incestuosa è vero, solo che porello lo scopre solo dopo che se l’è già fatte che sono sue sorelle. Mai una gioia per lui. AH, pure il fatto che Roman e Peter sono andati a letto è vero, non sapete quanto ho sclerato. 
E niente, il giardino mi ha dato l'occasione di riuscire a scrivere ancora di questi due e sono proprio contenta di averlo fatto. Come al solito non sono tipa da AU, non mi fa impazzire spostare i personaggi in universi che non gli appartengono, ma se siete arrivati fino a qui spero abbiate capito qualcosa.  
Alla prossima :) 



 
 

 

   
 
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