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Autore: Red Saintia    10/09/2019    5 recensioni
Un viaggio improvvisato nella città eterna per consolidare un amore finalmente vissuto alla luce del sole. Tra diversità caratteriali, meraviglie monumentali e sperimentazioni gastronomiche. Vi farò scoprire il lato leggero, piccante e nascosto di Nadia ed Eric.
"Questa raccolta partecipa alla Fast Challenge: Cibo, indetta sul gruppo facebook Il Giardino di Efp"
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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# Prompt 45 – Spaghetti

# Prompt 50 – Non ho intenzione di mangiare questa roba

 
Eric aveva ragione, erano ormai le 21:00. Le strade della città cominciavano ad illuminarsi, ed un lento ma costante via vai di persone animava il centro storico.
Dopo una doccia rigenerante decidemmo di muoverci con i mezzi pubblici. Davanti a noi si stendeva uno spettacolo fatto di arte classica e moderna… cupole, terrazze finemente rifinite, moda e turisti come noi provenienti da ogni parte del mondo, che si comprendevano tra loro in un linguaggio comune chiamato bellezza.

Estasiati ed affascinati da tutto ciò che catturava il nostro sguardo non sembravamo mai paghi di immortalare qualsiasi cosa sorprendesse la nostra attenzione.

“Nadia guardia lì…”

“Dove? Di che parli?”

“Quel ristorantino proprio lì vedi sotto quell’arco di pietra. Che ne pensi? Ci buttiamo a sperimentare finalmente la cucina locale?”

“Veramente mi sarebbe piaciuto girare ancora un po’.”

“Sì, ma poi potremmo non ritrovarlo più. Non dirmi che la pizza di questo pomeriggio ti ha messa fuori gioco?”

“Veramente non è stata la pizza… comunque ai ragione. Abbiamo camminato molto ed è giusto mettere qualcosa di sostanzioso sotto i denti.”

“Brava, così ti voglio, audace e temeraria. Forza andiamo…”

Francamente detta così mi sentivo molto cavia da laboratorio, ma la notte era lunga da trascorrere e volevamo almeno un pasto decente.
Il locale visto da vicino era molto più gradevole del previsto, accogliente e familiare. C’erano già numerose persone all’interno indaffarate a consumere ciò che avevano ordinato. Una gradevole musica di sottofondo appena accennata ci accolse insieme alla cameriera che non si attardò nel farci accomodare.

Non mi ci volle molto a notare che nel locale erano presenti numerosi turisti stranieri proprio come noi. E a giudicare dalla facilità e la cordialità con la quale la ragazza ci porse i menù notai che parlava con una certa disinvoltura la nostra lingua.

“Allora che ne pensi?” in qualche modo Eric cercava sempre la mia approvazione.

“Penso che la cameriera parli inglese molto meglio di come tu ti ostini a parlare italiano.”

“Sempre molto gentile, grazie.”

Il solito permaloso, non cambierà mai.
Non ci perdemmo in chiacchiere decidendo di assaggiare un piatto tipico di quella regione. Così dissi perentoria.

“Io prendo gli spaghetti all’amatricina… no scusa, amatriciena. Ma come cavolo…”

“All’amatriciana. Spaghetti all’amatriciana. E meno male che ero io quello che non si capiva. Piuttosto hai letto bene come li fanno, non è che poi te ne esci con ‘non ho intenzione di mangiare questa roba!’

“Ho letto sapientone. C’è il guanciale, il pecorino e il pomodoro.”

“Perfetto. A parte il fatto che ti mangi le vocali ad ogni parola direi che hai compreso tutto.”

Finalmente decidemmo di ordinare un primo ed un secondo. Dopo i nostri battibecchi sulla lingua ci dedicammo a ben altri piaceri. E quando finalmente mi si parò davanti un mega piatto di spaghetti fumanti mi resi conto che la gola era uno dei peccati capitali per cui sarei andata volentieri all’inferno.
 
   
 
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