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Autore: time_wings    10/09/2019    3 recensioni
Alla 1-A viene data l'opportunità di passare un'estate in un resort di lusso. Sembra forse esserci un modo migliore di combattere il caldo e i duri allenamenti al chiuso?
Purtroppo, però, sogni così inverosimili, si sa, finiscono sempre per schiantarsi al suolo ed i ragazzi scopriranno presto, a loro spese, che non è tutto oro quello che luccica e che, come ogni eroe che si rispetti, anche a loro toccherà guadagnarsi la fortuna che tanto desiderano.
Riusciranno i nostri futuri eroi a trovare il modo di godersi l'estate nonostante imprevisti ed incidenti di percorso?
Piccole avventure e brevi sconfitte riempiranno i capitoli con il fascino travolgente dei personaggi che abbiamo amato.
Una storia di amicizia e di paura, che mostra il percorso di adolescenti in cerca di loro stessi, alle prese con timori da superare e amori da conquistare.
[KiriBaku, KamiJirou, Tododeku]
Genere: Comico, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Izuku Midoriya, Katsuki Bakugou, Kirishima Eijirou, Mina Ashido
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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ARACHNOPHOBIA

paura dei ragni
 


"Il coraggio è resistenza alla paura e dominio della paura, ma non assenza di paura."
Mark Twain
 

Una scolaresca che fa il suo ingresso trionfale nella sala della colazione non doveva essere stata una bella presentazione per i clienti del Lotus resort. Neanche un po’. Neanche per caso. Affatto. Molti degli alunni della 1-A, infatti, non avevano dato tanto peso alla faccenda delle mansioni. Un po’ perché erano stati abituati per un anno intero alle sorprese del professor Aizawa ed il resto dei professori, un po’ perché l’unica opzione disponibile era rassegnarsi e sperare di trovare comunque un po’ di tempo per stare insieme e godersi il resort, esclusa chiaramente la notte. Purtroppo, però, quando si parla di ‘maggior parte degli alunni’ raramente si parla anche di Bakugo. Per il biondo, infatti, l’opzione ‘rassegnazione’ non era contemplata. La questione principale girava attorno al fatto che i suoi colleghi in questa avventura sarebbero stati quel bastardo a metà e l’irritante amica-rana di Deku, che, in realtà, non aveva nulla di irritante se non la sua amicizia con quel nerd. Ecco perché quando quella mattina Bakugo si era recato nella sala della colazione aveva bellamente ignorato l’ambiente circostante e le parole di Kirishima (al quale avrebbe presto mollato un pugno, di prima mattina) e aveva indossato un broncio innaturale per qualunque bocca umana, preparandosi ad imprecare contro qualsiasi coglione avesse anche solo avuto in mente di rivolgergli la parola.
“Jiro, a che ora sei al bar della spiaggia?” Domandò Tsuyu, accanto a lui, che, dopo aver esaminato con attenzione il cartellino che aveva al collo, con su scritto a caratteri cubitali ‘staff’, sperava tanto di avere una piacevole compagnia femminile, mentre svolgeva il suo lavoro da bagnina.
“Nel pomeriggio.” Rispose Jiro, di fronte a lei. Uraraka, seduta accanto a Kyoka, scoccò una veloce occhiata in direzione di Bakugo, per poi tornare con lo sguardo su Tsuyu, osservandola tristemente come a mostrarle il suo supporto. La ragazza scrollò le spalle: “In realtà non abbiamo niente da dirci, cra.” A Tsuyu, infatti, la presenza di Bakugo non faceva granché differenza. Non aveva paura di lui e dei suoi modi di fare. Avrebbe solo voluto avere a sua volta un turno di pomeriggio, per passare un po’ di tempo con l’amica.
“A me non dispiace stare con Ashido e Tokoyami.” Si intromise Uraraka, con un sorriso timido: “Spero solo che Mina riesca a controllare la sua Unicità, servendo ai tavoli.” Aggiunse. Qualche metro più in là l'amica, sentendosi chiamare in causa, alzò il pollice, come a rassicurare Uraraka del fatto che avesse tutto sotto controllo. Questo accade prima, però, che si lasciasse scappare di proposito una goccia di acido, che prontamente liquidò, ma che fece scoppiare a ridere i presenti al tavolo e inorridire Uraraka, che solo poco dopo si lasciò scappare una risatina.
 
Un allenamento mattutino non era il tipo di cosa a cui Todoroki era abituato. Non che stesse avendo particolari problemi, ma si può dire che anche un tipo generalmente tranquillo come lui si era lasciato un po’ trasportare dagli eventi. Aoyama aveva insistito per accaparrarsi l’unica camera lontana da quella dei suoi compagni, perché sosteneva che ‘una stella brilla di più in un cielo buio’. Todoroki non era sicuro di averne compreso appieno il significato, ma non aveva mosso particolari obiezioni. Certo, nell’ultimo periodo aveva legato con Midoriya ed il suo gruppo, ma non era sicuro di potersi dire parte integrante della loro comitiva. Si sentiva costantemente diviso a metà, sotto ogni punto di vista.
“Todoroki!” Parli del diavolo e spuntano le corna. Deku stava venendo verso di lui, accelerando il passo sulla sabbia dorata della spiaggia e prendendo a correre al suo fianco, una volta che lo ebbe raggiunto: “Com’è stato ieri?”
Todoroki si lasciò scappare un respiro pensante per l’affanno. La sabbia rendeva la corsa decisamente più faticosa: “Credo bene.” Si limitò a rispondere, con una scrollata di spalle.
“Non dirmi che ha riempito la stanza di strass, come ha fatto al dormitorio.” Scherzò Midoriya, che voleva davvero capire cosa passasse per la testa del suo amico, visto che si aspettava che fosse esaltato almeno quanto lui all’idea del viaggio. Purtroppo, però, non lo sembrava affatto.
“No, no, ha passato la maggior parte del tempo al terrazzo. Sono andato a dormire prima di lui.”
Midoriya sgranò gli occhi, sorpreso: “Cosa? Che terrazzo?”
“Quello che abbiamo al posto del balcone, con le sedie a sdraio e tutto il resto.” Si limitò a rispondere Todoroki, cercando di risparmiare più fiato possibile: “Sono stati furbi a pensare di farci correre sulla sabbia.” Osservò, prima di rendersi conto che il suo interlocutore era rimasto fermo a fissarlo, qualche metro indietro. Todoroki inarcò un sopracciglio, senza capire bene dove avesse sbagliato.
“NOI NON ABBIAMO NULLA DEL GENERE!” Tuonò Midoriya, che sembrava aver ritrovato un’energia del tutto nuova, iniziando infatti a correre con rinnovata decisione, una volta che ebbe raggiunto il suo amico: “Ma com’è? Sentite il rumore della risacca più di noi? C’è il sentiero per arrivare al mare? Oh, perché qualche volta non facciamo una festicciola? Credi che ad Aoyama dispiacerebbe?”
Da quando Midoriya aveva iniziato a parlare Todoroki aveva afferrato più o meno un paio di parole, nonostante fosse certo che il suo amico dai capelli verdi ne avesse dette decisamente di più. Non seppe bene perché, ma quell’entusiasmo gli fece venir voglia di ridere, cosa che si guardò bene dal fare, perché sarebbe senza dubbio risultata fuori luogo. Lasciò vagare lo sguardo sulla vastità del mare alla sua destra, chiedendosi dove portasse l’orizzonte. Non sapeva davvero come comportarsi e la situazione lo metteva sempre più a disagio. Una parte di lui voleva lasciar andare l’incredibile quantità di rabbia e frustrazione che si portava dietro, per avere rapporti normali con i suoi compagni di classe, ma un’altra parte di lui preferiva davvero stare a guardare gli eventi da lontano, lasciarli scorrere, fluire come uno spettatore notturno che osserva le onde del mare. D’altra parte, sciogliere il suo fitto strato ghiacciato era da sempre una delle sue più grandi paure.
“Deku!” Gridò all'improvviso una voce affannata dietro di loro, interrompendo il suo flusso di pensieri. Uraraka li stava raggiungendo agitando una mano, col fiato corto.
“Oh, ehi, parlavamo del fatto che Todoroki e Aoyama hanno un terrazzo enorme in camera.” Replicò solare Midoriya. Per lui sembrava così facile coinvolgere tutti e farsi voler bene: “Che ne diresti se venissimo a trovarvi?” Dannato Midoriya e la sua naturalezza. I pensieri di Todoroki, però, si tradussero in un’incoerente scrollata di spalle, alla quale i due risposero con un’esultanza corale.
Si sentì inspiegabilmente di troppo.
 
Jiro non era del tutto un tipo aperto e disponibile al dialogo. Diciamo che le veniva decisamente più facile spiegarsi con la musica. Con le parole non ci sapeva proprio fare. Per questo, quando aveva scoperto di dover lavorare al bar della spiaggia, lo spettro del contatto fisico e verbale si era affacciato alla sua realtà e adesso si ritrovava sotto un ombrellone di paglia e tutt’attorno a lei correva un bancone circolare dietro il quale doveva stare con Sero. Nonostante ciò, però, non poté fare a meno di constatare che i professori avevano messo in campo tutte le loro doti sadiche, per arrivare a concepire un’accoppiata improbabile come Kirishima e Kaminari, davanti a lei, alle prese con i bambini del resort. Qualche metro più avanti, infatti, Kirishima stava indurendo i suoi bicipiti, lasciando a bocca aperta un gruppetto di mocciosi e ridacchiando allegramente con loro. Kaminari, invece, ce la stava mettendo tutta per prendere le pallonate che altri marmocchi gli lanciavano, cadendo rovinosamente e riempiendosi la schiena di sabbia. Jiro sbuffò ironica.
“Sembra che si divertano, eh?” Domandò Sero, seguendo il suo sguardo e scoccandole un’occhiata divertita, per poi allentare per il caldo il papillon che portava al collo. La ragazza non seppe bene a cosa fosse dovuto quello sguardo, ma qualcosa le diceva di non indagare.
“A me sembrano due idioti.” Commentò, raccattando una lattina di coca-cola dal mini-frigo, posto al di sotto del bancone, e stappandola per una cliente accaldata.
“Naaah, lo dici solo perché tu sei qui, al caldo, costretta ad indossare un grembiule.”
“Beh, credimi, meglio un grembiule che il sole.” Ribatté la ragazza, che continuava a sentire di dover stare sulla difensiva, come se la voce di Sero malcelasse un qualche tipo di scomoda insinuazione alla quale non voleva pensare: “E i bambini.” Per fortuna, però, la loro chiacchierata fu interrotta dall’arrivo di Kaminari, che, con una corsetta, aveva raggiunto il bancone in legno e vi si era accasciato per metà, stremato dal sole scottante.
“Ehi, barista, un bicchiere d’acqua.” Ordinò con un sorriso ironico, riferendosi a Jiro molto più che a Sero. La ragazza inarcò un sopracciglio: “Come, scusa?” A chiunque altro quello sguardo avrebbe fatto paura, ma Kaminari la conosceva ormai abbastanza da sapere che non avrebbe fatto nulla di più che qualche battuta sarcastica… forse.
“Fa un caldo infernale, qui, è normale avere sete.” Si lamentò il biondo, strizzando l’occhio a Sero, dietro di lei, che si lasciò scappare una risata.
“Beh, sono sicura che troverai un po’ d’acqua da solo.” Ribatté la ragazza, indicando con la testa il mare, qualche metro più in là.
Kaminari seguì la direzione del capo di Jiro con lo sguardo, prima di alzare gli occhi al cielo e tornare a guardarla: “Molto divertente.” Commentò lui, che era caduto stupidamente nella sua trappola.
“Ecco a te.” Replicò Jiro, con un sorriso vittorioso, poggiando un bicchiere d’acqua sul bancone. Kaminari la guardò offeso, anche mentre mandava giù l’acqua in un sorso solo: “Grazie.” Rispose, prima di lasciare il bancone per correre da Kirishima, dandogli una pacca su una spalla. Sero non riuscì a trattenersi e scoppiò a ridere, battendo il cinque a Jiro, che ricambiò un po’ indifferente.
 
Quando Iida era tornato nella sua stanza, quella sera, dopo cena, poteva dire di essere stremato sotto ogni punto di vista. Così, quando Midoriya gli aveva domandato come fosse andata la sua giornata, il ragazzo aveva deciso di lanciarsi in una dettagliata descrizione, un po’ per sfogarsi, un po’ perché scambiarsi i racconti giornalieri gli era sembrato un buon modo per rilassarsi con un amico.
“È stato come un allenamento potenziato della mia Unicità.” Commentò fiero Iida, quando Midoriya si dimostrò disponibile ad ascoltarlo: “Ho dovuto correre letteralmente da una parte all’altra del resort per seguire tutti e adesso ho appena finito di fare un allenamento durissimo.” Raccontò, senza lamentarsi: “Mineta voleva allontanarsi dalla reception di continuo, per sbirciare le clienti della SPA e Aoyama spariva ogni tanto, misteriosamente, per poi tornare dopo un po’, offrendo consigli di stile sui costumi da bagno dei clienti. Spero proprio di aver fatto un buon lavoro e di aver ristabilito l’ordine efficacemente.” Commentò il ragazzo, con fare deciso. Midoriya si chiese con orrore che cosa intendesse con ‘ristabilire l’ordine’, ma non ebbe il tempo di porre la sua domanda, perché Iida aveva ripreso a raccontare: “Per non parlare di Kirishima e Kaminari, che hanno ben pensato che costruire trappole e ingaggiare lotte fosse un modo costruttivo per intrattenere i bambini.” Midoriya per poco non scoppiò a ridere. Non si sarebbe mai sognato di fare una cosa del genere e la sola idea gli fece sperare che i genitori di quei bambini allontanassero i loro figli da una simile coppia di casinisti, ma immaginare i suoi amici alle prese con idee strampalate e folli non poté che metterlo di buonumore.
Un tonfo proveniente dal piano di sopra, però, interruppe il racconto di Iida, che si mise sull’attenti all’istante, alzando lo sguardo come un segugio quando individua la sua preda: “Che cosa è stato?” Domandò, continuando a studiare le travi di legno del soffitto, come se avessero potuto davvero rispondergli.
“N-non lo so…” Rispose Midoriya, seguendo lo sguardo del compagno di stanza: “Saranno Bakugo e Kirishima, di sopra.”

Qualche stanza più in là, infatti, Jiro inserì i suoi jack nel pavimento di legno e si mise in ascolto.
“Dite che Bakugo e Kirishima stanno litigando?” Tentò Uraraka, guardando le sue compagne di classe, che avevano pensato di indire delle riunioni serali in camera di Momo ogni giorno, per fronteggiare e commentare le stupidità giornaliere dei loro compagni di classe.
“Shh.” La zittì Jiro, guardando negli occhi le sue amiche, una per una, mentre cercava di captare ogni minimo rumore.
“Secondo me sarà solo…” iniziò Ashido.
“Ho sentito uno scoppio.” Sussurrò Jiro e un’ombra di terrore s’impadronì del viso delle altre ragazze. Seguì un grido terrorizzato e, questa volta, lo sentirono tutte. Di comune accordo, senza scambiare una parola, le sei si alzarono dal pavimento su cui si erano sedute in cerchio e si affrettarono alla porta della camera di Bakugo e Kirishima, bussando insistentemente. Poco dopo vennero raggiunte da Iida e Midoriya.
“Fermi tutti, sono il capoclasse.” Si fece largo il compagno, con un braccio teso e la mano a paletta, come se avesse appena annunciato l’arrivo della polizia in un film americano di basso livello. Nonostante la ridicola entrata in scena, però, le ragazze fecero spazio.
Fu Kirishima ad aprire la porta con uno sguardo confuso, alla vista di tutti quei compagni sulla soglia: “Ehm… Vi serve qualcosa?” Domandò, accennando un sorriso mezzo imbarazzato, mezzo divertito.
“Ma che cazzo vogliono?” S’intromise Bakugo, avvicinandosi alla porta con la mano destra fumante. Gli ospiti sgranarono gli occhi: “Ma siete cretini?” Domandò ancora, visto che nessuno rispondeva, ma tutti continuavano a fissarlo.
“Oh,” esclamò Kirishima ridacchiando, dopo aver notato solo allora dove lo sguardo di tutti si fosse posato: “ecco… vedete…”
Bakugo seguì a sua volta lo sguardo del rosso, che ora era puntato sulla sua mano. Alzò gli occhi al cielo e sbuffò: “Questo coglione ha paura dei ragni.”
“Non c’era bisogno di dirlo a tutti.” Si lamentò Kirishima dopo qualche secondo di imabarazzato silenzio, non riuscendo comunque a nascondere un sorriso… strano. Bakugo lo studiò per qualche secondo, poi parve rassegnarsi e abbandonò gli ospiti al rosso, mentre si lasciava cadere annoiato sul letto che condivideva con lui.
“E c’era bisogno di farlo esplodere?” Domandò Ashido, inarcando un sopracciglio, dopo qualche secondo di generale confusione.
“Assolutamente no.” Convenne Kirishima, che passava troppo tempo con Bakugo, ormai, per rendersi conto di quanto le sue reazioni fossero esagerate, certe volte. Forse più che 'certe'.
“Ehm… Allora perché…” Iniziò Uraraka.
“Bakugo!” La interruppe Iida, deciso: “Non fare esplodere mai più ragni nella stanza!” Ordinò, come se fosse stata un’attività praticata giornalmente dal biondo.
“Come ti pare.” Rispose Katsuki, prima che Kirishima scrollasse le spalle e congedasse gli altri con un sorriso: “Mi raccomando, non fatelo sapere a Koda.” Li salutò infatti, un attimo prima di richiudere la porta.
“Ma che vai dicendo?” Domandò Bakugo, a voce decisamente più bassa, ma non meno irritata del solito, non appena furono tornati soli.
“Io? Tu hai detto che ad avere paura dei ragni ero io!” Ribatté Kirishima, lasciandosi andare a peso morto sul letto e costringendo Bakugo a farsi un po’ più in là, controvoglia. Nonostante ciò, non obiettò: “Comunque era curioso quel gridolino virile.” Lo prese in giro il ragazzo, girandosi di scatto verso di lui, con un sorriso furbo in volto. No, quel grido non era affatto stato virile. Neanche un po’.
“Attento.” Lo mise in guardia Bakugo, rifilandogli un’occhiataccia, alla quale il rosso rispose ridendo, non mostrando la minima paura: “Il prossimo ad esplodere potresti essere tu.” Lo avvertì ancora il biondo.
“Ma insomma, questi ragni cosa potrebbero mai farti?”
“Se lo dici a qualcuno ti faccio saltare in aria la testa, capelli di merda.” Kirishima scoppiò a ridere, indurendo il braccio appena in tempo per incassare un pugno scoppiettante da parte di Bakugo.
“MA QUANTI RAGNI CI SONO IN QUELLA DANNATA STANZA?” I ragazzi sentirono la voce di Mina raggiungerli dalla camera di Momo.



Note di El: Buonasera, buonasera, miei giovani amici. Ecco a voi il terzo capitolo di questa storia. Qualche mansione è già uscita fuori, ma resta ancora qualche incognita.
Tanto per cominciare Bakugo, Tsuyu e Todoroki a fare i bagnini mi sembravano assolutamente fuori luogo... Ed è esattamente per questo che lo faranno!
In più, come l'avrà preso Todoroki questo sottospecie di autoinvito di Uraraka e Midoriya? Cosa proverà? Ma, soprattutto, conoscendolo, proverà qualcosa? Lo scorpiremo presto.
Ora, finalmente, è importante che voi sappiate che è stata proprio quella brevissima scena KiriBaku nel film a far nascere l'idea di una fanfic con un hotel, le camere ed i lavori estivi. Ovviamente col tempo si è modificata, ma, amici, ora capirete da cosa è nata questa malattia.
Utlima cosa. So che non c'è scritto da nessuna parte che Bakugo è aracnofobico, ma io ce lo vedo troppo e non lo rinnegherò.
Infine graaaazie davvero a tutti quelli che stanno seguendo la storia e anche a quelli che la stanno commentando. Davvero, davvero grazie. Fatemi sapere cosa ne pensate, se vi piace, se la odiate, se sono prolissa (beh, sì).
E grazie anche a te, lettore silente.
Alla prossima!
Adieu,

El.

 
   
 
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