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Autore: Napee    11/09/2019    5 recensioni
Azraphel x Crowley
***
Anche gli angeli possono essere tentati.
***
“Azraphel? Davvero?”
“Non ne vado fiero ok?” Sbottò infine deglutendo il malloppo di biscotti che si era spinto in gola senza contare che il corpo che aveva in dotazione non poteva morire, ma poteva benissimo soffocare.
“Non ne dubito, ma adesso voglio sapere ogni cosa…” rispose mellifluo il demone, sorridendo con malizia e leccandosi le labbra come se stesse per gustarsi un piatto succulento.
Azraphel sospirò alzando le braccia in segno di resa. Sapeva già che la conversazione in cui Crowley lo stava per trascinare sarebbe stata ridicolmente imbarazzante.
Genere: Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Aziraphale/Azraphel, Crowley
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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•       Romeo e Giulietta 









Il tempo pareva essersi fermato in quel piccolo negozio di libri sull’angolo dell’incrocio.
La modernità e la tecnologia investivano le strade e i palazzi intorno. Li cambiavano, li mutavano, ma quella piccola bottega di legno scuro con quell’insegna verde spento e pallido, aveva un fascino tutto suo.
Restava sempre la stessa, come se fosse incantata da una magia strana che impediva al tempo di correre via.
Restava un punto fermo della città, un luogo dove ritrovare sé stessi e le buone vecchie abitudini.
Un luogo strano, ammantato dalla magia dei libri e delle parole, dove mille e più avventure, mille e più persone risiedevano lì per chiunque volesse interessarsi a loro o alla loro storia.
I personaggi s’intrecciavano fra quelle piccole quattro mura, litigavano furiosamente, inscenavano violente battaglie, ma anche storie d’amore strappalacrime e baci appassionati.
Un numero incalcolabile di emozioni risiedevano fra quelle parole che chiedevano solo di essere lette. I manoscritti dalle copertine vecchie e consunte profumavano di pelle, di cuoio, di storie e di lacrime emozionate. Come spugne, assorbivano i sentimenti dei temerari che avevano sfogliato le pagine e li restituivano a chiunque fosse stato abbastanza attento da apprezzarle.
La vecchia lampadina ronzava di quando in quando, rendendo l’ambiente soffuso e in penombra estremamente intimo e privato.
Chiunque riusciva a sentirsi a proprio agio lì dentro. Forse era il fascino di quel luogo mistico e antico che lasciava un sapore di favole non raccontate e misteri, forse grazie alla spensieratezza che aleggiava fra quelli scaffali o il profondo senso di pace che il silenzio regalava ai giovani avventurieri che vi entravano.
L’odore dei vecchi libri e delle pagine ingiallite si mescolava con quello zuccheroso e dolce di qualche leccornia che il proprietario metteva a disposizione dei clienti.
Una dolce coccola che chiunque poteva concedersi dopo le grandi emozioni che le pagine unte di parole regalavano. Talvolta una tentazione bonaria che si trasformava in un peccato innocente.
Il negozio non era molto grande e il profumo di qualche biscotto riempiva quelle quattro mura con celerità.
Non era molto ordinato. Talvolta qualche manoscritto giaceva abbandonato a terra o su una poltrona soffice.
Qualche altro libro era messo dritto sullo scaffale, impilato accanto ad un altro messo nello stesso identico modo. E si issavano come soldati di un piccolo plotone, ritti e ordinati. Quasi disciplinati.
Altri invece erano sdraiati sulla copertina, accumulati gli uni sopra gli altri fra gli scaffali come i caduti di una guerra appena combattuta.
I libri che non avevano trovato una collocazione sugli scaffali di legno invece, erano stati ammassati un po’ ovunque.
Una pila di tre libroni voluminosi era stata poggiata sulla scrivania e sulla sua sommità svettava un volume aperto a chissà quale pagina.
Non vigeva un ordine particolare sugli scaffali. L’anarchia regnava fra quelle pagine ricche di storie da raccontare, ma il proprietario, sempre così gentile e cortese, riusciva a trovare sempre ciò che il cliente stava cercando. Come per magia.
Da un po’ di tempo a quella parte però, il negozio chiudeva prima del previsto e una tenda scura veniva posta davanti all’ampia vetrata per impedire ai curiosi di sbirciare.
Alcuni ci avevano provato, ma si erano ritrovati davanti al naso uno sconosciuto con gli occhi di un rettile che, guardandoli in cagnesco, li aveva spaventati talmente tanto da metterli in fuga.
La maggior parte dei clienti invece aveva ipotizzato un grande cambiamento in corso nel negozio o dei lavori di ristrutturazione. Almeno questo era quello che Azraphel, il proprietario, aveva lasciato intendere.
In realtà, su quella pila di libri sopra la scrivania, fra le pagine ingiallite  e le parole scure che s’intrecciavano nella carta fragile, un bagliore strano luccicava. Come tante lucciole poggiate sulle pagine, le parole iniziarono a brillare fino a riempire il negozio di luce.
Con un balzo tracotante, una figura scura e longilinea si arrampicò fra le pagine, scalò le parole una ad una fino a che non riuscì ad aggrapparsi al bordo della copertina con una mano affusolata.
Con forza riuscì a tirarsi su e pian piano la figura emerse dal libro.
La luce mistica che aveva ammantato quel luogo venne meno. Qualche pianta ornamentale iniziò a tremare spaventata dalla presenza di quel losco figuro.
L’uomo si issò completamente e riuscì ad uscire dal manoscritto ostentando disinvoltura.
Si sistemò gli occhiali scuri sul naso e stirò con le mani la giacca in pelle sgualcita. I capelli rossi dal ciuffo antigravità svettavano perfettamente acconciati nonostante lo sforzo della risalita.
Si guardò intorno come a voler cercare qualcosa. Girò su sé stesso gettando lo sguardo un po’ ovunque e poi sospirò rumorosamente appena si rese conto che ciò che stava cercando non era lì con lui.
Si voltò nuovamente verso il libro le cui parole ancora rilucevano di bagliori mistici e infilò il braccio fra le pagine facendolo affondare fino al gomito.
Un’espressione di sofferenza gli stropicciò il viso, mentre compiva quello sforzo faticoso.
“Se non riesci a risalire, perché non vai tu per primo così poi ti spingo?” Berciò scorbutico alla stanza vuota.
Una nuova figura emerse dalle pagine. Più goffo e rotondo, biondo di capelli e con i vestiti eleganti dai colori pastello. Il secondo uomo faticò ad uscire dal libro se non fosse stato per l’aiuto essenziale del compare, la mano tesa del primo infatti era stato un appiglio necessario per riuscire a farlo uscire dal libro nel quale erano entrati.
“Non è educato caro, però grazie per il tuo aiuto.” Trillò il secondo uomo con un sorrisetto dolce sulle labbra.
L’altro roteò gli occhi al cielo conscio che, dietro le lenti scure, il suo gesto sarebbe stato nascosto.
“Ti è piaciuto Romeo e Giulietta?” Chiese il primo curioso, chiudendo il manoscritto e lisciandone la copertina con una dolce carezza come a volerlo ringraziare.
“Mi è piaciuta la fine.” Confessò l’uomo dai capelli rossi con un sorrisetto divertito sulle labbra.
In effetti, era la verità che stava rivelando al suo compare. La storia che il mortale di nome Shakespeare aveva scritto non lo aveva entusiasmato poi tanto. Eccezione fatta per i vari omicidi che si erano susseguiti e l’astio che intercorreva fra le due famiglie.
Tutto sommato si era un po’ annoiato ad entrare in quel libro che l’angelo considerava un vero e proprio capolavoro.
A dirla tutta, si era divertito di più quando erano entrati nell’ Inferno de La Divina Commedia, con tutte quelle torture e quelle imprecazioni si era sentito davvero a casa.
Lo aveva quasi commosso rivedere l’inferno, la sua vecchia dimora, prima che Satana decidesse di ristrutturare.
“Era un po’ troppo romantico tutto il resto…” si giustificò infine il demone, alzando le spalle con noncuranza.
L’angelo ripose il libro su uno degli scaffali e si voltò a guardarlo con biasimo.
“È una tragedia che parla di due ragazzi innamorati, un po’ di romanticismo ci doveva essere, non trovi?” Chiese retoricamente ridendo, ma ricevendo in risposta soltanto un grugnito poco convinto.
“Mancava un po’ di sesso.” Constatò il demone, attendendo con pazienza il momento esatto in cui le guance dell’angelo sarebbero andate a fuoco.
E la reazione non tardò ad arrivare: la faccia dell’angelo si colorò repentinamente di scarlatto in pochissimi secondi tanto che il demone ebbe il timore che la sua testa potesse esplodere per il troppo violento afflusso di sangue.
“N-non… puoi-…” balbettò timidamente sospirando in imbarazzo.
“Santo cielo…” bisbigliò fra sé e sé allontanandosi da quella situazione e rifugiandosi in quei biscotti abbandonati sul tavolo nell’angolo dell’ingresso che erano stati ignorati per tutti quel tempo.
“Andiamo, angelo! Non dirmi che non ci hai mai pensato?!” Chiese retoricamente il demone ridendo sotto i baffi, ma quando la risposta offesa e indignata dell’angelo non giunse alle sue orecchie, fu costretto a farsi attento e vigile.
Incrociò le braccia al petto e si poggiò con la spalla ad uno scaffale di legno pieno di libri di cui ignorava il contenuto.
“Angelo?” Lo chiamò curioso per confermare che le sue erano solo infondate fantasie e che aveva solo capito male, ma quando il biondo si voltò rivelando la bocca piena di biscotti, la faccia più colpevole che gli avesse mai visto le guance rosse come pomodori maturi, capì che forse aveva inteso bene. E per poco non gli venne un mancamento!
Da quando un angelo pensava ad una cosa così rozza e impura come un’atto carnale di piacere?
“Azraphel? Davvero?”
“Non ne vado fiero ok?” Sbottò infine deglutendo il malloppo di biscotti che si era spinto in gola senza contare che il corpo che aveva in dotazione non poteva morire, ma poteva benissimo soffocare.
“Non ne dubito, ma adesso voglio sapere ogni cosa…” rispose mellifluo il demone, sorridendo con malizia e leccandosi le labbra come se stesse per gustarsi un piatto succulento.
Azraphel sospirò alzando le braccia in segno di resa. Sapeva già che la conversazione in cui Crowley lo stava per trascinare sarebbe stata ridicolmente imbarazzante.



  
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