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Autore: Farkas    11/09/2019    3 recensioni
Le sorelle Halliwell e i loro compagni hanno affrontato tante sfide nella loro vita, ma forse la più grande è l'essere diventati genitori.
Fare il genitore è molto più dura che che affrontare le forze del male, ma può dare molta più soddisfazione.
Una raccolta che presenta alcuni importanti momenti tra i figli delle sorelle e i loro genitori.
Genere: Angst, Generale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro Personaggio, Paige Matthews, Phoebe Halliwell, Piper Halliwell, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Genitori e figli
Capitolo 4: La figlia ritrovata

“Occhio per occhio servirà solo a rendere tutto il mondo cieco” - Mathama Ghandi.
 
A Paige Matthews era sempre piaciuto il contrasto che faceva il nero con la sua carnagione pallida, ma Tamora non l’aveva mai apprezzato.
-Sembri un cadavere- era il commento più ricorrente di sua figlia ogni volta che la vedeva con un vestito nero addosso, e quando Paige le aveva raccontato della sua trasformazione in vampira *, aveva commentato, che nemmeno i registi di una serie tv avrebbero potuto trovare qualcuno con la fisique du role più adatta.  Però quel giorno di certo Tamora, non avrebbe fatto commenti sui suoi abiti, o sulla sua carnagione.
Con un sospiro Paige si sedette, sul divano, incapace di fermare il flusso di ricordi, che sempre più spesso le attraversava la mente.
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Era arrivato il giorno in cui lei ed Henry avrebbero saputo il sesso del bambino. La gravidanza non era stata programmata, ma i due giovani coniugi ne erano stati felicissimi.
 -Allora c’è qualcosa che non va con il bambino?- mormorò esitante Paige, nel vedere il ginecologo osservare stupito il risultato dell’ecografia.
-Niente affatto. I bambini sembrano in perfetta salute- rispose l’uomo con un sorriso sornione, lasciando i due coniugi senza fiato.
-B-bambini?- balbettò incredulo l’uomo.
-Pare proprio che lei aspetti due gemelline signora Mitchell! Congratulazioni!-.
Henry lanciò un grido di vittoria, prima di baciare appassionatamente la moglie.
-Gemelle… accidenti sembrerò una mongolfiera già al quarto mese!- scherzò la mora, prima di stringersi al marito per un altro bacio.
Cielo quanti anni erano passati da quel giorno…
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-Insomma Tamora, ti vuoi calmare?- sbottò Paige vedendo la figlia, di otto anni che curiosava ovunque nella biblioteca della scuola di magia.
-Mamma io sono Kat! Tamora è rimasta a casa!-.
-Cosa?! Ma doveva fare pratica con i suoi poteri!-.
-Ti ho fregato! In realtà sono io Tamora! Kat è andata a giocare da Melinda-.
-Ah meno male…-.
-Fregata di nuovo! In realtà sono Kat… o magari no! Non riesci nemmeno a distinguere le tue figlie, ma che razza di madre sei?-.
Paige gemette esasperata. Le gemelle adoravano scambiarsi e sfruttare la loro somiglianza per confondere gli altri.
-Bene. Allora chiunque tu sia, salterai la merenda per tre giorni, e aiuterai a tenere in ordine la biblioteca per una settimana-.
La ragazzina sbiancò e alzò le mani :-Non scherzo, più mamma ti giuro che sono Tamora! Guarda ora uso i poteri, così te lo dimostro-.
-Nient’affatto: non voglio nemmeno immaginarmi la ramanzina, che ci farebbe zio Leo se tu incenerissi qualche libro importante. Diciamo che ti credo sulla parola… e che ti costringerò solo ad apparecchiare da sola per questi tre giorni-.
“Che peste che era” pensò Paige fissando tristemente una foto della gita fatta dalla famiglia a Disneyland. “Eppure non ho mai creduto che avrebbe… che avrebbe mai potuto compiere un’azione del genere”.
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Tamora aveva incontrato a ventidue anni, l’uomo della sua vita… e anche in una cornice discretamente romantica. Mentre ritornava da una gita fatta con un gruppo di amici, la macchina si era fermata, lasciandola a piedi su una stradina vicino al mare, sotto un sole cocente.
Fortunatamente un ragazzo di passaggio si era presentato come meccanico offrendosi di trainare l’auto fino alla sua officina.
-Grazie… ehm… però temo di non avere abbastanza soldi con me… se vuoi potrei ripassare domani e…-.
-Oh puoi ripagarmi con un sì-.
-Un sì?- chiese perplessa la giovane Mitchell.
-A questa domanda: ti andrebbe di uscire con me domani sera?-.
-Sì!- rispose la strega con un gran sorriso (va detto per completezza d’informazione che il suo interlocutore, aveva più l’aspetto di un modello, che di un meccanico).
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Tamora, era stata come la madre e la zia una grande amante dei flirt ma dopo aver incontrato Nathan, diede un taglio al civettare, con gran divertimento del resto della famiglia che non si aspettava certo di vederla passare dall’andare in discoteca almeno due volte a settimana, al fare la fidanzatina adorante (Parker si era comicamente lamentata, di aver perso la sua compagna di baldoria preferita, ma si vedeva che anche lei era felice per la cugina).
 -Voglio dire a Nathan che sono una strega mamma- le aveva annunciato Tamora circa sei mesi dopo l’inizio della loro relazione.
-Tesoro ne sei sicura? E’ un passo molto importante… e dopo non potrai tornare indietro-.
-Lo so- aveva ammesso con un sospiro la ragazza. -Ma io amo Nate, come non ho mai amato nessuno. Non credevo nemmeno che si potesse amare a tal punto qualcuno… e voglio fare il possibile affinché tra noi funzioni. Non ce la faccio più a nascondergli una cosa così importante. Fino a quando non lo saprà, la nostra non potrà essere una relazione seria… e io voglio che lo diventi-.
-Come sei cresciuta- sussurrò Paige, carezzandole amorevolmente una guancia.- Bene, visto che io ci sono passata con tuo padre, vuoi qualche consiglio? O hai già un’idea di come impostare il discorso?-.
-Ehm… veramente speravo in un aiutino da zio Coop- ammise la ragazza.- Coi suoi poteri, potrebbe aiutare sia me che Nathan e… e… io non voglio perderlo! S-se mi lasciasse? Ne morirei!-.
-Ora non esageriamo- fece Paige abbracciando la figlia. -Ma se può tranquillizzarti non credo che lo farà. Non sarò un’esperta d’amore come zia Phoebe e zio Coop, ma lasciarti così e per questo sarebbe da vigliacchi… e Nathan non lo sembra affatto-.
La ragazza sorridendo ricambiò l’abbraccio:- Be’ allora sentiamoli questi consigli-.
Henry era l’unico a non essere tanto entusiasta della relazione. I padri vogliono sempre, che le loro figlie sposino un medico, o un avvocato, ma ben pochi esultano all’idea di avere un meccanico come futuro genero… eventualità che dopo il secondo anniversario dei due, aveva cominciato a parere probabile, e che con suo grande scorno non pareva affatto dispiacere a Paige. L’uomo aveva quasi sperato che la rivelazione della magia, avrebbe spinto il ragazzo a lasciare Tam, ma con grande gioia di quest’ultima il giovane aveva accettato la cosa abbastanza di buon grado. Era rimasto sorpreso certo, ma comunque aveva fatto del suo meglio per stare accanto alla sua ragazza, sostenendola e aiutandola come poteva nelle emergenze magiche.
-Nathan è un bravo ragazzo- si lagnava di tanto in tanto il poliziotto.- Ma si guadagna da vivere riparando macchine! Siamo seri, che avvenire pensi che possa dare a Tammy?-.
-Tammy ha tutto quel che serve per costruirselo da sola un grande avvenire. E avere un compagno che ti ama e ti sostiene, è più importante che mai per chi fa una vita come la nostra. A me basta che nostra figlia sia felice-.
L’uomo smise di opporsi dopo un altro anno. Un trafficante di droga infatti propose a Nate di usare la sua officina come deposito, nascondendo stupefacenti nelle auto che poi i complici sarebbero venuti a ritirare, e il ragazzo accettò… solo per raccontare tutto a Henry, in modo che trasmettesse l’informazione ai suoi colleghi della narcotici.
-Mi sbagliavo su Nathan- ammise Henry dopo aver trasmesso la denuncia.- Non è un bravo ragazzo, è un ottimo uomo. Un uomo al quale posso affidare tranquillamente nostra figlia-.
Già davvero un ottimo uomo… eppure era stato lui a causare la rovina della sua amata sia pure indirettamente. I capi dello spacciatore, non avevano minimamente apprezzato l’onestà del ragazzo… e pochi giorni dopo la retata in cui i loro sottoposti erano stati arrestati, avevano fatto piantare una pallottola in fronte al giovane meccanico.
Tamora ne fu distrutta. Lasciò l’appartamento in cui aveva convissuto col fidanzato e tornò a casa dei suoi genitori, in uno stato di depressione totale.
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“Se solo avessi capito…” pensò afflitta Paige mentre entrava in macchina, assieme ai figli, e al marito. Ora capiva come si sentiva Phoebe quando pensava a quello là.
Tutti loro avevano fatto del loro per stare vicino alla ragazza, e dopo qualche mese la poveretta, era uscita dall’apatia… ma solo perché al dolore si erano aggiunti l’odio e il desiderio di vendetta.
Le streghe non possono intromettersi negli affari dei mortali. Non è affar loro combattere la criminalità, a meno che non c’entri in qualche modo con la magia… ma ormai per Tamora le regole non valevano più molto. Il desiderio di uccidere l’assassino del suo amore, e chi aveva ordinato tale assassinio, era ormai l’unica cosa che la faceva andare avanti.
La ragazza studiò il piano per mesi, stando ben attenta a non far trapelare nulla. Arrivò persino a consultare un veggente demoniaco. E giunse la notte in cui decise di agire. Quando si trovò di fronte la ragazza, il criminale si mise a ridere.
-Ah era il tuo fidanzato?- fece divertito quando Tamora gli ebbe detto il motivo della sua venuta.- Che idiota. Invece di usare i nostri soldi per farti qualche regalo, ha preferito crepare. Ma se vuoi che ti spedisca da lui, non hai che da chiederlo fiorellino-.
La spocchia dell’uomo evaporò come una goccia di latte che cade su un fornello arroventato, dopo che Tam ebbe usato i poteri. Terrorizzato il cecchino non si fece pregare per rivelare il nome del mandante… e immediatamente dopo la strega lo incenerì.
Fu così che Tamora Mitchell divenne un’assassina. Le piacque vedere quell’uomo prendere fuoco. Ucciderlo la fece sentire potente. Con il mandante fu ancora più spietata. Lo torturò per ore prima di dargli il colpo di grazia.
Fu durante una visita a Piper e Leo che venne svelata la verità. Wyatt aveva bisogno d’aiuto per localizzare una delle streghe che guidava come angelo bianco, misteriosamente scomparsa. Di certo non era morta, il ragazzo l’avrebbe percepito.
Dovendo a sua volta conciliare i doveri di strega e quelli di angelo bianco, Paige si offrì immediatamente di dare una mano al nipote e tutti si precipitarono in soffitta… ma non appena Tamora si avvicinò, il libro s’illuminò e si allontanò per evitare il suo tocco. Incredula la ragazza ritentò, ma il risultato fu il medesimo.
-Com’è possibile?-sibilò.- Quelli erano dei delinquenti. Chissà quante vittime avevano fatto oltre al mio Nate. Com’è possibile che questo maledetto libro, mi giudichi malvagia, per aver eliminato quei bastardi?!-.
-Co-cosa?- balbettò Paige.- Tam cos’hai fatto?-.
-Giustizia- ringhiò la ragazza. -E grazie a me ora ci sono due delinquenti in meno-.
-Nate non tornerà in vita, solo perché hai ucciso i suoi assassini!- urlò isterica la figlia di Sam.- L’unica cosa che hai ottenuto è stata di diventare come loro! Secondo te cosa ci rende diversi dal male? Che non uccidiamo per vendetta!-.
-Be’ se avere ucciso quei due mi rende una strega malvagia, non voglio essere buona! Ho fatto giustizia e non me ne pento. Schifosi del genere non meritano di vivere!-.
-E allora sappi che non ci sarà più posto per te in questa famiglia, fino a che non te pentirai-dichiarò severamente Wyatt.- Noi combattiamo per proteggere gli innocenti. Avere poteri speciali, non ci rende giudice, giuria e boia. Vattene-.
-E a te chi dà il diritto di parlare così?- ruggì Paige rivolta al nipote.
-Le regole della magia- mormorò Melinda. – Detesto ammetterlo ma Wyatt ha ragione-.
Disperata Paige si voltò verso i membri della famiglia, presenti ma tutti quanti avevano la stessa espressione del primogenito di Leo.
-In tal caso addio!- si limitò a dire Tamora prima di scendere le scale sorda ai richiami di Paige. La donna cercò di seguirla, ma la figlia fece esplodere i gradini, così Paige cadde e perse i sensi. E da quel momento i suoi familiari non videro più Tamora per anni.
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Naturalmente Paige aveva provato a cercare la figlia, ma invano. Tam si era unita a una congrega formata da streghe di pessima fama che avevano la sua stessa visione della vita, e ciò l’aveva definitivamente divisa dalla famiglia (in quel periodo nella comunità magica si diffuse la seguente battuta: “Le prescelte se la cavano meglio con i demoni che con i figli”).  Se non avesse avuto il marito, le sorelle, Kat e Henry Junior la figlia di Sam sarebbe impazzita. E certe volte perfino vedere Kat, identica in tutto e per tutto alla gemella, le causava pensieri tristi. Per lo meno a differenza di Phoebe, Paige condivideva il suo dolore col marito.
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Cinque anni dopo, l’abbandono di Tamora la Sorgente era ritornata… e ora che sapevano che non sarebbe mai stata eliminata sul serio, combatterci contro generava una certa frustrazione negli Halliwell. Oltretutto non potevano nemmeno fare sul serio, fino a che non avessero scoperto di chi era il corpo che stava occupando. Quasi sicuramente di un demone, ma fino a quando non ne avessero avuto la certezza, non potevano rischiare di uccidere un innocente. Phoebe lo ripeteva di continuo e si era gettata anima e corpo nelle ricerche… e questa era una debolezza che la Sorgente non esitava a sfruttare.
Dopo l’ennesimo assalto, Paige si era ritrovata sola: Kat era svenuta, Melinda aveva una gamba rotta, e i poteri di Payton non erano adatti al combattimento.
-Non hai idea di quanto ho atteso questo momento… addio Paige!- sentenziò la Sorgente prima di lanciare un flusso di fuoco alla vecchia nemica, impossibilitata ad orbitare a causa di un incantesimo del demone… che di colpo venne scaraventato via da una potentissima raffica di vento.
Incredula la quartogenita di Patty si voltò per vedere la congrega di Tamora entrare in casa, pronta al combattimento. La Sorgente si difese bene eliminando due streghe, con altrettante palle di fuoco, ma visto il numero di nemici preferì teletrasportarsi via. Tamora cercò di fermarlo, ma il demone la scaraventò violentemente contro muro con la telecinesi, prima di sparire.
-Ho… saputo cosa stava succedendo- ansimò Tamora mentre Paige tentava di guarirla. -E ho pensato di… venire a darvi… una mano… avevate ragione… puoi… perdonarmi?-.
-Certo che ti perdono!-.
-E’ più… di quel che merito… Nate… sto arrivando…- ansimò la giovane prima di chiudere gli occhi per sempre, mentre le mani di Paige si spegnevano insieme alla vita, generata dalla loro proprietaria.
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Paige Matthews aveva fatto e visto l’impossibile un’infinità di volte nella sua vita… eppure nulla le era mai parso innaturale come vedere calare nella terra la bara di sua figlia. Tamora non sarebbe stata seppellita nel mausoleo di famiglia; Paige aveva preferito comprarle la piazzola accanto a quella di Nathan. Aveva sentito che era più giusto così. Le sue sorelle, i suoi cognati e nipoti, avevano capito la sua decisione, e avevano fatto di tutto per starle vicino.
Anche i membri sopravvissuti della congrega avevano presenziato al funerale, e tutti loro pronunciarono parole lusinghiere sulla loro consorella caduta. L’idea che in quegli anni, la figlia avesse avuto al fianco degli amici veri e propri, invece che semplici alleati diede un qualche conforto a Paige, che al termine della funzione prese a sua volta la parola: -Nathan Gills morì cinque anni fa. Mia figlia Tamora morì nello stesso istante, e non siamo riusciti a farla rivivere. Mi auguro solo che ora possano essere felici insieme- mormorò l’angelo bianco-strega.- Ho riavuto mia figlia solo per vedermela strappare via, ma comunque mi ha reso orgogliosa un’ultima volta-.
Paige avrebbe voluto dire molto di più, fare un discorso degno della sua sofferenza, ma capì che aveva già detto tutto il necessario. Tacque e si diresse verso Henry, Kat e Junior. Loro li avrebbe protetti. A qualunque costo.
 
 
 
 
 
 
 
  • Paige venne trasformata in vampiro nell’episodio diciotto della quarta stagione “Mordimi”
 
 

ANGOLO DELL’AUTORE

Ed eccomi qui di ritorno dalle vacanze. Visto che lo scorso capitolo trattava di un avvenimento lieto, sia pure venato da un pizzico di malinconia, ho pensato che fosse arrivato il momento di creare un capitolo più cupo. Se avete notato somiglianze tra la morte di Tamora e quella di Prue, sappiate che la cosa è voluta: volevo che anche la nuova generazione patisse un lutto, e mi pareva un parallelo poetico far sì che una delle figlie di Paige, la sostituta di Prue, morisse nello stesso modo di quest’ultima. In più così ho avuto l’occasione di reintrodurre un vecchio nemico.
Come sempre devo ringraziare apeirmon e fenris per aver recensito lo scorso capitolo, oltre a KarenHumbert che ha recensito tutti e 3 i capitoli della storia.
  
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