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Autore: ArrowVI    11/09/2019    1 recensioni
Gli umani regnano su Gaia, ma le pietre di questo continente trasudano memorie di creature ben più antiche e potenti.
Sono passati circa diciassette anni da quando l'imperatore dei Dodici Generali Demoniaci è stato imprigionato nel mezzo di questo e un altro mondo... Ma, ormai, il sigillo che lo teneva rinchiuso sta cominciando a spezzarsi.
Cosa accadrà quando Bael sarà libero? Verrà fermato o porterà a termine il piano che, diciassette anni fa, gli è stato strappato dalle mani?
Quattro nazioni faranno da sfondo a questa storia:
Mistral, Savia, Asgard ed Avalon.
Io vi racconterò di quest'ultima......
Come? Chi sono io? Non ha importanza, per adesso...
Umani contro Demoni... Chi sarà ad uscirne vincitore?
Se volete scoprirlo allora seguitemi... Vi assicuro che non rimarrete delusi dal mio racconto.
Genere: Avventura, Comico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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Capitolo 7-6: Il mio nome

 



Fin da quando ho memoria, a nessuno importò nulla di noi. Ricordo i loro sguardi disgustati e divertiti, le loro parole d'odio. Neanche nostro padre si aspettò nulla da noi.

"Oh? Sarebbe lui il mezzo sangue?"

                                                                                                                                       "Si, mi fa quasi tenerezza."


   "Come ha potuto Milutin mischiare il suo sangue reale con quello di una popolana?!"


                                                         "Non si aspetterà davvero che Milutin li accetti come membri degli Heiner, vero?"


   "Che scherzo di pessimo gusto... Che avrà mai fatto Milutin di male per meritarsi questo?"



Per anni fummo le pecore nere della famiglia, io e mio fratello... "Incapaci buoni a nulla", i "figli di una sgualdrina da quattro soldi", "popolani che dovevano imparare quale fosse il loro posto".


Nostra madre era... Non possedeva nulla, a quel tempo. Era troppo debole per svolgere lavori manuali, e senza alcun titolo di studio le fu impossibile svolgere qualsiasi lavoro normale, ad Asgard.

Per questo dovette trovare metodi meno... Ortodossi, per usare un eufemismo, per portare i soldi a casa. E, in una di quelle notti, incontrò Milutin Heiner che, a quel tempo, era ancora il principe. Un viziato figlio di papà che andava in giro da un locale ad un altro per ubriacarsi, e che non perse l'occasione di divertirsi con una preda che poteva semplicemente pagare.



Non ero ancora nato, a quel tempo, ovviamente... Ma credo ciecamente a ciò che mi raccontò mia madre.
Quando nacqui, Milutin rispose alle sue richieste di aiuto deridendola.

"Quello non è figlio mio. E' il tuo, c'è differenza."


La pagò per lasciare il palazzo, per "stare lontana" da lui. 

"Se le persone sapessero che ho avuto una relazione con una sgualdrina, non mi guarderebbero più in faccia."
Le disse.

La cacciò via... Tutti sapevano chi fosse, cosa fosse accaduto.
Eppure, nessuno diede le colpe a mio padre. Infatti, tutti se la presero con mia madre.

"Ma guarda, scappa di nuovo con i soldi in mano."


Il segreto di Pulcinella. Nessuno ne parlò mai, benché tutti sapessero chi fosse la donna che Milutin cacciò quel giorno.



Amelia, quello è il nome di mia madre. Dovette allontanarsi dalla capitale per evitare di venir derisa e insultata da tutti... Si rifugiò in una casetta nelle campagne, molto piccola e vecchia. Un vecchio pastore gliela lasciò per un prezzo davvero basso, fummo fortunati.

Nikola... Quello fu il nome che mia madre mi diede... Un nome che mio padre non riconobbe mai.
Per lui, io non esistevo. Non ero un Heiner, no... Non ero nessuno.

Ironico... Odiai quell'uomo, eppure crescendo realizzai di essere la sua copia sputata. Posso solo immaginare come poté sentirsi mia madre nel crescere una persona uguale a quella che l'abbandonò.

Presto, i soldi che nostro padre diede a mia madre per lasciare il palazzo cominciarono a scarseggiare. A quel tempo non capii come facessimo ad andare avanti, e ci misi un paio d'anni a capire ciò che si nascondeva dietro le visite degli sconosciuti che mia madre invitava a casa ogni notte.

Quando diventai abbastanza grande da capire cosa stesse accadendo, decisi di affrontare mio padre in persona. Fui fortunato: lo trovai proprio davanti al cancello della sua villa.
Che stupido... Ero appena un ragazzino.

"Oh? Sei suo figlio?"
Mi domandò, con quel suo tono divertito.

"Devi aiutarla! Non può continuare così, sta soffrendo!"
A lui non importarono le mie parole.

"Dovrebbe importarmene? Sparisci, prima che le persone ti vedano! Quella sgualdrina sta facendo ciò che ha fatto per anni, non è un mio problema."
Fu in quel momento che compresi che l'unica cosa che avevo in comune con quell'uomo, era solo l'aspetto fisico.

Quell'uomo... Gli avrei fatto rimangiare quelle parole, in un modo o in un altro.



Un paio di giorni dopo la mia visita, fu mia madre ad andare da lui, da sola.
Quando tornò a casa, portò con se una grossa valigia piena di soldi. Mi disse che fu Milutin a darglieli, e che per un po' di tempo avrebbe finalmente potuto "riposare".

Appena due settimane dopo quella visita, venni a sapere che mia madre aspettasse un figlio... Collegati tutti gli indizi, non ci misi molto a capire il motivo che si nascondeva dietro quella improvvisa "generosità" di Milutin.

Odiai quell'uomo ancora di più, dopo quell'evento. Quel bastardo non fece altro che vedere mia madre come un oggettino da usare per poi lanciare via.
Tutt'ora dubito che mia madre fosse la prima a subire quel genere di trattamento... Chissà quanti figli illegittimi avrà avuto, in tutta la sua vita, quel vecchio ubriacone pervertito.

Non riuscendo ad accettare quella situazione, decisi finalmente di risolvere quella situazione con le mie stesse mani... Trovai un lavoro in una fabbrica: orari assurdi e paga al limite del vivibile, ma accettai.

Grazie a quella fabbrica fui in grado di alleviare le spese di mia madre, che poté dedicare il suo tempo a crescere il nuovo arrivato... E non ai suoi clienti.

Tesla, così lo chiamò.
Che strano nome... Ma credo decise di sapere perché lo chiamò così.


"Il ragazzino è un prodigio"
Ci disse il dottore che l'aiutò nel parto.

"Non appena l'abbiamo tolto dalla sua culla, ha cominciato a piangere e delle scariche elettriche hanno avvolto il suo corpo. "
Suppongo fosse quello il motivo che la spinse a dargli quel nome.


Anni dopo, decisi di lasciare quel lavoro. Avevamo abbastanza soldi da parte, non avevo più paura che mia madre potesse di nuovo percorrere quella strada.
Quando le dissi cosa avessi deciso di fare della mia vita, però, Amelia scoppiò a piangere.

"Perché vorresti arruolarti nell'esercito? Tu e Tesla siete le ultime cose che mi sono rimaste... Non andartene a morire lontano da casa, a lavorare per Milutin... Rimani qui con me, ti prego..."
Non riuscii a guardarla negli occhi. Aveva ragione: se mi fossi arruolato, alla fine dei conti sarei finito a lavorare per mio padre.

Ma il mio scopo era un altro. 
Le parole che mi dissi quel giorno... Non le dimenticai.


Quell'uomo l'avrebbe pagata per come trattò mia madre.


Nonostante le continue lamentele e proteste di mia madre, decisi comunque di partire. Mi imbarcai sulla prima nave diretta ad Avalon, e la salutai in silenzio mentre mi salutò dal porto accompagnata da Tesla, a quel tempo ancora piccolo. 
Anche lui era arrabbiato, ma me ne feci una ragione.

A quel tempo aveva cinque anni... Quando lo incontrai di nuovo, ne aveva appena compiuti dieci.


Arrivai ad Avalon senza sapere assolutamente nulla del posto... Ma non ci misi molto ad ambientarmi. Sicuramente un posto più ospitale e gentile rispetto a quello in cui vissi fino ad allora, nonostante la presenza di Xernes Ravier, il quale mi accettò con riluttanza all'interno dell'istituto Star

Devo dire che quegli anni furono i più belli della mia vita. Incontrai persone fantastiche con cui sono tutt'ora legato.

Viviane, Gwenevre e perfino quella testa calda di Andrew Medals...
Ma tra tutti loro fu una persona in particolare ad attirare la mia attenzione.

Altezzosa, fredda e difficile d'approcciare, ma per qualche motivo non riuscii a togliermela dalla testa fin dal primo momento che la vidi.
Finimmo insieme nella stessa classe, per volere del caso... Anche se tutt'ora penso che ci fosse lo zampino di Ehra, la direttrice.

Conosciuta come la "Regina di Ghiaccio", soprannome che le venne gentilmente dato da uno dei nostri compagni, una donna in grado di distruggere qualcuno con un semplice sguardo.

Eppure, nonostante quel suo carattere freddo e distaccato, non fui in grado di starle lontano. 
Più e più volte provò ad allontanarmi... Certe volte, anche con le cattive maniere.

Ma alla fine... Tornai sempre indietro da lei.
Purtroppo, però, lei non sembrò mai ricambiare i miei sentimenti.



Quando tornai a casa, circa cinque anni dopo, trovai Milutin su tutte le furie. Non riuscì ad accettare il fatto che io mi fossi diplomato come mago in un istituto di Avalon, e non uno di Asgard. Dopotutto, già a quel tempo Asgard e Avalon erano nel mezzo di una guerra fredda.


Fui contento di vederlo così infastidito, ma quello fu solo l'inizio.
Volevo infangare il suo nome, volevo obbligarlo a riconoscermi pubblicamente... Io, il "figlio di una sgualdrina" che lui stesso ignorò e nascose per così tanto tempo.


E, con il tempo, sarei riuscito a ottenere ciò a cui ambivo.


Durante un mio viaggio a Mistral, infatti, incontrai un certo Spirito, nel mezzo di una foresta abbandonata.
Una Tigre Bianca circondata da svariate scariche elettriche azzurre.

I suoi occhi erano luminosi, il suo pelo chiaro con svariate striature nere. 
Era gigantesca e terrificante.

Sentii molte storie legate a quello spirito, di quanto fosse distruttivo e difficile da controllare.
Potei sentire la sua incredibile energia anche a metri di distanza da quella creatura. La sua sola presenza bastò a farmi inginocchiare davanti a lei.
Eppure era una creatura bellissima, tanto possente quanto delicata.

Rimasi stupito, infatti, quando cominciò a parlarmi con una voce femminile.

"Cosa stai cercando qui in Oriente, soldato del Nord?"
Mi domandò, non appena mi vide.


Rimasi sorpreso dal fatto che sapesse da dove venissi.


Non siamo noi umani a scegliere con quale Spirito creare un contratto...
...Sono gli Spiriti a scegliere con chi stipularli.

Per qualche motivo, Byakko scelse me, quel giorno. Qualcosa in me attirò la sua attenzione.

E, quando Amon attaccò Asgard, mi assicurai che mio padre vedesse in prima persona la potenza di Byakko.
Non fui in grado di sconfiggere Amon, ma anche grazie all'aiuto di altri soldati, riuscimmo a scacciarlo.

Quel giorno, finalmente, raggiunsi il mio scopo.
Rimasi in silenzio a fissare mio padre con un ghigno soddisfatto in volto, quando fu obbligato a consegnarmi il titolo di Cavaliere per aver protetto Asgard da quella minaccia.

Quel giorno mio padre fu obbligato a riconoscere il mio nome, un nome che, fino a quel momento, continuò a ignorare.
"Nikola Heiner". Provò in tutti i modi a evitare di dire il mio cognome, quindi fui io stesso a ricordargli quale fosse.

Ricordo ancora perfettamente quel suo sguardo furioso... Non posso descrivere a parole la soddisfazione che provai quando cominciò a digrignare i denti, sentii anche parecchie persone mormorare intorno a me.
Tutti, all'interno del palazzo, erano a conoscenza delle relazioni illecite dell'imperatore... Ma, al di fuori di quelle quattro mura, nessuno ne era a conoscenza.

Quel giorno, mio padre cominciò a odiarmi esattamente come feci io per più di vent'anni... Ma, a differenza mia, lui non poté fare nulla contro di me. Fu obbligato a ringraziarmi per il lavoro svolto, a incoronarmi come uno dei Quattro Cavalieri di Asgard.  Insomma, dopotutto non poteva tirarsi indietro nel mezzo dell'incoronazione.


Quel giorno mandai finalmente in frantumi quella sua immagine, e assaporai a pieno ogni singolo istante di quei minuti.


La notizia si sparse a macchia d'olio su tutti i giornali, ricordo ancora alcuni di quei titoli: "Il figlio illegittimo dell'imperatore Milutin Heiner salva la nazione!" o qualcosa di quel tipo.

Quando tornai a casa, mia madre mi corse in contro solamente per abbracciarmi: non disse nulla. Quando cominciò a piangere la strinsi forte a me, ricordandole che non l'avrei mai abbandonata.


E, per fare ancora un altro dispetto a nostro padre, decisi che avrei allenato anche Tesla.
Era molto più forte di quanto io fossi alla sua età... Chissà dove sarebbe potuto arrivare, se gli avessi insegnato come usare quei suoi poteri.


Milutin avrebbe dovuto riconoscere anche il suo nome.

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Fine del capitolo 7-6! Grazie di avermi seguito e alla prossima con il penultimo capitolo del volume 7!

 

   
 
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