Fumetti/Cartoni americani > RWBY
Segui la storia  |       
Autore: Thanos 05    11/09/2019    4 recensioni
(Spin-off di "JIID: Story of a thief")
Mi incamminai verso il motel in cui alloggiavo, dando un rapido sguardo a questo posto durante la notte, devo dirlo... è abbastanza squallido. 
<< Spazzatura per terra, barboni, lampioni che non funzionano, tra tutti i posti proprio qua mi doveva mandare, eppure lui sa che avrei un compito più importante di andare a prendergli un nuovo abito! >>
Mi fermai quando notai che davanti a me si stavano facendo sempre più vicine delle luci, di certo non potevano essere i fari di una macchina visto che qui era una zona solo per pedoni, anche se non mi aspettavo che questa gente seguisse le regole, anche quelle basilari. 
<< Motociclette? >> Un gruppo di centauri è proprio quello che mi aspettavo da queste periferie, vediamo cosa fanno potrebbero tornarmi utili.
Genere: Comico, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Capitolo 2

Approfittai del tempo prima delle sei per fare un giro di routine, dal momento che dovevo rimanere in quello squallido posto, tanto valeva iniziare a familiarizzare con la zona.
Per cui, iniziai a memorizzare tutti i punti di riferimento del quartiere: c'era ovviamente la sartoria della famiglia di Ivan, il parco giochi, una libreria, una piazza, una drogheria, un ristorante e vicino ad esso un bar dall'aspetto miserevole.
Alle quattro del pomeriggio avevo praticamente fatto il giro di tutti i quartieri e vicoli, e, sopratutto, mi ero assicurato di acquisire qualsiasi informazione utile riguardo Jack e Ivan.

Arrivai al parco pubblico con almeno un'ora di anticipo e mi accomodai su una delle poche panchine non divorate dai tarli.
Rimasi lì ad aspettare Jack e la sua “gang”, ma alla fine si presentarono solo lui ed Ivan, e con un quarto d'ora di ritardo tra l'altro.
<< Gli altri? >>
<<... Scuola >> Mormorò nervosamente Jack, era pessimo come bugiardo.
<< Non siamo in estate? >>
<< Fanno un altro tipo di scuola, ok!? >>
<< Alle sei del pomeriggio? >> Decisamente un pessimo bugiardo.
<<... Si. >> Ma devo dargliene atto: almeno sapeva impuntarsi anche su una causa persa.
Tralasciando le ridicole scuse di Jack, il suo compagno non sembrava molto contento di essere lì con noi, non ebbi difficoltà ad ipotizzare che Jack lo avesse obbligato a seguirlo nell'ennesima avventura idiota.
<< Su Rhino! Immagina che quel tipo sia lo stronzo che l'anno scorso ti ha urtato in sala mensa rovesciandoti il cibo sui pantaloni >> Potete non crederci, ma questo bastò a motivarlo!
<< Ok, regole? >> Rispose “Rhino” scattando sugli attenti, come se quella che avrebbe combattuto di lì a poco fosse la battaglia più importante di tutta la sua vita.
<< Il primo che sviene o non è più in grado di lottare perde, facile no? Non preoccuparti Rhino fa solo da spettatore! >>
<< Hai scarsa memoria per caso? Ti ho già messo a tappeto due volte, forse ti servirebbe un po' d'aiuto. >>
<< Non ero preparato! Ma adesso gli faccio vedere cosa succede a sfidare il capo di una banda! >>
Si fermò di fronte a me, a circa un metro di distanza, mani in tasca e i due piccoli occhi irosi puntati su di me.
<< La prima mossa a te. >> Stabilii mentre il mio sguardo si posava sul rigonfiamento della giacca provocato dalle sue mani, il movimento delle stesse che si muovevano all'interno dell'abito era particolarmente evidente da notare.
Cosa avrebbe tirato fuori? Un coltello? Uno spray al peperoncino?
Dopo una breve attese, Jack si decise ad attaccare.
<< Come preferisci! >> Scattò in avanti e con un gesto fulmineo tirò fuori la mano dalla tasca, quella ed il tirapugni che la adornava, puntando dritto al mio volto.
Mi lasciai colpire e assecondai il pugno ruotando la testa, non vedendo nessun livido o ferita la sua faccia passò dall'euforia alla pura paura in cinque secondi netti.
<< Ok, tocca a me. >> Gli presi il polso del braccio con cui mi aveva colpito senza dargli nemmeno il tempo di ritrarlo e cominciai a stringerle l'arto intrappolato.
Lo strinsi con forza, sempre più forza, fino a ridurlo in ginocchio mentre digrignava i denti per non urlare. << Ehy Ivan! Vieni ad aiutarlo dai! >>
Ivan si mosse per aiutarlo, ma il suo amico gli disse di fermarsi, ora, sapevo che non era proprio un genio e probabilmente aveva una rotella fuori posto, ma quell'atteggiamento rasentava il masochismo!
<< No-non ti azzardare bestione! Questo lo sconfiggo da sol- >>
Un movimento deciso e gli ruppi il polso, poi lo risollevai da terra e lo lanciai contro un albero lì vicino, il quale si sradicò a causa della violenza dell'impatto, un impatto così violento che non seppi dire se fosse svenuto a causa del dolore al polso o per lo schianto, uno valeva l'altro, anzi forse era anche morto.
Quel che era certo è che non sentii alcun suono provenire da sopra o sotto il tronco dell'albero, non un gemito né un insulto.
Decisi che era il momento di passare al prossimo.
<< Sotto a chi tocca! >> Mi girai verso Ivan, solo per ricevere un pugno in piena faccia dal nostro amico fauno, riuscì anche a farmi indietreggiare di qualche centimetro tracciando un solco ben visibile sul terreno del parco.
Vidi i miei occhiali volare via, e giurai sul mio camice che se si fossero rotti mi sarei allora premurato di far passare ad Ivan la peggior giornata della sua vita.
Ricevetti un secondo pugno, questa volta al petto, che mi fece arretrare ancora, scavando ancora di più il solco che si era formato prima.
Ma non ebbe alcun urlo o gemito da parte mia.
Al contrario, paradossalmente, il gigante si era fatto decisamente molto più male di quanto ne avrebbe potuto fare a me, come notai dalle sue nocche livide e gonfie.
<< Tutto bene? >> Di risposta, il fauno cadde in ginocchio e serrò i denti, come a trattenersi dall'urlare, tuttavia le poche bestemmie che sfuggivano dalle sue labbra sotto la forma di flebili sussurri dicevano più di qualsiasi imprecazione a pieni polmoni.
Alzò lo sguardo su di me, per nulla contento.
<< V-va a quel paese! >>
<< Non sembri il tipo da dire parolacce, fammi vedere le mani. >> Anche se in ginocchio, provò ad allontanarsi via finendo per cadere all'indietro come un sacco di patate.
<< Non fare il bambino, hai visto come ho ridotto Jack, se volessi colpirti non avrei bisogno di un trucchetto, lo farei e basta. >>
Non sembrava molto sveglio ma almeno aveva capito la frase, quella, e, sopratutto, che gli conveniva ascoltarla.
Le sue mani erano gonfie a causa dell'urto, ma niente di irreparabile.
<< Te la caverai, ma per un paio di giorni ti faranno male le mani. >>
Intanto andai a controllare come stava Jack, era a terra, con gli occhi bianchi e sembrava morto, ma il polso c'era, il cuore batteva ancora, se la sarebbe cavata senza danni permanenti visto quant'era resistente.
Bene... avevo appena trovato un pregio non indifferente.
Recuperai il mio paio di occhiali, che per fortuna (di Ivan) non si erano rotti, poco lontani dal solco che segnalava lo scontro fra me ed Ivan.
Ora, io sono una persona dagli standard molto alti, ma purtroppo ero costretto a sottostare a determinate condizioni e partire dal basso.
E dal basso riemersi con qualcosa di utile.
Volsi lo sguardo verso Ivan, ancora a terra per il dolore alle mani, la mia ombra lo oscurò, e credetemi, per essere uno grande e grosso iniziò presto a tremare come una foglia.
<< Chiamo un ambulanza, il tuo amico è vivo ma svenuto, tu aspetta qui, nel mentre che arriva facciamo un po' di chiacchiere >>

L'ambulanza arrivò dopo appena cinque minuti dalla chiamata, era una città piccola infondo. Quando uno dei dottori mi chiese spiegazioni, nel mentre che gli operatori caricavano Jack su una barella, io e Ivan raccontammo, come concordato appena dopo la chiamata, che lui e Jack avevano avuto una rissa con dei ragazzi da strada, rissa a cui io avevo assistito poco prima di chiamare i soccorsi.
L'ambulanza, sparì all'orizzonte, mentre mi accomodai accanto ad Ivan sulla panchina.
Il fauno probabilmente avrebbe girato i pollici con fare nervoso se in quel momento non gli stessero bruciando dal dolore.
<< Allora, accetti? >>
Un sospiro accompagnò la sua espressione pensierosa.
<< Ho altra scelta? >>
<< Si, o accetti o probabilmente ti ritroverai con un fratello in meno. >>
<< Cosa?... Non pensavo fosse così grave! >>
<< Oh, eccome se è grave. >>
Tirai fuori davanti a lui un ventaglio di fogli di taccuino con varie scritte sopra, tutte scommesse e almeno il 95% le aveva perse in tronco.
<< Vediamo, poker, roulette, scacchi, scommesse sportive, corse di cavalli... e combattimento tra galli, le scommesse sono sempre diverse, ma la costante è un nome, Dimitri Volkov, tuo fratello maggiore se non sbaglio. >>
L'apprensione di Ivan era evidente, sapeva che il fratello aveva dei problemi di debiti, ma non pensava fino a questo punto, decisi di continuare.
<< Tuo padre ha in totale quattro figli, e di certo, per quanto faccia buoni affari, sarà difficoltoso per lui provvedere sia ai debiti di tuo fratello che al mantenere tutti voi, e tuo fratello non può di certo difendersi da solo, ho sentito che non è un omaccione come te. >>
<< Sapevo che aveva dei debiti, ma non così tanti... >>
Iniziò a grattarsi la nuca tutto nervoso, per poi ritrarre dolorosamente la mano ancora gonfia.
<< Quindi è un si? >>
<< Si! Probabilmente me ne pentirò subito! Ma se serve ad aiutare mio fratello... >>
<< Bene, parlerò anche con Jack. >>
<< Aspetta... vuoi anche lui? Ma non ti ha saputo muovere di un centimetro! >>
<< Vero Ivan, ma hai visto tutte le volte in cui l'ho colpito? Hai visto che si è rialzato alla discarica? Hai visto che era ancora vivo quando l'hanno messo nell'ambulanza? >>
La faccia spaventata del fauno fu uno spettacolo, sorrisi nel capire il pensiero che doveva essergli appena entrato nell'anticamera del cervello.
<< Si Ivan, avevo intenzione di ucciderlo, era un test, e il tuo amico, vivendo, l'ha superato! >>
Lo vidi ancora più scosso, quindi provai un attimo a tranquillizzarlo.
<< Ma dimmi, parlami un po' del tuo amico, da come ti sei lanciato nel colpirmi dubito che siate in cattivi rapporti, o che lui ti "bullizzi", raccontami un po' di lui, ho speso troppo tempo nel cercare roba su di te e non ho voglia di aprire una seconda indagine >>
Ivan fece un altro sospiro, e capii che la storia sarebbe stata molto lunga, per fortuna ero un tipo paziente, e poi, dovevo tenermi impegnato nel mentre che Jack riprendeva coscienza.
<< Ok, è iniziato tutto un po' di tempo fa... >>

<< Salve! >>
Mi spostai a destra per evitare un vaso lanciatomi dal nostro testardo amico di nome Jack.
Giaceva sul letto d'ospedale proprio di fronte a me, in posizione supina, con un espressione spenta, direi quasi da moribondo, eppure come entrai in quella stanza, il presunto moribondo ebbe la forza di far scattare il braccio sul comodino, afferrare il vaso e lanciarlo a piena forza verso il sottoscritto.
<< Non dovresti sforzarti sai? Sei debilitato dopo tre giorni di coma, comunque ti ho portato un cesto di frutta. >>
Appoggiai il cesto regalo sul suo comodino, se non altro il lancio del vaso aveva liberato il posto.
<< Volevo prenderti un dolce ma a quanto pare li odi, sei diabetico o altro? >>
Sperai che apprezzasse il mio regalo e il mio tentativo di rompere il ghiaccio e fare conversazione.
<< Va... via! >>
Questo mondo è veramente senza riconoscenza, dopo tutto il tempo che ho perso ad acquistare la cesta poi!
Notai inoltre che la sua voce si era fatta, se possibile, più stridula dell'ultima volta.
<< Jack, il non sforzarti comprende anche il non urlare >>
Presi una mela dal cesto e gliela porsi, lui girò la testa con sdegno e mi mostrò il medio.
<< Su, hai bisogno di mangiare. >>
<< E io ho bisogno che tu ti tolga dai piedi! >>
"Ma perché nessuno apprezza quando provo ad essere gentile?"
Riposi la mela nel cesto, magari avrebbe avuto voglia di mangiarla dopo.
<< Qual'è il tuo problema? >> La risposta che mi sarei aspettato da lui sarebbe stata qualcosa del tipo "Oh sai, ne ho molti, ne è difficile scegliere uno."
<< Il mio problema? Il mio problema!? Io direi quale sarebbe il tuo di problema! Sbuchi dal nulla e vieni ad attaccar briga con la mia banda! Poi mi mandi all'ospedale >>
<< In verità sarebbe bastato ridarmi la vali- >>
<< Poi qualcuno tira fuori la cosa della sfida e tutto è degenerato! >>
<< Non avresti dovuto sfidarmi. >>
<< E tu non dovevi puntarmi contro una cazzo di pistola! Comunque dicevo... In meno di ventiquattrore, perdo quattro compagni, vengo umiliato in una lotta e finisco all'ospedale per poi risvegliarmi tre giorni dopo, con un mal di schiena da far invidia a quello di mia nonna, delle occhiaie che manco mia madre quando fa gli straordinari in libreria e con un odoraccio che manco un sudicio topo di fogna avrebbe! E ora tu mi dici di non urlare!? TU!? Quel damerino in camice da scienziato pazzo che ha causato tutto questo!? >>
Detto questo cominciò ad riprendere fiato, aveva consumato praticamente tutta la sua energia per urlarmi contro, io glielo lasciai fare, fa bene sfogarsi.
<< Ti senti meglio? >>
Rimase in silenzio, si rimise supino e sbatté le palpebre adornate da evidenti occhiaie, forse era meglio venire domani, ma almeno si è scaricato, e infatti...
<<... Si. >> Ecco quello che volevo sentire.
<< Bene, quindi adesso possiamo parlare. >> Presi una sedia e mi posizionai accanto al letto di Jack. << Vedo che ti dispiace aver perso i tuoi compagni... >>
Si limitò a girare le pupille ambrate, come se avessi detto una cosa scontata.
<< Ovvio genio! Erano la mia ban- >> Lo stroncai sul nascere, ero stufo di questa storia.
<< Non dire quella parola, la tua non era una banda. >>
<< Ma che stai dic- >>
<< La banda di Cletus era una banda, la tua era solo una ridicola riproposizione. >>
D'un tratto la rabbia riprese il controllo di Jack e cercò di prendermi il collo per strangolarmi. << Jack, ammettilo. >>
<< Ammettere cosa!? Che sei un uomo morto!? E come conosci mio padre?! >>
Scossi la testa, quel ragazzo non voleva proprio capire.
<< Jack, la tua gang... faceva schifo. >> Questa volta ci mise più sforzo nel raggiungermi, finendo per scivolare dal materasso e cadere a terra in un sonoro tonfo.
<< L-la mia schiena. >> E con questo si aggiungono altri giorni di cure... quanto ancora dovevo stare in questa cittadina dimenticata da Oum, o da qualsiasi chimera adorassero gli abitanti?
Lo aiutai a rimettersi sul letto, anzi, lo presi e lo misi a forza, ormai ero stufo di fare il gentile.
<< È proprio così, la banda di Cletus era numerosa, spaventosa e temuta, moto ruggenti, giubbotti di marca e un bar tutto loro, il loro nome è entrato nella storia di questa piccola cittadina... >> Rivolsi di nuovo lo sguardo verso di lui, e lui semplicemente distolse il proprio, ma si notava dal stringersi dei suoi denti che non stava affatto prendendo bene le mie parole.
<< Poi ovviamente hanno abbandonato quella vita man mano che sono diventati più grandi e responsabili, c'è chi si è trovato un lavoro, chi è diventato cacciatore e chi ha messo su famiglia, insomma, niente di anormale, semplicemente la più sana progressione che gli eventi potevano percorrere, anzi, trovo strano di non aver ancora trovato decessi fra le loro fila! >>
Mi schiarii la voce e continuai, mentre il mio interlocutore aveva le braccia incrociate e denti serrati, sembrava l'espressione di un cane furibondo pronto a mordere.
<< Allora, chi prendiamo come esempio? Igor Volkov? Braccio destro di Cletus e uno dei "fondatori" di quella gang, beh ha aperto una sua attività, si è sposato e ha avuto ben quattro figli, ecco, questa la considero "maturazione", sei d'accordo con me? >>
<< Tanto so dove vuoi arrivare! Fai in fretta e vattene! >>
<< Ok ok, per farla breve la banda alla fine si sciolse molti anni dopo ecco che arrivi tu con la tua ridicola gang formata da bambini dell'età di... sette? Otto anni? E iniziasti a reclutare membri, prima hai convinto Ivan, tuo amico d'infanzia, a seguirti in questa folla avventura, poi hai reclutato: Jeremy, Lars, Michael e per finire Billy, ai tempi un bambino sul triciclo! >>
<< Non faccio distinzioni in base all'età ok? Puoi smetterla di criticarmi? >>
<< No, non è una critica, è semplicemente un osservazione, la vera critica sta nel fatto che hai continuato questo stupido gioco fino a questo punto! Jack, ammetti semplicemente che la tua era una pallido tentativo di imitare gli anni d'oro di tuo padre Cletus, un gioco portato avanti troppo a lungo e affronta la realtà, sei un perdente! >> Schivai il mio stesso cesto di frutta, almeno era simbolo che si stava riprendendo. << Si, penso che questo mi dia ragione in toto, ma d'altronde basta vedere tutti i fattori, la banda di Cletus aveva almeno quaranta membri, la tua ne aveva sei nel suo massimo splendore, loro avevano delle motociclette, la vostra delle biciclette e un monopattino per Ivan, loro erano seri, la vostra è uno scherzo protratto troppo a lungo. >>
Strinse i pugni per la rabbia ma sapeva che dicevo la verità, era troppo testardo per ammetterlo, Jack forse voleva rendere orgoglioso il padre o forse volendo semplicemente sentirsi "forte" e "importante" ha deciso di formare la banda, non lo avrebbe mai ammesso, ma anche lui sapeva che era vero, e non credo che gli abbia fatto piacere che uno sconosciuto glielo stesse ricordando.
<< Sei venuto fin qui solo per insultarmi alla fine!? >>
<< No, sono venuto qui per esaudire il tuo desiderio di rivalsa. >> Tirai fuori da una tasca interna del camice una pila di fogli << E per farlo mi serve solo qualche firma. >>
Jack prese i fogli gli occhi nel tentativo di leggere, dal camice tirai fuori un paio di occhiali spessi e rotondi, familiari al nostro amico.
<< Tua madre mi ha detto di darti questo, molto premurosa, non ti pare? >>
Senza rispondere, mi strappò di mano gli occhiali e se li portò al viso, senza di essi non riusciva a leggere ma credo che non li volesse per una mera questione estetica, in effetti aveva un aspetto davvero ridicolo.
<< Ma... è un contratto di lavoro! >>
<< Hai centrato il punto, voglio assumerti >>
<< A fare cosa!? La cavia di laboratorio? >>
<< No, a casa ne abbiamo già troppe, dimmi, sai cosa sono i cacciatori? >>
<< Non sono quelli che usano quei poteri magici? >> Ogni volta questa è la stessa risposta che mi fanno alla domanda precedente.
<< Non voglio entrare nell'argomento magia o non magia, ma vedo che li conosci, bene, per farla breve io sono uno di loro, non ufficialmente almeno, ma sono forte quanto se non più di loro, e sto mettendo assieme, per motivi che ora non posso spiegarti, una squadra di quattro persone... e tu potresti essere uno di quei quattro. >>
Di risposta stava quasi per lanciarmi i fogli, se non fosse che io estrassi con rapidità la stessa pistola di quel giorno nella discarica, si ritrovò la bocca di fuoco davanti alla faccia, questo gli bastò per interrompere il gesto. Buon per lui.
<< Su Jack, non pensare che tutto il male venga per nuocere... >>
<< M-mi stai puntando una pistola in faccia! >>
<< Ho imparato che con i cani è meglio avere molta pazienza prima di ricorrere alle maniere drastiche, e sono al limite Jack. Ora fammi spiegare il tutto e scommetto che firmerai in poco tempo. Chiaro? >> Non rispose, chi tace acconsente.
<< Ci sarà una paga, una paga molto buona per i tuoi standard, in questo modo tua madre potrà comunque pagare le bollette senza fare continuamente gli straordinari nella sua libreria e magari potrai anche pagare la cauzione per far uscire tuo padre dalla prigione in anticipo, è accusato di aver tentato di frodare l'assicurazione, risse, disturbi alla quiete pubblica e cose così, di questo passo uscirà fra parecchi anni. Non ti sembra che ne valga la pena? >>
Rimase muto, rimuginando sulle mie parole, poi diede una rapida ripulita alle lenti e riprese a leggere il contratto, e giuro che lesse tutto, aguzzando la vista per trovare ogni possibile scritta nascosta o postilla indesiderata.
<< Mio padre mi ha sempre insegnato a leggere i contratti, ok tutto è allettante e un po' di soldi farebbero comodo al momento, ma c'è solo un piccolo problema. >>
Per una volta non urlava almeno e sembrava serio.
<< Quale? >>
<< Non voglio perdere un arto contro un fottuto grimm! >>
<<... Tutto qui? >>
<< Tutto qui!? Ma li hai visti quanto sono spaventosi quei cosi!? Mio padre ci ha perso un arto contro uno di quelli! >>
<< Parli di quando si ubriacò e urlò contro uno beowolf dopo essere entrato in una foresta in piena notte? >> Ivan era una fonte di informazioni, lui ignorò la mia risposta.
<< Il punto è che voglio una copertura sanitaria! Insomma, se perdo un arto contro un grimm voglio una protesi decente e funzionale, mio padre se ne è potuto permettere solo una scadente! E non dirmi che non puoi, tanto lo so che sei ricco! >> Coraggioso dirlo con una pistola puntata alla tempia, o un briciolo di coraggio ce lo aveva o era un idiota, meglio pensare alla prima e premiarlo per questo.
<< Su questo almeno hai ragione, ora firma, e con nome completo mi auguro. >> Firmò, "Jack Reginald Jackson", con questo accostamento nome-cognome ovvio che fosse irritabile.
<< Visto Jack? Non è stato così difficile alla fine, scommetto che tu e Ivan vi divertirete! >>
La sua espressione sorpresa era prevedibile, non si aspettava che anche Ivan aveva avuto la stessa offerta.
<< Dovresti essere felice, il tuo amico d'infanzia condividerà con te gioie e dolori di questa nuova vita, comunque l'orario delle visite è passato da un pezzo, meglio che vada, partiremo appena potrai muovere le gambe, e Jack, io saprò quando potrai farlo, quindi non fare il furbo per avere qualche altro giorno di riposo >>
Salutai allora il mio nuovo dipendente e uscii dalla stanza per essere poi nuovamente essere fermato da un infermiera che mi aveva proposto di fare un controllo medico, per la decima volta dovevo ribadire di essere in piena salute, ma gli occhi rossi e il colorito della pelle non peroravano la mia causa.
Una volta che riuscì a liberarmi da tutti quei medici ero deciso ad andarmene via, per essere poi fermato da Ivan, lì per una visita prima della partenza.
<< Ehy Capo! Guarda che mi hanno dato! >> Fece vedere i guanti ortopedici, non servivano visto che non aveva l'artrite, ma almeno era contento.

Passò qualche altro giorno di puro tempo sprecato prima che Jack si rimettesse completamente, o quasi totalmente, in sesto, ieri venne dimesso dall'ospedale per tornare a casa e preparare il tutto, gli concessi altre ventiquattrore ore prima che lo trascinassi con la forza fuori da quella topaia.
Ivan tornò a casa a sua volta, visitò la sua numerosa famiglia per cui si sarebbe trattenuto un po' per le varie visite, o forse solo mangiare qualcosa, così andai prima da Jack, mi appoggiai a un muro affianco a casa sua.
Di certo non si poteva rimanere incantati, in senso negativo, dalla sua dimora: un edificio diviso in tre piani, di cui uno ospitava la libreria che gestiva la madre di Jack, e il resto appariva abbastanza scadente, di certo non era la più bella casa che abbia mai visto ma in fin dei conti si abbinava al resto delle abitazioni di questo posto.
Per quanto ci fossero delle spesse pareti di mattoni a dividerci, era facile sentire quel che Jack e sua madre si dicevano, per lo più Jack che chiedeva urlando dove stavano degli oggetti da mettere in valigia, sto cominciando a pensare che il "tono alto" sia genetico poi...
Evelyn, la madre di quel testardo, mi aveva offerto di entrare, ma, oltre a non avere voglia di visitare quella topaia, temevo che il mio apparato acustico ne avrebbe fortemente risentito.
Jack uscì, con un trolley abbastanza vecchiotto e datato, non aveva più la felpa di prima, ma una giacca nera aperta che mostrava la t-shirt grigiastra, inutile dire che non portava gli occhiali o che i capelli fossero più ordinati rispetto a quando lo incontrai la prima volta, la madre era alle sue spalle all'uscio della porta.
<< Pronto? >> Chiesi per cordialità, ma se non lo era lo avrei trascinato comunque.
<< Meglio per te che non mi fai finire faccia a faccia con un grimm! >>
<< Riportamelo sano e salvo mi raccomando! >>
<< Ho a cuore la sicurezza dei miei dipendenti. >> Sempre ammesso di avere un cuore.
E per quanto Evelyn non sembrasse del tutto convinta, partimmo nell'immediato.
<< Ciao ma'! Ricorda di fare causa se mi succede qualcosa! >> Urlò Jack mentre lasciavamo il cortile.
<< Lo farò! Ho una copia del contratto! >>
Quella famiglia stava seriamente attentando al mio udito...
Arrivammo poco dopo alla casa di Ivan, che come per Jack, aveva il proprio appartamento unito all'attività di famiglia, ma in uno stato migliore rispetto a quello del suo amico.
<< È da un quarto d'ora che stiamo bussando! Quanto ci impiegano!? >>
<< Troppo. >> Jack continuava a suonare il campanello fino quasi a romperlo.
<< Un momento e arrivo! >> Il vocione di Ivan era facilmente riconoscibile in mezzo a tutte le altre.
Sembrava come esserci una folla dentro casa sua che parlava, e, anche se non urlavano come Jack e Evelyn, si facevano comunque sentire, infondo come avevo accennato la famiglia Volkov era numerosa.
Poco dopo il fauno rinoceronte uscì dalla porta con uno zaino di dimensioni idioti caricato sulle spalle, che in seguito avremmo scoperto essere carico di cibo, cerotti, medicine, e un libro su come accendere i fuochi da campo.
Ebbi l'impressione che Ivan avesse detto ai suoi che sarebbe andato ad un campo estivo.
<< Pronto? >>
Alzò il pollice in segno di conferma, e notai che indossava ancora i guanti ortopedici dell'ospedale, dovevano piacergli molto.
In ogni caso, potemmo finalmente procedere e abbandonare quel tetro tugurio che era il loro quartiere.
Appena lasciato il portico, Ivan si voltò un'ultima volta per salutare la sua famiglia, c'era ovviamente Igor che a causa dell'altezza della porta non era ancora uscito, poi Ida, la più piccola della famiglia che salutava freneticamente con la mano e i restanti due membri della famiglia, un ragazzo più basso di Ivan ma comunque corpulento di nome Boris, che spiccava per un ridicolo cappello a bombetta annidato fra i capelli, e affianco a lui Dimitri, che definire straniante in quel quadro era poco, non era muscoloso come i due fratelli o il padre o vivace come la bambina, eppure era quello con più gusto nel vestire, conoscendo ormai tutto quello che c'era da conoscere sulla famiglia Volkov, ipotizzai avesse preso dalla madre.
Finalmente uscimmo, davanti a noi era tutta pianura e natura, avrei potuto chiamare qualsiasi mezzo di trasporto, ma al mio fianco non avevo due cacciatori professionisti, al mio fianco avevo solo due ragazzi di periferia che presto avrebbero conosciuto il duro mondo dei cacciatori professionisti, sarebbe stato doloroso? Si. Sarebbe stato difficile per loro? Si. Si Sentiranno alla fine appagati? Probabilmente no.
Il punto, è che era meglio che iniziassero a faticare già da allora, per cui decisi che avremmo camminato fino alla nostra destinazione.
<< Dimmi Grande Capo, la nostra prima tappa? >>
Sfilai un voglio di giornale da una delle tante tasche del mio camice, ottenendo in risposta uno sguardo perplesso da parte dei due.
<< È cronaca locale, per questo non è presente come notizia sullo scroll. >>
Mostrai loro il trafiletto del giornale, c'era una foto non del tutto chiara di una silhouette sinistra, i titoli parlavano chiaro "Un mostro ladro terrorizza piccola cittadina".
<< Non dirmi che già andiamo contro un grimm! >> berciò Jack.
<< Se vuoi essere un cacciatore Jack è meglio che cominci a studiare di più, i grimm non rubano, uccidono! Alla peggio è solo un ladruncolo molto sfuggente, e sarà la nostra prima missione come squadra >>
Lo sguardo dei due non fu di buon auspicio, già sapevano che durante il tragitto l'allenamento sarebbe stato intenso, spaventoso e crudele, ma questa è la vita, e sapevo che in fin dei conti gli stavo soltanto facendo un favore.
<< Partiamo, ho programmato di essere lì entro tre giorni, normalmente dovremmo impiegarne cinque, quindi vi conviene marciare rapidamente >>
Vi risparmio la descrizione delle loro facce quando gli dissi, in breve, che li avrei fatto sgobbare come somari.
Con me non esistono sindacati.
<< Partiamo! >>
Cominciammo a camminare, distanziandosi sempre di più quella che era stata la casa dei miei due nuovi sottoposti.
All'improvviso, Ivan alzò la testa di scatto, come se il suo piccolo cervello gli avesse fatto ricordare qualcosa di molto importante.
<< Ah ehm.... scusa capo, ma qual'è il tuo nome? >>
In effetti ora che ci penso non glielo aveva ancora detto, e i loro genitori non glielo avrebbero detto perché forse intuivano che già lo sapessero, beh meglio fare le dovute presentazioni, l'etichetta è importante.
<< Drake, Drake Keller, e risparmiati il capo. >>
Mi girai verso i due << Potete chiamarmi semplicemente Drake. >>
 
   
 
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fumetti/Cartoni americani > RWBY / Vai alla pagina dell'autore: Thanos 05