Anime & Manga > Yu-gi-oh serie > Yu-Gi-Oh! ZEXAL
Ricorda la storia  |      
Autore: Atramentum    11/09/2019    1 recensioni
Il tramonto rese la scena ancora più evocativa: l'abbraccio in cui Makoto si immerse racchiudeva tutti i secoli che li avevano visti separati.
"Ma, aspetta" si staccò improvvisamente dall'abbraccio.
Vector era stranamente silenzioso. Lo guardava con occhi tristi e mortificati, come si fosse appena pentito di anni ed anni di misfatti.
"Io sono un uomo adesso".

...
La bella Miolnys, amante del principe Vector, si reincarna in Makoto, un ragazzo come tanti. Esiste ancora il legame intrecciato, secoli prima, con il principe?
Genere: Dark, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yaoi, Slash | Personaggi: Bekuta/Vector, Nuovo personaggio
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

I secoli
che ci separano


I brividi lungo il suo corpo erano il risultato della sensibilità al suo tocco.
Smise improvvisamente di toccarla per giocare con i suoi lunghi capelli rossi, sparsi sulle lenzuola di velluto. La luce lunare illuminava gli occhi violacei di lui, rendendoli di un bellissimo color ametista. Erano luminosi e guardavano solo lei.
Un gemito di piacere le sfuggì quando iniziò a spingere nella sua parte più sensibile.
Un gioco pericoloso che animava entrambi, che li faceva sentire vivi, immersi com'erano in una triste quotidianità che li teneva separati.
"Mio..Miolnys" gemette la figura maschile.
La ragazza sentiva di star raggiungendo l'apice. Stava vivendo con lui quel momento che avrebbe ricordato per tutta la vita.
"Vec..Vec.."
Quella voce si perse nel buio che seguì.



Non si era ancora reso conto di essersi svegliato. Il buio era lo stesso che lo aveva avvolto nel sonno.
Makoto si alzò dal letto tutto trafelato e si diresse in bagno. Stava pian piano realizzando di aver fatto lo stesso sogno della notte precedente e di quella ancora.
Si trascinò quell'ingiustificata inquietudine fino a scuola, luogo in cui di inquietudine ne aveva ugualmente provata molta, negli ultimi tempi.
Rei Shingetsu fece il suo ingresso, come al solito, accompagnato da Yuma, un amico d'infanzia di Makoto, che negli ultimi tempi, tuttavia, aveva trascurato perché l'altro era troppo impegnato nei duelli, che a lui non interessavano minimamente.
La sua fonte di preoccupazione era Shingetsu. Da quando era entrato a far parte della classe, una strana aura lo aveva accompagnato. Makoto aveva una sensibilità unica, un dono e una dannazione che lo accompagnava dall'infanzia.
Yuma lo salutò e Rei lo guardò di sfuggita. Quel giorno lo avrebbe seguito, aveva deciso.
Dopo le lezioni, si grattò la nuca avvolta da folti capelli rossi e seguì di soppiatto i due, finché non si separarono.
Rei si imbucò in un vicolo che anche Makoto attraversò, curioso come non mai. Fu lì che vide qualcosa di incredibile: un varco si aprì e risucchiò Rei, che si voltò un attimo e fece un ghigno nella sua direzione.


"Dove mi porti?" sorrise lei, prendendo la sua mano.
Era avvolta da un lungo mantello che ricopriva i lunghi capelli rossi e il vestito di terza mano.
Il ragazzo la condusse, lungo il roseto, verso l'interno del palazzo, giù nei sotterranei.
Lungo la parete della sala verso cui l'aveva condotta, c'erano delle pesanti catene penzolanti, attorno a loro moltissime celle.
Fu stupita da quel che vedeva.
"Lo so che non è esattamente un posto romantico" proferì lui, malinconico, "Ma volevo mostrarti qualcosa di me, qualcosa che nessuno oltre te conoscerà".
Si avvicinò sempre di più a lui, per nulla intimorita. "Grazie" gli sussurrò all'orecchio, poi si incamminò verso il trono che torreggiava sulla sala.
"Allora" disse, toccando una delle catene, "A che gioco giochiamo?"



La prima cosa che vide, quando si svegliò, fu un paio di occhi violacei molto familiari.
Era convinto di stare ancora sognando, quando quella figura nell'ombra parlò: "Ben svegliato principino".
Si mosse immediatamente e fece per cacciare un urlo, quando la mano di Rei Shingetsu si impose sulle sue labbra.
"Shh, non vorrai svegliare la mammina! Sei così tenero impaurito!"
Non stava più sognando, ormai ne era convinto.
Si soffermò su quegli occhi... così simili alla bellissima ametista che lo scrutava nei suoi sogni, che gli carezzava la pelle nuda con lo sguardo. Ora che ci pensava, si trovava in una situazione simile. Avvampò.
Le labbra di Shingetsu s'incurvarono in un sorriso. "Oh, vedo che siamo eccitati".
Iniziò, molto lentamente, a slacciare i bottoni del suo pigiama, andando a scoprire la sua pelle candida.
Non capiva il motivo, eppure non riusciva a fermarlo. Tutto gli sembrava così giusto, così naturale, come fosse il proseguimento dei suoi sogni, in cui nulla era proibito, in cui lui voleva farsi fare di tutto, anche farsi baciare in quel modo sui pettorali, sul collo, sulla bocca. Rispose al bacio con altrettanta passione, facendo intrecciare le loro lingue, mischiando la loro saliva. Quel gesto molto intimo, che prima d'allora non aveva condiviso con nessuno, gli faceva letteralmente girare la testa.


"Dove sei?" domandò, spaventata, circondata dalla roccia e dall'odore di sale marino.
"Oh, sei lì, menomale" si rincuorò, vedendolo di spalle.
Fu quando si girò che il suo cuore iniziò a palpitare all'impazzata.



L'inquietudine che provava quando lo vedeva tornò prepotentemente a manifestarsi. Qualcosa non andava in quel bacio. Non era vero come aveva pensato, ma celava qualcosa.


"Cosa stai facendo?" urlò, in preda all'angoscia.
Lui sguainò la spada, attorniata da un alone nero che lo circondò interamente, quando alzò il braccio.
Nell'espressione, riflesso della sua pazzia, spiccò una lacrima.
"Fallo" proferì una voce roca dietro di lui.
"Vec.. VEC".
Avvertì la spada perforarle il petto e un fiotto di sangue sgorgò. Era la fine di una vita. L'inizio di un'altra.



Spalancò gli occhi. Il primo gesto che fece fu impulsivo: lo spinse via con tutta la forza di cui era capace. "BASTA VECTOR!"
I suoi occhi sorpresi furono le ultime cose di lui che vide prima che sua madre aprisse la porta.
"Makocchi, cosa succede?"
Lo trovò con le braccia protese in avanti, gli occhi in lacrime.
"L'ho perso mamma. E credo di essermi perso anch'io".


Un anno dopo


"Vector.. sei.. sei davvero tu?" proferì a bassa voce, quasi non volesse farsi sentire.
La cartella toccò il suolo accanto alle sue scarpe, che le gambe fecero muovere in direzione della figura che lo sovrastava da un'impalcatura.
Per un attimo, si convinse di essere ancora la Miolnys innamorata che il principe aveva conosciuto e accolto tra le sue braccia.
Il tramonto rese la scena ancora più evocativa: l'abbraccio in cui Makoto si immerse racchiudeva tutti i secoli che li avevano visti separati.
"Ma, aspetta" si staccò improvvisamente dall'abbraccio.
Vector era stranamente silenzioso. Lo guardava con occhi tristi e mortificati, come si fosse appena pentito di anni ed anni di misfatti.
"Io sono un uomo adesso".
La malinconia lo pervase quando si rese conto di ciò che aveva detto. Probabilmente lui non lo voleva più, quasta realtà lo trafiggeva nel cuore come nemmeno la sua spada aveva fatto.
Avrebbe vissuto senza di lui, in un mondo in cui finalmente sarebbero stati liberi dalle catene che legavano un principe ed una popolana qualunque, tenendoli lontani, ma non avrebbe potuto dargli quel piacere che gli aveva donato come Miolnys.
Inaspettatamente, Vector gli voltò le spalle e fece per andarsene, quando si fermò e si voltò lentamente per dire: "Ci vediamo domani a scuola, Makoto Shindo".


Il suo tocco lo faceva rabbrividire.
Era lui, Makoto, a godere sotto il suo amato principe, a gustarsi ogni attimo che condivideva con Vector. Il dolore e il piacere si mescolavano creando in Makoto qualcosa che nemmeno lui sapeva spiegarsi. Un'esperienza nuova, sotto il manto stellato.
Sapeva di trovarsi immerso in un bellissimo sogno, dal quale si sarebbe presto risvegliato. Eppure era anche conscio di non essere il solo a bearsi di quel momento.
Guardò Vector negli occhi e vide rispecchiata quella consapevolezza.
"Ti amo, anche se siamo lontani" gli bisbigliò all'orecchio.
Vector gemette per un affondo e incurvò le labbra in un enigmatico sorriso: "Siamo molto più vicini di quanto pensi".
Quando vide Makoto spalancare i suoi occhioni non attese un solo attimo. Il ritmo cambiò e Makoto dovette adeguarsi. Iniziò a gemere e ad urlare, una voce così diversa da quella di Miolnys, eppure a Vector sembrava piacesse così.



Quel che Makoto ignorava era che gli piaceva davvero tanto.
Tuttavia, la via della redenzione era davvero lunga e impervia e avrebbe dovuto percorrerla prima di potersi azzardare anche solo a sfiorarlo.
Per il momento poteva solo essere partecipe dei suoi sogni.
Fu con questi pensieri che scomparve, nel buio della notte.


Nota di Atramentum:
Sono consapevole di aver narrato più eventi in una OS a discapito della loro lunghezza e profondità di contenuto. Ho dovuto striminzire tutto perché non ne uscisse un papiro pesante da leggere.
Lo so, lo so, una long avrebbe dato più giustizia a Makoto, ma sinceramente non ho il tempo e non voglio impegnarmi in qualcosa che potrei non riuscire a portare avanti.
Grazie di essere arrivat* fin qui, hai avuto un bel coraggio! :)
Alla prossima fic!
   
 
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Yu-gi-oh serie > Yu-Gi-Oh! ZEXAL / Vai alla pagina dell'autore: Atramentum