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Autore: Anonima Italiana    12/09/2019    3 recensioni
Conclusa la Battaglia delle Acque Nere, Sansa Stark viene costretta al matrimonio con Sandor Clegane da Re Joffrey, il quale subito dopo li condanna all'esilio. La coppia decide così di intraprendere il viaggio verso Grande Inverno per riportare Sansa a casa dai suoi familiari. Nonostante l'attrazione da sempre evidente fra loro, i due pensano di poter annullare il matrimonio; non sanno invece che questo sarà solo il primo passo che li vedrà protagonisti di una bellissima canzone d'amore, migliore delle ballate da lei tanto amate e da lui tanto odiate perchè, stavolta, è la storia di un amore vero.
Genere: Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jon Snow, Nuovo personaggio, Robb Stark, Sandor Clegane, Sansa Stark
Note: Otherverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Il mattino dopo i nostri due sposini lasciarono la locanda riprendendo il loro viaggio. Appena montati in sella a Straniero, Sandor disse a Sansa:

- E mi raccomando, se c’è qualcosa che non va stavolta dillo. Mica ti mangio-

- Va bene- pigolò lei che sotto la tunica indossava i calzoni riadattati, e quindi non avrebbe dovuto più avere fastidi del tipo dell’altro giorno.

Nessuno dei due fece il benchè minimo cenno alla notte appena trascorsa.
 
 Dopo qualche ora di cavalcata decisero di fermarsi per riposare; tirarono fuori dalle sacche alcuni avanzi della sera prima regalati dalla locandiera a Sansa, e così pranzarono in silenzio, fino a quando la giovane chiese al suo compagno:

- E una volta annullato il matrimonio, tu che farai? Tornerai nella tua terra d’origine?-

Sentendo queste parole a Sandor andò di traverso il vino  che stava tracannando e cominciò a tossire e sputacchiare mentre Sansa si rendeva conto di aver toccato un tasto altamente negativo.

- Ma che cazzo dici, sei forse impazzita?! Non tornerei in quel posto nemmeno da morto, meglio la fossa comune! E comunque – soggiunse calmandosi- anche volendo non potrei: alla morte di nostro padre mio fratello con la scusa che lui era l’erede ha preso tutto per sè, anche la  mia parte e quella che doveva essere la dote di nostra sorella, che avrebbe comunque dovuto essere divisa tra di noi.  Quindi non saprei proprio dove andare.-

- Avevi una sorella?- chiese Sansa incuriosita, ma anche qui si rese subito conto  di avere sbagliato domanda dall’espressione rabbuiata di Sandor.

- Sì ma è morta molti anni fa- rispose sbrigativamente, con un tono che chiariva di non avere nessuna voglia di tornare sull’argomento.

- E quindi dove…?-

- Dove andrò, vuoi sapere? Non lo so, il mondo è grande e un posto vale l’altro. Nessuno bada troppo a un cane- sogghignò Sandor facendo spallucce.

Distogliendo lo sguardo Sansa cominciò a riordinare quel poco che era rimasto, facendo finta di nulla quando invece era rimasta molto turbata da ciò che le era appena stato rivelato e soprattutto dal modo in cui Il Mastino parlava di sé. Sempre come fosse un animale, mai una persona. Non riusciva a farsela paicere questa cosa.

- Non prendertela, Lady Clegane- fece Sandor calcando la voce in tono ironico su quest’ultimo titolo- Se anche fosse stato il palazzo più ricco del mondo, non mi sarebbe mai venuto in mente di portare lì mia moglie. E’ un luogo d’inferno e tu stai meglio a Grande Inverno, dove infatti ti porterò –

Poi si stese sul prato per fare un pisolino, mentre Sansa non avendo nulla da fare decise di passeggiare un po’ nei dintorni. Mentre lo faceva pensò a quanto appena rivelatole dal Mastino.
Il rapporto non proprio benevolo tra lui e il fratello non era certo una novità: quando Lord Baelish le aveva raccontato come mai il suo viso era ridotto in quello stato lei- abituata in una famiglia amorevole e con dei fratelli affettuosi- aveva provato un brivido di orrore. Non riusciva a capacitarsi del fatto che un fratello avesse potuto fare una cosa del genere all’altro; le era stato insegnato che i fratelli si vogliono bene e si sostengono a vicenda
Nessuno però le aveva mai menzionato l’esistenza di una sorella, anche lei defunta come tutto il resto della famiglia. Com’era? Almeno lei gli aveva voluto bene? Com’era morta?

Il Mastino quindi era praticamente solo al mondo. Le si strinse il cuore: non lo meritava, nonostante il suo carattere impossibile, i suoi modi non proprio delicati, il suo cinismo, lei sapeva che in fondo non era cattivo. Probabilmente erano state tutte quelle tragedie a renderlo l’uomo che era ora, e non gli si poteva certo dare torto.
“Non è proprio solo” le disse improvvisamente una vocina dentro di sé. “ ci sei tu ora”.
Sansa fu colpita da questa consapevolezza: già, ora era sua moglie. Lui però non la voleva, visto che non si mostrava minimamente turbato all’idea che suo fratello potesse pretendere l’annullamento del matrimonio e anzi le aveva detto chiaramente che era la cosa migliore per tutti. Certo, era consapevole che la sua famiglia non avrebbe fatto i salti di gioia alla notizia e anche delle difficoltà che sia lei che soprattutto Sandor avrebbero incontrato in quell’ambiente; c’era però la solita vocina che invece diceva “perché no? Perché non deve essere possibile?”

Che situazione ingarbugliata, pensò la giovane lady mentre ritornava al punto di partenza, giusto per trovare il Mastino appena sveglio e pronto a ripartire.
I due rimontarono sul cavallo e proseguirono il loro percorso. Appena prima che diventasse scuro giunsero nei pressi di una locanda e decisero di fermarsi per passarvi la notte. Una volta entrati nella camera a loro assegnata, il ricordo della sera prima ricominciò a volteggiare fra di loro, mentre entrambi imbarazzati si preparavano velocemente per la notte.
Fu Sandor a rompere il ghiaccio per primo sulla questione:

- Se non vuoi….- e accennò al letto.

- No, assolutamente! Non è giusto che un uomo che ha cavalcato tutto il giorno debba dormire su un giaciglio di fortuna. Possiamo fare come ieri…non mi è dispiaciuto-

Alla fine, quasi timidi, si sdraiarono ognuno sulla propria parte di letto, dandosi le spalle a vicenda; eppure  anche così la nottata trascorse serena, entrambi consapevoli della presenza dell'altro che li faceva sentire meno soli.
 


Il mattino dopo i due ripresero  nuovamente il viaggio. Silenziosamente si  stabilì una routine di viaggio condivisa tra i due: cavalcavano qualche ora, si fermavano qualche ora per riposarsi, poi ripartivano e proseguivano fino a quando non trovavano una luogo dove sistemarsi per la notte.
Un giorno durante una delle loro fermate, Sandor si rimboccò le maniche della camicia e le gambe dei pantaloni ed entrò nel fiume, rimanendo fermo in mezzo e aspettando che qualche pesce si avvicinasse per poi afferrarlo con le mani e buttarlo a riva, procacciando così il pranzo a entrambi. Nel frattempo Sansa si dava da fare attorno raccogliendo ramoscelli per accendere un fuoco in modo da cuocere il pesce; ogni volta che Sandor riusciva ad acchiappare pesce buttandolo sulla riva la ragazza batteva le mani contenta, gridando “Bravo!”.

-La pianti di fare così? Mi fai scappare tutti i pesci con ‘sto casino- ringhiò il Mastino arrabbiato a un certo punto.

L’entusiasmo di Sansa si smorzò, e la giovane portò a termine il proprio compito mentre l’altro usciva dal fiume, accendeva velocemente il fuoco e se ne allontanava immediatamente dando a lei il compito di arrostire il pesce.
Mentre mangiavano, Sandor notando il silenzio della sua compagna (rimasta male  dopo il rimprovero di prima), le chiese: - Che cosa ti è preso prima? Perché facevi tutte quei versacci? Non è molto da lady, sai?-

L’’intento era  quello di mettere una pezza al suo comportamento scorbutico, dato che ogni volta che si accorgeva di averla ferita con le sue sfuriate o con il suo sarcasmo poi il primo a starci male era lui.

- Ecco…mi è venuto in mente quando andavo a pescare con i miei fratelli. A volte con la lenza non riuscivano a prendere nulla, e allora si mettevano a fare come hai fatto tu prima. Io rimanevo a riva e mi piaceva incoraggiargli e fargli i complimenti- spiegò Sansa con un sorriso timido e malinconico.Sandor pensò che doveva rassegnarsi a sentire nominare ogni tanto i fratelli Stark, a cui la moglie era molto affezionata. Fece spallucce tra sé e sé: del resto, nonostante la sua esperienza familiare, era perfettamente consapevole che non tutti i fratelli erano come il suo. Solo che a lui riusciva davvero difficile immaginarne una diversa.

- Come si chiamano i tuoi fratelli?-

- Il maggiore Robb, poi c’è Jon, e poi ovviamente ci sono io- il viso di Sansa tornò sereno, le piaceva parlare dei suoi affetti più cari. E Sandor pensò che in fondo, valeva la pena scendere a qualche piccolo compromesso di gentilezza per vederla sorridere.

- E tua sorella, come si chiamava?- chiese all’improvviso la giovane.Sandor si irrigidì di nuovo. La domanda era innocente, lo capiva, ma il solo ricordo era troppo doloroso.

-Alina. Si chiamava Alina- e in quel momento provò una strana sensazione a sentire per la prima volta, pronunciato da lui stesso, quel nome che non sentiva più da anni.

- E’ un bellissimo nome- rispose Sansa, che nonostante avesse notato la reazione di chiusura dell’altro, decise di continuare. Parlare della sorella morta poteva solo fargli bene, secondo lei. Si sedette accanto  a lui e posandogli gentilmente la mano sul braccio disse:

- Raccontami qualcosa di lei, mi piacerebbe sapere com’era-

Per qualche minuto Sandor rimase in silenzio. Dopo la sua morte, non aveva parlato di lei con nessuno, e nessuno gliene aveva mai parlato. Per lui era più facile affrontare il, dolore in questo modo, ma allo stesso tempo spesso gli era sembrato che, in un certo senso, era come se Alina non fosse mai esistita.

- Aveva tre anni più di me: eravamo- in ordine- Gregor, Alina e io. Aveva i capelli scuri e gli occhi grigi come me, le piacevano la musica, i balli, gli animali. Quando imparavo a scrivere mi guidava la mano per farmi vedere bene il movimento con cui fare le lettere, poi rileggeva tutto e mi segnavo gli errori col dito. Si ribellava con forza alle prepotenze di Gregor sia nei suoi confronti che nei miei, e quando lo faceva mi sembrava molto coraggiosa-
Sansa strinse il braccio di Sandor come in una carezza, rimanendo in silenzio: avrebbe voluto saperne di più su Alina Clegane, ma si rendeva conto che lo sforzo di lui per aprirsi era stato enorme, e non era giusto metterlo così alla prova.

- Sono sicura che fosse una buona sorella - disse semplicemente.

- Lo era- mormorò Sandor, sentendosi improvvisamente diverso. Più leggero, diverso. E con una voglia matta di prendere tra le braccia quella bellissima ragazza che aveva accanto, divorarla di baci, stenderla sull'erba e farla sua, mentre lei si concedeva mormorando il suon nome. 
Scosse subito la testa: Bah, meglio pensare a cose più concrete e ripartire alla svelta; anche se non sapeva immaginare nulla di più concreto di Sansa seduta sul cavallo davanti a lui, appoggiata a lui, tra le sue braccia. 

In silenzio ripartirono, prendendo una strada a caso dato che Sandor non si ricordava quasi nulla del tragitto per Grande Inverno compiuto qualche anno prima al seguito di -Re Robert, e quindi procedeva un po' alla cieca. 


(continua)

Nota dell'autrice: altro capitolo che non mi ha soddisfatta.
Il nome della sorella di Sandor 

 
   
 
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