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Autore: Altair13Sirio    13/09/2019    11 recensioni
Mentre si avvicinava all'uscita Vegeta adocchiò una figura minuta accovacciata sui gradini della porta di ingresso, rivolta verso l'esterno. Riconobbe la chioma: era Bulma, la ragazza che era cresciuta con Kakaroth e che lo aveva invitato da loro nonostante sapesse della sua natura sanguinaria, la fidanzata di Yamcha… Anzi, no; gli sembrava che da un po' di tempo i due si fossero lasciati.
"Sei in mezzo."
*
"Posso… Chiederti un consiglio?"
Vegeta era stupito. Era la prima volta che sentiva un tono di voce simile provenire da Bulma, una ragazza così cocciuta e attaccabrighe capace di rispondergli in ogni occasione. Nonostante non sembrasse in vena di litigare quella sera, lui si voltò incrociando le braccia e borbottò:"Non sono la persona migliore a cui chiedere consigli…"
*
"Adesso credo di capire perché detesti tanto Goku…"
"Taglia corto."
"Per dirla breve…" E rivolse un’ultima occhiata diffidente a Vegeta prima di tornare ad assumere il suo solito tono pieno di sé. "Penso che tu veda molto di te stesso in lui, e per questo non riesci a fartelo piacere."
Genere: Comico, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bulma, Vegeta | Coppie: Bulma/Vegeta
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Vegeta sentiva il peso di ogni singolo colpo che il suo corpo aveva ricevuto durante quell’allenamento schiacciarlo verso terra.
Diversamente dagli altri guerrieri, lui non poteva contare su quegli speciali fagioli magici che permettevano di guarire immediatamente ogni tipo di ferita, quindi non poteva portarsi in fin di vita per recuperare le forze e superare il proprio limite così spesso; l'ultima volta che lo aveva fatto, era dovuto rimanere fermo per un mese.
I muscoli gonfi e tesi del suo corpo sembravano sul punto di scoppiare, schiacciati dall'enorme pressione della gravità a trecento della camera gravitazionale costruita dal dottor Brief; era una sensazione a cui si era abituato da tempo ormai. Passava più tempo dentro a quella camera, cercando di raggiungere il suo obiettivo, che all'aria aperta; il caldo era opprimente e non c'era alcun sistema di ricambio dell'aria, il che costringeva il guerriero Saiyan a lasciare la camera ogni giorno per permettere una corretta ventilazione, che però per lui significava perdere tempo prezioso.
Aveva perso il sonno per via della sua brama di potere, non mangiava più nemmeno; ogni volta che usciva da quella stanza, continuava ad allenarsi da solo, lontano dalla città e dalle compagnie indesiderate dei terrestri, che non facevano che guardarlo dall'alto in basso.
<< Maledetto Kakaroth… >> Ripeteva sempre ogni volta che guardava le cicatrici sul proprio corpo. La rabbia lo consumava ogni giorno di più: l'idea che fosse stato seriamente superato da un guerriero di infimo livello gli faceva ribollire il sangue nelle vene. Kakaroth aveva sempre avuto la vita facile, in confronto a lui: non aveva bisogno di perdere tempo a guarire le proprie ferite, aveva sempre qualcuno pronto ad allenarsi con lui per farlo diventare ancora più forte e, soprattutto, non era mai stato sconfitto. Non era giusto che uno come lui, che aveva rinnegato il proprio sangue Saiyan, fosse riuscito ad arrivare così lontano.
La rabbia lo faceva andare fuori di sé, ma sapeva che questo era un bene: Kakaroth era riuscito a diventare un Super Saiyan proprio attraverso la rabbia, per questo sperava di potercela fare anche lui con il suo odio nei suoi confronti. Non c'era motivo perché non potesse anche lui superare quella soglia che separava un semplice Saiyan da un Super Saiyan.
Semplice? Sentì un'improvvisa ondata di ira travolgergli il corpo. Come aveva potuto pensare anche solo di accostarsi a un "semplice" esemplare della sua razza? Lui era il principe dei Saiyan, non era un normale guerriero, condannato dal fato ad essere spazzato via come era successo al resto del suo popolo; lui era il più forte di tutti quanti, e lo avrebbe dimostrato!
Strinse il pugno con rabbia, poi distese il braccio e riaprì la mano. << Maledetto Kakaroth! >> Urlò di nuovo, scagliando una sfera di energia davanti a sé, con l'intento di mettere tutta la propria furia in quel colpo.
Kakaroth possedeva una tecnica speciale che gli permetteva di direzionare i suoi colpi a proprio piacimento; lui non conosceva una tecnica simile, ma dopo il suo primo arrivo sulla Terra aveva cominciato ad allenarsi per controllare la propria forza spirituale, e aveva fatto molti progressi. Controllare una sfera come quella non era niente di che.
La fece scivolare rapidamente attraverso tutta la camera, poi lasciò che ruotasse attorno al computer centrale che faceva anche da colonna portante all'intera struttura, troppo grande perché si reggesse da sola, e poi la fece venire contro di sé.
Mosse il proprio corpo lentamente, appesantito dalla fatica e dalla forza di gravità a trecento; piegò in avanti la schiena e ritrasse le braccia, pronto a colpire. Quando la sfera di energia fu davanti a lui, Vegeta lanciò un urlo di rabbia e dolore e vi diede un pugno di inaudita potenza, schiantando le proprie nocche all'energia pura di quella luce azzurra splendente, avvertendo la spinta della propria forza contro di sé.
La sua sfera aveva una forza dirompente e spietata, proprio come lui, ma non era lontanamente paragonabile a un colpo lanciato alla massima potenza; era diventato immensamente più forte di un tempo, eppure ancora non riusciva a raggiungere il suo limite. Il suo urlo si trasformò in un ruggito in cui liberò tutta la sua frustrazione, prima di respingere con il pugno la sfera di energia, che andò ad esplodere contro una parete.
La pressione della sfera era sparita, il suo braccio si era rilassato per un solo istante e aveva subito provato sollievo dal non essere più sottoposto a una forza come quella. Abbassò il braccio e Vegeta si contemplò la mano; le nocche annerite e bruciate dal calore, il palmo rosso e con i segni delle proprie unghie che avevano lacerato la carne e fatto colare il sangue… Ogni sforzo lo portava un po' più vicino al limite, ma di quale limite si trattava?
Vegeta era ossessionato dall'idea di superare il suo rivale, ma ogni giorno che passava si sentiva sempre più cadere dentro al baratro della follia: il limite che aveva già raggiunto da tempo era quello della sua sopportazione alla propria incapacità.
Cominciò a tremare, mentre ogni ferita del suo corpo gli ricordava come non fosse stato ancora in grado di ottenere ciò per cui fosse nato. La rabbia per avercela fatta neanche oggi gli fece emettere un lamento di sconforto misto a odio; la sua faccia era ridotta a una maschera di rabbia e disprezzo, mentre la sua mano stanca si richiudeva con fatica e le unghie tornavano a premere nella carne.
Stava per mettersi a gridare dalla frustrazione, ma un improvviso suono metallico e insistente gli fece distogliere lo sguardo: era l'allarme che segnalava il raggiungimento dei livelli critici di ossigeno. Vegeta era rimasto nella camera gravitazionale per troppo tempo e non se ne era reso conto, come tutti gli altri giorni.
E' già ora di uscire… Pensò amareggiato. Ma lui non ne aveva avuto ancora abbastanza. Non era sufficiente un allenamento come quello per lui, doveva andare oltre: si sarebbe allenato anche fuori da lì, durante la notte.
Il principe dei Saiyan alzò la mano all'altezza del viso, la esaminò con attenzione e poi rimase a guardarvi oltre per alcuni secondi, perso nei suoi pensieri. Lo avrebbe raggiunto a ogni costo, il limite. Strinse la mano come per sigillare quella sua promessa, poi la avvicinò al proprio viso e poggiò le nocche alla propria fronte. Ce la farò.
Prima di poter lasciare la camera gravitazionale, Vegeta doveva permettere che la gravità tornasse a un livello accettabile, così che il suo corpo non risentisse di uno sbalzo troppo esagerato: i primi tempi aveva provato subito ad attivare la gravità al livello cento, e si era ritrovato con le gambe incapaci di muoversi, schiacciato a terra dal peso del proprio corpo nonostante la sua forza. Ci voleva un po', perché il livello della gravità calava gradualmente; decise di fare una doccia nell'attesa, visto che quel luogo era stato creato con l'idea di ospitare una persona ventiquattro ore su ventiquattro. Doveva ammetterlo, l'umano che aveva costruito quella stanza era stato davvero previdente, pur conoscendo poco l'indole di Vegeta.
Mentre si lavava, Vegeta poteva sentire ogni singola goccia d'acqua premere su di lui con forza, essendo ancora sottoposta alla forza di gravità alterata; anche quello poteva essere considerato un allenamento, anche se non era decisamente al livello dei suoi estenuanti esercizi. Eppure, mentre da una parte sentiva l'acqua schiacciarlo con la sua pressione, dall'altro notava che la fatica diventava sempre meno evidente; anche da un giorno all'altro, il suo corpo si stava fortificando così che la fatica risultasse sempre minore anche alla massima pressione. Probabilmente si trattava di un segnale che la sua forza stesse aumentando, ma non si sentiva per niente soddisfatto da ciò quando pensava che Kakaroth avesse provato tutto quello prima di lui.
Si rivestì con gli abiti che gli aveva fornito la famiglia di Brief, una ridicola camicia e dei pantaloni che gli impedivano i movimenti, poi si diresse verso l'uscita, che sapeva si sarebbe aperta non appena il livello di gravita fosse tornato al minimo.
Quando ebbe messo piede fuori dalla camera gravitazionale, il suo corpo era così leggero che Vegeta pensò di non essere più nemmeno tutto intero. All'inizio era stato difficile abituarsi a quella sensazione, ma tutto quello non era niente comparato a ciò che fosse in grado di sopportare; l'idea che il suo corpo non fosse più sotto sforzo gli dava sui nervi però, e non vedeva l'ora di andarsene da lì per continuare il suo allenamento altrove.
Le luci erano tutte spente nei locali della Capsule Corporation, ma Vegeta sapeva esattamente dove andare; volendo, avrebbe potuto accendere la luce con un semplice gesto grazie ai sensori presenti in ogni stanza, ma non aveva intenzione di farlo.
Passò di fronte alla cucina e improvvisamente sentì un buco allo stomaco. Si fermò; pensava di poter sopportare senza problemi quella sensazione di disagio, soprattutto una volta uscito da lì, ma i suoi occhi non volevano staccarsi dalla cucina vuota e il suo corpo non accennava a muoversi da lì. Nonostante il suo allenamento fosse una priorità, non poteva ignorare i suoi bisogni di Saiyan, che prevedevano uno stomaco insaziabile…
Così Vegeta entrò in cucina e si mise a rovistare tra i cassetti, nel frigo, andando a infilare la testa persino nel forno per controllare che non fosse rimasto niente. Quella sera non c'erano avanzi della cena; avrebbe dovuto aspettarselo, ma ne fu ugualmente irritato. Aprì uno scaffale e ficcò una mano dentro a un cesto con del pane, ritraendo il braccio solo dopo aver catturato un paio di pagnotte che cominciò a mordere con voracità. Si allontanò poi dalla stanza alzando una mano per far spegnere la luce e riprese a camminare per il corridoio che lo avrebbe condotto fuori.
Non aveva neanche idea di che ora fosse; la sua giornata era scandita dai tempi di ricarica della sua camera gravitazionale, tutto il resto non gli interessava. Non conosceva le abitudini delle persone che vivevano sotto il suo stesso tetto, non sapeva a cosa lavorassero quegli scienziati pazzi dei Brief… Era tutto di secondaria importanza, a confronto con il suo desiderio di potere.
Mentre si avvicinava all'uscita, riflettendo su queste cose, Vegeta adocchiò una figura minuta accovacciata sui gradini della porta di ingresso, rivolta verso l'esterno. Riconobbe la chioma: era Bulma, la ragazza che era cresciuta con Kakaroth e che lo aveva invitato da loro nonostante sapesse della sua natura sanguinaria, la fidanzata di Yamcha… Anzi, no; gli sembrava che da un po' di tempo i due si fossero lasciati.
<< Sei in mezzo. >> Disse seccato quando si fu avvicinato all'uscita. Bulma ingombrava a malapena una metà della porta, ma per Vegeta evidentemente non c'era abbastanza spazio per passare; la verità era che, ogni volta che la vedeva, lui si sentiva quasi in dovere di dirle qualcosa di scortese.
La ragazza si voltò distrattamente per cercare la fonte di quella voce che riconobbe all'istante, ma non riuscì a intravedere il viso di Vegeta nel buio del corridoio. Sapeva già che si trattava di lui, e non sembrò nemmeno infastidita dalle sue parole dure; ormai si era abituata al fare scontroso del principe dei Saiyan che non le faceva più paura.
<< Buonasera anche a te! >> Disse scherzando, facendosi un po' da parte per lasciare più spazio per passare. La luce della lampada posta sopra la porta, fuori dal palazzo della Capsule Corporation, illuminava la testa di Bulma di un colore bianco puro ed etereo, proiettando ombre profonde attorno a lei. Non furono quelle ombre a darle un’aria mesta, però; sembrava che Bulma fosse stanca, o addirittura triste.
Vegeta rimase a fissarla per qualche istante, combattuto se passare subito o aspettare che Bulma si togliesse di mezzo completamente; diede un altro morso alla pagnotta che gli era rimasta e Bulma lo adocchiò con la coda dell'occhio.
<< Non dirmi che quella è la tua cena? >> Chiese la ragazza indicando il pane nelle mani di Vegeta.
Il principe dei Saiyan digrignò i denti e si decise finalmente a varcare la porta, facendo un movimento infastidito con le spalle. << Anche se fosse? >> Chiese ignorando gli sguardi di Bulma.
La ragazza lo guardò lanciandogli uno sguardo di sfida pur sapendo che lui la stesse ignorando. << Se hai intenzione di allenarti anche durante la notte, dovresti mangiare qualcosa di più di quello. >> Gli disse con voce di rimprovero.
Vegeta osservò per un attimo il poco pane che gli era rimasto tra le mani. << E' ricco di carboidrati, va più che bene. >> Disse imboccando anche l'ultimo pezzo e masticando nervosamente. Non sapeva nemmeno a che cosa servissero i carboidrati, ma avrebbe detto di tutto pur di zittire Bulma.
<< No che non va bene. >> Gli fece eco lei. Vegeta si voltò di scatto e le lanciò un'occhiata furiosa. Ma che diavolo le prendeva? Sembrava che gli rispondesse semplicemente per dargli sui nervi! Anche adesso, sembrava che il suo sguardo assassino non le facesse alcun effetto; Bulma si portò indietro con la schiena e sorrise innocentemente, come per chiedergli a cosa stesse pensando.
<< Senti, principessa, perché non vai a dormire invece di infastidire gli altri? >> Chiese Vegeta assumendo un tono di scherno molto simile a quello che aveva la ragazza tutte le volte che gli rivolgeva la parola.
<< "Principessa"? >> Gli fece eco lei. << E comunque non ho alcuna intenzione di andare a letto, questa sera. >>
<< Perché no? >> Chiese Vegeta con impudenza, assumendo un piccolo sorrisetto di sfida con cui – era sicuro – avrebbe preso alla sprovvista Bulma.
La ragazza però non sembrò intimorita dai gesti del Saiyan o dai segnali lanciati dal suo corpo; piuttosto, abbassò lo sguardo di colpo e sospirò. Vegeta non cercò nemmeno di leggere in quella sua azione; sapeva quanto le donne di quel pianeta fossero strane e complicate, e non aveva alcuna intenzione di lasciarsi trascinare nei loro drammi.
<< Come immaginavo. >> Disse con superiorità, pensando di avere avuto finalmente l'ultima parola in quella breve discussione. Si voltò, deciso ad allontanarsi e si preparò a spiccare il volo. Proprio prima che lui rilasciasse la sua aura, però, la voce di Bulma lo raggiunse interrompendo la sua concentrazione.
<< Ho bisogno di riflettere. >> Disse, spaventando per un attimo Vegeta, che si voltò di scatto. Entrambi pensavano che Bulma avesse alzato un po' troppo la voce per la circostanza; non capitava raramente che entrambi arrivassero a gridarsi contro casualmente, ma quella volta non era stata mossa da rabbia o irritazione. Le parole di Bulma erano state pronunciate quasi con disperazione, come se stesse lottando per farle uscire.
Il principe dei Saiyan fece silenzio solo per un altro po', poi si volto e disse:<< E allora rifletti! >> Tornato alla sua concentrazione, si preparò per l'ennesima volta a volare via e raccolse la sua aura per andarsene. Prima che però potesse lasciare il suolo, la voce di Bulma lo raggiunse di nuovo.
<< Aspetta! >> Gli disse lei, che sembrava particolarmente allarmata.
Vegeta strinse i pugni con forza e per un attimo la sua aura si liberò provocando un'onda d'urto nell’aria. << Che diavolo vuoi?! >> Chiese irritato voltandosi nuovamente.
Bulma aveva lo sguardo di chi stava attraversando una lotta interiore complessa e difficile da superare. Ritrasse il braccio che aveva disteso per fermare Vegeta e abbassò lo sguardo. << Posso… Chiederti un consiglio? >>
Vegeta era stupito, oltre che infastidito. Era la prima volta che sentiva un tono di voce simile provenire da Bulma, una ragazza così cocciuta e attaccabrighe capace di rispondergli in ogni occasione. Nonostante non sembrasse in vena di litigare quella sera, lui si voltò incrociando le braccia e borbottò:<< Non sono la persona migliore a cui chiedere consigli… >>
Bulma piegò la schiena in avanti e si dondolò cingendosi le ginocchia tra le braccia. << Oh, andiamo! Solo un piccolo consiglio… >>
Lui la osservò con disprezzo. << Perché dovrei? >> Chiese con tono scontroso.
Bulma abbassò lo sguardo per qualche istante a rimase in silenzio a contemplare la ragione per cui volesse proprio chiedere a Vegeta un parere come quello. << Perché sei l'unica persona che mi risponderebbe onestamente, senza lasciarti influenzare. >> Disse infine alzando la testa e lanciandogli uno sguardo che trasmise tutta la sua incertezza e preoccupazione per l'argomento della sua domanda. Bulma rimase per parecchio tempo a fissare il Saiyan con quell'espressione, notando però che niente sembrasse scalfire la corazza di apatia che rivestiva quell'essere, allora la sua decisione cedette e le sfuggi un flebile:<< Per favore. >>
Vegeta non aveva tanta voglia di parlare, ma doveva ammettere che l'idea che la stessa donna che ogni volta gli gridava contro per essere disordinato, sporco o maleducato, adesso lo stesse implorando di farle un favore lo eccitava alquanto; lo faceva sentire potente, perché significava che finalmente lei aveva riconosciuto la sua superiorità e aveva deciso di abbassare la cresta.
Sulle sue labbra si formò un sorrisetto spavaldo. << Bé, visto che me lo chiedi con tanto ardore, immagino che non ci sia molto da fare… >>
La ragazza sembrò subito più sollevata e riprese a sorridere. << Grazie mille, Vegeta! Non sei poi così cattivo, in fondo… >>
Il Saiyan sentendola parlare a quel modo fece una smorfia e le disse di sbrigarsi a dirgli di che cosa si trattasse.
Bulma annuì assumendo un'espressione furba, ma smettendo di prendere in giro Vegeta e cominciò a spiegarsi. << Si tratta di Yamcha… >>
Non appena ebbe sentito il nome del terrestre che aveva affrontato tempo fa, Vegeta si sentì subito in dovere di fermare lo scorrere delle parole di Bulma. << Aspetta un secondo: se si tratta di problemi "di cuore", allora non è assolutamente il mio campo! >>
<< Eh? >> Fece Bulma incredula. << Perché no? Cioè, posso capire che tu non abbia esperienza, ma è possibile che non possa darmi neanche qualche consiglio? >> La terrestre sembrava proprio non voler capire la natura di un Saiyan. Vegeta pensò di spiegarle chiaramente il motivo della sua reazione.
<< Noi Saiyan siamo un popolo di guerrieri. Non abbiamo tempo né interesse per sentimenti futili e controproducenti come l'amore di voi terrestri. >> Disse schiettamente voltandosi completamente verso Bulma e gonfiando il petto, sentendo la stretta delle sue braccia davanti ad esso farsi più forte.
Bulma lo fissò incredula. << E come fareste a farvi una famiglia? Non dirmi che voi prendete l'amore semplicemente come un'occasione per riprodurvi, perché è un pensiero che mi fa ribrezzo! >> E con questo distolse lo sguardo disgustata. Vegeta non rispose subito; rimase a fissarla con astio, pensando a quanto fosse stupida quella donna.
<< Pensala come ti pare, ma è così: appena nati, noi Saiyan veniamo spediti su qualche pianeta per lottare e mostrare la nostra forza, oltre che per provare di meritare la vita. Non esiste qualcosa come un legame familiare o l'amore, solo per quanto riguarda il passaggio di titoli o eredità la discendenza vale qualcosa. >> Guardava dritto davanti a sé, mentre Bulma sembrava veramente infastidita all'idea di star conversando in quel preciso istante con uno di quegli esseri così "disgustosi", come diceva lei. << Le uniche persone con cui un Saiyan passa effettivamente del tempo o costruisce un legame più forte sono i suoi compagni nella lotta, e non si può certo dire che ce ne siano molti ultimamente… >>
Bulma distolse lo sguardo per l'ennesima volta prima di fare un versaccio e una smorfia disgustosa. << Che rozzi che siete! E con Goku allora come la mettiamo? >> Disse alzando la voce. << Lui si è fatto una famiglia. >>
Questa volta Vegeta non rispose. Goku, o Kakaroth; in qualunque discorso finiva per essere menzionato, diventando sempre un modello per tutti. Lo infastidiva l'idea di essere sempre paragonato a lui, nonostante fosse inevitabile che ciò accadesse.
Bulma notò la reazione furiosa ma contenuta di Vegeta, che cominciò a stringere con forza i pugni e contrasse i muscoli del volto in una smorfia rabbiosa; il suo corpo si tese improvvisamente e ogni atomo del suo essere, nonché ogni singola funzione mentale del suo cervello, fu concentrato sul suo odio verso Kakaroth. La ragazza decise di ritirare subito le sue parole prima che la situazione potesse degenerare e il Saiyan finisse per riversarle contro tutta la sua rabbia.
<< Lascia perdere quello che ho detto! Non fa niente, dimenticati di Goku! >> Disse lei con tono esasperato, sperando che quelle sue parole potessero aiutare Vegeta a rilassarsi. Ma non ci sarebbe riuscita.
Vegeta era già deciso ad andarsene, quando per puro caso la sua mente andò da un'altra parte e si concentrò su un'altra cosa: era vero, Kakaroth lo aveva superato e lo aveva sconfitto diverse volte, al momento il più forte tra loro due era lui ma il loro scontro non era ancora chiuso; presto Vegeta si sarebbe trovato con un potere immenso che gli avrebbe permesso di annientare quel borioso e avrebbe finalmente chiuso la loro intesa. Kakaroth era arrivato prima di lui in parecchie occasioni, sia nella lotta che nella vita privata, ma ormai non poteva fare altro che accettare quella condizione e concentrarsi sui traguardi che il suo rivale ancora non aveva raggiunto.
Con un grugnito, Vegeta si voltò nuovamente verso Bulma e le lanciò un'occhiata severa, ma contenuta. << Se ci tieni alla vita, non ti consiglio di paragonarmi a Kakaroth con così tanta leggerezza! E sbrigati a dirmi il tuo problema, altrimenti sparisci! >>
Udite quelle parole così minacciose, la ragazza si affrettò a chiedere scusa e disse che non gli avrebbe fatto perdere altro tempo. << Stai tranquillo, non parlerò più di lui! Ecco… Siediti, che ti spiego tutto. >> Facendosi da parte sugli scalini, Bulma invitò Vegeta a sedersi accanto a lei. Sembrava quasi che avesse intenzione di tirarla per le lunghe con la sua spiegazione…
Vegeta alzò gli occhi al cielo e con un lungo sospiro irritato cominciò ad avvicinarsi all'entrata; dopo aver lanciato un'occhiata scontrosa a Bulma, si sedette accanto a lei su un gradino più in basso per avere meno contatto possibile con lei. << Parla! >> Disse poggiando la testa su una mano, con il gomito piantato nel rispettivo ginocchio.
Bulma annuì e alzò un dito. << Come ti ho già detto, si tratta di Yamcha. Devi sapere che, un po' di tempo fa, ho scoperto che quel deficiente stava vedendo altre ragazze… >> Qui assunse un'espressione infastidita per un istante, che però scomparve subito sotto al cipiglio deciso che portava sempre con sé. << Diciamo che non è importante sapere come io lo abbia scoperto, sappi solo che è stato molto scorretto con me ultimamente e mi ha molto delusa! >>
Bulma sembrava starsi innervosendo, quando Vegeta non aspettava altro che finisse il discorso; forse era palese, ma a lui non poteva interessare di meno dei suoi problemi di cuore, e di certo non le avrebbe chiesto come avesse scoperto che Yamcha le era stato infedele.
<< Insomma, Yamcha mi ha spezzato il cuore… E allora l'ho mandato via. Gli ho detto di tornarsene in quel deserto da dove è venuto e di non farsi più vedere. >> Spiegò la ragazza abbassando lo sguardo con innocenza, cercando di far credere a Vegeta che lei fosse una delicata fanciulla dal cuore tenero; lui non vedeva altro che una iena capace di sbranare persino lui.
Il principe dei Saiyan tenne per sé i propri pensieri e chiese con impazienza:<< E allora? Quale sarebbe il problema? >>
Bulma sembrò infastidita dalla sua fretta, ma a Vegeta non importava di sembrare scortese. << Ci arrivo subito, se mi dai il tempo… >> Gli disse lanciandogli una frecciatina a cui lui non rispose. Bulma si fece più silenziosa e cominciò a giocherellare con un ciuffo di capelli che le scendeva lungo il viso, mentre la sua espressione diveniva sempre più cupa. << Il problema è sorto alcuni giorni fa, dopo che Yamcha se n'è andato portando via tutta la sua roba; ho cominciato ad avere dei ripensamenti… >>
<< Che tipo di ripensamenti? >> Chiese lui volgendo di poco lo sguardo in direzione della ragazza.
Bulma non sembrava essere a proprio agio in quella situazione. Nonostante avesse già detto che solo Vegeta avrebbe potuto esserle completamente sincero, aveva difficoltà ad esternare i propri sentimenti e a spiegare chiaramente cosa pensasse. Vegeta, da parte sua, non aveva alcun interesse nel sapere i fatti della ragazza ed era lì solo per farle quello che i terrestri chiamavano "un favore".
La ragazza abbassò lo sguardo un'altra volta e si portò una mano al petto con nostalgia. << E' che… Sin da quando ero una ragazzina, sono stata assieme a lui. Yamcha è sempre stato un bravo ragazzo, anche se un po' sbandato; gli ho sempre voluto bene e ormai cominciavo a pensare che avremmo finito per passare insieme tutta la vita. Dopo che se n'è andato ho capito che tutto quello che avevo sognato di noi era così fragile da poter andare in pezzi grazie a un nonnulla…  La mia vita non era mai stata così solitaria e priva di soluzioni, e questa situazione mi ha spaventata perché io sono abituata a risolvere i miei problemi da sola con le mie forze. >>
Vegeta ascoltava in silenzio, chiedendosi se Bulma sarebbe mai arrivata a porre la sua domanda.
<< Insomma, quello che ha fatto Yamcha è stato sbagliato, mi ha fatto male… Ma allo stesso tempo, mi ha fatto ancora più male sapere che non sarebbe stato più accanto a me. >> Mormorò lei chiudendo gli occhi. Dopo una piccola pausa li riaprì e si voltò verso Vegeta con uno sguardo stanco in volto. << E per questo da giorni mi chiedo se abbia fatto la scelta giusta a cacciarlo di casa, e non so se dovrei perseverare nella mia decisione oppure andare a cercarlo e perdonarlo… >>
Bulma rimase in silenzio guardando Vegeta con un'espressione addolorata in volto. Teneva una mano sul petto, sulla sua maglietta bianca estiva che delineava chiaramente le sue forme, e l'altra era posata su un ginocchio; entrambe le gambe erano distese lungo gli scalini e le punte dei piedi, dove calzavano un paio di semplici infradito, si agitavano in modo pacifico ma inarrestabile, su e giù. Lui se ne stava con le braccia incrociate e lo sguardo puntato sul viso di lei; lentamente, durante il racconto, aveva finito per voltarsi completamente verso la ragazza e aveva poggiato la schiena al lato della porta, rimanendo in una posizione precaria di cui però aveva pieno controllo.
Vegeta lasciò andare un sospiro impaziente e abbassò lo sguardo per riflettere. << Stai dicendo che non sai se dovresti tornare a come erano prima le cose oppure andare avanti nonostante il dolore? >>
Bulma annuì in silenzio.
Vegeta non disse altro, rimanendo a pensare a lungo sulla risposta che avrebbe dovuto darle. In fondo si trattava di qualcosa che non aveva mai provato e non poteva sapere quale fosse la cosa giusta da fare lì sulla terra; l'unica cosa che poteva fare era dare la propria opinione basandosi su quello che avrebbe fatto lui come guerriero. Alzò una mano ruotando il polso e disse:<< Tutto sta in ciò che vuoi tu. Se dici che tornare con Yamcha ti farebbe sentire meglio, annullando completamente il dolore che lui stesso ti ha causato, allora dovresti andare da lui. >> Dall'espressione di Bulma, sembrò che quella fosse proprio la cosa che meno avrebbe voluto sentire. Ma Vegeta non aveva ancora finito.
<< Però… >> E qui chiuse la mano che aveva sollevato. << Anche se dovessi deciderti a tornare assieme a lui, e lui ti promettesse di rimanerti fedele, potresti veramente credergli visti i precedenti? >>
La ragazza alzò lo sguardo illuminandosi speranzosa.
<< Insomma, non conosco i dettagli… Ma da quello che hai detto, Yamcha avrebbe fatto qualcosa di poco onorevole. >> Fece una pausa per trovare le parole. << Lasciare la compagna a cui si è legati da tanto tempo per altre donne è un gesto sbagliato e disonorevole, proprio di un uomo che non può definirsi tale. Non è forse così per voi terrestri? >>
Vegeta rimase in attesa di una risposta da parte di Bulma, ma la ragazza non rispose subito; la sua risposta fu tardata poiché rimase a fissare imbambolata il Saiyan che rispondeva alla sua domanda. Non lo aveva mai visto così umano: sembrava interessargli rispondere nel modo migliore, ma allo stesso tempo non aveva il tatto necessario per parlare con delicatezza alla ragazza. << Ehm… Sì… >> Rispose alla fine lei, destandosi giusto in tempo dalla sua trance.
Vegeta annuì. << Dunque uno che ha rinunciato al suo onore per correre dietro a delle donnette incontrate per strada, quando aveva già una bella ragazza che lo teneva nel cuore non merita il rispetto degli altri. >> Disse con fermezza, noncurante di ciò che le sue parole avrebbero scatenato. Solo in seguito Vegeta si accorse di ciò che aveva detto: il volto di Bulma si piegò in un ghigno allusivo mentre quello del principe dei Saiyan si fece rosso di colpo.
<< Quindi mi reputi davvero una bella ragazza? >> Chiese distogliendo lo sguardo e giocherellando di nuovo con il ciuffo di capelli che le scendeva sul volto. Vegeta la zittì.
<< Quel che voglio dire è che se Yamcha facendo ciò che ha fatto ha finito per perdere tutto, peggio per lui! >> Sbottò irritato Vegeta cercando di nascondere l'imbarazzo provocato dal sorrisetto della ragazza. << E tu dovresti soffrire per uno come lui, quando lui non ci ha pensato nemmeno due volte a lasciarti per qualcun'altra? >>
Bulma stava ancora ghignando alle parole del Saiyan, ma come disse quello la sua attenzione tornò sull'argomento principale della discussione e subito sentì come una grande riconoscenza nei confronti di Vegeta.
Il Saiyan sorrise con una punta di eccitazione e mostrò uno sguardo malizioso:<< Piuttosto, dovresti dimenticare un verme come lui e andare avanti con la tua vita. Trova qualcosa che ti faccia distrarre, impiega il tuo tempo in qualcosa di utile invece di tormentarti per lui! Non so come funzionano queste cose per voi, ma se la tua mente è impegnata in altro non avrai tempo per piangere inutilmente, vero? >> Quelle parole sembravano piene di astio, ma Vegeta si era solamente immedesimato in Bulma per comprendere il risentimento di qualcuno che era stato tradito; in fondo lui conosceva bene cosa si provasse ad essere traditi…
<< E se proprio hai bisogno di un uomo al tuo fianco per essere felice, trovati un altro partner! >> Quelle altre parole vennero fuori dalla bocca di Vegeta con disprezzo, ma ogni singola cosa detta la intendeva veramente: se proprio le donne della terra non riuscivano ad essere felici se non con un compagno al proprio fianco, allora avrebbe fatto bene a trovare qualcuno senza perdere troppo tempo; in fondo quanto avrebbe potuto essere difficile?
La ragazza sembrò sorpresa, ma poi sorrise amaramente e disse guardando lontano:<< Sembra così semplice, vero? >>
Vegeta non capì, ma invece di chiedere spiegazioni si limitò a osservare il viso della ragazza mentre guardava il prato fuori casa sua: era stanca, glielo si poteva leggere chiaramente in faccia, ma nonostante ciò non voleva andare a riposare; c'era qualcosa di più forte che le impediva di chiudere occhio e sembrava che avesse deciso di non riposare finché non sarebbe riuscita a risolvere quel problema. Per quel che aveva capito Vegeta, Bulma era una bella donna per gli standard terrestri, ed effettivamente anche lui pensava che fosse carina, ma con il suo carattere sarebbe risultata insopportabile a chiunque avesse voluto costruire una relazione stabile. Forse era quello il suo problema.
Rimasero in silenzio un altro po', finché Bulma non si raggomitolò in una posizione che sembrava voler respingere ogni contatto con l’esterno e disse:<< Comunque, grazie… >>
Vegeta alzò lo sguardo confuso.
La ragazza volse lo sguardo verso di lui e gli sorrise spontaneamente. << Anche se sembri così sgarbato, sai essere molto saggio. Anche i tuoi consigli sono di grande aiuto… >> Piegò la schiena verso di lui e sorrise con furbizia. << Non sarà mica che ci tieni a me? >>
Vegeta distolse lo sguardo e fece una smorfia. << Come no! >> Commentò guardando le stelle in cielo. Puntini luminosi che osservavano in silenzio la terra, ascoltando tutte le conversazioni segrete che stavano avendo luogo nei luoghi più nascosti all’occhio umano, compresa la loro.
Rimasero in silenzio per qualche istante, ad assaporare la calma di quella notte. Non che a Vegeta importasse della calma; lui era un guerriero, avrebbe preferito che vivessero perennemente in guerra, lottando tutti i giorni e mostrando al mondo la sua netta superiorità, piuttosto che doversi allenare continuamente in una stupida camera gravitazionale inseguendo un guerriero di livello inferiore che aveva ottenuto chissà come una potenza spaventosa prima di lui. Doveva vestirsi ogni giorno con degli abiti che gli andavano stretti e doveva sopportare le irritanti lagne di stupidi terrestri come quella ragazza che gli dava ospitalità; l’unico motivo per cui non si fosse ancora trovato un posto suo era che non aveva intenzione di restare sulla terra ancora per molto: quando avrebbe finalmente superato il suo limite e sarebbe diventato un Super Saiyan, avrebbe annientato Kakaroth e poi se ne sarebbe andato per sempre, vagabondando per l’universo come l’ultimo della propria specie e seminando il terrore come il guerriero più potente dello spazio.
<< Però, sai… >> Bulma parlò improvvisamente interrompendo il flusso di pensieri del Saiyan. Aveva un dito sul labbro inferiore e guardava in alto come se stesse riflettendo su qualcosa in particolare fisso nella sua mente. << Adesso credo di capire perché detesti tanto Goku… >>
<< Eh? >> Fece lui infastidito dal sentire nuovamente il nome terrestre di Kakaroth. << Ti ho già detto di non menzionarlo. >>
Bulma si voltò agitando le mani e rispose con imbarazzo:<< Lo so, lo so! E’ solo che non posso fare a meno di pensarci… >>
Vegeta la osservò con astio e rimase in silenzio. Distolse poi lo sguardo e sospirando disse:<< Va’ avanti. >>
Bulma si ricompose sorridendo e abbassò le mani unendole davanti alle caviglie. << Come dicevo, credo di aver capito perché tu non riesca a sopportare Goku. Sai, io sono una amica di Goku praticamente da sempre, so tutto di lui e ti posso assicurare che conosco ogni lato della sua personalità come se fosse la mia. >>
<< Taglia corto. >> Disse seccato Vegeta senza neanche la forza di assumere un tono più minaccioso. Bulma sbuffò contrariata e guardò male l’uomo accanto a sé, che però non la degnò di uno sguardo.
<< Per dirla breve… >> E rivolse un’ultima occhiata diffidente a Vegeta prima di tornare ad assumere il suo solito tono pieno di sé. << Penso che tu veda molto di te stesso in lui, e per questo non riesci a fartelo piacere. >>
Se Vegeta non fosse stato calmo quella sera, probabilmente la Capsule Corporation sarebbe saltata in aria. A proteggere la sopravvivenza della ragazza terrestre, nonché della sua famiglia e gran parte del vicinato, ci fu anche la stanchezza fisica del guerriero, che allenatosi duramente per l’intera giornata non aveva le forze necessarie per reagire con la sua piena potenza a una frase simile. Vegeta però aveva ancora abbastanza forze da far tremare l’intera città con un urlo oltraggiato, che svegliò dei cani nelle vicinanze, che si misero ad abbaiare allarmati, e fece attivare un paio di allarmi di automobili parcheggiate poco lontano da lì.
<< CHE COSA?! >>
Bulma si era aspettata una reazione simile, anche se non avrebbe mai potuto immaginare una simile potenza, e per questo si era fatta indietro per evitare qualsiasi effetto negativo su di sé. Alzando le mani chiese scusa e cercò di nascondere il sorriso di ilarità nato dopo aver visto la faccia del Saiyan.
<< Vuoi che ti uccida?! DIMMELO SE VUOI ESSERE ANNIENTATA! >> Le urlò contro Vegeta alzandosi e voltandosi completamente verso la ragazza, che intanto si faceva sempre più indietro lungo lo scalino su cui era seduta.
<< Scu… Scusami…! >> Rispose quasi ridendo la ragazza. << Ma è quello che penso! Lasciami spiegare…! >>
<< Sarà meglio! >> Esclamò infuriato Vegeta stringendo un pugno e alzandolo come per minacciare Bulma. La ragazza non fu molto preoccupata da questo suo gesto, perché anche se il Saiyan se la fosse presa veramente non si sarebbe mai permesso di colpirla.
Bulma si schiarì la voce e spiegò il perché pensasse che i due Saiyan si somigliassero così tanto:<< Da quando sei arrivato qui hai incontrato uno dalla forte volontà come lui che ti ha mostrato di non essere invincibile, e per di più ha continuato a seguirti anche nello spazio dove ha ulteriormente affermato la propria superiorità. E’ naturale che uno così forte ti stia antipatico, però devi ammettere che senza di lui non saresti riuscito a migliorare così tanto… >>
<< Sbrigati! >> Sbottò spazientito Vegeta.
Bulma fece l’occhiolino a Vegeta e alzò un dito puntandolo verso di lui. << Siete entrambi dei guerrieri che non si tirano indietro di fronte alle avversità e ogni occasione è buona per diventare sempre più forti. Inoltre, anche se a modo vostro, entrambi tenete molto ad alcune cose per le quali potreste dare anche la vita. Guarda Goku, che dalla rabbia è diventato un Super Saiyan per la morte di Crilin! >>
Il volto di Vegeta si contrasse in una smorfia e il Saiyan dovette fare appello a tutto il proprio autocontrollo per evitare di reagire in modo spropositato all’accenno della trasformazione di Kakaroth. Ogni volta che glielo si ricordava, avvertiva un forte senso di disgusto. << E cosa sarebbe ciò a cui tengo tanto? >> Ignorò l’ultima parte del discorso e si concentrò sul punto principale di quello che stava dicendo Bulma.
La ragazza sorrise e lo guardò come se sapesse già come rispondere. << Il tuo orgoglio, ovviamente! >> Rispose con tono solare, alzando un dito e puntandoglielo contro come se stesse parlando con un vecchio amico.
Vegeta trattenne a malapena gli angoli delle sue labbra dal piegarsi in un sorrisetto compiaciuto. << Mi conosci bene. >> Disse.
Bulma si alzò e assunse una posa che mostrava tutta la sua sicurezza. Sembrava che avesse acquistato più confidenza con Vegeta, nonostante la sua sfuriata di un attimo prima. << Ma certo che ti conosco bene! Sei stato qui per tutti questi anni e adesso vorresti credere che non sappia nulla di te? >>
Vegeta alzò gli occhi al cielo. << E sentiamo, come faresti a sapere tutte queste cose su di me? >> Le chiese piegando ancora di più il suo sorriso malsano.
<< Sono una donna. Certe cose io le so! E sono un’attenta osservatrice… >> Rispose la ragazza facendo agitare i capelli con un rapido movimento della testa. << E diversamente da quello che vuoi far credere, so che anche tu hai un lato buono. >>
<< Che cosa hai detto? >> Fece Vegeta prendendo quell’affermazione per un’offesa. Fece un passo in avanti come per intimidire Bulma, ma la sua gamba si mosse in modo incauto a causa degli effetti del suo allenamento e il piede inciampò nel gradino che era in mezzo. Il principe dei Saiyan si sentì cadere in avanti senza poter fare niente per fermarsi e finì per andare addosso a Bulma, che lanciò un urlo allarmato e cadde all’indietro tendendo le braccia per cercare di bloccare il peso del Saiyan.
Vegeta batté con la fronte su qualcosa di morbido e non riuscì a vedere niente per un paio di secondi. Quando riaprì gli occhi riconobbe il petto di Bulma davanti a sé e sentì un improvviso calore ammantarlo; la ragazza era con la schiena spinta per terra sul terreno fuori dagli scalini di entrata della Capsule Corporation, il suo collo piegato in avanti sembrava essere in una posizione molto scomoda e lo stesso pensiero poteva essere dedotto vedendo l’espressione di lei, con gli occhi chiusi con forza e la bocca contratta in una smorfia di dolore o spavento; le sue gambe erano divise: una puntava al cielo e aveva perso un’infradito, l’altra era schiacciata a terra contro il gradino da cui era caduta. E Vegeta era sopra di lei.
Solo in quel momento si rese conto di aver sbattuto contro il seno di Bulma e per un istante si sentì congelare lì sul posto, mentre i suoi occhi non riuscivano a staccarsi dal volto spaventato della ragazza. Lei riaprì gli occhi e fu allora che lui si ricompose per non mostrare alcun tipo di indecisione nel proprio animo.
<< C… Chiedo scusa… >> Sussurrò senza voce mentre la ragazza metteva a fuoco il volto sorpreso del Saiyan. I loro volti erano vicinissimi, praticamente attaccati. Quell’istante sembrò durare un’eternità, eppure passò subito.
Vegeta si lasciò travolgere dal proprio orgoglio e si mosse rapidamente per spostarsi; almeno le sue mani non erano andate a finire in nessun posto strano e poté muoverle liberamente per spingersi da terra e rialzarsi. << Volevo dire… >> Fece con tono burbero. << Spero che tu non ti sia fatta male, perché non ho alcuna intenzione di perdere tempo a medicarti! >> E incrociò le braccia con tono altezzoso.
Bulma non disse niente. Rimase a fissare solo per un istante il Saiyan che le era caduto addosso e pensò a quanto fosse pesante, diversamente da quanto ci si potesse aspettare guardandolo: in fondo Vegeta non era molto alto e non aveva assolutamente grasso in eccesso, anche se i suoi muscoli erano sicuramente più scolpiti di quelli di una persona normale; dovevano essere per forza quelli a renderlo tanto pesante.
La ragazza tentò di rialzarsi, ma sentì una fitta alla caviglia e scoprì di aver preso una storta. Lasciò andare un gemito di dolore e rimase a fissare le fredde spalle di Vegeta con un’espressione dolorante.
<< Spero tu voglia fare qualcosa per questo! >> Disse dopo aver capito che sarebbe stata ignorata se non avesse detto qualcosa.
<< Eh? >> Fece infastidito il principe voltandosi verso di lei. La guardò per un attimo finendo per posare lo sguardo sul piede che doveva essersi storta. Aveva una posizione innaturale, quasi fastidiosa da vedere, e la pelle attorno alla caviglia aveva rapidamente assunto un colore rosso; era stato lui a farle questo? Forse con la gamba aveva spinto il piede di Bulma contro lo spigolo del gradino, piegandole il piede…
Gli occhi di Vegeta si spostarono poi, salendo, evitando i pantaloncini corti di Bulma di proposito, e posandosi sul volto severo e affaticato allo stesso tempo della ragazza. La fissò per un secondo, poi sentì l’improvviso bisogno di girare la testa e ignorarla definitivamente.
Vedendo che non avrebbe fatto niente per aiutarla, Bulma cercò di chiamarlo ancora un paio di volte, ma semplicemente capì che non avrebbe ottenuto niente e così decise che avrebbe dovuto vedersela da sola con quel problema. << Come sempre… >> Borbottò cercando di mettersi a sedere con molta cautela e tirando a sé la gamba infortunata. Si morse un labbro per sopprimere il dolore quando il piede scivolò giù dal gradino e toccò a terra, sull’erba. Sentì gli occhi inumidirsi, stimolati dal dolore alla caviglia, ma riuscì a superare l’istinto di piangere e portò le mani ai fianchi.
<< Siamo alle solite… >> Borbottava tra sé e sé, forse sperando che Vegeta stesse ascoltando. << Uomini cafoni e ingrati…! Ogni volta devo fare tutto da sola…! >> Tratteneva le imprecazioni e i gemiti di dolore tra un respiro e l’altro e intanto faceva forza nelle braccia per tirarsi su e riuscire a mettersi in piedi.
Bulma cercò di non poggiare la caviglia infortunata almeno finché non sarebbe stata sicura di poter avere un equilibrio stabile e un buon controllo sui propri movimenti, quindi si sollevò assumendo una posizione molto goffa mentre intanto faceva bene attenzione a non muovere la caviglia.
Quando fu riuscita a smettere di tremare, in bilico su una gamba sola, Bulma abbassò lentamente il piede e sfiorò il terreno con la punta delle dita, facendolo poggiare a terra sempre di più, assicurandosi di non mettere mai troppa pressione su di esso. Con grande precarietà, la ragazza che adesso tremava per lo sforzo cominciò a camminare avanti e si mise di fronte agli scalini che portavano dentro alla Capsule Corporation. Per salire gli scalini dovette passare accanto a Vegeta e approfittò dell’occasione per dargli una spallata con fare scontroso – che lui nemmeno sentì – prima di cominciare ad entrare in casa.
La ragazza guardò quei tre gradini che la dividevano dall’ingresso di casa sua e sentì una grande avversione verso di loro; non voleva staccare il piede da terra dopo che era riuscita ad ottenere quell’equilibrio perfetto con tutta quella difficoltà. Sentiva che se avesse lasciato il terreno anche solo per un istante avrebbe sentito un dolore allucinante, e la sua stanza era anche al secondo piano…
Improvvisamente si lasciò travolgere da un grande sconforto pensando alla fatica che la aspettava, ma si fece coraggio e, preso un bel respiro, cominciò ad alzare il piede per fare il primo gradino.
Coraggio, Bulma! Si disse. Hai superato prove ben peggiori. Uno, due…
Si mise a contare nella propria mente per alleviare la tensione e cercare di dare un ritmo al suo passo.
Proprio quando stava per poggiare il piede infortunato sul gradino, proprio quando stava per contare “tre”, Bulma avvertì improvvisamente qualcosa sollevarla dal basso e si ritrovò tra le braccia di Vegeta, che l’aveva sollevata come se fosse leggera come una piuma.
Lo spavento fu tale che la ragazza lanciò un urlo, e a questo urlo si aggiunse anche il verso di dolore che fuoriuscì dalla sua gola per via del movimento brusco di Vegeta, che fece muovere molto la caviglia della ragazza.
Rimasero per qualche secondo a guardarsi, o meglio Bulma rimase a guardare Vegeta con occhi strabiliati mentre lui guardava il vuoto davanti a sé con sguardo esasperato e i timpani che pulsavano per l’urlo lanciato dalla ragazza. Ci volle qualche secondo perché uno dei due si decidesse ad accennare a un movimento; la caviglia di Bulma pulsava a ogni battito del suo cuore, ma almeno non faceva più troppo male adesso che si era fermata.
Il Saiyan sospirò. << Non puoi camminare così conciata. >> Disse atono senza degnarla di uno sguardo. E dopo un attimo cominciò a camminare, salendo con incredibile facilità gli scalini che avevano messo tanta paura alla ragazza.
Bulma guardò il buio del corridoio farsi sempre più grande e avvolgerla completamente mentre Vegeta avanzava. I bordi del corridoio erano perfettamente riconoscibili e Bulma avrebbe potuto percorrerlo anche a occhi chiusi, ma per qualche motivo in quel momento le apparvero completamente diversi dal solito: non aveva mai provato una sensazione simile entrando a casa, con qualcuno che la portava in braccio a quel modo. E la cosa più strana era che fosse proprio Vegeta ad accompagnarla.
La ragazza alzò lo sguardo e sorrise. Vegeta notò la sua espressione e chiese:<< Che cosa c’è? >>
Bulma sbatté le palpebre in modo molto teatrale e continuò a fissare il volto arcigno del principe dei Saiyan. << Lo vedi che anche tu sai essere gentile? >>
Lui masticò qualche parola con astio e rispose:<< Smettila se non vuoi che ti lasci cadere! >>
Bulma rise del tono burbero ma impacciato del Saiyan e si lasciò trasportare lungo il tragitto. Per qualche motivo il suo braccio sinistro girò dietro a quello di Vegeta e il destro gli cinse la spalla dall’altro lato. Non seppe se lui lo avesse apprezzato o meno, ma in quel momento a Bulma non interessava fare attenzione di non infastidire il suo irascibile ospite: aveva solamente avvertito qualcosa che l’aveva spinta a stringersi a Vegeta, come se tutto quello che stava accadendo quella sera avesse un senso.
Salirono le scale lentamente, facendo attenzione che Bulma non si facesse male sbattendo con il piede da qualche parte, poi Vegeta le chiese dove dovesse andare e lei gli disse di portarla in camera sua.
Quando furono nella stanza della ragazza, il Saiyan la fece adagiare sul suo grande letto e si assicurò che fosse comoda.
<< Grazie, Vegeta. >> Sussurrò lei quando fu sdraiata e con la schiena contro il muro.
Vegeta lasciò andare un grugnito che Bulma prese come un “prego” e poi fece per andare per la sua strada. Ma la ragazza era un po’ in difficoltà al momento e non voleva lasciar andare Vegeta.
<< Posso… Chiederti un altro favore? >> Chiese timidamente sperando che il Saiyan non si infuriasse. La reazione di Vegeta fu un grande sospiro pieno di frustrazione, nient’altro.
<< Che vuoi? >> Chiese lui girando la testa per scorgere la ragazza sul letto con la coda dell’occhio.
Bulma ritirò la gamba sana e la afferrò con le mani, portandosi il ginocchio contro al petto. << So che hai detto che non mi avresti medicata, ma… Potresti, per favore, portarmi il ghiaccio spray che si trova di sotto, nell’armadietto dei medicinali? Io non potrei raggiungerla… >>
Vegeta si voltò e rimase a fissarla per alcuni istanti, intensamente. Avrebbe tanto voluto andarsene per occuparsi del suo allenamento, ma per qualche motivo non se la sentiva di abbandonare quella ragazza in quello stato; tecnicamente era colpa sua se si era fatta male, quello era il minimo che potesse fare…
Già, e Bulma probabilmente lo sapeva e stava facendo leva su quella situazione. Si immaginava già il suo ghigno soddisfatto mentre lui andava in giro per la casa a farle da schiavetto.
<< Sai essere più fastidiosa di un saibaiaman. >> Le disse con tono disgustato prima di voltarsi. << Andrò a prendere la tua stramaledetta medicina, quindi aspettami qui. >> Concluse infastidito prima di uscire dalla stanza. Quelle parole così dure, per qualche motivo, arrivarono alle orecchie di Bulma prive di sentimento. Sembrava come se Vegeta non volesse veramente dire quelle cose.
Scendendo al piano terra, Vegeta passò nuovamente dalla cucina. Tutte quelle parole gli avevano seccato la gola e lui era uno abituato a parlare poco. Aprì il frigo alla ricerca di una bottiglietta d’acqua e ci mise un attimo a trovarla; ce n’era una fila sopra un ripiano in alto. Ne prese una a caso e richiuse lo sportello del frigorifero in malo modo. Dopo aver preso un sorso dalla bottiglietta, andò a cercare la medicina per Bulma.
L’armadietto dei medicinali era in una piccola stanza poco lontana dalla cucina, era inconfondibile visto che sopra c’era disegnata una croce e poi vi erano diversi appunti attaccati sopra che ricordavano di fare rifornimento di medicine mancanti. Vegeta forse aveva avuto bisogno di quelle cose una volta durante il suo soggiorno alla Capsule Corporation… La bomboletta del ghiaccio spray aveva il simbolo della Capsule Corporation sopra – come tutto in quella casa. La prese e uscì in fretta dalla stanza.
Quando tornò in camera di Bulma si sedette ai piedi del letto e lanciò la bomboletta spray per farla atterrare accanto alla ragazza, che lo ringraziò per avergliela portata.
<< Anche le iene diventano docili quando gli conviene… >> Borbottò prima di prendere un altro sorso d’acqua.
Bulma si concentrò sulla propria caviglia; agitò la bomboletta spray e tolse il tappo. << Prego? >> Chiese con tono di sfida. Vegeta non sembrò stare al suo gioco e lei allora si limitò a spruzzare il ghiaccio in silenzio.
<< Che sollievo… >> Esalò la ragazza dopo aver sentito un’ondata di freschezza ricoprirle il piede, bloccando il dolore. Poggiò la testa alla parete e alzò lo sguardo. << Grazie, Vegeta. >>
<< Ti servirebbe la macchina curativa, altro che questa roba anestetica. >> Borbottò lui senza neanche voltarsi, fissandosi un’unghia.
<< Macchina curativa? Che cos’è? >> Chiese la ragazza interessata alzando la schiena e muovendosi lentamente in direzione di Vegeta, seduto in fondo al letto.
Il Saiyan rimase in silenzio per qualche istante fissando i propri polpastrelli. I suoi occhi erano posati sulla sua pelle, ma lui non vedeva niente; era tutto buio. << E’ una macchina capace di curare una persona in poche ore anche se questa ha subito delle ferite mortali. >> Disse senza preavviso, sorprendendo Bulma per aver risposto. << E’ la tecnologia del mio pianeta e dopo la sua creazione è stata impiegata nelle navi spaziali di tutto l’universo. >> Aggiunse con un po’ di nostalgia.
Bulma chiese curiosa:<< Tu l’hai mai usata? >>
Vegeta alzò lo sguardo e si girò verso Bulma, che adesso spuntava da dietro la sua spalla. Si voltò a cercare la sua caviglia e notò che il gonfiore era diminuito, tuttavia era in una posizione contratta e non esattamente rassicurante. Poteva veramente fare movimenti simili se si era appena presa una storta? << Sì… >> Rispose titubante. << Dopo il mio combattimento con Kakaroth. >> Poi tacque, ripensando a quei tempi in qui tutto era diverso, non esistevano limiti e lui era il più forte.
<< Ah… >> Sospirò Bulma pensierosa. << E come funziona questa macchina? >> Chiese incuriosita, mostrando un largo sorriso.
Vegeta non capì perché fosse così interessata alla tecnologia Saiyan, comunque rispose senza fare troppe storie. << Prima vieni collegato alla macchina tramite degli elettrostimolatori, poi vieni immerso in un liquido curativo che ti ospita per tutta la durata della cura. >> Alzò le mani e le agitò assieme. << Il segreto sta nel liquido che disinfetta, richiude le ferite e tonifica il corpo. >>
Bulma sembrava rapita dalla spiegazione di Vegeta. Doveva essere la sua natura da scienziata che la rendeva così interessata alla materia. << Interessante… >> Mormorò arretrando un po’ e alzando lo sguardo al soffitto. Si lasciò cadere indietro sul letto e allargò le braccia mentre intanto faceva attenzione a non muovere in modo troppo brusco la caviglia infortunata. << Magari potrei inventare qualcosa del genere, un giorno… >>
Il Saiyan non sapeva se fosse possibile replicare la tecnologia Saiyan senza avere prima una base da cui partire, ma pensò che per quella donna sarebbe stato possibile fare di tutto, anche costruire una macchina del tempo. << Veniva usata regolarmente dai guerrieri Saiyan che tornavano dalle missioni troppo malconci. Io, diversamente da quelli di infimo livello, non ne ho mai avuto bisogno. >>
<< Tranne quando hai affrontato Goku. >> Disse lei con tono furbo alzando la testa.
Vegeta grugnì. In fondo era vero. << Sì… Tranne quella volta. Ma anche lui l’ha dovuta usare una volta! >>
La ragazza sembrò sorpresa. Si chiese dove mai avrebbe potuto utilizzare quel tipo di macchina il suo amico, che aveva sempre vissuto sulla Terra.
Vegeta le spiegò. << E’ successo su Namecc, dopo che io malmenai Ginew che si era impossessato del suo corpo. Avevamo bisogno di tutto l’aiuto possibile per affrontare Freezer, e così lo misi là dentro nella speranza che potesse essere di aiuto… >> Gli sfuggì una risata. << Eh. Lo è stato davvero, alla fine… >>
Senza accorgersene, Vegeta si portò una mano all’altezza del petto, sul lato sinistro; lì c’era il suo cuore, ma era anche il punto dove era stato trafitto dal raggio di Freezer, il giorno che morì.
Bulma posò di nuovo la testa indietro e si mise a fissare il soffitto buio in silenzio, facendo passare chissà quali pensieri nella propria mente macchinosa. << Certo che se uno non vi conoscesse bene, potreste passare per due vecchi amici voi due. >> Parlò senza pensare, i suoi pensieri presero forma in parole senza neanche un attimo di riflessione. Quando alzò lo sguardo per vedere come avesse reagito Vegeta, Bulma vide un uomo che sembrava aver appena visto la morte in faccia.
<< Ma sei pazza o cosa?! >> Esclamò lui indignato. La ragazza non aveva nemmeno avuto il tempo di pensare a ciò che aveva detto; quando sentì le parole del principe dei Saiyan si scusò subito.
<< Però sai, in fondo la vostra relazione non è poi tanto lontana da quella di due amici… >> Disse la ragazza cercando di riparare a ciò che aveva fatto. Vegeta sembrò ancora più irritato.
<< Come no! Scommetto che non c’è giorno che non pensi di essere diventato il guerriero più forte dell’universo! >> Rispose lui agitando la testa con rabbia. << Come se non gli bastasse avermi coperto di ridicolo! >>
Bulma sorrise. << Ma dai! Non è così cattivo! >> Commentò mettendosi a sedere accanto a Vegeta.
<< Ah no? >> Alzò la voce lui voltandosi. << Lui ride di me! Mi ha visto piangere, ricoprirmi di vergogna per poi…! >> All’improvviso le parole smisero di uscire dalla bocca di Vegeta. A un tratto si rese conto di cosa avesse detto e abbassò lo sguardo poggiandosi il pugno sulle labbra. Dopo qualche secondo in silenzio alzò lo sguardo serio e rimase a fissare Bulma.
La ragazza aveva un’espressione basita in volto. << Ti ha visto… Piangere? >>
Vegeta alzò lentamente l’indice e lo puntò contro Bulma. << Non una parola. >> Sussurrò sul punto di scoppiare. << Non una parola con nessuno riguardo a questa cosa, altrimenti ti ammazzo…! >>
La ragazza non sembrò per niente spaventata dalle minacce del Saiyan e si avvicinò lanciandogli un’occhiata luminosa. << Certo, certo! Come vuoi tu… Ma ora sono curiosa! >> Disse sorridendo in un modo che inquietò Vegeta. << Perché stavi piangendo? Che cosa è riuscito a piegare così il volere del grande principe dei Saiyan, tanto da farlo scoppiare in lacrime? >>
La voce di Bulma era piena di eccitazione, come se fosse impaziente di scoprire la verità sull’aneddoto appena ricordato da Vegeta. Gli metteva quasi paura come quella donna terrestre non avesse alcun timore della morte nonostante le si stesse dicendo in faccia che sarebbe stata annientata, quasi come se non prendesse sul serio il volto arcigno del Saiyan fisso su di sé. Lui rimase a guardarla disorientato per un po’, cercando di decifrare la sua espressione che in quel momento mostrava nient’altro che interesse per la sua storia: gli sorrideva come una amica e attendeva che lui rispondesse, riacquistando la propria compostezza e soddisfacendo finalmente la sua sete di conoscenza.
Alla fine Vegeta sospirò esasperato e alzò lo sguardo verso Bulma, che attendeva impaziente. << E’ successo quando eravamo su Namecc. >> Cominciò a parlare. << Dopo essermi fatto curare dal piccolo Namecciano credevo finalmente di aver superato il mio limite e avevo sfidato Freezer senza tirarmi indietro. Credevo di essere diventato un Super Saiyan, ma mi sbagliavo… Io ero ancora lontano dal potere di quel mostro… Immensamente lontano. >>
Bulma guardò Vegeta con occhi pieni di confusione. << Non capisco, non hai detto che Goku era nella macchina curativa? >> Chiese piegando di lato la testa. Vegeta annuì.
<< Infatti è così. >> Rispose con tono burbero. << Lui era lontano mentre io, il Namecciano, il piccolo mezzosangue e il terrestre affrontavamo Freezer. A questo punto pensavo di essergli diventato superiore, ero abbastanza sicuro delle mie capacità. Ma è bastato poco a Freezer per distruggere ogni mia certezza. >> Riprese a raccontare e la sua voce si fece più incerta mentre si avvicinava al momento in cui avrebbe cominciato a piangere. << Dopo avermi portato in fin di vita, usando il mio corpo come un giocattolo per il suo divertimento personale, Freezer si stava preparando a darmi il colpo di grazia. E' a questo punto che è arrivato Kakaroth. >>
Bulma alzò lo sguardo interessata. Sembrava che stesse aspettando con ansia il momento in cui nel suo racconto sarebbe entrato in scena Kakaroth. Era lui, in fondo, il motivo per cui Vegeta stava raccontando quella storia.
<< In pochi istanti, Kakaroth aveva dimostrato di poter combattere alla pari con Freezer senza il minimo sforzo. La sua potenza era aumentata a dismisura senza nemmeno che ce ne accorgessimo, ma dopo la breve dimostrazione di forza che ci diede capii che le cose erano cambiate. Non era più il Kakaroth della Terra che aveva avuto difficoltà contro di me, era un nuovo guerriero senza alcun timore, un cuore calmo e una forza inconcepibile. >> Vegeta si sorprese a parlare così del suo eterno rivale, ma doveva ammettere che in quel momento erano stati proprio quelli i pensieri che erano passati nella sua mente.
Bulma sospirò alzando un dito, sicura di aver avuto un colpo di genio. << Ho capito! >> Disse a voce alta. << Ti sei messo a piangere perché hai capito che ti aveva superato un'altra volta! >>
Vegeta si voltò e diede un colpo trattenuto sulla testa di Bulma, scompigliandole i capelli e facendole abbassare la testa con frustrazione e lamentandosi. << No! Ma che razza di idiota penserebbe a una cosa del genere in un momento simile? >> Commentò infastidito.
<< Però voi Saiyan mettete sempre il vostro orgoglio prima di tutto… >> Mormorò delusa la ragazza imbronciandosi.
Vegeta abbassò lo sguardo pensieroso. Un po' era vero: in quel momento aveva capito di essere stato ancora una volta eclissato da quello che avrebbe dovuto essere un semplice guerriero di infimo livello, ma la delusione era stata travolta dalla disperazione che la superiorità di Freezer aveva posto nel suo cuore, e allo stesso tempo era nata una nuova speranza che fosse arrivato qualcuno più forte di quel demonio; qualcosa che avrebbe potuto considerare orgoglio per qualcun altro…
<< Bé, forse è così… Ma non è stato per quello che cominciai a piangere. >> Si fermò per un momento, incredulo di aver detto di propria volontà quelle parole. Stava cercando di fare qualcosa per rimangiarsi tutto quello, ma Bulma gli mise una mano sulla spalla e gli lanciò uno sguardo rassicurante, come per dirgli che non ci fosse alcun problema nel mostrare un po' di debolezza a volte.
Vegeta sospirò amareggiato e riprese il suo racconto, deciso ad andare fino in fondo questa volta senza più interruzioni. << Sicuro della superiorità di Kakaroth, cominciai a deridere Freezer, dicendo che finalmente anche lui avrebbe provato terrore; fu in questo momento che lui mi diede il colpo di grazia. >> Alzò una mano e puntò un dito sul proprio petto. << Proprio qui. >> Disse con tono amareggiato. << Prima di morire dissi a Kakaroth tutta la verità, tutta la storia sul pianeta Vegeta: era stato Freezer a distruggerlo, lui aveva estinto la nostra razza. Gli chiesi un favore, nonostante in un'altra occasione supplicarlo così mi avrebbe fatto vomitare: gli chiesi di ucciderlo. Volevo che fosse un Saiyan a fargliela pagare, volevo che anche Freezer provasse la sensazione di essere impotente di fronte a un avversario. E' questo il momento in cui ho pianto. >>
Vegeta smise di parlare e abbassò lo sguardo avvilito. Aveva finito, eppure Bulma si sporgeva da dietro la sua spalla come se si aspettasse qualcos'altro; era avida di storie su Vegeta, su Namecc e sui Saiyan, ma lui non gliene avrebbe date altre. Non sapeva nemmeno come avesse fatto ad aprire il proprio cuore a quella donna terrestre, con cui a malapena scambiava una conversazione di cortesia. Improvvisamente gli venne in mente qualcosa e si voltò verso di lei con sguardo truce.
<< Se lo dirai a qualcuno ti ammazzo! >> Esclamò incollerito.
Bulma indietreggiò subito alzando le mani, ma nei suoi occhi non c'era nient'altro che apprensione. Scosse rapidamente la testa dicendo che non lo avrebbe fatto e a Vegeta sembrò bastare quello; per qualche motivo sembrava fidarsi di lei, in qualche modo.
Il silenzio calò nuovamente sulla stanza di Bulma e Vegeta sbuffò pesantemente allontanandosi da lei. Rimase immobile con la schiena piegata in avanti e i gomiti poggiati sulle proprie gambe, in attesa di qualcosa che non sarebbe arrivato. Bulma lo scrutava con aria enigmatica, chiedendosi forse perché fosse così diffidente.
<< Ora puoi anche ridere. >> Disse lui senza voltarsi a guardarla. << Ridi come avrebbe riso lui e come avrebbero riso tutti gli altri di fronte a una scena patetica come la mia! >> Stava pensando a come sarebbero andate le cose se ad assistere a quella scena ci fossero state più persone; se oltre al Namecciano, al piccolo terrestre pelato e a Kakaroth e suo figlio fossero stati presenti altre persone, come quelli che erano morti per causa sua sulla Terra, oppure tutti gli altri soldati di Freezer o ancora i compagni Saiyan con cui aveva viaggiato in lungo e in largo nello spazio. Se tutte quelle persone lo avessero visto venire colpito da Freezer come un fantoccio inanimato, se avessero visto le sue lacrime sgorgare dai suoi occhi un tempo fieri… Avrebbe perso completamente il suo orgoglio; non ne sarebbe rimasto niente e neanche la morte avrebbe potuto purificare quell’onta. Per fortuna erano stati in pochi a vedere la sua vergogna, e ora, per qualche motivo, anche quella donna lo sapeva…
Vegeta si voltò a guardare Bulma, chiedendosi perché non stesse ridendo; in fondo doveva essere uno spasso per una terrestre come lei, sapere che un Saiyan forte e orgoglioso come lui aveva pianto come un moccioso di fronte alle persone che più odiava. Eppure lei se ne restava a guardarlo con la testa poggiata su una mano, con uno sguardo sognante in volto e gli occhi che si perdevano nello scrutare il principe accanto a lei.
Irritandosi, Vegeta aprì le mani di scatto. << Bé? >> Chiese come se attendesse con ansia qualcosa. Bulma si lasciò sfuggire un leggero sorriso.
<< Non c’è niente per cui ridere… >> Mormorò con calma. La ragazza raddrizzò la schiena e inspirò profondamente chiudendo gli occhi per alcuni secondi. << Mi hai appena raccontato qualcosa che avresti preferito dimenticare. E’ ammirevole come tu abbia affrontato un evento traumatico come quello… Non ho alcuna intenzione di ridere della tua storia. >>
Lui distolse lo sguardo indurendo la propria espressione ancora di più. Non credeva che ci fosse niente di onorevole nel raccontare qualcosa di così disonorevole. Provava solo una grande vergogna per ciò che aveva appena fatto, ma nonostante ciò non gli pesava più di tanto; sapeva che Freezer era stato ucciso, la sua razza era stata finalmente vendicata e le persone che avevano assistito a quella scena così pietosa non avrebbero mai aperto bocca. Tuttavia il pensiero che fra tutti quanti, lui avesse dato le sue ultime volontà proprio a Kakaroth, gli faceva venire ribrezzo. Era un Saiyan come lui, tra loro avrebbe dovuto esserci un rapporto più solidale vista la sorte della loro specie, eppure non riusciva a superare l’idea che quello lo avesse battuto…
Senza accorgersene, Vegeta assunse una smorfia rabbiosa e strinse i pugni con forza. Bulma si accorse di quel suo cambiamento di umore e si avvicinò a lui. << Ehi, ti ho appena detto che non c’è niente di cui vergognarsi! >> Fece per calmarlo, ma Vegeta le rispose con astio represso.
<< Non è per quello! >> Sbottò senza muoversi, facendo pietrificare la ragazza sul posto.
Bulma lo osservò per un istante e cercò di capire che cosa avesse; aveva raccontato una storia come quella e di colpo si era incupito pesantemente, e se Vegeta diceva che non fosse per via di quello, allora poteva trattarsi di qualcos’altro collegato a quell’evento. << Stai pensando a Goku? >> Chiese a un certo punto senza curarsi di sembrare troppo ficcanaso.
L’espressione di Vegeta si fece ancora più tesa, ma il Saiyan non si curò di negarlo. Senza dire niente a proposito, annuì lentamente e non degnò di uno sguardo la donna che aveva accanto. << Mi è sempre stato davanti. E’ fastidioso, irritante… Qualunque cosa lui faccia, finisce per farla meglio di me e non fa che rinfacciarmelo. >>
Bulma si stiracchiò e portò le braccia dietro la testa. << Ma stai veramente parlando di Goku? Non capisco come tu faccia a odiarlo così tanto… >>
Vegeta si voltò di scatto verso di lei alzando una mano. << E’ perché mi ha ricoperto di ridicolo! Io sono il principe dei Saiyan, non ci dovrebbe essere nessuno più forte di me! >>
La ragazza sospirò in modo molto drammatico e distolse lo sguardo. << Ancora con questa storia… Dovresti essere contento, piuttosto! Finalmente hai qualcuno con cui misurare il tuo potere, un motivo per spingerti al limite. Voi Saiyan non vi accontentate mai! >>
Vegeta grugnì in modo burbero. << La verità è che mi odia e il fatto di avermi sconfitto lo diverte. Quella volta mi ha lasciato in vita semplicemente perché così mi avrebbe sempre ricordato la mia sconfitta… >>
Bulma alzò gli occhi al cielo mentre intanto nei suoi movimenti esasperati cercava di non includere la caviglia infortunata. << Ma per piacere… >> Commentò sospirando. << Lui non ti odia. Non credo che provi rancore per nessuno, in realtà… >> Rispose infine abbassando lo sguardo e pensando a quanto fosse innocente il suo amico d’infanzia. Vegeta sembrò essere d’accordo con lei, ma in modo leggermente diverso.
<< Sì, è troppo stupido per farlo. >>
Bulma sorrise divertita all’esempio fatto da Vegeta, che sembrava qualcosa di estremamente infantile, ma allo stesso tempo decisamente importante per quell’orgoglioso Saiyan. Piegò una gamba e portò il ginocchio al petto, cingendolo saldamente con le mani giunte mentre l’altra gamba, quella infortunata, rimaneva poggiata a terra, a riposo. << Però, sai… Secondo me lui non ti odia. >> Disse con voce tenera, rivolgendo un sorriso dolce al principe lì accanto a lei. Poggiò la tempia sul ginocchio che aveva sollevato e il suo sorriso si allargò. << Infatti, secondo me ti ammira per essere stato in grado di sopportare tutto il dolore che hai vissuto! >>
Non appena sentì quelle parole, Vegeta si voltò con astio verso la ragazza che sedeva al suo fianco e si alzò di scatto allontanandosene. << Ma che diavolo ne sai tu, sciocca terrestre! >> Sbottò pieno di astio senza voltarsi. << Credi davvero che mi importi qualcosa di questo “dolore” di cui parli? Io sono il principe dei Saiyan, questi sentimenti non so nemmeno cosa siano! >>
Il Saiyan le rivolse solo una severa occhiata piena di disprezzo, poi rimase a darle le spalle con sdegno, indeciso se lasciare la stanza oppure no. Lei non aveva idea di che cosa fosse l’orgoglio, per un Saiyan; era una cosa che solo Kakaroth poteva comprendere, eppure sembrava rifiutarsene in continuazione.
Bulma non rimase in silenzio a prendersi le parole sprezzanti del suo maleducato ospite; si alzò dal letto e rimase in equilibrio precario, mantenendo la pressione su una gamba sola, e alzò la voce infischiandosene se stesse parlando con un alieno malvagio e infinitamente più forte di lei:<< Senti, bellimbusto: non m’importa un bel niente se sei un principe! Potresti anche essere l’imperatore, ma non puoi trattare la gente con cui vivi come spazzatura! Mostra almeno un po’ di gratitudine per chi ti ospita in casa! >>
Vegeta avvertì una strana sensazione sul fondo del proprio stomaco, come l’ardore che sentiva prima di una battaglia cruenta. Si voltò facendo una smorfia piena di sé proprio in faccia all’umana e chiese:<< Ah sì? E perché no? Voi non siete che esseri inferiori rispetto a me, posso fare quello che voglio! >>
Bulma si avvicinò e agitò un indice proprio davanti alla faccia di Vegeta. << Eh, no bello mio! Il livello di combattimento è un valore che non ti fa diventare importante come credi. >>
<< Non tra i terrestri, immagino! >> Rispose sarcastico lui distogliendo lo sguardo. << E comunque sei tu quella che dovrebbe mostrare un po’ di gratitudine, visto che ti ho portata fino a qui… >>
<< Non cambiare discorso… E guardami quando ti parlo…! >> La ragazza fece per avvicinarsi e afferrare il braccio del Saiyan, ma la sua gamba sinistra cedette all’improvviso e si ritrovò a cadere nel vuoto, avvicinandosi sempre più rapidamente al pavimento. Prima dell’impatto qualcosa la afferrò e la mantenne in equilibrio dal petto. Rimase alcuni secondi immobile e in silenzio a fissare il pavimento della propria camera da letto, prima di rendersi conto che Vegeta si fosse lanciato in avanti per afferrarla prima che cadesse.
<< Cerca almeno di risultare convincente, quando vuoi apparire minacciosa… >> Borbottò infastidito lui. Con un semplice movimento del braccio riuscì a sollevare un poco la ragazza e la fece voltare per poterla prendere in braccio come aveva fatto prima. Il suo corpo era così leggero che non aveva alcun problema a farla muovere a proprio piacimento in quegli spazi, e non si curò nemmeno di essere poco delicato quando, dopo aver attraversato la stanza a passi lenti, la lasciò cadere pesantemente sul materasso.
Bulma avvertì una fitta alla caviglia sinistra, dove alcuni minuti prima aveva applicato il ghiaccio spray, e allungò un braccio per massaggiarsi i muscoli indolenziti, dove la pelle aveva assunto un colore rossastro. Rivolse uno sguardo infelice a Vegeta, che da parte sua la fissava impietoso tenendo le braccia incrociate.
<< Riposa e vedrai che domani starai meglio. >> Le disse lui voltandosi lentamente. << Riguardo ai tuoi dubbi… Vedrai che la risposta arriverà molto presto; ma come ti ho già detto, se ti senti così restia a tornare a guardare indietro, allora vuol dire che non è la cosa giusta da fare. >> Vegeta tornò volontariamente all’argomento che lo aveva trattenuto dall’andare ad allenarsi e cominciò ad allontanarsi lentamente dal letto di Bulma, da dove la ragazza lo guardava allibita.
Mentre il principe si allontanava, la ragazza sentì il bisogno di fare qualcosa per impedirgli di andarsene, come se da quel momento dipendessero le loro intere vite; sentiva che se non avesse detto qualcosa in quel momento, se ne sarebbe pentita per sempre. << Forse la risposta è già arrivata… >> Mormorò a un certo punto, abbassando la testa.
Vegeta si fermò. << Eh? >> Chiese con tono seccato. Non aveva sentito cosa avesse detto lei oppure si era fermato di proposito? Bulma lo vide ruotare di poco la testa per ascoltare meglio le sue parole ed esitò un momento.
Prima che potesse succedere qualcos’altro, prima che il Saiyan potesse uscire definitivamente dalla porta della sua stanza e non tornare mai più, Bulma decise di trovare lo slancio per provare a dare un nome a quella strana sensazione che provava ogni volta che si trovava con Vegeta. << Dicevo… >> Balbettò intimorita, incapace di smettere di tremare. << Che… Forse… Quel… Quella risposta è già… Già… >>
Mentre parlava senza riusciva a trovare il filo del discorso, Vegeta tornò a voltarsi verso di lei e si riavvicinò a passi lenti al suo letto, guardandola con occhi quasi colmi di delusione. Quello sguardo così inquisitore l’aveva intimorita a tal punto da impedirle di riuscire a parlare oltre; era la prima volta che Bulma si ritrovava senza parola di fronte a Vegeta, ma allo stesso tempo il suo cuore aveva preso a battere all’impazzata nel suo petto.
Il principe dei Saiyan inarcò la schiena e avvicinò il volto a quello della ragazza, che non si mosse non potendo andare da nessuna parte. << Avanti. >> Sussurrò rivolgendole sempre lo stesso sguardo severo. << Cosa stavi dicendo? >>
Bulma cominciò ad ansimare vistosamente, quasi come se tutta la sua sfacciataggine fosse sparita. E cosa poteva fare adesso, in quella situazione così inaspettata e improbabile, con Vegeta ancora presente in camera sua e in attesa che finisse di spiegare i propri sentimenti? Poteva veramente bloccarsi in quel momento, a un passo dall’ultima parola? Poteva dimenticarsi improvvisamente di essere una persona sfacciata e sicura di sé, capace di tenere testa anche al più bruto dei Saiyan con il proprio orgoglio di terrestre?
Aveva paura di lui? Oppure era qualcos’altro a trattenerla dal parlare? Vedendo l’indecisione nei suoi occhi, Vegeta decise di lasciar perdere e si voltò per l’ennesima volta. Non appena lo vide allontanarsi dal letto, Bulma avvertì l’impulso irrefrenabile di urlare:<< NO! >> E questa volta il principe dei Saiyan si arrestò completamente, scattando sul posto come se fosse stato spaventato dalla voce della ragazza.
Bulma notò la sua reazione scomposta e non riuscì a trattenere una risata che riuscì ad alleviare la tensione nel suo corpo. Un’occhiataccia di Vegeta la portò a ricomporsi e a questo punto la ragazza riuscì a ritrovare il coraggio che le era mancato fino a quel momento. << Scusa… >> Mormorò coprendosi la bocca con una mano. Dopo un istante portò l’altra mano al proprio fianco e la batté delicatamente sulle coperte del proprio letto, chiedendo a Vegeta di andare a sedersi accanto a lei per un attimo.
Il principe la squadrò con sospetto, ma non rifiutò l’offerta. Era infastidito dal fatto che lei avesse riso della sua reazione, ma sapeva che Bulma era così e non poteva farci veramente niente… Senza dire niente, attraversò la stanza seguendo il bordo del letto e si sedette sull’altro lato del materasso.
<< Allora… >> Disse lui con calma, impaziente di far sputare il rospo a Bulma. << Che cosa volevi dirmi? >>
Vegeta si voltò verso di lei e le rivolse un sorrisetto sicuro di sé, come se fosse certo che la ragazza non avrebbe mai concluso la frase. Ma Bulma era diversa da come pensasse lui, non si sarebbe più tirata indietro. Nonostante l’imbarazzo e la paura che riuscisse a incuterle lui, era determinata a parlare chiaramente.
<< La risposta di cui parlavi tu. >> Disse con voce molto più ferma rispetto a poco prima. I suoi occhi guardavano dritto in quelli di Vegeta, come se lo stesse sfidando a distogliere per primo lo sguardo. << Forse… Forse quella risposta l’ho già trovata. >>
Vegeta la guardò serio senza mostrare alcuna reazione apparente. Era deluso che fosse riuscita a parlare senza interrompersi, oppure stava cercando di metterle pressione con il suo sguardo accusatore? Passò qualche secondo che il Saiyan e la terrestre non dissero niente, fissandosi intensamente ed enigmaticamente negli occhi; Bulma avrebbe tanto voluto sapere a cosa stesse pensando lui, se avesse capito a cosa si riferisse o se semplicemente non gliene importasse. A un tratto le labbra di Vegeta si piegarono in un sorrisetto compiaciuto e lui fece per alzarsi.
<< Buon per te. >> Disse con calma, allontanandosi dal letto e dandosi qualche colpetto sui vestiti, con fare disinteressato.
Stava finendo tutto, il loro discorso, la notte, quel momento magico. Bulma avvertì il desiderio di non lasciare che tutto quello passasse a quel modo e si sporse dal proprio letto per afferrare il polso di Vegeta. << Non hai capito. >> Sussurrò affaticata. Forse in realtà Vegeta aveva capito tutto e per questo se ne stava andando, ma non le interessava. Non poteva lasciare tutto quanto nell’incomprensione a quel modo.
<< Tu dici? >> Chiese lui guardandola dall’alto in basso.
<< Sì! >> Sbottò con fare sbrigativo la ragazza, poi tirò a sé il Saiyan e lo costrinse a sedersi un’altra volta. Vegeta cadde a peso morto sul letto e si voltò a guardare un’altra volta Bulma, che si era avvicinata di più a lui questa volta. Si rese conto quanto il suo viso fosse vicino al suo solo una volta che la ebbe messa a fuoco: la sua espressione combattuta e imbarazzata le dava un aspetto diverso dal solito, non era la Bulma altezzosa di tutti i giorni, che non aveva altro che parole di sdegno nei suoi confronti e non perdeva occasione di fargli notare come vivesse a “sbafo” in casa sua. Se proprio avesse dovuto descriverla in quel momento, Vegeta avrebbe detto che era proprio carina.
Gli occhi di Bulma erano fissi su di lui, sembrava che lo volesse far sentire in colpa con quel suo sguardo insistente, e normalmente Vegeta le avrebbe risposto male, chiedendole che diavolo volesse con quella sua espressione così piena di sé, dicendole di non guardarlo come se fosse superiore a lui… Ma questa volta Vegeta non disse niente, lasciando che Bulma avesse spazio per fare tutto ciò che volesse.
La mano della ragazza si mosse rapidamente a coprire gli occhi del principe. Vegeta non ebbe nemmeno il tempo di capire cosa stesse succedendo che sentì le sue labbra venire in contatto con qualcosa di morbido e inumidirsi rapidamente. Rimase immobile per un istante, i nervi tesi e i sensi pronti a captare il minimo cambiamento nell’atmosfera; c’era qualcosa di speciale in quel contatto tra sé e Bulma, riusciva a capirlo.
Non era soltanto un semplice tocco, era qualcosa di più. Bastava solo pensare al fatto che lei gli avesse coperto gli occhi; perché lo aveva fatto? Era qualcosa di imbarazzante da fare e non voleva che lui la giudicasse? Oppure c’era qualcosa in lui che non riusciva a farle piacere? Si rese conto di star sudando; il suo cuore batteva forte all’interno del suo petto, più di quanto facesse durante una sessione di duro allenamento nella sua camera gravitazionale. A un tratto si ricordò che cosa fosse quello che stava succedendo in quel momento e ne ebbe paura: si chiamava “bacio”.
Vegeta si divincolò dal bacio di Bulma e indietreggiò, spingendo via la mano che gli aveva coperto la vista. Nei suoi occhi c’era un grande timore per qualcosa che non aveva mai provato, eppure non sapeva come reagire esattamente a questa cosa. Lui, il principe dei Saiyan, non aveva paura di niente; perché avrebbe dovuto tirarsi indietro di fronte a quella situazione? Forse perché non era qualcosa che poteva semplicemente affrontare, come in un combattimento?
Bulma sembrò preoccupata dalla sua reazione. Lo fissava come se si stesse chiedendo che cosa passasse per la sua mente, se avesse fatto qualcosa di sbagliato; era lui in torto, o era stata lei a spingerlo troppo? Lo fissava come se aspettasse una risposta per quella domanda che non aveva posto. Ma vedendo che da Vegeta non arrivava alcun segnale, la ragazza assunse che non gli fosse piaciuto.
Bulma abbassò lo sguardo con delusione. Si era illusa che Vegeta potesse accettarla, che potesse capire i suoi sentimenti; ma lui non era altro che un guerriero, un essere di un altro mondo che non provava ciò che provava lei. In un attimo, l’idea di essersi innamorata di Vegeta la fece sentire tremendamente ingenua. Come aveva potuto pensare di riuscire a cambiarlo? Lasciò andare anche il polso che aveva stretto al Saiyan e fece per voltarsi dall’altro lato, chiudendo in modo brusco quel momento pieno di tensione; ma a quel punto fu Vegeta a sporsi per fermarla.
Il principe dei Saiyan si mosse senza pensare, allungò una mano e fece come aveva fatto Bulma prima, afferrandole il polso con fermezza. La ragazza si spaventò per un attimo e alzò lo sguardo confusa; era arrabbiato con lei? Voleva fargliela pagare per quell’affronto? Perché l’idea che un tipo orgoglioso come lui potesse chiedere qualcosa non era neanche lontanamente contemplabile e non sfiorò minimamente il pensiero di lei.
La voce del Saiyan, flebile, come timorosa, smentì quei pensieri:<< Ancora… >> Bulma non capì e rimase impassibile di fronte a lui, mentre Vegeta la guardava con un misto di imbarazzo e rabbia negli occhi. << Ancora. >> Sussurrò di nuovo con più forza, donando a Bulma un tuffo al cuore, che – si rese conto – adesso si ritrovava con un grande bisogno di respirare.
Senza controllare i propri movimenti, senza riuscire ad articolare nessuna risposta sensata in quei pochi secondi che seguirono le parole di Vegeta, Bulma avvicinò nuovamente il volto a quello del principe, che delicatamente le mise una mano dietro la testa e la guidò verso di sé. Si baciarono di nuovo, e questa volta fu qualcosa di più intenso: non era solo Bulma a baciare, questa volta Vegeta non stava più vivendo la cosa in modo passivo. Rimasero uniti in quel bacio per alcuni interminabili istanti: Vegeta, memore del gesto che aveva fatto la ragazza durante il primo bacio, chiuse gli occhi per rispetto nei suoi confronti, mentre Bulma non fece che far andare da una parte all’altra il proprio sguardo, incredula che tutto quello stesse realmente accadendo, incapace di trovare un modo appropriato per reagire a quella situazione.
Alla fine si divisero ed entrambi rimasero a fissare gli occhi l’uno dell’altra, ammaliati in quel momento magico e rilassante, che rendeva tutto quanto all’infuori di loro insignificante. Vegeta aveva uno strano sorriso stampato in volto, Bulma era ancora sconvolta da ciò che era accaduto e ancora di più dall’espressione che faceva adesso lui, rivolta a lei.
La ragazza abbassò lo sguardo imbarazzata, non sapendo come andare avanti da quel momento in poi. Fu Vegeta a sbloccare quella situazione, cercando di baciare nuovamente le sue labbra, avanzando ulteriormente fino a poggiare le braccia attorno a lei sul letto e spingendola lentamente indietro. Finì per farla sdraiare di traverso sul letto e rimase a guardarla per un momento dall’alto, con un’espressione pensierosa questa volta. Bulma sorrideva leggermente; sembrava felice.
Vegeta si avvicinò ancora al suo viso e la baciò un’altra volta, mentre adesso la ragazza muoveva le braccia per sbottonargli la camicia e togliergliela di dosso: era stata proprio lei a dargli quella camicia di quel colore rosa che lo faceva sembrare così buffo, con l’intento di fargli uno scherzo, eppure adesso lei stessa stava odiando quella camicia per quanto fosse difficile da togliere.
Il Saiyan si sfilò rapidamente la camicia di dosso una volta che Bulma fu riuscita a sbottonarla e tornò a concentrarsi su di lei: la ragazza lo guardava rapita, fissando lo sguardo sulle sue innumerevoli cicatrici e sui muscoli scolpiti dal duro allenamento, come se fosse rimasta spiazzata e non sapesse cosa fare, come se volesse essere guidata con gentilezza e delicatezza, ma sarebbe stato lui quello a volere qualche consiglio per quella situazione. Con molta delicatezza scostò la sua maglietta e cominciò a sollevarla; si fermò subito, non appena vide il suo ventre liscio e piatto, rimanendo pietrificato per un attimo di fronte alla pelle nuda della ragazza. Si ricompose subito e continuò a sollevare la maglietta e poi aiutò Bulma a sfilarsela dalla testa e dalle braccia con molta cautela.
Lei rimase con solo il reggiseno addosso e tornò a sdraiarsi sul letto, guardandolo come se si vergognasse della propria nudità, timorosa di qualche giudizio troppo severo di Vegeta sul suo corpo. Era bellissima. Questo pensava in quel momento Vegeta, nient’altro. La sua mente si era bloccata come se si fosse ritrovato di fronte alla propria morte; lui, Vegeta, il guerriero spietato e impavido che aveva sempre affrontato a testa alta avversari tremendamente più forti di lui, perdeva la testa per una donna.
Boccheggiò alla ricerca di respiro, alla ricerca di tempo. Cercò di trovare una scusa per il proprio nervosismo, ma abbandonò quell’idea quando posò nuovamente lo sguardo su di Bulma: i capelli si disperdevano sul cuscino e si arricciavano tra loro cingendo il viso delicato della ragazza dai lati; gli occhi di lei lo fissavano timorosi, ma anche pieni di speranza perché sembrava che sperasse in una reazione simile da parte di Vegeta. Scendendo più giù, il suo seno non troppo generoso ma dalle forme e dimensioni provocanti, sembrava sfidarlo; Vegeta provava un grande imbarazzo nel trovarsi di fronte a quella vista in quel momento, eppure non riusciva a staccarvi gli occhi di dosso. Scese ancora più giù concentrando lo sguardo sui pantaloncini di Bulma e deglutì nervosamente, sapendo che quello fosse il capolinea… Incerto su come cominciare, Vegeta alzò lentamente le mani verso i seni di Bulma e la guardò come per chiederle il permesso; i suoi palmi entrarono a contatto con il tessuto del reggiseno e per un momento avvertì un brivido percorrergli lungo la schiena. La pelle di Bulma era così morbida, lei profumava… Chissà come era finito in quella situazione, dopo essere stato sempre ai ferri corti con lei.
Alzò lo sguardo e vide la sua espressione: stava sorridendo. I suoi grandi occhi sembravano irradiare gioia ogni volta che si posavano su di lui e le sue labbra, che aveva già baciato più e più volte, leggermente serrate in un dolce sorriso, sembravano invitarlo con la loro morbidezza a baciarle di nuovo. E lui avvertì quel desiderio nell’istante in cui le vide.
Si sporse in avanti per baciare di nuovo Bulma, ma nella foga urtò con una gamba il piede che la ragazza aveva infortunato e la udì rilasciare un gemito di dolore.
Vegeta si fermò e si staccò da lei di qualche centimetro per lasciarla respirare. << Scu…! >> Si interruppe immediatamente, rimanendo a fissare la gamba dolorante della ragazza con delusione. Sembrava che fosse talmente forte e maldestro che non riuscisse a combinare niente di buono quella sera, eppure nemmeno riusciva a chiedere scusa per quello. Era il suo orgoglio che glielo impediva? In una situazione come quella?
<< Scusa… >> Disse infine con voce talmente flebile che lui stesso si chiese se avesse veramente pronunciato la parola. Mise da parte il suo orgoglio, per quella volta. Poi alzò lo sguardo verso Bulma e scoprì di averla scioccata.
L’orgoglioso, rude, rozzo e sgarbato principe dei Saiyan si era abbassato al punto da chiedere scusa a una donna terrestre come lei per averle fatto male; Bulma lo avrebbe canzonato per mesi per quel brevissimo istante. E Vegeta lo sapeva; era pronto a prendersi le battutine della ragazza anche subito, sicuro che non avrebbe perso tempo per prenderlo in giro. Inaspettatamente, invece, la ragazza sorrise in un modo ancora più puro di prima, un sorriso che trasmetteva calma e gioia in modo quasi contagioso, e gli prese la testa tra le mani tirandola delicatamente al proprio petto.
Bulma lasciò che Vegeta posasse il volto sul suo seno e gli baciò la fronte. << Grazie. >> Disse con calma, respirando piano e stringendo con forza il Saiyan che stava assieme a lei. Vegeta non capì perché, tutto a un tratto, la ragazza sembrasse essersi trasformata, ma pensò che fosse un dettaglio molto marginale di fronte a quello che stava succedendo in quel preciso istante, quindi smise di pensare e si lasciò trasportare dalle emozioni come sembrava aver fatto anche lei…
 
*
 
Il principe giaceva in silenzio nel letto; nella sua mente non c’era ricordo dell’ultima volta che avesse dormito così serenamente. Il suo corpo segnato dalle innumerevoli battaglie e temprato dal costante allenamento, adesso era rilassato su quel morbido materasso che sembrava accoglierlo in un abbraccio rassicurante, come non ne aveva mai provati prima.
Era la prima volta che i suoi muscoli non erano tesi, pronti a scoppiare. Quella era stata una notte diversa per lui; non segnata da incessanti allenamenti sotto alla luce della luna, ma da un evento inaspettato e carico di emozioni, riservato solo a lui e a un’altra persona in quella stanza nascosta agli sguardi altrui. Aveva completamente dimenticato il suo allenamento e aveva ceduto alle sue debolezze, lasciandosi tentare da quella terrestre che non sopportava. Riusciva a sentirla respirare accanto a sé, sotto quelle coperte pesanti alquanto inappropriate per la stagione corrente: lei stringeva a sé il suo braccio, come per impedirgli di andare via, come se quello sarebbe bastato a portarlo via dai suoi allenamenti. Riusciva a sentire la propria pelle sfiorare il suo seno; era una sensazione nuova e inaspettata, quella di sentirsi un tutt’uno con un’altra persona. Non avrebbe mai creduto che con il suo carattere sarebbe mai riuscito ad avvicinarsi a quel modo a una donna.
Perché le donne Saiyan erano molto più simili a lui, avrebbe sempre saputo come conquistarle. Ma le donne della terra erano una razza completamente diversa, imprevedibili. Lì i suoi modi bruschi non facevano colpo, le ragazze come Bulma lo trovavano ripugnante e lo evitavano… E nonostante ciò, lei aveva deciso di accettarlo alla fine.
E forse, sulla terra, non esisteva donna più complicata di Bulma! Come avesse fatto a conquistare la sua fiducia e il suo affetto in quel modo tanto prorompente, Vegeta non ne aveva alcuna idea. Doveva esserci un motivo se Bulma si era spinta così tanto verso di lui.
La ragazza si mosse leggermente, strofinando le sue braccia con quello muscoloso di Vegeta e attirò l’attenzione del principe, che la osservò con aria di diffidenza. La sua specie era ossessionata dall’idea di trovare una “anima gemella”, lei stessa la sera prima era in crisi per questo dilemma. E se fosse stato semplicemente il desiderio di avere qualcuno accanto, che l’avesse spinta tra le braccia di Vegeta? D’altronde non lo aveva mai potuto sopportare, perché avrebbe dovuto improvvisamente cambiare le proprie idee su di lui? Questo avrebbe potuto significare che le sarebbe andato bene chiunque, purché le desse quella sensazione di sicurezza che solo un compagno poteva dare – o almeno era quello che aveva capito Vegeta dei rapporti tra uomini e donne di quel pianeta.
In fondo lui era solo uno strumento per soddisfare i suoi bisogni egoistici, non contava niente nel cuore di quella donna… Ma era davvero così?
Vegeta non riusciva ad eliminare quel dubbio dalla propria mente. Perché se da una parte non riusciva a vedere un motivo valido per cui Bulma dovesse voler stare con lui, lui lo aveva visto il suo sguardo, la sera prima: quelli erano gli occhi di una persona che non provava gioia da molto tempo, Bulma era stata felice per un breve periodo, finché erano rimasti assieme. Anche se ci fosse stato il suo desiderio di trovare un partner dietro, poteva davvero essere l’unica ragione scatenante di tutto quello?
E comunque, a lui che gliene importava?
Vegeta fece per alzarsi dal letto, ma Bulma afferrò il suo braccio con più decisione e gli impedì di muoversi. Stava ancora dormendo, eppure non voleva lasciare la presa. Vide un sorriso affiorare sulle sue labbra e Vegeta pensò quasi di rimanere lì nel letto ancora un po’, pur di non spezzare quel sorriso; poi però gli venne in mente un pensiero irritante: Bulma lo stava trattenendo dal raggiungere il suo obiettivo. Che fosse intenzionalmente o meno, quella nottata era stata tolta a una intera notte di allenamenti che lo avrebbero portato un passo più vicino dal diventare un Super Saiyan. Si era riposato, si sentiva pieno di energie come non mai, ma non poteva sprecare altro tempo. Con uno strattone decise che era arrivato il momento di finire con quelle smancerie e si allontanò da Bulma, che subito smise di sorridere nel sonno.
Con movimenti bruschi, Vegeta si mise a sedere sul bordo del letto e cominciò a raccogliere i propri vestiti, sparsi per terra nella stanza. Quindi, una volta vestito, si alzò e lasciò la camera di Bulma, non accorgendosi che lei aveva aperto gli occhi e lo aveva osservato in silenzio per tutto il tempo, lasciandolo andare.
Ormai Bulma aveva capito quanto fosse difficile intenerire un Saiyan, e anche se ci si riusciva l’effetto non durava a lungo.
Vegeta si diresse senza neanche un attimo di esitazione verso la propria camera gravitazionale, deciso ad allenarsi ancora più duramente dei giorni scorsi, ma mentre era nei corridoi della Capsule Corp cambiò idea. Non voleva stare lì.
Era perché aveva paura di incontrare di nuovo Bulma? L’idea che la donna terrestre lo vedesse dopo la loro notte di passione lo spaventava così tanto? No, lui voleva solo starsene lontano da quel posto per un po’. Quindi si diresse verso l’uscita e una volta fuori dal grosso edificio spiccò il volo, allontanandosi dalla città.
Vegeta cercava un luogo isolato, lontano dalla confusione e dalla vita frenetica della città. Era stufo di sentirsi addosso gli occhi dei terrestri. Continuando a volare raggiunse delle montagne rocciose, un deserto di pietre dove soffiava un vento caldo e il sole batteva con forza. Era il posto perfetto dove allenarsi, nessun segno di vita e condizioni estreme avrebbero messo alla prova il suo fisico rinfrancato e avrebbe ritrovato la tempra dopo quella notte di riposo indesiderato. Doveva solo svuotare la mente e pensare al suo allenamento.
Il Saiyan atterrò su una roccia in bilico a strapiombo e inspirò profondamente osservando tutto quello che lo circondava. Quel luogo gli ricordava il posto dove lui e Kakaroth si erano scontrati la prima volta. Al solo pensiero della sua prima sconfitta sentì una rabbia irrefrenabile, accompagnata da una grande voglia di cominciare gli allenamenti.
Strinse i pugni con forza, poi sentì la roccia sotto di sé piegarsi e la gravità portarlo con sé. Vegeta spiccò un salto in avanti per andarsene da lì e si ritrovò in caduta libera tra quelle rocce; avrebbe potuto facilmente volare via per evitare di essere travolto, ma che senso avrebbe avuto?
Si diresse verso un appiglio da cui si spinse per cercare un punto dove atterrare in sicurezza e continuò a saltare da un punto all’altro eseguendo piroette e avvicinandosi sempre di più al terreno mentre alle sue spalle il masso su cui era atterrato prima continuava a rotolare giù portando con sé altre rocce più piccole.
Finalmente raggiunse la fine e allargò le gambe per prepararsi all’atterraggio. Quando toccò il terreno, le rocce sotto ai suoi piedi si spaccarono per la forza esercitata. Vegeta alzò poi gli occhi al cielo per controllare a che punto fosse il masso che lo inseguiva e si preparò a riceverlo.
Prima che il masso potesse colpirlo, il principe dei Saiyan alzò il pugno e lo colpì con tutta la sua forza mandandolo in frantumi e sparpagliando i resti ovunque attorno a sé. Era come se la roccia fosse esplosa dall’interno, aveva ottenuto una forza enorme da quando era tornato da Namecc.
Osservò stupefatto il proprio pugno e riprese fiato.
Eppure non era abbastanza.
Perché non era ancora diventato un Super Saiyan? Si era allenato tanto dentro la camera gravitazionale, qualcosa del genere avrebbe dovuto essere una cosa da niente per lui dopo tutto quello che aveva patito. E allora perché stava ansimando? Perché il suo fisico non gli permetteva di distruggere quelle montagne con un semplice tocco?
<< Impossibile! >> Esclamò allungando il braccio verso la sua sinistra e sparando un’onda di energia contro una roccia. L’esplosione fu spaventosa, sentì l’onda d’urto spingerlo via ma le sue gambe rimasero stabili mentre il vento scuoteva i suoi capelli con violenza.
Non era rimasto niente della roccia e anche tutto quello che vi stava attorno era sparito; al suo posto c’era un cratere annerito e bruciato. Era tutto qua il suo potere?
<< No! >> Esclamò voltandosi e dando un pugno a una roccia. << No! >> Continuò colpendo un masso dall’altro lato. Si mise ad attaccare i frammenti che ne volarono via e continuò a spostarsi finché non li ebbe disintegrati tutti. << No! >>
Vegeta piantò il pugno in un masso enorme e la scossa che il suo colpo trasmise alle rocce lo mandò in frantumi. L’intero ammasso roccioso gli crollò addosso e Vegeta rimase fermo, senza parole, a guardare le rocce che franavano sulla sua testa. Non era abbastanza!
Urlò. La sua energia si espanse di colpo e con un esplosione mandò in ogni direzione le rocce franate. Di quelle montagne rocciose era rimasta una piana arida e vuota, eppure tutto quello che aveva fatto non era ancora abbastanza.
<< Com’è possibile che dopo tutto il mio allenamento, questo sia tutto quello che riesco a fare? >> Disse con rabbia mentre le sue mani tremavano per la frustrazione. C’era qualcosa che mancava per diventare un Super Saiyan. Che cosa lo aveva trattenuto dal raggiungere la potenza che Kakaroth aveva ottenuto tanto facilmente?
Vegeta riprese a respirare regolarmente. << Quella donna… >> Sussurrò trattenendo a stento la sua rabbia. << E’ lei che mi sta trattenendo dal raggiungere il livello di Super Saiyan! >>
Vegeta urlò di nuovo mentre liberava un’altra esplosione con la sua aura. Adesso gli era tutto chiaro: Bulma voleva impedirgli di diventare un Super Saiyan così che potesse rimanere sempre inferiore a Kakaroth. In questo modo Vegeta si sarebbe arreso e si sarebbe voluto sistemare, e sarebbe tornato strisciando da lei soddisfacendo finalmente il suo bisogno di un compagno. Ma lui non avrebbe giocato secondo le sue regole, non si sarebbe mai arreso! Lei non conosceva la tempra del Principe dei Saiyan, non avrebbe ceduto alle sue tentazioni.
Vegeta continuò a urlare per la rabbia finché non fu nient’altro che rabbia ad occupare la sua mente. La sua aura crebbe intensamente con la sua furia, superando i limiti che lo avevano a lungo intrappolato.
Il cielo cambiò sopra di lui e da nubi vorticose cominciarono a cadere fulmini mentre la terra ai suoi piedi tremava. L’urlo di Vegeta raggiunse i cieli mentre un antico dolore si insinuava dentro di lui, raggiungendo le profondità più recondite del suo essere. Sentì chiaramente i muscoli irrigidirsi così tanto da fargli provare dolore, l’energia viva che scorreva nel suo corpo bruciarlo da dentro e trasmettergli scosse elettriche. Poi, all’apice di quel dolore, di quella rabbia, Vegeta non sentì più nulla.
La sua energia era così alta che neanche lui avrebbe potuto immaginarlo. La fiamma della sua aura si estendeva così in alto che avrebbe potuto essere avvistata dalla città. Non se ne accorse in un primo momento, era troppo provato e stava ancora recuperando il fiato; ma poi i suoi occhi si posarono sulle ombre che proiettavano le rocce attorno a sé e capì che a generare quelle ombre era una luce dorata proveniente dal suo corpo. E fu lì che Vegeta capì di essere diventato un Super Saiyan.
Inizialmente non ci credette. Era come se stesse sognando, però dopo aver quasi esaurito le energie si era sentito stranamente rinvigorito. I suoi muscoli erano gonfi, elastici, traboccanti di forza; una forza che sentiva di riuscire a contenere a malapena. Si controllò il corpo, ancora scosso.
Era come se ogni segno di stanchezza fosse svanito; stava tremando, incapace di gestire tutta quella potenza, ma si sentiva allo stesso tempo invincibile. E questo perché lo era!
Era invincibile, era un Super Saiyan! E lo era diventato proprio dopo aver quasi gettato la spugna, dopo essersi abbassato a passare la notte con una terrestre, dopo aver disperatamente cercato di diventarlo attraverso un allenamento estenuante; ma non era quello che gli serviva. Ciò che serviva per raggiungere quel livello era pura emozione; era quella che scatenava tutta quella incredibile potenza.
Cos’era stato a farlo arrivare a quel punto? La rabbia? L’odio verso Kakaroth? Eppure lo aveva sempre odiato, se fosse bastato quello lui si sarebbe trasformato molto prima…
E allora chi aveva scatenato tutta quella rabbia? Non poteva essere stato lui, anche se il rendersi conto di non aver superato il proprio limite gli aveva messo una frustrazione immensa. Era stato qualcun altro, qualcuno che lo aveva fatto veramente infuriare nonostante non fosse più forte di lui.
E in quel momento capì di chi si trattasse.
Quella donna.
Con la sua seccante ironia, la sua saccenza, il suo essere sempre nella ragione pur essendo una stupida terrestre; e la sua faccia tosta, che le faceva alzare la testa persino di fronte al Principe dei Saiyan. Ma soprattutto, la sfrontatezza che aveva avuto nel provare a compatirlo, a farlo stare con lei. Come se una semplice terrestre potesse trattenere un guerriero come lui! Pensava di trasformarlo? Di fargli perdere il suo spirito combattivo? Ma le era andata male!
Adesso Vegeta capiva tutto: per arrivare in cima, doveva prima raggiungere il fondo. Doveva smettere di provarci così tanto; doveva lasciare che la potenza arrivasse da sola da lui, che fossero le sue stesse emozioni a portargliela. E quelle emozioni erano arrivate, attraverso un catalizzatore inaspettato, ma molto propizio.
Cominciò a ridere, travolto da quella sensazione inebriante che gli dava il potere assoluto.
Finalmente poteva colmare la differenza che c’era tra lui e Kakaroth, poteva tornare a essere ciò che gli spettava di diritto, il più forte.
In un certo senso avrebbe dovuto ringraziare Bulma per tutto quello: era stata lei, che tentandolo, aveva risvegliato la sua rabbia. Aveva cercato di ammorbidirlo, e così gli aveva fatto capire di essersi ammorbidito veramente; il non riuscire a fare progressi lo aveva accecato, e quando se n’era reso conto aveva finalmente sbloccato quella strada che lo aveva tenuto fermo per tutto quel tempo.
Vegeta aveva sfogato la sua rabbia accumulata in tutti quegli anni, e finalmente il suo cuore era tornato puro. Anche se tecnicamente nel suo caso era puramente malvagio.
<< Finalmente… Sono un Super Saiyan! >> Detto questo liberò tutta la propria aura, rendendo il cielo ancora più buio in contrasto con la luce che il suo stesso corpo emanava. L’energia crebbe così tanto da illuminare l’intera area, mentre le sue risate piene di malvagità risuonavano ovunque in quel deserto. Presto avrebbe dimostrato a tutti chi era veramente il Principe dei Saiyan!
   
 
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