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Autore: FragileGuerriera    13/09/2019    1 recensioni
Quasi trent'anni dopo la battaglia con Galaxia Haruka e Michiru non sopportano la presenza l'una dell'altra, al punto da mettere in crisi il sogno della loro principessa Usagi: fondare l'Earth Kingdom. Ma come può un amore, più volte sopravvissuto alla morte stessa, cessare da un giorno all'altro? Soprattutto, è davvero finito il profondo sentimento che ha legato le due guerriere dai tempi delle medie per tanti anni?
NUOVA VERSIONE con finale (e i capitoli relativi) alternativo.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yuri | Personaggi: Haruka/Heles, Michiru/Milena, Nuovo personaggio | Coppie: Endymion/Serenity, Haruka/Michiru
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la fine
Capitoli:
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Buon pomeriggio! Dopo l'ampio capitolo dedicato quasi esclusivamente a Michiru, ora vi propongo il corrispettivo capitolo introspettivo di Haruka. Per la gioia di Fenris anche più descrittivo del precedente! :-P

Anche in questo capitolo, ho voluto dare maggior spazio alla figura di Hotaru, provare ad immaginare a grandi linee come possa aver reagito una ragazza adolescente alla separazione dei genitori (nella mia famiglia i miei sono come i genitori di Yoshi. Ricordate? Hotaru: -I tuoi vanno ancora d'amore e d'accordo.- Yoshi: -D'accordo sì, d'amore un po' meno- ! XD)
Come sempre ringrazio quelli che leggono la mia storia, quelli che la recensiscono, chi l'ha inserita tra le seguite, chi tra le preferite e coloro che l'hanno salvata tra le ricordate.

Stavolta il mio grazie speciale va a Fenris per il suggerimento di aumentare lo spazio tra le righe :-)
Buon fine settimana a tutti! ;-)

P.S: in questo capitolo troverete la variante del cognome di Haruka. Da tempo infatti si sa che il suo cognome scritto con i caratteri del nostro alfabeto si può scrivere sia Tenou, sia Teno'u (se non erro) che Tenoh. Ero convinta di aver sempre scelto la prima variante, ma mi sono accorta che in realtà, altrove ho usato la terza opzione e riguardando ieri l'episodio 106, "Le due guerriere", ho visto che nella tuta da corsa indossata da Haruka sulla schiena compare il suo nome scritto con l' "h", pertanto da qui in avanti userò il cognome ufficializzato nell'anime ^^.

7.

Da quando Haruka entrò a far parte dei piloti professionisti della F1, il suo obbiettivo cambiò: non doveva più entrare a far parte dei circa venti migliori piloti della categoria Formula, ma vincere per confermare il suo posto. Ottenuta la prima vittoria di un Gran Premio, l'obbiettivo cambiò nuovamente: doveva mantenere il podio per passare ad una scuderia migliore. Per questo motivo quando Michiru le disse che si sarebbe trasferita in America per tre anni, la cosa non la toccò più di tanto. Anzi, quasi la rallegrò: "Siamo proprio uguali. Ambiziose allo stesso modo". La lasciò partire e solo inizialmente ne sentì la mancanza. La figlia, la coinquilina e il lavoro però la portarono ben presto a sentire poco la sua mancanza. Anche perchè comunque i mezzi di comunicazione non mancavano. Anzi, più il tempo passava e più gli informatici inventavano marchingegni più evoluti e avvenieristici per accorciare le distanze fra le persone. Si sentiva sola quando Hotaru andava a trovare Michiru con Setsuna senza di lei. Allora tornare la sera in quella casa vuota le dava molta tristezza. Però... -C'è chi si ubriaca di vino e chi di motori!- era il suo motto e anche la risposta che dava ai giornalisti quando si intromettevano nella sua vita privata chiedendole come riusciva a gestire la relazione a distanza con la violinista. E le macchine finirono davvero per assorbirla completamente, senza che lei se ne accorgesse. In fin dei conti lei aveva una donna che l'amava profondamente e una figlia che l'adorava. Sul campo privato aveva ottenuto anche più di ciò che avesse sperato, visto che mai avrebbe immaginato di poter crescere una bambina con Michiru. Certo, l'idea di diventare genitore a diciotto anni inizialmente l'aveva un po' spaventata e prendersi cura di una bambina le aveva stravolto la vita, ma fu anche grata a Setsuna per aver portato con loro Hotaru che era il dono più grande che la vita potesse farle. Ma sul piano del lavoro, la fortuna doveva riconquistarla tutte le volte che scendeva dal podio. Quindi era su quella che doveva puntare tutte le proprie energie. Inoltre la vita del pilota era tutt'altro che tranquilla: era sempre in giro per il mondo nei vari circuiti in cui si disputavano le gare di Formula 1; spesso doveva presenziare nelle nazioni che avevano dato i natali al marchio della macchina per cui correva per un evento della scuderia piuttosto che in un altro; ad ogni fine mondiale veniva sballotata da una festa ad un altra dal momento che fin da subito si era dimostrata una promessa; poi c'erano le interviste, gli incontri con il fisioterapista e diversi incontri con il team anche durante il periodo di pausa per provare le monoposto rivisitate dagli ingegneri. In mezzo a tutto questo lei cercava sempre di ritornare a casa al massimo ogni due settimane per vedere Hotaru. E inclundendo pure tutto ciò cercava sempre di ritagliarsi anche del tempo per scrivere delle lettere a Michiru. Erano entrambe estremamente impegnate, i fusi orari cambiavano ogni volta che si spostavano per una gara o per un'altra tappa della tournée della violinista e spesso il loro tempo libero non coincideva quindi le telefonate si fecero più rade. Per questo un giorno, a un anno dal trasferimento di Michiru in America, tornando a casa da un Gran Premio Haruka trovò una lettera da parte della violinista. Pensierosa aprì la lettera non capendo come mai le avesse inviato una lettera e lesse così che Michiru le aveva scritto solo per dirle che le mancava. Aveva sì Nick, Helena ed altri alcuni conoscenti che le facevano molta compagnia portandola in giro per New York o le altre città in cui andavano a suonare, ma che niente colmava il vuoto che le lasciava la sua assenza. Inoltre le chiedeva sue novità perchè ultimamente al telefono si sentivano poco e quasi sempre di fretta e lei voleva sapere come stava, cosa faceva intanto che non si vedevano e di raccontarle anche lei le sue esperienze. Nella busta aveva inserito una cartolina indirizzata anche ad Hotaru e Setsuna. Haruka si intenerì leggendo quella lettera e decise così di risponderle. A quella lettera ne seguirono molte altre che tentavano di colmare quel vuoto che si era creato e che era molto più difficile da sopportare di quanto le due avessero immaginato. L'ultimo anno però gli impegni si fecero così numerosi che Haruka riusciva a spedire le sue risposte con una cadenza quasi trimestrale. Le mancava Michiru, ma aveva così tante cose da fare che non riusciva quasi più a trovare del tempo libero, e quel poco tempo libero che si costringeva a ritagliare lo trovava per stare con Hotaru. Anche parlare al telefono ultimamente era diventato quasi stressante per lei. Quando la chiamavano sperava sempre che fosse Michiru solo per sentire la sua voce, sapere come stava e sentirle dire quel: -Mi manchi- che spesso tra loro sostituiva un “Ti amo” che faticavano tanto a dirsi. Le sarebbe bastato quello e invece Michiru ultimamente era sempre più nervosa e pessimista. Lei aveva voglia di distrarsi non di sentire anche i suoi di problemi di lavoro o della vita quotidiana. Era questo che le faceva apparire ultimamente molto stressanti le telefonate con Michiru e fu per questo che nell'ultimo anno, con il peso delle aspettative che tutto il team e i tifosi le caricavano sulle sue spalle, iniziò a tagliare corto quando sentiva che lei aveva dei problemi al lavoro o con i suoi amici. Che poi erano sempre gli stessi, Nick ed Helena più qualche conoscente, ma Michiru continuava a dire che, chiudendo gli occhi su alcuni loro eccessi, erano simpatici e non voleva perdere la loro amicizia. Lei non capiva perchè continuava a vederli se certe volte la infastidivano tanto, ma se a Michiru stava bene così, sapendo come erano fatti, non era il caso di farne una tragedia. Per loro era sempre stato tutto o bianco o nero: seguire le loro passioni o sacrificare i loro sogni a favore della loro missione; uccidere Hotaru quando ancora era posseduta dal Faraone 90 o arrendersi allo sterminio dell'umanità; o scoprire il vero scopo delle Star Lights o combattere contro di loro. Perciò per lei era semplice: o accettava i suoi amici così come erano o tagliava corto con loro. Se Michiru continuava a vederli non poteva quindi poi lamentarsi di come erano fatti.

Al quinto campionato vinto consecutivamente, fu festa grande già prima che scendesse dal suo veicolo. Mai prima di Haruka e Minako un pilota giapponese era salito sul podio della Formula Uno. Mai prima di allora era stato portato un titolo mondiale a rendere onore alla terra del Sol Levante. Era ovvio quindi che le due ragazze fossero viste come due idoli dalla Nazione che vedeva abbattere con loro due barriere che fino al loro arrivo erano sembrate insfondabili: due donne in Formula 1, tante vittorie nello sport delle auto da corsa per il Giappone. Per rendere la cosa ancora più ecclatante, Haruka quando salì sul podio per l'ultima volta di quella stagione, si slacciò la tuta da corsa mostrando una maglietta con la bandiera del Giappone e dentro il cerchio rosso un cavallino rampante nero. Il titolo riempì di gioia anche i cuori di tutti tifosi della Ferrari e della scuderia stessa che con la collaborazione dei suoi due piloti si impegnava per vincere il titolo costruttori; la maglietta accese l'orgoglio di tutti i suoi connazionali appassionati di Formula Uno. Quando scese, tutti le andarono incontro e l'abbracciarono forte. I ragazzi la inneggiavano, le ragazze gridavano il suo nome e tutti si sarebbero accontentati di una stretta di mano. Tutti tranne una che con un'agilità non indifferente saltò le transenne e precipitandosi al suo collo la baciò. Era così fuori di se' dalla gioia che ricambiò il suo bacio. Ma non diede peso alla cosa, tanto da ricordare solo di sfuggita il nome che era riuscita a dirle prima di essere allontanata dallo staff. Si diresse felice verso il podio per brindare con lo champagne. Non sapeva che tutta la smania che l'aveva accompagnata fino ad allora l'avrebbe portata alla gioia finale. Senza rendersi conto stava camminando verso quello che in seguito avrebbe definito "il patibolo". Quel podio... tutte le volte sucessive l'avrebbe visto come oggetto traditore dei suoi sogni. Se solo pensava che quel giorno, mentre lei sul palco stava mostrando la coppa d'oro dedicandola al suo team e ai tifosi che la appoggiavano sempre, Michiru stava decidendo di lasciarsi alle braccia di un'altra... Era l'ultimo giorno felice della sua vita e lei nemmeno lo sapeva. Lei, che in Italia dove era stata invitata per festeggiare con tutto il team della squadra di Maranello, appena aveva potuto si era precipitata per andare a prendere i biglietti per lei e per Hotaru sicura di fare una sorpresa gradita alla ragazza, ma soprattutto a Michiru visto che l'ultima volta non era riuscita ad andare a trovarla. Rivide Hotaru per la prima volta solo il giorno prima che Michiru la lasciasse. La figlia era contentissima per la sua grande vittoria e quando vide i biglietti di andata per raggiungere Michiru iniziò a saltellare di gioia dallo sbarco in cui era arrivata Haruka fino alla macchina di Setsuna che era andata a prenderla all'aeroporto. Fece metà tragitto canticchiando allegramente ad alta voce, finchè Setsuna non le chiese di abbassare la voce perchè non riusciva nemmeno a parlare con Haruka. Di certo non avrebbe mai immaginato che quando avrebbe chiuso la prima telefonata con Michiru dal suo rientro il mondo e il tempo per lei si sarebbero fermati. Per non parlare di quando Michiru tornò per portare via la sua roba e per dichiarare che si sarebbe trasferita per sempre in America. Una notizia che le trafisse il cuore come una pugnalata e ad ogni vestito o oggetto messo nelle valigie e borsoni, conferma della certezza di quella decisione, quel pugnale continuava a colpire il suo cuore con forza. A nulla servirono i tentativi per farla tornare sui suoi passi. Servirono solo a far scaturire un'altra lite e ad allontanare Michiru per sempre.

Eppure per quattro anni Haruka continuò a sperare in un ritorno di Michiru. La prima settimana passò le notti in bianco alternando i pianti soffocati a brevi pause di sonno in cui sognava Michiru, eterea come sempre, che le faceva notare tutti gli sbagli commessi nei suoi confronti. Haruka non sapeva darsi pace. La sua fiducia totale era stata ferita. Lei era stata ferita per una troia stronza! Una stronza... che però doveva avere qualcosa in più di lei. Qualcosa di talmente speciale da oscurarla completamente, da portarle via chi disse che senza lei non avrebbe saputo come fare a vivere; chi sacrificò la propria vita in passato pur di salvare la sua; chi disse che le bastavano le sue mani esperte su di sè per non sentire quasi più il vuoto che lasciava il suo "non essere brava a parole". Ma che cosa poteva avere toccato l'animo sensibile e profondo di Michiru? Perchè Michiru sapeva essere sensuale, maliziosa, provocante e passionale, ma non era certo il tipo di persona che si dava senza amore e all'istante. Lei lo sapeva bene: l'aveva provato in prima persona quando si erano appena messe insieme e Michiru, complice il pretesto che la loro missione veniva prima di tutto, le metteva sempre le mani al loro posto per paura di correre troppo... "Ma allora cos'avrà mai quella donna? E come ho fatto io a non accorgermi di quello che stava succedendo??" Piano piano riuscì a tornare a dormire per delle ore filate, ma aveva sempre il sonno disturbato e ogni volta che si svegliava era un dolore non trovare Michiru pronta a sussurarle all'orecchio cercando di rassicurarla quando non riusciva a dormire bene. Sapere che se il telefono non squillava non era perchè Michiru era impegnata, ma perchè probabilmente nemmeno la pensava, presa completamente dalla sua nuova compagna e dalla sua nuova vita. Spesso si trovò ad imprecare contro quell'americana o a imprecare contro se'stessa. Era vero: aveva messo le macchine, i colleghi del lavoro e i campionati davanti alla sua anima. "E' per questo che non me ne sono accorta", si ripeteva di tanto in tanto in lacrime silenziose.

Ogni mattina, quando si sciaquava la faccia, guardava allo specchio le occhiaie e si ripeteva sempre: "Forza Haruka, hai affrontato tante battaglie ben più difficili. Ce la farai ad uscirne anche qui a testa alta, è solo questione di tempo". The show must go on recitava il cantante inglese e lui la cantò mettendoci il massimo della sua potenza canora quando ormai mancava molto poco alla sua ora. Allora via con la solita maschera imperturbabile e forte, come se la sua vita continuasse ad essere perfetta come prima; come se la sua vita privata non andasse a rotoli. A versare champagne addosso agli altri piloti e al pubblico sotto il podio, qualora riuscisse a centrare i primi tre posti, e sforzandosi in sorrisi che non sempre le riuscivano bene. Un amore di quattordici anni distrutti nell'arco di tre ore al telefono. La sua vita era in realtà rovinata per sempre. Non c'era vittoria che le desse gioia, nessuna delle mille ragazze che avrebbe potuto avere che considerasse, nessun conforto delle sue due care amiche che la tirassero su di morale. Per non parlare di quando provò a parlarne con la sua “testolina buffa” che invece di aiutarla, dopo dieci minuti di racconto, non riuscì più a trattenere le lacrime e iniziò a piangere lei al suo posto. Lei le disse di non preoccuparsi e quando l'altra se ne andò scusandosi per la figura che aveva fatto, sorrise mestamente: Usagi era fatta così. Amava l'idea dell'amore ed aveva un cuore tanto grande da immedesimarsi in tutte le sue guardiane, ma non era di grande conforto in una situazione in cui l'amore si era lasciato vincere dalla distanza. Intanto il tempo passava, ma per Haruka un giorno equivaleva a due e due settimane le parevano un mese e non era certo un modo di dire. Per lei che gareggiava contro i cronometri da sempre era una lenta agonia veder passare il tempo così lentamente. "Proprio ora? Perchè non è andato così lento anche quando stavamo insieme? Anche quando quell'occidentale mi ha baciata? Avrei ragionato meglio e l'avrei respinta". Se avesse allontanato subito quella ragazza, se solo il suo carattere fosse stato riflessivo come quello della violinista... "Forse staremmo ancora insieme". I suoi risultati ne risentirono. Qualcuno diceva che doveva essere la rottura con la fidanzata storica ad aver alterato la guida perfetta del fuoriclasse, ma Haruka si ostinava a smentire queste voci chiedendo di lasciare stare la sua vita privata e nel tentativo di non dar adito ai pettegolezzi della gente e alle malignità dei rivali alternava le gare in cui non si mostrava in alcun modo performante a quelle in cui correva tenendo in conto ben poco di ciò che la sua esperienza maturata nei circuiti le aveva insegnato. Per fortuna c'era Hotaru che l'aiutò molto, l'aiutò soprattutto quando provocò un incidente che costò qualche frattura ossea alla gambe del pilota a cui era saltata addosso. Lei se la cavò con qualche lesione non grave al collo. Fu allora che l'aiutò a capire che quelle gare in cui correva come una folle, del tutto spericolata e imprudente, erano la manifestazione del suo sprezzo per la vita. Dopo flebili tentativi in cui cercò di smentire la congetture della figlia, Hotaru non riuscì più a trattenersi e le disse parole dure, ma forse le uniche che avrebbero potuto aprirle gli occhi. -Vuoi morire? Va bene fallo pure non sono di certo io a impedirtelo. Però sappi che saresti solo un'egoista. Non pensi al dolore che provocheresti nelle persone che ami? Ai nonni, alle tue amiche... Per non parlare della mamma che ti ha lasciata, ma di certo soffrirebbe se sapesse della tua morte. Oppure se non t'interessa di loro, pensa a me!! Che cosa faccio io senza te? Io ho bisogno di te, non lo capisci?? Ma tanto cosa ti interessa?? Ti sei chiusa nel tuo dolore senza pensare minimamente a me, al dolore che sto provando anche io e a quanto sarebbe importante per entrambe sostenerci a vicenda. Ci sei solo tu e il tuo cuore spezzato. Di me e della vita degli altri non te ne frega un accidenti... Ma che razza di egoista sei??- detto questo, in lacrime, sbattè la porta di casa e si trasferì per qualche giorno a casa di Setsuna, l'unica persona che, in quel periodo travagliato, potesse offrirle un solido punto di riferimento. Haruka solo in quel momento capì. Hotaru era l'unica persona davvero importante che le era rimasta a fianco. Cadde in un oblìo tale che, pur vivendo con lei, quasi si dimenticò di avere una figlia. Ma quelle parole, la disperazione della ragazza furono come un'immersione in acqua ghiacciata dopo mesi di torpore e ben presto Haruka capì che sua figlia era l'unico motivo per cui ancora valeva la pena di vivere. Come aveva potuto dimenticarsi di lei? Era davvero così egoista come diceva Hotaru? Prima aveva perso Michiru per le sue ambizioni sportive e ora stava rischiando di perdere anche la figlia immersa come era nel suo dolore. Avrebbe dovuto essere lei a sostenere Hotaru, non il contrario! Chissà quanto dolore si era portata dentro e quante lacrime versate di cui non si era accorta! Non voleva perdere Hotaru, avrebbe fatto di tutto per farla restare al suo fianco e insieme avrebbero superato quel periodo nero per entrambe. Tutta la situazione l'avvicinò tantissimo a Minako, la quale fece davvero parecchio per aiutarla a superare quella profonda crisi che l'aveva un po' alienata da tutta la realtà e da Hotaru. La loro amicizia si rafforzò tanto che proprio Haruka venne scelta come la sua testimone per le nozze civili. Certo, il pilota doveva molto ringraziare anche Setsuna più che per il supporto morale che aveva offerto a lei, per quello che aveva dato ad Hotaru nel periodo in cui lei alzò un muro davanti a se' escludendo chiunque le fosse vicino. Inoltre non poteva nemmeno scordare Usagi che a volte l'aveva chiamata ed era andata a trovarla ancora, mostrandosi più forte della prima volta in cui provò a raccontarle gli ultimi avvenimenti della sua vita. Però sia Setsuna che Usagi erano tanto prese con le loro famiglie (e Setsuna che, pur essendo diventata una neo mamma, si prese anche il carico di Hotaru) che non le furono certo vicine come la sua collega pilota.

Così per quattro anni "tirò avanti" come diceva lei, nella segreta speranza che Michiru capisse il suo errore e tornasse da lei. In quegli anni, aiutata anche da Setsuna, aveva tentato di sostenere Hotaru per superare la situazione e farle capire che era vero che Michiru non si era comportata correttamente nei suoi confronti, ma quelle erano questioni private e non dovevano minimamente influenzare il rapporto che aveva lei con la violinista. Tanto più che Michiru aveva insistito anche per portarla con se' in America; tutti i giorni cercava di mettersi in contatto con lei per essere partecipe della sua vita anche in lontananza, nonostante Hotaru non le raccontasse molto; le aveva detto che chiaramente lei era sempre più che gradita quando l'andava a trovare e nei primi anni, quando Hotaru era così risentita nei suoi confronti, cercava di tornare per qualche tempo in Giappone almeno ogni tre mesi. Michiru aveva preso una via diversa dalla sua, ma come madre non vi era nulla da obbiettare. Dopo tre anni finalmente Hotaru capì e riuscì a ristabilire il solido legame che aveva sempre avuto con la violinista. Per quanto invece riguardava se' stessa Haruka sapeva che Hotaru ogni tanto parlava di lei con Michiru e sperava che le rendesse noto di tanto in tanto che comunque la pensava ancora e aveva comprato i due CD che aveva pubblicato. Così sperò che da piccole notizie Michiru capisse che, nonostante la faccenda del tradimento, la porta del suo cuore era ancora aperta. Ci sperò tanto, specie quando apprese che aveva lasciato Helena. "Forse avrà capito che nessuno la può amare come l'ho amata io".

Quando però vide che Michiru, rotto il fidanzamento con Helena, continuò ad andare avanti senza cercarla mai, capì di aver solo costruito un mucchio di castelli di carta in aria e che a Michiru davvero non importava più nulla di lei. Tutte le sue speranze caddero pesantemente allo stesso modo di come erano crollate prima tutte le sue certezze. Avrebbe voluto odiare Michiru per tutto il male che le aveva fatto e che continuava a farle, ma non ci riusciva. Paradossalmente anzi arrivò perfino ad augurarle nuovamente tanta felicità con la sua nuova ragazza ufficiale e a volte si trovava a sorridere amaramente: "Non credevo si potesse amare davvero fino a questo punto, fino ad augurare la felicità altrui a discapito della propria. Eppure Michiru, eccomi qua, di nuovo ad augurarti tanta fortuna con la tua nuova ragazza".

A quel punto però decise rifarsi una vita anche lei. Capì che non poteva restare per sempre da sola e aveva bisogno di trovare qualcuna disposta ad amarla, di nuovo, davvero. Era arrivato il momento di voltare pagina e di chiudere il capitolo più importante della sua vita. In fin dei conti non era stata lei ad aver sbagliato. Con il tempo la consapevolezza che il suo bacio era stato usato da Michiru solo come pretesto per poterla tradire, l'avrebbe portata a non sopportarla al punto da non volerla rivedere mai più. Aveva fatto soffrire sia Hotaru sia lei che aveva vissuto diversi mesi in cui era talmente disperata senza la violinista che vincere o perdere non le importava più di tanto: voleva solo colmare il vuoto che sentiva dentro con la velocità. Non importava se era tanto eccessiva da poter mettere fine alla sua vita. Certo, quello era stato una debolezza sua, ma se Michiru si fosse imposta di parlargliene, di trovare un modo più corretto per chiarire le cose, forse avrebbe avuto modo di metabolizzare meglio la loro separazione e avrebbe reagito diversamente.

Riprese la vecchia abitudine di flirtare con tutte le donne carine e interessanti che incontrava, ma stavolta per trovarsi una nuova compagna. Passarono due anni prima di conoscere accidentalmente Mizuki.

Mizuki Tajiri, trentadue anni, era una ragazza di statura media e di corporatura normale; aveva i capelli castani chiaro a caschetto, gli occhi castani, il naso piccolo e leggermente a patata e il viso ovale. Lavorava come giornalista per riviste scientifiche e conosceva Haruka solo perchè la sua precedente ragazza era una sua fan sfegatata. Così sfegatata che quando Haruka sfoggiò la maglietta che univa la sua nazionalità alla scuderia per cui correva, lei si precipitò subito a comprare due magliette come la sua che nei negozi sportivi iniziava a spopolare. Una maglietta era per se' e una per Mizuki che fu così costretta a festeggiare la nuovamente iridata Tenoh e a vedere la sua ex usare la sua maglietta fino a far sbiadire il logo impresso. Quel giorno si conobbero a causa di Haruka che, distratta da un cartellone pubblicitario, la stava per investire nel parcheggio del supermercato. Haruka era in moto e Mizuki, che aveva appena chiuso la sua auto, si stava dirigendo al supermercato. Nonostante lo spavento di ritrovarsi il muso della moto a pochi centimetri dal suo fianco sinistro e nonostante le scuse di Haruka, la ragazza non perse tempo nel tirarle dietro una serie di imprecazioni. Vedendo che le cose andavano un po' troppo per le lunghe (la ragazza era in preda alla collera da un minuto e non accennava a terminare) Haruka si tolse il casco. Quando l'altra vide di fronte a se' l'idolo indiscusso della sua ex, che per altro la lasciò pochi mesi prima per quella che lei considerava la brutta copia di Haruka Tenoh, le si gettò quasi letteralmente addosso strillandole nelle orecchie accuse di abbindolamento del tutto immaginarie. Molti passanti si fermarono a guardare il famoso pilota in una situazione alquanto bizzarra. Eppure ad Haruka piacque all'istante quella ragazza così spontanea e vivace, così di carattere e così carina. Perciò colse l'occasione al volo: -Allora senti, donna del mistero, ti invito domani sera al "Drago rosso" e non accetto rifiuti o assi di picche. Anche perchè sennò... Come posso scusarmi per aver ammaliato la tua ex tanto da portartela via e per il mancato incidente di poco fa?- I suoi occhi visti dal vivo erano completamente diversi che alla tv o sui giornali. Mizuki venne subito colpita da quello sguardo dolce che tradiva la forma ad ali di gabbiano delle sue sopracciglia che le conferiva quella sua caratteristica espressione seria. Si rese conto della figuraccia appena fatta e diventò rossa come un peperone. Per sembrare ancora disinvolta però si mise a ridere e a riempire Haruka di pacche sul braccio, accettando l'invito. Circa un anno dopo i paparazzi erano a caccia dell'immagine che avrebbe confermato ogni supposizione di una relazione amorosa tra le due. Inutile dire che la ex di Mizuki si rifece viva più e più volte sostenendo di aver meditato nell'ultimo anno e mezzo sul fatto che non voleva perdere l'amicizia con lei, ma Mizuki la tagliò fuori in fretta. Non era convinta che ad Haruka potesse interessare una tipa come lei (non sapeva nemmeno lei come aveva fatto ad innamorarsi della sua ex), ma visto che era stata lei a piantarla in asso per la copia allampanata di Tenoh che si tenesse pure quella!

Nei primi mesi della sua storia con Mizuki, per Haruka era un continuo confronto con quella avuta con Michiru. Non aveva avuto nessun'altra donna dopo di lei, quindi le veniva naturale pensare spesso ad un confronto tra quella che era la sua nuova compagna e la ex: "In questa situazione Michiru cosa mi avrebbe detto?" , "Michiru avrebbe scelto il teatro" , "Incredibile anche a lei piacciono i funghi kikurage, con Michiru non si sarebbero mangiati perchè lei li odia", "Sì, anche Michiru avrebbe preferito un quadro di arte classica" e così via. Però Haruka con Mizuki si sentiva bene e a suo agio: trovava in lei un luogo di riparo dai tormenti del passato. Sentiva di amarla sul serio e che forse se la sarebbe sentita di passare il resto della sua vita con lei, ma non avrebbe mai potuto paragonare quella storia con quella con Michiru. A tutte quelle considerazioni ci era arrivata dopo circa un anno che stavano insieme, con Michiru invece dopo tre mesi e senza "forse". Con Michiru era tutto assolutamente più spontaneo. "E infatti si è visto come è andato a finire!". Proseguendo la sua relazione con Mizuki si consolidò l'idea che non era stata lei ad aver sbagliato con la violinista e si affacciò sempre più spesso il quesito di un'altra ipotetica faccia della verità. E se Michiru fosse stata la stronza della situazione? Se l'americana l'avesse solo intuito e ne avesse aprofittato tirandole fuori quel lato nascosto? Più il tempo passava e più nuovi dettagli svelava della fine di quel grande amore a Mizuki, come sempre pronta a consolarla. -Haruka guardami- le capitò di ripeterle più di una volta- io non sono come lei. Non voglio nemmeno che tu ti autoconvinca che io sia migliore di lei, o più importante. L'hai amata troppo per cancellarla nel giro di un anno, però sappi che io sono qui. Mi prenderò per sempre cura delle tue ferite senza causartene di nuove, senza pretendere riconoscimenti per questo perchè ti amo davvero. Solo una cosa io ti chiedo in cambio: non essere autolesionista con tutti i suoi CD che compri o le riviste in cui c'è lei in copertina. Ti fa solo male e hai visto a cosa sono valse le tue lacrime. A rovinare i tuoi occhi belli e il tuo stato psicologico. Credimi, non ne vale la pena per lei... Abbandonati alle mie cure soltanto.

Così un giorno si alzò e di punto in bianco decise di mettere completamente da parte la sua vita precedente. Mizuki aveva sempre avuto ragione: aveva sopportato per troppo tempo tutto il male che le aveva fatto Michiru. Aveva dato troppo amore ad una persona che non lo meritava. Aveva già buttato via troppo tempo con e per la persona sbagliata. Era davvero giunto il momento di iniziare una vita nuova: più vera, più giusta. Era arrivato il momento di pensare solo alla sua buona Mizuki, di dedicarsi solo a lei e di darle nel cuore lo spazio che si era meritata con tutta la sua comprensione, dolcezza ed umiltà. Tolse le ultime foto superstiti di Michiru da casa sua; rinchiuse in un raccoglitore tutti i CD, poster, lettere che si erano scritte in lontananza e anche i regali che non riguardassero l'abbigliamento; smise di pensare a quel maledettissimo periodo che le portò a dividersi e decise di condannare fin il suo nome all'oblìo. Da allora solo ad Hotaru era permesso di parlare di Michiru visto che era sua madre, ma proprio quando non ne poteva fare a meno e da quel momento nessuno la sentì più nominare quel nome.

A ventotto anni Hotaru decise di sposarsi con Yoshiki Nishino, per tutti semplicemente Yoshi e Haruka ebbe tempo sei mesi per prepararsi psicologicamente a rivedere la sua ex. Doveva essere pronta a non parlarle, non guardarla, ne' sentirsi male se Michiru non l'avesse considerata affatto. Non doveva nemmeno avventarsi su di lei per dirle tutto quello che aveva taciuto fino ad allora e magari darle uno schiaffo. Per sei mesi era un continuo dilemma tra il cercare di riappacificarsi con lei per il bene di tutte le altre Sailor o l'essere ancora più indifferente di quello che sarebbe stata la violinista. In quel periodo con la scusa del doversi dividere tra le macchine e i preparativi del matrimonio di Hotaru, continuava a dire a Mizuki che presto si sarebbero viste e invece non riusciva mai a fare più di una telefonata. Per quanto si sforzasse di non pensare a quello che per anni fu l'amore della sua vita continuava a farlo e si accorgeva di non poter farne a meno se non voleva essere colta impreparata al suo incontro.

A fatica era riuscita ad andare avanti per nove anni e talvolta le pareva di sentire ancora il suo profumo nell'aria e in casa.

  
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