Crowley esalò un lungo sospiro.
Fiuuuu, c'era mancato davvero poco. Se non avesse avuto la prontezza
di sterzare all'istante, la sua Bentley sarebbe incappata in uno
spiacevole incontro ravvicinato (davvero, troppo ravvicinato) con il
muso bestiale di quel tir che stava sopraggiungendo a tutta velocità
dal lato opposto.
Ma naturalmente, chi, giù all'Inferno,
poteva essere così lungimirante da immaginare che downloadargli le
istruzioni per la sua missione direttamente nel cervello,
congelandolo sul posto in una sorta di trance proprio mentre era alla
guida, potesse rappresentare un pericolo? La risposta da un milione
di sterline era, ovviamente, nessuno!
E se l'Anticristo appena nato fosse
rimasto coinvolto in un incidente mortale (poteva morire? Crowley non
ne era sicuro ma il bambino era per metà umano dunque chi poteva
dire con certezza quali sarebbero potute essere le conseguenze di un
frontale con un camion?) esattamente due secondi dopo essergli stato
affidato, Crowley si sarebbe ritrovato a fronteggiare una situazione
a dir poco incresciosa, con ogni esponente di qualunque grado della
scala gerarchica infernale infuriato e pronto a elargirgli le
peggiori punizioni e torture, limitatamente alla scarsa immaginazione
dei demoni.
E cosa mai avrebbe potuto dire per
giustificarsi con il suo Big Boss con la S? “Ehi, Satana! Come va?
Hai dato una lucidata alle corna, per caso? Ti stanno benissimo! Ehm,
senti, riguardo a tuo figlio... c'è una piccola cosa che dovresti
sapere... Non è stata colpa mia! Sarebbe stato molto meglio mandare
un messaggio su whatsapp o una mail piuttosto che farmi cadere in
trance al volante!”
A peggiorare le cose, sembrava proprio
che l'Anticristo stesso non avesse gradito nel modo più assoluto
quell'improvvisa botta di adrenalina e ora non faceva che strillare
tutto il suo disappunto e la sua indignazione con una voce acutissima
che avrebbe destato invidia in una sirena antiaerea.
Dopo cinque minuti, i timpani di
Crowley ne avevano decisamente abbastanza e il pianto non accennava
ad arrestarsi, così il demone accostò e fermò la Bentley a lato
della strada, vicino alla boscaglia, dopodiché scese e aprì con uno
scatto irritato la portiera posteriore della macchina.
La cesta di vimini che conteneva
l'Anticristo e dalla quale provenivano quelle urla eccezionali era
posata sul sedile. Uno degli sportellini si era aperto, probabilmente
a causa del sobbalzo dovuto alla brusca sterzata di poco prima, e
Crowley poté intravedere il visetto tondo di un neonato, rosso e
congestionato dallo sforzo di urlare, gli occhietti strizzati dai
quali facevano capolino due lacrimoni e i pugnetti stretti.
Sembrava un bimbo perfettamente
normale: nessuno avrebbe mai potuto sospettare che si trattasse del
figlio di Satana in persona, giunto sulla Terra per distruggerla e
dare così avvio all'Apocalisse.
Crowley lanciò alla creaturina
un'occhiata di sbieco, come se volesse trasmettergli tutto il suo
biasimo per ciò che avrebbe compiuto di lì a undici anni. Il Mondo
era così bello, così comodo, così pieno di agi e piaceri e, se si
sorvolava su certi aspetti, alla fine neanche gli umani erano poi
tanto male. E poi capita che un maledetto giorno ti mettano tra le
mani un cestino e ti dicano: “Ecco, qui dentro c'è colui che tra
poco più di dieci anni metterà fine a tutto, la pedina più
importante del gioco, e spetta proprio a te sistemarla sulla
scacchiera affinché possa assolvere al suo compito distruttivo. Devi
esserne onorato.”
Bell'onore! Introdurre segretamente
sulla sua adorata Terra il mostro che ne avrebbe segnato la fine non
era proprio il genere di prestigioso incarico a cui il demone
ambisse. Era crudelmente ironico che, fra tutti i suoi colleghi che
sarebbero stati più che felici di essere al suo posto, la scelta per
quell'infausta missione fosse ricaduta proprio su di lui.
Solo in quel momento Crowley si rese
conto di qualcosa di diverso: le sue orecchie avevano smesso di
dolergli e non erano più perforate dall'incessante ululato che le
aveva afflitte negli ultimi minuti. Tutto intorno a lui c'era
silenzio, fatta eccezione per il richiamo di qualche uccello notturno
appostato tra gli alberi.
Il demone si riscosse dalle sue tetre
elucubrazioni e si accorse che l'Anticristo, il quale aveva
finalmente smesso di piangere, lo guardava con due occhioni azzurri
pieni di curiosità e interesse e tendeva le braccine verso di lui
con insistenza emettendo versetti acuti che Crowley trovò piuttosto
autoritari.
Il demone fece una smorfia: l'idea di
prendere in braccio la progenie del suo diabolico datore di lavoro
non lo allettava neanche un po'. E poi quella storia del distruggere
la Terra proprio non gli andava giù e non contribuiva certo a fargli
provare simpatia per il piccoletto.
Dietro quella tenera maschera di
innocenza si celava nientemeno che l'Avversario, il Distruttore dei
Re, l'Angelo del Pozzo Senza Fondo, e tutti quegli altri adorabili e
rassicuranti appellativi che non lasciavano presagire nulla di buono
circa il contributo che quel bambino avrebbe fornito all'andamento
dell'universo negli anni a venire.
Ma gli urletti dell'Anticristo si
stavano facendo sempre più striduli e urgenti, pericolosamente
vicini al preludio di un nuovo accesso di pianto isterico:
eventualità che le orecchie del demone non avrebbero potuto reggere
e che egli decise di scongiurare ad ogni costo.
Crowley emise un sospiro rassegnato e
si chinò sulla cesta. Allungò le braccia e tastò con estrema
cautela (e un po' di timore) il corpicino del neonato avvolto in una
morbida copertina rossa, poi prese coraggio e lo sollevò dal
cestino, appoggiandoselo al petto.
L'Anticristo parve soddisfatto di
quella decisione e si sistemò meglio contro il corpo del demone,
lanciando un gridolino di gioia.
Crowley tirò un sospiro di sollievo:
quantomeno, la crisi di pianto sembrava ormai evitata.
Demone e Anticristo si guardarono
intensamente per qualche secondo, studiandosi a vicenda, quasi
stessero cercando di farsi un'idea reciproca di con chi avessero a
che fare.
Crowley osservò attentamente il
piccolo, il quale non possedeva alcun segno visibile della sua natura
infernale: aveva un ciuffetto di capelli dorati che gli ricopriva la
testina glabra, la boccuccia sdentata rosea e sorridente e due occhi
celesti enormi e intelligenti, colmi di stupore per tutte le novità
che lo circondavano. In effetti, ora che aveva smesso di strillare
come un'aquila ferita, l'Anticristo aveva un aspetto quasi...
angelico!
D'altro canto, anche il bimbo sembrava
trovarsi a proprio agio tra le braccia di Crowley e prese a
giocherellare con una ciocca dei suoi lunghi capelli rossi,
strattonandola e ridendo come un matto.
- Ahi! Ehi, vacci piano, demonietto. -
Suo malgrado, Crowley non poté
impedirsi di sorridere. Aveva sempre avuto un debole per i bambini,
accidenti a lui!
Quando il piccolo si fu stancato di
tormentare i capelli del demone, la sua attenzione si spostò sugli
occhiali da sole che prese ad indicare forsennatamente.
- Vuoi questi? - fece Crowley,
portandosi una mano alle lenti nere.
Per tutta risposta, i versetti eccitati
dell'Anticristo salirono di un paio di decibel.
- Eh, sì. Direi che è proprio così.
- constatò il demone, ridacchiando e sfilandosi gli occhiali per poi
avvicinarli al bimbo, che subito iniziò a giocarci, deliziosamente
intrigato da quella nuova scoperta.
Crowley assistette a quello spettacolo
per un po', incerto se provare tenerezza o meno.
- Ti piacciono i miei occhiali, eh? -
chiese con un sogghigno amaro. - Be', sappi che questi oggetti
meravigliosi non esisteranno più una volta che avrai distrutto la
Terra. Non ci saranno più neanche i vestiti, gli alcolici, le
automobili e tante altre belle cose che mi auguro imparerai ad
apprezzare nel corso dei prossimi undici anni. -
Il piccolo sembrava troppo assorto nel
suo tentativo di piegare una delle bacchette degli occhiali per
prestare la minima attenzione alla voce di Crowley, e così il demone
si limitò a sospirare e ad assicurarsi che una delle bacchette non
gli si infilasse inavvertitamente in un occhio. Ci mancava solo che
il Distruttore del Mondo crescesse guercio!
Qualche minuto più tardi, la boccuccia
dell'Anticristo si spalancò in un grande, tondo sbadiglio e le
palpebre, fattesi pesanti, iniziarono a calare sulle sue iridi
chiare. Crowley gli sfilò delicatamente gli occhiali dalle manine e
li inforcò nuovamente, dopodiché prese a cullare dolcemente il
piccolo fino a quando non fu certo che si fosse addormentato. Allora
lo ripose con la massima accortezza nella cesta e si permise di
lanciargli un ultimo sguardo.
Doveva ammetterlo: forse un po'
stupidamente, si era aspettato che il figlio di Satana avesse
sembianze mostruose o comunque che la sua indole demoniaca
trasparisse da sotto il camuffamento umano; invece il bambino che si
era appena addormentato placidamente tra le sue braccia e aveva
giocherellato con i suoi occhiali pareva niente di più che un
regolarissimo neonato umano, completamente privo di corna, scintille
rosse negli occhi o, tanto meno, sospetti zoccoli caprini.
Non c'era assolutamente nulla
nell'aspetto innocuo di quel piccolo che lasciasse intuire la
presenza di una vena malvagia innata ereditata dal padre. Se
l'Anticristo fosse stato guidato nel modo giusto... Se qualcuno
avesse vigilato consapevolmente sulla sua educazione negli anni
successivi...
Forse, dopotutto, c'era ancora una
flebile, minuscola speranza che l'Armageddon si potesse schivare...
se un angelo di sua conoscenza fosse stato disposto ad aiutarlo.
Dall'orologio ipertecnologico al polso
di Crowley si levò un sonoro bip che lo distolse dalle sue
riflessioni.
Merda! Era in ritardo per la consegna!
Doveva raggiungere l'ospedale di St. Beryl il prima possibile.
Il demone salì a bordo della Bentley e
partì a tutto gas con una sonora sgommata, direzione Tadfield.