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Autore: ArwenDurin    14/09/2019    1 recensioni
Hannigram AU: raccolta di racconti su Hannibal e Will in era vittoriana
Dal terzo racconto: Una danza può cambiare tutto...
"Il labirinto dell'immenso giardino l'accolse, e il giovane lord vi entrò percorrendo qualche passo, per poi poggiarsi su una colonna alta e erbosa come se ne dipendesse del suo equilibrio, che al momento era piuttosto sfocato.
Poteva quasi vedere quel desiderio assurdo, che aveva appannato persino la sua vista al momento tutt'altro era che limpida, ma piuttosto annacquata da una brama che non sapeva di possedere.
Inspirò a pieni polmoni l'aria fresca della sera, ma il volto del conte non voleva andarsene dalla sua mente, lo dominava, lo invadeva come se gli appartenesse... un sospiro frustrato fuoriuscì dalle sue labbra a quel pensiero."
Genere: Dark, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Hannibal Lecter, Will Graham
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Suonare era sempre stato l’unico modo per chiudere le porte della sua mente, i pensieri si volatilizzavano come sottile nebbia nelle notti di un freddo da gelare l’anima, e lì tra i tasti da esso sfiorati, poteva davvero sentirsi parte della musica finalmente, di nuovo. Il conte Hannibal Lecter, aveva sempre provato un senso di tranquillità nel produrre melodie che null’altro gli donava, e per quanto molti strumenti erano di sua competenza, il suo preferito rimaneva il clavicembalo. Quel suono vero e sentito che lo strumento produceva era ineguagliabile, nulla poteva turbarlo lì, era il suo angolo di quiete. Eppure in quella serata d’inverno qualcosa mutò, o per essere esatti, confermò la mutazione su cui rimuginava da parecchie veglie, poiché la melodia che stava riproducendo si fece improvvisamente sottile: un sottofondo ad un solo pensiero che invadente prese il posto del tutto. I riccioli composti di Will Graham comparvero innanzi ai suoi occhi, si muovevano appena sotto un alito di vento, lo rivide con il capo inclinato mentre anch’esso suonava. Raramente aveva udito un talento simile, per quanto negli anni che furono, il conte Lecter insegnò a molte giovani menti, non fu come quel ragazzo, e difatti nessuno eguagliava la curiosità che provava in sua presenza. Lentamente la sua stanza, le tende rosso vivo, e il pavimento svanirono nel pensiero della prima volta che lo sentì suonare.
 
In una delle tante feste che era consono organizzare, suonarono vari personaggi quella sera, alcuni portati e altri decisamente meno, ma nessuno da attirare il suo orecchio artistico, per quanto vi erano vari strumenti a disposizione: un bel pianoforte a coda, dei violini, un arpa, e il violincello. Nessuno aveva osato toccare quest’ultimo, consci della storia che c’era dietro, e persino Hannibal Lecter stesso faticò a guardare quello strumento quella sera. Tra i vari bisbiglii curiosi sul perché dopo anni avesse deciso di riportare degli strumenti musicali alle sue feste, nessuno di loro aveva colto il significato.
Doveva semplicemente farlo, sentiva di doverlo fare, soprattutto in quella data…voleva riavere il controllo.  Era spesso insonne quella notte, incubi lo tormentavano in quella ricorrenza che voleva a tutti i costi appianare, e questo era l’unico modo.
E quella stessa notte non di meno era di nuovo lì ad osservare la sua stanza, vi era silenzio ma non di solitudine, e in quel giorno era più che gradito per quanto era ancora ignaro che il fato stesse astutamente giocando con lui; esso voleva riportarlo a ciò che da tempo aveva abbandonato, la musica e fu il destino che lo guidò sin fuori nei suoi ampi giardini, dove tutto mutò.
Lì con i boccoli che danzavano ai raggi lunari spinti da un leggero vento, e ad occhi chiusi, un ragazzo stava suonando il violoncello, lo stesso presente poco prima nel suo salotto. Per quanto lo stupore iniziale invase il conte di trovare qualcuno lì per giunta con quello strumento, fu presto sostituito da piacere del  suono limpido e perfetto che il ragazzo stava producendo.
Lo ascoltò,  senza osare produrre un qualche movimento che lo avrebbe interrotto, quel ragazzo non aveva suonato alla festa eppure… nessuno poteva eguagliarlo. Con le mani e l’archetto esso danzava sullo strumento come fossero tutt’uno, con gli occhi chiusi assorbiva il suono come ne fosse innamorato, e nulla si intrometteva fra il ragazzo e la musica.
Era da diverso tempo che Hannibal Lecter non sentiva un talento simile, una bravura che portò indietro la sua mente a una bambina…
Annibal, Annibal
Improvvisamente gli parve di vederla, lì di fianco al ragazzo ad ascoltarlo come a guidarlo nel suono, e quell’illusione parve più vera quando quest’ultimo, cominciò proprio a suonare una melodia di Vivaldi*  che spesso Mischa produceva. Il conte Lecter sentì nettamente il petto stringersi, mentre la commozione brillava nei suoi occhi fu lì che si mosse leggermente, e allora che il ragazzo lo notò.
I suoi occhi azzurri si spalancarono, e subito smise di suonare alzandosi in piedi.
«Perdonate, io ero insonne e…» si interruppe crucciando le sopracciglia guardando il suo volto  «Vi sentite bene?»
Fu sorpreso dall’empatia di quel ragazzo, dal capire che dietro le sue lacrime non vi era solo la commozione dovuta al brano.
«Non preoccupatevi, piuttosto continuate.»
«Raramente posso suonare e di solito quando ne ho occasione, preferisco farlo di notte...»
«Non c’è problema signor Graham, suonate piuttosto bene.»
Il ragazzo guardò il violincello, poi di nuovo rivolse gli occhi azzurri increduli su di lui. Fu genuinamente sorpreso che la melodia da lui prodotta avesse provocato tale effetto, e ciò fece sorridere leggermente il conte.
«Siete gentile e se questo può portarmi stupore, non è però maggiore al fatto che vi ricordate il mio nome.»
Non fu difficile per una mente come quella del conte Lecter, capire il significato vero delle parole di Will Graham, la sua famiglia vantava di un talento musicale, se così lo si poteva chiamare, che era Vincent Graham, piuttosto famoso tanto che girò spesso il mondo con le sue composizioni.
Hannibal Lecter da esperto nell’arte della musica, l’aveva spesso trovato accettabile, ma non un talento…e poté quasi vederlo il giovane Will Graham isolarsi a suonare in qualche luogo angusto della sua dimora, piuttosto di mostrare le sue capacità alla pressione al quale era stato sottoposto.
Nel suo silenzio, il vero talento della famiglia era stato celato.
«Mera formalità, conosco i nomi di tutti i miei ospiti e ancora di più mi rimarrà impresso il vostro… sapete che strumento stavate suonando?»
Il ragazzo cadde in riflessione per qualche secondo, e solo allora sembrò realizzare e impallidì, era così poco avvezzo alle situazioni sociali da non sapere a chi fosse appartenuto quel violoncello; una ragazzina scomparsa prematuramente per la tisi o almeno,questa era la versione ufficiale. Se non altro era vero che il conte smise di suonare per parecchio tempo, dopo quella grave perdita.
Will Graham era stato l’unico che nella sua ingenuità, l’aveva suonata e per giunta così bene, ed Hannibal Lecter ne fu oltremodo colpito.
«Io non immaginavo che…lo riporterò all’istante al suo posto.»
Afferrò il violoncello con una reverenza tale che sembrava temesse che quello da un momento all’altro, potesse sputare fiamme.
«Dovreste rilassarvi signor Graham, quello che intendevo dire è che voi dovete e avete il mio pieno permesso per suonarla visto come la suonate. E dovreste farlo dinnanzi al mondo, se la vostra insicurezza non vi bloccasse.»
Avrebbe voluto dirgli quanto il suo talento assomigliasse a quello che possedeva sua sorella, a quanto tempo era passato prima che sentisse qualcosa di simile, ma sapeva che il ragazzo non gli avrebbe creduto.
Will Graham lo guardò, frastornato di essere compreso, con un sorrisetto incredulo sul volto.
«Non sono io il talento della famiglia, e mai oserei suonare in pubblico… e ora se volete scusarmi.»
Aveva poi afferrato il violoncello più convinto nel suo intento.
«Vi auguro una buona notte, conte Lecter.»
E così era fuggito non dando modo ad Hannibal Lecter di formare una conversazione ne quella notte, né nei giorni a venire.
In effetti anche in altre varie altre feste che organizzò ,dove Will Graham era presente per cortesia poiché obbligato dal rango che portava, aveva oltremodo cercato di evitare un qualsiasi dialogo, dando modo al conte di pensare davvero a come avvicinarlo. Non aveva mai avuto difficoltà a socializzare prima di conoscere quel lord, ma ora ne sentiva il gusto e così si limitò ad osservarlo da lontano, cogliendo ogni suo gesto per leggerlo e conoscerlo meglio.
Da quel giorno improvvisamente , il fato continuò il suo piano e felicemente aveva ripreso a suonare alle feste, con lo stupore degli invitati, ben conscio di chi fosse il merito. Infatti in mezzo ai volti meravigliati e scioccati aveva cercato quello di Will Graham, che dall’angolo più remoto della stanza, sorrideva come se ne fosse consapevole.
Quel sorriso l’aveva tormentato per giorni e notti, aveva vagato in lui in tale modo che quella stessa notte aveva dovuto alzarsi per suonare, e non cadere preda della sua stessa mente, lui che aveva sempre avuto il controllo. Sospirò e si sentì percorrere da quello sguardo e da quel sorriso, trapassato da quel ragazzo come mai gli era accaduto prima. Si ritrovò ad accarezzare i tasti del clavicembalo lentamente, e fu allora che decise di alzarsi dirigendosi al salotto, ma con un misto di fastidio e sollievo trovò proprio il suddetto ragazzo dei suoi pensieri (nuovamente suo ospite come molti altri) lì intento a suonare.
Rimase immobile a fissarlo in quel salotto addobbato di strumenti e celato alla sua vista, dove il giovane divinamente si esibiva in solitudine da lui tanto amata. E il conte si sentiva intrappolato in quelle corde, come se fosse una piccola nota che aspettava soltanto di prendere vita suonata dall’abile lord dinnanzi a sé ma che faticava quella notte. Per quanto la sua bravura era immutata, era frenata, ferma e trattenuta, note musicali bloccate nello strumento da troppi preconcetti sociali.
Ma d’improvviso Will Graham si bloccò, un sospiro flebile uscì dalle sue labbra semiaperte.
«Avverto il vostro sguardo, ovunque io suono voi siete presente. Che cosa volete davvero?» il suo volto era girato a metà a rivelarne il profilo ben delineato alla luce delle candele, non si voltò verso di lui.
«Vorrei che suonaste per me.»
A quel punto il lord si voltò, lo sguardo fermo sul conte.
«È una pretesa?»
Era pressoché il contrario della gentilezza quel giovine, eppure non lo trovava fastidioso, vi era del disagio di fondo nel suo comportamento, e poi era troppo talentuoso per ricevere il trattamento che Hannibal Lecter di solito riservava agli scortesi.
«Sarebbe un desiderio, signor Graham.»
«Desideri e speranze…»
Lo sguardo chiaro del ragazzo vagò, mentre il conte Lecter si sedette al clavicembalo, piuttosto vicino al lord e suonò qualche nota, un assaggio di un brano.
«La mia speranza è che voi accettiate il vostro talento un giorno, ma ci vorrà del tempo. Siete reticente ad esaudire altrui desideri, ma forse potete accettare un consiglio?»
Lo guardò di nuovo ottenendo la reazione che voleva, visto che Will Graham aveva lo sguardo attento.
«Sarei un folle a rifiutare data la vostra fama.»
Così il conte iniziò a suonare, con precisione, armonia e sentimento, diversamente da cosa di solito si limitava a suonare alle sue feste, ed il giovine non produsse alcun suono… a malapena il conte poté udirlo respirare.
Quando terminò gli occhi azzurri del ragazzo brillavano, e le mani fortemente stringevano la stoffa dei pantaloni, mentre il violoncello era in silenzio appoggiato accanto a lui.
«Voi suonate divinamente.»
Hannibal Lecter sorrise ringraziandolo silenziosamente, e si alzò dal clavicembalo lentamente girandogli poi attorno, mentre il giovine lo guardava come si osserva una qualche opera di particolare bellezza.
«Voi sapete tenere a lungo un suono, avete delle belle mani e un pollice adatto a prolungare e sentire tale suono ma non lo vivete, è questo il vostro problema. Non vi sentite all’altezza e lo strumento lo sa questo, come si percepisce che avete passione ma anche che vi trattenete. Vi dovete ricordare che non state solo suonando ma scoprendo, non imponete delle composizioni tradizionali, ferme, e legate a strumenti liberi*.»
«Poter così realizzare qualsiasi intonazione, oltre le note convenzionali* ma come vi ho detto suono per diletto, io non sono…»
Il giovine si bloccò quando però il conte si fermò dinnanzi a lui, inginocchiandosi inaspettatamente al suo cospetto, gli sfiorò un ginocchio volontariamente mentre prendeva il violoncello. Will Graham aprì le gambe in automatico come se avesse sentito il suo pensiero, mentre l’altro posizionava lo strumento.
«Avete detto che apprezzate come suono, dunque seguitemi: vi siete trattenuto per tutta la vita signor Graham, non fatelo con me. Sprigionate quella passione, io la voglio.»
Il loro sguardo si incontrò un istante e nessuna decenza ebbe più importanza, Will Graham poteva essere particolare ma anche Hannibal Lecter lo era, eccome se lo era!
Si alzò andando a prender posto al suo clavicembalo.
«Suonate con me.» Non era una richiesta, né un ordine, piuttosto una sussurrata e suadente affermazione di un momento che stava accadendo, e Will Graham non oppose resistenza, non più.
E così cominciarono a suonare il brano di Cello Sonata N 3 di Vivaldi suonato dal giovine poco fa, dapprima lentamente sotto la guida del conte, per far abituare il ragazzo ad un pubblico.
«Ascoltate la melodia, avvertitela.»
Il giovine chiuse gli occhi, ed era un piacere guardarlo sempre più trasportato dalla marea della musica, Hannibal Lecter lo seguì non perdendosi un attimo, nemmeno un istante di quell’intenso momento. Rivolse spesso lo sguardo a Will Graham che sempre più concentrato, produceva un suono limpido e passionale, quasi surreale per il mondo; e dapprima quello che era un brano di Vivaldi, divenne un suono ricco di calore, colore, e momenti scritto nelle note. Nell’Allegro lo sguardo del conte Lecter scorse oltre la bellezza della musica, la perfezione di chi lo stava suonando: dalle labbra socchiuse, ai boccoli che sfioravano il suo collo sudato, o a quelle mani fini scorrere su quello strumento come se fosse vivo. Momenti fugaci apparvero in una foschia tra le note: due amanti avvinghiati in un abbraccio senza fine, con mani che esploravano, conoscevano, e amavano. Occhi dal colore del cielo che osservavano, capivano, e parlavano mentre una sensazione viscerale, primitiva, e incontrollabile avvolgeva il corpo di Hannibal Lecter che non se ne ribellò, mai avrebbe voluto. Piuttosto continuò ad accompagnare il ragazzo al clavicembalo, subendo le onde del cambiamento e facendosi cullare e assorbire dall’aria sempre più calda, accogliente, e piacevole. Con il Largo, lo stesso strumento sotto le sue mani parve diventare più morbido e assumere toni più delicati, come poteva essere la pelle di quel giovane, soave come sarebbe stato il tocco delle sue labbra, e profondo e vivo come due corpi uniti nell’intimità della notte.
Quando la melodia terminò Hannibal Lecter sapeva di non aver vissuto quell’esperienza in solitudine, bastò guardare Will Graham per confermarlo e l’estasi che riempiva il suo sguardo… nei loro respiri pesanti era scritto ciò che era avvenuto, com’anche nei capelli di entrambi che erano spettinati ora. Il cuore del conte pulsava fortemente, e lo sentì in sintonia con quello del lord che con le guance arrossate lo guardava: erano due anime che si erano parlate, toccate, e capite con il linguaggio universale della musica, ed ora erano mute e consapevoli di conoscersi, come se si fossero già incontrati in un'altra epoca.
Will Graham però interruppe qualsiasi domanda o esclamazione al riguardo, perché si alzò crucciando le sopracciglia e dopo qualche secondo di esitazione, mise il violoncello a posto, gli fece poi un inchino di ringraziamento e sparì velocemente nell’ombra della notte.
Il conte Lecter non fu per nulla sorpreso dalla fuga, e con sguardo d’ambra rimase assolto nel perché di quel momento, nel vero significato di esso. Sfiorò i tasti del clavicembalo: all’inizio era stato colpito dal talento in erba e geniale di quel giovane senz’altro, ma c’era di più e lo sapeva ora.  Capì di essere perduto e avvinghiato in qualcosa che nemmeno prevedeva potesse succedergli, ma che non poteva più negare, non più. Si chiese quanto profonda potesse essere tale caduta nel suo sentimento per Will Graham, colui che l’aveva incuriosito contro la sua stessa volontà e che lo aveva attirato in  una rete di attrazione senza scampo.

 

* e * Hannibal cit.

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Angolo Autrice: ​Ciao a tutti!
Ebbene, si continua la mia tanto adorata raccolta vittoriana :D
È un incontro un po’ particolare che hanno qui, ma essendo gli Hannigram secondo me ci stava :P
Volevo creare qualcosa di passionale con l’arte, e l’idea che entrambi suonano uno strumento è un headcanon che mi piace molto!
 
Potrebbe avere anche un continui in altri capitoli questo racconto, forse :P
Grazie a chiunque leggerà e/o commenterà!
   
 
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