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Autore: queen_beer    14/09/2019    1 recensioni
Dal secondo capitolo:
-Lily? Gira tutto, perché gira tutto?
-Mh, deve essere stata la botta in testa.
-Che botta in testa?
-Quella che hai preso quando ti ho schiantato.
Storia partecipante al concorso indetto da Matilde di Shabran su efp
Genere: Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: James Potter, Lily Evans, Remus Lupin, Sirius Black | Coppie: James/Lily
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Primo contatto
 

Lily Evans adorava giocare a caccia al tesoro. Quando era piccola era il suo gioco preferito, nonché quello di Tunia. Innumerevoli erano i pomeriggi passati a cercare i vari tesori che le due sorelle si nascondevano a vicenda, con la menzione d’onore che deve andare a Gelsomina, la bambola di Petunia che non fu più ritrovata dopo l’anniversario della sua centesima partita e l’anello della bisnonna, che la madre, dopo esserselo trovato nella tazza di latte un nuvoloso Giovedì mattina, fu nascosto, stavolta dalla madre, e mai più ritrovato.
 
Erano passati più di otto mesi dalla loro ultima partita, da quando Petunia si era rifiutata di giocare con lei a caccia al tesoro. O a qualsiasi gioco, per quel che importa.
 
La piccola streghetta, dunque, quando si rese conto che il gentile gigante che l’aveva accompagnata era scomparso invece di essere presa dal panico decise che quella sarebbe stata soltanto un’altra partita di caccia al tesoro.
 
-E adesso?- chiese Johnny Evans leggermente spaesato. In realtà spaesato lo era sempre, tanto che la moglie lo rimbrottava continuamente, chiedendogli scherzosamente se era il caso di stendere i panni o meno, visto che la sua testa era sempre tra le nuvole.
 
-Adesso mi ringraziate, perché vi ho fatti uscire mezz’ora prima! Sparpagliatevi e chiedete informazioni. - rispose Johanna Evans, che invece era molto più pratica del marito. -Ma non allontanatevi troppo! - concluse, alzando leggermente la voce per farsi sentire dai quelli che lei chiamava i suoi due bambini, che erano già partiti in quarta.
 
I due ragazzi avvistarono un ragazzo che stimarono essere della loro età che, come loro, aveva un baule più grande di lui. Era al centro dei suoi due genitori, che si erano accucciati alla sua altezza e facevano a turno per strapazzarlo di baci.
 
Gli occhi di Lily furono subito attratti dall’insolito vestiario del giovane ragazzo: aveva dei capelli neri incredibilmente spettinati e degli occhiali spessi. Era quasi riuscito a passare per un vero babbano, con tanto di jeans della Levi’s e maglietta del Manchester, se non fosse stato per gli scaldamuscoli viola che spiccavano sui suoi polpacci. Aggiungendo il gatto che troneggiava annoiato sulla sua valigia e le lacrime dei genitori ed era tutto chiaro.
 
-Ciao! Sai come si raggiunge il binario 9 e 3/4?
-Dobbiamo lasciarlo a farsi i suoi primi amichetti, non è vero?- disse la madre, con voce vagamente nostalgica, senza abbassare la voce.
-Eh già, come crescono in fretta. Sembra ieri che veniva a piangere nel nostro letto perché aveva paura di perdere il treno per Hogwarts!
-Forse perché, in effetti, era ieri.
-Mamma! Papà! Ci vediamo per Natale!- disse il piccoletto, scacciandoli imbarazzato, ma senza rifiutare un ultimo bacio da parte dei suoi genitori.
-Ciao! Io sono James Potter. Tu devi essere una Nata Babbana- disse James, esaltato di incontrarne una per la prima volta, visto che gli amici dei suoi genitori che bazzicavano sempre a casa Potter erano tutti maghi.
-Già- rispose Lily, evitando di fare commenti sui suoi scaldamuscoli e su quanto fosse evidente che invece lui non lo era, un nato babbano. -Quindi puoi aiutarmi?
-Certo. L’accesso è attraverso quella colonna- rispose indicando la colonna a metà tra il binario nove e dieci. -Attenta a non farti vedere dai babbani!
-Grazie!- esclamò Lily contenta, dirigendosi verso la sua famiglia per condividere la notizia appena scoperta.
-Aspetta! Hey, tu! Come ti chiami?
Ma ormai Lily era troppo lontana.
 
 ***
 
Quando Lily Evans salì sul treno trovò posto a sedere molto facilmente. Questo perché mentre tutti gli altri studenti stavano ancora salutando i loro cari, sopportando le ultime raccomandazioni e accettando con leggero imbarazzo gli ultimi baci, la sua famiglia se ne era già andata.
Sul volto di Lily Evans si potevano ancora scorgere i segni del pianto, le tracce dell’ultima litigata con Petunia. Era stata proprio sua sorella a fare i capricci, tanto che i genitori avevano guardato Lily dispiaciuti e si erano visti costretti a portare Petunia a casa una decina di minuti prima delle 11.
-Mandaci tante aquile!- si raccomandò il padre.
-Non aquile, gufi!
Lo corresse Lily, ridendo di cuore, tra quelle che sarebbero potute sembrare lacrime di commozione.
-Ricordati quello che ti ho detto prima.- disse invece, con una punta di cattiveria, Petunia.
Come potrei scordarmelo?, pensava Lily. Sospettava che il “mostro!” che Petunia le aveva sussurrato con rabbia l’avrebbe tormentata non solo per tutto il viaggio verso Hogwarts, ma per tutto l’anno scolastico.
Lily, infine, si rifugiò nell’abbraccio della mamma.
La signora Evans profumava, come sempre, di cannella, come il dolce preferito di Lily. L’aveva preparato quella mattina stessa.
-Adesso vai, prima che cambi idea e ti tenga qui abbracciata per il resto della vita!
Disse la signora Evans, asciugandosi le lacrime.
-Ci vediamo a Natale!- fu l’ultimo saluto di Lily, che continuò ad agitare il braccio finché non fu salita sul treno. Poi entrò nel primo scompartimento libero che trovò e guardò i suoi genitori andarsene.
Vide anche Severus insieme a sua madre. Per Lily, non c’erano altri volti conosciuti, su quel binario stracolmo di studenti.
 
L’orologio continuò inesorabile la sua marcia verso le undici e il treno si riempì in fretta. Presto, tutti gli scompartimenti furono occupati.
La porta dello scompartimento si aprì, rivelando la precedente conoscenza di Lily.
-Sai per caso se su questo treno c’è un bagno?!
Tra gli occhi stralunati del ragazzo e la voce spaventata, Lily non poté fare a meno di scoppiare a ridere. Era leggermente ridicolo, James Potter, con quegli occhi a palle e i capelli dritti in testa, ma Lily gliene fu grata perché le permise di smettere di pensare, anche se per poco, alle brutte parole che le aveva rivolto poco prima la sorella.
La voce di Lily tremava ancora e la ragazza, non volendo fargli sapere che aveva pianto, alzò le spalle con aria di indifferenza: non sapeva che il suo nasino rosso e gli occhi gonfi la tradivano.
 
James la ringraziò velocemente prima di precipitarsi a chiedere aiuto a qualcun altro, sparendo così come era comparso. Mentre chiedeva informazioni due scompartimenti più in là, si ricordò di essersi dimenticato di nuovo di chiedere il nome a quella ragazza.
 
Fu solo dopo quindici minuti e un eventuale tremendo incidente scampato per poco che James si riaffacciò allo scompartimento della rossa, per chiederle finalmente:
-Ciao, sono di nuovo io, James. Come ti chiami?
 
 
-Sai, quelli del primo anno non sono ammessi nella squadra di Quidditch, ma io sarò l’eccezione. Mio papà dice sempre che sono fortissimo.
 
L’unica risposta che ricevette fu un leggero sbuffo. Lily non aveva capito del tutto quello di cui parlava James e normalmente avrebbe chiesto spiegazioni allo sconosciuto o, al massimo, a Severus.
Questo però non era un giorno normale.
Questo era il giorno in cui sua sorella l’aveva chiamata mostro per la prima volta. Sua sorella, la stessa che ogni Natale le lasciava l’ultima fetta della crostata, la stessa che le spiegava centinaia di volte qual era il modo più bello di mettere i lacci alle scarpe e, quando ancora Lily si confondeva e sbagliava ad infilarli, Tunia sbuffava leggermente, le toglieva le scarpe di mano e li metteva lei.
A quel tempo, Lily credeva ancora che sarebbe riuscita a riallacciare i rapporti. Forse perché non capiva che non era semplice disprezzo, quello scaturito dall’invidia della sorella.
Era vero e proprio odio.
Probabilmente anche Petunia non l’aveva ancora capito.
Le lacrime ormai asciutte di Lily, però, non erano dovute al suo dolore ma alla sua rabbia, che era diretta in parte con sua sorella, perché la lasciava partire per la sua nuova avventura senza aver chiarito, in parte con Severus, per averla convinta a leggere la lettera e quindi averla allontanata ancora di più da Tunia.
 
-Qualcosa dal carrello, pischelli?
 
Una ragazza che avrà avuto massimo vent’anni si affacciò al loro scompartimento: era vestita da babbana e masticava una gomma, impegnandosi al massimo per sembrare più menefreghista possibile. Nel corridoio aveva un carrello pieno di dolci che Lily non aveva mai visto.
 
A James si illuminarono gli occhi e subito cercò nelle tasche qualche spicciolo per comprare dei dolcetti e anche a Lily non sarebbe dispiaciuto affogare la sua rabbia e il suo dolore nel cibo.
 
-Tutte le cioccorane che posso comprare con queste.
Disse il ragazzo, tirando fuori tre monete d’argento.
 
La ragazza sorrise e contò nove rane incartate in un foglio dorato.
 
-Per te invece?
Lily frugò nelle tasche fino a racimolare qualche spicciolo.
-Anche per me cioccorane.
Era l’unico dolcetto di cui sapeva il nome.
La signora col carrello si dileguò, diretta verso altri scompartimenti e Lily e James si dedicarono ai loro dolci.
 
-Chi hai trovato nella tua figurina?
Chiese il moro, con la bocca tutta sporca di cioccolata.
 
-Bathilda Bath. Chi è?
I suoi occhi stavano già scorrendo la descrizione quando James le rispose.
 
-Meh, una studiosa di Storia della Magia. Non dei migliori. Vuoi Joey Jenkins? I giocatori dei Cannoni di Chudley ce li ho già tutti.
 
Lily si mise a leggere la descrizione di Jenkins, infinitamente più interessante di quella di Bathilda.
-Quindi... cos’è il Quidditch?
 
Lily Evans per anni non avrebbe dimenticato la faccia che fece James quando se ne uscì con questa domanda.
 
-Avevo capito che eri una Nata Babbana, ma... non conoscere il Quidditch? Come fate voi babbani senza lo sport più bello che sia mai stato inventato?
 
-Oh, mio papà segue le partite di calcio!
 
Nei seguenti venti minuti, ovviamente, seguì una fitta discussione su quale sport fosse il migliore e alla fine, sebbene James non fosse eccessivamente convinto, decisero che era un pareggio: nel Quidditch si può volare, ma il calcio è possibile guardarlo da casa.
 
Lily era quasi riuscita a dimenticare la sua litigata con Petunia grazie al ragazzino esuberante ed eccessivamente appassionato di Quidditch che si trovava davanti a lei, quando la porta dello scompartimento si aprì ed entrò un altro bambino che avrà avuto più o meno la loro età e si sedette accanto a Lily.
 
Tutta l’attenzione di James si focalizzò sullo sconosciuto, che invece sembrava convinto di essere l’unico essere vivente dello scompartimento.
-Ciao! Io sono James!
-Ciao! A me non importa.
La risposta dell’ultimo arrivato, in un tono stridulo usato palesemente per fare il verso a James, non fece altro che renderlo più interessante agli occhi dello stesso James, che gli sorrise apertamente.
 
-Anche per te una brutta giornata? Voi due potreste andare d’accordo.
Disse, indicando Lily, che stava ancora scrutando lo sconosciuto.
 
E la verità è che probabilmente sarebbero veramente potuti andare d’accordo, tutti e tre. Se solo in quel momento non fosse entrata un’altra persona.
 
-Lily!- esclamò Severus, sedendosi di fronte a lei.
-Non voglio parlare con te.
-Perché?
-Tunia mi... mi odia. Perché abbiamo letto la lettera di Silente
-E allora?
-Allora è mia sorella!
-È solo una...
Lily si portò una manica al viso, nel tentativo di asciugare la lacrima traditrice che cercava di sfuggire dal suo occhio sinistro.
-Ma ci stiamo andando! Stiamo andando ad Hogwarts!
Disse con entusiasmo il ragazzo, che cercava di far tornare il sorriso che adorava tanto sul volto dell’amichetta e, incredibilmente, riuscendoci.
-Speriamo che tu sia una Serpeverde.
Gli altri due ragazzi, che fino ad allora avevano parlato tra di loro, ignorando l’ultimo arrivato, si girarono.
-Serpeverde? Chi vuole diventare Serpeverde? Io credo che lascerei la scuola.
James e quello che sembrava già il suo migliore amico, nonostante l’avesse conosciuto appena dieci minuti prima, adesso stavano schernendo Severus, che di certo non si comportava meglio di loro. Dopo l’ennesima offesa rivolta al suo amico, Lily ne ebbe abbastanza: prese per la manica della tunica il suo amico e si diresse alla ricerca di un nuovo scompartimento.
Lily si era proprio sbagliata. Quel James Potter non era “tutto sommato simpatico” e neanche gentile. Era solo uno sbruffone prepotente e mentre continuava a sentire la sua risata riecheggiare anche dietro alla porta dello scompartimento chiuso decise che non le piaceva. Non le piaceva proprio per nulla.
  
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