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Autore: Lady R Of Rage    15/09/2019    12 recensioni
"-Quaggiù potrete chiacchierare quanto vi pare. Nessuno vi sente. Nessuno vi asciuga le lacrime se piangete. Siete all’inferno, ragazzi: ma chi siamo noi per separare una così bella famigliuola?-
Non voglio, pensa Baby 5. Voglio andare via, io sono la promessa sposa di Don Sai della terra di Kano, e lui ha bisogno di me. Serra i pugni, come se avessero ricominciato a tirarle addosso spazzatura. Deve scegliere, a un certo punto – anzi, ha già scelto, ed è troppo tardi per recriminare."
Baby 5 ha scelto: non un nuovo inizio come moglie di Don Sai, ma l’inferno, la condanna perpetua, nelle viscere ghiacciate di Impel Down, assieme a coloro con cui è cresciuta.
Dopo il calderone di sangue bollente e i tormenti di Sadi-chan, solo un’eterna attesa accoglie la sconfitta Famiglia Donquixiote. In mezzo alla neve perenne, dove nemmeno i lumacofoni mantengono il contatto col mondo, senza più un Padroncino da seguire e amare, Baby 5 non si è mai sentita meno utile.
Eppure, prima di Sai, aveva chiamato “famiglia” i suoi compagni di cella. Sarà l’inferno a ricordarle perché.
[Accennate Baby 5/Sai, Trebol/Diamante, Senor Pink/Lucian]
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Baby 5, Donquijote Family, Gladius, Pica, Sugar
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Spoiler!, Tematiche delicate
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- Questa storia fa parte della serie 'Gli Alti E I Bassi Della Famiglia Donquixiote'
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Sogno E Realtà – I Tormenti di Impel Down, Inferno Ghiacciato

"It is not clear why we choose the fire pathway
Where we end is not the way that we had planned
All the spirits gather 'round like its our last day
To get across you know we’ll have to raise the sand
Oooh, I will ask you for mercy
I will come to you blind
What you’ll see is the worst me

I'm not the last of my kind"
(LP, Muddy Waters)



C’è Sai, tra la folla.
I suoi occhi sfuggono ai suoi quando lo guarda. Mi dispiace, ripetono le sue labbra, ma le grida degli spettatori ricoprono la sua voce. Mi dispiace, ti ho amato, ma qualcuno ha bisogno di me.
Sarebbero stati una famiglia. Ci sarebbero stati un matrimonio e un funerale. Poi si era ricordata che una famiglia ce l’aveva già, ci stava bene. Non era giusto. E gli avventori dei bar ancora in piedi parlavano di una “camminata della vergogna”: uno spettacolo da non perdere se non li conoscevi e gli volevi male. Mi dispiace, Sai. Spero che Miss Uholisia sia gentile con te.
Qualcosa di viscido e freddo le colpisce la faccia. Si frantuma contro la sua pelle, sprofonda nei suoi capelli, le brucia gli occhi come acqua di mare.
Perché, Sai? Lasciami stare. Ha le mani bloccate dietro la schiena, l’agalmatite pesa come tutto il palazzo reale – non respira, Sai, ti prego, basta.
Inciampa nelle pastoie e precipita dentro il pavimento molle come fango. Giù, sempre più giù, verso il profondo dell’oceano. Aiuto, urla, e una scia di bolle scompare verso la superficie.
Padroncino, urla. Padroncino. Buffalo. Trebol. Diamante. Pica. Monet. No, Monet è morta, non può aiutarla, perché deve essere sempre così stupida. Qualcuno mi aiuti. Mamma. Mamma. L’agalmatite si serra sulla sua carne e la morde fino all’osso. Baby 5 urla un urlo muto, mentre le lacrime incendiano i suoi occhi.

Le catene risuonano nella stanza. La luce fioca di una candela proietta le ombre delle sbarre contro il legno, lunghe e sottili come dita pronte ad agguantarla e schiacciarla. Come la mano gigante di Pica che la punisce per il suo tradimento – mi dispiace, ha riso anche lui, so che ti fa male, ma aveva bisogno di me. -Vorrei che potessi capire.-
-Con chi stai parlando?-
La Marine seduta al tavolo si sfila un orecchino dai corti capelli corvini. -Sono cinque minuti che blateri da sola, chiedi aiuto a chissà chi.- Alza gli occhi al cielo, come un’insegnante delusa. -Stai svegliando tutti. Tornatene a dormire.-
Baby 5 annuisce, deglutendo. Sarebbe bello dormire, se potesse. La prima sera si è svegliata cinque volte, e cinque volte si è riaddormentata solo per piombare di nuovo in catene appresso a Buffalo, mentre il popolo scornato di Dressrosa le tira in faccia verdure e uova marce e le urla addosso baldracca del Fenicotteromostro assassino. Il sudore le scorre nei capelli, sul petto, sulla schiena. Eppure ha la pelle d’oca, e guarda con invidia la giacca in cui la Marine è avvolta.
-Non siate così dura. La ragazza è spaventata. L’hanno umiliata, ti ricordi?-
La seconda Marine siede accanto all’oblò, un fucile buttato sulle ginocchia grassocce. Ha i capelli verde pistacchio, ricci e spessi come quelli di Buffalo. Un fiocco dello stesso colore pende sopra la camicia fucsia, sotto la giacca con le mostrine. La mora le scocca uno sguardo sprezzante, quasi pietoso.
-È stato cinque giorni fa. Mi aspettavo di meglio da un’ufficiale di Donquixiote.-
La Marine dai capelli neri sorseggia qualcosa di fumante da una tazza, e la bocca di Baby 5 si riempie di saliva. Darebbe il suo Frutto del Diavolo per un sorso, e magari una bella sigaretta. La aiuterebbero a dormire.
-Non tutti sono come il capitano,- dice l’altra. -Molti sono orfani, raccattati da ambienti terribili. Il più giovane ha sedici anni. Sono tutti ridotti più o meno come questa.-
Sospira, appoggia la fronte alle dita. -Che gente. Anche questa è giovane. L’avranno presa da bambina, come minimo. Quanti anni hai, cara?-
-Ventiquattro,- grugnisce. -Avevo cinque anni quando mi hanno trovata.-
La mora scuote la testa. -Le ciurme dei pirati non sono un posto per una bambina. Dovremmo parlarne con la Viceammiraglia Tsuru. Sradicare la pirateria alla radice, è questo che ci vuole.-
-Voi non li conoscete,- ansima Baby 5. -Mi hanno dato un posto. Posso essergli utile.-
-Abbassate la voce. Ci sono altri prigionieri. L’uomo con il tutore dorme molto male.-
-Si chiama Diamante, ha un nome.-
La voce di Baby 5 è molto più sottile di quanto lei volesse. Si copre la bocca con le dita, arrossendo, e appoggia la guancia al pavimento. Le Marine si guardano l’una con l’altra.
-Diamante, quel disgraziato.- La donna dai capelli verdi guarda dall’oblò, verso la luna piena. -Sbava come un neonato e trema come un vecchietto. E pensare che prima faceva il gladiatore. Non augurerei un collo rotto al mio peggior nemico.-
-Ditemi che starà bene.- Baby 5 solleva la faccia dal pavimento. -Non ho potuto impedirlo, nessuno ha potuto. Stiamo andando a Impel Down. Quel Kyros l’ha fatto apposta, lo sapeva!-
Kyros, il guerriero con una gamba sola che ha sconfitto lei e Buffalo come fossero stati due insetti. Una volta ha sognato anche quello: Diamante cade all’indietro, precipita verso il palo nascosto tra i girasoli, sbatte la nuca e piomba in mezzo ai fiori con la testa piegata di lato. Una tomba triste, per una principessa di Dressrosa, ma sufficiente per una vendetta postuma. Sogna i denti serrati di Buffalo mentre Kyros gli torce il collo come a un porco, il sangue sul petto di Dellinger e sulla lama del demone che l’ha abbattuto, le fiamme che divorano Trebol e l’urlo stridulo di Pica che precipita tra i frammenti della statua di sé stesso. E gli occhiali del Padroncino in frantumi mentre sprofonda nel suolo di Dressrosa, sconfitto per ultimo come tutti gli altri.
-Non mi sorprende che abbiate paura. Impel Down non è un bel posto.- La mora beve un altro sorso e si pulisce le labbra con un tovagliolo. -Il tuo amico non può biasimare che sé stesso. Lo stesso vale per te. Disertare all’ultimo minuto: astuta quanto forte.-
-Non volevo. Lo amavo, ma sono tornata da loro,- ripete Baby 5, e sbatte le ciglia freneticamente. Vorrebbe essere forte come si confà a una vera Piratessa di Donquixiote; ci riesce di giorno, ma ad ogni nuovo risveglio se ne dimentica, e deve ricordare a sé stessa che ormai è andata.
-Torna a dormire, cara,- dice la Marine in verde. -Ormai è fatta. Pensa che il peggio non è ancora iniziato.-
Baby 5 si morde il labbro: non può piangere, non può urlare, eppure è tutto che preme per uscire. Si accuccia in mezzo all’agalmatite e nasconde il volto nelle braccia.

La cella è larga come una bettola, cinta da sbarre di agalmatite spesse come il suo braccio. Le mura sono bianche di ghiaccio, come tutto il resto. Solo un piano rialzato spezza la monotonia.
Le gambe di Baby 5 tremano nella neve, e afferra di scatto l’uomo in uniforme alla sua destra.
-Adesso potrai riposarti,- dice, ma non c’è affetto nelle sue parole. -Sadi-chan ci è andata forte, con te? Ti ha tagliuzzato da dentro e richiuso da fuori?-
Baby 5 mugugna un no, strofinando le mani contro le guance umide di neve. La diavoletta sembrava triste, mentre le slacciava i pesi dalle caviglie. -Speravo in un bel piagnisteo. Mi avevano detto che eri la più debole della compagnia.- Le avrebbe sputato in faccia, se avesse avuto saliva nella bocca. Poi avevano slacciato le catene ai suoi polsi e si era ritrovata a terra, rannicchiata in ginocchio come un pupazzo buttato via.
-Ecco qua. Tutti insieme appassionatamente.- La voce viene dalle sue spalle, ma Baby 5 non ha voglia di voltarsi. -Quaggiù potrete chiacchierare quanto vi pare. Nessuno vi sente. Nessuno vi asciuga le lacrime se piangete. Siete all’inferno, ragazzi: ma chi siamo noi per separare una così bella famigliuola?-
Non voglio, pensa Baby 5. Voglio andare via, io sono la promessa sposa di Don Sai della terra di Kano, e lui ha bisogno di me. Serra i pugni, come se avessero ricominciato a tirarle addosso spazzatura. Deve scegliere, a un certo punto – anzi, ha già scelto, ed è troppo tardi per recriminare.
Le sue gambe cedono di nuovo quando la porta viene aperta, e mani brusche e strette la afferrano, spingendola in avanti. La buttano sulle ginocchia contro la pietra, fredda abbastanza da bruciare attraverso la sua brutta uniforme a righe.
Baby 5 contiene l’urlo in uscita e striscia via dall’ingresso per far passare gli altri. Trebol ha le braccia strette attorno al corpo, le labbra e il mento sono striati da moccio secco e marrone. Machvise si volta sul fianco per passare dalla porta. Tiene sulle spalle Jora e Dellinger come fossero sacchi di patate, ma li depone contro il muro lentamente, uno di fianco all’altra. Lao G si copre il naso con la mano sinistra; il braccio destro giace sulla spalla di Gladius, che batte i denti ad ogni passo. L’acqua che gli gocciola dagli abiti si mescola sul pavimento al sangue che scorre dalle cosce di Buffalo. Diamante giace fra le braccia dell’uomo-elica, occhi chiusi, capelli impigliati nel collare cervicale e braccia strette al petto. Sugar piomba a sedere accanto alle sbarre: le maniche dell’uniforme scorrono oltre le mani, penzolando ad ogni suo respiro, e le gambe della tuta sono ripiegate attorno alle caviglie. Se
ñor Pink si regge la mascella con le mani.
Dovremmo essere tutti, pensa Baby 5; ma il guizzo di sollievo viene interrotto dalla voce di Gladius.
-Siamo in undici.- Starnutisce, e usa la manica per pulirsi il naso. Le mani di Diamante stanno tremando, persino più del solito. Buffalo lo appoggia contro il muro, e i lunghi capelli marroni ricadono sul suo volto sporchi e opachi.
-Dov’è Pica?- sputacchia il gladiatore liberandosi la faccia. La luce bianca della neve fa brillare più che mai i suoi occhi umidi. -Era con voi, che fine ha fatto?-
Machvise si guarda i piedi. -La donna con i pantaloni rosa lo ha fatto portare in un'altra stanza. Non l'ho più visto da allora-in.-
-Io però ho sentito lei. Ha detto “farò cantare questo soprano come si deve, o non mi chiamerò mai più Sadi-chan”.- Gladius gli appoggia una mano sulla spalla, scosso da un brivido. Baby 5 serra i pugni, i denti, e vorrebbe serrare anche gli occhi per non vedere Diamante, i suoi occhi lucidi, le braccia tremanti che si chiudono attorno al suo petto come se avesse ancora un mantello d’acciaio in cui avvolgersi.
-La ucciderò,- dice tra i denti. -Scharlett dovrà conschiderarschi fortunata.-
Serra i denti, contraendosi in una palla. Le mani, racchiuse nelle manette, premono contro il suo petto. -Uuh…-
-Non fare sforzi. Sta giù. Pica starà bene, è uno tosto. Lo conosci meglio di tutti noi.-
Come se Machvise non avesse camminato alle sue spalle, come se non avesse visto. Pica è roccia, ma non è invulnerabile: il Cacciatore di Pirati lo sa, e lo sa anche tutta Dressrosa dopo la camminata della vergogna.
Baby 5 scuote la testa. Andrà tutto bene. Siamo tutti insieme, e presto lo rivedremo. Siamo la Famiglia Donquixiote e nessuno ci butta giù. Vorrebbe dirglielo, ma non ha voce. Trema sotto la stoffa grezza che la copre, appoggiata alle sbarre.
C’è un silenzio strano, sbagliato, in quelle quattro mura, intervallato solo dai gemiti della sua famiglia bruciata e martoriata. La neve ricopre il paesaggio in lontananza, i contorni svaniscono nel bianco abbagliante, ma non un refolo di vento ne solleva i frammenti.
Gladius si stringe nelle braccia, scosso da un brivido. Senza maschera, la sua pelle è pallida come l’alabastro. Venuzze nere, spesse come la traccia di una matita, percorrono il suo volto.
-Cerchiamo di capire. Sugar, palmi ustionati. Dellinger, stessa cosa alle piante dei piedi.-
-Siamo fratelli di tortura!- Il ragazzo stringe il polso di Sugar e lo solleva verso il soffitto della cella. Sugar lo strappa dalla presa. -Muori ammazzato,- ringhia.
-Ma è vero!- Dellinger incrocia le braccia. -Guarda bene, Sugar, e vedrai che hai le mani come i miei piedi.-
-Te le metterei addosso, queste mani,- sibila Sugar. Un mucchio di neve giace al suo fianco come una borsetta: si arrotola le maniche e vi appoggia i palmi, serrando i denti. -E dopo tocca a quella maledetta Sadi-chan. Le tirerò il collo come la gallina che è.-
Gladius annuisce, tirando su col naso. Baby 5 non può biasimarlo: neanche a lei va di cominciare. Le pietre sono dure, fredde, ma dovrà dormirci.
-Poi hanno rotto il naso a Lao G, la mascella di Pink con la… come la chiamavano?-
-Pera dell’Agonia. Con la “G”.- Il vecchio da una pacca sulla spalla a Señor, e l’uomo più giovane lascia ricadere le spalle in un respiro rassegnato. Si batte il palmo sulla pancia, taglia l’aria con la mano, scrolla le spalle come se in fondo andasse bene così.
-Con Diamante hanno usato gli spunzoni ardenti,- continua Buffalo. -Pica… ho visto che lo frustavano, ma non sembrava: non ha fatto un verso.-
-Schtupido figlio mio, uhh.- Diamante serra le mani contro il proprio petto, dai denti serrati sfugge un gemito stridulo. Gliene mancano almeno tre – e gli manca Pica. Baby 5 deglutisce, pregando non si sa chi che il suo gigantesco fratello stia bene. Era entrato per primo nel calderone ardente (“sono pietra, non mi brucio, e qualcuno lo deve fare”) e ne era uscito livido e tremante, mentre i carcerieri si piegavano in due dalle risate e chiedevano ai superiori se Domino non avesse convocato un coro lirico per passare il tempo.
Come se non ci avessero già umiliato. Come se non volessero farci altro male dopo. Jora stringe il polso floscio di Diamante, lei che sola tra loro può immaginare cosa stia passando, e indica con l’altra mano le gambe.
-Mi hanno guastato le caviglie per bene-zamazu.- La vecchia si tiene Dellinger vicino come se non volesse lasciarlo mai più. -Poi ti hanno dato fuoco ai peli sul petto, e Baby 5?-
-I pesi…- sussurra. -Non è nulla, giuro. Passerà.-
-Passerà a tutti.- Gladius tira su col naso, pulendosi un filo di moccio dal naso adunco e bianco, e Trebol scuote la testa facendo dondolare i capelli unti. -Cosa fai, mi imiti? Ne, Gladius, io sono l’originale e il solo.-
-Ho il raffreddore, che colpa ne ho?- Colpisce il pavimento con un pugno e tira di nuovo su. -Sangue bollente nel calderone, acqua gelida con Sadi-chan, ed eccomi qua. In questo momento venderei la tua testa per una tazza di tè.-
-Ne!- Trebol tira fuori la lingua, tossendo. -Però non c’è il tè. C’è la neve, possiamo darti quella. Neve solida, sciolta o a metà strada. Quel che vuoi tu, behehehe.-
Si interrompe, in preda ai colpi di tosse. Ha la bocca spalancata, e si percuote il petto con la mano chiusa a pugno senza coprirsi con l’altra.
-Cosh’era?- biascica Diamante.
-Una cosa da niente. Torna a dormire, Diamante mio.-.
-Non sch…- il gladiatore emette un rumore gutturale, come un gatto che sputa una palla di pelo, -schtavo dormendo. E schei… troppo vicino.-
Trebol si pulisce la bocca con la manica e colpisce la spalla di Diamante con il palmo, il naso quasi incollato alla sua guancia. -Ne, dovresti. Io un sonnellino me lo faccio volentieri. Tanto cosa succederà, quaggiù? Non possono tornare a tirarmi le braccia con quell’affare, ne?-
Anche Baby 5 ha un “fratello di tortura”: e Trebol è scheletrico, curvo, dall’andatura ingobbita, non ha i muscoli sottili e la velocità che ha lei. Il minimo che può fare per essere utile, a questo punto, è non dare fastidio. È ancora troppo strano, troppo sbagliato, per fare davvero male.
-Se potessi dormire anch’io?-
-Dormi pure.- Lao G non si volta a risponderle. -Qui nessuno ti guarda, puoi fare quel che ti pare. Guarda, con…-
…con la “G”. Baby 5 forma un cuscino con le braccia, reclinandovi sopra la testa. Sono all’Inferno, e da qua non si scappa. Se non altro, magari il freddo terrà lontani gli incubi.

A.A.:
Ogni madre degenere sa che alla fine giunge il momento di andare fino in fondo. Eccomi dunque qui, pronta a sottoporre i Miei Figli ad ulteriori, irrinunciabili sofferenze. Impel Down è proprio il set giusto per un'opera del genere, ma sarà il tempo a decidere se e come la Famiglia più disastrata dei mari saprà cavarsela o no. 
Qualche appunto: 
- La storia nasce come sequel di La Leva Cala, one-shot in cui Doflamingo e la sua famiglia venivano puniti dal popolo scornato di Dressrosa con una camminata della vergogna in piena regola. Quello che si deve sapere anche senza leggerla è che 1. Baby 5, vedendo la sua famiglia in pericolo, abbandona Don Sai per salvarli, ma viene arrestata e sceglie di seguirli fino all'inferno restituendo Sai alla sua promessa sposa, e 2. Dopo il colpo subito dalla tomba di Scarlet, Diamante ha una grave lesione alla colonna vertebrale che gli causa tremori alle mani, perdite di bava e fatica nella parlata. Per questo porta un collare cervicale. (Ah, e ha un rapporto padre-figlio con Pica nonostante abbiano cinque anni di differenza, ma qui si vedrà come funziona esattamente la cosa). 
- Verranno sviluppati passati e rapporti di tutti i personaggi (cosa che Oda aveva intenzione effettivamente di fare, come era stato per Se
ñor Pink),  secondo la mia versione dei fatti. Tra gli altri ci sarà il rapporto di Baby 5, personaggio PoV designato, con il resto della ciurma, quello tra Sugar e Monet, e quello materno di Jora verso Dellinger. 
- Un ringraziamento speciale a Yellow Canadair, la cui Storie Dal Rifugio Di Pietra (angst di primissimo livello per i fan di Rob Lucci e del CP9) mi ha ispirato ad andare fino in fondo. Non ero sicura di voler pubblicare una storia troppo forte, ma vedere la tua, bellissima e piena di dolore, mi ha dato coraggio. Grazie davvero, sei dolcissima. 
- Pica se la caverà. Deve soffrire ancora assieme a tutti gli altri. 
Alla prossima. 
Lady R.
  
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