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Autore: TheManiae    15/09/2019    0 recensioni
Due nuovi nemici scendono in campo, e stavolta sono molto più potenti e pericolosi di qualsiasi altri affrontati prima d'ora. I nostri eroi dovranno unire le forze e scavare dentro l'essenza dei loro Miraculous, o il mondo pagherà il prezzo più alto:
La Fine.
Genere: Azione, Commedia, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Altri, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 9: Meditazione



Nino scese lungo la scalinata di pietra, non senza parecchia ansia. A ogni passo cercava di non guardare verso il basso, nell'abisso di roccia sottostante.

«Chi diamine ha pensato a una prova in un posto del genere?» mormorò, mentre scendeva un gradino particolarmente stretto, tenendo la mano sul muro. Come a volergli rispondere, il gradino si staccò dalla parete.

Nino lanciò un grido e si aggrappò agli scalini, restando a penzoloni con le gambe. Lo scalino traditore precipitò per un numero apparentemente infinito di metri, schiantandosi infine sulle rocce sottostanti e frantumandosi in tanti piccoli pezzi. La paura di finire come quel pezzo di pietra diede la forza al giovane di sollevarsi e continuare a scendere, stavolta misurando attentamente ogni passo.

Dopo quelle che parvero delle ore, finalmente raggiunse la fine della scalinata. Appena superò l'ultimo gradino, si lanciò a terra e cominciò a baciarla come se fosse la cosa più bella che avesse mai visto. Era talmente preso dalla beatitudine di trovarsi di nuovo sul suolo che si accorse della figura davanti a lui solo dopo diversi secondi.

«C-Chi sei?» chiese, scattando in piedi e mettendosi in posizione d'attacco. La figura nella nebbia non si mosse, restando immobile, seduta nella nebbia.

Passarono diversi secondi di imbarazzante silenzio, dove nessuno dei due sembrava volersi muovere. «Mi senti? Ti ho chiesto chi sei.»

Nuovamente la figura rimase ferma.

Capendo che qualcosa non andava, il giovane si avvicinò. Scoprì che la figura altro non era che una statua seduta in posizione di meditazione, con la testa china e le mani unite sopra le gambe incrociate. La nebbia attorno a lui si ritirò, e Nino vide altre statue simili, che circondavano un grande stagno d'acqua placida e verdognola, piena di ninfee e giunchi verdi.

Questo molto probabilmente doveva essere il luogo per la prova di cui le aveva parlato Ladybug, ma non riusciva a vedere nulla di particolarmente strano, eccetto quelle inquietanti statue. Notò che al centro dello stagno c'era una strana roccia nera.

Non sapendo che altro fare, ci balzò sopra e attese che accadesse qualcosa. Ovviamente non accadde assolutamente nulla.

«Ah. Pensavo che sarebbe successo qualcos-AAAH!» La roccia sotto di lui si mosse all'improvviso, alzandosi di colpo. Nino lanciò un grido e cadde in acqua. Quando tornò a galla, la scena che si trovò davanti lo lasciò senza parole.

La roccia si era innalzata di diversi metri sopra l'acqua, rivelando un intricato disegno di geometrico nero con linee verdi. Una grande testa rugosa emerse dall'acqua, la pelle verde scuro coperta di licheni e piante acquatiche. I due piccoli occhi color oliva si puntarono su Nino, e il becco affilato si aprì lentamente. La lingua rosea si mosse mentre parlava lentamente. «Benvenuto Nino. Ti aspettavo da parecchio.»

Nino rimase qualche secondo in silenzio. In parte si aspettava una cosa simile. Dopotutto era dentro un oggetto magico antichissimo. Dall'altra parte era incredibilmente spaventato ed eccitato per l'immensa creatura che gli stava davanti. Infine, sentiva di riconoscere quella voce.

«Wayzz? Sei tu?»

L'enorme testa annuì, l'acqua che gocciolava lungo le grinze della pelle. «Si. Questa è la mia vera forma. Almeno, la forma che la mente umana percepisce.»

«Wow. Sei...» Nino non sapeva esattamente cosa dire. «Grande.»

L'antica tartaruga emise una serie gorgoglii rapidi ma profondi che fecero tremare l'acqua. Nino intuì fosse una risata, o quanto meno la cosa più vicina a una risata che avesse una creatura magica grande come un camion.

«I tuoi predecessori mi hanno chiamato in molti modi. Maestoso, Saggio, Imponente e Sapiente. Tu sei il primo ad avermi detto una cosa simile.»

Per un istante, Nino ebbe paura di aver già sbagliato, ma subito fu sollevato quando sentì Wayzz ridacchiare ancora.

«Quindi... in cosa consiste questa prova?»

La tartaruga abbassò la testa fino al livello di Nino, fissandolo con un occhio pieno di antica conoscenza e saggezza. Sotto quello sguardo, Nino mandò giù un groppo di saliva, leggermente impaurito.

«E' molto semplice. Devi meditare su chi sei sul perché combatti.»

«Ah, nulla di più semplice insomma. Ottimo, pensavo peggio.»

«E pensavi bene.» Wayzz sollevò il capo e puntò lo sguardo alla riva. «Vedi queste statue? Loro sono i Portatori che hanno tentato la prova ed hanno fallito, e lo stesso accadrà anche a te se non riuscirai. Eterni ricordi del fallimento.»

Nuovamente, Nino sentì il gelo della paura penetrare nella spina dorsale.

«Sei sicuro di volerlo fare? Non c'è disonore nel rifiutare.»

Nino contemplò l'idea per qualche secondo. In fondo, quanto poteva essere difficile quella prova? Doveva solo meditare. Eppure, rivolgendo uno sguardo alle statue, notò che molte di loro avevano l'aspetto di uomini e donne dell'aria molto saggia. Se loro non ce l'avevano fatta, lui che possibilità aveva?

Eppure ripensò a quello che Chat Noir e Ladybug gli avevano detto riguardo quei due demoni. Il potere che brandivano era incredibilmente superiore al loro. Se volevano avere una minima possibilità di batterli, dovevano rischiare.

«Lo farò» esclamò.

«Bene.» Wayzz annuì lentamente, e a Nino sembrò quasi che stesse sorridendo. «Bevi un sorso dell'acqua di questo lago e assumi la posa da meditazione.»

Nino obbedì. Mise le mani a coppa e le immerse nell'acqua. Era tiepida, e aveva un sapore simile alle ciliege. Si sedette e incrociò le gambe, unendo le dita e raddrizzandosi la schiena.

«Ora respira lentamente. Concentrati sul motivo per cui vuoi essere un eroe.»

E Nino lo fece. Ripensò intensamente a tutti i momenti in cui aveva combattuto assieme a Ladybug, Chat Noir, Queen Bee e Rena Rouge. Soprattutto Rena. Ogni volta che appariva uno dei due eroi a consegnargli il Miraculous sentiva qualcosa nel cuore. Cos'era? Altruismo? Ricerca di fama? Volontà di farsi notare? Gentilezza?

Però qualcosa gli disse che stava sbagliando. Non era quello a spingerlo. Era qualcosa di legato alla sua famiglia e ai suoi amici.

Ma chi erano i suoi amici? Aveva degli amici?

Aprì gli occhi di scatto, e con orrore vide le sue gambe trasformate in pietra. La pelle e i vestiti si trasformavano rapidamente in solida roccia grigia, risalendo dal basso ventre. Guardò Wayzz e urlò per chiedere aiuto, ma la voce era bloccata e non uscì alcun suono. Il suo intero corpo si era irrigidito ancora prima di trasformarsi del tutto.

«Calmati Nino» esclamò Wayzz, con tono imponente ma dolce. «Concentrati. Devi concentrarti.»

Nino sentiva il cuore battere così forte nel petto che pensava sarebbe schizzato fuori, ma cercò di controllarsi. Fece brevi e rapidi respiri all'inizio e poi ne fece lunghi e profondi. Chiuse nuovamente gli occhi, tentando di concentrarsi sui suoi amici.

Li ricordava, eppure apparivano come sconosciuti. La ragazza dai capelli blu, quello coi capelli biondi e il resto della classe. Li vedeva, riconosceva i loro volti, eppure ogni secondo che passava la sua memoria lentamente scivolò via, finché quei volti familiari divennero meno che sconosciuti. Aveva mai avuto degli amici?

Allora ripensò alla sua famiglia. Ancora una volta quei volti erano familiari, e nel suo cuore Nino sapeva di amarli. Ma in un tempo che parve lungo pochi istanti e decine di anni, le loro memorie svanirono come fumo nel vento, finché non riuscì nemmeno a ricordare i loro volti.

Pianse. Non aveva più memoria di nulla e non sentiva alcuna emozione, nè positiva nè negativa. Eppure piangeva. La pietra aveva raggiunto il petto e stava risalendo lungo il collo.

Eppure, avvenne qualcosa di inaspettato.

Un ricordo entrò prepotentemente nella sua mente. Una volta, tanto tempo fa, quando era più piccolo. Una ragazzina castana gli aveva rubato l'orologio che sua madre gli aveva regalato, e lui si era messo a piangere sui gradini della scuola. Poi una mano si era posata sulla sua spalla, e lui alzando lo sguardo aveva visto un volto bellissimo, occhi marroni incorniciati da folti capelli rossi.

Quella ragazza lo aveva consolato, e quando lui le aveva spiegato cos'era successo, era andata personalmente dalla ragazzina castana. Era tornata con un livido sulla guancia e l'orologio, sorridente. Eppure, in quel momento, a Nino non era importato nulla dell'orologio. In quel momento, l'unica cosa importante era quella ragazza.

Quella ragazza...

Quella ragazza...

Alya!

Come uno tsunami, i ricordi invasero la sua mente. Ogni singolo momento vissuto assieme all'amica, le passeggiate, i gelati, i momenti tristi, i momenti felici. Ricordava quando stavano vicini, quando sentiva il volto diventare caldo e il cuore battere nel petto.

E ricordò tutte quelle volte in cui lei era stata in pericolo. Era stata rapita da molti akumizzati, e ancora più volte si trovava sulla zona della battaglia, così vicino che più volte aveva rischiato di essere ferita, e un paio di volte era anche successo.

Una volta era andata a casa sua con un grosso taglio sul braccio. Lui l'aveva curata e bendata, rimproverandola che doveva fare attenzione e di smetterla di cacciarsi nei guai.

"Starò bene finché ci sarà il mio eroe ad aiutarmi" aveva risposto lei, prima di baciarlo.

E ripensando a questo, Nino capì perché voleva essere un eroe. Perché doveva essere un eroe. Per proteggere le persone. Per proteggere gli amici e la famiglia. Per proteggere lei.

La pietra aveva quasi coperto la testa quando si fermò. Delle crepe si crearono sulla superficie, allargandosi e moltiplicandosi, emettendo una pallida luce verdognola. Quando la luce si spense, la roccia si staccò, sbriciolandosi nel vento e trasformandosi in polvere.

Nino cadde all'indietro. Prese ampie boccate d'aria, come se non respirasse da mesi. Con una mano posata sul petto per calmare cuore e polmoni, guardò Wayzz. «Come... come sono...»

La tartaruga non rispose. Si limitò ad avvicinare l'enorme capo e a muovere le labbra in quello che pareva un sorriso. La nebbia si avvicinò, e prima che Nino potesse dire qualcos'altro, si ritrovò nelle tenebre. L'ultima cosa che vide furono i grandi e antichi occhi di Wayzz.

 

 

 

Preparatevi. Il prossimo capitolo sarà intenso e brutale. Ihihihih.
-La Follia mi scorre nelle vene

 

   
 
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