Storie originali > Fantasy
Segui la storia  |       
Autore: ghostmaker    15/09/2019    1 recensioni
La Grande Guerra è stata vinta dall'esercito del Regno di Tera, ma è davvero iniziato un nuovo periodo di pace? Tradimenti, amori, inganni e tragedie scuotono le famiglie reali e la loro risoluzione chiarirà se è davvero giunto il momento di essere in pace con tutti. Ma la fine di una guerra, spesso, porta con sé anche il desiderio della vendetta!
[Storia partecipante alla challenge “Pagine di una storia infinita” indetta da molang sul forum di EFP]
Genere: Avventura, Azione, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'L'Imperatore dei Cinque Regni'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
È una bella mattina, il piccolo Ten apre gli occhi per il profumo di ciambelle che proviene dalla sala da pranzo, si veste velocemente e corre verso quel delizioso aroma. Il vecchio maestro sta sorseggiando del latte e sgranocchiando dei teneri biscotti al miele, alza la testa e rimprovera bonariamente il bambino. «Ecco il dormiglione! Sono già le otto.»
«Le otto? Ma sono in vacanza!»
«Vacanza? Sei qui per lavorare mio caro poltrone.»
Ten raggiunge il tavolo, si siede sbuffando, ma quelle ciambelle gli cambiano l’umore. Addentandone una osserva: «Sono morbidissime!»
«Mangia quanto vuoi, le spese per mantenerti saranno il pagamento per il tuo lavoro» dice il vecchio maestro ridacchiando.
Ten non è per nulla infastidito, anzi risponde con la bocca piena: «Se mi date così tante ciambelle ogni mattina, l’affare è fatto.»

Finita la colazione, maestro e allievo iniziano i primi lavori nella villa e le cose da spostate e sistemare sono tantissime. Tra le mani di Ten passano oggetti di uso comune, ma soprattutto molti oggetti di cui non conosceva neppure l’esistenza e la sua natura curiosa lo spinge a fare una serie interminabile di domande. Il vecchio maestro spiega, in alcuni casi racconta aneddoti, ma per una teca risponde con poche parole: «È un ricordo.»
In quella teca c’è una catena di ferro che ha sulle estremità dei bracciali, è molto arrugginita e la prima idea del ragazzino è di buttarla via però è anche attratto da quell’oggetto che lui conosce solo per averlo visto disegnato su un libro. Ten nota che la chiusura di uno dei bracciali è mancante, tocca la vetrinetta per guardare la parte inferiore e da quel contatto inizia a sentire calore sulle sue mani, come se avesse toccato una fiamma accesa. Impossibile per il ragazzino non fare una domanda con risposta annessa. «Maestro, il vostro elemento magico è il fuoco, vero?»
L’anziano, salito su una scaletta per sistemare uno scudo, risponde senza voltarsi: «Sai che non posso svelarlo però posso rispondere “no” alla domanda.»
«Che strano,» dice Ten, «ho toccato la teca è sento provenire un forte calore dal suo interno.»
A quelle parole il vecchio maestro si gira di scatto rischiando di cadere, Ten si accorge di quel movimento goffo e innaturale e chiede: «Di cosa si tratta?»
Il maestro non può mentire, però nel corso del tempo ha trovato una soluzione per questo problema e risponde: «È un segreto.»
Ten è perspicace, capisce quando qualcuno evita un discorso e ridacchiando dice: «Maestro, voi avete troppi segreti, non me la raccontate giusta!»
«Ti prometto che ti racconterò la storia di quelle catene perché sono sicuro che hai capito che erano le mie in schiavitù.»
«E come dicevano a Tan, una promessa è sacra!» afferma con decisione il ragazzino.
«Giovanotto, cambiando discorso. Vai in cucina, preparati la merenda e puoi correre in biblioteca.»
Il vecchio maestro ha appena pronunciato la parola “biblioteca” e Ten è già sparito.



4° capitolo – Scacco matto



Rumori di passi, tacchi che picchiettano sul pavimento, voci bisbiglianti e qualche urlo; era impossibile per Aarde continuare a dormire. Indossata una veste, era scesa al piano inferiore del Castello Reale di Tera e davanti ai suoi occhi c’era un grande assembramento di militari, alcuni pronti a muoversi, altri sull’attendi mentre il comandante in capo Hebber ascoltava la Regina Wasa. «Com’è stato possibile che non ne sapessimo niente?»
«I nostri informatori sono quasi tutti impegnati per l’altro problema e nessuno poteva immaginare questo movimento di truppe di altri regni.»
«Ora qual è la situazione?»
«Questa notte ci hanno informato che un grosso reggimento dell’esercito di Apen si stava spostando verso il nostro confine. Ho iniziato immediatamente la mobilitazione delle nostre truppe per arginare qualsiasi tipo d’invasione mentre l’ammiraglio Raal sta pattugliando il Mare del Sud per dare supporto all’esercito in caso di attacco navale.»
La principessa, raggiunta la madre, chiese: «Vogliono di nuovo la guerra?»
«Se il mio rifiuto a quel principino sta scatenando quest’offensiva, Re Wit sta peggio di quello che pensavo!» rispose Wasa molto adirata.
Correndo a perdifiato Haag aveva raggiunto il suo comandante. «Signore, non è ancora chiaro cosa stia accadendo però ci hanno informati che l’esercito di Apen si è diviso in tre gruppi, uno è rimasto nella capitale, gli altri due stanno raggiungendo i confini: a sud con noi e l’altro a ovest con Tan. È arrivata anche un'altra notizia mentre attendevo comunicazioni dall’ammiraglio Raal. Un nostro informatore ha segnalato la partenza di navi da guerra di Metel, salpate questa notte da Port Pearl e dirette nel Mare dell’Ovest e che probabilmente ora saranno già arrivate.»
Le nuove notizie confondevano maggiormente le idee di Hebber che cercava di trovare una spiegazione plausibile. «Non c’è nessun senso in quello che stanno facendo. Se fossero venuti solo da noi, la prospettiva peggiore era un’invasione, ma da come si stanno disponendo, sembra quasi vogliano difendere i propri confini da qualcuno, che ovviamente non siamo noi. Adesso c’è in ballo anche la flotta di Metel che si dirige proprio dove vanno le navi di Apen.»
«Forse re Titan ha deciso di attaccare Apen e loro proteggono i confini ipotizzando che ci siamo anche noi di mezzo» disse Haag.
«Potrebbe essere così, ma perché spostare un terzo dell’esercito al confine con Tan? Torcon non attaccherebbe mai Apen e dopo il matrimonio dei principi dubito che Titan tenti un’invasione con il rischio di far muovere anche Dwr» rispose Hebber sempre più attorcigliato in mille pensieri diversi.


Le notizie dei movimenti delle truppe di Apen e delle navi partite da Metel erano giunte anche nel Regno di Tan durante la notte. Il comandante Turo si era subito attivato mettendo in atto le prime contromisure per una possibile invasione e nella sala di comando stava ascoltando il rapporto di un soldato.
«Signore, il generale Serpe comunica di avere raggiunto il Confine Ovest e dalle prime osservazioni sembra che dall’altra parte siano tutti fermi, il generale Standarto è al Confine Nord, segnala il passaggio delle navi di Metel, ma aggiunge che non sono appoggiate da un esercito di terra.»
«Grazie Matco, puoi andare.»
Cevalo, arrivato in quel momento, dopo aver ascoltato le relazioni provenienti dai suoi colleghi, chiese a Turo: «Possibile che Metel stia per attaccare Apen?»
«Come ti ho scritto questa notte il movimento di truppe e navi rappresenta un grosso problema per noi. La nostra unica soluzione è rinviare tutto alla fine di questa “crisi” perché se qualcuno di loro è scoperto, sarà la fine per tutti. Spero che anche gli altri abbiano ricevuto i piccioni viaggiatori che ho mandato» disse Turo con molta preoccupazione.



– Quindici ore prima –



Era passato un mese dal grande matrimonio e nel palazzo di Dwr si respirava un’aria diversa senza tutte le tensioni che si erano accumulate fin dal dopo guerra. La nuova coppia pareva felice, si potevano vedere insieme quasi tutto il giorno tranne che nelle ore in cui Oceanya partecipava nell’istruzione delle nuove reclute e che Torcon sfruttava leggendo antichi testi del Regno di Dwr. La Regina Cristalya era stranamente rilassata, di rado la si sentiva gridare per motivi futili e aveva addirittura iniziato a relazionarsi maggiormente con Glic, anche se la sua dote naturale di voler essere al centro dell’attenzione faceva in modo che il Saggio continuasse a tenersi per sé i suoi pensieri di politica estera.
Torcon era in biblioteca al ritorno di Oceanya nel palazzo. I due si erano promessi di mantenere una consuetudine che mostrasse la loro vicinanza e la principessa, appena entrata della sala, aveva baciato il marito. Dietro di lei, come un’ombra, c’era Eas, ormai diventata la sua guardia del corpo. In quel mese la gelosia di Eas era diventata quasi ossessiva, vedere Torcon e Ocenaya baciarsi la turbava, anche se la principessa le aveva detto chiaramente che fossero solo gesti di facciata, e spesso la si poteva trovare di notte dietro la porta della loro stanza intenta a origliare se i due sposini  fossero a letto a consumare la loro unione.
«Eas, puoi andare, adesso c’è il mio uomo» aveva detto Oceanya a Eas e quella frase, ripetuta ogni giorno, era come una coltellata nello stomaco per la ragazza.
«Mia Signora, se avrete bisogno di me, sono nella sala comune, devo finire di scrivere la lettera da mandare a casa» aveva risposto Eas mostrando il suo disagio con una smorfia eloquente.
Uscita l’ufficiale dalla biblioteca, Oceanya si era seduta davanti a Torcon che non poteva fare a meno di notare gli atteggiamenti ostili di Eas.
«Le hai detto come stanno le cose?»
«Certamente, ma lei vorrebbe starmi vicina in ogni istante, soprattutto nel letto durante la notte come puoi immaginare.»
Torcon, sporgendosi verso Oceanya, disse a bassa voce: «Devo andare a casa, non vedo mia madre da più di un mese e vorrei sincerarmi di persona delle sue condizioni.»
«Puoi farlo tranquillamente, sei sposato, e anche se ti può sembrare una tortura, non sei un prigioniero» rispose Oceanya sorridendo.
«Lo so, ma voglio vedere anche lei ed è un problema dato che mi posso muovere solo con la scorta armata di Dwr.»
«Per la scorta si trova la soluzione, ma il vero problema è che se una qualsiasi spia di mia sorella scopre che sei andato ad Apen non ci andrai di mezzo soltanto tu.»
«Di questo posso occuparmene io, però ho bisogno che sia questa notte.»
«Non partire prima del mio segnale» era stata l’unica raccomandazione di Oceanya.


Nel Palazzo Reale di Apen, invece, la situazione famigliare dei regnanti era soltanto peggiorata nell’ultimo mese. Re Wit aveva mantenuto il solito comportamento dispotico con chiunque, Willa girovagava nel palazzo vestita a lutto mentre Oak si rinchiudeva spesso nella propria stanza per scrivere delle lettere. Oak era seduto al tavolo e parlava con il generale Macan che aveva fatto chiamare lui stesso.
«Generale, ho appena finito di leggere una missiva proveniente dalle nostre spie e mi segnalano movimenti sospetti a Tan e a Tera. Per ora Panglito ed io abbiamo formulato soltanto delle ipotesi, però vorrei che teneste d’occhio i due confini e che le truppe siano messe in allerta per qualsiasi evenienza.»
«Mio Signore, gli ordini del Re sono di non tenere conto degli ultimi dispacci provenienti dalle nostre spie perché presume siano redatti da altri.»
«Conosco cosa ha detto mio padre, però crediamo che dovremmo dare almeno un certo peso a ciò che giunge da fuori del regno. Stare sull’attenti per niente è sempre meglio che scappare perché siamo stati distratti. Lei è uno dei generali più grintosi del nostro esercito e comprenderà certamente la mia preoccupazione.»
«Sì mio Signore, allo steso tempo sono anche un soldato e devo attenermi agli ordini del comandante supremo e per tanto dovrò comunicare al Nostro Re le nuove disposizioni.»
«Sono perfettamente d’accordo ed è per questo motivo che il comandante Panglito sta discutendo proprio in questo momento nelle stanze private di mio padre. Vi saranno date le nuove consegne in breve tempo, ho soltanto voluto accelerare le operazioni parlandone direttamente con voi perché le mie preoccupazioni per il regno e per il Re sono sempre prioritarie su tutto. Conto su tutti voi, potete andare Macan.»
«Grazie, mio Signore, non vi deluderemo mai» rispose il generale uscendo dalla stanza mentre Oak, terminato il colloquio, aveva ripreso a scrivere.
Il generale aveva quasi finito di scendere le scale quando gli era andato incontro proprio Panglito. Il comandante, prontamente, diede in mano a Macan un foglio firmato dal Re chiedendo: «Uscite ora dalle stanze del principe?»
«Sì signore, mi ha anticipato i cambiamenti delle direttive.»
«Bene, ho temuto che rinchiudendosi in quella stanza perdesse di vista il nostro compito primario, ma per fortuna i miei pensieri sono sbagliati. Nel foglio che vi ho consegnato ci sono le direttive approvate dal re. Ora devo correre dal principe per confermare la decisione del nostro sovrano.»
Panglito saliva le scale velocemente mentre Macan leggeva, a sommi capi, ciò che era scritto sul foglio, e giunto al portone disse a voce alta: «Ci mancavano solo i pirati!»


La nave di Capitan Blood era ancorata poco lontano dalle coste di Dwr. Nell’ultimo mese gli abbordaggi erano aumentati e i tesori arraffati superavano anche le attese della stessa Zedora. Tutta la ciurma, da giorni, soggiornava quasi ininterrottamente nella Casa di Lù e la padrona del bordello era più che felice di soddisfare le loro richieste con l’enorme denaro con cui le riempivano le tasche. La giovane Zai invece lamentava l’assenza del capitano e dei suoi modi gentili mentre le toccava servire quella marmaglia di maschiacci sempre pronti a inventarsi posizioni strane da provare a letto.
Sulla nave ogni momento era buono per schiamazzi, liti, spari e urla, ma quel giorno tutto l’equipaggio era sbarcato, il capitano ed Elonosia erano sole e per non essere disturbate Zedora aveva fatto issare le bandiere a strisce gialle, segnale che avrebbe tenuto lontano qualsiasi navigante perché significava che a bordo c’era un epidemia. Nel suo alloggio Zedora era seduta al tavolo intenta a scrivere l’ennesima missiva da affidare al piccione viaggiatore mentre Elonosia, sdraiata a letto, giocherellava con la nuova collana che le aveva regalato. Disse ridendo: «Capitan Blood, perché non mi raggiungete su questo comodo materasso?»
«Stai lì buona, sfacciata,» rispose Zedora sorridente al pensiero di cosa avrebbe fatto in seguito, «qualche istante ancora di pazienza, questi sono messaggi importanti.»
«Capitan Blood, guardate, deve avermi punta un’ape sul capezzolo, verreste a succhiare via il pungiglione?»
«Ragazzina, sei tremenda. Pensavo di essere io quella infoiata, ma tu mi batti di almeno mille leghe!»
«Capitan Blood…»
All’ennesima chiamata Zedora aveva buttato per aria calamaio e penna per fiondarsi sulla sua amante. «Adesso dovrai pagare pegno per avermi fatta bagnare il foglio!»
«Solo il foglio si è bagnato?»
«Tu devi essere una strega» disse Zedona mentre si spogliava. «Non so di quali incantesimi sei capace, ma di certo la tua bocca è in grado di eccitare un eunuco» disse il capitano infilando la sua lingua tra le “labbra” di Elonosia.


Nel regno di Tan il mese era passato senza grandi novità. La Regina Bruligida, dopo il giorno del matrimonio del figlio, non aveva più parlato e per i medici significava che le sue condizioni stavano peggiorando per colpa dell’ennesimo dispiacere. Fajro, ancora furente per colpa delle azioni di Torcon, era anche demoralizzato pensando a ciò che era successo con Aarde. Il suo atteggiamento così dimesso non poteva passare inosservato e un suo amico di vecchia data gli stava facendo visita con un'altra persona che il giovane principe aveva conosciuto sul ponte Nord/Ovest.
«Sono felice che stiate bene mio Signore» disse Cindroj sollevato nel vedere il ragazzo in buona salute.
«Questo è un testone, è difficile da abbattere» sentenziava Cevalo con una risata. «Come mai questa visita?» chiese Fajro stupito di vedere entrambi gli uomini.
«Io, come generale devo tenerti d’occhio, mi sono giunte voci che sei così distratto da dimenticare anche il tuo nome» disse Cevalo, poi, indicando Cindroj aggiunse: «Mentre lui è qui come uomo innamorato. Peccato che lei non lo sappia ancora.»
Cindroj era arrossito. «Perché svelate i miei segreti Cevalo, siete proprio inaffidabile come maestro.»
Fajro stava per chiedere chi fosse la ragazza di cui si era invaghito quando sopraggiunse nella sala Flame e al principe era bastato un attimo per avere la risposta al suo quesito senza neppure domandare.
Il viso della ragazzina era più rosso dello stemma di Tan, portava un vassoio con tazze da the tremando come una foglia e la prima parola che disse era così ingarbugliata che nessuno aveva capito in che lingua parlasse. Flame, imbarazzatissima per quella parola sbiascicata e intimidita dalla presenza di Cindroj, era corsa via tenendo gli occhi chiusi, ansimando si era seduta al tavolo nella sua stanza e aveva iniziato a scrivere una delle tante lettere che aveva redatto nell’ultimo mese.
Cevalo, molto delicatamente, disse al capitano per schernirlo: «Cindroj, se la spaventi solo alla tua vista, quando tenterai di darle un bacio fuggirà a Koraha.»
«Non siete gentile per niente» disse Cindroj evidentemente imbarazzato.
Fajro stava ridendo, quell’intermezzo buffo gli aveva ridato un poco del suo sorriso e l’argomento si prestava alla domanda per Cevalo: «Come si fa a capire le donne?»
Cevalo e Cindroj si guardarono in faccia, poi il generale Cevalo rispose: «È un vero mistero che nessun uomo è ancora riuscito a svelare. Quel poco che so è che quando dicono una parola che per noi ha un significato preciso, nella loro mente ne ha almeno dieci, e qualunque sia la nostra risposta sarà sempre sbagliata.»
Fajro doveva essere più preciso per avere una risposta, ma non voleva svelare che fosse suo il problema. «Ecco, c’è un mia amico che ama da sempre una ragazza, glielo ha dimostrato svariate volte però non lo ha mai detto apertamente a voce. Un giorno lui ha deciso di fare un passo avanti, l’ha baciata e…»
Cevalo lo interruppe chiedendo: «E la principessa cosa ha fatto?»
«Generale, il principe non ha parlato di principesse!» disse Cindroj strizzando l’occhio per far capire al generale l’errore involontario.
«Ah, già. Continuate e scusate se vi ho interrotto» disse Cevalo cercando di camuffare la sua gioia nel sapere che quel ragazzino finalmente si era dato una mossa con la bella principessa.
Fajro su certe cose era davvero ancora immaturo e non si era minimamente accorto che ormai i due ascoltatori avevano capito che si trattava di lui e quindi aveva continuato il suo racconto. «Dicevo, lui l’ha baciata e lei ha contraccambiato in modo molto appassionato, poi però ha smesso ed è scappata via senza dire altro. Il mio amico continua a scambiare lettere con la ragazza, ma di quell’argomento non ne parlano.»
«La ragazza del vostro amico si era mai dichiarata a voce?» chiese Cindroj.
«No, mai, ma anche il mio amico aveva capito i sentimenti della ragazza senza sentire il bisogno che li esprimesse.»
«Sta tutto qui il problema del tuo amico. L’uomo da tutto per scontato, proprio perché la sua mente viaggia su un'unica strada, mentre la donna ha bisogno di sentirsi corteggiata, di ricevere apprezzamenti, e di udire la voce della persona amata mentre dichiara lo stesso sentimento.»
Fajro guardava Cevalo dubbioso, poi chiese: «Ma se entrambi si amano e già lo sanno, perché la ragazza vuole qualcosa di più da lui mentre lei si ferma?»
«Te l’ho detto, nessun uomo è stato ancora in grado di risolvere il misterioso pensiero di una donna» rispose Cevalo.
«Pensate che se io… ehm… il mio amico si dichiarasse apertamente la ragazza lo accetterebbe di nuovo?»
«Se lei lo ama con tutto il cuore, qualsiasi altro pensiero stia passando nella testa della ragazza sarà cancellato appena quel ragazzo le dirà di amarla.»
Cindroj aveva finito di parlare e alzando lo sguardo aveva incrociato quello di Flame che sentendo quelle parole era scappata nuovamente nella propria stanza mentre lui, sprofondando nella sedia, disse: «Ecco, faccio il filosofo ed io non riesco neppure a farla restare vicina a me per più di un secondo.»


La tranquillità dell’ultimo mese aveva fatto rilassare tutti nel Regno di Tera nonostante il matrimonio di Oceanya e Torcon che avrebbe potuto creare ulteriori dissidi tra la Regina Wasa e Cristalya. Nella “sala aperta” era seduto Haag intento a scrivere una lettera, così concentrato da non notare una persona che lo stava osservando.
«Stai scrivendo alla tua amata?»
L’ufficiale, saltato in piedi come una molla sentendo la voce della principessa Aarde, si era subito premurato di inchinarsi, ma allo stesso tempo era riuscito a tenere dietro la schiena il foglio su cui stava scrivendo.
«Mia Signora, è soltanto il mio rapporto quotidiano.»
Aarde, scrutando nello sguardo di Haag, sbuffando divertita disse: «Non sei un bravo bugiardo! Se non vuoi parlarmi di questa ragazza basta che lo dici e non ti disturbo più.»
«Mia Signora, in realtà non ho nessuna ragazza, sono innamorato ma preferisco dire le cose a voce che metterle per iscritto.»
Gli occhi con cui Haag stava guardando Aarde erano completamente diversi da prima e il giovane decise di non buttare una delle poche occasioni in cui si trovava da solo con la principessa. «Vi ho sempre ammirata da lontano, eravate già bella quando vi vidi la prima volta quattro anni fa, ora siete una donna straordinariamente affascinante e ogni volta che mi siete vicina il mio cuore batte più forte. Lo so che sono ardito a dirvi che vi amo, ma ciò che ho imparato con voi è che non esiste differenza di ceto e che un umile ufficiale come me può realizzare i suoi sogni più grandi. Io sono una persona decisa, non temo nulla, ma vi chiedo di perdonarmi se sarò ancora più ardito.»
Haag prese la mano di Aarde per farla avvicinare e poi senza esitazione le aveva dato un bacio che lei contraccambiava senza opporre resistenza e solo il rumore di passi convinse l’ufficiale a sciogliere l’abbraccio con cui teneva stretta a sé la principessa.
«Buongiorno mia Regina» disse Haag che aveva riconosciuto il passo di Wasa.
La donna, con un solo sguardo verso la figlia, aveva capito che era successo qualcosa tra i due ragazzi però chiese ugualmente: «Ben trovato Haag, che cosa stavate facendo qui tutti soli?»
«Mia signora, stavo scrivendo il mio rapporto e poi mi sono soffermato con vostra figlia per scambiare due parole.»
La regina amava prendersi gioco degli uomini che si avvicinavano tanto alla figlia e disse sorridendo: «Qualcuno vi ha già detto che non siete un bravo bugiardo?»
Haag era diventato paonazzo. «Sì, vostra figlia proprio qualche minuto fa» poi, facendo un inchino, aggiunse: «La prego di scusarmi, devo consegnare il rapporto prima che il comandante decida di chiamarmi con uno dei suoi soliti urli.»
L’ufficiale era fuggito veloce da quella situazione imbarazzante, ma per Aarde non c’era via di scampo.
«Quel giovane è proprio carino, una persona a modo, sempre presente ma mai invadente, tu che ne pensi di lui?»
La principessa non stava rispondendo ma Wasa si era accorta che le scendevano delle lacrime. Cambiando il tono di voce chiese: «Tesoro, che cosa succede?»
«Madre, non lo capisco neppure io.»
«Non voglio sapere cosa vi siete detti e neppure cosa sia successo in questa sala, quelle sono cose tue personali, però se piangi, il problema è nostro e dobbiamo risolverlo prima che diventi qualcosa di più grande.»
«Secondo te è possibile essere innamorati nello stesso momento di due persone completamente diverse tra loro?»
«C’è di mezzo lo scavezzacollo!»
«Non parlare così di Fajro. È dolce, a modo suo sensibile, premuroso e di sicuro affidamento» disse Aarde in modo molto deciso.
«Figlia mia adorata, l’amore è qualcosa che non si può comandare a bacchetta, nasce o muore in un singolo istante, ci scombussola ogni senso e stravolge ogni cosa che crediamo normale. Loro due sono davvero diversi in tutto, ma li accomuna proprio l’amore che provano entrambi per te ed è questo che ti turba. Se ti reputassi una ragazza senza cervello, ti direi di divertirti con entrambi senza fare una scelta, ma sei una donna intelligente e puoi risponderti da sola alla domanda che mi hai fatto. Io posso solo dirti di seguire il tuo cuore lasciando che la tua mente stia in silenzio.»
«Ma in questo momento non so decidere» rispose Aarde abbracciando la madre. «Fajro mi manca ma non capisco se è solo per abitudine, Haag è presente ma non comprendo se è soltanto infatuazione; vicino a uno qualsiasi di loro sono felice, poi piango perché ho fatto del male all’altro.»
«Tesoro, ci siamo passate tutte attraverso queste situazioni e vedrai che tutto si sistemerà nel tuo giusto ordine. Lascia la porta aperta per entrambi ma non fare qualcosa se poi ti fa piangere» disse Wasa baciandole la testa.
«Hai ragione.»
«E ripeto, non voglio sapere che cosa hai fatto!» disse sorridendo Wasa ricevendo un bacio sulla guancia dalla figlia.


Al Castello Reale di Metel, Metalo aveva raggiunto la sala lettura e si era fermato a guardare Titan che stava seduto in modo scomposto su una delle sedie. Il principe non riusciva a lasciar correre un’occasione così ghiotta di burlarsi del padre così disse: «Alla vostra età, se tenete la gamba in quel modo sul bracciolo, quando deciderete di alzarvi non sarete in grado di appoggiare un piede senza cadere.»
Titan era solito rispondere al figlio con qualche battuta spiritosa o con la minaccia di farlo lavorare, ma questa volta era stato in silenzio mentre agitava una lettera che teneva in mano.
«Di che cosa si tratta?»
«Perdonami Metelo se te ne parlo solo ora, ma questa è la quinta lettera che ho ricevuto nelle ultime due settimane e sono tutte scritte dalla stessa persona.»
«Chi è?»
«Della persona più improbabile che ti possa venire in mente, ma leggi tu stesso» disse Titan passando la missiva al figlio.
Metalo, dopo una prima lettura veloce, aveva esclamato: «Accidenti! Anche pensandoci, non avrei dato la risposta giusta. E cosa intendete fare?»
«Per questo motivo ti ho chiesto di perdonarmi, ho già deciso senza consultare nessuno e ho accettato. Tu che cosa ne pensi?»
«Se non sta mentendo, dico che avete fatto la scelta giusta.»



– Nove ore prima –



All’esterno del Palazzo Reale di Apen c’era gran fermento, i capitani dell’esercito stavano inquadrando le truppe per iniziare la marcia mentre il comandante in capo Panglito era a colloquio con i generali pronti alla partenza.
«Come sapete, le vedette ai confini hanno confermato movimenti delle truppe di Tan e di Tera. Ho deciso di assegnare le zone agli stessi comandi che erano stati lì durante la guerra; generale Macan avrete al vostro servizio Jaran e vi dirigerete al Confine Sud, mentre lei, generale Terwelu, avrà come aiuto il capitano Catur e vi spingerete fino al Confine Ovest. È tassativo che nessuno di voi faccia la prima mossa, attendete fino a che il nemico non sarà penetrato nella nostra terra e solo in quel momento attaccate senza attendere altre conferme. Il resto dell’esercito rimarrà qui a protezione del palazzo sotto il mio diretto comando. Fate attenzione perché non avrete copertura dalla marina. La nostra flotta al completo si sta dirigendo nel Mare dell’Ovest perché sono state segnalate delle navi pirata ma che portano bandiera di Tan.»
«Corsari? Da secoli nessun capitano pirata accetta questo tipo di lavoro e Tan non ha le risorse per pagarli. Signore, siete certo di queste informazioni?» chiese molto perplesso Macan.
«Come le ho detto questo pomeriggio non c’è nessuna certezza.»
«E allora com’è possibile che stiamo mandando tutta la flotta in giro per il mare quando rischiamo un attacco massiccio da terra?» aveva insistito il generale sempre più dubbioso.
«Il Re ha accettato la linea del principe Oak. Prevenire prima di curare. E noi siamo tenuti tutti a rispettare gli ordini del comandante supremo, Re Wit.»
Macan non rispose a quest’ultima replica di Panglito ma dal suo viso si poteva intuire che non fosse d’accordo con la linea decisa dal comando militare.


Una carrozza, trainata da sei cavalli, dopo aver attraversato il Ponte Sud/Est alla massima velocità, si stava dirigendo verso la capitale di Apen. All’interno del cocchio Ruga parlava con Torcon.
«Siete troppo silenzioso, mio Signore, eppure la finta di salire sulla nave diretta a Tan per poi prendere la carrozza per Apen è stata un successo.»
«Sto pensando a Oceanya. Lei non merita questo inganno, è sempre stata gentile con me, sarebbe una perfetta regina per Dwr. Nonostante sia la nemica peggiore che si possa incontrare, spero che non le accada nulla perché non me lo perdonerei mai.»
«Mio Signore, avete fatto una scelta importante ed io sono felice di esservi ancora accanto, comprendo il vostro desiderio ma mi è difficile sperare qualcosa di così buono per la nostra nemica, soprattutto dopo Port Pearl» rispose Ruga corrucciato. «Ho potuto vivere accanto a lei, conoscerla ancora meglio di prima e so quanto sia frustrata da Cristalya e Oceanya non merita di essere accomunata con la sorella.»
«Non pensate alla ragazza, adesso dovete farvi bello per una vera donna. Immagino quanto sarà felice milady quando vedrà sbucare all’improvviso il suo amato.»
«Giusto Ruga, il futuro lo conosce solo il Leggendario ed io devo vivere questo momento senza pensare ad altro» rispose Torcon sorridendo.

La carrozza si era fermata prima di arrivare al castello ma il guidatore l’aveva nascosta nella boscaglia. L’uomo, sceso dalla cassetta, disse: «Signore, devo restare più indietro, ci sono dei soldati in marcia proprio qui vicino.»
«Mi spiace lasciarti qui mentre…»
«Ha già perso troppo tempo Mio Signore» rispose Ruga a Torcon. «Deve anche camminare di più e se perde fiato per delle scuse inutili, rischia di non arrivare fino alla sua meta.»
Torcon sorrise e poi si mise a correre verso il castello.


Nella caserma principale di Tan, il comandante in capo Turo stava osservando delle mappe nautiche per tracciare delle nuove rotte da recapitare a Capitan Blood, ma aveva anche a portata di mano un taccuino sul quale ogni tanto scriveva qualcosa di tanto importante da chiuderlo subito dopo.
Uno dei soldati raggiunse di corsa la sala comando recando un messaggio. «Signore, una delle nostre spie ha segnalato che da Port Pearl sono appena salpate delle navi militari. Parla di circa due terzi dell’intera flotta, non conosce la destinazione finale, ma è certo che dirigono verso il Mare dell’Ovest.»
«Che intenzioni hanno a Metel?» disse Turo alzandosi in piedi. «Matco, chiamami subito Standardo e Serpe, al generale Cevalo ci penso io.»
Il comandante prese dei foglietti e su ognuno scrisse poche righe, poi si era recato di corsa alle casettine dei piccioni viaggiatori. Quattro biglietti, quattro piccioni in volo, quattro direzioni diverse.
«Volate veloci» aveva sussurrato Turo dopo aver liberato le quattro bestiole.



– Sei ore prima –



Sfruttando l’oscurità Torcon aveva raggiunto il castello di Apen senza trovare nessuno sul suo cammino. Il principe conosceva bene uno dei passaggi segreti e si era intrufolato con facilità, anche questa volta senza incontrare nessuno. L’uscita del passaggio era posta nelle cucine, Torcon aveva superato quella stanza raggiungendo una delle scale laterali, sempre senza trovare nessuno sul suo cammino. Il momento più difficile era uscire da una finestra, camminare sullo stretto cornicione e raggiungere il balcone della sua amata senza cadere e sperando che nessuna guardia appostata al portone principale avesse l’idea di guardare il cielo. Ma non c’era nessuno. Torcon, incredulo per tanta fortuna, raggiunta la balconata aveva appoggiato il viso alla vetrata per vedere se Willa stesse dormendo, ma lei era seduta sul letto con le mani sul viso e il principe, seppur non senta le parole, immaginava il patimento che la donna stava passando fin dalla fine della Grande Guerra.
Torcon, delicatamente, aveva picchiettava le dita sul vetro, lei si era alzata e lo aveva visto sorridere, ma pensando che fosse un sogno aveva tentennato prima di aprire.
«Willa, non ce la facevo più a starti lontano» disse Torcon toccandole i capelli.
Lei ancora era incredula, le sue mani tremavano mentre si avvicinavano al volto di lui, immaginava che sarebbe potuto sparire se lo avesse toccato; lui le diede conferma di essere vero prendendola tra le braccia e baciandole delicatamente le labbra, come aveva sempre fatto dal momento del loro fidanzamento. Willa, in lacrime, si era aggrappata al collo del suo amato che delicatamente l’aveva sollevata da terra per prenderla in braccio e poi posarla sul letto. Torcon e Willa si scambiavano piccole carezze e delicati baci come i bei tempi passati, ma in quel momento loro due erano amanti; lui sposo di una giovane bellezza, lei sola con il cuore distrutto dal dolore. Non era il momento di stare accoccolati. Lei prese l’iniziativa, voleva punire quella ragazza che glielo aveva portato via, si tolse il vestito da lutto mostrando il suo corpo nudo per la prima volta al suo amato. Willa aveva sempre creduto in Torcon e qualunque cosa avrebbe risposto alla sua domanda era già convinta che sarebbe stata la verità. «Sei stato a letto con lei?»
«Sì, ho dormito con lei, e no, non abbiamo mai fatto sesso.»
Delle lacrime di gioia scendevano sul viso di Willa, la risposta del suo principe era stata molto precisa perché definendo “sesso” stava escludendo qualsiasi tipo di rapporto carnale. Lei, di nuovo, prese l’iniziativa; tolse i vestiti al suo amato, gli prese la mano e se la mise sul seno dicendo: «Voglio fare l’amore perché io sono tua adesso e per sempre, nessun altro poserà il suo sguardo sul mio corpo, la sua mano sul mio seno e il suo membro tra le mie gambe. La mia verginità è tua, così come tutto il resto di me, per sempre.»
I baci diventarono più passionali, le carezze più intime e i loro corpi uno soltanto.


Anche in altri luoghi a quell’ora della notte non si dormiva. Sul vascello di comando della flotta di Metel, Lyngesydd stava rileggendo le disposizione del suo re a uno dei marinai. «Attraversare il Mare del Nord, superare il ponte distrutto, entrare nel Mare dell’Ovest e a poche miglia dall’isola Ngahuru fermarsi alle isolette, riposare e attendere una nave che issa una bandiera rosa. Fare quello che fanno loro.» L’ammiraglio fece un sospiro e poi disse al suo sottoposto: «Adesso dimmi tu che cosa vuol dire “fare quello che fanno loro”! E poi bandiera rosa? Ci ha mandati a prendere un carico di donne con quasi tutta la flotta?»
«Magari è un regalo per i marinai» disse il giovane.
Lo sguardo incattivito di Lyngesydd aveva convinto immediatamente il marinaio a tornare al suo lavoro con le vele.

Al largo della costa di Dwr, sulla nave pirata Zedora gridava, come il solito, per dare una svegliata alla sua ciurma. «Maledetti topi di stiva, aveva ragione mia madre a consigliarmi di portare sempre con me la frusta! Vi siete divertiti da Lù vero? E come sta la mia bella Zai?»
Kruzni stava per rispondere ma a Zedora era bastato sistemare la cintura che tratteneva la pisola per far tenere la bocca chiusa al suo mozzo tuttofare.
«Dove stiamo andando?» chiese Elonosia aggrappandosi al braccio del capitano.
«Posso solo dirti che andiamo nel Mare dell’Ovest perché ho un appuntamento importante.»

Nel Mare del Sud la flotta di Apen aveva appena iniziato il viaggio, l’ammiraglio osservava la carta nautica del Mare dell’Ovest e i dettagli sui piccoli isolotti che si trovavano al largo dell’isola di Ngahuru nel Mare dell’Ovest, mentre parlava con il generale Prau. «Troppo piccoli e non ci si può sbarcare sopra. Chiunque troveremo sarà in allerta sulla propria nave e pronto a sparare.»
«Signore, avevo pensato di circondare i due isolotti più grandi, magari dividendo parte della flotta prima di raggiungere l’obiettivo. Stringendoli a tenaglia non potranno fuggire e toglieremo di mezzo quella marmaglia di pirati “da corsa”» aveva proposto Prau indicando sulla cartina i due isolotti.
«Sono d’accordo, e anche se fossero pirati normali, avremo comunque liberato i mari di un po’ di quella gentaglia. Occupatevene personalmente della gestione dei gruppi, ma voglio che il capitano Menara stia davanti a tutti. I suoi brigantini possono ingaggiare battaglia anche da soli e fare più danni di chiunque altro.»
«Molto bene signore, raggiungo la mia nave, preparo il piano di accerchiamento e in tempi brevi ve lo comunicherà. Ho già qualche idea su come utilizzare i galeoni dell’ufficiale Ijo» rispose Prau prima di lasciare l’alloggio dell’ammiraglio.



– Tre ore prima –



Torcon si stava vestendo, molto lentamente; l’idea di uscire dalla stanza di Willa lasciandola nuovamente sola lo stava torturando, ma era consapevole che doveva raggiungere Tan per più di un motivo. Willa era in piedi davanti a lui, i suoi occhi erano tornati a essere vivi, ma le lacrime non si erano fermate mai durante quelle ore passate con il suo amato. Torcon, pronto a tornare sul cornicione, aveva fatto un passo verso la balconata, ma poi ne aveva compiuti due verso Willa. I due si guardavano, nessuno parlava, ogni parola poteva convincere entrambi a tornare a letto per continuare quella “prima notte”. Una tenera carezza, un lungo abbraccio, un bacio appassionato e di nuovo i loro occhi che s’incrociano.
Lui aveva aperto il finestrone, lei disse soltanto “Ti amo” ed era tanto, troppo per iniziare la fuga; lui, tornato nuovamente indietro, la strinse tra le braccia e rispose soltanto “Ti Amo”, poi, un ultimo bacio perché ogni ulteriore indugio avrebbe messo in pericolo non solo loro due ma anche chi stava aspettando il principe.
Torcon, facendosi coraggio, aveva raggiunto di nuovo la balconata ma questa volta, laggiù in basso, la situazione era completamente diversa da quando era arrivato: soldati in movimento, guardia raddoppiata alle porte del palazzo e Panglito. Il principe di Tan si chiese se fosse stato scoperto, ma non aveva avuto il tempo di rispondersi perché qualcuno bussava alla porta Willa. «Sorella, sei presentabile?»
«Sono ancora a letto, ma tu perché sei qui a quest’ora?» chiese Willa mentre guardava il suo amato.
«Vestiti e raggiungimi nella mia stanza, devo portarti in un luogo sicuro.»
«Che cosa sta succedendo?»
«Te ne parlo dopo, tu fai in fretta, intanto vado ad avvisare i nostri genitori del pericolo che corriamo stando nel palazzo.»
I passi di Oak indicavano che il principe si stava dirigendo verso la propria stanza, Willa, a bassa voce, disse: «Torcon, lui è andato, ma se ci sono dei pericoli avrà messo qui fuori delle guardie. Quando uscirò, loro mi seguiranno e sarà la tua occasione per scappare.»
«Se sei in pericolo, rimango con te!» rispose Torcon senza pensare.
«Amore mio, se ti trovano nella mia stanza, qualsiasi cosa stia accadendo ora, sarà una briciola di pane al confronto di ciò che succederà dopo.»
I due amanti si baciano di nuovo, Willa indossa velocemente qualcosa di leggero, e aprendo la porta, come immaginava, aveva trovato delle guardie. Prima di uscire aveva dato un ultimo sguardo nella camera incrociando gli occhi del suo amato nascosto dietro una tenda, sorrise e chiuse la porta.


Anche nel palazzo reale di Dwr era iniziato il trambusto. Oceanya ed Eas avevano passato la notte insieme e alla chiamata di un soldato erano scese nel grande cortile. «Dubh, siete certo delle informazioni ricevute?» chiedeva con moderata preoccupazione Oceanya.
«Sì comandante, nessun dubbio. Navi di Metel si stanno dirigendo nel Mare dell’Ovest, stessa cosa sta facendo la flotta di Apen e l’ammiraglio Haranche è già a Port Iar in attesa di ordini. Per quanto riguarda le truppe di terra siamo a conoscenza di movimenti di ogni esercito tranne quello di Metel.
«Ci sono avvisaglie che qualcuno possa utilizzare i ponti per entrare a Dwr?»
«No comandante.»
«Dubh, fate sapere all’ammiraglio di muoversi dal porto ma di restare lungo la costa mantenendo una linea difensiva. Lei può chiamarmi i nostri generali?»
«Mi sono preso la libertà di convocarli prima di parlare con voi e vi stanno attendendo nel quartier generale.»
«Eccellente. Capitano Dubh, siete fresco di nomina, ma avete già svolto un ottimo lavoro. Occupatevi del piccione da mandare all’ammiraglio.»
«Sì comandante.»
Oceanya, dopo aver parlato con il capitano, era rimasta silenziosa. Eas la guardava con attenzione perché sapeva che stava preparando mentalmente le strategie da mettere in atto.
«Considerando i fatti, sono sicura che Dwr non sia in pericolo, quindi lasciamo che la regina continui a dormire» disse con fermezza oceanya ma Eas aveva notato nello sguardo della principessa qualche perplessità.
«Mia Signora, a cosa state pensando oltre a questo?» chiese la ragazza immaginando la risposta.
«Sto pensando a mio marito che è andato a casa e si potrebbe ritrovare in mezzo a una possibile battaglia tra Apen e Metel.»
In Eas era già scattato un piccolo livello di gelosia prima di ricevere la risposta di Oceanya e a quelle parole aveva sbottato dicendo: «Marito? Da quando lo chiami in questo modo più intimo?»
La ragazza aveva scelto il momento meno opportuno per mostrare la propria gelosia a Oceanya perché la principessa, in quella situazione, non era la donna con cui faceva l’amore, ma il suo comandante.
«Eas, qui non siamo nel mio letto, mantieni il tuo linguaggio consono alla divisa che indossi e non permetterti mai più di darmi del tu in questi frangenti. Apprezzo molto la tua compagnia, ti cerco perché mi piaci, ma soprattutto perché ho trovato una ragazza intelligente che sa cosa vuole. Ora mi stai deludendo profondamente e non accetto queste tue considerazioni inutili dato che sai bene che non esiste legame affettivo con il principe Torcon.»
La ragazza era rimasta pietrificata dallo sguardo di Oceanya, tanto profondo che le era entrato nelle ossa da fare tremare le gambe, avrebbe voluto scusarsi ma la principessa disse: «Raggiungi immediatamente il capitano Dubh e mettiti a sua disposizione.»
Oceanya osservava Eas mentre si allontanava, ma le parole della ragazza le stavano risuonando nella testa tanto da chiedersi a bassa voce: «Che cosa mi succede? Mi sto innamorando di un uomo senza neppure accorgermi?»



– Adesso –



Al Palazzo Reale di Apen c’è continuo movimento di soldati, non ci sono angoli bui per nascondersi, Torcon usa tutta la sua esperienza per riuscire ad evitare le guardie e, ascoltando i loro discorsi, capisce che non sono agitate per colpa sua. Il principe riesce finalmente a raggiungere il passaggio segreto, corre, ma è distratto perché ogni suo pensiero è per Willa. Una guardia lo blocca puntandogli una lancia contro il corpo, lo riconosce. «Non posso credere che siete voi l’assassino mandato a uccidere la famiglia reale!»
Torcon si preoccupa solo della sua amata: «Chi vuole uccidere Willa?»
Il soldato sta per rispondere ma crolla a terra. È stato Ruga a colpirlo con una bastonata al capo. Il principe dice disperato: «Devo tornare indietro, c’è un assassino al palazzo.»
«Venite subito via con me; è arrivato un messaggio dal comandante Turo che spiega la situazione. Forza, non abbiamo tempo da perdere.»

Al Confine Sud i due eserciti si sono incontrati, nessuno si sta muovendo in avanti, è tutto fermo da qualche ora. I due generali, Macan e Buffel avevano combattuto la battaglia vicino alla foresta proibita assistendo con raccapriccio all’attacco dell’ombra malefica che aveva falcidiato le loro truppe. Quel giorno avevano deciso di comune accordo di ritirarsi, c’era empatia e anche adesso agiscono all’unisono incontrandosi nuovamente sulla linea di demarcazione del confine.
«Generale Buffel, non mi aspettavo di vedervi dopo pochi messi di nuovo all’attacco del nostro regno» dice Macan sorridendo.
Anche Buffel risponde con il sorriso: «Mi prendete in giro? L’ultima cosa che la regina Wasa vuole è proprio una guerra. Mi chiedo perché voi siete venuti qua.»
Macan era stato l’unico a dubitare totalmente delle informazioni ricevute su un’invasione e la risposta del generale avversario confermava le sue supposizioni.
«Amico mio, c’è qualcosa che non quadra. Noi siamo qui perché ci hanno informato che stavate per invadere Apen.»
«Il nostro comandante ci ha mandati qui soltanto perché ha saputo del vostro arrivo. Come ho detto, Tera non vuole una guerra.»

Anche al Confine Ovest si sta ripetendo un incontro già avvenuto durante la Grande Guerra, ma in quel frangente i due generali non si erano combattuti così era stato semplice per Serpe decidere di parlare con Terwelu.
«Generale, vi dico che noi non siamo in grado di sostenere una guerra» dice Serpe scuotendo il capo. «Chiunque vi abbia fornito questa informazione ha mentito ed io sono qui solo perché voi vi siete mossi per primi.»
«Vi credo, mi sto solo continuando a chiedere perché siamo qui» risponde Terwelu sollevando gli occhi verso il cielo.

Le navi di Metel sono “alla fonda” vicino a uno degli isolotti vicini a Ngahuru quando la vedetta grida: «Un brigantino in arrivo, porta bandiera rosa ma…»
«Ma, che cosa?» chiede Lyngesydd.
«È la nave di Capitan Blood!»
«Pirati? Devo fare ciò che fanno i pirati? Re Titan ha perso la ragione!» grida l’ammiraglio.

Sulla nave pirata è Mynegai a urlare: «Flotta di Metel a prua!»
«Questo non era previsto!» grida Zedora. «Polegada fai girare subito la nave, niente Tan per oggi, filiamo via immediatamente!» poi, brontolando, dice : «Maledetto Turo, questa volta mi ha fregata!»
Capitan Blood ha appena finito di parlare che un piccione viaggiatore si appoggia sulla sua spalla. La donna prende il messaggio e brontolando di nuovo esclama: «Maledetto Turo, poteva avvisarmi prima!»

La flotta di Apen ha raggiunto gli isolotti divisa in quattro gruppi. La vedetta del vascello di comando grida: «Non sono corsari, è la flotta di Metel!»
Miral è perplesso. «Possibile che vogliano iniziare una nuova guerra tanto lontano dalla loro terra?» Prende il binocolo e osserva i movimenti delle altre navi della sua flotta. Il piano sta procedendo come previsto da Prau ma la flotta di Metel è di molte imbarcazioni e l’accerchiamento non può funzionare. L’ammiraglio chiama un marinaio. «Segnalate a Menara di non ingaggiare battaglia, rischia di essere spazzato via appena è a tiro dei loro…»
Miral non può terminare la frase perché delle bordate di cannone provenienti da poppa, si abbattono sul suo vascello. Solo i primi colpi hanno già sventrato l’imbarcazione che s’inclina verso destra. L’ammiraglio è ferito alla fronte, si appoggia al timone per guardare chi ha sparato ma un'altra scarica di palle di ferro proveniente dalla destra spezza l’albero maestro che si abbatte su di lui schiacciandolo a morte. Il vascello di comando di Apen s’inabissa portandosi dietro tutti i marinai, la nave che ha sparato l’ultimo colpo è l’imbarcazione dell’ammiraglio Lyngesydd di Metel e la barca che ha colpito da dietro, recante bandiera rosa, è quella del generale Prau di Apen!

Prau esulta mentre i marinai osservano con stupore quell’uomo che li ha costretti ad attaccare il loro stesso comandante facendosi anche aiutare dal “nemico” Metel, ma poi i loro visi diventano paonazzi perché stanno assistendo a un evento che solo i loro antenati hanno visto al tempo del Leggendario. Le urla di gioia di Prau diventano grida di terrore.
Il Leviatano, l’enorme balena bianca mangiatrice di uomini proveniente dagli abissi, è ricomparso dopo migliaia di anni, così com’era avvenuto mesi prima per il kraken, anche questa bestia feroce massacra chiunque sia sulla sua strada, spazza via più della metà della flotta di Apen che ha la sfortuna di trovarsi sulla sua strada. Prau e il suo equipaggio sono in salvo; per loro fortuna, quella creatura mostruosa passa solo accanto alla nave, ma sono ugualmente terrorizzati perché prima di sprofondare nell’abisso l’occhio del Leviatano li ha guardati e c’era soddisfazione in quello sguardo.



– Due ore più tardi –



Re Wit e la consorte Pine, all’oscuro di tutto, erano stati portati nella sala del trono con la scusa di dover proteggere la famiglia reale da ipotetici assassini, mentre la principessa Willa era stata chiusa in una delle cripte sempre per la medesima giustificazione.
«Mia cara, ormai i Re di questo mondo hanno perso tutti l’onore che ci ha  contraddistinto per millenni. Mandare degli assassini è una decisione spregevole, tanto più che sono anziano e potevano sfidarmi con la quasi certezza di vincermi.»
Il re si lamenta con la moglie quando le porte della sala si spalancano ed entrano dei soldati armati che precedono il comandante Panglito.
«Finalmente li avete presi» dice il re alzandosi in piedi.
Panglito non risponde ma dice ai soldati: «In nome del Re arrestate Wit e la sua consorte rei di avere portato disonore al Regno di Apen con le loro decisioni tiranniche. Che siano legati e trasferiti nelle celle in attesa del giudizio del Re.»
«Che state dicendo Panglito, quale re?»
«Io sono il Re!» esclama Oak entrando nella sala.
Wit crolla sul trono mentre Pine fa qualche passo verso il figlio ma Oak le grida senza alcun riguardo: «Donna, resta al tuo posto in silenzio come hai sempre fatto. Sei colpevole quanto lui e non hai diritto di parola.»
«Non ti rendi conto di quello che stai facendo figlio mio adorato» dice Wit con un filo di voce.
«Ora mi chiami figlio adorato? Quale tuo gesto in vita ha mai dimostrato il tuo amore verso la tua progenie? Dovresti provare vergogna per le parole che hai appena proferito perché assomigliano solo a un tentativo di salvarsi la pelle. Ebbene ti dico di non temere, nessuno di voi lascerà questo mondo per raggiungere il Leggendario, anzi, potrete servirlo fino all’ultimo dei vostri giorni nel luogo dove sarete confinati. Ma badate bene; anche solo il sospetto che possiate tornare ad Apen costerà la vita a entrambi.»
«Che cosa farai a tua sorella Willa?» chiede Pine mostrandosi preoccupata.
«Ora pensi a tua figlia? L’hai lasciata da sola a martirizzarsi per quel matrimonio infranto quando avreste dovuto proteggerla e consolarla. Willa, nonostante i nostri caratteri siano diversi e i vari contrasti ci abbiano messo sovente a confronto, ha vissuto con me la privazione dell’amore dei genitori e mi è più madre di te. Come suo Re, e suo fratello, la aiuterò a ritrovare il suo splendore facendole realizzare il suo sogno che voi avete infranto, proprio come avete mortificato i miei desideri. Apen, da oggi, è libera del vecchiume che la fossilizzava e finalmente può guardare al futuro senza la zavorra del proprio passato.»
I soldati prendono in custodia Wit e Pine, il comandante Panglito saluta il nuovo re e segue i prigionieri fuori dalla sala. Oak, rimasto solo, si siede sul trono di Apen, sorride compiaciuto mentre dice: «Finalmente posso dire al mio amico che ho vinto la mia prima partita a scacchi!»


Mentre Oak si compiace del suo successo, un uomo legato mani e collo con pesanti catene di ferro apre gli occhi svegliandosi in una grotta. Davanti a lui c’è di nuovo lo stregone oscuro: l’Inquisitore.
A fatica l’uomo chiede: «Perché continuate a torturarmi, non so cosa vogliate sapere, sono solo un umile Saggio che ha fatto l’errore di non spiegare bene alla propria regina i termini di un contratto matrimoniale. Lasciatemi andare, vi prego, farò ciò che mi chiederete. Se sapessi qualcosa, lo avreste già appreso dalla mia mente e allora perché insistete?»
«Taci Dheat, so benissimo che non sei né un Saggio né tanto meno un mago così potente da riuscire a resistermi. Sei soltanto un miserabile ladro di galline, un avanzo di galera che è stato messo a forza come Saggio alla corte di Dwr. Se quella stupida regina avesse saputo il segreto che si nasconde così bene nella tua testa, te l’avrebbe tagliata per cercarlo. Sono io che ho chiesto di averti; le ho offerto il mio aiuto per la sua stupidissima guerra d’onore soltanto perché tu conosci l’unico segreto che potrebbe distruggermi e riuscirò a strappartelo dalle viscere a costo di bruciartele mentre sei ancora vivo.»
«Signore, ma non mi avete domandato niente, magari posso darvi soddisfazione senza che mi facciate altro male.»
«Bifolco, se fosse così facile, mi avresti detto immediatamente dove si sta nascondendo quella donna!»









 
CAST
Anziano Maestro – Insegnante della scuola imperiale e narratore della storia
Ten – Il bambino che legge sui libri i racconti di questa storia
Atua Primo del suo nome – Leggendario primo Imperatore dei Cinque Regni [deceduto]
Kwakhala – Regina dei mostri marini
Atua CCXV (vero nome Ukwu)  – Imperatore dei Cinque Regni [deceduto]
Atua CCXVI (vero nome Wijs) – Nuovo Imperatore dei Cinque Regni, ex Saggio di corte della Regina Wasa di Tera.
L’Inquisitore – identità sconosciuta
- Regno di Apen
Wit – Re di Apen [destituito nella Guerra Civile]
Pine – consorte del Re di Apen [destituita nella Guerra Civile]
Willa – principessa di Apen [diventa principe ereditaria  dopo la Guerra Civile]
Oak – principe ereditario di Apen [nuovo Re di Apen dopo la Guerra Civile]
Wicaksana – Saggia reale di Apen
Panglito – comandante in capo dell’esercito
Miral – ammiraglio della marina [deceduto nella battaglia navale della Guerra Civile]
Macan e Terwelu – generali dell’esercito
Catur e Jaran – capitani dell’esercito
Prau – generale della marina
Menara – capitano della marina
Altri: Ijo (ufficiale della marina), Kayu, Gedhe (ufficiale dell’esercito)
- Regno di Dwr
Fond – Re di Dwr [deceduto in un incidente in mare]
Ruith – Regina di Dwr [deceduta in un incidente in mare]
Cristalya – Regina di Dwr
Oceanya – sorella e principessa ereditaria di Dwr, comandante in capo dell’esercito
Dheat – Saggio di Dwr [prigioniero dell’Inquisitore]
Glic – Saggio reale di Dwr
Haranche – Ammiraglio della marina
Fharsa e Each – generale dell’esercito
Foeil – capitani dell’esercito
Dubh – capitano dell’esercito [neo promosso]
Tarley – generale della marina
Luchag – capitano della marina
Altri: Eas (ufficiale dell’esercito neo promossa), Geodha (soldato dell’esercito)
- Regno di Metel
Titan – Re di Metel e comandante in capo dell’esercito
Metelo – principe ereditario di Metel
Ohlaka – Saggia reale di Metel
Meirge – generale dell’esercito neo promossa
Capall, Tyred, Gwyn (neopromossa) – capitani dell’esercito
Lyngesydd – ammiraglio della marina
Moncai e Ceilog – generali della marina
Altri: Copar (soldato dell’esercito)
- Regno di Tan
Explodon – Re di Tan [deceduto nella battaglia sull’Isola Ngahuru]
Bruligida – Regina in pectore di Tan
Torcon – principe ereditario (gli è stato imposto di lasciare il comando dell’esercito)
Fajro – principe di Tan
Saga – Saggio reale di Tan [deceduto] (posto vacante)
Turo – comandante in capo dell’esercito – (nuova nomina, ex generale marina)
Standarto, Serpe (neopromosso), Cevalo (neopromosso) – generali dell’esercito
Cindroj (neopromosso), Ruga (neopromosso) – capitani dell’esercito
Altri: Flame (ancella della regina), Matco (soldato esercito)
- Regno di Tera
Fond – Re di Tera [deceduto per intossicazione alimentare]
Wasa – Regina di Tera
Aarde – principessa ereditaria di Tera
Hond – principe di Tera [deceduto]
Vlek – Saggio reale di Tera (nuova nomina dopo che Wijs è diventato Imperatore)
Hebber – comandante in capo dell’esercito
Buffel e Draak – generali dell’esercito
Paard – capitano dell’esercito
Raal – ammiraglio della marina
Geit – generale della marina
Mijin e Vaandrig – capitani della marina
Altri: Geel e Haag (ufficiali dell’esercito)

- Mercenari
Kokiaka – Capo dei mercenari
Rak (spia in contatto con la regina Cristalya), Fiskabur, Eya, Tepanje (quattro dei nove personaggi in nero che hanno colpito Explodon), Kaia, Kumari, Makara – capitani dei mercenari [7 di 12]

- Pirati
Zedora (Capitan Blood) – capitano dei pirati
Polegada (timoniere), Mynegai (vedetta), Lautele (cartografo), Kruzni (tutto fare), Malicek (addetto ai cannoni)
Elonosia – prigioniera dei pirati (nuova pirata?)

- Bordello “La casa di Lù
Zai (prostituta), Mu (prostituto)


MAPPA


ImagesTime.com - Free Images Hosting
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: ghostmaker