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Autore: miss_MZ93    15/09/2019    1 recensioni
Il sole sta attraversando l’orizzonte, pronto a svegliare ogni parigino. Il cielo scuro sta lasciando posto ad una sfumatura più rosea, più chiara e tenue. Appoggio le mani sulla vetrata di fronte a me e mentre il mio tempo ormai sembra arrivato alla fine, il ricordo di quel che è successo non fa che agitarsi nella mia mente.
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Genere: Fantasy, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug, Nathalie Sancoeur, Tikki
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Il sole sta attraversando l’orizzonte, pronto a svegliare ogni parigino. Il cielo scuro sta lasciando posto ad una sfumatura più rosea, più chiara e tenue. Appoggio le mani sulla vetrata di fronte a me e mentre il mio tempo ormai sembra arrivato alla fine, il ricordo di quel che è successo non fa che agitarsi nella mia mente.
 
*** La mattina precedente ***

"Buongiorno, Alya!"
Con il respiro affannato e la gola che brucia, lascio distrattamente la borsa a terra, cercando di riprendere fiato. L’ossigeno sembra bruciare nei miei polmoni già provati dal freddo dell’inverno che ormai ci avvolge.
"Marinette, appena in tempo!"
"Lo so, lo so!"
"Non capirò mai come tu possa arrivare tardi a scuola abitando a due passi da qui"
Sorrido alla mia migliore amica, cercando una scusa plausibile che non mi faccia sembrare la persona stanca e pigra che in realtà so perfettamente di essere. La verità è una sola, nemmeno io so perché mi sia così difficile abbandonare il letto la mattina. Devono essere il desiderio di continuare a bearmi di quel rifugio comodo, la tranquillità di una camera immersa nel silenzio della notte e il tepore delle ore passate a sognare il mio futuro accanto ad Adrien.
Solo il profumo che si diffonde dalla pasticceria dei miei genitori riesce a trascinarmi fuori dalle coperte.
"Marinette?"
Mi risveglio da quel sogno ad occhi aperti e mentre cerco nuovamente di giustificare il mio ritardo, la borsa mi aggredisce, facendomi cadere a terra. Forse sarebbe più giusto dire di essere inciampata ma ho la sensazione che lo zaino provi una certa soddisfazione nel mettermi in imbarazzo. Infatti, non solo mi ha appena fatto fare una pessima figura con tutta la classe ma ha pensato bene anche di rovesciare tutto il suo contenuto sul pavimento.
"Marinette, ti sei fatta male?"
Dimenticavo di dire che Adrien è appena entrato in classe, assistendo alla mia scena penosa.
La giornata non poteva cominciare meglio.
Adrien, il ragazzo biondo che ha conquistato il mio cuore con un semplice ombrello, mi guarda preoccupato.
"No no, cioè sì. No, volevo dire…"
"Marinette balbetta? Sta benissimo"
Alya mi salva appena in tempo, risparmiandomi una serie di borbottii incomprensibili. È incredibile come l’amore riesca a farmi cambiare tanto. Non sono mai stata una persona timida. Sono estroversa, vitale, sempre pronta ad intromettermi in un discorso. Eppure con Adrien non riesco nemmeno a formulare una frase decente. Se non avessi Alya al mio fianco, probabilmente il mio rapporto con il modello biondo sarebbe un continuo fraintendimento.
Mi impongo un sorriso forzato mentre raccolgo le mie cose velocemente ed indietreggio verso la mia postazione.
Rischio di far cadere nuovamente lo zaino sbattendo contro il bancone dove è poggiata Alya. Fortunatamente per oggi sembra che io abbia esaurito le pessime figure e finalmente riesco a sedermi. Sbuffo sonoramente, non posso credere che dopo tutti questi mesi io continui a collezionare disastrosi incidenti davanti agli occhi di Adrien.
L’insegnante entra in classe e finalmente l’attenzione della classe viene attirata da qualcuno che non sia io.
La mattina trascorre veloce e mentre Alya si affanna nel tentativo di seguire le spiegazioni di madame Bustier, io mi perdo ad osservare il biondo seduto poco distante da me.
Da quando si è seduto, qualcosa sembra lo stia turbando profondamente. Solitamente Adrien rappresenta l’allievo perfetto, sempre attento, diligente nei compiti e con una capacità di concentrazione incredibile. Oggi, però, sembra un’altra persona. Il suo quaderno è ancora bianco, unica eccezione è uno scarabocchio che raffigura un gatto intento ad inseguire un insetto. Non c’è traccia del ragazzo che ogni giorno riempie pagine e pagine di appunti. C’è qualcosa in lui che mi preoccupa.
Le sue spalle si muovono frenetiche, assecondando il respiro affannato; spesso lo vedo passarsi una mano nei biondi capelli per poi cercare di liberarsi di una sensazione evidentemente fastidiosa.
Quest’oggi Adrien non è che una presenza sul registro dell’insegnante, posso vederlo davanti a me ma la sua mente è evidentemente altrove. Il suo volto sembra vinto dalla stanchezza e dall’insofferenza verso il mondo intero. Se non avessi trascorso gli ultimi mesi ad osservare ogni dettaglio del suo viso, probabilmente non mi sarei mai accorta di un piccolo dettaglio. Il colorito delle sue gote è evidentemente più accentuato e questo lascia in me una semplice consapevolezza, Adrien non sta bene.
Non ho idea di cos’abbia il modello, se sia semplicemente raffreddore, influenza, febbre o qualcosa di più grave ma una cosa è certa, ha bisogno di riposo, non di rimanere costretto tra quattro mura per tutta la giornata.
Fortunatamente l’ultima campanella della mattina risuona tra le pareti della classe, spingendo gli alunni verso la sala mensa.
Alya raggiunge velocemente Nino ed insieme si avviano verso l’uscita della classe.
"Marinette, sbrigati o troveremo solamente le briciole!"
"Vi raggiungo tra poco, Alya. Devo… fare una cosa"
Alya mi guarda intensamente e la sua vena giornalista sembra voler scrutare i miei pensieri e la mia anima. Quella ragazza diventerà una grande giornalista un giorno, non c’è dettaglio che passi inosservato ai suoi occhi scuri.
Un sorriso si allarga sul suo volto mentre il suo sguardo continua ad alternarsi tra me ed Adrien.
Alya inizia a spingere fuori dalla classe gli ultimi rimasti mentre il mio imbarazzo inizia a crescere. Sicuramente devo avere il volto in fiamme, probabilmente tanto quanto quello di Adrien.
La mia migliore amica e Nino ci lasciano da soli ed il panico inizia ad invadermi. Non sono mai stata brava con le parole, soprattutto se dovevano essere rivolte al modello biondo. Questa volta però la salute di Adrien mi spinge ad avvicinarmi cercando di chiudere la mia timidezza in un cassetto lontano del mio cuore.
Ad ogni passo le gambe tremano maggiormente ma quando arrivo a pochi centimetri dal bancone, Adrien appoggia la testa sulle braccia, probabilmente cercando di riposare qualche istante. Deve sentirsi davvero male.
Velocemente scaccio ogni mia paura o pensiero e mi schiarisco la voce, riprendendo il controllo sul mio corpo.
"A-Adrien?"
Il suo corpo si risveglia improvvisamente ed io comincio a chiedermi se abbia fatto la scelta giusta a disturbarlo in questo momento. Probabilmente aveva davvero solo bisogno di riposare ed io glielo sto impedendo senza alcun motivo se non la mia preoccupazione da ragazza innamorata.
Lo vedo strofinarsi gli occhi prima di posarli su di me. Il verde delle sue iridi blocca ogni parola che pensavo sarei stata in grado di pronunciare.
"Marinette?"
Il mio nome, avvolto dalla sua voce, mi risveglia dalla profondità del suo sguardo.
"S-sì. S-scusa non volevo disturbarti ma…"
Adrien continua a strofinarsi gli occhi, sempre più violentemente, fino a rendere evidente l’infiammazione. Il verde del suo sguardo adesso è contornato dal rossore di un’evidente influenza.
"Posso aiutarti, Marinette?"
"N-no no! Cioè sì, sì! Insomma io… Non vorrei sembrarti indiscreta o intromettermi in questioni personali ma… T-ti senti bene?"
Sul suo volto si allarga un sorriso tirato e stanco. La sua espressione è così dolce e tenera che trascorro cinque minuti abbondanti ad osservare ei suoi lineamenti rilassarsi impercettibilmente.
Adrien inizia a tossire profondamente, spezzando l’incantesimo che mi aveva avvolta.
"Adrien?!"
Cerco di avvicinarmi a lui ma un gesto della sua mano mi intima di non proseguire. Raccoglie dalla sua borsa una bottiglietta d’acqua dalla quale beve un generoso sorso. Gli spasmi del suo corpo si affievoliscono sempre più, fino a quando non sembra essersi ripreso.
"Speravo non si notasse così tanto ma devo essere un pessimo attore a quanto pare"
"No! No… Cioè non è vero, non è colpa tua. Io ti ho guardato tutta la mattina e ho notato che non stavi bene e mi sono preoccupata…"
Ripensando alle frasi che ho appena pronunciato, mi rendo conto di aver appena ammesso ad Adrien di averlo osservato per tutti il tempo, come una stalker.
Velocemente portò le mani davanti a me agitandole in attesa che mi venga in mente un buon motivo per il mio comportamento ma più penso ad una scusa plausibile, più mi rendo conto di essermi scavata una fossa troppo profonda per potermi salvare.
"Non pensare male! Ho notato che non sembravi attento e non capivo il motivo. Madame Bustier è sempre stata una brava insegnante e le sue lezioni sono molto interessanti e…"
Mi arrendo all’evidenza di aver fatto l’ennesima pessima figura davanti al ragazzo di cui sono perdutamente innamorata.
Il mio sguardo finisce sul pavimento, ormai colmo di imbarazzo e panico.
"Marinette?"
Sento dei rumori avvicinarsi e quando nel mio campo visivo rientrano le scarpe di Adrien, mi costringo a tornare a guardarlo negli occhi.
"A-Adrien…"
"Grazie"
La sorpresa si impossessa velocemente di me e della mia mente che inizia ad elaborare mille scenari diversi, uno più roseo dell’altro.
"Per cosa?"
"Per esserti preoccupata per me. Sei stata molto gentile e premurosa"
Un capogiro costringe Adrien a reggersi al bancone, cercando di ristabilire il suo precario equilibrio.
"Non dovresti alzarti se stai così male!"
Senza pensare a quello che sto per fare, afferro un braccio del giovane portandolo sulle mie spalle. Con molta calma ed un po’ di fatica, lo riporto a sedersi, lasciandolo solamente quando finalmente lo vedo calmarsi. Adrien si lascia scivolare con la schiena sul legno freddo, chiudendo gli occhi e massaggiandosi le tempie.
"Vado a chiamare Madame Bustier. Rimani seduto e non muoverti… per fa-favore, Adrien"
Mi avvio alla porta, lanciando un ultimo sguardo al ragazzo malato.
 
Una volta raggiunta, l’insegnante lascia studenti e colleghi al tavolo cercando di non far trapelare la notizia di Adrien malato e solo in aula. L’ultima cosa di cui ha bisogno il modello in questo momento, è una schiera di fan pronte ad improvvisarsi infermiere pur di rimanere al suo fianco e magari strappargli il numero di telefono.
Velocemente torniamo in classe, dove troviamo Adrien nella stessa posizione in cui lo avevo lasciato pochi minuti prima. Il ragazzo sembra dormire e, nonostante l’iniziale reticenza, Madame Bustier si vede costretta a svegliarlo.
"Adrien, Adrien! Svegliati, per piacere"
Un mugugno precede il risveglio del biondo che sembra spaesato e confuso come mai.
"Dove sono? Cosa… Perché sono in aula?"
L’insegnante sfiora la fronte del ragazzo e velocemente si scansa, quasi si fosse scottata il palmo.
"Adrien ma tu hai la febbre molto alta! Perché non sei rimasto a casa oggi?"
Madame Bustier si volta a guardarmi preoccupata e la sua agitazione diventa all’istante la mia. Un senso di nausea mi avvolge mentre il panico si impossessa di ogni parte di me.
"Marinette, bisogna avvertire immediatamente suo padre. Non può rimanere qui in queste condizioni. Ha bisogno di analgesici ed impacchi freddi ma soprattutto di tanto riposo in un ambiente tranquillo. Puoi pensare tu a chiamare il signor Agreste?"
"Mio padre è a New York per lavoro"
La nostra attenzione viene attirata dalle parole di Adrien, biascicate tra un sospiro e l’altro.
"Non c’è nessuno che possiamo chiamare, Adrien?"
La mia mente vaglia mille opzioni fino a trovare un solo nome, l’unica persona che, nonostante tutto, potrebbe essere rimasta a Parigi per occuparsi del giovane. Quello che sto facendo non è corretto ma è l’unica cosa che posso fare.
Velocemente afferro il cellulare di Adrien e Scorro i numeri in rubrica. La tentazione di cancellare i numeri di Katami e Lila è davvero molta ma la situazione richiede serietà e queste sciocchezze possono attendere un’occasione migliore.
Quando finalmente trovo il numero giusto, avvio la chiamata. Una voce professionale e seria risponde al secondo squillo.
"Adrien? Cosa succede?"
Nathalie sembra quasi allarmata, probabilmente non è abituata a ricevere chiamate dal figlio del suo datore di lavoro. Se suo padre si fosse trovato in città avrei chiamato lui ma le circostanze non mi lasciavano altra scelta.
"Ehm, mi scusi, sono Marinette, una compagna di classe di Adrien"
"Dov’è? Cosa gli è successo?"
"Adrien non si sente bene. Ha la febbre molto alta, potrebbe mandare qualcuno a prenderlo? Ha bisogno di riposare"
"L’autista arriverà presto. Grazie di avermi avvertita"
La professionalità di Nathalie non trova rivali, nemmeno la preoccupazione per Adrien è riuscita a scalfire la maschera seria e composta che si è costruita in questi anni. A volte mi chiedo come faccia Adrien a vivere una situazione tanto triste e mostrarsi sempre con il sorriso sulle labbra.
Spiego la situazione a madame Bustier che sta tentando di far riprendere Adrien muovendo l’aria con un quaderno.
"Speriamo che arrivi presto, ha bisogno di medicinali ma a noi è stato proibito dargliene"
"Cosa?!"
"Il signor Agreste ha dato disposizioni ferree per il figlio"
Le parole dell’insegnante risuonano nella mia mente ed io ancora non riesco a trovar senso alle azioni del signor Agreste. So che la scomparsa della moglie ha lasciato in entrambi un vuoto immenso e posso capire che in fondo il padre di Adrien abbia solamente paura che qualcosa gli porti via anche il figlio ma certe imposizioni sono impensabili. Adrien sta male e l’istituto non può nemmeno somministrargli un analgesico. Non oso immaginare cosa succederebbe se avesse un incidente all’interno della struttura.
 
Qualche minuto più tardi l’autista ci raggiunge in classe, mobilitando la schiera di persone che ormai si erano avvicinate all’aula sperando di trovare Adrien. Il biondo è semi cosciente, a volte balbetta qualche scusa, come se dovesse giustificare il fatto che non si senta bene. L’uomo afferra Adrien lasciandolo dondolare dalla sua spalla mentre rivolge a me ed all’insegnante indicazione di non divulgare la notizia ai media.
"Grazie per averci avvertiti"
L’autista sparisce oltre la porta dell’aula, zittendo tutti gli allievi della scuola con un semplice sguardo. Anche le fan più accanite rimangono paralizzare davanti agli occhi gelidi di quell’uomo che intimano di rispettare la discrezione del signorino Agreste.
Mentre il biondo svanisce oltre il portone dell’edificio i suoi occhi sembrano spegnersi sempre più ed io ho l’impressione che non sia una semplice conseguenza all’influenza ma qualcosa di più profondo. Nessuno sembra accorgersi della profonda tristezza che quello sguardo emanava e pochi istanti dopo mi ritrovo in mensa, trascinata da Alya che non vede l’ora di conoscere i dettagli più succulenti.
Dopo aver saziato la sua fame di notizie, finalmente riesco a dedicarmi al pranzo ma la mia mente continua a vagare nello spazio in cerca di quegli occhi tristi.
 
Ho trascorso tutto il pomeriggio a pensare ad Adrien. Il fatto che si trovi in una casa in cui manchi totalmente l’amore, senza l’unico genitore che gli è rimasto, mi rende davvero triste. Tutti meritano di vivere circondati dall’affetto dei propri cari, specialmente quando si ha l’influenza.
Attraverso il portone dell’edificio pensando a quanti raffreddori sono stati curati dai miei genitori con pasti caldi, impacchi freddi e tanto, tanto amore. Avere al proprio fianco qualcuno che ti voglia bene è la cura migliore per qualunque dolore.
"Marinette?"
Strappata dai ricordi della mia infanzia, mi volto verso Alya e Nino che sembrano aspettare una mia risposta.
"Sì"
"Sei sulle nuvole, oggi più che mai"
"Andiamo da Alya, vieni con noi?"
Solitamente non rifiuto mai un invito di questo tipo, perché so che significa pomeriggio con amici, videogiochi e tanto cibo. C’è qualcosa però che mi impedirebbe di godermi appieno un buon pomeriggio in compagnia.
"Scusata ma oggi devo aiutare i miei genitori in negozio"
"Peccato"
"Portaci qualche dolce domani!"
I ragazzi si dirigono a casa ed io mi volto nella direzione opposta. Cammino fino a raggiungere il mio palazzo e quando Varco la soglia di casa, il profumo di cannella e crema pasticcera mi avvolge. Adoro il benvenuto che la pasticceria mi riserva ogni giorno, sembra volermi accogliere nel migliore dei modi ed io non posso che esserne grata.
Velocemente mi dirigo verso il piano superiore. Lascio lo zaino accanto al computer e lascio che il mio corpo si distenda sulla chaise longue accanto.
"Marinette, perché hai mentito ai tuoi amici? Non devi aiutare i tuoi genitori questo pomeriggio"
La voce di Tikki mi raggiunge mentre il suo piccolo corpo invade la mia visuale.
"Non lo so Tikki"
Sono consapevole di star mentendo. So benissimo perché non ho accettato l’invito di Alya. Non sarei mai riuscita a divertirmi sapendo di essere costantemente in pensiero per Adrien.
"Marinette, stai bene?"
"No Tikki, non sto bene"
Mi alzo velocemente, tornando alla scrivania dove raccolgo la borsetta in cui Tikki si rifugia senza fare ulteriori domande.
 
La maestosa casa Agreste mi ha sempre provocato sensazioni di disagio, non tanto per il valore dell’edificio quanto per le persone che vi abitano. Nathalie ed il signor Agreste non sono sicuramente persone molto ospitali e la guardia del corpo di Adrien non è molto diverso da loro. Se non fossi preoccupata per la salute del biondo, non mi sarei mai nemmeno sognata di avvicinarmi nuovamente a questa casa.
Il citofono risuona all’interno della villa lasciandomi in attesa di una risposta e con il cuore palpitante.
"Lei chi è?>>
"Scusi il disturbo, sono una compagna di classe di Adrien"
"Cosa vuole?"
"E-ecco io… Posso vedere Adrien?"
Il silenzio piomba tra noi. Mi sento osservata e non so dire se questa attesa servirà a qualcosa o meno. Qualche minuto più tardi, la voce distorta e metallica torna a farsi sentire.
"Adrien non sta bene, è pregata di andarsene"
Il rumore inconfondibile del citofono che viene spento mi lascia senza parole.
Sicuramente Nathalie non verrà proclamata donna più gentile dell’anno ma capisco il motivo per il quale il padre di Adrien abbia scelto lei come sua assistente. Ogni sua disposizione viene assecondata come fosse un ordine militare.
Purtroppo sono costretta ad arrendermi all’evidenza, non riuscirò sicuramente a farmi aprire le porte di villa Agreste. Ciò non significa però che non abbia altri modi per entrare in casa.
Velocemente mi dirigo nel vicolo accanto alla villa, nascondendomi perfettamente a qualunque occhio indiscreto. Apro la borsetta dove gli occhi di Tikki già mi guardano preoccupati.
"Marinette, sai che non dovresti farlo"
"Lo so, lo so. Mi dispiace Tikki ma ho bisogno di sapere come sta Adrien e Nathalie non mi impedirà di accertarmi che lui abbia tutto ciò di cui ha bisogno"
"Lo ami davvero molto"
I suoi occhi si inteneriscono ed io non posso che ringraziare il Maestro Fu per avermi affidato una creatura tanto dolce e comprensiva. A volte penso di non meritare il dono che mi è stato fatto, specialmente quando ricordo a tutte le volte che il mio Kwami ha dovuto sopportare i miei sfoghi riguardo Adrien, Chat Noir e Papillon.
Mi trovo a sorridere dolcemente a quella piccola creatura e velocemente le chiedo di farmi abbandonare le vesti della timida Marinette per indossare una tutina attillata rossa a pois neri.
 
Scosto lentamente la finestra pensando a quanto incosciente possa essere Adrien per averla lasciata aperta. Mi aspettavo una vetrata chiusa, blindata e sigillata, invece mi sono imbattuta in una parete poco più che socchiusa.
Spingo dolcemente la superficie lasciandomi scivolare agilmente tra le pieghe della casa. Il pavimento è caldo e accogliente mentre osservo gli angoli di quella stanza.
La pareti sembrano quasi incutere timore o forse è solamente una sensazione provocata dalla paura di essere scoperta in quel luogo che a me dovrebbe essere proibito.
Un leggero rumore mi riporta al presente, trascinandomi lontano dai pensieri di Ladybug.
Mi volto verso il letto alle mie spalle, dove Adrien sembra dormire beato. I suoi capelli sono bagnati, probabilmente dal sudore della febbre. Un braccio gli copre gli occhi, infastiditi dalla luce del pomeriggio che entra dalle finestre. Il suo volto è un misto di sofferenza e dolore, una visione che mi lascia letteralmente senza parole.
Mi avvicino cauta, sperando che il biondo non si svegli. Non voglio disturbarlo mentre cerca di riprendersi ma devo assolutamente far qualcosa per aiutarlo.
Sul comodino ci sono alcune pastiglie ed un bicchiere d’acqua. Non sono sicura di cosa siano ma penso che Nathalie le abbia lasciate affinché Adrien le assumesse per far scendere la sua temperatura corporea. Mi chiedo se abbia provato a fargliele ingerire o le abbia solamente appoggiate sul comodino, in attesa che il ragazzo facesse il resto. La mancanza di interesse verso la sua situazione mi lascia davvero stupefatta. Com’è possibile ignorare la salute altrui in modo così stupido e menefreghista? Adrien sta male e nessuno in questa casa sembra badare a lui.
Inizio a camminare davanti al letto, consumando il pavimento sotto i miei piedi. Più penso alla situazione, più sento rabbia e tristezza accecarmi. Se non fossi preoccupata per Adrien, cercherei il padre per sgridarlo come meriterebbe.
Adrien continua a muoversi, si porta le coperte sugli occhi cercando di toglierle dal suo corpo.
Un pensiero mi avvolge, se nessuno presta attenzione alla salute di Adrien, sarò io a farlo. Mi occuperò di lui così come i miei genitori e tutte le persone che mi amano si sono sempre interessate a me.
Velocemente ricopro Adrien con le coperte, dirigendomi poi verso il bagno. In uno degli armadi trovo un contenitore abbastanza capiente da poter essere riempito di acqua fredda. Afferro un panno pulito e torno da Adrien velocemente. Lo trovo nuovamente scoperto e con il braccio ancora premuto sugli occhi. Nonostante non sia un’esperta, trovo un pulsante con cui riesco ad oscurare le finestre, così da lasciar riposare Adrien senza fastidi. Accendo solamente una piccola lampada così da aiutarmi a non inciampare nei miei stessi piedi, purtroppo ne sarei capace anche nei panni di Ladybug.
Con molta pazienza bagno il panno per poi strizzarlo con cura e lasciarlo sulla fronte del modello biondo. Dieci minuti più tardi, riporto l’asciugamano in acqua fredda e lo sistemo nuovamente sulla pelle di Adrien. Mi prendo cura di lui per quello che potrebbero essere un paio d’ore, finché qualcosa non attira la mia attenzione. Un rumore improvviso mi avverte dell’arrivo di qualcuno. Nathalie si affaccia in camera mentre io trovo riparo al piano superiore della camera di Adrien. I riflessi di Ladybug sono effettivamente molto utili in situazioni come queste. Se l’assistente di Gabriel Agreste mi avesse vista qui dentro, probabilmente avrebbe pensato ad un attacco akuma e la tranquillità che Adrien sembrava aver ritrovato negli ultimi venti minuti sarebbe evaporata istantaneamente.
Nathalie si avvicina ad Adrien ma quando i suoi occhi si posano sulla bacinella ai piedi del letto, il suo sguardo inizia a vagare per tutta la stanza, in cerca di qualcuno, in cerca di me.
La sua attenzione viene attirata da Adrien che sembra balbettare qualcosa a me incomprensibile. Vedo la donna annuire e rilassarsi per poi rinfrescare il panno ormai caldo. Adrien apre gli occhi, confuso e dolorante e tutto ciò che riesce a fare è ingoiare due pastiglie di quello che deve essere un analgesico prima di tornare a sdraiarsi. Sembra scivolare nuovamente nel sonno più profondo, mentre Nathalie continua a vegliare su di lui per un’ora abbondante. Un rumore impercettibile la costringe ad alzarsi e, sbuffando, ad uscire dalla stanza lasciandomi la possibilità di tornare a prendermi cura del ragazzo che amo.
Prima di avvicinarmi al letto di Adrien, entro in bagno, cercando un termometro con cui registrare il valore della sua febbre.
Qualche minuto più tardi, l’oggetto segna trentasette gradi e mezzo. Adrien è ancora febbricitante ma fortunatamente la sua temperatura sembra stia rientrando nella norma. Cerco di scostargli i capelli dal volto ma le mie mani sembrano non voler abbandonare il suo corpo. Le palpebre chiuse mi nascondono i meravigliosi occhi verdi, capaci di stregarmi. La sua pelle liscia e vellutata, appena più calda del normale, è incredibilmente pallida. Ogni dettaglio del suo volto mi preoccupa e mi attira inevitabilmente. Sono una falena, intrappolata in un gioco di luci e fiamme pericoloso. Continuo ad accarezzarlo, ormai drogata di quel contatto che mi vieto ogni volta che lo vedo, conscia di poter svenire da un momento all’altro.
Quanto pagherei per poter rimanere qui per sempre, in questa mia piccola tortura personale, abbastanza vicina da sfiorare Adrien, ma senza che lui sia abbastanza cosciente da rispondere alle mie carezze. Continuo a guardare i suoi occhi chiusi e tranquilli, finché due pozze verdi non si focalizzano su di me, lasciandomi senza via di fuga. Il suo sguardo cerca di mettere a fuoco la mia figura e mentre lui cerca di alzarsi dal letto strofinandosi le palpebre, io ne approfitto per tornare a nascondermi al piano superiore. Desideravo davvero che Adrien si svegliasse ma so quante e quali domande mi porrebbe ed io non ho le risposte adatte alle sue curiosità. Non posso dirgli di essere la timida ragazza che lo ama da quando mi ha prestato il suo ombrello. Non posso dirgli che Ladybug era preoccupata per la sua salute, non capirebbe e probabilmente si preoccuperebbe anche lui di una eventuale akuma svolazzante. Ci sono così tante cose che vorrei che Adrien sapesse e altrettante che non potrei mai rivelargli. Mi siedo a terra, afferrandomi le gambe e stringendole al petto, in attesa che i rumori al piano inferiore si plachino totalmente.
Ogni tanto sento Adrien pronunciare il mio nome, un flebile “Ladybug” che qualche minuto più tardi si tramuta in un sospiro leggero e regolare.
Il silenzio della stanza viene interrotto dalla vibrazione del mio telefono, una chiamata da parte di mia madre, sicuramente in pensiero per non avermi trovata in camera a studiare. Sono costretta ad ignorare la sua telefonata ma appena la foto di mia madre scompare dallo schermo, le lascio un messaggio in segreteria, avvertendola di un pomeriggio improvvisato a casa di Alya.
Sul display, l’orologio segna ormai le otto di sera e, nonostante la febbre di Adrien stia scemando, continuo a rimanere al suo fianco, preoccupata che lui non rimanga da solo a lottare contro l’influenza.
Le ore trascorrono veloci, devo aver cambiare l’acqua nel contenitore almeno quattro volte dalla visita di Nathalie e finalmente la febbre sembra stia sparendo. Il termometro segna trentasei gradi e sette, la temperatura ideale affinché Adrien riposi al meglio delle sue possibilità. Ormai sono le tre del mattino, è troppo tardi per rientrare a casa e sperare di non essere sgridata, allo stesso tempo è troppo presto per aspettarmi una buona colazione ricca di brioches e marmellata. La stanchezza inizia a farsi sentire e continuare a guardare Adrien beatamente addormentato al caldo rende le mie palpebre sempre più pesanti. Un solo pensiero, un dubbio profondo riesce a tenermi sveglia: non ho idea di cosa mi aspetterebbe al mio risveglio. Mi troverei nuovamente a vestire i panni di Ladybug? Probabilmente no. La trasformazione avviene perché io scelgo consciamente di assumere i poteri di Tikki all’interno del mio corpo, se dovessi, per qualunque motivo, perdere conoscenza, la magia che mi avvolge svanirebbe ed io tornerei ad essere semplicemente Marinette. Non voglio nemmeno pensare a cosa comporterebbe questo per me ma ancora più preoccupanti sarebbero gli effetti che una simile azione potrebbe avere su Tikki, la mia piccola Kwami. Potrei quasi sopportare l’idea di far sapere al mondo intero chi si celi dietro questa maschera a pois neri ma non riuscirei mai a convivere con le conseguenze che tutto ciò potrebbe avere su di lei.
I miei pensieri continuano a vorticare, lasciandomi nella confusione più totale. Nemmeno mi sono resa conto di aver ricominciato a camminare attraverso la stanza. Lo spazio in questa camera è immenso, ogni oggetto non occupa che una piccola parte lasciandomi pienamente libera di vagare per un’ora abbondante.
Adrien pronuncia nuovamente il mio nome ed ogni volta io rimango paralizzata dalla paura che si sia accorto della mia presenza. Quando finalmente sembra calmarsi, ho la possibilità di guardarmi attorno, studiare nei minimi particolari la stanza che mi ospita. Sulla scrivania c’è il minimo indispensabile per lo studio, qualche penna, un evidenziatore ed un quaderno pieno di schemi riassuntivi. La sua camera da letto è invasa per lo più da giochi di ogni tipologia e comincio a chiedermi se sia davvero una sua passione o se non sia solamente un modo studiato da suo padre per assicurarsi il suo affetto. Chiunque conosca Adrien potrebbe avere i miei stessi dubbi. Gabriel Agreste non ha mostrato così tanto affetto verso il figlio da spingerlo a sentirsi amato ed il fatto che io mi trovi qui, in questo momento, dove dovrebbe essere lui, è la prova più evidente dei miei pensieri.
Ciò che più mi attira è la vastità di CD presenti al piano superiore. Musica classica, rock, jazz, pop, qualunque tipologia di musica è presente in questa immensa libreria che copre la maggior parte dello spazio.
 
Le prime luci dell’alba illuminano un libro, lasciato sul ripiano inferiore di quella struttura. Uno scritto antico che abbiamo studiato tempo prima e che io non ho mai nemmeno terminato di leggere. Afferro la copertina, cercando di non rovinarla e ciò che trovo all’interno mi lascia senza parole.
Ogni inizio capitolo nasconde quello che sembra essere quasi un tesoro per il modello biondo. Fotografie di ogni tipologia affollano le pagine. Il primo capitolo offre ai miei occhi un bellissimo ritratto di Adrien e sua madre, felici, allegri e sorridenti. Sicuramente deve aver sofferto molto la mancanza della figura materna nella sua adolescenza. Io per prima non saprei come affrontare la vita senza i miei genitori. Un fastidioso dolore si propaga dal centro del mio cuore, una malinconia che so essere solamente un lieve e pallido riflesso di quello che deve aver provato lui in questi anni.
I capitoli seguenti mostrano le persone più importanti per lui: suo padre, il solo parente rimastogli, Nathalie che, senza poter scegliere, si è trovata ad essere l’unico riferimento femminile per questo ragazzo, e la sua guardia del corpo che, nonostante tutto, sembra preoccuparsi molto della sua salute e non solo perché viene pagato profumatamente per farlo.
I capitoli seguenti mi fanno conoscere una passione di Adrien che non avrei mai nemmeno potuto immaginare, io.
Immagini di Ladybug affollano il libro. Ci sono foto mie mentre volteggio tra i tetti di Parigi, altre mi raffigurano durante uno scontro con l’akumizzato del momento ma la maggior parte mi ritrae con lo sguardo fiero, soddisfatto e deciso che riesco a mostrare ogni volta che riesco a purificare una perfida akuma. Molti pensieri iniziano ad affollare la mia mente creando un groviglio senza senso.
Perché tutte queste foto? Cosa significano? Perché affiancarle a quelle di persone così importanti per lui? Che Adrien mi ritenga altrettanto fondamentale per la sua vita? Eppure Ladybug non ha fatto molto per Adrien Agreste. Ho salvato altre persone molte più volte di lui, ho aiutato molta più gente a ritrovare la propria calma e tranquillità, liberandosi dei sentimenti negativi che li avvolgevano, eppure sono sicura che nessuno di loro tenga mie fotografie custodite gelosamente tra le pagine di quello che deve rappresentare una sorta di raccolta personale di immagini e scatti rubati. Ripongo con cura il libro, attenta a non spostare nemmeno di un millimetro le immagini che contiene e quando torno a rivolgere la mia attenzione al ragazzo che amo, lo vedo sorridere, probabilmente felice di essere il protagonista di qualche bellissimo sogno.
Mi avvicino al letto, lasciando che ogni mio pensiero evapori nell’istante in cui le mie orecchie sentono pronunciare una semplice frase.
"Resta con me, Ladybug"
Non riesco a capire se l’affetto che nutre per me sia frutto solamente di un’ammirazione per l’eroina di Parigi o se sia davvero un sentimento più profondo. Quello che so è che nulla potrebbe rendermi più felice in questo momento. Ho sempre saputo di rappresentare per Adrien solamente una cara amica, qualcuno con cui ridere e scherzare e, nonostante i vari tentativi di Alya di far nascere qualcosa tra noi, ormai mi ero quasi arresa all’evidenza che i miei sentimenti non fossero corrisposti. Quelle fotografie però fanno nascere in me la speranza che lui possa vedere qualcosa di buono nella figura di Ladybug, qualcosa che non si limiti a creare una buona amicizia tra noi ma che possa spingerci l’uno tra le braccia dell’altra.
La mia mano accarezza il volto del ragazzo dolcemente percorrendo un dolce tragitto dalla sua guancia al suo mento. Ogni volta che mi avvicino a quest’ultimo, la mia attenzione viene attirata dalle sue labbra.
Chissà cosa comporterebbe assaggiare il loro sapore, sentirle per un solo istante poggiarsi sulle mie. Il mio mondo inizia a ruotare mentre la distanza tra noi si accorcia sempre più.
Il mio subconscio è perfettamente diviso, una parte mi spinge ad assecondare i miei istinti, l’altra mi ricorda l’incoscienza del modello. Non so quando ho scelto di seguire l’una piuttosto che l’altra ma ricorderò sempre l’istante in cui le mie labbra si sono unite alle sue.
Il mondo sembra sparito, sfocato dalle sensazioni che questo contatto mi sta trasmettendo. La sua pelle è morbida, liscia, ha un leggero sapore di ciliegia che maschera completamente l’odore delle medicine e dell’influenza che ancora lo tiene stretto a sé. Basta un secondo di troppo per far nascere in me una sensazione di calore che mai avevo sentito. Non so cosa mi stia succedendo, non capisco come un semplice bacio possa provocarmi un’emozione così intensa. La mia mano sfiora il suo volto dolcemente, lasciando carezze leggere sulla sua pelle.
Quella sensazione alla bocca dello stomaco inizia a divorarmi e senza pensarci mi scostò velocemente dal volto di Adrien. Lui dorme ancora beatamente ma ciò che è successo mi lascia senza parole e con la mente totalmente annebbiata.
Mi alzo allontanandomi dal modello che sembra riuscire a farmi impazzire anche da malato o addormentato. È incredibile quanto riesca a sconvolgermi. Cammino per la stanza per minuti interi, cercando di calmare il mio cuore che sembra voglia uscirmi dal petto. Le mie mani coprono il mio volto scendendo tra i capelli avvolti dagli elastici.
Non posso credere di averlo fatto, di aver ignorato il fatto che lui non fosse cosciente, di aver assecondato il capriccio di un momento, di aver rubato un bacio al ragazzo che amo senza che lui avesse avuto possibilità di scelta. Non ho idea di cosa abbia preso il sopravvento sulla mia mente ma… Devo ammettere che mi sia piaciuto tremendamente.
La mia mente non riesce a concentrarsi su niente di diverso da quel bacio, quel contatto così intimo e dolce che ha provocato in me una dolce sensazione di pace e tempesta al tempo stesso.
Trascorre quasi un’ora da quando ho iniziato a camminare nervosamente sul pavimento di casa Agreste. L’alba ormai sta iniziando ad illuminare Parigi ed il mio tempo in quella villa è agli sgoccioli. Non posso dimenticare quel che è successo, quello che ho fatto ma al tempo stesso so di dover relegare quel ricordo nella parte più profonda della mia memoria ed i motivi sono davvero troppi. Ladybug non può aver baciato Adrien, Marinette non può diventare ancora più impacciata ed imbarazzata di quel che già è ed Adrien non dovrà mai venire a conoscenza di questo nostro contatto rubato.
 
*** Oggi ***
 
I tetti di Parigi risplendono sotto i raggi rossastri del sole.
Sono uscita da casa Agreste da pochi minuti ed ogni passo che faccio il mio mondo sembra perdere colore. Le gambe iniziano a vacillare mentre percorro gli ultimi metri che mi separano dal vicolo accanto al palazzo di casa mia. Attendo qualche altro minuto, giusto il tempo affinché i miei genitori non possano avere dubbi su dove ho trascorso la notte. Sciolgo la trasformazione, lasciando che Tikki si nutri di molti, molti, molti biscotti.
"Scusa Tikki. Non avrei dovuto abusare del tuo potere per così tanto tempo ma io…"
"Sto bene, Marinette. Ho solo molta fame e sono davvero tanto stanca. Ho bisogno di riposare un po’ e… Anche tu in verità"
Le sorrido dolcemente mentre il mio corpo inizia a parlarmi sempre più chiaramente.
"Penso che tu non stia molto bene"
"Credo tu abbia ragione, Tikki"
Dopo qualche istante mi avvio verso la porta di casa. I miei genitori mi accolgono a braccia aperte ma appena si accorgono del mio stato, mi impongono di salire in camera e riposare quanto più possibile. Barcollo sui gradini fino ad arrivare alla mia stanza. La testa inizia a girarmi vorticosamente e prima di svenire al centro della camera, riesco ad arrivare al letto. I miei pensieri diventano sempre più confusi ma il ricordo di quel bacio continua a perseguitarmi. Le mie dita sfiorano le mie labbra cercando di imprimere per un solo istante quei ricordi nel mio cuore, prima di rilegarli lontani dalla mia mente.
"Rimarrà per sempre soltanto un segreto innocente"

***

Ciao lettori e fan di Miraculous!
Benvenuti in questa mia seconda oneshot dedicata alla coppia principale di questo cartone animato europeo!
In un primo momento avevo pensato di concentrare la storia su Adrien e Marinette, una splendida e dolce Adriennette ma poi la mente viaggia per conto suo e le dita hanno iniziato a scrivere abbandonando l'idea iniziale. Nonostante tutto, sono contenta di aver portato a termine questa Ladrien!
Spero che vi sia piaciuta questa breve storia, fatemi sapere cosa ne pensate in un commento e passate a trovarmi anche su Wattpad!
miss_MZ93
  
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