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Autore: tixit    15/09/2019    14 recensioni
Una giovane donne ha deciso di allargare i propri orizzonti,dedicandosi ad un nuovo hobby, forse addirittura una professione. Il fidanzato decide di aiutarla con i dettagli.
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bernard Chatelet, Rosalie Lamorlière
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Un ragazzo, una ragazza e una storia d'amore


Il Café du chat Noir ribolliva come sempre di chiacchiere e indignazione politica, quando la porta si aprì per lasciar passare una folata di vento e una ragazza bionda. 
I capelli dorati erano umidi per le prime gocce di pioggia, i vestiti semplici, ma di buon gusto; tra le braccia custodiva gelosamente un pacchetto, avvolto nella stoffa e legato da uno spago. Non notò affatto lo sguardo di apprezzamento di un paio di avventori: il suo sguardo sorvolò impaziente un gruppetto di uomini anziani, entrati solo per una zuppa e il calore del camino, guizzò attraverso un gruppetto di giovani che stavano discutendo le ultime notizie sul giornale del mattino, soppesandoli, e poi si fermò, con un sorriso, su un ragazzo alto e magro, dai folti capelli neri, che, in un angolo, stava scribacchiando su un taccuino.
Il giovane alzò gli occhi, e subito le sorrise – un sorriso autentico. Impacciato si alzò i piedi ed attese fino a che lei non si fu accomodata; a quel punto le versò del caffè in una tazzina.

Lei iniziò subito a parlare, impaziente, senza guardarlo in viso: “Tesoro, ti ricordi quando mi avevi incoraggiato verso una mia... come avevi detto? Maggiore indipendenza?”

“Si cara.” Il giovane la osservò perplesso.

“Beh, ho deciso... l’ho deciso qualche tempo fa in realtà, ma non pensavo mai... non mi sentivo... non avevo il coraggio di dirtelo, ecco questa è la verità nuda e cruda. Pensavo che forse non avresti capito...”

“Cosa hai fatto di così terribile? Racconta dai...” la prese in giro, con un sorriso incoraggiante, mentre le sfiorava delicatamente una mano.

“E’ che quando ci siamo conosciuti mi sembrava una cosa così distante da me, ma poi, tu conosci la mia vita no? Le varie circostanze... Sai di quando ho conosciuto la mia benefattrice, ti ho raccontato tutto! E’ stato allora che ho scoperto che io... avevo certe... esigenze. E in fondo perché no?” alzò improvvisamente lo sguardo verso lui e lo sostenne, con aria risoluta. “Voglio dire non sono mica la prima, mi pare... e poi sono una donna libera, no? Ho pagato un prezzo per questa libertà. E tu non sei mica un uomo dello scorso secolo con tutte quelle idee antiquate sul ruolo della donna...” scosse la testa, poi aggiunse “Sei amico di Olympe de Gouges, per cui capirai, credo...”

“Di che ambito stiamo parlando?” chiese il giovane con un sorriso tirato mentre aggrottava le sopracciglia. Odiava ammetterlo, ma, in modo disturbante, continuavano a venirgli in mente certi discorsi di Olympe sul matrimonio come tomba dell’amore e certi altri, ancora più inquietanti, contro la monogamia. Di che... esigenze... si stava parlando?

“Stampa! Ecco l’ho detto, carta stampata.” Disse la ragazza con un sospiro. E poi si lasciò andare contro il sedile della poltroncina del café.

“Oh... stampa... per un attimo avevo pensato... ma stampa... la stampa va benissimo! anzi, posso pure darti una mano!” il giovane sembrò visibilmente sollevato e strinse la mano della ragazza nella sua, con entusiasmo “Una figlia di Francia che ha potuto toccare con mano la grettezza e la depravazione della nostra classe dominante. I vergognosi intrighi dei Polignac... Mi sembra un’ottima idea!”

“Ecco no, no, i Polignac...no, ma che idea!” la giovane lo interruppe di colpo mordicchiandosi il labbro inferiore, “Io che scrivo dei Polignac... ma no! Come ti viene in mente? Non potrei mai! E anche volendo, non mi sento all’altezza di parlare di politica... “ guardandolo con tenerezza aggiunse, “e poi ci sei già tu in famiglia. Cioè, ci sarai tra pochi giorni... In famiglia intendo perché in politica ci sei da quando ti conosco...”

“Se vuoi aiutare a stampare dei pamphlet, non ci sono problemi, tesoro.” Il giovane le sorrise rassicurante,  “Ma non limitarti da sola, esplora pure le varie possibilità che hai a disposizione. Io ti sostengo lo sai.”

“No no, dei pamphlet? ... mi fanno ribrezzo... tutte quelle porcherie” la giovane arrossì “No, io qualche tempo fa ecco, avevo deciso di scrivere un, un ... un romanzo!”

“Un romanzo?” lui  la osservò perplesso.

“Non un romanzo, romanzo... Una storia semplice, adatta a me, nelle mie corde, scritta per svago e per svagare, evadendo un poco dalla tristezza del quotidiano. Una storia che parla di sentimenti, ecco...” lo guardò incerta, cercando la sua approvazione, “Non te no ho mai parlato perché pensavo che tu, forse, mi avresti dissuaso. So che ti piacciono le cose serie, e non queste... sciocchezze.”

“Ah!” il giovane sorrise, “Un romanzo sentimentale dici? Ma va bene, benissimo!” poi addentando un biscotto chiese allegramente “E quando pensi di iniziare?”

“L’ho già iniziato.” Sorseggiò il caffè dalla  tazzina, meditabonda, poi prese coraggio: “In realtà l’ho finito.”

“E non mi hai detto niente!” la prese in giro, poi aggiunse “Vuoi che ti trovi qualcuno che ti dia un parere? Se vuoi posso chiedere al direttore del mio giornale, magari qualcuno nel tempo libero, potrebbe...”

“Ecco no... io l’ho già... come dire? Io ho trovato un editore. Non è il tuo, non mi sarei mai permessa, ma sai quando mi hai portato a quella riunione... ecco io mi annoiavo, anzi a dirla tutta quando parla Saint Just... mi vengono proprio i brividi. Comunque ho colto l’occasione che tanto non vi stavo seguendo e ne ho parlato con... con Panckoucke!”

“Panckoucke? Ti stampa Panckoucke?” Il giovane sobbalzò incredulo.

“No, no, Panckoucke? Ma cosa vai pensando? Lui che stampa per l’Académie des Sciences.... figurati!” la ragazza scosse la testa incredula, “E L’Encyclopedie... ti rendi conto? Panckoucke! Charles-Joseph Panckoucke, ma quando mai?” scoppiò a ridere divertita, poi, facendosi seria, “No, lui non sarebbe interessato. Però sua sorella, Amélie, hai presente? Anche lei scrive e mi ha messo in contatto con lei... poi, sai come è, no? da cosa nasce cosa... Alla fine mi ha trovato un editore minore tra quelli collegati alle stamperie autorizzate dal Re. Una persona onesta.”

Il giovane contrasse la mascella questa storia di un editore onesto che si trovava a fare affari con la sua fidanzata dietro le sue spalle non gli piaceva per niente, ma non voleva fare il cavernicolo “E...” disse guardandola negli occhi.

“E lui è interessato. O meglio lo è sua sorella, che scrive anche lei e cura le opere di Amélie e lo vuole stampare. Ha letto la prima bozza, ma io...“

“Si?”

“Devo fare delle correzioni e volevo prima che tu... che tu lo leggessi e mi dicessi un tuo parere. Sai, io credevo che avrebbe detto di no, molto gentilmente, così mi ero slanciata, ma ora... ho mille dubbi.”

“Sei sicura? Perché quello non è il mio campo, lo sai vero?”

“Cosa?”

“I... sentimenti, tesoro.” Borbottò il giovane in imbarazzo.

“Tu leggilo. E cerca di essere sincero.” Con un gesto deciso spinse il pacchetto verso di lui e sciolse rapidamente lo spago che lo teneva assieme.

Dopo un po il giovane alzò lo sguardo e la osservò perplesso “Tesoro, ma... hai chiamato il protagonista maschile Bernard?”

“E’ un nome bellissimo.” Rispose la giovane sulla difensiva.

“Si, cara, sono d’accordo, più che d’accordo, ma vedi... è il mio nome.” Le spiegò con pazienza.

“Mi sono sforzata tanto, Bernard, te lo assicuro, ma non mi veniva in mente nessun altro nome, che mi evocasse una certa idea. Victor mi sembrava così malinconico. Adatto ad un uomo che per amore si fa monaco e fa il voto del silenzio... gli ho dedicato uno spazietto... Ho provato per un poco a scrivere chiamandolo André, ma tornava a venirmi in mente un mio amico e mi veniva da ridere... cioè lui è perfetto” aggiunse in fretta “e André è il nome di un Santo, molto rispettabile, e lui è un santo, credimi, ma come protagonista della mia storia... non potevo.” Poi abbassò la voce. “Mi sembrava un incesto!”

“Addirittura...” la prese in giro il giovane, con un sorriso sotto sotto soddisfatto.

“Credimi.” Riprese lei agitata, “Un incesto, non trovo altra parola per spiegarti la sensazione... Poi mi è venuto in mente Augustin, ma non ce la facevo proprio, troppo austero, troppo da vecchio. Alla fine è il nome che ho dato al Folle che infesta il maniero dove va in visita il protagonista, un tipo lugubre che si nutre di sangue umano...” poi in imbarazzo sussurrò, “spero tanto che nessuno si offenda... magari questo lo potrei cambiare...”

“Ci sono altri nomi da protagonista, Rosalie, tesoro, Nicolas, per esempio... non ti piace Nicolas? è di gran moda.”

“No ti prego, quella gran bestia di mio cognato! No!”

“D’accordo, Nicolas no, ma con tanti nomi...”

“Ti dispiace che si chiami Bernard?” chiese Rosalie un poco rattristata.

“Ma no cara, è che potrebbero pensare che Bernard, che il tuo Bernard, cioè il Bernard del tuo racconto sia io, il Bernard che vuole diventare tuo marito. Capisci anche tu... potrebbe generare... equivoci...”

“Ma il mio Bernard è un personaggio stupendo!” obiettò la ragazza quasi offesa.

“Non lo metto in dubbio, tesoro, ti credo sulla parola, del resto, se lo hai scritto tu, chi meglio di te? Io ti credo, ma io non sono un protagonista e mi sembrerebbe... ecco, inappropriato. La gente potrebbe confondersi.”

“Vuoi dire che ti vergogni? Ti vergogni di quello che ho scritto e non vuoi che la gente sappia che lo ha scritto tua moglie? E’ questo quello che mi vorresti dire? Non che non ti piace il nome del protagonista, ma che la gente sappia che io ho scritto...” la ragazza sembrava sul punto di mettersi a piangere ed il giovane la interruppe precipitosamente: “No no no Rosalie, non devi pensarlo nemmeno lontanamente! Sono io che ti ho incoraggiato a cercare la tua strada, ci mancherebbe. Va bene, Bernard, come nome del protagonista, va benissimo.”

“Sei un tesoro.” Rosalie sorrise timidamente, poi prese la mano di Bernard, e delicatamente la baciò, mentre il ragazzo, arrossendo, si guardò intorno, sperando che nessuno li stesse osservando.


Dopo un poco il giovane emise un gemito strangolato. “Rosalie!”

“Dimmi tutto! dove sei arrivato?”

“Alla dichiarazione di... Bernard...”

“Oh è uno dei pezzi che preferisco!” esclamò Rosalie portandosi le mani al petto e chiudendo gli occhi. “Mi emoziono da sola ogni volta che rileggo quel capitolo!”

“Ma Rosalie...” borbottò il giovane cercando le parole adatte. “Questo è parola per parola quello che io... quello che io ti dissi io quando...”

“Ma certo! Pensi che potrei dimenticare la tua dichiarazione d’amore? Non lo sai che ti amo con tutto il cuore? Non potrei mai dimenticarla, mai e poi mai! Nemmeno tra cento anni!”

“E mi fa piacere, tesoro, ma... c’era bisogno di... condividerla con il mondo intero?”

“Bernard tesoro, ho cercato tanto altre parole per quel momento, ma nessuna mi sembrava all’altezza di Bernard. Del mio Bernard, intendo. Ho provato a scrivere altre frasi, ma sembravano tutte così ... pompose. Altre sembravano scritte da una donna, cioè quello che noi vorremmo che voi diceste e poi invece non dite mai. Belle, bellissime ma non erano autentiche”

“Ah no?”

“Mancavano di realismo. Voi uomini avete una specie di rozzezza interiore...”

“Rozzezza?“ a Bernard quasi andò di traverso il caffè. Fece cenno al cameriere di portargli dell’acqua e poi sussurrò con dolcezza imbarazzata “non sono in tipo melenso, Rosalie, ma non mi sembrava di essere stato... rozzo...”

“Ma si, tesoro, cerca di capire... rozzo nel senso di selvatico, un po’ pasticcione, sai come quei cani che ti fanno le feste e ti sporcano tutto il vestito con le loro zampotte sporche di fango... ma con un lato molto dolce. Dolcissimo. Indifeso.” Siede un colpetto sulla mano di Bernard, che la fissava a bocca aperta. “Alla fine ho usato le tue perché non ne ho trovate di migliori.”

“Ma Rosalie, tesoro, ci sono cose che un uomo vorrebbe tenere per sé, sai?”

“Te ne vergogni!” Rosalie lo guardò, incerta, con gli occhi sgranati, come se improvvisamente avesse scoperto tutta la verità su una faccenda brutta e sgradevole. “Tu ti vergogni di me!”

“No! Assolutamente no!”

“Allora mi stavi ingannando? Non era quello che pensavi? Non mi ami in quel modo, con quella profondità e quella delicatezza?”

“No! No Rosalie! Non farmi dire cose che non ti ho detto!”

“Caso mai in questo caso è il contrario!” Rosalie ribatté con aria sussiegosa.

“Rosalie, le mie parole no!”

“Perché le hai usate con altre ragazze? Perché è questo che scoprirò quando uscirà il libro? Che delle donne che hai conosciuto prima di me mi scriveranno che quelle erano le stesse parole che un loro amante ha usato per portarsele a letto? E’ questo che vuoi evitare? Confessa!” la ragazza era impallidita e stava alzando pericolosamente la voce.

“Rosalie ti prego...” la implorò lui imbarazzatissimo.

“Di la verità, Bernard! Ormai il passato è passato! Non mi arrabbierò! Ma io ho il diritto di sapere, se almeno un po’ di quel bene che dici di volermi è vero, ho diritto di sapere almeno per il rispetto tra noi, che mi hai dichiarato il tuo amore con un discorsetto già collaudato con chissà quante altre donne. Di la verità Bernard! Io ti perdono!”

“Ma quali altre donne?”

“E io che ne so? Non mi hai mai raccontato del tuo passato, solo della tua infanzia, di tua madre, di Robespierre, e dei tuo progetti per il futuro, ma delle altre donne non mi hai detto niente!”

“Rosalie quelle parole erano per te e solo per te.”

“Giuramelo!”

“Te lo giuro su tutto quello che di più caro!”

“Robespierre e la Rivoluzione?” chiese lei con sarcasmo.

“Ma per piacere!” esplose Bernard. “No, te lo giuro sul nostro amore, Rosalie, accidenti! Sul nostro stramaladettissimo amore!”

“Ma perché ti agiti così?”

“Io non mi agito...” obiettò il giovane cercando di recuperare la calma. “Dico solo che quelle sono le mie parole, mie.”

“Vuoi dire che ti sto plagiando?”

“No! Cioè si! O meglio no, ma avresti dovuto chiedermelo!”

“Bernard tesoro, uno scrittore si ispira alle proprie esperienze di vita, soprattutto agli inizi della sua carriera, l’arte è imitazione, me lo hai detto tutto, mimesys, e io ho usato una mia esperienza di vita, mia, in cui incidentalmente c’eri dentro tu.” Spiegò Rosalie con molta calma e un sorriso rassicurante.

“Incidentalmente?”

“Vuoi che le cancelli, va bene” sospirò.

“Rosalie, passiamo oltre, non voglio litigare con te, ti faccio solo presente che posso aiutarti a scriverne di migliori di dichiarazioni, rozze, rozzissime, così rozze da far sobbalzare un Vescovo. Con tutta la rozzezza che riterrai opportuna.”

“Stai dicendo che la tua dichiarazione non era la migliore dichiarazione che eri in grado di fare? Ti stavi risparmiando per la prossima ragazza?”

“No no! Era la migliore! La migliore che in quel momento potessi. Ma adesso potrei fare di meglio”

Lei lo guardò rattristata “Lo sai che non avrò un’altra dichiarazione d’amore, vero? Non c’è stato nessuno prima di te e tu sarai il mio ultimo amore... quella era l’unica dichiarazione che io avrei mai avuto... e tu mi stai dicendo che non ti sei sforzato abbastanza?”

Bernard la interruppe in fretta “Forse è meglio se leggo ancora un po’, che ne dici?”

“Vuoi leggere dell’incontro con la Contessa?”

“Ecco si... l’incontro con la Contessa secondo me deve essere molto interessante!”

“Ha 90 anni...”

“Sicuramente una donna saggia ed esperta.”

“Ha ucciso il suo primo amore, che la tradiva, a colpi di accetta.”

 
“Rosalie!”

“Dimmi tesoro”

“Rosalie, ma tu non puoi!” Bernard la guardò con occhi imploranti.

“Cosa? Sei arrivato al  punto in cui parlo dell’importanza della Monarchia? Perché lo so che tu la pensi diversamente, ma quelle sono le mie idee, o meglio sono le idee del mio personaggio. Lo sapevi come la pensavo quando ci siamo conosciuti, e hai detto che mi rispettavi anche per le mie idee!”

“La Monarchia? Hai scritto affermazioni filomonarchiche?” Bernard era incredulo.

“Se pensi che ti possano mettere in imbarazzo le tolgo.”

“No, perché dovrebbero? Io scrivo articoli sull’importanza di una forma di partecipazione popolare alle decisione importanti prese dal Governo, mi ispiro alla Roma repubblicana, e la mia fidanzata scrive un libro filomonarchico... perché dovrei sentirmi imbarazzato?” La guardò stralunato “No io sono arrivato a quando Bernard... il tuo Bernard...”

“Si?”

“Quando ci prova! Sembra sembra un un ... cavernicolo senza un briciolo di ritegno!”

“Io l’ho trovato molto focoso. Anche Amélie ha detto la stessa cosa.”

“Amélie? Hai fatto leggere questo... questo passaggio ad Amélie? Alla sorella di Panckoucke? Il primo editore di Francia?” balbettò Bernard.

“Le abbiamo lette insieme ad alta voce. Due volte. Le ha trovate decisamente efficaci.”

“Ma io parlo del pezzo in cui le chiede, prima di sposarla... no dico Rosalie...”

“Pensi sia sbagliato?”

“Si! Certo che è sbagliato!“

“Si?” Rosalie lo fissò stringendo gli occhi irritata.

“Cioè no! Assolutamente no! Nella vita reale non è sbagliato! Nella vita reale, anzi, è naturale che due che si devono sposare, che lui chieda...”

“Implori.” Puntualizzò Rosalie.

“Si implori, perché in fondo manca poco al matrimonio e cosa ci sarebbe di male, dico io!”

“Ah ecco mi pareva... perché mi sembrava di ricordare che tu qualche tempo fa... e pure ieri sera...”

“Ma in un romanzo questo non deve succedere, il protagonista deve esser virtuoso. Noi vogliamo un uomo nuovo! Un società nuova dove quello che conta è la virtù di un uomo!”

“Ma Bernard è virtuoso!”

“Ma se la spinge dietro un portone dopo il tramonto e le slaccia il corsetto!”

“Ma no che non glielo slaccia!”

“Ma si! Sto leggendo qui, qui c’è scritto di dita febbrili e del suo respiro bollente sulla pelle di lei” Bernard si passò un mano tra i capelli, “mentre con la lingua le disegna l’alfabeto dell’amore proprio dove lei sentiva il suo sangue pulsare fino a che non le parve non fosse più sangue ma lava  quello che le scorreva nelle vene.”

“Amélie ha adorato quel passaggio!” esclamò Rosalie divertita, “Anche se io preferisco quello successivo!”

“Ma ti sembra il caso?” una delle palpebre di Bernard comincio a battere senza controllo nel suo volto pallido.

“Ascolta, non glielo slaccia, fidati e vai avanti!” taglio corto Rosalie. “Certo che la fai lunga per un paio di bacetti!”

Il giovane riprese a leggere, poi si interruppe e lentamente sollevò il viso, “Mio Dio Rosalie,” sussurrò, “certo che non glielo slaccia... non ci riesce! Perché non sa slacciare un corsetto! Il coglione si impiccia con i nastri!”

“Splendido vero? Così bello, lui tormentato che la desidera e però in fondo è solo un cucciolo giocherellone...”

 “Ma nessun uomo farebbe quel casino con il nastro di un corsetto!”

“A me sembra di ricordare...”

“Basta ti prego!” la interruppe Bernard, arrendendosi, “Basta! Io parlo alla gente di come risolvere i problemi economici e sociali della Francia, non posso non saper slacciare un corsetto.”

“Ma tesoro, non te ne devi vergognare... e poi non sto parlando di te, ma di Bernard, del mio Bernard. Un personaggio che pure Amélie ha trovato affascinante, proprio per le sue contraddizioni...”

Il ragazzo non disse nulla, si limitò a fissare la tazzina ormai vuota.
 
Passarono vari minuti, lui che pensava e lei che lo fissava preoccupata, poi il giovane sospirò “La storia finisce... come?”

“Con lei che accetta di sposarlo.”

“Va bene. Prima del matrimonio, quindi”

“Si, prima.”

“Non c’è la cerimonia, giusto?”

“No, non mi sembrava importante.”

“E non c’è...”

“No, volevo finisse con una nota di speranza, ma senza il matrimonio.”

“E poi c’è il piccolo particolare della mimesys e del tuo desiderio di realismo, immagino.” Aggiunse Bernard con voce piatta. “Non hai sperimentato e non hai un insieme di... prestazioni... rozze, ma indifese, da cui poter pescare a piene mani per la tua ispirazione e condividere con Amélie, il cui mito di raffinata intellettuale, tra parentesi, si sta incrinando sotto i miei poveri occhi.”

“In un certo senso...” la ragazza arrossì, in imbarazzo “non volevo apparire ridicola proprio sul finale. Non sapendo bene cosa aspettarmi. Nel dettaglio intendo, una idea di massima me la sono fatta...”

Bernard sospirò profondamente, poi dopo quasi un minuto di silenzio le rispose con voce gentile ”Va bene Rosalie, è giusto che tu abbia il tuo spazio. La storia non è male e i personaggi sono quasi tutti ben tratteggiati. Sei stata brava.” Fece un sorriso tirato, “In questi giorni ti mostrerò tutti i pezzi che non funzionano o che non mi paiono credibili e ti aiuterò per la riscrittura per come posso, senza impormi. Perché sono un uomo e non uno che quando parla, parla tanto per parlare.”

“Grazie”

“E non ti chiederò di cambiare il nome del protagonista, o la sua dichiarazione rozza e selvatica.”

“Sei un tesoro.”

“E non insisterò più a chiederti un... anticipo... fino al giorno del matrimonio!”

La ragazza rise e poi aggiunse prendendolo in giro “Mancano solo pochi giorni...”

“Ma tu mi devi fare una promessa.”

“Tutto quello che vuoi, amore.”

“Se ne scriverai un altro, e mi auguro di si, scriverai ciò che vorrai, ma mai mai mai e poi mai un seguito di questa storia.”

“Promesso!”

Il giovane tirò un sospiro di sollievo. Poi si sporse attraverso il tavolino e la baciò sulle labbra – la vita con Rosalie oltre che dolce, sarebbe stata sicuramente molto interessante, sperò solo di avere forza sufficiente.
   
 
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