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Autore: dreamlikeview    15/09/2019    3 recensioni
[1/3 di "What if we had been friends?"]
Lord Voldemort ha un piano infallibile per sconfiggere Harry Potter una volta per tutte e quando chiede a Draco Malfoy di avvicinarsi al prescelto, crede di avere la vittoria in pugno, ma non ha fatto i conti con una magia che lui non conosce, né mai conoscerà: l'amore.
Una storia in cui uno scherzo del destino può cambiare completamente due vite, può spingere due persone a conoscersi e a scoprirsi davvero, può permettere ad imprevedibili e improbabili amicizie di nascere, mettendo le basi per un qualcosa che è destinato a durare per sempre.
Fiducia, amicizia, amore sono le parole chiave.
[Drarry, con accenni ad altre coppie, long-fic]
Genere: Angst, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley, Serpeverde | Coppie: Draco/Harry
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VI libro alternativo, Da VII libro alternativo
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'What if we had been friends?'
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Disclaimer: I personaggi non mi appartengono, meritavano di meglio, quindi ho deciso di dargli io ciò che meritavano; ma non ci guadagno nulla da tutto ciò, niente è finalizzato ad offendere qualcuno (solo a dare loro il finale che piace a me :D) e io ci perdo solo la faccia con queste cose.

Avviso: I personaggi tendono ad essere OOC perché sono basati sui miei headcanon, la storia in sé è piena dei miei headcanon, e i capitoli sono tanto lunghi, spero che vi piaccia lo stesso!

Nota bene: La storia parte dal sesto anno, tenendo conto di alcuni avvenimenti accaduti fino al quinto, ma l’intenzione non è quella di riscrivere il Principe Mezzosangue, di esso vi sono solo alcuni elementi (VI libro alternativo
 sta per quello... LOL).

Enjoy the show!


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Twist of Fate

2. Knowing me, knowing you


 

«Potter» lo chiamò Draco sottovoce, mentre studiavano insieme in biblioteca, come una normale coppia di amici.
Il mese di ottobre era iniziato da poco e loro due studiavano insieme abbastanza spesso, per la gioia di Draco: sembrava, infatti, che Potter si stesse avvicinando molto a lui e la cosa gli aveva fatto ottenere i complimenti da Piton che lo aveva rassicurato, dicendogli che i suoi progressi venivano costantemente comunicati al quartier generale da lui stesso.
«Dimmi» rispose l’interpellato con lo stesso tono di voce, voltando appena la testa verso di lui.
«Sei libero stasera? Per la cosa del Patronus, non sto facendo progressi, voglio allenarmi ancora». Non si erano visti per qualche giorno, Harry era stato stranamente impegnato.
«Certo» mormorò l’altro «Solita ora nella Stanza delle Necessità, io devo chiederti alcune cose sulla pozione di ieri. Non ho avuto modo di parlartene, sai, gli allenamenti di Quidditch e le selezioni per i nuovi membri della squadra…»
«Oh certo; ho sentito. Weasley è di nuovo il portiere, è migliorato?» chiese, pentendosene un secondo dopo, perché Harry si irrigidì. Forse non gli era ancora passato il piccolo scherzo che lui e i Serpeverde avevano tirato ai Grifondoro durante una partita l’anno precedente, quando aveva provocato così tanto Potter, insultando tutti i Weasley e sua madre, che lui e George Weasley lo avevano preso a pugni. Doveva ammettere che era stato un tantino cattivo quella volta e il pugno di Harry faceva ancora male, se ci pensava.
«Sì. Si è allenato» disse a denti stretti «Canterete ancora quella vomitevole canzoncina?»
«No, certo che no» rispose prontamente, non poteva rovinare tutto il suo meticoloso lavoro per stupidaggini come quella «Tu hai avuto problemi a rientrare?» chiese titubante alludendo al fatto che, dopo quell’episodio, Harry fosse stato espulso dalla squadra.
«Non lo sai? Sono stato nominato capitano» rispose Harry, Draco spalancò gli occhi esterrefatto.
«Davvero?» chiese sorpreso.
«Sì, la mia sospensione era stata decisa dalla Umbridge, dato che lei non è più qui, le sue regole sono cadute così, la McGranitt e Silente mi hanno riammesso in squadra» spiegò stringendosi nelle spalle «Lo so, adesso dirai che sono il classico raccomandato e…»
«No, mi fa piacere che tu sia di nuovo in squadra» affermò il biondo anticipandolo «Non era divertente giocare senza di te» si ritrovò ad ammettere.
«Avrei pensato lo stesso, se si fosse trattato di te». Draco lo guardò confuso per un attimo, Harry si accorse della sua espressione e si affrettò ad aggiungere: «Sei il mio rivale preferito, lo sai». Draco arrossì alla sua confessione e quasi gli chiese cosa hai detto? – il moro intuì i suoi pensieri e spiegò: «Beh, sai, con te mi diverto, a volte sei sleale, ma è stimolante giocare contro di te. Devo guardarmi le spalle e dare il meglio di me, se voglio batterti».
«Sono contento di sentirtelo dire, perché durante la prima partita della competizione annuale, ti straccerò».
«Contaci» borbottò il moro, poi rifletté meglio sulla cosa «Intendi che sarà quella la partita che dovrò perdere?» chiese.
«No, sarò io a dirti quale. Non sarebbe divertente riscuotere subito la ricompensa per il mio buon cuore» affermò il biondo ridacchiando, Harry lo spintonò divertito e scosse la testa.
«Senti, Potter» lo chiamò dopo un po’, l’altro alzò gli occhi «Mi dispiace aver insultato tua madre l’anno scorso» disse «Non è stato onorevole da parte mia, avevo perso la partita e…»
«Draco, lo so» fece Harry «A me dispiace aver perso la testa. Non avrei dovuto reagire in quel modo» continuò sospirando «Ma quando ti ci metti, sai proprio come farmi perdere la testa» Draco lo guardò senza capire, Potter si stava scusando con lui? E perché? «E poi ero particolarmente incline alla rabbia».
Il biondo annuì, ma la conversazione cadde perché furono interrotti. «Ciao ragazzi» li salutò Hermione, appena arrivata in biblioteca, seguita da Ron. Entrambi presero posto di fronte a loro due; Draco rivolse ad entrambi un cenno di saluto, mentre Harry li salutò calorosamente sorridendo come sempre, il biondo osservò il sorriso del Grifondoro e si disse che a lui un sorriso del genere non sarebbe mai stato dedicato, perché non sarebbero mai stati grandi amici.
Era nei momenti in cui lo vedeva interagire con i suoi migliori amici che si rendeva conto di quanto fosse lontano dal suo obiettivo. Doveva riuscire per forza ad instaurare un rapporto migliore con lui.
«Voi cosa avete risposto alla domanda cinque?» chiese Hermione, mentre apriva il libro di Incantesimi, riferendosi all’assurdo test di Divinazione che avevano sostenuto quel giorno.
«Beh, io ho scritto che l’Occhio Interiore o Vista è una qualità posseduta dai maghi che hanno una sorta di sesto senso per percepire e conoscere realtà non a tutti visibili. E qualcosa sulla sua origine e cose del genere» rispose Draco con ovvietà senza alzare lo sguardo dal suo libro «Perché tu che hai risposto?» chiese interessandosi, notando un sorriso spuntare sulle labbra di Harry. Bastava così poco per farlo sorridere? Che fosse amichevole con Hermione Granger?
«Ho scritto la stessa cosa, anche se ho scritto di più sulle origini e sulle sue caratteristiche» disse lei sorridendo, Draco annuì interessato. Harry era particolarmente allegro mentre loro due chiacchieravano.
«Vedi, Ron? Non era poi così difficile» affermò lei, voltandosi verso il rosso che guardava con astio il Serpeverde.
«La domanda era confusa. Ho sbagliato solo quella!» esclamò Weasley in sua difesa, Draco ridacchiò scuotendo la testa.
«Davvero, Weasley, Granger ha ragione. Dovresti applicarti di più».
«E tu da quando sei così gentile con Hermione?» chiese il rosso con fare sospettoso «Non è che stai tramando qualcosa?»
«Ron, ne abbiamo già parlato» intervenne Harry «Io e Draco ci siamo resi conto che essere nemici non giovava a nessuno dei due» il biondo si accigliò guardando nella direzione del Grifondoro al suo fianco: lo aveva chiamato per nome per la seconda volta in un’ora. Era un passo in avanti, giusto? Era un buon segno? Suonava strano il suo nome detto dal moro, ma non strano in senso negativo, tutt’altro. Cosa gli stava accadendo, esattamente?
«D’accordo, d’accordo. È che non riesco a farmene una ragione» disse Ron alzando le mani «Ancora non ci credo che fraternizziamo con Malfoy, tutto qui». Il diretto interessato alzò gli occhi al cielo e si trattenne dal ribattere a modo suo alla provocazione del rosso.
«Cerca di abituarti in fretta» concluse Harry riprendendo a studiare, rivolgendo un sorriso al Serpeverde, il quale restò perplesso per qualche istante. Era strana quella situazione: Potter che lo chiamava per nome, che lo difendeva e che lo definiva amico. Sorrise tra sé e sé pensando che il suo piano procedesse nel migliore dei modi e riprese a studiare per evitare altri momenti simili. Quando finirono di studiare, Draco fece un grosso sforzo per parlare.
«Comunque mi dispiace per la canzoncina dell’anno scorso, Weasley» disse «E Granger, mi dispiace per gli insulti gratuiti di questi anni» affermò. I due restarono senza parole per qualche secondo.
«Grazie» dissero piano scioccati. Lui rivolse loro un mezzo sorriso e poi raccolse le sue cose, salutò i tre Grifondoro amichevolmente, prima di andare via e raggiungere la sua sala comune; aveva bisogno di cinque minuti di relax prima della cena e dell’incontro con Potter nella Stanza delle Necessità. Relax che non ebbe, poiché Blaise gli fece il terzo grado sulla sua amicizia strana con i grifoni. Quando l’amico si allontanò, Draco si chiuse nel dormitorio e ringraziò il cielo che non ci fosse nessuno, si sedette sul letto e abbassò le tendine del baldacchino. Aveva bisogno di mettere insieme le idee prima della sera, prima di incontrare Potter da solo nella Stanza delle Necessità.
Si stava allenando davvero con il Patronus, ma era lontanissimo dall’evocarne uno, in compenso Potter era migliorato in Pozioni e gli era riconoscente; non poté evitarsi un sorrisetto furbo e soddisfatto, se il moro fosse stato promosso in quella materia quell’anno, sarebbe stato solo merito suo e non della sua proverbiale fortuna che lo aveva accompagnato fino ai GUFO dell’anno precedente. Si stava abituando a quelle riunioni private che avvenivano nella Stanza delle Necessità e, con tristezza, dovette ammettere che gli sarebbero mancate quando avrebbe portato a termine la sua missione.
 

§§§
 
Qualche ora più tardi, libero dalle lezioni e dai compiti assegnati, Harry raggiunse la Stanza delle Necessità, aveva bisogno di stare cinque minuti da solo, lontano dalle domande continue, dall’assillo su Voldemort, da tutto. Sì, perché anche se lui si stava impegnando a non pensare a quanto accaduto l’anno precedente, ancora non aveva superato la perdita di Sirius e il ritorno definitivo di quel pazzo omicida. Nessuno capiva cosa stesse passando, neanche Ron ed Hermione, al meglio delle loro intenzioni. Non potevano capire, perché loro non avevano mai perso la loro famiglia, non avevano mai avuto l’illusione di poter essere finalmente felici o quanto meno avere una famiglia normale. Con Sirius aveva avuto l’illusione di poterla avere finalmente, di avere qualcuno che si occupasse di lui non perché costretto – come i Dursley – ma solo perché teneva realmente a lui. E quando pensava a ciò che aveva perso solo pochi mesi prima, sentiva un enorme vuoto dentro di sé e una morsa opprimente allo stomaco. Si rannicchiò su una poltrona apparsa dal nulla e si strinse su se stesso, in fondo, fin da piccolo era abituato a riempire spazi piccoli e infossò il viso tra le ginocchia, respirando piano.
Non voleva farsi vedere da Malfoy in quello stato, per questo aveva saltato la cena ed era andato direttamente lì. Era stato strano quel pomeriggio appena trascorso, lui, Ron, Hermione e Draco avevano studiato insieme, senza insultarsi e senza scherzi di pessimo gusto da parte del Serpeverde, che si era addirittura scusato con tutti loro.
Sebbene all’inizio avesse avuto dei dubbi su di lui, poteva affermare con certezza di averlo visto realmente cambiato rispetto a un anno prima. Doveva per forza essere così, Malfoy era il modo migliore per entrare nelle grazie di Lumacorno e avvicinarsi a lui per conto di Silente. Essendo una schiappa in Pozioni, senza di lui non avrebbe potuto avvicinarsi al docente, ma per sua fortuna, Draco era un ottimo insegnante e lo stava aiutando a colmare in fretta le sue lacune, tanto che il professore all’ultima lezione gli aveva fatto i complimenti per i suoi progressi.
Anche se c’era qualcosa in lui che ancora non riusciva ad afferrare, Draco sembrava costantemente spaventato, si guardava attorno con aria circospetta ogni volta che erano in giro insieme, tranne lì, tranne nella Stanza delle Necessità, lì riuscivano a scherzare anche tra di loro e lo vedeva rilassato.
C’era qualcosa che gli stava nascondendo, non era stupido, ma aveva bisogno di tempo per capire cosa avesse, cosa nascondesse e quali fossero le sue intenzioni reali, magari avrebbe trovato il modo di aiutarlo, se solo Draco gli avesse detto quale fosse il problema. Tutte le rivelazioni che stava avendo su Voldemort, tra l’altro, non lo aiutavano; quell’anno era indubbiamente uno dei più complicati per tutti – bastava pensare agli Auror posti ad ogni uscita o ingresso – ma paradossalmente sembrava anche il meno movimentato, almeno non c'erano professori pazzi che attentavano alla sua vita, non aveva più le visioni ed era decisamente migliorato con l’occlumanzia… o Voldemort aveva smesso di attaccare la sua mente, dopo che lui l’aveva respinto alla fine del quinto anno?
«Potter? Sei qui?» la voce di Malfoy gli arrivò alle orecchie così improvvisamente, che non solo sobbalzò, ma non riuscì neanche a ricomporsi «Non ti ho visto a cena» disse il biondo raggiungendolo e mettendosi davanti a lui, guardandolo con aria perplessa, Harry notò che aveva qualcosa tra le mani, ma nell’oscurità della stanza non fece caso a cosa fosse.
«Non dovevi venire più tardi? Che ci fai qui?» chiese il moro perplesso.
«Se Potter non va alla cena, la cena va da Potter» scherzò l’altro sedendosi sulla poltrona accanto a quella del moro e poggiando dei panini sul tavolino apparso tra di loro «Sei qui perché non volevi arrivare tardi?» chiese.
«No, volevo stare da solo» rispose schiettamente il moro con un sospiro «Solo cinque minuti. A volte è assillante, nessuno si rende conto che io abbia solo sedici anni…» disse senza neanche rendersene conto. Draco si specchiò nelle sue parole, anche lui si sentiva esattamente così, solo sedici anni e un’aspettativa più grande di lui sulle spalle.
«Pensavo che ti piacesse stare al centro dell’attenzione» buttò lì il biondo, osservandolo. Harry reclinò la testa all’indietro, appoggiandola sullo schienale della poltrona, continuando a tenere gli occhi chiusi.
«Pensi davvero che mi diverta? Ogni anno a pensare di dovermi difendere da un pazzo assassino?» chiese senza aprire gli occhi «Pensi che mi diverta quando vedo la gente morire?»
«N-Non intendevo questo, ma… insomma, la fama e tutto il resto? Non contano?» chiese con curiosità «I giornali parlano di te come il prescelto». Si era sempre chiesto come dovesse essere ritrovarsi nei panni di Harry Potter, essere acclamato come eroe dai membri della sua Casa, essere il campione Tremaghi più giovane del Mondo Magico, essere il Prescelto e tutto il resto.
«Non ho mai chiesto tutto questo» ammise guardando verso l’altro «Tutto quello che ho sempre desiderato, fin da quando ero piccolo, era una famiglia» aggiunse in un sussurro, con aria malinconica «Non sono cresciuto esattamente circondato da amore e affetto».
«No? Ma tu sei cresciuto con i babbani, vero?»
«Sì. Con dei babbani che mi odiano» sospirò stringendosi nelle spalle «Pensa che non avevo neanche una stanza tutta mia, dormivo nel sottoscala e spesso mio cugino e i suoi amici si divertivano a tormentarmi» raccontò il prescelto con una strana tristezza nella voce «E i miei zii mi trattavano come se fossi il loro elfo domestico».
«Tu sei un mago, non ti sei mai ribellato? Non lo so, minacciandoli o qualcosa del genere?» chiese il biondo.
«Oh no, non ho mai saputo di essere un mago, fino a che Hagrid non è venuto a prendermi per portarmi via, non sapevo neanche come fossero morti i miei genitori» Draco restò in silenzio, non conosceva quella versione della storia del ragazzo-che-era-sopravvissuto «Sei stato il primo mago della mia età che ho incontrato, lo sai?»
«Davvero? Non hai incontrato prima Weasley?» chiese con curiosità.
«No, ho incontrato Ron alla stazione per la prima volta, ma avevo incontrato già te a Diagon Alley, eri così snob e burbero mentre ti provavi l’uniforme» raccontò ridacchiando «Mi eri sembrato carino tutto sommato, anche se parecchio viziato, ma pensavo ti comportassi così solo perché non mi conoscevi». Draco arrossì, l’altro non se ne accorse a causa della luce leggermente soffusa della stanza «Mi dispiace non aver accettato la tua mano all’epoca, sul treno, intendo» disse piano «Alla fine, andiamo anche abbastanza d’accordo».
«Anche a me…» sussurrò il Serpeverde «Sono contento che tu mi abbia dato una possibilità».
Harry gli sorrise e lui si sentì strano, sentì una morsa allo stomaco che non riuscì a capire, si ritrovò a fissare un punto davanti a sé, incapace di dire o fare altro.
Il caminetto si era acceso e scoppiettava e li illuminava parzialmente. Draco si sentiva strano, non si era mai trovato a parlare così con Potter, non aveva mai sentito la storia della sua vita raccontata da lui, ma sempre e solo ciò che dicevano gli altri ed era triste. Non credeva di essere stato il primo mago coetaneo che aveva incontrato… se fosse stato più amichevole con lui, magari, sarebbero stati amici fin dall’inizio? E se fossero stati amici, si sarebbe trovato nella situazione terribile in cui era adesso? Avere l’amicizia di Potter fin da subito, avrebbe cambiato il suo futuro?
«Ero contento, sai? Quando ho scoperto di essere un mago e ho capito di non essere come loro» disse ad un certo punto, riferendosi ai suoi simpatici parenti, per un momento Draco sentì un fastidioso prurito alle mani, avrebbe voluto far del male a quei luridi babbani. Come avevano osato trattare un mago, uno a loro superiore alla stregua di un elfo domestico? «Ma non credevo che essere un mago comportasse: l’affrontare a undici anni un professore pazzo per recuperare una pietra; un basilisco a dodici; centinaia di Dissennatori a tredici; assistere alla resurrezione di Voldemort e alla morte di un amico a quattordici, dopo tre prove mortali; scoprire di essere collegato a quel pazzoide e assistere alla morte del mio padrino a quindici, scoprendo di essere colui che è destinato a sconfiggere il pazzo e a rischiare di morire nel farlo» disse tutto d’un fiato, sfogando ciò che si stava tenendo dentro sin dall’inizio dell’anno. Draco lo osservò, non aveva mai visto il prode Potter così fragile, anche lui come tutti aveva paura, anche lui era terrorizzato da Voldemort «A volte mi chiedo cosa accadrà quest’anno e il prossimo, non riesco ad immaginare come finirà questa storia. Perché devo essere io ad ucciderlo? Non ho mai chiesto questo» sospirò. Evitò di raccontare a Draco di Silente che gli mostrava ogni tanto dei ricordi legati a Voldemort e alla sua vita, e che voleva che si avvicinasse a Lumacorno, perché forse il professore c’entrava qualcosa con il mago oscuro. Non era pronto ad aprirsi così tanto con lui.
«Come mai me l’hai raccontato?» si ritrovò a chiedere Draco, non si aspettava che si aprisse in quel modo con lui, raccontandogli ogni suo dubbio, ogni sua perplessità.
«Sei mio amico, no?» fece con tono ovvio Harry e lo guardò abbozzando un sorriso, Draco restò semplicemente senza parole. Lo aveva davvero definito suo amico? Erano parole sue, non le aveva sognate o inventate, lo aveva appena ammesso, era già riuscito nel suo intento?
«Oh…» fu l’unica esclamazione che uscì dalle sue labbra «Sì, beh, immagino di sì» disse «Ora dovrei raccontarti qualcosa di me?» chiese inclinando la testa, non era il tipo da lasciarsi andare a confessioni del genere, non era il tipo che si apriva con qualcuno in quel modo o che raccontava la sua terrificante vita ad un altro. I Malfoy non si mostrano deboli.
«Non è necessario» rispose il moro abbassando lo sguardo, sentendosi in imbarazzo «Insomma, ho capito che sei il tipo che non parla facilmente. Anche se mi farebbe piacere conoscerti meglio, ma, ehi suppongo di poter aspettare. Abbiamo aspettato fino ad oggi per imparare a sopportarci, capisco che per te sia difficile aprirti con chi odiavi fino ad agosto». Draco batté le palpebre, ancora una volta stupito dall’atteggiamento del prode Potter, a volte era così insicuro… non solo si era aperto con lui, ma era anche ansioso di conoscere la sua storia, perché?
Se era così ingenuo, come aveva fatto suo padre a lasciarselo sfuggire? Come poteva Voldemort farsi sconfiggere ogni santo anno da un ragazzino come Potter? Se lo chiedeva spesso e proprio mentre lo vedeva così vulnerabile, che si confidava con lui, le sue domande aumentavano. Era quello il momento giusto per porre fine a tutto? No!
Eppure, dopo aver ascoltato la sua storia, o almeno una parte di essa, non riusciva a non immedesimarsi nelle sue parole, non aveva avuto la sua vita difficile, no, ma come lui sentiva la pressione delle aspettative degli adulti, che non si rendevano conto che loro fossero solo degli adolescenti. Un sorriso ironico nacque sulle sue labbra.
«Siamo più simili di quanto immagini, sai, Potter?» domandò retoricamente, Harry si mise dritto e guardò nella sua direzione, incrociando i suoi occhi con quelli di ghiaccio dell’altro «Sono cresciuto in una famiglia di Purosangue, un’antica famiglia di Purosangue con delle tradizioni ben precise e ordini da seguire. Mio padre non era mai molto affettuoso con me quando ero un bambino» raccontò, stranamente gli veniva facile parlare di se stesso con Harry, si disse che era per colpa del piano, se si fosse aperto con lui, Potter si sarebbe fidato.  «Certo, non sono cresciuto in un sottoscala e non sono trattato come un elfo domestico, ma, sai, mi ha istruito a dover essere sempre il migliore, eccellere in tutto e se per caso fallivo, la punizione era pari al fallimento» perché gli stava raccontando queste cose? Neanche Blaise sapeva tutte queste cose di lui, eppure lui era un amico piuttosto stretto «Quando sono arrivato ad Hogwarts, lui pretendeva che io fossi il migliore, immagina la sua sorpresa quando seppe che tu eri stato preso al primo anno nella squadra di Quidditch».
«Immagino…» disse il moro con un sospiro «Ricordo che comprò le scope nuove a tutta la squadra di Serpeverde per farti entrare».
Draco annuì, mettendosi comodo sulla poltrona e osservando il soffitto «Già, non ero molto appassionato, sai? Mi divertivo a giocare contro di te per darti del filo da torcere. Quest’anno avevo quasi intenzione di mollare».
«Sarebbe stato un peccato perderti» ammise il moro, guardando verso di lui, osservando il suo profilo «Non sarebbe stato divertente senza di te e poi sei un bravo Cercatore. Tutte le partite che hai perso, le hai perse contro di me, in pratica».
«Non infilare il coltello nella piaga» borbottò il biondo «A volte mi sento come te, lo sai? Pressato da adulti che vogliono che io sia qualcuno che non sono».
«Che intendi?» chiese.
«Niente» tagliò corto, si stava aprendo troppo e non andava bene, Potter lo avrebbe beccato, era ingenuo, non stupido e se avesse parlato ancora un po’, avrebbe rovinato tutto e gli avrebbe fatto capire ogni cosa.
«Sicuro?» chiese «Se vuoi parlarmi di qualcosa, sai che puoi, vero?»
«Sì, certo» affermò «Ora mangia» tagliò il discorso porgendogli le cose che aveva portato fin lì dalla cena. L’altro annuì, e gli rivolse un sorriso incoraggiante. Quando Potter afferrò uno dei panini che aveva sgraffignato dalla cena e lo guardò con determinazione, Draco si sentì davvero in colpa, perché il moro si stava fidando pian piano di lui e lui non avrebbe potuto fare niente per salvarlo. Avrebbe dovuto consegnarlo, quando sarebbe giunto il momento; ma come poteva farlo?
 

§§§
 
«Questa cosa è una pazzia, Draco» gli disse Blaise «Se ne accorgerà, Potter non è scemo, capirà ogni cosa!» esclamò «E poi ci sono Auror ovunque! Cosa pensavi di fare, genio?!»
«Cosa dovrei fare, Blaise? Eh? Andare da Tu-Sai-Chi, dargli la mia bacchetta e farmi uccidere?» chiese retoricamente il biondo, guardando l’amico. Non aveva confidato nulla a Blaise, semplicemente l’amico lo aveva sentito discutere con Piton e aveva capito il perché del suo atteggiamento sospetto e della sua stramba amicizia con Potter e combriccola. Poi aveva fatto irruzione nella stanza, sbraitando che lui avrebbe dovuto saperlo, perché avrebbe potuto aiutarlo.
«No, certo che no» rispose l’amico «Ma ascolta, tu sei sicuro di volerlo fare? Consegnare Potter e tutto il resto?»
«Devo farlo» disse rammaricato «E poi cosa conta ciò che voglio io?» sospirò, sentendosi sconfitto.
«Ascolta e se gli dicessi la verità e ti facessi aiutare da lui?»
«Piton lo scoprirebbe e…» Draco rabbrividì e scosse la testa «Non posso. È troppo pericoloso».
«Va bene, va bene» Blaise lo guardò come se gli dispiacesse per lui e sospirò «Ascolta, ti darò una mano per quanto mi è possibile, okay?» il biondo si accigliò «Ehi, siamo amici. Cercherò di aiutarti a non morire, non sono così insensibile».
Draco sospirò abbassando la testa e mormorando un sommesso: «Grazie»; non avrebbe mai voluto coinvolgere qualcun altro in quella cosa, era un compito suo, nessun altro doveva restare coinvolto in quella follia. Quando Blaise, dopo un semplice gesto di saluto, lo lasciò da solo, Draco si gettò sul suo letto e chiuse gli occhi, massaggiandosi le tempie con movimenti lenti e circolari. La situazione si stava complicando, Blaise sapeva della sua missione, aveva già fallito sulla segretezza di tale compito; cosa altro sarebbe andato storto? Stava compromettendo la missione in qualche modo?
Si riscosse, deciso a non abbattersi, era pur sempre Draco Malfoy e Blaise gli stava offrendo su un piatto d’argento la possibilità di essere il meno sospetto possibile. Se non fosse stato l’unico Serpeverde a fraternizzare con i Grifondoro, poteva avere qualche chance in più, inoltre Potter avrebbe visto di buon occhio le sue buone intenzioni e tutto sarebbe filato liscio. L’aggiunta di Blaise non era poi così negativa, doveva solo resistere, tenere duro e continuare la sua recita. Perché era sempre una recita, si disse, lui e Harry Potter non erano davvero amici, e se qualche volta si era aperto con lui, era stato solo per spingerlo a fidarsi di lui, nient’altro. Doveva essere così.
Quando, un'ora dopo, raggiunse la Sala Grande per il pranzo, Draco si sorprese di vedere Potter alzare la mano in segno di saluto verso di lui; dopo un po’ fu imitato da Hermione Granger. Non aveva particolare confidenza con i suoi amici, ma aveva incontrato lei a lezione di Rune Antiche e, facendo buon viso a cattivo gioco, le aveva parlato cercando di essere cortese. Aveva scoperto che, anche se era una sangue-sporco, Granger era intelligente. Ovvio, divorava libri dalla mattina alla sera, forse era per la sua condizione di nata babbana? Doveva studiare di più per apprendere la magia? Non lo sapeva e neanche gli interessava saperlo, aveva solo bisogno di non essere odioso con lei, cosicché Potter si fidasse completamente di lui, non era difficile come cosa, no?
Il pranzo trascorse senza ulteriori sorprese, e poi vide Potter alzarsi insieme ai suoi amici ed uscire dalla Sala Grande. Era certo che stesse andando in biblioteca, si erano accordati per vedersi lì dopo il pranzo.
«Vado in biblioteca» disse Draco alzandosi dopo qualche minuto e raccogliendo la sua borsa con i libri, mettendosela a tracolla «Vieni anche tu?»
«Vuoi coinvolgermi già?» chiese Blaise perplesso.
«Tra poco ho appuntamento con lo Sfregiato in biblioteca per studiare, sicuramente verranno anche Granger, Weasley e Paciock, come al solito, quindi una persona in più o una in meno non fa differenza, suppongo».
«Forte. Mi hai convinto, per Paciock faccio questo sacrificio».
«Paciock?» chiese Draco storcendo il naso «Ti piace quello lì?» chiese «Ma è un ragazzo!»
«Ehi, lo hai visto? Non è colpa mia se improvvisamente è diventato così figo» disse a sua discolpa il ragazzo, divertito dalle reazioni dell’amico «Io faccio un favore a te e tu ne fai uno a me, no?»
«Basta che mi risparmi i dettagli, ugh» si lamentò il biondo, l’altro sghignazzò mentre insieme uscivano dalla Sala Grande per raggiungere la biblioteca. Durante il percorso verso la biblioteca, Blaise non la smise un secondo di parlare del suo interesse nato per il Grifondoro, considerato sfigato fino a un anno prima. A quanto pareva, Paciock aveva salvato letteralmente Blaise dopo l’ultima lezione di Erbologia, sotto richiesta della professoressa si erano trattenuti per mettere in ordine, lui si era avvicinato troppo al vaso di Tentacula Velenosa e Neville, eroicamente, lo aveva tirato indietro prima che la pianta potesse fargli del male. E l’amico gli confessò che già sul treno, quando lo aveva visto salire, aveva pensato che fosse migliorato rispetto all’anno prima. Draco era contento che il suo amico fosse libero di sentirsi un normale adolescente con una cotta per un altro. A lui questo non era permesso, lui doveva portare a termine la missione, prendere il posto di suo padre e aiutare Voldemort a conquistare il Mondo Magico. Non era quello che voleva, ma ciò che doveva fare.
Arrivarono in biblioteca e subito notarono il tavolo incriminato, quello a cui avrebbero dovuto sedersi loro. Potter, non appena lo vide, si sbracciò per farsi notare e sorrise al biondo.
«Però, sembra che tu gli piaccia davvero, guarda come è felice di vederti» scherzò Blaise. Draco gli diede una gomitata nello stomaco e l’altro si zittì immediatamente, mentre si avvicinavano al tavolo occupato da Potter, Paciock e Weasley.
«Ciao» salutò il biondo educatamente, sedendosi nel posto vuoto accanto ad Harry «Vi dispiace se si aggiunge Blaise a noi?» chiese cercando di essere gentile, al meglio delle sue capacità.
«No, certo che no!» rispose Harry sorridendo felice «Più siamo, meglio è».
«Vi ringrazio» disse Blaise, sedendosi accanto a Neville, di fronte all’amico, scrisse velocemente un bigliettino a Draco “Che carino, ti tiene anche il posto? A quando il matrimonio?” – il biondo lo lesse e alzò gli occhi al cielo, sbuffando, poi aprì i libri e iniziò a studiare anche lui.
«Eccovi, finalmente vi ho trovato!» esclamò Pansy Parkinson avvicinandosi al tavolo più strambo della biblioteca «Adesso studiamo con i Grifondoro? Va bene» disse sedendosi su una delle sedie vuote e fece l’occhiolino a Draco sorridendo. Il biondo guardò verso l’amico e storse il naso: «Che le hai detto?» chiese in un bisbiglio. Lui scrollò le spalle e riprese a parlare con Neville, mentre Draco si dava uno schiaffo sulla fronte, pentendosi di aver coinvolto Blaise. Dannato il giorno in cui l’amico aveva origliato la sua conversazione con Piton.
Era strana quella situazione, tre Serpeverde che studiavano con tre Grifondoro, sembrava uno scherzo di pessimo gusto. Harry gli chiese alcune cose riguardanti un test di Pozioni che avrebbe avuto la settimana successiva e Draco ne approfittò per chiedere a Harry alcune curiosità di Difesa – c’era da ammettere che a causa di tutte le disavventure che aveva affrontato durante gli anni passati, Potter era diventato un asso in Difesa contro le Arti Oscure – poi arrivarono le note dolenti: ben due pergamene da scrivere di Storia della Magia. Draco avrebbe preferito farsi schiantare mille volte, piuttosto che quello.
«Storia della Magia non dovrebbe essere così noiosa» si lamentò il biondo Serpeverde, appoggiandosi sconfitto contro lo schienale della sedia, dopo aver scritto la prima parte «Davvero, non esiste una materia più noiosa».
«Invece è interessante, per chi come me non è cresciuto nel Mondo Magico e molte cose, beh… le ignora» disse Harry.
«Giusto, tu sei cresciuto con i babbani» un brivido di disgusto attraversò la sua pelle nel dire quelle cose, ricordando quando Potter si era confidato con lui «Beh a me non piace. Preferisco Difesa, lì posso batterti a duello».
«Credici» ribatté Harry ridacchiando «Non mi hai mai battuto, neanche quando avevamo dodici anni».
Il Serpeverde spalancò gli occhi, indignato. «Come osi?» sibilò il biondo, facendo scoppiare a ridere i presenti al tavolo, compreso Blaise, che a malincuore dovette dare ragione al grifone. «D’accordo, allora ti sfido».
«Mi sfidi?» chiese Harry alzando un sopracciglio con fare divertito «A duello?»
«Sì» confermò il biondo «Accetti?»
Harry assottigliò lo sguardo «Certo, perché no?»
«Bene, stasera a mezzanotte. Stanza delle Necessità».
«E se qualche prefetto ci becca?» chiese Neville, intromettendosi, con un tono di voce abbastanza disperato.
«Sveglia, Paciock, io sono un prefetto. E stasera si dà il caso che mi trovi proprio lì per la ronda» disse il ragazzo incrociando le braccia al petto, Pansy rise, ma non intervenne «Sono magnanimo e sono disposto a coprire tutti voi» disse con aria di sufficienza «Altre obiezioni?» tutti scossero la testa, Draco ghignò «Ottimo, allora voi tre sarete gli arbitri e i giudici» sentenziò indicando Blaise, Ron e Neville.
«Arbitri e giudici di cosa?» chiese Hermione Granger comparendo alle loro spalle, facendoli sobbalzare uno per uno. I ragazzi si guardarono smarriti per un attimo, senza sapere cosa rispondere. La sua domanda gelò tutti e calò uno strano silenzio imbarazzante al tavolo della stramba comitiva.
«Niente, cose da maschi» rispose in fretta Neville, mentendo per tutti quanti. Lei lo guardò lugubre per qualche istante, ma lui non si lasciò intimorire. La strega scrollò le spalle e sospirò, non avrebbe mai capito i ragazzi.
«Granger, salvami tu, qui c’è troppo testosterone per i miei gusti!» esclamò teatralmente Pansy indicando il posto libero tra lei e Ron «Facciamo solidarietà femminile».
La riccia si guardò intorno perplessa «Mi sono persa qualcosa? Da quando facciamo solidarietà io e te?»
«Da quando il mio migliore amico e il tuo ci coinvolgono nelle loro pazzie» disse con uno sbuffo, Draco ridacchiò e la ringraziò mentalmente per il suo proverbiale intervento. Non aveva voglia di star lì ad ascoltare le lamentele della Granger su quanto fossero poco saggi i loro duelli notturni.
«D’accordo» concesse la Grifondoro «Spero per tutti voi che, qualunque cosa stiate progettando, non stiate infrangendo le regole» sentenziò lei.
«Suvvia, Granger, siamo tra amici, non fare la guastafeste!» esclamò Blaise.
«Oltre a Malfoy e Parkinson, anche Zabini studia con noi, adesso?» chiese lei, notando solo in quel momento la presenza dell’altro Serpeverde.
«Problemi?» chiese il Serpeverde in questione ghignando divertito dall’intera situazione. Hermione scosse la testa e scrollò le spalle, non le piaceva la situazione, ma l’accettava per Harry, sembrava aver davvero bisogno dell’aiuto di Malfoy. Si sedette con tranquillità al posto rimasto libero e prese il suo enorme tomo di Storia della Magia.
«Non trovate interessante e stimolante il tema di Storia della Magia?»
«Draco sta facendo i salti di gioia, guarda» scherzò Zabini, indicando l’amico, che era già stanco di star lì a scrivere cose noiose di maghi noiosi, che avevano fatto altre cose noiose. Davvero, a cosa serviva studiare tutta quella roba anche a Hogwarts? Lui l’aveva studiato da bambino, avrebbe potuto parlarne senza aprire un libro.
Draco borbottò qualcosa di incomprensibile e continuò il suo tema, sperando di finirlo presto. Odiava Storia della Magia.
«Non è colpa mia, studiare questa roba noiosa rientrava nella mia educazione prescolastica, non voglio studiare ancora questa roba» si lamentò il biondo, quando gli chiesero che diavolo avesse detto.
«Su, su» fece Harry dandogli una pacca sulla spalla «Hai già finito una pergamena. Io ho scritto appena un pezzetto». Hermione ridacchiò, lanciando un’occhiata preoccupata verso Harry, prima di ritornare al suo tema, mentre Ron sbirciava da lei qualcosa e scriveva sulla sua pergamena. Aveva uno strano presentimento riguardante quella nascente amicizia, non sapeva ancora se fosse positivo o negativo.
Malfoy, per distrarsi, scrisse rapidamente su un pezzo di pergamena ad Harry “Preparati ad essere umiliato, Sfregiato” e glielo passò ridacchiando sotto i baffi. Quando il moro gli ripassò il biglietto con la risposta, spalancò gli occhi indignato “Ti piacerebbe, Furetto” – e sotto alla frase, c’era un piccolo disegno di un furetto che scappava spaventato, in ricordo del quarto anno quando Malocchio Moody (in realtà, Barty Crouch Jr sotto Polisucco) lo aveva trasformato in un furetto bianco che aveva saltellato nel prato per qualche minuto, prima che la McGranitt lo riportasse in forma umana. Era stato esilarante per Harry, umiliante per Draco.
«Questa me la paghi» sibilò tra i denti, come se fosse una minaccia.
«Prova a battermi» soffiò con tono di sfida il prescelto al suo orecchio, mentre un brivido di qualcosa di sconosciuto attraversò la schiena di Draco. Che diavolo volevano dire tutte quelle sensazioni che sentiva con Potter? Perché aveva la capacità di farlo sentire così tremante?
 

§§§

La cena trascorse lenta e quasi noiosa, Draco fremeva dalla voglia di raggiungere la Stanza delle Necessità e sfidare Potter a duello. Anche se in qualche modo erano amici, la loro rivalità storica non era venuta meno, anzi, sembrava che ora fossero più motivati di prima a prevalere l’uno sull’altro, o forse era semplicemente il volersi mettere in mostra reciproco a scatenare la loro rivalità, che era comunque pacifica, messa lì solo per divertimento. Occhieggiò dal suo tavolo Potter che era seduto di spalle rispetto al tavolo Serpeverde e confabulava con Weasley seduto al suo fianco, mentre Granger li guardava sospettosa per cercare di capire di cosa parlassero. Probabilmente non volevano coinvolgerla in qualcosa che per lei sarebbe stato immorale. Potter infrangeva le regole con una tranquillità degna di un delinquente, ma era proprio questo ad affascinare gli altri, pensava Draco. Non che a lui sembrasse interessante per questo motivo, certo, ma poteva capire i grifoni che pendevano dalle sue labbra.
Blaise gli diede una pacca amichevole sulla schiena: «Se lo guardi ancora un po’, lo consumi» scherzò l’amico «Dray, davvero, lo stai fissando da almeno un quarto d’ora, che ti prende? Ti piace Potter?»
«Co-Cosa?» domandò sobbalzando e scostando lo sguardo dalla schiena del Grifondoro «No, ma che diavolo blateri? Hai bevuto qualcosa di pesante e non me ne sono accorto?»
«Sembravi… assorto. Come se contemplassi qualcosa di bello» scherzò «Te lo concedo, è un bel ragazzo».
«Come fai ad essere così tranquillo su queste cose?» chiese Draco scioccato «Okay, hai detto che vuoi provarci con Paciock… ma non pensi che sia strano?»
Blaise scrollò le spalle «Perché? Mi piacciono di più i ragazzi delle ragazze, non è un crimine».
«No, ma non pensi a cosa diranno i tuoi? I miei impazzirebbero ad una notizia del genere» disse, cercando di giustificarsi. «Nah, e poi non devono saperlo per forza, non ora almeno» rispose l’amico stringendosi nelle spalle «Per te è tanto strana come cosa?» chiese. Solo in quel momento, Draco vide una certa esitazione nello sguardo dell’amico; certo, era stato un po’ strano sapere che gli piacessero i ragazzi – che gli piacesse Paciock – ma non era un crimine. Se doveva essere sincero almeno con se stesso, neanche lui aveva mai provato interesse particolare verso le ragazze, lo sapeva, al quarto anno si era quasi sentito costretto ad invitare qualcuna al Ballo del Ceppo e, anche se si era divertito, alla fine le ragazze non erano questo granché, invece il fondoschiena di Krum…
«No, certo che no» rispose Draco tranquillizzandolo e rivolgendogli un sorriso. Blaise tirò un sospiro di sollievo e riprese a parlare del vago interesse del biondo per il prescelto, ma a lui non piaceva Potter, ne era certo: voleva solo farselo amico per consegnarlo e vivere una vita tranquilla, ecco. Non gli importava nulla di lui, no.
«Di cosa parlate?» Pansy si sedette accanto al biondo, facendolo sobbalzare riscuotendolo dai suoi pensieri.
«Niente, di che. Della cotta di Draco per Potter, anche se lui non lo ammette».
La ragazza lo guardò, poi guardò verso il tavolo dei grifoni e di nuovo verso l’amico, un sorriso sagace comparve sulla sua faccia e a Draco quel sorriso fece paura «Draco ha una cotta per lui come minimo dal quarto anno» commentò lei «Vi ci vedo. Sareste una coppia divertente».
«Pansy!» esclamò Draco, arrossendo e coprendosi il viso. Ma che diavolo andava a pensare? E poi lui non aveva tempo per queste cose, non aveva tempo per affrontare certi pensieri, doveva salvarsi la vita e doveva prendere il posto di suo padre, doveva portare a termine la missione. A casa sua, tutti parlavano di quale grande onore fosse prendere il posto di Lucius tra le fila di Voldemort, per lui era un incubo.
La cena finì più in fretta di quanto si aspettasse e l’ora del duello arrivò con altrettanta rapidità. Senza neanche rendersene conto, lui e Blaise raggiunsero la Stanza delle Necessità, trovando Potter, Weasley e Paciock lì fuori ad attenderli.
Draco ghignò soddisfatto vedendo che il suo rivale non si era tirato indietro, e che anzi aveva uno sguardo di sfida determinato e combattivo. Non appena la porta della stanza si materializzò, tutti e cinque vi entrarono: c’era una pedana al centro della stanza, come quella del Club dei Duellanti del secondo anno e delle sedie attorno. I due Serpeverde ghignarono, mentre i Grifondoro sorrisero sentendo già la vittoria in tasca. Sembrava di essere di nuovo a quella lezione stranissima di Difesa contro le Arti Oscure del secondo anno. Quando Harry, proprio durante il duello contro Malfoy, aveva scoperto di saper parlare il Serpentese.
«Speriamo che nessuno materializzi un serpente stavolta» scherzò Ron, dando una pacca sulla spalla a Harry.
«Beh, almeno ora sappiamo che qualcun altro potrebbe aizzarlo contro chiunque» gli diede corda Neville, ridendo.
«Scherzate poco, voi due. Ho intenzione di umiliare il vostro amichetto».
«Speraci, Malfoy» ribatté il rosso, stringendo la spalla di Harry «Mi raccomando, amico. Tifo per te» disse rivolgendosi all’altro che ridacchiò e si avvicinò a Malfoy, porgendogli la mano.
«Che vinca il migliore».
«Sappiamo entrambi che sono io il migliore, Potter» rispose a tono il biondo, stringendogli la mano in risposta.
«Provalo» lo sfidò di nuovo il moro, voltandosi verso i suoi amici e battendo il cinque con Ron e con Neville, mentre Malfoy lo guardava torvo, senza avere nient’altro da aggiungere. Poi salirono sulla pedana e si misero l’uno di fronte all’altro. Entrambi furono attraversati da un brivido d’adrenalina lungo la schiena. Entrambi estrassero le bacchette, l’uno davanti all’altro, gli occhi di ghiaccio di Malfoy si scontrarono con quelli verdi di Harry, che con uno sguardo di pura sfida e rivalità si pose di fronte all’avversario, in posizione di attacco. Draco lo guardò dritto negli occhi.
«Paura, Potter?» sibilò, esattamente come quando erano al secondo anno. Harry sorrise e scosse la testa, ricordando quel duello, come se fosse stato il giorno prima. Il moro si sorprese di notare che quell’evento fosse rimasto impresso nella mente del biondo tanto quanto nella sua. Draco era una continua sorpresa, soprattutto ora che stava imparando a conoscerlo meglio. Harry si chiese per un attimo come sarebbero state le cose, se fossero stati amici fin da subito, se avesse accettato la mano di Malfoy al primo anno.
«Ti piacerebbe, Malfoy».
Blaise li guardò perplesso per un attimo, c’era qualcosa tra di loro che non riusciva ancora ad afferrare, ma la storia sembrava interessante e preannunciava un divertimento anche futuro.
«Siete pronti?» chiese il Serpeverde «Facciamo che vince chi manda a terra l’altro per tre volte» propose. I due sfidanti annuirono e si misero alla giusta distanza l’uno dall’altro e appena Ron diede il via, iniziarono a volare i primi incantesimi, entrambi li schivarono appena in tempo. Nessuno dei primi andò a segno, ma la sfida si faceva interessante per entrambi.
«Expelliarmus!» urlò Harry, scagliando l’ennesimo incantesimo contro l’avversario.
Draco lo respinse senza esitazione, Potter era maledettamente prevedibile e «Stupeficium!» attaccò subito dopo. Harry riuscì a parare in tempo l’incantesimo con un Protego.
Lampi e scintille volarono per la stanza, poi il primo a cadere fu proprio Harry, colpito da uno Stupeficium lanciato dall’avversario, prima che potesse rispondere all’attacco. Draco non ebbe il tempo di esultare che, appena Potter si rialzò, fu raggiunto da un altro incantesimo del Grifondoro.
«Expelliarmus!» stavolta fu Draco a volare per terra. Erano uno pari, adesso, pensò Draco mentre si alzava dal pavimento. Era strano, si stava divertendo a duellare con Potter, non era questione di vincere o perdere, loro si stavano divertendo; poteva vedere gli occhi di Potter ridere, mentre lui si sentiva invaso da una strana sensazione di allegria, non si era mai sentito così. Il Grifondoro gli faceva provare il brivido della competizione, di doversi mostrare superiore, ma riusciva anche a farlo divertire a farlo sentire un normale sedicenne. Realizzare ciò, lo fece sciogliere in una risata divertita, che suscitò sguardi strani dagli altri presenti.
Ripresero subito a duellare; un’altra serie di incantesimi venne scagliata e ad un certo punto lanciarono entrambi uno schiantesimo, i loro incantesimi si scontrarono e l’effetto fu devastante, poiché finirono entrambi per terra. Dannazione, pensò Draco, siamo pari. Aveva un’ultima possibilità, per poter battere Potter. Ma doveva ammettere che non era un idiota come credeva, sapeva duellare e sapeva duellare anche bene.
«Sei stanco, Malfoy?» chiese il moro alzandosi da terra.
«Ti piacerebbe, Potter, mi stavo solo riscaldando» rispose il biondo, mettendosi di nuovo in posizione. Harry fece lo stesso e si protesse in tempo dall’incantesimo di disarmo dell’avversario. Ripresero, nessuno dei due risparmiò un solo colpo. Di tanto in tanto si sfidavano a parole come il Non vincerai mai, Potter di Draco e il Credici, Malfoy di Harry. Fino a che, Harry non colse un momento di distrazione nell’avversario, così concentrato ad attaccarlo da non essere attento a tutto il resto. Harry non si era mai sentito così vivo come in quel momento, non gli importava di Silente, né di Lumacorno, né di Voldemort, in quel momento era un semplice studente di magia che stava duellando con un altro compagno di scuola, con il suo rivale storico e si stava divertendo. Si stava divertendo tantissimo. Quand’era stata l’ultima volta che si era divertito davvero? Forse solo durante le partite di Quidditch. E sempre contro Malfoy, perché lui aveva qualcosa che lo stimolava a tirare fuori il meglio di sé, ma forse questo il biondo non doveva saperlo.
« Stupeficium!» esclamò Harry alla fine, l’incantesimo raggiunse l’avversario e lo fece cadere a pochi metri di distanza. Dannazione, pensò il Serpeverde, me l’ha fatta di nuovo, maledetto Potter e la sua fortuna sfacciata… Merlino, è stato divertente come nient’altro.
«Miseriaccia, Harry! È stato fantastico!» esclamò Ron «Malfoy è per la terza volta per terra, quindi vince Potter!» esclamò «Grifondoro vince di nuovo contro Serpeverde!» esultò. L’altro fece un gesto all’amico per zittirlo e si avvicinò a Malfoy, porgendogli la mano. Non sembrava volerlo schernire, anzi. C’era qualcosa negli occhi di Potter che il biondo non comprese subito, come la volontà di un nuovo incontro del genere.
«Che fai? Infili il coltello nella piaga, Potter?» chiese.
«No, ti offro la rivincita, vuoi?» chiese a sua volta sorridendo «Domani alla stessa ora?» chiese con una punta di speranza nella voce. Questa poi, Potter che vuole concedermi la rivincita. Molto sportivo da parte sua.
Draco afferrò la mano del moro, il quale lo aiutò a rimettersi in piedi e continuò a guardarlo con quella domanda negli occhi. «Ci sto. Domani ti batterò. Non sarai così fortunato».
«Continua a crederci, un giorno il tuo sogno si realizzerà» ribatté il moro divertito.
«Ridi finché puoi, Potter, domani correrai sotto la gonnella della Granger in lacrime».
«Certo, come no!» esclamò sarcasticamente il prescelto.
Raggiunsero di nuovo i loro compagni che nel frattempo si scambiavano cioccorane e caramelle tutti i gusti più uno. Blaise aveva perso contro Neville e contro Ron, puntando sulla vittoria di Draco. Ad Harry quasi venne da ridere, fino a pochi mesi prima, era certo di non poter mai assistere ad una cosa del genere; lanciò un’occhiata a Draco e sorrise.
«Comunque è stato divertente» disse il moro alla fine.
«Stranamente sono d’accordo con te, Potter» confermò Draco, sorridendo. Sorrideva davvero, non era uno dei suoi ghigni sarcastici, ma un vero sorriso. Quasi gli donava, sembrava quasi affascinante con quello sul volto.
«Beh, allora a domani».
«Sì, a domani» lo salutò il biondo «Preparati, Potty, domani perderai!»
 
La sera seguente, Draco Malfoy esultava come un bambino per aver battuto a duello Harry Potter, mentre quest’ultimo rideva con una strana tenerezza negli occhi. Era accaduto qualcosa quella notte, ma nessuno dei due sapeva ancora cosa fosse.
 

§§§
 
Era la sera di Halloween, al posto del solito banchetto in Sala Grande, quell’anno era stata organizzata una festa, perché il preside aveva detto che in quel periodo difficile per il mondo magico, i giovani avessero bisogno di distrazioni. E durante quella festa erano accadute cose strane e Draco si era ritrovato ad osservare Harry Potter in preda a uno dei suoi attacchi di malinconia. Gli altri ballavano e si divertivano, c’era Blaise che faceva la corte a Neville e Draco l’aveva definito più volte patetico per il suo modo d’approcciarsi al Grifondoro; Hermione che rideva e scherzava con Luna Lovegood e un Corvonero di cui nessuno ricordava il nome, Ginny che ballava con Dean Thomas e Ron che cercava di sfuggire dalle grinfie di Lavanda Brown, invaghita di lui dopo la sua performance a Quidditch. I Grifondoro avevano battuto i Corvonero senza prendere nessuna pluffa dagli avversari: Ron le aveva parate tutte. E Potter se ne stava lì sul divanetto a sospirare.
L’amicizia tra Harry e Draco era progredita, erano passati dai duelli nella Stanza delle Necessità alle sfide a scacchi magici – dove il Serpeverde aveva trionfato più volte contro Harry e perso miseramente contro Ron, ma questo non l’aveva detto ad anima viva, solo Blaise che era sempre con loro lo sapeva – e sembrava che il loro rapporto fosse migliorato molto; Harry si fidava di lui. La strada per ottenere la sua fiducia incontrastata, come l’avevano Weasley e Granger era ancora lontana, ma lui sentiva di aver fatto passi da gigante rispetto all’inizio.
Sfide e duelli a parte, Harry durante l’ultima lezione di Pozioni aveva preparato da solo la pozione di quel giorno, senza commettere alcun errore; Lumacorno era rimasto così soddisfatto che aveva regalato punti a Grifondoro per ogni azione commessa dal giovane. Draco si era sentito stranamente fiero di lui.
Stava imparando a conoscerlo in quel periodo e, nonostante i suoi pregiudizi iniziali, più passava il tempo, più si accorgeva che Harry Potter non era la persona che dipingevano i giornali quando parlavano di lui.
Potter era, sì, uno stupido Grifondoro che si buttava a capofitto in qualsiasi situazione, ma era anche un buon amico; lo aveva visto interagire con Hermione Granger, quando l’aveva consolata perché era triste – Draco ignorava il motivo della tristezza della ragazza, ma aveva visto Harry cercare di sollevarle il morale in ogni modo, fino a che lei non aveva sorriso – e sembrava esserlo anche con lui, quando lo vedeva più pensieroso del solito, gli andava vicino e gli chiedeva se ci fosse qualcosa che non andava.
Dannazione, aveva odiato quel tizio fino alla fine del quinto anno, cosa era cambiato in appena due mesi? E perché era così giù di corda, durante una festa?
«Harry Potter, l’anima della festa!» scherzò sedendosi accanto a lui, porgendogli una Burrobirra.
Harry gli rivolse un sorriso triste, accettando la bevanda «Scusa, non mi piace molto festeggiare Halloween» fece con l’espressione un po’ rammaricata, Draco lo guardò come per chiedere come mai? «È l’anniversario della morte dei miei genitori» spiegò senza che l’altro avesse chiesto. 
«Allora hai bisogno di bere» affermò allora il biondo «Magari qualcosa di più forte della Burrobirra».
«Abbiamo sedici anni, Malfoy» ribatté Harry «Dovresti sapere che non possiamo bere alcolici…»
«Potter, sei sempre così pignolo o lo fai solo con me? Tu detieni il record mondiale delle effrazioni scolastiche e sei al sesto anno… che vuoi che sia un po’ di whisky incendiario?»
«Sirius l’anno scorso me l’ha fatto provare» disse Harry arrossendo, ricordando con nostalgia e un dolore lancinante al petto, il Natale dell’anno precedente. Dopo i festeggiamenti per il ritorno del signor Weasley dal San Mungo, Harry era rimasto in compagnia del suo padrino e di Remus, che era giunto al quartier generale all’ultimo secondo, per delle comunicazioni urgenti per Sirius e lasciare un regalino per Harry. Entrambi sapevano che quell’anno le cose per il ragazzo fossero più complicate del solito, quindi si erano messi in testa di risollevargli il morale, loro che potevano farlo.
 
Tutti erano andati a dormire, c’erano solo lui, Remus e Sirius. Gli stavano raccontando aneddoti divertenti su suo padre, Harry si sentiva davvero sollevato e felice in quel momento, nonostante tutti i problemi e tutte le preoccupazioni e le sue visioni, aveva bisogno di un momento di svago come quello. Poi Sirius gli aveva passato un bicchiere.
«Cos’è quello?» chiese Remus, notando il movimento sospetto dell’amico.
«Niente, una bibita. Tranquillo, Remus, va tutto bene» rispose l’ex-galeotto, sorridendo in modo complice al ragazzo. L’altro non era di certo stupido, per questo prese il bicchiere dalle mani dell’amico e ne annusò il contenuto.
«Sei serio? Whisky incendiario? Harry è un ragazzino, Sirius, non dovresti dargli il buon esempio?»
«Giusto» concordò l’altro, e senza aggiungere altro prese anche un bicchiere per sé e lo fece scontrare con quello del ragazzo «Alla salute!» esclamò bevendo. Harry lo imitò e bevette tutto d’un fiato il suo, ritrovandosi alle tre di notte a vomitare l’anima nel bagno del quartier generale dell’Ordine della Fenice, con Remus che rimproverava Sirius e quest’ultimo che gli teneva la fronte, scusandosi con lui.
 
«Non è stato piacevole» aggiunse il ragazzo, ricordando quella notte. Avrebbe pagato milioni di galeoni pur di riavere quella serata, avrebbe pagato qualunque cifra pur di avere un altro istante spensierato come quello: lui insieme ai due migliori amici di suo padre, con loro che gli raccontavano aneddoti e lo trattavano come un figlio. Quella sera si era sentito davvero in famiglia. Si era chiesto spesso come sarebbero state le cose, se Sirius non fosse finito ad Azkaban, se lui fosse cresciuto con il suo padrino, se Remus fosse andato di tanto in tanto a trovarli… avrebbe avuto una vera famiglia, in quel caso? La famiglia Weasley era la sua seconda famiglia, Molly lo trattava come se lui fosse stato il suo ottavo figlio fin da quando l’aveva incontrato, ma come sarebbe stato crescere con i migliori amici di suo padre? Come sarebbe stato crescere circondato dall’affetto? Harry non poteva evitare di chiederselo costantemente. Cosa sarebbe cambiato se Sirius non fosse stato accusato? Se Silente avesse rispettato il volere dei suoi genitori e l’avesse fatto stare con il suo tutore legale? Come sarebbe stata la sua vita senza i Dursley?
«Quindi non reggi, Potter?» chiese Draco, la sfida negli occhi. Oh no, conosco quello sguardo – pensò Harry.
«Ho bevuto solo una volta del whisky incendiario» confessò il moro «Quindi penso di no. Non ne sono sicuro».
«Perché non proviamo?» disse guardandolo negli occhi «Su, Stanza delle Necessità, io, te e una bottiglia rubata dall’ufficio di Lumacorno» ridacchiò il biondo.
«Ci sto» rispose, perché lui era Harry Potter e Harry Potter non si tirava mai indietro da nessuna sfida, che fosse un duello, una pozione o una bevuta con un amico. Lui affrontava tutto a testa alta, altroché, lui era il prescelto.
Draco disse ad Harry di avviarsi alla Stanza delle Necessità, mentre lui andava a recuperare la bottiglia, conservata nella sua stanza. Forse il Grifondoro era già ubriaco, perché lo guardò per un lungo istante e poi tirò fuori da una tasca un fagottino; il Serpeverde si chiese cosa fosse, ma non disse niente, osservando le mosse dell’altro. Harry puntò la bacchetta verso l’oggetto minuscolo e «Engorgio» pronunciò, il fagottino si ingrandì e «Indossa questo mentre vai a commettere il misfatto, ti proteggerà» disse passandogli il suo famoso mantello.
«Questo è…?» chiese Draco con la voce strozzata. Non poteva credere ai suoi occhi, era incredibile, non credeva che un giorno simile arrivasse tanto presto, e invece doveva ricredersi… era più bravo di quanto immaginasse.
«Sì, va’ e riportamelo, ti aspetto all’ingresso della stanza» disse uscendo dalla Sala Grande. Draco lo seguì e appena fuori dalla sala, si nascose sotto al Mantello dell’Invisibilità. Santo cielo, Potter gliel’aveva davvero prestato, si fidava di lui fino a questo punto? Era davvero così ingenuo e credulone come pensava Voldemort?
Non ci mise molto a raggiungere i sotterranei e il dormitorio, recuperò in fretta la bottiglia nascosta lì da Blaise e salì di corsa al settimo piano per raggiungere Potter. Si sentiva stranamente euforico e non avevano ancora bevuto. Non resistette alla tentazione e arrivò alle spalle del moro e imitò la voce di Gazza vicinissimo al suo orecchio. Harry sobbalzò e Draco rise lasciando cadere il mantello per terra.
«Molto divertente, Malfoy».
«Oh sì, è uno spasso, dovresti vedere la tua faccia!» esclamò indicandolo. Il Grifondoro scosse la testa e, dopo aver recuperato il mantello, entrambi attraversarono la porta della stanza che si era già materializzata, un minuto esatto prima che Gazza, attirato dalle loro risate, li raggiungesse.
Si sistemarono sulle comode poltrone che la stanza aveva evocato per loro e Draco riempì due bicchieri di whisky, mentre Potter lo guardava sospettoso. Malfoy ridacchiò e gli porse il bicchiere.
«Salute» disse prima di scolarlo tutto per primo. Harry analizzò l’oggetto e il liquido e sperando che non si trattasse di uno scherzo, rassicurato dal fatto che il biondo avesse già bevuto, bevve anche lui. Il liquore bruciò la sua gola e fu certo che anche quella di Draco fosse in fiamme.
«Maledizione» disse facendo una faccia stranissima e così buffa che Malfoy, di nuovo, non riuscì a resistere e scoppiò a ridere. Harry dovette ammettere a se stesso che quando rideva e abbandonava quell’aria antipatica, era davvero un bel ragazzo. Gli versò un secondo bicchiere, poi un terzo e un quarto. La bottiglia sembrava infinita, più ne versava più se ne produceva. Era incantata o cosa?
«Ti tiri indietro, Sfregiato?» chiese Malfoy «Posso risparmiarti l’umiliazione».
«No» rispose porgendo il bicchiere in avanti «Forza, riempi. Non sono neanche un po’ ubriaco» disse ma le sue parole si intrecciavano e lui biascicava già. Il Serpeverde sghignazzò e fece come ordinato dal Grifondoro. Poi riempì anche il suo e per un momento si chiese se Voldemort intendesse quello con Fatti amico, Potter. Perché se doveva ubriacarsi con lui, allora avrebbe sempre chiesto una punizione del genere per la sua famiglia. Potter era uno spasso da ubriaco.
Al sesto bicchiere, Harry sentì la testa girare e un singhiozzo partì dalla sua gola, senza che lui potesse controllarlo: «Se vado in coma etilico e poi muoio, mi avrai sulla coscienza» biascicò con la voce da ubriaco «Era questo il tuo piano ammettilo» continuò ridacchiando «Farmi ubriacare fino alla morte!»
«Per Salazar! Sarò colui che ha ucciso Harry Potter! Onore su di me, sulla mia famiglia e su tutta la mia discendenza!» esclamò Malfoy alzando un pugno al cielo, anche lui alticcio «Sarò un eroe, altroché!»
«Immagina i titoli della Gazzetta del Profeta» disse Harry, mentre ingurgitava il settimo bicchiere «Il bambino sopravvissuto morto a causa di una sbronza. Draco Malfoy ad Azkaban per aver fatto ubriacare il Prescelto!» esclamò scoppiando a ridere, seguito dall’amico che aveva perso il filo del discorso a sopravvissuto «Il Bambino-Sopravvissuto all’Anatema che Uccide, non è sopravvissuto all’alcool di Draco Malfoy!» biascicò ancora «Povero Harry Potter, stroncato da una sbronza».
«Bevi, Sopravvissuto!» lo prese in giro.
«Tu verrai al mio funerale?» chiese l’altro ridendo.
«Certo! E porterò del whisky incendiario e ballerò sulla tua tomba, Potter!»
«Sììì! Ci sarò anche io! Balleremo insieme!» si guardarono per un attimo e poi scoppiarono a ridere come due matti. Harry stava già delirando da un po’, ma arrivati a quel punto, era davvero esilarante e realizzò di essere davvero ubriaco per la prima volta nella sua vita ed era stranamente felice di essere lì con Draco Malfoy.
«Sono ubriaco!» urlò Harry saltando sul posto, ridendo come un matto «Sirius sarebbe fiero di me! Sei fiero di me, Sirius?» gridò alla stanza, sotto lo sguardo un po’ scioccato di Malfoy, che non seppe cosa fare se non osservarlo e sentire qualcosa dentro di sé spezzarsi, a volte Harry sembrava così solo. Sembrava aver bisogno di qualcuno che lo facesse divertire e che gli facesse dimenticare i problemi. «Remus sarà così arrabbiato!» esclamò il moro scioccato «Oooh no, speriamo che non lo scopra, tu non glielo dirai, vero?» chiese a Draco con gli occhi lucidi. Il biondo si portò un dito alle labbra, facendogli capire che non avrebbe mai parlato.
«Non lo dirò a Remus, se tu non lo dirai a mio padre» biascicò anche lui.
«Questo tuo padre non lo verrà a sapere!» esclamò Harry, imitando la voce del biondo e ridendo come un cretino.
Draco scoppiò a ridere, portandosi una mano sulla testa, anche per lui l’alcool aveva fatto effetto: «Oh, credimi! Lui sarebbe così deluso da me, mi guarderebbe malissimo e direbbe che i Malfoy non si ubriacano!» esclamò iniziando anche lui a saltellare per la stanza come Harry «Che vergogna per la casata Malfoy! Non è un atteggiamento consono a un Malfoy, Draco!» disse imitando la voce del padre «Fanculo! Io mi ubriaco con Potter!» esclamò, lasciandosi scappare un singhiozzo, poi si portò le mani sulla bocca «Ho detto una brutta parola, Potter, mi fai dire brutte parole!» esclamò «I Malfoy non dicono le brutte parole, Draco, è irrispettoso» imitò di nuovo la voce di suo padre, facendo ridere Potter «Fanculo, padre! Noi ci ubriachiamo e diciamo brutte parole!» ripeté ridendo e riempiendo i bicchieri di entrambi.
«Sì! Ubriachiamoci ancora!» urlò più forte l’altro.
Ad un certo punto della notte, la bottiglia giaceva vuota sul pavimento, mentre Draco ed Harry erano accasciati sullo stesso divano, ubriachi fradici e singhiozzanti per le risate che ancora scuotevano le loro gole.
«Direi» un singhiozzo sfuggì dalle sue labbra «Che abbiamo perso entrambi» affermò Harry cercando di mettersi seduto, ma non riuscì a reggersi e si gettò all’indietro, atterrando sul morbido bracciolo, ridacchiando per l’ubriachezza.
«No» singhiozzò Malfoy tra le risate «Tu hai perso il senno al settimo bicchiere, io all’ottavo!»
«Oh e va bene! A volte mi sembri mio cugino Dudley! Sei così viziato!» esclamò «Hai vinto la gara di ubriacature per un bicchiere!» rise «Per un bicchiere! Ho perso!»
Draco registrò le prime parole del biondo, ancora immerso nei fumi dell’alcool e si mise seduto, lo guardò orripilato e indignato «Io sarei come tuo cugino babbano? Potter, questa la paghi!» esclamò lanciandogli contro un cuscino, Harry rise e glielo rilanciò per contrattaccare; così iniziarono a prendersi a cuscinate per stabilire chi fosse il migliore tra di loro.
Caddero sfiniti uno da un lato del divano e uno dall’altro, con i petti ancora scossi dalle risate e una strana sensazione alla bocca dello stomaco. Harry sperava che non fosse la cena che risaliva a galla grazie al whisky, Draco cercava di tenere a bada i battiti accelerati del suo cuore. Si sentiva strano, vivo, felice come mai in vita sua.
Si addormentarono così, distesi opposti l’uno all’altro, felici, ubriachi e consci di nuove sensazioni. Senza che se ne rendessero conto, le loro dita si cercarono e si unirono nel cuore della notte. Qualcosa di nuovo stava nascendo, ma nessuno dei due sapeva ancora cosa fosse.
La mattina dopo, quando si svegliarono, le loro dita erano ancora intrecciate.





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Giuro solennemente di non avere buone intenzioni!
Ormai c’ho preso il vizio, ops…
Anyway, hola people! Ben tornati a un nuovo capitolo su questi canali. Draco che studia storia della magia è me quando studio Storia o Filosofia medievale. Ah, caro vecchio e brutto medioevo.
Btw, i due piccioncini iniziano a conoscersi un po’ meglio e Draco si fa qualche domanda e si avvicina al Golden Trio, e non solo! Il trio dei Serpeverde si unisce ai Grifondoro. Sentite puzza di guai? Naaah, per ora sono abbastanza tranquilli, anche se Draco ha una spada di Damocle sulla testa, but! Ha Potty che gli ronza attorno, secondo voi quanto ci metterà il nostro eroe a capire che qualcosa non va? LOL
Blaise è il primo Drarry shipper comunque lol
E poi Harry e Draco si ubriacano insieme. Non sono adorabili? Io mi sono divertita da morire a scrivere quella parte! Come mi è piaciuto scrivere il flashback su Remus e Sirius (un po’ di profumo Wolfstar ci sta sempre bene :D) Cosa ne pensate di questa coalizione Grifondoro/Serpeverde?
Rettifico ciò che ho scritto nel capitolo precedente: ogni capitolo supera le 10.000 parole (nella correzione mi stanno scivolando un po’ dalle mani lol)
Preparatevi *spoiler* ci sarà un maggiore avvicinamento dei Drarry (no, nessun bacio, ew è troppo presto!) ma sono teneramente ossessionati l’uno dall’altro, quindi… qualcosa accadrà. E Draco evocherà il suo patronus! È precoce eh? Ma dopotutto, Harry lo ha evocato a 13 anni, quindi lui non può non saperlo evocare! Sbizzarritevi a pensare cosa potrà essere! E la settimana prossima, lo scoprirete su questi schermi! :D
Anyway, voglio ringraziare dal profondo del mio cuore le meravigliose persone che hanno recensito il capitolo precedente: ElenSofi, lilyy e polpettaalsugo8; le persone che hanno messo la storia tra le seguite e tra le ricordate e chi ha visualizzato! Grazie mille! 100 punti alle vostre case!
Spero che anche questo capitolo possa piacervi.
Scusate per gli errori di battitura, giuro che rileggo più volte, ma mi sfuggono sempre çç
Un grazie in più (10 punti!) a lilyy che come sempre mi corregge i capitoli, mandandomi i miei orrori per mex, grazie darling <3
Vi aspetto la prossima settimana con il nuovo aggiornamento! :D (forse se riesco a correggere, anticipo di un paio di giorni a causa di un esame lol)
Stay tuned!
 
Fatto il misfatto (sorry…)

 

   
 
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