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Autore: ciredefa    15/09/2019    0 recensioni
E infatti eccola lì, la capitana della Normandy: seduta sull’ultimo scalino del patio, i piedi sommersi nella sabbia, le braccia strette attorno alle ginocchia, gli occhi chiusi e il viso rilassato. Faceva respiri profondi, assaporando l’aria intrisa di salsedine.
A quella vista, Garrus sorrise. Non sapeva cos’era la felicità veramente, ma se doveva proprio immaginarsela, la vedeva così, come gli si parava la realtà davanti gli occhi in quel momento.

{ Garrus/FemShepard | 777 parole | Questa storia partecipa alla Challenge Angst Vs Fluff: The War indetta sul gruppo facebook Il Giardino di EFP }
Genere: Angst, Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Comandante Shepard Donna, Garrus Vakarian
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Note: la femShepard descritta qui è quella base di Mass Effect 3. Ovviamente è un po' spoiler. Questa oneshot partecipa alla challenge “Angst Vs Fluff: The War” indetta sul gruppo facebook Il Giardino di EFP, il prompt lo metto alla fine per non rovinare la lettura. Have fun

 



Somewhere warm
and tropical



La sabbia bianca brillava di mille colori sotto la luce del sole, che s’avviava lento dietro il mare. Il cielo limpido, senza la traccia di una nuvola, e l’aria tiepida di fine estate scaldava quello scenario, che splendeva davanti agli occhi di Garrus. I suoi passi facevano un rumore buffo sulle assi di legno di quel bungalow, ma aveva imparato a farci l’abitudine. Quel posto non era a taglia turian e se ne rese conto molto presto, anzi appena arrivato: sbatté poderosamente la faccia sullo stipite della porta, ancora con la valigia in mano.  Ma nulla poteva demoralizzarlo: la sua pensione militare con tutti i lussi se la sarebbe goduta fino all’ultimo secondo, e un soffitto relativamente basso non l'avrebbe fermato di certo.
Si trovava sul largo patio circondati da ibischi di color sgargianti, con tra le mani stretti due bicchieri di vetro colmi di un liquido arancione brillante, così alcolico e gassato da zampillare vivacemente.
Era un po’ il loro rito, quello. Certo si vantava spesso di averne di migliori e sicuramente più soddisfacenti, ma riconosceva che parlare davanti a una bevanda alterante era un’abitudine che si erano portati sin dai tempi della Normandy.
E infatti eccola lì, la capitana dalla Normandy: seduta sull’ultimo scalino del patio, i piedi sommersi nella sabbia, le braccia strette attorno alle ginocchia, gli occhi chiusi e il viso rilassato. Faceva respiri profondi, assaporando l’aria intrisa di salsedine. 
A quella vista, Garrus sorrise. Non sapeva cos’era la felicità veramente, ma se doveva proprio immaginarsela, la vedeva così, come gli si parava la realtà davanti gli occhi in quel momento.
S’avvicinò abbastanza e si sedette di fianco a lei, « eccomi » e gli porse il bicchiere. Lei aprì gli occhi smeraldini, che guizzarono subito verso la bevanda e l’afferrò prontamente. Non disse una parola, ma il sorriso che le sbocciò sulle labbra dopo il primo sorso furono più che sufficienti a Garrus per intendere che il suo gesto era stato ben apprezzato.Anche lui prese un sorso, si rilassò e poggiò i gomiti sullo scalino dietro di lui, distendendosi e arrivando a toccare la sabbia. Era ancora tiepida dal calore del sole. Ne seguirono minuti silenziosi ma non vuoti di significato, nei quali si alternarono profondi sospiri e profonde sorsate di alcol. Bisognava aspettare un po’ che entrasse in circolo, dopotutto.
Si alzò un filo di vento. « Che pace » sussurrò Jane, mentre la chioma vermiglia veniva sollevata dal vento. Da quando aveva abbandonato l’esercito, lasciò crescere i capelli, tanto che dal taglio corto che possedeva adesso le scendevano fluenti oltre le spalle.
« Puoi dirlo forte » affermò con certezza Garrus, « dopo quello che abbiamo affrontato, come minimo ci avrebbero dovuto regalare un pianeta dove è estate tutto l’anno, ovviamente serviti e riveriti ».
Shepard gli tirò un’occhiataccia, « ma anche qui non è per niente male » aggiunse infine.
Il tramonto si avvicinava sempre di più, il cerchio infuocato aveva ormai toccato l’orizzonte; le palme seguivano il vento producendo un fruscio sereno, e il cielo dietro il bungalow si faceva scuro. Garrus però non aveva occhi che per Jane, che intanto aveva assunto un’espressione lievemente preoccupata e pensosa. 
« Tutto bene? C’è qualcosa che ti turba? » Garrus si rialzò e si avvicinò a lei.
« Non lo so’ Jane poggiò la testa sulla spalla ossuta di lui, « sento di non meritarmelo ».
« Cosa senti di non meritare? »
Lei allungò il braccio, a indicare il paesaggio « tutto questo ».
Garrus scosse la testa vigorosamente, allungò il braccio e cinse la spalla di Shepard, stringendola contro il suo petto. Sapeva che i sensi di colpa non erano ancora passati, e non sarebbero andati via presto. Questo era il loro sogno, e avrebbe fatto di tutto per alleggerire il fardello dal cuore di Jane: una promessa che si era fatto nel momento in cui aveva accettato di venire lì.
« Non dire mai più sciocchezze del genere » Garrus poggiò le labbra tra i capelli rossi di lei, simulando un bacio. Lei sembrò distendersi, e tra loro calò il silenzio, interrotto solo dai suoni delle loro effusioni. Ormai il sole era quasi completamente sparito, splendevano fievoli solo gli ultimi raggi rossi. Si scambiarono dei ti amo sussurrati quando le prime stelle fecero capolino.
Il buio piombò all’improvviso, prendendo il posto della luce, e con l’oscurità il tepore sparì, lasciando posto al gelo. Il gelo della notte lontano da chi ti è più caro, il gelo dell’altra parte del letto, il gelo profondo della galassia ormai vuota, senza di lei, gelida come la targa d’acciaio che recita il suo nome, appesa a un mare di ricordi, persi per sempre.









Prompt: "
Se n’è andata. Non tornerà più."
   
 
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