Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones
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Autore: AlsoSprachVelociraptor    15/09/2019    0 recensioni
Due lupe nascoste sotto manti di pecore, un pastore a dirigerle lontano dallo sterminio e una folgore e una stella a illuminare il loro cammino verso sud, verso la sicura fortezza di Blackhaven.
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[ASOIAF - What If? - Arya e Sansa si ritrovano, anche se completamente diverse da come si erano lasciate, in un viaggio difficile e in incognito verso le Terre della Tempesta con Beric, Edric e Thoros, tra gli orrori della guerra e degli esseri umani.
Una rivisitazione di alcuni eventi di ASOS e AFFC. NO SPOILER per la serie tv.
ATTENZIONE: violenza descritta e scene che potrebbero turbare!]
Coppie: Sansa Stark/Edric Dayne - Beric Dondarrion/Thoros di Myr
SanSan e Beric/Allyria accennate
Genere: Angst, Avventura, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Altri, Arya Stark, Beric Dondarrion, Sansa Stark, Thoros di Myr
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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Non sapeva se Beric stava davvero dormendo o se aveva semplicemente chiuso il suo occhio e si era rilassato contro al suo petto, ma sembrava tranquillo e tanto bastava.

Il fuoco crepitava alle spalle del ragazzo, e lo sguardo di Thoros vi cadde dentro. Vide tre ombre, ma nulla di più.

Tre ombre. Poteva voler dire qualsiasi cosa. Il fuoco gli parlava sempre, ma quasi mai erano segnali importanti, e spesso erano solo fatti che stavano succedendo in quel momento, come una tormenta di neve sulla Barriera o un terremoto in una città Essosi che non conosceva.

Jason e Suzanne erano stati così gentili da concedere loro un’intera camera, che in realtà era pianificata per ospitare Beric e Edric, e sicuramente non Thoros, un prete straniero di una religione lontana e poco più che uno schiavo liberato. Beric era stato irremovibile: o Thoros, o anche lui avrebbe dormito su un pagliericcio davanti alla porta.

Suzanne acconsentì senza troppo ribellarsi, e così i due uomini ebbero tempo per stare da soli dopo mesi, e fare tutto ciò che due uomini adulti fanno da soli, cercando di mantenere un dignitoso silenzio nel mentre. Suzanne e Jason erano dall’altra parte del corridoio di legno e la camera non era così grossa.

Thoros si sentiva bene. Riposato, rilassato, e pronto a passare le terre della Tempesta e raggiungere Blackhaven assieme ai ragazzini che aveva protetto e all’uomo che amava.

Finchè la porta della camera non si spalancò per poi richiudersi subito, e Arya atterrò sul giaciglio dei due addormentati. 

Le sue mani si arpionarono ai al colletto della camicia di Thoros, che si svegliò di soprassalto.

-Ci sono… c’è uno! È entrato in casa! Sansa…!-

Beric era già in piedi, vestito e pronto. 

Il fuoco scoppiettava, e Thoros, senza davvero comprendere cosa stesse succedendo, lo fissò come se fosse un’ancora in mezzo alla tempesta, mentre Beric si sistemava il cinturone e la spada al fianco e Arya sussurrava disperata.

C’era la casa di Jas, e tre ombre, tre uomini attorno. Due entravano nella casa e uno rimaneva fuori, con una torcia in mano, ad aspettarli e fare da vedetta.

-Sono tre- sussurrò, sotto lo sguardo terrorizzato di Arya e quello freddo di Beric. -Uno è fuori. Due sono dentro.-

-Mi occupo di quello fuori.- fece duro Beric, afferrando di già l’elsa sua spada arrugginita e ammaccata. Si passò il mantello sulle spalle e Beric era sparito, e rimaneva solo il tremendo Lord della Folgore, col suo sguardo carico di giustizia e di morte.

Aprì una finestra e si calò da essa, veloce e silenzioso come un assassino. Arya si schiacciò al muro, e Thoros avrebbe voluto dirle qualcosa per tranquillizzarla, ma la porta si aprì e qualcuno gli si fiondò contro. Thoros cadde, batté la testa contro il caminetto e ruzzolò a terra come un sacco di farina, e l’uomo gli si buttò addosso, puntando le mani sul suo collo. Aveva un coltellaccio tra le mani ma evidentemente non lo sapeva usare, perchè diede a Thoros un istante per realizzare cosa stava succedendo e raccogliere abbastanza aria calda dal camino vicino per soffiare una fiammata in faccia all’assalitore.

Un trucchetto del tempio che aveva imparato e aveva usato solo per riportare in vita Beric, e ora lo stava usando per uccidere un uomo.

L’uomo gridò e anche altre persone iniziarono a gridare. Si voltò e corse via, lasciando Thoros stordito a terra.

Si tastò il retro della testa ed era bagnaticcio. Sangue, probabilmente sangue.

Si mise barcollante in piedi e notò che Arya non era più nella stanza, ma colse le grida di Jas e di Suzanne.

Reggendosi al muro, arrivò nella loro stanza, e trovò lo sconosciuto sul letto dei due, mentre reggeva i capelli biondi di Suzanne tra le mani e le puntava un coltello alla gola, Jas rantolante a terra, pugnalato dall’uomo.

-Muoviti e la sgozzo- raschiò l’uomo, con gli occhi a malapena aperti per colpa delle ustioni provocate da Thoros.

Non capiva nulla, il mondo sembrava ruotare su sé stesso e Thoros si sentiva di dover cadere a terra, svenuto o morto, da un istante e l’altro.

Ricordò di quando aveva incendiato i capelli di una nobildonna petulante perchè Robert gliel’aveva ordinato ed entrambi avevano riso e bevuto, troppi anni prima. Ricordava di aver riso così forte che il vino gli era uscito dal naso. Allora aveva utilizzato un trucchetto, ma da quando aveva riportato in vita Beric non aveva più bisogno di nessuna polvere o pozione o trucco da prestigiatore.

Thoros strizzò gli occhi, cercando di racimolare tutte le forze e le attenzioni che gli rimanevano. L’uomo aveva dei guanti di cuoio, che iniziarono a fumare e poi a bruciare dal nulla.

L’assalitore saltò indietro, tenendo Suzanne per il vestito, cercando di spegnersi il fuoco su di lei, ma Suzanne non prese fuoco e non gridò, spinse l’uomo lontano da sé e si avvicinò a Jason rantolante a terra.

Thoros venne preso da una sorta di furia che non ricordava di avere dall’assedio di Pyke. Quel miscuglio di terrore e adrenalina che rendeva sempre il suo sangue acido e marcio, quel fuoco interiore che sembrava volerlo ardere di dolore da dentro, consumarlo, come diceva sempre Beric.

Prese l’uomo per i capelli e gli tirò un forte pugno sullo stomaco. Sentì qualcosa rompersi sotto le sue nocche.

Thoros era un uomo alto, quasi imponente anche se non arrivava nemmeno lontanamente all’altezza di Robert o del Mastino. Era comunque un omone dalla grossa stazza e dai pugni duri e ben collaudati, mentre quello che stava distruggendo tra le sue mani non doveva pesare più di Sansa o Suzanne.

A un pugno ne seguì un altro, poi un altro in viso, e altri sul petto, sull’addome, sul viso, sul naso che sentì spezzarsi sotto le nocche.

Il ragazzo, l’uomo o quello che era tentò di difendersi in qualche modo, ma Thoros non glielo permise. Il coltello che teneva tra le mani cadde a terra definitivamente quando il suo cranio sbatté più volte contro il pavimento, sotto la presa d’acciaio del prete rosso.

Sbatté finché c’era qualcosa da poter sbattere, finchè le sue mani non iniziarono a colare sangue e il pavimento non fu ricoperto di pezzi di cranio e cervella.

Il sangue era ovunque, e in qualche modo era finito anche nella sua bocca, perchè il sapore metallico arrivò tanto forte da, finalmente, farlo fermare.

Sotto di sé c’era solo un cadavere sfigurato vestito di stracci.

Non aveva mai ucciso un uomo a pugni. Sapeva di esserne capace fisicamente, ma non a fatti.

Non avrebbe mai voluto saperlo.

Poi arrivò Sansa, sconvolta tanto quanto lui, e un Edric dallo sguardo spento e morto.

Non seppe come si rialzò da terra, pieno di sangue proprio e soprattutto di un pover’uomo a cui aveva frantumato il cranio con le proprie, sole mani.

Sporcò i vecchi vestiti di Sansa stringendosela al petto, ma nessuno sembrò importarsene.

Quando Beric tornò alla baita, con la piccola Arya addormentata in braccio, trovò ancora Thoros a stringere Sansa tremante e mezza svenuta tra le braccia, Edric seduto in mezzo alla stanza e Suzanne a cercare di fermare l’emorragia al fianco del marito, e la puzza della morte e del senso di colpa ad aleggiare su tutti loro.

 
   
 
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