Anime & Manga > Le bizzarre avventure di Jojo
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Autore: elelcomplains    15/09/2019    0 recensioni
[JosuYasu] [Post-canon]
Josuke sta cercando di organizzare un appuntamento con Okuyasu, ma non riuscendo a concludere niente, chiede aiuto a Yukako. Come si evolverà il tutto?
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Altri, Josuke Higashikata, Okuyasu Nijimura
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Finalmente, dopo aver girato in lungo e largo la scuola, Josuke riuscì a trovare Yukako. Quando la vide in lontananza la sagoma della ragazza tirò un sospiro di sollievo e le corse incontro, sperando in cuor suo di non aver interrotto nulla tra lei e Koichi. Non era stato facile convincere Okuyasu a lasciarlo andare via da solo, ma per qualche arcano motivo ci era riuscito. «Yukako, ho un bisogno disperato del tuo aiuto» disse quando le fu abbastanza vicino, attirando ovviamente anche l'attenzione di Koichi. «Di che cosa si tratta?» «Sto provando a organizzare un appuntamento con Okuyasu ma non so da che parte cominciare. E non so a chi altro chiedere aiuto». «Potresti sempre chiedere a tua madre, Josuke» intervenne timidamente Koichi. «Scherzi? Non voglio che sappia nulla per ora!» rispose Josuke, poi guardò implorare la ragazza. «Sfortunatamente non ho troppi consigli da darti… potresti portarlo in un posto carino, magari la collinetta poco fuori città. In questo periodo è piena di lucciole, è il luogo perfetto. Vedetevi dopo cena: lo fisseresti imbambolato per tutto il tempo, e a quel punto anche uno come lui capirebbe tutto. Per quale giorno è fissato tutto?» «Pensavo questa sera». La ragazza sospirò e si portò una mano alla fronte. «Mi stai dicendo che hai aspettato l'ultimo momento per organizzarti? Fa niente. Stasera alle otto in punto verrò da te e ti aiuterò a sistemarti». Il ragazzo sorrise. «Great! Grazie Yukako. Ci vediamo dopo». Detto questo corse di nuovo da Okuyasu, che lo stava aspettando seduto sul davanzale della finestra della loro classe, come sempre. «Bro, ti va di andare a fare due passi questa sera dopo cena?» «Ma certo bro! Ci vediamo davanti a casa mia alle dieci?» «Perfetto». Quella sera, in perfetto orario, Yukako si presentò come promesso a casa di Josuke, e il ragazzo la fece accomodare in camera sua. Tomoko non fece domande sulla visita della giovane a quell'ora, né fece in tempo a offrirle qualcosa da mangiare o bere. La ragazza aprì l'armadio, e cominciò a passare in rassegna tutti i capi di vestiario dell'altro. Alla fine tirò fuori una camicia bianca a maniche corte e un paio di pantaloni neri. «Tieni. Meglio non farti vestire in modo troppo formale, in fondo esci con Okuyasu» disse, poi uscì dalla stanza per permettere al ragazzo di cambiarsi. Poco dopo Josuke aprì la porta e la invitò di nuovo a entrare, e la ragazza lo squadrò da capo a piedi. «Può andare. Metti le scarpe che indossi di solito. E ora siediti che ti sistemo i capelli». Contrariamente al suo solito, soprattutto perché preoccupato che la ragazza potesse dare di matto, Josuke si lasciò acconciare i capelli senza fare troppe storie. La giovane ricreò il suo solito e distintivo pompadour, ma fece attenzione a non lasciare neanche un solo capello fuori posto o un solo ciuffetto ribelle. «Ricordati di questo: comportati da gentiluomo, cerca di non essere così nervoso ma sii te stesso. Fai come ti ho detto e andrà tutto bene». Mentre parlava la ragazza aveva finito con i capelli, ed era andata a prendere l'acqua di colonia, e ne aveva messa addosso al ragazzo la quantità che riteneva necessaria. Rimase per un paio di secondi a contemplare il lavoro svolto, poi si rivolse a Josuke. «Guardati allo specchio e dimmi cosa ne pensi del risultato». Il ragazzo fece come l'altra gli aveva detto, e dovette ammettere che Yukako l'aveva proprio sistemato per bene. Sfoderò un sorriso radioso e si rivolse alla giovane. «Grazie, Yukako, sei stata gentilissima e ricordami che ti devo un favore». La ragazza si appuntò una ciocca di capelli dietro l'orecchio e rispose con il suo solito tono scostante. «Non c'è di che. Ora vai e fai bella figura, se non altro per non sprecare tutto il tempo che ci ho messo a renderti presentabile per un appuntamento». Detto questo Yukako se ne andò, e Josuke andò ad avvisare la madre del fatto che stava per uscire. «Dove te ne vai vestito così? Sembri un damerino. Hai una ragazza e io non ne so nulla?» chiese Tomoko con un'espressione che Josuke sapeva significare "farai meglio a dire la verità, signorino". «È più complicato di così» rispose il ragazzo, evitando lo sguardo materno e cominciando a sudare freddo. Non riusciva a mentire neanche se lo voleva. «Sono tua madre. Puoi dirmi tutto». Il tono di voce della donna si era addolcito, probabilmente aveva capito quanta fatica stesse facendo il figlio per trovare il modo di spiegarle la situazione. «C'è una persona che mi piace. E ho organizzato un appuntamento per questa sera» rispose lui, vago e in cuor suo terrorizzato dalla reazione della madre. «Okuyasu, vero? L'avevo capito, sai? Solo un cieco non si accorgerebbe che ti sei preso una cotta per lui» «E-e tu non sei arrabbiata?». Josuke sentiva gli occhi pizzicare, e la voce quasi si spezzò mentre parlava. «Josuke, tesoro» cominciò la donna, poggiando una mano sulla guancia del figlio «voglio che tu sia felice. Sei bello, intelligente, gentile, educato, tutto ciò che una madre possa desiderare, e sono fiera di te. Non mi arrabbierò certamente perché sei innamorato di Okuyasu né tantomeno ti vorrò meno bene per questo». Josuke scoppiò a piangere e abbracciò stretta la madre. «Ti voglio bene mamma. Scusami se non ti ho detto niente, ma avevo una paura tremenda di deluderti» «Ti voglio bene anch'io, tesoro mio. Su, smettila di piangere e vai da Okuyasu». Il ragazzo lasciò andare la madre, e lei non riuscì a farsi sfuggire un amorevole sorriso. «Solo per questa sera ti concedo di tornare all'una, ma non un minuto più tardi, intesi?» lo ammonì poi, mentre il giovane se ne stava andando. Con passo svelto arrivò davanti a casa dell'amico, che lo stava già aspettando. «Finalmente sei arrivato!» esclamò con un radioso sorriso, che però scomparve quando vide l'abbigliamento dell'altro. «Dovevo vestirmi elegante?» chiese, abbastanza confuso. Credeva che sarebbero andati a fare un giro e nient'altro. «No no, è solo che Yu- ehm… lascia stare. Conosco un posto bellissimo, volevo portarti lì». Josuke tese quasi d'istinto la mano all'amico, ma la ritrasse subito, e se la portò al collo. Camminarono lentamente lungo il marciapiede deserto, finché, dopo circa un'ora, non arrivarono fuori città. Non fu difficile trovare la collinetta di cui parlava Yukako, e una volta arrivati in cima la vista era stupenda: davanti a loro si estendeva la sterminata campagna che circondava la cittadina, e tutto il paesaggio era costellato da decine e decine di lucciole. A causa della luna nuova il cielo era coperto di stelle che brillavano più luminose che mai. Era davvero un paesaggio idilliaco, entrambi i ragazzi ne erano rimasti estasiati, per poi cominciare a dare la caccia alle lucciole, proprio come due bambini. Dopo molto tempo si sedettero, stanchi, sulla cima della collinetta. «Bro» lo richiamò Okuyasu, fissandolo con quei suoi occhi viola, il colore preferito di Josuke. Era un segno del destino. «Cosa c'è?» «Stasera mi sembri nervoso. Cos'hai?» «Br- Okuyasu. C'è un motivo se ti ho portato qui: ormai ci conosciamo da parecchio e… tu mi piaci. Mi piaci davvero tanto». Okuyasu parve spaesato, e rimase per un istante in silenzio, con gli occhi sgranati. «Lo sapevo, ho combinato un casino. Lo sapevo, scusami Okuyasu, non dovevo metterti in questa situ-». Okuyasu pose fine al farfugliare dell'amico baciandolo, impacciato, e quasi lo buttò a terra quando lo fece. «Josuke, lo sai che non sono sicuro di niente. Quello che provo per te è la mia unica certezza e… anche tu mi piaci tanto, bro». Josuke aveva notato che mentre parlava le sue palpebre avevano cominciato a battere più velocemente: stava cercando con tutte le sue forze di non piangere. Abbracciò stretto Okuyasu e gli carezzò piano la nuca, e a quel contatto scoppiò a piangere, seguito a ruota da Josuke. Posò la fronte su quella dell'amico, non curandosi per la prima volta in vita sua di rovinare l'acconciatura, e lo baciò di nuovo, ancora tra le lacrime, quasi disperato e tremendamente bisognoso di quelle sue labbra, di quel suo calore. Nessuno dei due trovava la forza di staccarsi, sarebbero potuti restare abbracciati per tutta la notte se Josuke non si fosse accorto dell'ora tarda. Costrinse infatti l'amico a una vera e propria corsa contro il tempo, nel tentativo disperato di arrivare in meno di mezz'ora davanti a casa Higashikata. Quando arrivarono Josuke guardò l'orologio: mancavano ancora cinque minuti. Sollevato sorrise ad Okuyasu, per poi stringersi di nuovo a lui. «A domani» lo salutò il giovane Nijimura. «Buonanotte, Okuyasu» rispose l'altro, poi unì di nuovo le labbra con le sue. Sulla soglia di casa si voltò a guardarlo, e lo salutò con la mano. Notò che le luci del salotto erano ancora accese: era ovvio che Tomoko lo stesse aspettando. Contro ogni sua aspettativa la trovò addormentata sul divano, e il ragazzo -supportato anche dalla forza di Crazy Diamond- ebbe la premura di portarla a letto e godersi anche lui una tranquilla notte di sonno. Il giorno successivo avrebbe affrontato le domande della madre, e probabilmente anche quelle degli altri suoi amici, ma al momento l'unica cosa che poteva fare era chiudere gli occhi con un sorriso stampato sulle labbra. Riusciva a pensare solo al suo amato Okuyasu, alla splendida serata appena passata e a una riflessione che aveva fatto sul momento: negli anni a seguire sarebbe potuto accadere di tutto, anche la fine del mondo, ma con lui e i suoi amici al proprio fianco avrebbe affrontato qualunque cosa senza paura.

Note dell'autrice 
E anche una storia su questi due adorabili idioti è stata scritta. Cosa posso dire? Li adoro, li trovo tenerissimi insieme, e sono felice di essere riuscita a scrivere qualcosa anche su loro due. Questa volta, oltre al solito ringraziamento alla mia adorata beta reader Husbanfo, terrei a citare anche la canzone che ha ispirato la stesura della storia, e aggiungo che il titolo è una frase tratta da una OST di "To the Moon", un videogioco che consiglio vivamente.
Non vorrei dilungarmi troppo oltre, concludo con un ringraziamento a tutti voi che siete arrivati fin qui, e ci vediamo come sempre alla prossima fic.
   
 
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