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Autore: rxncid    16/09/2019    0 recensioni
[That 70\\\'s show]
[That 70's show]
"Wow. Non dovevo sfidarti dicendoti di stupirmi" commento, non riuscendo a nascondere il mio sorriso.
"Perché?"
"Perché ci sei riuscito." Mi sorride, appoggia la mano sul mio ginocchio e dà una piccola stretta, è un gesto rassicurante che è ormai un'abitudine della quale non ci rendiamo nemmeno più conto.
One shot basata sull'episodio in cui Hyde sta per partire per New York (s1 e22).
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
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*Hyde's POV*

L'avevo trovata. La mia via di fuga. La mia possibilità di mollare mia madre prima che lei potesse mollare me. Lasciarmi alle spalle quella catapecchia di merda che avevo per casa, quella fastidiosa vita da studente, quel fottuto ruolo di disadattato mezzo alcolizzato orfano del cazzo che ricoprivo nel mio gruppo di amici. Loro, i miei amici, erano l'unica cosa che mi sarebbe dispiaciuto lasciare, ma non permettevo che i sentimenti parlassero per me: ci saremmo beccati in giro, un giorno, forse, altrimenti vabbè. E anche se a New York sarebbe stata dura ero convinto sarebbe stata una ficata; avevo una bella ragazza, una scena underground che ero pronto ad esplorare, un sentimento di libertà assoluta che non mi importava quanto sarebbe durato, mi bastava sentirmi in qualche altro modo anche se sarei morto di freddo per strada solo due mesi più tardi.

Sbatto la porta di casa in un frustrato tentativo di zittire mia madre, che con le guance tutte rosse e la camminata instabile mi sta urlando dietro per dio solo sa che cosa. Sono sempre più deciso a levare le tende e lo penso intensamente mentre sbatto i piedi sul portico di legno, prima di notare una figura smilza camminare verso di me. Eric. Lui è un po' il mio opposto: due genitori amorevoli anche se a modo loro, una bella casa con il giardino curato, una camera piena di poster ben attaccati al muro, uno stile ordinario e un po' represso dalla sua timidezza, un'amica d'infanzia per cui ha una cotta come vicina di casa. Non l'ho mai invidiato, a parte forse per i genitori amorevoli: io mi piaccio per come sono. Anzi, quando sono con lui sento uno strano calore, una sensazione di calma e sicurezza che non mi spiego; io ed Eric ne abbiamo combinate di tutti i colori negli anni, abbiamo pure passato una notte in galera, ciò che intendo è che nel profondo, quando c'è lui accanto, la mia rabbia ed il mio disagio si placano. La sua presenza mi ricorda che va tutto bene e mi comunica tacitamente che sono esattamente dove vorrei stare. È come se stare accanto alla sua aura di ragazzo ordinario funzionasse come da antidoto per me.
"Hey" la sua voce mi risveglia dalle mie riflessioni, incontro i suoi occhi che mi stanno scrutando preoccupati. "Tutto okay con tua madre?"
"Sì, il solito" rispondo sedendomi sugli scalini; Eric fa lo stesso ed una volta accomodatosi al mio fianco posa di nuovo il suo sguardo su di me. "Le hai già detto che partirai?"
"No, non ancora" sospiro.
"Allora è vero" mormora, mi giro a guardarlo e mi accorgo che sta fissando un punto davanti a sé, sembra triste.
"Già, beh, è la mia occasione" dico provando a crederci davvero.
Eric annuisce e giocherella nervoso con le sue dita. "Ovviamente sono preoccupato, ma se è ciò che credi allora sono felice per te, amico. Non posso fermarti." mi spia con la coda dell'occhio e si passa la lingua sulle labbra, altro segno di tensione da parte sua. "...A meno che tu non voglia essere fermato."
Mi volto a fissarlo, le sue orecchie sono arrossite come anche le sue guance. "Sorprendimi, Forman" rispondo con voce più roca di quanto volessi.
Si gira anche lui, i nostri sguardi si incrociano e sento il respiro bloccarsi per qualche attimo come se qualcuno mi avesse dato un pugno in gola.
Eric apre la bocca, poi cambia idea ed infine la riapre di nuovo. "Io non vorrei che tu te ne andassi. È grazie a te che faccio più di metà delle stronzate che faccio e intendo quel tipo di cose divertenti che vuoi ricordarti ai pranzi di Natale quando hai passato i quaranta. Mi rivolgo sempre a te quando ho bisogno di un consiglio perché so che vengono da te le risposte che voglio sentire e mi preoccupo per te il triplo che per gli altri. Non credo di voler vivere in una Point Place in cui Steven Hyde non esiste." e fa una piccola pausa in cui entrambi ci rendiamo conto di quanto siamo arrossiti come deficienti. "Credo morirei per strada domani senza la tua saggia guida" conclude per allentare la tensione, alche mi lascio scappare una risata.
"Wow. Non dovevo sfidarti dicendoti di stupirmi" commento poi, non riuscendo a nascondere il mio sorriso.
"Perché?"
"Perché ci sei riuscito." Mi sorride, appoggia la mano sul mio ginocchio e dà una piccola stretta, è un gesto rassicurante che è ormai un'abitudine della quale non ci rendiamo nemmeno più conto.
"Era un discorso troppo egoista" si difende lui. "A me interessa che tu sia felice, Hyde."
"Okay Forman, uno: se non fossi un po' uno stronzetto egocentrico non saresti tu e due... troppe moine, dacci un taglio" e mi copro il viso con la mano, così imbarazzato che gli occhiali non bastano come protezione. Sul volto di Eric si allarga un sorriso mentre mi salta teatralmente addosso stringendomi a sé. "Lasciati amare, piccolo orfanello!" esclama drammatico, causandomi ulteriori risate.
"Mollami, Forman!" protesto, ma senza veramente spingerlo via. Ecco, stavo parlando proprio di questo. Il suo modo di essere mi fa dimenticare da dove vengo e riscalda quel cuore che mi piace fingere sia di pietra.

• • •

Seminterrato di casa Forman, ore 21.45

*Eric's POV*

Quando la porta si spalanca e vedo Hyde lì in piedi come avevo sperato succedesse il battito del mio cuore accelera mentre mi alzo e cammino verso di lui sorridendo.
"Sorpreso di vedermi?" mi fa sorridendo da un angolo della bocca.
"No, ripongo molta fiducia nei miei poteri di persuasione" rispondo facendolo annuire sarcasticamente.
"In realtà è stato il tuo supplicare" ribatte Hyde. "Mi piace sentirti dire che senza di me non ce la fai" ruoto gli occhi alla sua espressione compiaciuta e gli tiro un pugno sulla spalla prima di attirarlo in un abbraccio. "Vieni qui" sussurro stringendolo a me. Hyde rilassa i muscoli e lentamente si lascia andare e mi circonda a sua volta con le braccia. "A te sta bene?" sussurro contro la sua spalla.
"Sì, sono più felice qui a Point Place con voi... con te" mi risponde provocandomi un sorriso. Quando dopo un po' ci lasciamo andare noto che mi fissa in un modo nuovo, che non mi ero mai accorto usasse su di me.
"Sì?" domando giocherellando casualmente con l'estremità della sua camicia.
La mano di Hyde si appoggia tiepida sulla mia guancia mentre si avvicina lentamente al mio viso. I miei occhi cadono sulle sue labbra prima di chiudersi e sentirle finalmente contro le mie. Mi ci vuole qualche attimo per realizzare che sta accendendo davvero e lui lo sa e attende finché non ricambio il bacio che finisce per approfondirsi sempre di più. Quando ci allontaniamo per prendere respiro Hyde mi accarezza la guancia col pollice. "Ho cambiato idea: dovrei chiederti molto più spesso di stupirmi, Forman" ridacchia.
"Sì, anche tu non sei male" lo provoco, e due secondi dopo mi ritrovo a soffocare le risate per via di un suo attacco di solletico.

   
 
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