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Autore: GexeTheNemesi    29/07/2009    3 recensioni
La mia prima fic su Bleach.
la guerra contro Aizen è finita, la soul society ha vinto, ma ora c'è un problema: gli arrancar che Aizen aveva creato, ora sono senza un padrone e senza controllo. Alcuni sono sono deboli, altri sono forti, alcuni sono gentili, altri sono feroci, alcuni si limitano a cuntinuare a vivere, altri ancora tentano di riconquistare qualcosa che pensavano fosse perduto per sempre: il loro cuore.
Un nuovo confillto è all'orizzonte...
Genere: Azione, Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kuchiki Rukia, Schiffer Ulquiorra, Un pò tutti
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Kenpachi in love (^ ^)





«Cheeeee????? Ma mi stai prendendo in giro???» chiese sbalordito Ichigo.
«Te lo giuro, l’ho sentito da fonte certa» Così dicendo Ikkaku tirò su un rutto tale da far tremare tutta la taverna, perfino le quindici bottiglie di sakè che erano sul tavolo tremarono pericolosamente, col rischio di farle cadere per terra.
«E dato che la fonte certa sono io» precisò un Renji mezzo collassato da sotto il tavolo «ti posso assicurare che è vero» fece un paio di pernacchie e dei borbottii senza senso per poi tornare a dormire abbracciato alla sua bottiglia di liquore.
«Beh… magari veniva nella vostra caserma solo per raccomandare suo fratello Ganju, ho sentito che ha superato per il rotto della cuffia gli esami dell’accademia degli shinigami e l’undicesima compagnia è quella che guarda meno i risultati accademici, no?» Tentò di domandare Ichigo, aggrappandosi con tutto se stessa a quella scintilla di lucidità mentale che gli rimaneva, ma non era sicuro che sarebbe bastata per terminare la conversazione.
Ikkaku aveva incrociato Renji e Ichigo mentre si dirigevano alla caserma della sesta compagnia e li aveva trascinati fino alla taverna più vicina dove se la spassarono alla grande con la scorta di alcolici che trovarono lì fino al mattino seguente. Ikkaku lo stava mettendo al corrente del pettegolezzo più in voga in quel periodo; certo, era rimasto stupito all’inizio: mai avrebbe creduto che Ikkaku fosse il tipo da pettegolezzi, ma dopo breve capì che la questione era diversa, infatti il protagonista del pettegolezzo era niente meno che il suo capitano: Kenpachi Zaraki.
«Sì, ma non vai a raccomandare tuo fratello ogni notte, negli alloggi del capitano da tre mesi a questa parte come sta facendo quella Kukaku Shiba! Il tenente Yachiru poi è da parecchio che non ci puoi parlare senza che ti azzanni la capoccia…» borbottò massaggiandosi la pelata « scommetto che sa qualcosa e che è gelosa come poche volte lo è stata… e a pagarne le conseguenza siamo tutti noi dell’undicesima brigata!»
Prese una delle poche bottiglie ancora piene e cominciò a tracannare il sakè come se fosse acqua, imitato a ruota da Ichigo.
«E dai su… è solo una bambina, cosa potrà mai fare di così terribile a degli omaccioni come a voi dell’undicesima brigata?» Sdrammatizzò Ichigo.
«Ti sei dimenticato che non è solo una bambina, ma il nostro tenente! E in quanto tale dobbiamo ubbidire ad ogni suo ordine diretto. Mi vien male a pensare a quante ne ho passate in questi mesi: una volta ci ha ordinato di correre per tutto il Seireitei completamente nudi, un’altra volta ci ha fatto cantare “fra martino campanaro” a squarcia gola per tre ore consecutive e giusto la settimana scorsa ha organizzato una retata di biancheria nello spogliatoio femminile delle quarta compagnia e prova a indovinare chi ci abbiamo trovato dentro!?»
«No… non ci credo…» Ichigo sbiancò immaginandosi la scena che Ikkaku si era trovato davanti.
«Il Capitano Unohana si stava cambiando proprio in quel momento e se non ci è scappato il morto in quell’occasione, beh, che Aizen risorga pure dalla tomba perché tanto se non sono morto in quell’occasione, sta tranquillo che non mi ammazza più nessuno»
L’arancione scoppiò a ridere e cadde all’indietro dalla sedia, senza smettere di sbellicarsi.
«Che cazzo ti ridi!?!?!? Tutti i miei compagni non dormono più da una settimana per paura di sognare di nuovo quel momento!» per qualche istante, il corpo di Ikkaku fu percorso da dei brividi di puro terrore «chiedimi di scontrarmi con un Vasto Lorde a mani nude e mi ci butto a capofitto, ma se il capitano Unohana è nei paraggi, cerca nel ripostiglio delle scope delle mia caserma che mi trovi di sicuro nascosto lì!»
Ichigo rimise a posto la sedia e si risedette barcollando.
«Beh, sì. In effetti sa essere parecchio inquietante quando vuole quella donna»
Ikkaku posò il mento sul tavolo bagnato e appiccicaticcio della taverna, forse l’alcol stava finalmente cominciando a fare effetto pure su di lui.
«E c’è ancora qualche deficiente ancora convinto che prima il capitano si vedesse con quel diavolo di femmina… puttanate»
«Eh? Mi sono perso, che hai detto?»
«Ho detto che c’è ancora gente convinta che prima di questa storia con la Shiba, il capitano si frequentasse anche con il capitano Unohana. Capito adesso?»
«Eh??? Ma una donna normale no? Cioè, almeno una che quando la sogni non sia durante un incubo!» poi riflette meglio sulla cosa e gli parve pure che il fatto fosse logico «Ora che ci penso però quelle due sono forse le più adatte per uno come Kenpachi… o che quanto meno facciano paura quanto lui»
«Sarà, ma è da parecchio che il nostro capitano è strano. Non indossa più i campanelli, sarà da almeno sei mesi che non si allena più e da qualche settimana ha preso la pessima abitudine di andarsene in girò senza la spada! Ma ti rendi conto?! E stiamo parlando del capitano dell’undicesima compagnia!»
Finalmente Ichigo cominciò a capire cosa desse veramente fastidio ad Ikkaku di tutta quella storia: Kenpachi era il suo idolo. Il suo obbiettivo. Vedere che stava cambiando in qualcosa che non gli piaceva doveva essere frustrante per uno come lui. Ma qualcosa gli diceva che si trattava anche di qualcos’altro.
«Ridursi così…» bofonchiò «per una femmina… bah!» si scolò ciò che rimaneva del sakè dell’ultima bottiglia e riporto il mento sopra il tavolo.
«Su, Ikkaku. Sarà capitato anche a te di innamorarti, no? Non dovresti essere così severo»
Sul viso del rasato comparve un ringhio per niente rassicurante.
«Due volte mi sono innamorato davvero e in entrambi i casi la storia si è conclusa con una fossa e una croce sopra. Le persone cambiano quando si innamorano, e con una guerra in atto il capitano Kenpachi non se lo può permettere»
Rimasero li, senza parlare, immersi in un silenzio quasi totale se non fosse stato per il sommesso russare di Renji da sotto il tavolo.
«Io dico che ti preoccupi per niente» cominciò Ichigo «sta tranquillo, che al primo arrancar che incrocia la sua strada si riprende del tutto. Si risveglierà il suo istinto psicotico e tornerà come prima»
«Speriamo…»


«… pure quel cretino di Renji è sparito, baka. Scommetto che saranno a far baldoria da qualche parte» borbottò Rukia con una vena pulsante sulla fronte.
Inoue fece una leggera risata, conoscendo Renji e Ichigo, la cosa era altamente probabile. Aveva accompagnato Rukia fino alla villa dei Kuchiki e stava ammirando lo splendido giardino davanti all’entrata: era proprio una villa principesca.
«Comunque, come vanno le cose con Ichigo?» Chiese la mora.
«Bene, abbiamo preso un appartamento tutto per noi qualche settimana fa»
Cominciò Orihime « e ho pure trovato un impiego nell’ospedale di Karakura, la paga non è altissima ma tiriamo avanti. Poi Ichigo ha cambiato un centinaio di lavori nel giro di questi anni, ma la sua mansione di sostituto shinigami gli causava dei disagi non indifferenti e non è mai riuscito a tenere un posto di lavoro per più di una settimana»
«Immagino» convenì Rukia, si ricordava ancora di tutte le ore di scuola che perdeva Ichigo durante il suo primo periodo da sostituto shinigami.
«Rukia-sama, Orihime-san. La colazione è pronta, gradite qualcosa in particolare»
Uno dei domestici di villa Kuchiki si era avvicinato alle due.
«Gelato!!!» Esclamò felice Orihime.
A Rukia spuntò un grosso gocciolone dietro la testa
«Quale persona sana di mente si mangerebbe il gelato di colazione?»
«Il gelato va bene sempre, ad ogni ora!»
Fu solo per un attimo, ma Rukia fu certa di vedere l’haori da capitano di suo fratello maggiore svoltare l’angolo della casa.
«Scusami un momento Orihime, ti raggiungo nella sala da pranzo dopo»
Scatto verso l’angolo dove aveva visto suo fratello e si sbrigò a raggiungerlo.
«Nii-sama!»
Aveva visto bene, era proprio suo fratello.
«… Cosa c’è?» Si limitò a dire Byakuya dopo essersi voltato.
«Nii-sama… io…» doveva essere cauta, e soprattutto doveva usare le parole giuste. «io… vorrei che mi deste il permesso per lasciare il seireitei… fra tre giorni…»
Non ci riusciva.
Quando doveva chiedere dei favori a suo fratello, non riusciva mai a guardarlo dritto negl’occhi.
Eppure sapeva che gli dava fastidio.
«Fa come più ti aggrada» così dicendo voltò le spalle e sparì in un corridoio di villa Kuchiki.
Rukia invece rimase lì paralizzata dalla stupore: mai suo fratello era stato così permissivo, non aveva avuto nemmeno il tempo di spiegare cosa doveva fare fra tre giorni fuori dal seireitei eppure aveva dato il suo consenso.
Le spiegazioni possibili erano solo due: o era di fretta o non l’aveva ascoltata affatto, ma in entrambi i casi era solo un bene.
Aveva avuto il permesso da suo fratello e non aveva dovuto nemmeno inventarsi una bugia.
Tre giorni… pensò Rukia.
Spero che Ulquiorra apprezzi lo sforzo, non penso mi capiterà mai più di ottenere qualcosa così facilmente da nii-sama.





  
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