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Autore: LadyPalma    16/09/2019    2 recensioni
[In risposta alla challenge "Slot machine!" indetta da Juriaka sul forum di EFP]
Si tratta di una raccolta di storie che seguono una serie di prompt, in cui i personaggi da usare sono combinati in maniera assolutamente casuale. Troverete sia storie che si muovono nel contesto canonico (pur con qualche variante) che modern!AU. Saranno presenti varie ship (anche crack) e broship, ma le ships principali su cui cercherò di concentrarmi sono: Sansa/Sandor, Cersei/Qyburn, Davos/Melisandre e Jaime/Brienne.
Genere: Angst, Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Cersei Lannister, Jaime Lannister, Melisandre di Asshai, Sandor Clegane, Sansa Stark
Note: AU, Raccolta, What if? | Avvertimenti: nessuno
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15- 2 ha un attacco di panico. Un personaggio, o più personaggi, a vostra scelta lo aiutano:
Genere!Bonus
: Hurt\Comfort
[Contesto: 8x03. Ship: Melisandre/Davos + personaggio: Sandor]




Le fiamme divampavano ovunque nel castello, insieme alla notte e alla morte.
Quasi per miracolo, Sandor, Arya e Melisandre erano riusciti a salvarsi rintanandosi in quella stanza prontamente blindata e, finchè quella lunga notte non fosse finita, il Mastino non avrebbe aperto la porta per nessun motivo al mondo. La giovane lupa se n'era presto andata per adempiere la sua missione, buon per lei, ma per quella notte la sua personale missione sarebbe stata semplicemente continuare a sopravvivere. Ecco perchè balzò con una vera furia quando vide la sacerdotessa avviarsi verso la porta con tutta l'intenzione di aprirla. 
"Cosa cazzo stai facendo?" 
"Hai sentito quell'urlo? È Ser Davos" disse lei semplicemente, senza guardarlo e iniziando a sollevare la sbarra di legno che bloccava la porta.
Senza perdere tempo, Sandor vi si gettò per creare un nuovo ostacolo con il suo peso. 
"Non me ne frega un cazzo, neanche se qui dietro c'è il tuo fottuto Signore della Luce in persona!"
Melisandre gli lanciò un'occhiata. "Invece mi lascerai aprire la porta, Mastino, oppure giuro sul Signore della Luce di finire il lavoro del tuo caro fratello" sibilò, chiaramente alludendo alle bruciature. 
Forse fu per il tono insolitamente duro oppure per il timore di vedere quella minaccia tramutarsi in realtà, ma in ogni caso l'uomo si scansò, pur imprecando sonoramente. Dall'altra parte, i  non-morti sorprendentemente erano spariti, o per lo meno abbastanza lontani da non mostrarsi per il tempo necessario a tirare il Cavaliere delle Cipolle all'interno. Il nuovo arrivato non disse una parola: si accasciò a terra, a ridosso della parete, e si limitò  a fissare davanti a sè respirando con affanno. Melisandre lo studiò con curiosità e non perse troppo tempo prima di sedersi a terra esattamente di fronte a lui. Istintivamente sollevò una mano per toccargli una guancia; tuttavia, temendo un suo rifiuto, si fermò e la tenne sospesa per qualche secondo prima di decidere di posarla in maniera meno diretta sul suo braccio. Ma quel contatto era comunque fin troppo intimo e lui trasalì ugualmente. 
"Non toccarmi!" urlò quasi, scuotendola via da sè. 
Se quella reazione l'aveva ferita, lei non lo diede affatto a vedere. Anzi, incoraggiata dal fatto che per lo meno lui si fosse risvegliato da quella sorta di trance, tornò a toccargli nuovamente un braccio. Un tentativo ancora più azzardato del precedente, eppure in qualche modo anche più riuscito. Perché stavolta lui si limitò a lanciare un'occhiataccia, accettando di fatto quella carezza. 
"Che cosa ti succede, Ser Davos?" gli chiese, con la sua solita voce calma e controllata. 
Lui continuò a non parlare. Scosse invece la testa e chiuse gli occhi, cercando di modulare il respiro sempre meno regolare. 
"È preso dal panico, tutto qui". 
La sentenza, quanto mai azzeccata, proveniva dal Mastino che nel frattempo aveva blindato di nuovo la porta e si era seduto a terra come loro, ma dalla porta opposta. 
Melisandre si voltò verso di lui con espressione sorpresa, di fronte alla quale Sandor scoppiò a ridere di gusto. Non tutti potevano sperimentare un attacco di panico durante la loro vita, ci voleva una grande paura unita a un animo sfortunatamente sensibile: non era difficile per lui indovinare che la sacerdotessa non aveva mai avuto nessuno dei due. Quale paura possono infatti mai provare quei ciarlatani che offrono la vita al servizio di un Dio, bruciando tutto e tutti, e facendo i più terribili sortilegi? E quale sensibilità nel non avere alcun rimorso per una morte o un sacrificio se compiuti per un cosiddetto bene maggiore? Queste erano le domande che frullavano nella sua testa, tuttavia non le disse ad alta voce.
"Se vuoi ti dico come fare ad aiutarlo" si offrì invece, stupendo anche se stesso. 
Forse era perché ormai sapeva che perfino un fanatico del Signore della Luce poteva salvare qualcun altro dal panico senza averlo mai sperimentato in prima persona. Doveva infatti ringraziare il cadavere accanto a lui, quello che nel tempo era diventato un suo amico, per aver superato in quella stessa notte il suo terrore più grande, quello del fuoco. Prima di morire quel guerriero con una benda sola gli aveva fatto un dono immenso quanto insperato: la fede. Non in un dio, ma in sé stesso e nella sua capacità di essere più forte perfino della paura se stessa. E ora, come un profeta, sentiva assurdamente il desiderio dentro di sè di condividere quella scoperta. 
"O gli fai prendere un grande spauracchio e lo costringi ad agire. Oppure gli parli e fai calmare tu" proseguì. "Quindi dato che non ti faccio aprire quella cazzo di porta di nuovo, vedi di cominciare a parlare, sacerdotessa".
La Donna Rossa lo fissò per un attimo, solo per un attimo, prima di riportare lo sguardo su Davos. Con una dolcezza del tutto insolita, perché assolutamente autentica, si avvicinò di più a lui e lo colse di sorpresa prendendolo letteralmente tra le braccia.
"Andrà tutto bene. La luce trionferà sulla notte. Il bene sul male" mormorò, usando le parole che erano rassicuranti secondo lei. 
Davos rimase immobile per un attimo, poi tentò di divincolarsi ma troppo debolmente da poter credere di riuscirci davvero.
"Morirai comunque all'alba. Ti ucciderò con le mie stesse mani".
"Va bene" rispose lei, tranquillamente, senza smettere di stringerlo. "Ma non per questo dobbiamo morire entrambi".
Forse fu per il panico ancora in atto o per la stanchezza, ma in ogni caso lui smise di respingerla. Durante quella notte, aveva combattuto, aveva acceso le fiaccole e aveva aiutato alcuni a nascondersi nelle cripte. Ma nel fugace momento in cui si era ritrovato a osservare senza agire, il panico lo aveva preso e non lo aveva lasciato più. Panico della morte, panico della notte, panico delle fiamme... Quelle stesse fiamme che erano così opposte al suo elemento naturale, l'acqua.
Eppure adesso, stretto al corpo della donna che rappresentava più di tutto il fuoco, il respiro gli era tornato lentamente regolare e il panico si era allontanato.
Forse perché nel modo in cui l'aveva cullato leggermente aveva riconosciuto il dondolio delle onde.
Oppure perché quando incrociò i suoi occhi azzurri la prima cosa che vi riconobbe fu stranamente il mare. 




 
NDA: Eee perdonatemi il fluff, questi due per me sono un curioso mix di fluff e angst, si vogliono uccidere però si aiutano e sotto sotto si amano (vero?). Ci sto prendendo gusto anche a scrivere su Sandor e, tra l'altro, non ho potuto proprio evitare l'accenno a una broship che mi piace molto, quella con Beric! Nel prossimo capitolo penso di tornare nuovamente ad un tono più leggero e di dare spazio ad un'altra ship ancora per sperimentare. A presto!
   
 
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