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Autore: Shine_    17/09/2019    4 recensioni
Zayn ha un cane. Zayn ogni mattina allo stesso orario incontra l’uomo della sua vita. Il cane di Zayn gli fa da Cupido, o vuole solo più attenzioni.
[Zayn/Liam, Louis/Harry – Niall/Josh se si sta attenti ai dettagli]
Genere: Demenziale, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Liam Payne, Zayn Malik
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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I think I dreamed you into life



{ Dedicata alla pazienza della Gre che sei anni qualche anno fa mi ha dato l’idea.

(Prima o poi arriverà anche l’altra con la mia velocità da lumachina stanca)




Zayn apprezzava il suo coinquilino per due motivi: gli permetteva di dimezzare le spese dell’appartamento e faceva il caffè migliore che avesse mai provato. I motivi per cui invece un giorno su due ricordava con nostalgia i tre mesi passati con una stanza vuota erano segnati in una lista in continua evoluzione.

Doveva iniziare la giornata con la musica. Per Zayn il riposo era sacro e anche se non si poteva mettere in dubbio la bravura di Aretha Franklin, c’erano momenti più adatti per spararla nelle casse delle sette e un quarto della mattina.

Era ordinato, a tal punto che il loro salotto sembrava perennemente uno degli scatti presi da una rivista di arredamento. Lo costringeva persino a sistemare tutti i progetti nei cassetti e Zayn in certe occasioni, non così rare, rimpiangeva lo strato di fogli scarabocchiati sul tavolino nei mesi in cui aveva vissuto da solo.

Per ricordarsi degli impegni il coinquilino aveva l’abitudine di appiccicare post-it al frigorifero e da quando aveva iniziato a frequentare un papà single a quei piccoli foglietti si erano affiancati disegni di un ovale firmato “DAISY” in una grafia infantile.

Della sua relazione con il papà single Zayn sapeva ogni dettaglio; la prima conversazione che avevano avuto di una durata maggiore dei saluti e del “Lasciami casa libera questo venerdì” era ruotata attorno alle paranoie del coinquilino. Perché dopo due mesi le scuse per non essere invitato nella casa del partner si erano fatte ridicole. Il motivo si era scoperto essere un tornado di tre anni con riccioli neri e due occhietti verdi su cui Zayn aveva sentito così tante storie che non si era sorpreso quando l’aveva vista la prima volta. Era andata subito d’accordo con Blue, il pitbull di quattro anni che aveva adottato non appena era andato a vivere da solo. Zayn era stato promosso di conseguenza a zietto e babysitter.


- Oggi non l’hai visto? -


Il coinquilino oltre ad avere la chiacchiera facile ad ogni ora del giorno era un impiccione insistente. Come quella mattina, Zayn si era svegliato per colpa della sua musica troppo presto e dopo essersi tirato su dal letto con il piede sbagliato pretendeva di avere da lui una risposta che andasse oltre a un verso. Almeno una colazione in silenzio alla settimana, non chiedeva molto.


- Si nota, sai? Sei più nervoso e scorbutico del solito.-


Zayn preferì mettersi lo zucchero nel caffè che rispondere a una provocazione che avrebbe aperto al coinquilino la possibilità di dargli consigli di cui non aveva bisogno.


- Diglielo anche tu, Blue – gli occhi di Zayn si sollevarono verso il soffitto con uno sbuffo per mostrare quanto fosse poco propenso a scherzare – Ti metti d’impegno per trovargli l’uomo della sua vita e lui che fa? Non ci parla nemmeno. Il tuo padrone è un cattivone e tu sei troppo buona.-


Prese un sorso di caffè e fissò il tradimento che stava avvenendo davanti a lui; Blue scodinzolava e abbaiava per chiedere altri grattini sotto il muso.


- Sei troppo drammatico.- borbottò dopo aver sentito tessere lodi sulla cagnolina, sul suo potere di Cupido e come Zayn stesse sprecando tutte quelle occasioni che lei gli forniva durante la loro passeggiata mattutina. Posò la tazza di caffè sul tavolo, poi aggiunse: - E non è l’uomo della mia vita. Non so nemmeno come si chiama.-


- Quella è una cosa che può essere risolta, devi solo darti una mossa. Blue non può chiederlo al posto tuo.-


Sgranocchiò un biscotto per non ribattere, così da non dargli elementi per proseguire con i suoi vaneggiamenti, e poggiò una mano sul capo di Blue quando sentì il peso del suo muso sulla coscia e i suoi uggiolii per avere attenzioni.


- Ed è l’uomo della tua vita. Me l’hai detto tu stesso!-


Schioccò la lingua contro il palato per classificare la follia di un’affermazione di quel tipo. Se sperava di chiuderla in poco tempo si era dimenticato della capacità del coinquilino di tenere in piedi una conversazione da solo per più di quindici minuti.


- Hai detto… Sta’ attento, Zee – si lamentò del piede che spingeva contro la gamba e sollevò gli occhi dalla confezione di biscotti per dargli l’attenzione che chiedeva e farlo smettere – Le tue parole sono state proprio quelle. Lou, mi sono innamorato. Ho incontrato l’uomo della mia vita sul 57 -.


Si cacciò in bocca un biscotto intero per prendersi tempo e ragionare su come detonare quella bomba che gli aveva lanciato in mano. Si riempì un bicchiere di spremuta d’arancia - un altro punto a favore del coinquilino e delle sue fisse salutiste - e ne prese due sorsi, ignorando il sopracciglio di Louis che con quel tendere verso l’alto lo faceva sentire perennemente dalla parte del torto.


- Sono sicuro di non aver mai usato quelle parole. Il massimo che ti ho detto è che era bello. E non lo nego. Era molto bello, esteticamente. -


Ignorò l’imitazione che Louis faceva di quell’ultima affermazione e riprese a sorseggiare la spremuta. Preferì passare quei minuti a osservare Blue che mordeva il braccio dell’orsetto, quello che Daisy gli aveva regalato durante la seconda visita. Aveva già perso gli occhi e Zayn aveva dovuto improvvisare con ago e filo per ricucire più di una volta un arto al corpo e riempirlo di bambagia.


- Stai attento, Zee. Ho prove schiaccianti.-


Spostò gli occhi da Blue allo schiarimento di voce di Louis e lo fissò confuso trovandolo con il cellulare in mano, il pollice che sfregava contro lo schermo e il sorriso furbo che faceva già intuire di essersi esposto in qualche modo in quei mesi.


- In data 14 febbraio hai scritto – la pausa drammatica di Louis non lo stupì, era abituato ormai a quel modo di fare. Di quel giorno si ricordava bene, era quando aveva visto per la prima volta il passeggero che aveva reso meno traumatica l’uscita mattutina con Blue. Non capiva però cosa c’entrasse quello con il discorso di Louis, non gli aveva parlato di quell’incontro se non recentemente. Incrociò lo sguardo di Louis, il cui sorriso si espanse ancora di più, e aggrottò la fronte quando tutto d’un colpo portò una mano al petto e recitò: - Ho incontrato l’uomo della mia vita sul 57. Questo è il regalo di San Valentino che merito dopo essermi svegliato all’alba.-


- Hai aggiunto anche altro su miraggi e sete ma ho deciso di censurarti per lasciarti la dignità integra. Non ringraziarmi. È un piacere che faccio al mio coinquilino preferito.-


Zayn era sicuro le conversazioni tra lui e Louis non avessero mai toccato quei punti, il massimo che poteva esserci scritto erano vari prodotti che mancavano alla lista della spesa o i classici “Casa prenotata venerdì”. Gli aveva parlato la prima volta dello sconosciuto del bus per colpa della bottiglia di rosso che altrimenti Louis avrebbe finito da solo. Aveva litigato con il papà single e per distrarlo, complici anche i tre bicchieri nello stomaco vuoto, si era messo a raccontare di come Blue fosse entrata subito in confidenza con un estraneo. La conversazione era ruotata attorno alla cagnolina che di norma non si lasciava toccare così facilmente; persino Zayn aveva impiegato più di due settimane dopo averla adottata per ottenere la sua fiducia e farle qualche coccola in più. Poi da lì Louis era riuscito a fargli confessare che lo sconosciuto del bus era molto bello. Il resto era stata tutta una fantasia che aveva portato avanti da solo – dalla cotta che Zayn non aveva mai confermato di avere al convincerlo di chiedere il nome di quello che era a tutti gli effetti l’uomo della sua vita.


Quindi Louis si stava inventando pure quel messaggio per ottenere nuove informazioni. E Zayn non sarebbe caduto nella trappola questa volta.


- Okay. Non è che l’hai scritta proprio a me.-


Aggrottò la fronte mentre ragionava su chi potesse essere stata la spia tra le sorelle. Eppure era stato chiaro quando aveva chiesto di tenere il segreto.


- Poi è quello che mi offende di più. Hai preferito scriverlo a degli sconosciuti che al tuo caro amico Lou.-


- Di che stai parlando?-


- Conosco i tuoi segreti, niazkilam. E ho tutte le prove.-


Non aveva bisogno di guardare quel che Louis stava mostrando tutto fiero sullo schermo del cellulare, solo sentirgli dire quel nome era bastato a fargli capire tutto.


- Che fai? Ora ti sei messo a spiarmi?-


- Hai lasciato la pagina aperta quando mi hai prestato il portatile. Credevo fosse un modo per rendermi partecipe del tuo oscuro segreto.-


Sollevò solo il medio per rispondergli, poi ignorò le suppliche a togliere il privato che lo seguirono fino in camera. Non aveva tempo per stare dietro alle stravaganze del coinquilino.



*



Doveva essere illegale svegliarsi così presto. Due anni che la prima sveglia era impostata alle cinque della mattina e due anni che non capiva chi diceva che bastava prenderci l’abitudine. Erano due anni che si tirava su dal letto, si buttava addosso dei vestiti e si lasciava trascinare da Blue come un automa mentre immaginava solo il momento in cui sarebbe tornato sotto le coperte per un’altra oretta; non era meno doloroso della prima volta. Ogni mattina non capiva chi gliel’aveva fatto fare di rifiutare l’offerta di Doniya a prendersi quell’incarico. Lei era già sveglia per il “saluto al sole” e non le cambiava nulla aggiungere alla routine la passeggiata di Blue. Invece no, aveva deciso per qualche assurdità di dimostrare a tutti di non essere pigro e di potercela fare da solo. Non si era mai pentito così tanto di quel lato cocciuto del carattere come alla prima vibrazione del telefono.


Nonostante la primavera fosse già iniziata da qualche settimana le temperature a quell’ora erano basse e la maglia che aveva afferrato a occhi chiusi troppo leggera. Quindi non era solo stanco e ad un passo dallo sdraiarsi sul marciapiede mentre aspettava l’autobus, aveva pure freddo.


Era nel mezzo di una serie di imprecazioni contro Doniya che non aveva insistito abbastanza, contro Louis che l’avrebbe svegliato con la musica alta in una giornata che era già iniziata male e contro l’autista che aveva deciso di fare cinque minuti di ritardo proprio quella mattina quando come un’apparizione riconobbe l’autobus in fondo al viale.


Si lasciò trascinare da Blue lungo il corridoio dell’autobus e borbottò qualche insulto all’autista che per recuperare il ritardo aveva dato un’accelerata, facendolo barcollare tra i sedili occupati, e non risparmiò quelli contro il palestrato che con il finestrino abbassato aveva fatto passare un getto d’aria fredda che gli aveva colpito la parte scoperta della schiena.

Si aggrappò con entrambe le mani al palo quando raggiunsero il solito quadrato vuoto tra i sedili per non andare a sbattere contro le porte o la parete opposta a una curva azzardata dell’autista che si meritò un altro insulto. Chiuse gli occhi e vi restò aggrappato, chinando il viso fino ad avere le nocche dei pollici a premere contro la fronte.


Poteva andare peggio quella mattina?


Cercò di trattenere lo sbuffo quando uno tra i passeggeri azzardò un saluto di tonalità al di sopra di quelle permesse a quell’ora. Esistevano persone solari al mattino e lui non poteva avercela con il mondo solo perché non era giornata. Avrebbe lasciato all’ottimista il suo ottimismo, finché quella conversazione al telefono non superava il limite di quel che poteva sopportare.


- Non potevo saltare di nuovo il nostro appuntamento!-


Abbassò un braccio quando sentì il guinzaglio tendersi e spostò il viso dal palo per fissare Blue e le dita che si muovevano dietro un suo orecchio. Inarcò un sopracciglio mentre continuava a osservare la mano e andò in fissa sul tatuaggio fino a quando si collegò qualche cosa nella testa che lo tirò fuori dallo stato di sonnolenza in cui era caduto. Trovare il sorriso di quello sconosciuto ad attenderlo poteva forse rimediare alla sveglia illegale. Era così gentile il suo sorriso che si sentiva crudele a non ricambiarlo. Aveva bisogno di tempo per connettere tutto e tenersi in equilibrio nella folle corsa dell’autobus; nella testa poi si ripetevano tutti i discorsi del coinquilino e la sentiva la voce di Louis gridare “Questo è il tuo momento!”. Era inquietante.


Il cuore gli era finito in gola per chissà quale motivo e la presa sul palo si era fatta scivolosa. Aveva affrontato cose peggiori in ventisei anni di ricambiare il saluto di quello sconosciuto. Non era questione di vita o di morte, non doveva essere così teso. Doveva solo salutarlo e parlargli, prima che il silenzio lo facesse risultare maleducato.


Si schiarì la voce per non fare la figura dell’idiota e con gli incoraggiamenti di Louis nella testa riuscì a chiedere: - Il… nostro appuntamento?-


Il fatto che continuasse a sorridergli non lo aiutava a trovare una domanda più logica o uno spunto per una conversazione.


- Nostro, sì. Mio e di...-


- Blue?- continuò per lui con un tono incerto e un tremolio nella voce.


Non poteva esistere un bottone per riavvolgere quella giornata di pochi minuti? Non poteva credere di essere così stupido da aver rovinato la loro prima conversazione. Louis non l’avrebbe saputo mai, si sarebbe portato il segreto di quell’orrenda figura fino alla morte. E doveva pensare anche a una linea alternativa da prendere perché ora quello sconosciuto stava pure ridendo di lui.


- Liam – osservò la mano che gli tendeva, quella non impegnata sotto il muso di Blue, e tornò con gli occhi sul viso di quello che continuava – Sono due mesi che ci incrociamo e ancora non so come ti chiami.-


Abbassò lo sguardo sul braccio ancora teso, la mano aperta che lo aspettava, e lo spostò sulle dita strette attorno al palo. Oltre al fatto che era certo di avere il palmo sudato, staccarsi equivaleva a esporsi alle conseguenze di una guida folle.


- Zayn – indicò con un cenno la mano con cui stava aggrappato per cercare di spiegare per quale motivo non potesse ricambiare il gesto – Io sono Zayn, lei è Blue.-


- Blue – confermò con un cenno della testa e inarcò un sopracciglio quando continuò con enfasi – Come nel film? Jurassic World?-.


- È la sua razza.-


E per rimediare all’uscita troppo fredda spiegò: - Blue nose, Blue per gli amici. Mi sembrava un’ottima idea… anni fa.-


Ricacciò il resto del discorso in fondo allo stomaco quando lo sconosciuto avendo pietà di lui abbassò per primo lo sguardo, concentrandosi sulla cagnolina che sfregava il muso contro la gamba per chiedergli altre coccole. Si complimentò da solo quando riuscì a impedire al “Hai delle mani magiche?” a passare dal cervello alla bocca e si distrasse con l’elenco delle fermate che mancavano a casa. Non poteva resistere così tanto da mandare avanti una conversazione senza collezionare figuracce.


- Ti piacciono le tartarughe ninja?-


Gli scappò una mezza risata alla domanda con cui si rivolse a lui e, prima che potesse chiedergliene motivazione, seguì quel che gli stava indicando, fissando con orrore tutto quel verde. Donatello che teneva alta una pizza come offerta di pace. Il sorriso divertito lo perse subito mentre le altre tartarughe lo fissavano con una fetta ciascuno, godendosi in prima linea quel penoso spettacolo.


Louis non avrebbe mai saputo di quell’incontro.



*



Zayn voleva tanto bene a Perrie. Erano stati vicini di casa, compagni di scuola, finti fidanzati con un matrimonio che avevano evitato solo perché lei aveva deciso di non voler nascondere la vera relazione. Zayn le voleva bene, anche se non capiva come potesse metterlo sullo stesso piano di Louis in fatto di amicizia. Era stata lei a presentarglielo come coinquilino perfetto, omettendo tutti i difetti che Zayn aveva scoperto a proprie spese. Il fatto che il piano di Perrie contenesse pure le basi per una possibile relazione con Louis l’aveva fatto ridere istericamente per dieci minuti quando gliel’aveva confessato. Se anche l’unica relazione che aveva avuto era stata quella finta con lei, non significava si sentisse solo e avessero tutti il permesso di ficcare il naso nella sua vita sentimentale. Se poi gli appuntamenti si concludevano con un orgasmo e non in una relazione era perché non aveva ancora trovato una persona di fiducia. Perrie lo sapeva, ne avevano parlato così tante volte negli anni, ma era convinta a furia di provarci le probabilità di sbattere proprio contro quella persona aumentassero.


Quindi tutto sommato Zayn le voleva bene, anche se stava ridendo da cinque minuti di lui.


- Sei un disastro, tesoro.-


Prese un sorso d’acqua dalla bottiglietta e sfregò il polso contro la fronte sudata, borbottando: - Se volevo questa risposta non l’avrei raccontato a te.-


- Vuoi dirmi che Louis...- scosse il capo per rispondere alla domanda sottintesa e aspettò scendesse dal tapis per poi incamminarsi insieme a lei verso le docce, ascoltandola insistere: - Dieci fermate prima, non due o tre. Dieci, tesoro. Hai preferito fare a piedi tutta quella strada che scambiare due chiacchiere con la tua cotta.-


Si coprì il viso con le mani per soffocare il verso disperato e con un tono sconsolato mormorò: - Ho passato tre giorni con la febbre quindi ho già pagato le conseguenze. Non c’è bisogno che insisti.-


- Quindi hai saltato tre appuntamenti con Liam. Per questo sei tanto acido. Louis ha ragione.-


Sollevò bene il braccio con il medio tirato su per commentare quell’ultima sua uscita ed entrò nello spogliatoio maschile per farsi una doccia e lavare via tutta la stanchezza di quell’ora in palestra.


Perrie lo aspettava fuori, come al solito poggiata contro il muro con il borsone tra le gambe. La sigaretta tra le dita che portava alla bocca regolarmente e gli occhi fissi su un punto in lontananza erano invece una novità.


- Hai ricominciato?-


- Ho incontrato Danielle qualche giorno fa.-


- Ah – lasciò cadere il borsone a terra e le si affiancò, poggiandosi con la schiena al muro – Vuoi parlarne?-


Il sorriso che Perrie gli rivolse aveva qualcosa di triste ma non insistette alla scossa del capo e all’invito a raggiungere la fermata per tornare a casa. Anche se l’ultima volta che portò la sigaretta alle labbra la mano le tremava.


- Arriva tra dieci minuti il tuo.- la informò mentre controllava gli orari sull’applicazione, rimettendo il cellulare nel borsone e camminando in silenzio con lei verso l’attraversamento pedonale.


Il sospiro di Perrie poteva annunciare di tutto, Zayn non si aspettava di sentirle dire con tanto distacco: - Tra due giorni si sposa.-


Si voltò nella sua direzione con il verso confuso bloccato a metà gola e fissò Perrie che sollevava le spalle e spiegava: - Ha fatto l’addio al nubilato da noi.-


- Stronza.-


- Non sapeva fossi ancora lì con il cambio gestione.-


- Pez, tutti sanno che sei il cuore di quel locale. È stata una stronza. Lei o le sue amiche. Entrambe. Con tutti i nuovi posti che sono saltati fuori vanno a scegliere dove vi siete conosciute voi due? È stata una cattiveria.-


- Non importa. Deve sposarsi, è felice e sono passati due anni quindi è passata.-


Zayn commentò l’indifferenza di Perrie per quella notizia bomba con un grugnito, poi inacidito disse: - Siete state insieme quattro anni e vi siete lasciate quando hai deciso di non tenerla più nascosta. È una stronza e per questo non ti merita. Con chi deve sposarsi poi? Con chi le ha fatto passare i dubbi sulla sua sessualità?-


La risata di Perrie era un po’ più allegra di come l’aveva sentita da quando l’argomento Danielle era stato introdotto, la segnò come una vittoria contro la strega e il suo gruppo di amiche invidiose.


- Apprezzo il sostegno, tesoro. Però deve sposarsi con una specie di modella quindi… - fissò con un sopracciglio inarcato quella che non sembrava toccata dall’argomento e scosse il capo quando lei sulla difensiva continuò: - Me l’ha detto Jesy. È lei che l’ha cercata su ogni social, non io.-


- Per quale motivo dovresti impicciarti della nuova relazione della tua ex, dico bene?-


- Semplice curiosità, contento? Volevo scoprire chi ce l’aveva tanto buona da convincerla a mettersi in bianco. Dio, era così inorridita all’idea di mettere da parte i suoi progetti e sposarsi.-


Lasciò passare qualche secondo di silenzio, poi ribadì: - Danielle è una stronza e a perderci sarà solo lei.-


- Tesoro…-


- Solo una persona stronza poteva rovinare il nostro matrimonio da favola. Pez, potevi avere la carrozza con gli unicorni. Pensaci. Sarebbe stato epico.-


Sorrise con soddisfazione quando ottenne una seconda risata e si unì a lei sentendola aggiungere: - La festa con spogliarellisti in divisa e donne coniglietto di playboy era il massimo. Scoccava il tradimento due secondi dopo averti promesso fedeltà.-


- La verità – piegò appena il viso di lato per fissarla quando dal tono intuì di star per ricevere una delle perle – … è che dovresti leccarla a Dani per averti salvato.-


Arricciò il naso con un verso disgustato e borbottò: - Quello lo lascio a te.-


- Quando deciderò di rovinare matrimoni lo farò con delizia.-


Non fece in tempo a commentare quell’uscita che il 20 emerse nel traffico pomeridiano, rivolse a Perrie un’occhiata che equivaleva a rimandare il discorso e poi domandò: - Vuoi uscire tra due giorni?-


- Le altre hanno organizzato qualcosa. Sono convinte abbia bisogno di distrarmi.-


Si separò da lei dopo un abbraccio veloce e la salutò con un bacio sulla guancia, ribadendo: - Se hai bisogno chiama, okay?-


- Se tu prometti di non scappare più dal tuo grande amore e parlarci.-


- Fottiti, Pez.-



*



La piccola cucina profumava di spezie e ricordi.


C’era qualcosa di religioso nel silenzio spezzato dallo sfrigolio del pollo nella casseruola e dal movimento del mestolo accompagnato dal canticchiare della mamma. Era una tradizione per Zayn stare in cucina con lei mentre si adoperava ai fornelli; da bambino si metteva in piedi su uno sgabello per riuscire girare il pollo nello yogurt. Era quello che gli era mancato di più con il trasferimento ed era il motivo per cui desiderava la domenica quando la settimana era particolarmente dura. Trovarsi di nuovo in cucina con la mamma era l’antidoto allo stress.


- Il dottor Kleiss è andato ufficialmente in pensione e ora è tutto nelle mani del suo assistente. Ti ricordi di lui?-


Anche se passare del tempo con la mamma equivaleva a una nuova puntata del “troviamo una relazione al figlio solo”, non avrebbe rinunciato a quelle domeniche in famiglia.


La mancanza di risposta fece spostare le attenzioni di Trisha dal pollo al figlio e lui vedendola pronta a tessere di nuovo lodi su quello che riteneva perfetto, la anticipò dicendo: - Giovane e bello. Non hai detto molto altro.-


Ridacchiò tra sé e sé nel ricordarsi di un particolare sull’assistente del dottor Kleiss e per spiegarle il motivo di quell’ilarità improvvisa aggiunse: - Blue non è d’accordo con te, visto che gli ha ringhiato contro appena si sono incontrati.-


Ignorò la ramanzina negli occhi della mamma e si abbassò per fare dei grattini sotto il muso della cagnolina che era comparsa scodinzolando poco prima. Solo dopo essersi congratulato per aver fatto spaventare il veterinario si rialzò in piedi per rivolgere a Trisha un sorriso furbo, ricevendo in tutta risposta una pacca contro la nuca e la minaccia nel sollevarsi del mestolo.


- Ora sono amici e se proprio vuoi saperlo l’ultima volta gli ha fatto le feste - il borbottio sul tradimento e il biscotto si perse mentre Trisha concludeva: - Presto verrai superato dal cattivo veterinario.-


Zayn abbassò lo sguardo su Blue che sfregava il muso contro il ginocchio per chiedergli attenzioni e capì subito che era una minaccia senza fondamento. Si vendeva per dei biscotti ma nel suo cuore sarebbe stato sempre al primo posto.


- Dovresti accompagnarla tu la prossima volta. È un anno che te lo ripeto ma ricorda, una mamma non si arrende.-


- Ti ricordi quando mi hai consigliato di uscire con il figlio di una tua amica? Con quell’irlandese?- aspettò il cenno d’assenso e continuò: - L’ho capito quel giorno che è meglio se non ti occupi di certe cose.-


- Una svista può capitare anche ai migliori.-


Scosse il capo con una risata mentre ricordava l’appuntamento disastroso. Forse era stato lui a sbagliare, era arrivato con mezz’ora di ritardo dopo essersi trattenuto a lavoro, ma quello non doveva essersene neppure accorto per come l’aveva trovato a flirtare apertamente con il barista. Zayn era dovuto ricorrere alla scusa dell’emicrania per liberare prima entrambi da un’uscita deludente.


- E quella è stata l’unica volta che mi hai ascoltato. Se è un anno che insisto con quel giovanotto ho le mie ragioni. È simpatico e dolce e...-


- Non so, ma. Sembra che ci voglia uscire tu.-


Il colpetto contro la nuca arrivò, come c’era da aspettarsi, non appena concluse la frase. Quel che lo sorprese fu invece la testardaggine con cui Trisha insisteva sul fargli conoscere il veterinario.


- Ti faccio avere il biglietto da visita e puoi chiamarlo. Mi ha detto che fa anche visite a domicilio.-


- Mi stai dicendo di usare Blue per andare con il veterinario? Questo è un piano davvero subdolo.-


Lo schiarimento di voce interruppe le loro risate sul nascere e li fece voltare entrambi verso la porta a soffietto della cucina dove stava il padre, un’espressione chiusa evidenziata dalle folte sopracciglia aggrottate.


- C’era traffico. Sono entrati ora nella via, il tempo di trovare parcheggio e sono qui.-


Il sorriso che Zayn aveva trattenuto sulle labbra durante il freddo elenco di informazioni svanì non appena Yaser diede loro le spalle, lasciandoli soli nella cucina con la tensione che aveva portato ancora nell’aria. Deglutì il groppo che gli si era formato nella gola e si girò verso il piano cottura, sfilando il mestolo dalla mano di Trisha per mischiare pollo, riso e troppi pensieri.


Il peso di una mano sulla spalla, il bacio contro la tempia e il sussurro “Dagli tempo, jaan” creò un velo di lacrime che scacciò sbattendo più volte le palpebre. Prese dei respiri regolari, si schiarì la voce e solo quando fu sicuro di aver evitato lo scoppio piegò il viso di lato per fissare la mamma con un sorriso. Si spinse contro il suo fianco per mostrarle di essere allegro ed allontanare un confronto e sussurrò: - Sarai la prima a conoscerlo quando arriverà.-


Poi rivolse il mestolo nella sua direzione e borbottò: - Solo se abbandoni la tua agenzia matrimoniale. Non ne ho bisogno. Okay?-


Il sospiro teatrale e il sollevarsi degli occhi bastarono ad accantonare le ultime tensioni rimaste. Lasciò che prendesse di nuovo possesso del mestolo e lo prese alla sprovvista quando disse: - Se sto ad aspettare te diventerei nonna troppo vecchia.-


Il fiotto di calore sulle guance cercò di coprirlo con l’esclamazione del suo nome, cercando di apparire indignato e non in imbarazzo.


- E poi c’è Doni prima di me. Chiedili a lei!-


- Chi parla male di me alle mie spalle?-


Trisha gli lasciò il mestolo solo per accogliere la figlia che abbracciò e sbaciucchiò più volte prima di portare una mano alla pancia e chiederle: - Come sta la creaturina più bella del mondo?-


Quando Doniya si rivolse a lui con un sopracciglio inarcato le rispose con un aprirsi delle braccia e: - Non è ancora arrivato il primo nipote e ne vuole già una collezione.-


Il sorriso dolce che aveva Doniya mentre si accarezzava la pancia ancora contenuta dei tre mesi lo faceva sentire di troppo in un momento fragile e privato.


- Stamattina mi sono svegliata senza nausea quindi direi che va benissimo - poi voltandosi verso di lui domandò: - Vuole nipotini da te?-


Non fece in tempo a definire la follia di quell’idea che Danny, saltando fuori all’improvviso alle spalle di Doniya, lo anticipò ripetendo: - Zayn papà??-


La risata che esplose l’attimo dopo dall’amico d’infanzia, nonché fidanzato storico di Doniya, era la reazione esatta che avrebbe avuto lui se non fosse stato imbarazzato. La commentò ugualmente con il dito medio e ricevette un’immediata pacca contro la nuca per colpa degli occhi sempre vigili di Trisha.


- Ora che siete arrivati mettetevi a tavola che è pronto.-



*



- Hai qualcosa contro le tartarughe ninja o contro di me?-


Lo sconosciuto dell’autobus – Liam, finalmente sapeva il suo nome e non poteva dimenticarlo – gli stava sorridendo. Zayn abbassò lo sguardo per confermare di non aver scelto ancora una maglietta di cui imbarazzarsi, era una semplice maglia bianca. Lo sconosc-- Liam, continuava a sorridergli mentre aspettava una risposta.


- Perché?-


- L’altro giorno...- Zayn doveva trovare altro su cui concentrare lo sguardo che non fossero le labbra carnose di Liam che avevano ancora la curva di un sorriso - … l’ultima volta che ci siamo visti sei scappato via. Quindi o hai qualcosa contro le tartarughe o contro di me. Oppure hai deciso di scendere prima per qualche altro motivo?-


- Mi spii?-


Era ingiusto pretendere da lui che riuscisse a portare avanti una conversazione quando aveva davanti la sua faccia. Era difficile muoversi tra tutte le fantasie attorno a quella bocca e alla barba che delineava la mandibola, le risposte logiche si perdevano nel mezzo.


La risata di Liam si strinse come un pugno attorno al cuore e gli bloccò il respiro nella gola in un rantolo di cui si sarebbe imbarazzato se non fosse seguita quella frase.


- È davvero difficile non notarti... Zayn.-


La pausa prima del proprio nome fu fondamentale per prepararlo a quell’attacco. Sentiva le guance bollenti, il battito troppo veloce e la testa scoppiare. L’aveva sentita solo lui la carica erotica in quella frase? La pausa prima del nome per aumentare la tensione?


- Allora perché invece di stare lì fermo non fai qualcosa?-


La spinta nella domanda era chiara e Zayn era fiero di come era suonato sicuro, e anche seducente. Trovarsi sulle gambe di Liam, con le mani grandi di Liam sul viso, con il profumo di Liam nelle narici e con i suoi capelli tra le dita era come l’aveva immaginato da quando l’aveva visto la prima volta occupare il posto su cui lui si sedeva da anni. Ricordava di aver sbuffato quando aveva notato un paio di scarpe dove avrebbero dovuto esserci i propri piedi e di aver dimenticato la scocciatura l’attimo in cui era risalito con gli occhi fino alle labbra curvate in un sorriso gentile. Poteva rinunciare a sedersi per una volta, poi c’era stata la volta dopo e quella dopo ancora e ora dopo due mesi stava con le ginocchia contro il sedile duro e la bocca impegnata a divorare quella dell'usurpatore.


Un bel capovolgersi degli eventi, decisamente.


Aggrottò la fronte quando sentì del bagnato sulla mano, le teneva entrambe tra i capelli di Liam ed era impossibile che… la vibrazione contro l’orecchio lo stranì ancora di più.


- Perché non ci sposiamo e facciamo dei figli come vuole tua mamma?-


- Cosa?!-


L’ultima immagine che gli restò nella testa fu il sorriso delicato sulle labbra di Liam, come se gli stesse sorridendo per scusarsi, poi in un deja-vu sentì il sussurro “Sei particolare… diverso? Non volevo metterti in imbarazzo”. E dopo una cosa del genere aprire gli occhi e trovarsi davanti il muso di Blue non era uno dei migliori risvegli avuti.


Si coprì il viso con la mano che non aveva ricevuto l’affetto di Blue e trattenne l’imprecazione per non essere riuscito a concludere il sogno, per le idee della madre che lo perseguitavano pure in sogno e per il sogno che aveva deciso di riproporre l’ultimo incontro con Liam modificandolo in quel modo. Poi che significava che era particolare e diverso. Era quello che voleva sapere da Liam, non com’era darci dentro con lui su un autobus carico di gente. Anche se non gli sarebbe dispiaciuto eventualmente arrivare a quel livello stellare di PDA.


Fu quello che gli tenne compagnia per tutta la durata della passeggiata mattutina con Blue. Liam aveva ammesso di averlo notato fin dal primo giorno e Zayn voleva evitare di pensare al numero di magliette imbarazzanti che poteva aver indossato in quei mesi, ignaro di avere l’attenzione desiderata su di lui. Preferiva concentrarsi sui termini che Liam aveva usato per descriverlo: particolare e diverso. Doveva vederli in una luce positiva o negativa? Non gli era sembrato Liam volesse sfotterlo con quell’affermazione ma era anche vero che Liam non sembrava il tipo di persona capace di insultare qualcuno. Era più probabile l’avesse descritto come particolare e diverso per non offenderlo. E il sorriso di scuse che era comparso subito dopo sulle sue labbra ne era la conferma.


Ed era colpa di una stupida maglietta delle tartarughe ninja.


Abbassò le spalle con un sospiro scoraggiato, attirando l’attenzione di Blue che si spinse con il muso contro il ginocchio. L’unica a sostenerlo perché non poteva vedere quanto fosse imbarazzante il suo padrone come essere umano.


Sfregò le dita dietro un suo orecchio per ringraziarla della fedeltà e alzò lo sguardo sul pannello dove i minuti di ritardo dell’autobus si accumulavano, eliminando del tutto la speranza di un riposo di un’oretta prima del vero inizio di giornata. Si guardò attorno confuso quando gli sembrò di sentire il proprio nome e ficcò le mani nelle tasche dei jeans consumati e sbiaditi per evitare di ripetere la stessa scena ancora una volta; salutare un estraneo solo perché credeva di essere stato salutato a sua volta era una delle pessime figure che non voleva ripetere, gli sguardi confusi e i sorrisi imbarazzati di risposta lo facevano sentire un alieno.


- Zayn! Hey! Zayn!-


Si girò di scatto perché era sicuro ci fosse qualcuno che lo stesse chiamando e strabuzzò gli occhi quando riconobbe Liam corrergli incontro. Si strozzò con la saliva invece di deglutire e gli andarono a fuoco le guance mentre cercava disperatamente di darsi un contegno. Era scritto da qualche parte che non potesse uscirne con la dignità integra nei loro incontri.


- Uh...- percorse tutta la sua figura più volte con gli occhi, notando la gocciolina di sudore sulla tempia e il sollevarsi veloce del petto con il respiro, poi si schiarì la voce e domandò: - Hai corso fin qui?-


Liam era troppo buono e ne aveva la conferma perché, invece di fargli notare l’idiozia della domanda, si rivolse a lui con un sorriso e rispose: - L’autobus era in ritardo e avrei fatto prima così.-


Spostò gli occhi su Blue perché non riusciva a tenerli troppo a lungo nei suoi e sfregò le dita contro la barba di tre giorni che ancora non aveva rasato, usandola come distrazione per mettere insieme un discorso coerente che trattenesse Liam con lui. Gli sorrise quando riportò lo sguardo nel suo e scherzò dicendo: - Io potrei stare qui fino a domani pur di evitare una cosa del genere.-


La risata che ottenne gli gonfiò il petto d’orgoglio. Non poteva credere che il suo essere l’antitesi della sportività potesse fargli conquistare la simpatia di Liam.


- Sono serio!- continuò con enfasi, portò una mano al petto e con solennità pronunciò: - Preferisco aspettare per l’eternità il 57 che muovere un piede verso casa.-


- È un tempo...-


- Ti conviene pesare bene quello che stai per dire. Ho un’arma e non ho paura di usarla.-


Vide gli occhi di Liam abbassarsi su Blue che aveva deciso di cozzare con il muso contro il suo di ginocchio per chiedere le attenzioni che il suo padrone non voleva dargli. Non che l’offendesse quel comportamento, l’avrebbe scelto pure lui Liam. Riuscì a fermare il sospiro sognante quando diventò vittima del suo sorriso e restò bene dritto con la schiena per affrontare la fine con onore.


- Devo fingere di esserne terrorizzato?-


Zayn cacciò in un angolino tutte le fantasie sulla scena che aveva davanti: Liam piegato sulle ginocchia per fare grattini tra le orecchie di Blue mentre lo fissava dal basso con un sorriso dolce. Per quel motivo, per fingersi indifferente a tutto quello, capì solo dopo la trappola che poteva nascondersi dietro il ghigno e “Chi ha detto che parlavo di lei?” con cui cercò di uscirne vittorioso.


Strabuzzò gli occhi quando notò un rossore farsi spazio sulle guance di Liam, qualcosa che non era dovuto allo sforzo fisico della corsa, e nella fretta di buttare fuori una scusa, di virare la conversazione e di sotterrarsi per nascondersi alla luce del sole si trovò a tossire per la seconda volta per colpa della saliva andata di traverso. Abbassò gli occhi sulle proprie scarpe e li tenne con testardaggine sullo stesso punto, spostando di colpo lo sguardo su Liam quando sentì la sua domanda.


- Cosa?-


- Ho detto...- non capiva perché Liam fosse in imbarazzo ma aveva davvero le guance rosse e sfregava le dita contro la nuca con un sorriso incerto - … se vuoi un caffè.-


Era una fortuna che non gli avesse lasciato il tempo di porre una seconda domanda inutile, ma la dose di parole che Liam aveva fatto stare in un minuto era inquietante e lo disorientò. Aveva detto qualcosa su un bar lì vicino, si era ricollegato all’eternità che avrebbe aspettato per l’autobus e Zayn non aveva neppure fatto in tempo a chiedersi se dovesse offendersi per il “Si vede che ne hai bisogno” perché aveva ricominciato a raffica con una nuova serie di informazioni.


Okay… Cosa?


Doveva averla scritta in faccia la confusione perché il sorriso di Liam era sceso sempre più fino a sparire e quando gli sembrò fosse pronto a ritrattare tutto quanto sputò fuori una delle domande che aveva deciso di tenersi per sé.


- Sto sognando?-


L’unica nota positiva di tutto quello? Sentire la risata di Liam. Per il resto tanto valeva progettare la caverna in cui avrebbe passato l’eternità.


- No, non credo.-


La pausa di silenzio non aiutò Zayn a tirare su le difese dal sorriso di Liam. Sentiva di essere ad un secondo dallo sciogliersi in una pozzetta, se continuava a essere il destinatario di quei sorrisi. Liam sapeva dell’effetto catastrofico che avevano sulle persone? Doveva esserne informato, certamente non da lui perché aveva già una buona dose di figuracce nella collezione privata dei suoi momenti con Liam.


Lo schiarimento di voce fece focalizzare le attenzioni su Liam che lo fissava con decisione. Era un’impressione di Zayn o il suo sorriso aveva preso una nuova sfumatura? Come se fosse pronto a… flirtare? Flirtare con lui?


Il cuore gli saltò in gola, gli altri organi chissà dov’erano finiti.


- È un sogno che fai regolarmente questo? Perché in quel caso...-


La tensione si sgonfiò come un palloncino alla prima nota di una suoneria. Il passo indietro di Liam, si era avvicinato a lui e non se n’era neppure accorto, lo catapultò di nuovo sulla strada trafficata di Brooklyn.


- Miki? Devi rallentare un momento perché non ti seguo.-


Il sorriso che Liam gli rivolse, forse per scusarsi della chiamata o di quello che c’era stato tra loro due secondi prima, lo faceva sentire di troppo su quel marciapiede.


- Uh, okay. Potrebbe essere qualcosa che ha mangiato. È una reazione normale, Miki, non devi spaventarti. Certo che ci tengo a voi. Okay, allora dopo passo da casa. No, mi dispiace ma questa volta non mi compri con le smancerie. Appena posso ti raggiungo. Nostro figlio sta benissimo, sei tu che ti agiti per nulla e...-


Era una fortuna che Liam non lo stesse più guardando perché a quella parola aveva spalancato gli occhi e perso la mandibola a terra. Figlio? Aveva un figlio? Era sposato? Stava con una e aveva un figlio? Quella chiamata aveva interrotto un momento tra loro e si sentiva come un idiota con un piede sollevato pronto a poggiarlo sul vuoto di un dirupo. Liam aveva un figlio, okay. E non stava flirtando con lui ma era solo gentile. E lui stava per fare una colossale pazzia.


Arrossì dalla vergogna e smise di ascoltare la conversazione che Liam stava avendo al telefono. Tirò Blue per il guinzaglio quando vide un autobus aprire le porte alla fermata e senza stare a guardare se fosse quello giusto vi salì. Sospirò quando le porte si chiusero per proteggerlo e si lasciò sostenere dal palo contro la schiena.


Era un idiota.


Sollevò gli occhi da terra quando l’autobus si mise in marcia e trovò subito quelli di Liam, fermo dove l’aveva lasciato con il telefono contro l’orecchio e una smorfia sulle labbra. Nella fretta di correre verso l’autobus non l’aveva neppure salutato.


Si girò per spingere la fronte contro il palo con un grugnito e biascicò: - Sono un idiota. Ho fatto una stronzata. Sono un idiota, cazzo.-


Quando riaprì gli occhi c’era una vecchietta che lo fissava preoccupata e Blue che lo stava giudicando con la testa inclinata.



*



- Riunione straordinaria per quale motivo?-


La schiuma della birra pareva a Zayn molto più interessante del rispondere alla domanda di Perrie.


- Zee non vuole avere figli.-


Poi c’era Louis che poteva sostituirlo nel togliere i dubbi di Perrie. Era stato lui dopotutto a decidere che avevano bisogno di una donna per procedere in quella conversazione. Zayn si stava pentendo da quando l’aveva visto inviare il messaggio SOS a Perrie di essere entrato in camera sua quella mattina per sfogarsi.


- Uh. E questa non è una novità perché...-


- Perché Liam ha un figlio e se Zee vuole passare la sua vita con lui e coronare il suo sogno d’amore deve accettare di diventare già… -


- Okay, fermo.-


Zayn prese un lungo sorso di birra per avere una scusa a non ricambiare lo sguardo di Perrie.


- Liam ha un figlio?! Eh? Mi hai persa lì. Che cazzo? Dovevo essere io la rovina famiglia non tu. È così che si rubano i titoli agli amici?!-


Storse le labbra al calcio contro il polpaccio e ruppe il silenzio per borbottare: - Non ho rovinato nulla, anzi.-


Gli sembrava di vedere dei punti interrogativi sopra le teste di entrambi quindi prese un respiro, chiuse una mano attorno alla bottiglia fredda di birra e sussurrò: - Si è fermato tutto prima che sbattessi contro un muro.-


Si passò la bottiglia tra le mani per distrarsi e sollevò le spalle con indifferenza mentre con poche parole spiegava: - Lei l’ha chiamato, ho scoperto che ha un figlio e l’autobus è arrivato in tempo per salvarmi.-


- Quel che Zee si è dimenticato di aggiungere è che Liam si è messo a correre per raggiungerlo e invitarlo a bere un caffè.-


- Uh, progressi.-


- Non è che...- si bloccò dal continuare perché non sapeva nemmeno lui che cosa fosse successo quella mattina. Forse si trovava ancora dentro un sogno assurdo.


Spostò gli occhi sulle dita piene di anelli che si stringevano alla mano ferma sul tavolo e sollevò il viso per incrociare lo sguardo di Perrie e il suo sorriso di conforto.


- Facciamo che ordiniamo un’altra birra e beviamo alle relazioni impossibili. Ci stai, tesoro?-


Cercò di ricambiare il sorriso di Perrie ma era sicuro di avere sulle labbra una smorfia. Non che desiderasse una relazione con Liam… o almeno non subito. In futuro? Forse. Portò la bottiglia alla bocca quando con i pensieri entrò in un territorio proibito e prese dei sorsi con gli occhi chiusi per cancellare la famiglia perfetta che di sicuro formavano Liam, quella donna e il loro bambino.


- Sono un coglione.-


Il verso d’approvazione di Louis venne stroncato probabilmente da un piede o dal gomito di Perrie per come si era trasformato subito in uno di dolore.


- Non è che Liam girava con il suo cartello “proprietà privata con figli”... – le dita di Perrie si sollevarono per mimare le virgolette, poi tornarono a stringersi al polso di Zayn – … e in ogni caso non è una colpa avere un paio di occhi e tutto un apparato sessuale attivo.-


- Resto un coglione per aver frainteso e per essermene andato senza avergli detto nulla. Un saluto, rifiutare l’invito. Niente. Così ho fatto la figura dell’idiota e del maleducato.-


- Allora… domani quando lo vedi gli chiedi scusa e ti inventi di esserti ricordato di un impegno. Ora invece finisci quella birra e poi passiamo a qualcosa di più forte per dimenticarci di essere fuori dalla vita di chi ci piace.-


Sollevò la bottiglia per commentare le parole di Perrie e alzò il gomito per svuotarla con un lungo sorso.



*



A settimana conclusa Zayn era distrutto. Doveva rivalutare l’orario della sveglia perché forse era stato eccessivo reagire alla pessima figura con Liam decidendo di anticipare tutto di un’ora. Non sarebbe riuscito a tenere quel ritmo ancora per molto se alle tre di pomeriggio di domenica voleva sdraiarsi nel letto per recuperare tutto il sonno in arretrato. E i colleghi a lavoro avevano già iniziato dal martedì a fargli domande sulla salute.


Il piatto che Trisha gli stava preparando con gli avanzi non gli sembrava neppure invitante quando desiderava solo una superficie comoda su cui sdraiarsi.


- Che succede?-


- Uh?-


- Sei strano… più silenzioso del solito. È successo qualcosa a lavoro?-


- No - scosse il capo per caricare ancora di più la risposta, poi passò una mano sul viso e dopo un sospiro aggiunse : - Sono solo stanco.-


Prese la borsa che gli aveva riempito di ogni tipo di cibo avanzato e la seguì nel salotto dove salutò con un movimento del capo il padre; un movimento impercettibile e poi tornò subito a concentrarsi sulla televisione dove stavano passando la partita di una squadra che neppure seguiva. Fischiò per chiamare Blue e si fermò davanti alla porta chiusa, lasciandosi abbracciare da Trisha che non sembrava voler lasciarlo andare.


- La tua mamma è sempre qui, jaan.-


Ricambiò la stretta con le braccia attorno ai suoi fianchi e spostò le mani sulle sue spalle per allontanarla un po’ e studiarla mentre con la voce un po’ tremolante gli diceva: - Per qualsiasi cosa. Se hai bisogno di parlare di qualsiasi cosa...-


- Ho solo bisogno di dormire, ma.- la informò subito con un sorriso per rassicurarla, poi sfregò le dita contro la sua fronte e aggiunse: - Non preoccuparti troppo o ti vengono le rughe.-


Ignorò il colpetto contro la spalla quando la abbracciò di nuovo e premette le labbra contro la sua fronte, separandosi da lei con un’espressione più rilassata.


Si piegò sulle gambe per allacciare il guinzaglio a Blue e aprì le braccia una volta di nuovo in piedi per invitare le sorelle a prendervi posto. Lasciò un bacio sul capo di ciascuna e raccomandò loro le solite cose, concedendosi di abbandonare l’espressione allegra solo alla fermata dell’autobus.


Doveva tornare alle vecchie abitudini o non sarebbe sopravvissuto a una nuova settimana di lavoro. Non poteva permettere a quella strana situazione con Liam di rovinargli la carriera che si era costruito con fatica. Lunedì doveva solo scusarsi e lasciarsi le fisime alle spalle.



*



Zayn era partito carico da casa quella mattina all’alba; con il passare dei minuti si era sgonfiato un poco ma era pronto a scusarsi con Liam e risolvere tutto. Poi era salito sull’autobus per rientrare e per la prima volta in quasi tre mesi aveva desiderato non trovare Liam al solito posto. Invece era lì, aveva sollevato gli occhi dal cellulare per pugnarlo ed era tornato come se nulla fosse a scorrere il pollice contro lo schermo. Gli aveva pure sorriso, non l’aveva ignorato come Zayn si aspettava.


Erano già passate quattro fermate e non sapeva come introdurre l’argomento che l’avrebbe portato a scusarsi. Era troppo tardi per iniziare a parlargli, avevano passato troppi minuti senza calcolarsi e non poteva saltare su all’improvviso e introdurre un discorso. Poi Liam era concentrato sul cellulare e spostava gli occhi dallo schermo solo per guardare Blue con un sorriso. Preferiva sorridere a Blue che poteva godere della la magnificenza del suo sorriso che a lui. Non che non potesse sorridere a Blue e non che fosse geloso di un cane...


Non sapeva cosa dirgli per introdurre le scuse e le fermate passavano e il tempo con lui diminuiva. E no, non poteva resistere fino al giorno successivo con tutta quella tensione che si attorcigliava allo stomaco.


Si schiarì la voce e notò le dita di Liam bloccarsi sullo schermo, i suoi occhi guizzare verso l’alto per fissarlo e non riuscì a fermarsi dal mormorare: - Mi dispiace.-


Doveva imparare a bloccare certi pensieri perché non poteva trovare tenero Liam per come piegava la testa di lato e sporgeva le labbra per mostrare confusione. Doveva smettere di fantasticare su di lui, se non voleva farsi ancora più male.


Prese un respiro e con più calma ripeté: - Volevo scusarmi per settimana scorsa. Mi sembravi… impegnato.-


Il sorriso che comparve sulle labbra di Liam gli fece perdere qualche battito per strada. Come aveva fatto a confondere la sua gentilezza per interesse?


- Non preoccuparti. Sei perdonato.-


E così si era risolto tutto. Liam non era arrabbiato con lui e Zayn poteva tornare a svegliarsi alla solita ora per la passeggiata con Blue. La tensione andò via con un sospiro e l’abbassarsi delle spalle; con tutti quei pensieri non si era accorto neppure di essersi irrigidito come un tronco. S’inumidì le labbra con la lingua mentre fissava il sorriso di Liam; preso com’era dallo scrivere sul cellulare non si sarebbe accorto della meticolosa attenzione che metteva Zayn nell’osservarlo.


- Come sta tuo figlio?-


Era una domanda lecita, mostrava anche di essere interessato alla salute di suo figlio e di non essere uno stronzo insensibile. Eppure lo scatto con cui Liam sollevò gli occhi dal cellulare per fissarlo gli dicevano che non era del tutto corretto. Aveva sbagliato a chiedere di suo figlio? A rendere evidente che aveva origliato la conversazione? Era stato Liam a stargli vicino mentre rispondeva al telefono. Come avrebbe detto Perrie, non era colpa sua se era dotato di orecchie.


- Io… uhm. La chiamata? L’altro giorno… hai risposto al telefono e...- cercò di spiegare quel che non riusciva a dire a parole con un gesto della mano, tendendo il pollice e il mignolo mentre le altre dita stavano piegate contro il palmo.


Non si sarebbe offeso per la risata di Liam. Poteva avere mille ragioni per ridere a quella domanda e non di lui.


- Robespierre?-


Storse le labbra in una smorfia per commentare la scelta del nome, scrollò le spalle e cercò con gli occhi il cartello delle fermate per avere la conferma esistesse una fine a quel viaggio.


- Scusami, scusami.-


Se anche fosse stato offeso dalla risata, Liam non sembrava esserne poi tanto dispiaciuto dal momento che non aveva ancora smesso di ridere mentre gli chiedeva scusa.


- È che… non è proprio mio figlio...-


Spostò gli occhi dalla linea con tutte le fermate per fissare Liam, inarcò un sopracciglio e sbuffò, chiedendosi perché dovesse essere tanto fiscale mentre si correggeva dicendo: - Il figlio della tua compagna allora.-


L’ennesima scossa del capo di Liam lo confuse, almeno da parte sua aveva smesso di ridere ma il fatto che fosse tornato a usare il cellulare senza neppure rispondergli… Aggrottò la fronte quando lo girò per mostrargli la fotografia che occupava tutto lo schermo. C’erano Liam e una donna seduti su un divano, avevano degli orrendi maglioni con un pupazzo di neve e una renna che passavano in secondo piano di fronte all’allegria dei loro sorrisi. I capelli marroni di lei scappavano dall’elastico che li teneva raccolti in una coda disordinata e aveva sulle gambe un gatto. Un enorme gatto tigrato.


- Lui è Robespierre.-


- Oh… avete un gatto assieme.-


Okay. Robespierre era un gatto. Liam e quella donna avevano un gatto insieme. Non era importante quanto un figlio ma era qualcosa. Avevano un gatto, vivevano assieme, avevano dei progetti e lui doveva smettere di fissare quella donna in fotografia. Non sarebbe riuscito a farla sparire con il potere dello sguardo.


- Non è mio, comunque. È il gatto di Miki. Infatti il nome assurdo l’ha scelto lei.-


Cosa si provava a essere l’artefice di quel sorriso? Quella donna era così fortuna e Zayn voleva buttarsi sotto l’autobus. O almeno sparire da New York per nascondersi in una caverna alla Batman, togliendo tutta la storia dell’essere paladino di giustizia.


Tese le labbra nel migliore sorriso finto che possedeva quando Liam sollevò lo sguardo dal cellulare per guardare lui e non più quella donna.


Qualsiasi dubbio di poter avere qualche possibilità alla sostituzione del figlio con un semplice gatto era svanita del tutto. Una persona poteva sorridere in quel modo guardando una fotografia solo se era davvero innamorato, no? E lui non aveva più un briciolo di speranza.


- Dice che è mio figlio solo quando ha bisogno di aiuto. Ora sta bene. Era solo indigestione, come le avevo detto per telefono.-


Mosse il capo per annuire alla conclusione del discorso e farfugliò un “Bene, ne sono felice”, anche se della salute di quel gatto non gli importava un accidente. E se non fosse mai esistito, assieme alla sua padrona, ne sarebbe stato molto più contento del venire a sapere che aveva superato l’indigestione da campione.


- Comunque per chiarire...- non ci stavo provando con te, era solo un caffè non un appuntamento. E c’era ancora molto altro che poteva seguire con un inizio di quel tipo. - … è una mia amica e non la mia compagna.-


Ottimo, così si apriva una conversazione su amore non corrisposto e quanto avrebbe desiderato ricambiasse il suo affetto. Era proprio quel che meritava quel lunedì per iniziare la settimana al massimo.


- E rimarrà così in eterno...- Zayn non riuscì a fermarlo il sollevarsi sarcastico degli occhi mentre tra i denti borbottava “Ecco che arriva” - … visto che ho gusti molto diversi.-


Sentì uno scricchiolio al collo per la velocità che impiegò a spostare la testa per fissare Liam. Continuava a sorridergli ma aveva una sfumatura d’incertezza ora, come se fosse pronto a qualsiasi reazione.


- Oh.-


C’era altro che potesse dire? Il figlio non era un figlio ma era un gatto. La compagna non era una compagna ma un’amica. E Liam non era etero.


Liam che ridacchiava con una gradazione tenue di rosso sulle guance, Liam che si mordeva il labbro e gli rivolgeva un sorriso teso. Come se esistesse la possibilità che Zayn lo rifiutasse. Potevano esistere un miliardo di mondi alternativi e Zayn era sicuro in nessuno di questi avrebbe rifiutato un Liam qualsiasi si fosse trovato davanti.


- Anch’io!-


Ci mise troppa enfasi in quella breve frase, aveva dovuto agire in fretta per confermargli di essere pronto ad andare ovunque con lui, e notò lo sguardo di più passeggeri virare su di loro. La ragazzina seduta nel posto accanto a Liam pareva l’unica a farsi gli affari suoi, eppure dalle cuffiette che aveva nelle orecchie non arrivava più la musica alta di due secondi prima.


- Non che non mi piaccia la tua amica perché non l’ho mai vista ma non mi piacerebbe da quel punto di vista perché sono gay. Uh, sì. Se è quello che stavi intendendo perché altrimenti possiamo fingere che questa conversazione...-


Lo schiarimento di voce di Liam gli fece bloccare il flusso di parole che stava sputando fuori e che era pronto a sputare fuori ancora per riempire quegli ultimi minuti insieme.


- Quindi...- ripeté due secondi dopo di lui la stessa parola e si perse a osservare il suo sorriso, ricollegandosi al mondo terreno in tempo per sentire la domanda: - Hai il cellulare dietro? Puoi passarmelo un secondo?-


Lo recuperò subito dalla tasca dei jeans e lo passò senza chiedere motivazioni a Liam, sbloccandolo come richiesto e stando a osservare le sue dita muoversi veloci sullo schermo.


- Ora hai il mio numero e… - salvò il cellulare in tempo quando rischiò di scivolargli dalla presa e fissò inebetito Liam che continuava a sorridere e parlare - … possiamo metterci d’accordo per quel caffè.-


- Okay.-


- Perfetto.-


Esisteva un giorno migliore del lunedì? Era appena entrato nella top 7 dei giorni più belli della settimana per quel che lo riguardava.


- Zayn?- ricambiò il sorriso di Liam, chiedendosi se potesse esserci ancora qualcosa di grandioso ad attenderlo in quel viaggio dell’autobus. - Devi scendere. È la tua fermata.-


Riuscì a saltare giù un attimo prima che le porte si chiudessero. Un sorriso idiota sulle labbra mentre muoveva la mano per salutare Liam. Quando abbassò lo sguardo su Blue aveva la testa inclinata su un lato, come se potesse intuire la scena patetica che faceva il suo padrone.



*



«In che senso?»

«Zayn.»

«Zayn, tesoro, gioia mia.»

«Hai il suo numero e ANCORA non hai scritto nulla????»

«Hai il suo numero da UNA SETTIMANA e ANCORA non gli hai scritto?????»

«?????»

«COSA STAI ASPETTANDO??»

«TI HA DETTO CHE VUOLE SCOPARE E TU ????»

«SCRIVIGLI SUBITO. ORA. IMMEDIATAMENTE»


Zayn ridacchiò quando trovò l’elenco di messaggi nella chat con Perrie ad aspettarlo.


«Non mi ha detto che vuole scopare. Solo prendere un caffè.»


La sola emoji che Perrie inviò subito come risposta lo fece sghignazzare; quel sollevarsi degli occhi racchiudeva il classico “Sei un disastro, tesoro”.


«Ti ha detto che è single e pronto a prendere un “caffè” con te.»


«Hai scritto la stessa cosa. La differenza è che l’hai virgolettato.»


«Perché non è un caffè ma un “caffè”»


Scosse la testa con un sorriso quando lesse il nuovo messaggio di Perrie. Aprì una nuova chat, selezionò tra i contatti quello di Liam e prese un respiro, ragionando su quel che poteva scrivere per non sembrare disperato. Aveva aspettato fino alla domenica quindi non ne poteva uscire come uno che non sapeva attendere per un caffè. No? Cambiò subito chat quando gli arrivò la notifica di altri messaggi di Perrie.


«Tu scrivigli e vedrai.»

«Dovresti fidarti di più di me, tesoro.»

«Poi se insiste tanto per un caffè … ;) »


- Hai trovato qualcuno?-


La voce del padre arrivò inaspettata dal proprio fianco. Era stato in silenzio e concentrato sulla televisione da mezz’ora e improvvisamente si ricordava di averlo accanto e di iniziare una conversazione con lui?


«Magari è davvero solo un caffè e passerò tutto il tempo a chiedermi perché ho accettato mentre lui mi parlerà di quanto è bello e intelligente il suo compagno.»

«Perché uno come lui non può essere single. Etero o gay.»


«Magari si conserva per qualcuno di speciale.»

«Uno che non riesce a capire quando si sta flirtando. ;) »


- È tutto il pomeriggio che stai attaccato a quella roba.-


Appoggiò il cellulare sul cuscino del divano per dimostrargli con un gesto di potersene separare e con un tono pacato disse: - Se devi dirmi qualcosa...-


Non riusciva neppure a guardarlo in faccia, preferendo la televisione a lui mentre l’interesse improvviso per la vita sentimentale del figlio lo spiegava con frasi corte e precise. Zayn doveva decidersi ad abituarsi alla brevità delle loro conversazioni. Non avevano mai avuto un rapporto profondo e non sarebbe di certo nato ora, dopo la delusione che gli aveva dato.


- Vuole saperlo tua mamma. Glielo stai tenendo nascosto. Stamattina diceva che hai ovvie ragioni per farlo. -


Zayn l’aveva intuito senza che lo dicesse che era stato quello il motivo della litigata tra loro; non si erano scambiati neppure una parola a pranzo e la tensione era palpabile a tavola. Era sparita solo quando Trisha era uscita con Doniya per aiutarla a scegliere l’arredo per il futuro nipotino. Doveva sentirsi in colpa anche per le tensioni tra i genitori?


- No.- rispose non appena arrivò alla fine di quella frase; aveva usato forse eccessiva freddezza ma Yaser continuava a seguire la partita come se nulla fosse. Sembrava sempre a Zayn di avere davanti un muro che non sarebbe riuscito a scalfire o scalare in alcun modo.


- Ti ricordi Ricky?-


Roteò gli occhi con uno sbuffo seccato quando il padre pensò bene di andare a toccare uno dei tasti dolenti. Come dimenticare il collega del padre che non perdeva occasione per raccontare barzellette dai gusti pessimi quando lo si invitava a cena? L’ultima volta gli aveva chiesto come fosse passato da Perrie ad altro. Era stata anche l’ultima volta che era stato invitato a cena a casa Malik. E quel che gli aveva quasi fatto passare il debole per la divisa; poi aveva deciso che solo i pompieri nella squadra del padre erano idioti e che ne esistevano ancora di decenti da tenere viva la fantasia.


- L’ho dovuto allontanare.-


Zayn abbassò gli occhi sul cellulare, chiedendosi se fosse maleducazione riprenderlo in mano e rispondere a Perrie.


- C’è stata una rissa in palestra con uno dei volontari.-


- Mi dispiace per il volontario.-


- Ricky ha il naso rotto.-


- Non può averglielo peggiorato.-


- Zayn...-


Si spinse con le spalle contro lo schienale e incrociò le braccia al petto, fissando testardamente la televisione mentre aspettava la socievolezza del padre arrivasse al termine.


- È gay.-


Girò di scatto la testa verso il padre con gli occhi strabuzzati mentre ribatteva solo col nome del collega del padre.


- No, no...- sospirò di sollievo perché così l’ordine naturale del mondo era ristabilito e l’apocalisse era ancora lontana. - Il volontario… James… James, dovrebbe essere. Non sono bravo con i nomi.-


Il silenzio che seguì sembrò non arrivare al padre come consiglio di fermare la conversazione. Zayn aveva l’impressione si stesse sforzando di tenerla viva e di essere quasi al punto per cui aveva deciso di iniziarla.


- È simpatico.-


Una pausa di silenzio, poi la conferma: - Il volontario.-


- Abbiamo parlato qualche volta e sono sicuro sia single.-


Zayn lo fissò confuso, poi sorpreso e infine incredulo quando arrivò quel che non si sarebbe aspettato dal padre.


- Posso presentartelo se...-


- Che cazzo?- domandò, più a se stesso che al padre, poi scosse la testa e continuò: - Vi siete messi d’accordo tutti quanti?-


Si girò verso Safaa che seduta scomposta sulla poltrona stava sfogliando una rivista di moda e la tirò dentro il discorso chiedendo: - Hai qualche bel professore da presentarmi?-


Safaa abbassò la rivista, storse le labbra in una smorfia e scosse la testa, replicando: - Tutti vecchi e brutti, Zee.-


Waliyha sembrò trovare opportuno quel momento per inserirsi nella discussione e commentare: - Se non hai il coraggio di parlare con il tuo amichetto dell’autobus, un pensierino per il veterinario lo farei.-


Fu quello che lo spinse a prendere il cellulare, aprire la nuova chat, selezionare di nuovo Liam e digitare in fretta per non bloccarsi e pentirsene prima di inviare il messaggio.


«Sei libero sabato prossimo?»

«Questo è il mio numero, sono Zayn.»


«Sabato è perfetto, Zayn. Così possiamo prenderci più tempo.»


Fece lo screen alla chat e inviò la foto a Perrie con un’eccessiva quantità di punti di domanda.


«TE L’AVEVO DETTO CHE VOLEVA SCOPARE»



*



La bottiglia di birra, quella che si era deciso a ordinare dopo quindici minuti dall’arrivo nel locale, ruotò ancora una volta come una trottola sul tavolo. Zayn aveva cercato di sorseggiarla per farla durare di più ma dopo dieci minuti era vuota e la stava usando come passatempo per resistere qualche altro minuto.


- È libero?-


Fermò la bottiglia con una mano e alzò gli occhi per incrociare quelli di una coppietta alla disperata ricerca di un posto nel locale pieno. Mosse la mano con la bottiglia vuota per indicare loro il tavolo e ignorò i ringraziamenti mentre si allontanava verso l’uscita del locale.


Lo sbattere del vetro quando buttò la bottiglia nel bidone all’esterno gli fece scaricare un po’ della tensione accumulata.


Aveva aspettato venticinque minuti e Liam non gli aveva scritto neppure un messaggio. L’aveva chiamato due volte ma in entrambi i casi era finito in segreteria e si era rifiutato di farlo una terza volta per non apparire disperato.


Era sempre lui a fare ritardo agli appuntamenti e non gli piaceva stare dall’altra parte senza sapere la durata di quell’attesa, se avesse un limite o se fosse una bidonata. Lui non era mai andato oltre la mezz’ora ma almeno informava con messaggi o chiamate di non fare in tempo.


Erano passati venticinque minuti e Liam ancora non si era fatto sentire. Quando era successo a lui di fare mezz’ora di ritardo aveva trovato il suo appuntamento a flirtare con il barista. In quel locale non c’era una persona più interessante di Liam e farsi trovare con un altro solo per dimostrargli di non averlo aspettato tutto quel tempo era ancora più patetico.


Estrasse il cellulare dalla tasca della giacca di pelle quando sentì la vibrazione e fissò la scritta “Liam” che appariva in grande sullo schermo.


Forse era ancora più patetico rispondere al primo squillo.


- Zayn, scusami. Ho avuto un’emergenza a lavoro e non sono riuscito… Pensavo di fare in tempo e non ti ho avvisato. Immagino tu sia a casa ora?-


Guardò alle proprie spalle l’insegna del locale illuminarsi a intermittenza, passò una mano sul viso e sussurrò: - Sì, sono appena arrivato a casa.-


- Okay. Hai fatto bene, sì. Avrei dovuto avvisarti, scusami.-


Premette il pollice e l’indice contro le palpebre mentre teneva il cellulare contro l’orecchio e mormorava: - Non ti preoccupare, Liam.-


E per impedire al sospiro di Liam di tradursi in nuove scuse aggiunse: - Ho incontrato un amico e non mi sono accorto del tempo.-


La pausa di silenzio si protrasse per più di venti secondi, poi sentì il sospiro di Liam e subito dopo l’insistente: - Non ti ho dato buca.-


Zayn commentò la sua frase con un verso, non sapendo che altro dire per non ingarbugliarsi nelle bugie e fargli capire di averlo aspettato tutto quel tempo, di aver avuto come compagnia solo una birra e di non essere per nulla a casa.


- C’è stata una complicazione a lavoro e...- inarcò un sopracciglio quando Liam si interruppe con un verso e spostò il cellulare dall’orecchio quando lo sentì quasi ordinare: - Mandami la tua posizione.-


- Ti raggiungo a casa e ti porto tutto quello che vuoi per farmi perdonare.-


- Liam – sfregò le dita contro la fronte e scosse la testa – Non ce n’è davvero bisogno. Sei perdonato.-


- Zayn – sollevò gli occhi verso il lampione con un sorriso quando captò l’imitazione nella voce – È anche una scusa per vederti quindi ce n’è davvero bisogno.-


La pausa prolungata di silenzio, quella che passò con i denti contro le nocche per non dare risposte affrettate, portò Liam a chiamarlo con un tono preoccupato. Passò una mano tra i capelli per trovare una risposta a quella situazione: voleva vederlo ma era ancora nervoso per averlo aspettato inutilmente per quasi mezz’ora senza avere notizie.


- Ci sono. Scusa, uh...-


- Non sei costretto ad accettare, ovviamente. Mi farebbe piacere vederti e chiederti scusa di persona.-


- Preferirei…. – evitare di vederti ora, Liam. Passò una mano tra i capelli con un sospiro quando l’inevitabile seguito della frase restò solo nella testa a ripetersi mentre concedeva: - Domani mattina? Possiamo vederci per il caffè che mi hai promesso?-


- Certo, Zayn. Ci vediamo domani.-


- Okay… bene… buonanotte?-


- Buonanotte, Zayn.-


Ficcò il cellulare in tasca quando chiuse la chiamata per non rischiare di lanciarlo in mezzo alla strada. Aveva voglia di sbattere la testa contro il muro perché nella voce di Liam aveva sentito il suo sorriso e perché aveva rifiutato di vederlo immediatamente. Continuò a insultarsi per tutto il tragitto fino a casa, tentato di recuperare il cellulare e scrivere a Liam solo un indirizzo.


Quando girò la chiave nella serratura ed entrò nell’appartamento uno dei motivi per cui non aveva accettato la proposta di Liam lo aspettava seduto sul divano con una tazza tra le mani e Blue accanto che era saltata giù per corrergli incontro, felice che il suo padrone fosse tornato così presto.


- Ohi, rubacuori. Com’è andata?-


Gli rispose con un’alzata di spalle, Louis stava fissando la televisione e la mancata risposta vocale gli fece spostare gli occhi dal film drammatico a Zayn che sprofondava nel posto accanto a lui.


- Bella musica e i cocktail li fanno bene.-


- E?-


- Consigliato anche in uscite singole.- continuò per chiudere in fretta la curiosità del coinquilino.


- Non si è presentato?-


Si strinse di nuovo nelle spalle e borbottò: - Emergenza a lavoro. Mi ha chiamato.-


- Malissimo.- una pausa per sorseggiare il tè e poi lo sentì insistere: - Doveva correre per te. È sceso in picchiata dal vertice.-


Zayn sfregò un palmo contro il viso, indeciso se tenersi per sé tutto quanto o parlarne con qualcuno. Poi si decise e confessò: - Mi ha chiesto se potevamo vederci lo stesso.-


Il verso con cui Louis lo invitava a continuare lo fece rilassare un po’ di più contro il divano e il rumore che fece per sorseggiare il tè gli fece scappare persino un sorriso.


- Gli ho detto che ero già tornato a casa.-


Un altro verso e un sorso mentre dalla televisione arrivavano i singhiozzi della protagonista.


- E mi ha detto che poteva raggiungermi e… uh, portarmi qualsiasi cosa gli chiedessi?-


- Okay, si è impegnato. Buono. Prendo Blue e ti lascio...-


- Gli ho detto che era meglio evitare.-


- Zayn, no!-


Il rumore di uno sparo, poi Louis spense la televisione per concentrarsi su di lui mentre insisteva: - Ti avrei lasciato casa libera! Fai ancora in tempo a scrivergli e vado con Blue da Harry e domani mattina ci penso io a farle fare un giretto. Non voglio passare alla storia come quello che ti ha impedito di scopare con l’uomo della tua vita. I tuoi seguaci mi uccideranno!-


Scosse il capo con una risata e spinse un cuscino contro la faccia di Louis quando gli si avvicinò troppo. Non aveva bisogno di concludere la giornata con il coinquilino e le sue idiozie sullo sfruttare un social per raccontare delle pene d’amore.


Non stava soffrendo per amore e chi commentava le fotografie per sapere degli svolgimenti con lo sconosciuto dell’autobus era solo Louis o Louis dall’account di Harry.



*



Zayn aveva le allucinazioni. Okay, forse non aveva dormito benissimo dopo il fiasco con Liam ma non credeva al punto da immaginarselo seduto sulla panchina del parco in cui andava con Blue all’alba della domenica. Si vedevano sull’autobus dal lunedì al venerdì e quando aveva proposto durante la chiamata di vedersi l’indomani si era dimenticato fosse domenica; lui si riferiva al lunedì. Però quello seduto sulla panchina era Liam e ne era sicuro, riconosceva la sua postura ed era un poco inquietante se stava a ragionarci. E ne ebbe la conferma quando avvicinandosi quello sollevò gli occhi da terra, un sorriso incerto sulle labbra.


- Che ci fai qui?-


Il nervosismo dell’essere stato lasciato solo per quasi mezz’ora al bar senza notizie era passato quando era riuscito ad addormentarsi la sera prima. Non voleva risultare tanto freddo con la domanda ma era rimasto sorpreso nel trovarselo davanti a quell’ora. Non si era ancora svegliato del tutto e ora aveva la testa piena di paturnie perché non si era preparato in alcun modo per uscire con Liam. Di sicuro i leggins e la felpa di Hulk non erano quel che avrebbe voluto indossare a un appuntamento con Liam. E ora non aveva molta scelta. Non voleva rifiutarlo ancora ma non poteva uscire con lui senza neppure essersi sistemato i capelli.


Si strappò quasi l’elastico nella fretta di sciogliere l’imbarazzante acconciatura con cui quella mattina aveva tentato di domare il nido che aveva al posto dei capelli e lo ficcò nella tasca a marsupio della felpa, tirandola per coprirsi qualche altro centimetro di gamba. Non che una L non fosse sufficiente a coprirlo ma se fosse riuscito ad arrivare fino al ginocchio non si sarebbe sentito tanto esposto. Anche se l’idea di avere addosso una felpa con la scritta “HULK SMASH” bastava a fargli desiderare la caduta di un meteorite solo su di lui; Liam e Blue dovevano sopravvivergli.


- Io… uh. Quando ti ho detto di vederci… Ecco, non è che intendevo proprio… Non che non mi faccia piacere. Anzi… Però, vedi...-


- Colazione?- lo interruppe Liam con un sorriso, alzandosi dalla panchina e tenendo le dita strette all’estremità di un sacchetto di carta che lasciò oscillare mentre Zayn passava lo sguardo dal suo viso a quello che di sicuro non conteneva solo due caffè.


Si piegò sulle ginocchia per slacciare il guinzaglio dal collare di Blue e inarcò un sopracciglio quando Liam spinse di nuovo verso di lui il sacchetto per farglielo prendere mentre spiegava d’un fiato: - Non sapevo cosa preferissi quindi ho preso un po’ di tutto. Hanno aperto da poco ma fanno il caffè migliore di tutta Brooklyn. Non lo dico perché ci lavora una mia amica, mi crederai al primo sorso. E le ciambelle fanno invidia a quelle di Homer Simpson.-


- Oh… Okay.- Prese posto sulla panchina e poggiò il sacchetto sulle gambe, aprendolo e rivelando una quantità esagerata di ciambelle e muffin. Addentò subito una ciambella, superando lo strato zuccheroso e la pastella croccante, e dopo aver deglutito il primo boccone commentò la qualità con un “Wow”, tornando a concentrarsi sul dolce che finì in altri tre morsi senza fermarsi per parlare.


Accettò la tazza di caffè che Liam gli porgeva e prese un sorso della bevanda calda, tenendo i palmi attorno al cartone per scaldarsi mentre la borsa con tutti i dolci stava in equilibrio sulle gambe.


- Mi sento un idiota.-


Spostò gli occhi da Blue che prendeva confidenza con tutto quel che la circondava a Liam che gli stava seduto accanto con lo sguardo fisso sulla tazza, gli avambracci contro le cosce e la schiena curva in una posizione sconsolata. Zayn lo invitò a proseguire quel discorso con un verso mentre prendeva un altro sorso di caffè.


Non si aspettava Liam lo inchiodasse di colpo con uno sguardo o che con tranquillità pronunciasse: - Ho aspettato tutta la settimana per uscire con te e ho rovinato tutto.-


Riuscì a mandare giù il caffè senza sputarlo fuori ma i colpi di tosse successivi e l’infiammarsi delle guance furono inevitabili. Liam non poteva dire certe cose così, lui ancora non aveva registrato che Liam non era più etero. Aveva bisogno di tempo per comprendere Liam fosse interessato a lui e volesse uscire con lui.


Prese un respiro per recuperare tutto quel che aveva perso con i colpi di tosse; la dignità, molto importante. Passò una mano tra i capelli per spostare le ciocche dalla fronte e disse: - Non hai rovinato nulla, Liam. Lo capisco. Dico davvero.-


Quando incrociò lo sguardo insicuro di Liam decise di insistere e rovinare ancora un poco la reputazione, confessando: - Una volta ho ritardato di mezz’ora a un appuntamento. Avevo avvisato per messaggio ma non mi sono presentato con tutto questo per farmi perdonare.-


Sollevò un muffin per dimostrare a Liam di cosa stesse parlando e lo addentò, prendendo un altro sorso e apprezzando il mischiarsi del caffè con il cioccolato fondente.


- Quindi sono perdonato?-


Piegò il viso di lato mentre studiava il sorriso di Liam, un po’ speranzoso e ancora un po’ esitante, poi rispose: - Eri perdonato anche prima, ora è ufficiale.-


Restò in silenzio per godersi tutto il muffin, poi dopo un sorso di caffè confessò: - La tua amica ha anche appena guadagnato un cliente.-


- Bene. Ottimo. La prossima volta sarà costretta a farmi uno sconto.-


Zayn premette i denti contro il labbro inferiore, lo rilasciò con un sospiro e si voltò verso di lui. Inarcò un sopracciglio e mormorò: - Solo se mi porti con te. Sono stato io a fartelo guadagnare, no?-


La tensione scivolò via dalle spalle quando Liam fece cozzare le tazze di cartone l’una contro l’altra, rispondendo con un “Affare fatto” e un sorriso che mantenne sulle labbra anche al sorso successivo.


Zayn lo imitò; le guance di un rosso acceso e il cuore che rimbalzava tra lo stomaco e la gola.



*


Zayn aveva smesso di lamentarsi con Blue dell’orario delle loro passeggiate mattutine, complice la colazione nel sacchetto di carta azzurra che Liam gli portava da una settimana. Il sorriso che riceveva ogni volta con il buongiorno aveva aiutato a mostrargli l’alba in modo diverso. Forse c’era davvero qualcosa di rigenerante, come sosteneva Doniya, nelle sfumature di rosa e violetto che intravedeva tra i grattacieli. O forse era più la cotta in rapida evoluzione a metterlo davanti alla scelta tra dormire un’ora in più o passare un’ora con Liam e la sua risata a fargli notare che non era così traumatico svegliarsi con la vibrazione contro l’orecchio.


Erano passati da casuali sfioramenti delle dita nel prendere i muffin, con inevitabili arrossamenti delle guance da parte di Zayn, a consapevoli contatti tra i loro corpi che andavano dallo spingersi contro la spalla dell’altro durante una battuta allo sfregare il pollice contro la guancia per aiutarlo a pulirsi dalla glassa del cupcake. Quell’ultima conquista aveva fatto decidere Zayn che a una futura occasione non sarebbe rimasto ad arrossire impacciato ma avrebbe preso la situazione in mano. O almeno, sperava avrebbe avuto un briciolo di coraggio per schiudere le labbra e leccare via la glassa dal suo dito. Non si era più ripresentata; Zayn gli aveva confessato di preferire le ciambelle e Liam non aveva più comprato cupcake per tutta la settimana.


Sospirò sconsolato quando pure la mattina del venerdì nel sacchetto non trovò neppure un cupcake. Prese un biscotto glassato di nero e morse l’ala di quel pipistrello. Era buono ma non sarebbe servito a far procedere il piano per avvicinarlo a un bacio con Liam.


- Non ti piace?-


Si voltò verso Liam, confuso dalla domanda, e seguì la direzione del suo sguardo sul biscotto che teneva con l’indice e il pollice per l’ala rimasta.


- No… sì. Sì, è buonissimo.-


Non provò nemmeno ad alzare lo sguardo su Liam, continuò a fissare il pipistrello con una sola ala come se fosse la causa di tutti i mali. Un po’ lo era perché il venerdì era arrivato ma le mani di Liam non erano più tornate sul suo viso dopo quel martedì del cupcake. Se fosse stato un poco più coraggioso, come lo era stato nei mesi prima con gente conosciuta nei locali, sarebbe riuscito a cavarsela senza la scusa della glassa di un dolce. Era Liam, il fatto di essere con uno che gli piacesse più di una sveltina nei bagni del locale, a bloccarlo.


- Solo… - prese un respiro e sollevò gli occhi sul castano che lo fissava più confuso di lui, gli mostrò il biscotto e continuò: - … non è presto per Halloween?-


Almeno Liam aveva smesso di fissarlo come se Zayn fosse sul punto di strappargli il cuore e pestarlo; anche se era tenero con quello sporgere le labbra in un broncio.


- Da uno che insiste con la campagna sul riconoscere le tartarughe come supereroi...- Zayn roteò gli occhi con un verso quando Liam tornò su quel che era stato argomento di discussione accesa il mercoledì - … credevo lo sapessi che oggi è la giornata dei supereroi.-


Si ficcò in bocca tutto il biscotto per non riaprire il dibattito su quanto fossero valide le tartarughe ninja nella lotta contro il male. Era Liam a non capire cosa volesse dire avere le fogne protette da quel gruppo.


- Batman è un supereroe. Le tartarughe invece...-


Il pugno contro la coscia bastò a fermare Liam dal proseguire in una discussione che avrebbe perso ancora. Zayn non avrebbe mai rinunciato a difendere Leonardo e amici da critici come Liam che non…


- … il club del piede poi sembra più un ritrovo per estetisti che un gruppo di pericolosi assassini.-


Zayn doveva ammetterlo: il sorriso con cui Liam aveva chiuso il tutto l’aveva fatto vacillare per qualche secondo. Poi scosse il capo, spinse il ginocchio contro la sua gamba e borbottò: - È il clan del piede.-


- Sempre di un piede si tratta. E se vogliamo essere sinceri, Zayn, dovresti notarla la discreta somiglianza con la Mano della Marvel.-


- O posso apprezzare entrambe le cose, Liam.-


- E se vogliamo essere ancora più onesti… - Zayn sospirò quando dal sorriso di Liam intuì quel che ne sarebbe seguito - … tutti e due hanno preso dalla lega degli assassini. Quindi ho ragione, tutto torna sempre alla DC.-


Zayn scosse la testa con uno sbuffo, cercando di nascondere la risata, aprì il sacchetto e scelse uno dei biscotti con la glassa rossa; le linee nere che formavano una ragnatela e i due ovali bianchi erano un’evidente vittoria di Zayn e della Marvel.


Tenne il biscotto tra due dita, come se mostrandoglielo potesse dimostrare qualcosa, e con fierezza ribatté: - Solo perché uno c’è arrivato prima non vuol dire che l’ha fatto meglio.-


Zayn scoppiò a ridere nel sentire il proprio nome carico di tutta l’offesa per quella frecciatina e rise ancora più di gusto quando Liam portò una mano al petto. Poi mosse di nuovo la mano con il biscotto per riportare le sue attenzioni su quello e inarcò un sopracciglio per porre la domanda solo con quel gesto.


Liam scrollò solo le spalle e borbottò: - Abbiamo tutti dei punti deboli.-


- E il tuo è Spider-Man?- rincarò di nuovo la dose con un sorrisino e divorò il biscotto in due morsi.


Cercò nel sacchetto un altro biscotto a tema Marvel ed era un’impresa così difficile tra pipistrelli, fulmini, lanterne e il ripetersi delle lettere W e R che non trovò il tempo di concentrarsi sul sospiro di Liam e “Qualcosa del genere, sì”.


Zayn ricordava di averlo visto ridere due giorni prima quando lui aveva scelto Spider-Man come supereroe preferito. Il discorso a favore di Spider-Man doveva aver funzionato se Liam l’aveva rivalutato.



*



« Ho pensato a te »


Solo l’anteprima del messaggio che ricevette durante la pausa pranzo da parte di Liam lo fece arrossire, poi aprendolo si rivelò essere un meme di Spider-Man sconfitto dal Raid. Gli rispose con il dito medio sia in fotografia che come didascalia.


La prima risposta di Liam fu un «Nerd» con cui commentava sicuramente il tatuaggio fatto a diciott’anni della spada laser sul dito, subito dopo arrivò: «Hai da fare questa sera?»


«Dipende.»

«Vuoi vedere tutta la trilogia di Spider-Man del nostro salvatore Raimi?»


Le cinque emoji alternate tra quella malata e quella in pieno attacco di nausea lo fecero ridacchiare da solo mentre infilzava con la forchetta i pezzetti di pollo.


«Ho uno sconto per un ristorante»


«Mi pensi solo quando hai uno sconto»


«Mi hai scoperto, capitano. Tira fuori le manette e portami in centrale»


Zayn evitò di concentrarsi sulla faccina imbarazzata che Liam inviò assieme a quella del poliziotto e rispose solo con tre lampeggianti e l’auto della polizia. Poi dopo aver visto l’indicazione “sta scrivendo” apparire e sparire svariate volte si decise ad aggiungere «Dov’è il posto?».


Tre secondi esatti dopo Liam gli aveva inviato un indirizzo, l’orario e l’emoji ammiccante. Inviò un pollice all’insù e poi come da tradizione lo screen a Perrie.


«Lo conosco!!!»

«Me ne ha parlato Jade qualche giorno fa. È da ricconi!!»


Non fece in tempo a comporre una risposta che Perrie aveva già inviato altri due messaggi.


«E il commento per il resto è: la tensione sale…….»

«ANCORA NON GLIEL’HAI DATO??»


Riutilizzò la foto inviata a Liam del medio e girò il cellulare sul tavolo per non essere disturbato durante la pausa pranzo.



*


Perrie aveva ragione: il ristorante era da ricconi. L’aveva intuito quando si era trovato in un vasto atrio con colonne e statue di probabili divinità greche, la fontana incorniciata dalla scalinata toglieva ogni dubbio. Si era scambiato uno sguardo con Liam prima di seguire il cameriere verso il tavolo prenotato. Non aveva fatto in tempo a ridere della sua espressione sconvolta, il verso gli era rimasto incastrato nella gola per colpa della candela e della rosa al centro del tavolo.


- Sai cosa dicono di posti come questo?- ruppe il silenzio Zayn dopo aver ordinato ed essersi lasciato riempire il bicchiere dal cameriere ormai convinto di trovarsi di fronte a una coppia sposata per come insisteva con il “signori Payne”. Nessuno dei due l’aveva corretto la prima volta e sembrava sgarbato farlo così in ritardo.


Zayn puntò gli occhi su Liam dopo aver preso il calice tra le dita e lo sporse un po’ verso di lui per commentare la risposta: - Ne esci affamato e ubriaco.-


Dopo più di un’ora ne erano usciti con lo stomaco pieno; Liam non gli aveva detto che a dargli lo sconto era stato proprio il padrone del ristorante che per fare una buona impressione aveva fatto uscire portate in più e piatti creati solo per loro.


Quindi non ne erano usciti affamati, per quel che riguardava l’altra parte invece… Zayn sentiva la testa leggera per i calici che aveva bevuto per riuscire ad arrivare alla fine della cena.


- Sei… un avvocato?-


Il passaggio che Liam gli aveva offerto l’aveva accettato subito e lo stava seguendo nel parcheggio, tra file di macchine che valevano più della sua vita, mentre tentava di indovinare che lavoro potesse fare ad avere clienti di quel livello. Aveva già tentato con sindaco, poliziotto e cantante; cosa che aveva fatto ridere Liam che aveva chiesto se dovesse calcolare le serate al karaoke come lavoro stabile.


Zayn si tirò indietro i capelli dalla fronte e li rilasciò con uno sbuffo, rifiutò l’aiuto di Liam con un movimento della mano e tornò a catalogare con uno sguardo quello che gli camminava accanto in un completo elegante e sicuramente firmato.


- Un modello.-


Il verso di Liam, un incrocio tra una negazione e una risata, gli fecero scartare anche quell’ultima ipotesi.


- Un chirurgo. In una clinica privata, quelli hanno di sicuro clienti ricchi.-


- Non esattamente, quasi.-


Si fermò in mezzo al parcheggio quando ricevette per la prima volta una risposta quasi affermativa e fissò quello che si bloccava con lui e gli si metteva davanti, chiedendogli ancora se volesse almeno un indizio.


- Qualcosa che c’entra con la medicina e una clinica...- ragionò ad alta voce mentre Liam gli sorrideva e annuiva, gli prese una mano e la rigirò più volte per studiarla, concludendo: - Un dentista.-


Liam eliminò pure quell’opzione con una scossa del capo e una risata. Zayn schioccò la lingua contro il palato per ribattere al “Ti arrendi?”. Si distrasse solo un attimo quando Liam mosse la mano che ancora gli teneva in modo da avere i palmi l’uno contro l’altro e perse il filo del suo discorso, qualcosa su un gatto persiano del padrone del ristorante, perché aveva intrecciato le loro dita come se fosse la cosa più naturale del mondo. Un cardiologo, forse aveva bisogno di quello.


- Un… cosa? Liam! Stai scherzando?-


Iniziò a ridere quando Liam confermò l’occupazione che gli forniva clienti tanto ricchi e continuò a ridere mentre l’altro lo fissava con un sorriso confuso.


- Liam, è perfetto!- esclamò quando riuscì a calmarsi, liberò la mano dall’intreccio e la mosse tra loro, annuendo con vigore al “Sì?” esitante di Liam. Si buttò di pancia nel discorso, chiedendo: - Posso darti Blue come paziente?-


Poi ignorò tutti i cambiamenti di espressione di Liam, forse chiedergli di prendersi Blue a un appuntamento non era il massimo del romanticismo. Sempre se quello era un appuntamento. Lo era? Non avevano chiarito ancora la situazione.


Liam però doveva capirlo, era una questione importante.


- Così mia mamma la smette di parlare del nuovo veterinario.- confessò quel dettaglio, sperando di ottenere il suo aiuto facendogli pietà. Strinse le dita attorno al suo polso e tenendo gli occhi nei suoi insistette: - Mi liberesti da un discorso che va avanti da un anno. Un anno, Liam. Saresti la mia salvezza e te ne sarei riconoscente a vita. Potrei anche diventare un fan di Batman e tradire Spider-Man.-


Zayn era sicuro di aver fatto un discorso sensato, non era così ubriaco da dire assurdità o confessare dettagli imbarazzanti. Da come lo fissava Liam, però, sembrava quasi di avergli appena rivelato la vastità della cotta che nutriva per lui. Era quello l’unico motivo per cui Liam poteva arrossire, no?


- Tua mamma vuole...-


Zayn agitò una mano per bloccare la domanda, forse Liam temeva un confronto con uno che aveva pure il consenso della madre. Come poteva spiegargli che non aveva nulla da temere perché era all’incirca innamorato di lui? Senza usare proprio quel termine perché era troppo presto per parlare di A maiuscola.


- È una storia lunghissima.- si decise a rompere il silenzio dopo un sospiro, passò una mano sul viso e nell’euforia dell’alcool continuò: - L’unica volta che ho accettato di uscire con uno che conosceva mia mamma… cioè era il figlio di una sua vecchia collega. E nulla, sono stato piantato in asso per il barista. E okay, ero in ritardo di mezz’ora perché mi sono dovuto fermare a lavoro un po’ di più. Non è stata una cosa molto carina in ogni caso. Però non era il mio tipo quindi non è che me ne fotteva qualcosa. Quindi ho ordinato da bere e… Dov’ero rimasto? Ah, il barista. No, il veterinario. Ecco. Visto il disastro di quell’appuntamento mi rifiuto… mi rifiuto con tutto me stesso di entrare negli schemi di mamma.-


Picchiettò l’indice contro la tempia e con un sorriso sussurrò: - Non vado a cercare informazioni sul veterinario così non sono neppure tentato di uscirci insieme.-


- È contrasto di interessi. O qualcosa del genere. No? Cioè farsela con il veterinario di Blue.- insistette per avere la conferma da uno del settore di avere tutte le ragioni di rifiutare un appuntamento con il nuovo veterinario, anche se passando Blue a Liam non avrebbe avuto tanti problemi a uscirci con lui.


- E se poi dovesse andare male a Blue chi ci pensa?- continuò tutto preso dal discorso che stava portando avanti da solo da quando l’aveva iniziato.


- E finirà male.- lo anticipò quando gli sembrò fosse sul punto di prendere parola per schierarsi dalla parte del veterinario e della madre. - Mamma è pessima a indovinare i miei gusti. Mi ha fatto uscire con un irlandese, Liam. Aveva un accento orrendo. Di sicuro il veterinario sarà… scozzese? Magari un russo! Non come te, che sei ufficialmente il mio veterinario preferito.-


- Uh, wow.-


Cercò di non demoralizzarsi di fronte al breve intervento di Liam, gli sembrava fosse ancora più rosso in viso ma non si sarebbe rimangiato quell’ultima affermazione.


- Esatto, un casino. Quindi puoi prendere Blue e liberarmi?-


L’espressione di Liam era un misto tra confusione e una risata trattenuta mentre il rossore resisteva sulle guance. La scossa successiva del capo e la confessione di non avere posto per nuovi pazienti a quattro zampe fece sospirare Zayn e cercare il suo conforto poggiando la fronte contro la sua spalla. Rispose con un grugnito alla pacca contro la schiena e scosse il capo, sfregando il naso contro la camicia profumata di Liam, quando lo sentì difendere il veterinario che doveva essere la sua concorrenza sia in campo lavorativo che sentimentale.


Forse Liam lo conosceva e per quello non lo temeva.



*



Svegliarsi la mattina successiva era stata un’impresa. Tra una leggera emicrania, nausea e un’arsura in gola per colpa dell’alcool era stato difficile trascinarsi fino in bagno per gettare sul viso dell’acqua gelida. L’unico motivo per cui non aveva brontolato quando non aveva trovato Liam ad attenderlo sulla panchina, gliel’aveva detto che non ci sarebbe stato quando si erano salutati la sera prima, era stato il messaggio che aveva ricevuto. Una fotografia della cravatta che si era slacciato non appena era salito sulla macchina di Liam e che si era lasciato alle spalle nella fretta di saltare giù per non fare sciocchezze; come mettersi cavalcioni su di lui per ringraziarlo della bella serata passata assieme. Era una strada trafficata e Liam gli aveva già fatto il piacere di fermarsi proprio di fronte alla scalinata del condominio.

La didascalia che accompagnava la fotografia riportava «Ho un ostaggio» e il messaggio successivo toglieva i dubbi su come dovesse classificare l’uscita con Liam «Posso liberarla solo se mi concedi un altro appuntamento». Quindi Blue non doveva giudicarlo per il versetto che gli era scappato quando l’aveva letto.


«Niente di eccessivo come ieri»


«Ok. A te la scelta.»


La scelta del locale era stata semplice: un posto che non aveva mai frequentato con Perrie o Louis per evitare di trovarseli al tavolo per colpa della loro curiosità nel conoscere il passeggero dell’autobus che gli aveva fatto perdere la testa. Quand’era arrivato con un ritardo di dieci minuti, perché aveva deciso di dare una veloce sistemata alla propria camera nell’eventualità di tornarci in compagnia, aveva trovato Liam ad aspettarlo a un tavolo con un sorriso. Stare nelle vicinanze dell’appartamento era stata un’ottima idea quando due ore dopo avevano deciso di lasciare il locale per un posto più tranquillo.


Il momento in cui Liam aveva deciso mentre camminavano verso l’appartamento di intrecciare le loro dita era stato il picco della serata. Almeno fino a quando si era trovato con le spalle contro la porta e la lingua di Liam contro la gola. Da quel momento in poi era stata una corsa verso il piacere. Liam l’aveva sollevato da terra e Zayn aveva seguito la direzione che stava prendendo quell’appuntamento allacciando le braccia attorno alle sue spalle e le gambe ai suoi fianchi. Essere bloccato tra il materasso e il corpo di Liam non aveva nulla di simile ai sogni. Era molto più soddisfacente ora stringere con le dita le ciocche e sapere di non essere interrotto da Blue, dalla sveglia o dalle note acute di Louis.


- Non stiamo andando troppo veloci?- gli uscì spontanea la domanda quando Liam si impegnò contemporaneamente a slacciargli i pantaloni e lasciargli un succhiotto sotto il mento. Si lamentò subito quando il peso del suo corpo svanì e sollevò gli occhi su Liam che con le braccia tese si teneva sopra di lui con quegli orrendi centimetri a separarli.


- Vuoi fermarti?-


Storse le labbra in una smorfia alla sola idea di rinunciare al calore del suo corpo e scosse il capo per rispondergli prima e riavere indietro tutto quanto; dalle sue labbra sul viso, alle mani sotto la maglia. Lo sguardo di Liam però rendeva chiaro che non avrebbe ripreso tanto presto e fu quello che lo spinse a borbottare: - Facciamo che ci dimentichiamo di quel che ho detto e riprendiamo.-


- Zayn.-


- Okay, okay. È solo che...- girò il viso per fissare le ante dell’armadio, impedendo così agli occhi di Liam di procedere con la sua ricerca, e sbuffò prima di continuare a raffica: - È il primo… uh, secondo? Non so nemmeno se è un appuntamento… appuntamento. Non appuntamento tra amici. Siamo amici, giusto? Non so nemmeno se siamo amici, come posso sapere se… Okay, facciamo davvero finta che non ho mai parlato. Voglio davvero continuare a baciarti e altro. Non ho bisogno di… etichette o non so. Posso farlo. Sì. È okay. Puoi fare finta che non ho mai aperto bocca e...-


- Zayn.-


- Liam, davvero. È okay. Siamo adulti e possiamo fare sesso senza tirare in mezzo sentimenti strani. Solo favori tra amici… uh, conoscenti? Chiudere con un orgasmo una bella serata. L’ho già fatto altre volte. Non è la prima volta. Non dobbiamo fermarci perché sei preoccupato che io...-


- Mi piaci.-


Il resto del discorso diventò un verso intraducibile mentre Zayn fissava con gli occhi sgranati il rossore che colorava le guance di Liam.


- Non come amico. Non solo come amico.-


Mosse il capo in un cenno quando Liam cercò l’approvazione con uno sguardo. Non riusciva a trovare una parola sensata con cui iniziare perché nella testa si stava ripetendo ancora la sua confessione, come se fosse un concetto troppo complicato da assimilare.


- Credevo si fosse capito che c’erano di mezzo sentimenti strani.-


Il sorriso divertito che Liam sfoggiò dopo aver riutilizzato quel termine servì a tirarlo fuori dal silenzio confusionario.


- Ti piaccio.- ripeté in un sussurro, un fiotto di calore prese dimora sulle guance, e alla sua conferma insistette: - Inteso come persona con cui ti piace passare del tempo o...-


- Mi piaci nel senso che vorrei uscire ancora con te e anche baciarti, se è possibile. E presentarti ai miei amici. Ai miei genitori, eventualmente.-


Inarcò un sopracciglio alla precisazione e si fissò su quella curiosità per non soffermarsi su quanto gli aveva confessato, chiedendo: - Dipende da qualcosa? Nel senso… i tuoi genitori?-


Il cenno d’assenso e lo sguardo serio di Liam preannunciavano qualcosa di molto diverso dal: - Solo se ammetti che Batman è meglio di Iron Man.-


Lasciò libera la risata, sentendo la tensione e la stretta allo stomaco sparire piano, poi lo rimproverò con un “idiota” e con le dita di nuovo tra le sue ciocche lo invitò a riprendere la posizione di prima e diminuire le distanze tra loro.


- Sono serio, però. Mi piaci. E anche tanto, Zayn. Quindi se vuoi rallentare…-


- No.- rispose di getto senza dargli il tempo di continuare, spostò una gamba a circondargli un fianco e allo sguardo non ancora convinto di Liam sospirò e spiegò: - Non so bene come ci si muova in una… relazione?-


Sfregò il pollice contro la barba che copriva la mandibola di Liam e senza spostare gli occhi da quel punto al verso d’incoraggiamento sussurrò: - Non ho mai avuto una relazione.-


- Mai?-


Negò con un movimento della testa ed evitò lo sguardo di Liam, preferendo accarezzargli il viso che trovare una reazione nei suoi occhi.


Dovevano aver trovato un accordo perché l’attimo dopo le sue labbra erano tornate a posarsi sulla guancia, sulla gola e su tutto il viso. Il suo sorriso l’aveva sentito su tutta la pelle che toccava e quando finalmente aveva raggiunto la bocca, le loro labbra avevano una curvatura identica.



*



Svegliarsi con il braccio di Liam attorno ai fianchi e il suo petto contro la schiena era stata una bella sorpresa. Si erano addormentati senza accorgersene tra qualche bacio e “da un grande potere derivano grandi responsabilità”; considerata la fatica per convincerlo a vedere almeno il primo film era stato un peccato essere sconfitto dalla stanchezza. Aver dormito con Liam, avvolto nel suo abbraccio, era però una buona consolazione. Ed anche il motivo per cui alzarsi dal letto per rispondere agli artigli di Blue sulla porta era tanto faticoso. Altri due minuti con il respiro pesante di Liam contro il collo e poi poteva affrontare la prima passeggiata con Blue. L’unica a non accettarlo era proprio lei che, dopo aver passato la notte chiusa fuori dalla camera come dopo una punizione, si vedeva posticipata l’uscita. Dopo aver grattato ancora la porta si era messa ad abbaiare e a quel punto Zayn aveva sentito la mano di Liam muoversi contro lo stomaco e il suo respiro cambiare, anticipando il suo risveglio prima dello sbadiglio.


Non doveva essere del tutto cosciente se al “Che ci fai qui?” era seguito un rafforzarsi dell’abbraccio. Zayn non ne era infastidito, poteva anche passare tutta la mattina stretto contro il suo petto, ma Blue non aveva pazienza e aveva ricominciato a grattare la porta e uggiolare.


- Sei tu quello che si trova nel letto sbagliato.- ribatté Zayn dopo una risata.


Si girò tra le sue braccia per guardarlo negli occhi e lo osservò mentre ispezionava velocemente la camera, sporgeva le labbra in un broncio e cambiava posizione, portando con sé il lenzuolo. Sghignazzò divertito quando il respiro di Liam tornò a farsi profondo e si sporse verso di lui per premere le labbra contro la nuca e sussurrare: - Torno subito, non scappare.-


Quando raggiunse il parchetto con Blue e occupò il solito posto sulla panchina gli sembrò che la mezz’oretta non avesse una fine; i minuti non passavano più. E se poi Liam si svegliava e se ne andava? Non voleva rientrare a casa e trovare un bigliettino di scuse. Liam poteva avere mille impegni quel sabato mattina e lui rischiava di perdersi il buongiorno e possibilmente altri baci perché Blue cercava dei sassi su cui rifarsi i denti.


Le slacciò in fretta il guinzaglio ancora prima di aprire il portone quando arrivò al piano corretto dell’appartamento e fece il corridoio in pochi e lunghi passi per arrivare prima in camera. Blue abbaiava dalla cucina dove aspettava gli riempisse la ciotola d’acqua mentre lui fissava con un broncio il letto vuoto. Nessuna traccia di Liam o di un foglietto.


Estrasse il cellulare dalla tasca dei jeans sbiaditi per assicurarsi di non aver perso un messaggio. Poteva essere uscito a comprare la colazione. O forse era Zayn che avrebbe dovuto chiarire meglio che poteva fermarsi quanto voleva.


Pensò a come scrivere il messaggio senza risultare troppo invadente mentre tornava verso la cucina e Blue. Voleva solo sapere se ci fosse la possibilità di rivederlo prima di gettarsi sul nuovo progetto in scadenza senza passare per quello ossessionato e soffocante. La sera prima non aveva esagerato. Non aveva idea di come comportarsi al presentarsi di certe situazioni.


- E il tuo padrone dov’è finito, eh? Il dormiglione è corso in camera a dormire?-


Il verso che gli si incastrò nella gola fu quello che attirò l’attenzione di Liam. Ancora nell’appartamento e con i vestiti della sera prima, piegato sulle ginocchia per muovere le dita dietro le orecchie di Blue.


- Hey!-


I tentativi di Liam di sistemare le pieghe della maglia dopo averci dormito sopra non davano i risultati sperati; Zayn lo notò subito quando abbandonò l’idea di rendersi presentabile con un sospiro e un mezzo sorriso che gli fece tremare un poco le ginocchia. Non ne era molto fiero, ma Liam era ancora lì ed era molto più importante. Si stava frequentando con Liam, erano ufficiali, e poteva benissimo raggiungerlo e baciarlo nel mezzo della cucina.


- Il caffè è già pronto. Non sapevo cosa preferissi quindi...-


Fece proprio quello Zayn. Con due passi gli fu di fronte, le dita strette sulla maglia per tirarselo addosso e poi le labbra contro le sue per prendersi quel bacio su cui aveva fantasticato durante la passeggiata di Blue.


- Buongiorno.- sussurrò contro la sua bocca senza alcuna intenzione di separarsi da lui.


- Buongiorno anche a te, Zayn.-


Spinse le labbra contro le sue solo perché aveva il permesso di catturare il suo sorriso, poi allacciò le braccia attorno alle sue spalle quando Liam approfondì il contatto dopo un morso contro il labbro inferiore.


Perché non aveva mai avuto una relazione quando poteva iniziare la giornata così? O forse era solo l’effetto Liam.



*



«Vieni a farci compagnia stasera. Guarda quanto siamo tristi e soli.»


Al messaggio di Liam seguiva subito dopo una sua foto in compagnia del gatto tigrato dell’amica. Si frequentavano da tre settimane eppure Zayn non riusciva ad abituarsi a quelle fotografie che di tanto in tanto Liam gli inviava; facevano compagnia a quelle che gli scattava quando si svegliava prima di lui e che conservava nella galleria del telefono come fosse la merce più preziosa.


«Miki?» scrisse in fretta Zayn per uscire prima dalla chat ed evitare che Trisha si sporgesse per vedere a cosa stesse sorridendo.


«Volo cancellato. Qualche sciopero, non lo so. Miki è incazzata e quando è incazzata è meglio non fare domande e aspettare. Mia filosofia, non sbaglia mai.»

«Quindi la tua risposta?»

«Robby ed io ti aspettiamo per la serata tra soli maschi. Puoi portare anche Blue, si fa un’eccezione»


«E cosa prevede questa “serata tra maschi”?»


«Eh. ;) »

«Il tuo take away preferito, birra e tutta la trilogia del cavaliere nero»


«...»


«Ho guardato Spider-Man. In una coppia bisogna accettare i gusti dell’altro. :( »


«Liam.»

«Solo il primo e ci siamo fermati appena è comparso Octopus prima che diventasse Octopus.»


«Ho fatto uno sforzo immenso per arrivare fin lì senza lamentarmi»


«Non lo stavi nemmeno seguendo!»


«Okay, scegli tu il film. Basta che non sia Iron Man o CAPITAN AMERICA, che è molto peggio.»


«Come fai a vivere in questo mondo odiando Cap lo sai solo tu.»

«Grease? Louis è riuscito a scaricarlo. Ha la chiavetta piena di musical, pure la versione originale di Footloose.»


«Hmmm, ‘kay.»

«Solo se canti per me.»


«Perfetto, Sandy. Prepara la voce, voglio i duetti.»

«Sai anche tu che sono un perfetto Danny Zuko»


«Meet a boy cute as can be. :) »


Le guance presero subito colore per quel che Liam stava sottintendendo con quel verso della canzone; Zayn si riferiva all’aver già recitato quella parte durante una scenetta scolastica a dodici anni, l’aveva accennato a Liam due giorni prima mentre parlavano dei momenti più imbarazzanti, e invece quel che diceva Liam con quel verso era… Lo trovava tenero? Se il cuore gli batteva in quel modo solo a leggere quella frase cos’avrebbe fatto a sentirgliela cantare?


Il sospiro di Trisha lo distrasse da quel filone di pensieri e gli fece spostare gli occhi dallo schermo su cui appariva l’ultimo messaggio di Liam al viso della madre. Con un verso la invitò a proseguire quel che aveva iniziato con il sospiro; si notava quanto fremesse per introdurre un certo discorso e Zayn poteva solo sperare non si trattasse dell’argomento della domenica che dopo un mese d’assenza si reinseriva nel podio delle loro conversazioni.


- Sarebbe stato perfetto per te, jaan.-


- Chi? No, non dirmelo. So che stai pensando al veterinario. Ti si legge in faccia quando pensi a lui.-


Evitò lo strofinaccio con cui Trisha tentò di colpirlo e si diresse verso la sala da pranzo per finire di apparecchiare. Non si lasciò alle spalle quell’argomento però, lei lo seguì per continuare a tessere lodi sul giovanotto come se fosse un’agenzia matrimoniale e dovesse svendere il candidato scartato da tutti.


- … e giovedì come ci ha sorriso quando ci ha visto. Diglielo anche tu, Waliyha, che a me non crede. Non ho nulla contro il dottor Kleiss perché mi ci trovavo benissimo. Si vede però che ha un… un approccio, sì. Un approccio più giovanile. Ed è simpaticissimo.-


- Non ne dubito.- roteò gli occhi e rimpianse di aver lasciato il cellulare sul bancone in cucina. Se l’avesse portato con sé avrebbe potuto registrare la conversazione e far sentire a Liam cos’era costretto a sentire ogni domenica. L’unica volta in cui era saltato fuori l’argomento del veterinario di Blue gli aveva quasi riso in faccia.


Pensare a Liam lo fece sorridere mentre sistemava i tovaglioli sul piatto e le posate nel corretto ordine; poi era così essenziale la disposizione della forchetta e del coltello a destra o sinistra?


- Non è più cosa?- domandò quando afferrò solo una parte del discorso della madre.


- Disponibile! Sono sicura abbia qualcuno perché quando siamo entrate si stava mettendo d’accordo al telefono per vedersi con il suo...-


- Ma! Non devi origliare! Chi te le ha insegnate queste cattive maniere?-


L’occhiata di Trisha fece ridacchiare tutti quelli presenti in salotto; le sorelle dovevano ricordare le sgridate per aver ascoltato e riportato a tavola le chiacchiere del supermercato quand’erano più piccoli. Una volta Zayn aveva quasi ripetuto alla cassa un pettegolezzo che aveva sentito nel reparto dei cereali, prima di essere bloccato dalla mano di Doniya sulla bocca che aveva reso le parole solo un insieme confuso di versi.


- L’avrei saputo lo stesso.- continuò lei con un movimento della mano, passando poi a girare i coltelli con la lama dalla parte corretta. - Qualche settimana fa parlando con il signor Richards ho scoperto che è sposato. E lui ne era convintissimo perché un suo caro amico ha detto che li ha visti al...-


- Vai dal veterinario per spettegolare?- incrociò le braccia al petto con un sorrisino divertito e carico per quella nuova informazione domandò: - Quindi è finito il periodo del convinci il figlio a uscire col veterinario? Possiamo dire che la campagna è conclusa?-


Roteò gli occhi con un sospiro quando la madre rincarò la dose con i suoi “uomo d’oro” e quanto sarebbe stato bello averlo in famiglia. Era davvero convinta che una volta avesse accettato di vederlo sarebbero passati al primo appuntamento e persino all’introduzione in famiglia.


- Non c’è nulla di male a volerti vedere in una relazione con una persona che ti meriti.-


Zayn abbassò lo sguardo sul tovagliolo che gli era rimasto in mano, aveva stretto un poco la presa alle parole della madre, poi lo distese con cura sul piatto e mosse le spalle per sgranchirsi i muscoli. Gli sembrava quasi di dover iniziare una battaglia. O forse portarne a termine una che stava tirando avanti da troppo tempo.


- Potrei aver...- spostò gli occhi sul padre, seduto a capotavola con il viso nascosto dal giornale, e indirizzò poi lo sguardo sul quadretto. La fotografia scattata sulle scale della casa di Perrie prima di andare al ballo di fine anno stava ancora lì. Trisha gli aveva spiegato che la teneva perché immortalava un momento importante per lui, eppure sembrava resistere in quella casa come la speranza di cambiare quella parte scomoda di lui.


Deglutì tutto quel che gli si era incastrato nella gola e abbassò gli occhi sulle dita che tremavano appena, chiudendole in un pugno per rispondere alla debolezza con qualcosa di ferreo. Logicamente sapeva che Trisha non l’aveva tenuta per un rimpianto del matrimonio mai avvenuto, era la prima che aveva iniziato a parlare di uomini perfetti per lui, ma una parte fastidiosa della testa non poteva fare a meno di rimuginare su ogni dettaglio.


- Ho trovato quella persona.-


Si accorse di aver pronunciato quelle parole quando Safaa smise di importunare Doniya per sapere la scelta dei nomi e notò di sottecchi il piegarsi delle pagine di giornale. Spinse il pugno contro il tavolo per far scrocchiare le nocche, ridacchiò e poi dopo aver scrollato le spalle, come se fosse cosa di poco conto e nulla per cui fare drammi, continuò: - Potrei presentarvelo settimana prossima.-


Il silenzio si protrasse per qualche altro secondo, a Zayn sembrava di vivere un momento senza una parentesi di chiusura. Poi sentì uno sbuffo e rivolgendo lo sguardo in quella direzione notò il sorriso di Waliyha mentre con fare drammatico commentava: - Niente veterinario, che palle.-


Zayn spostò subito dopo gli occhi sulla madre che muoveva la mano per zittirla. Si sentiva come Spider-Man dopo essere stato morso dal ragno; riusciva a cogliere spostamenti d’aria, cambiamenti di espressioni e ancora nulla dal padre che sembrava aver scolpita addosso quell’espressione vuota. Non c’era sorpresa, non c’era disgusto.


- Sei felice con lui?-


Se l’aspettava quella domanda da mamma, però non riuscì a impedire al labbro di tremare appena prima che potesse fermarlo con i denti.


- È l’unica cosa che ci importa quella, jaan.-


Il cenno d’assenso fu tutto quello che riuscì a usare per risponderle, poi chinò la testa per premere il viso contro la sua spalla quando le sue braccia si strinsero attorno a lui. Non voleva nemmeno provare ad alzare gli occhi sul padre. Cos’avrebbe trovato? Il suo sguardo gelido? Le scritte di giornale invece del suo viso?


Strizzò gli occhi per impedire alle lacrime di scivolare giù quando la voce di Trisha contro l’orecchio cercò di rincuorarlo dopo averlo sentito tremare.


- Jaan. Va bene, va tutto bene. Siamo tutti felici per te. Tutti quanti. Ti vogliamo bene, anche chi non riesce a dirtelo.-



*



- Hey.- mormorò quando la porta gli si aprì davanti e senza aggiungere altro fece due passi nella sua direzione per spingere la faccia contro il suo petto. Prese un respiro per riempirsi del suo odore e si lasciò guidare all’interno dell’appartamento con le sue braccia attorno ai fianchi. Il profumo di vaniglia che aveva addosso gli ricordava dei dolcetti che la nonna era solita fare in inverno e si sentiva al sicuro a esserne circondato ora.


Si lasciò cadere con il sedere sul divano e puntò i gomiti contro le ginocchia, nascondendo il viso tra i palmi per darsi un contegno prima di incrociare il suo sguardo. Non poteva passare la serata con quella nuvola nera sopra la testa e rovinare così l’umore di entrambi.


- Niente Blue?-


Scosse la testa e tra le dita farfugliò: - Safaa voleva tenerla ancora qualche altra ora. Dice che la aiuta a studiare.-


La risata di Liam gli fece spostare il viso dalle mani per spingerlo contro la sua spalla. Aveva la maglia umida in quel punto perché non gli aveva dato il tempo di asciugare i capelli prima di comparire davanti al portone del suo palazzo. Si erano dati appuntamento per la sera e lui non era riuscito a resistere oltre le tre di pomeriggio perché il clima con la famiglia si era fatto soffocante. Non era neppure colpa loro, neanche del padre silenzioso. Era lui quello che pensava troppo.


Le dita che gli sfioravano la fronte lo fecero sorridere, il “Non tenere tutto qui dentro” lo fece sospirare.


- Non volevo disturbare.-


- Zayn. Ti ho invitato io, non disturbi.-


Spinse la fronte contro la sua spalla con un grugnito e borbottò: - Sono in anticipo di quattro ore, Liam.-


- Zayn, non disturbi. Ti piace arrivare in anticipo, va bene. Accetto anche questo di te. C’è di molto peggio, come… non so, pensa se fossi un seguace del club del piede. Dovrei inimicarmi quelle spaventose tartarughe per proteggerti.-


Quando la risposta di Liam perse tutta la serietà iniziale sghignazzò contro la maglia e si rannicchiò meglio contro il suo fianco, lasciandosi guidare dal braccio con cui gli circondò le spalle.


- Va un po’ meglio ora?-


- Liam.- si prese una pausa per fissare le loro dita intrecciate sopra la sua gamba, poi si spostò per cercare il suo sguardo e domandò: - I tuoi sanno di noi?-


- Per questo quei messaggi?-


Passò qualche secondo prima che accettasse di non ricevere risposta e riprendesse il discorso per dire: - Miki è una pettegola e le mie sorelle hanno saputo di te quando ti ho visto la prima volta. Poi sono seguite opere di convincimento per chiederti la mano, sorelle maggiori dico bene? E ho dovuto chiarire ai miei che non stavo per sposarmi. Quindi sì, i miei sanno di noi ed è stato molto imbarazzante quando hanno scoperto che finalmente uscivamo insieme. Motivo per cui non li hai ancora conosciuti. Voglio evitare saltino fuori parenti lontani per vederti. Sono un po’… esagerati.-


Chiuse le labbra attorno a un verso pensieroso. Liam aveva una famiglia che lo supportava ed era una buona cosa, era un’ottima cosa. Si mosse per sedersi composto contro lo schienale del divano e sciolse l’incastro delle loro dita per cercare con la mano la compagna e stringerla in una morsa.


- Zayn.- curvò le spalle in avanti per proteggersi dal tono premuroso di Liam e si fissò le nocche bianche. - Non voglio insistere… ma sono preoccupato. E dopo quei messaggi… Vorrei fare qualcosa. Dicono che aiuta parlarne… non tenersi tutto dentro. Non chiudermi fuori, Zayn. Siamo una coppia e voglio ascoltare tutto delle tue pessime giornate.-


- L’ho detto oggi.- disse senza fare passare altro tempo, poi continuò: - Non è… Non è andata male. Sono felici per me. Loro...-


Si zittì quando il resto del discorso gli si fermò nella gola e si schiarì la voce per cercare di scacciarlo in ogni modo ma aveva la voce rauca e una patina lucida sopra gli occhi quando sussurrò: - È il mio papà.-


Continuò a fissarsi le mani perché era molto più facile dell’affrontare qualsiasi cosa avrebbe trovato sul viso di Liam. Pietà o preoccupazione, era la stessa cosa.


- Continua a vergognarsi di me.- sputò fuori con la grinta di chi coltiva lo stesso pensiero per anni.


Sfregò il palmo contro gli occhi per togliersi lacrime che non dovevano esistere e dopo aver lanciato il primo sassolino lasciò che la frana uscisse dalla bocca.


- I suoi amici ridevano di lui. Per colpa mia. Perché preferivo… Loro si vantavano dei loro figli e di quanto erano… uomini. E lui si vergognava di me. Perché ridevano di lui. E io preferivo cantare o disegnare… non avevo le amichette dei miei compagni. E gli dicevano… se non lo raddrizzi viene su strano. Fai l’uomo. Mi ha detto così. E gli ho portato a casa Perrie e mi sono quasi sposato con lei perché così poteva essere fiero di me. Così poteva parlare di me ai suoi amici e vantarsi di avere un figlio... come me. E ora non può più farlo perché non sono riuscito a finire l’unica cosa che approvava. E sto con te e mi piace stare con te e voglio portarti a casa e… e voglio che ti parli come fa con Danny. Vorrei che una volta, una sola volta… Vorrei sentirgli dire...-


Spinse la nuca contro il bordo del divano con un verso infastidito quando non riuscì a concludere e fissò il soffitto con le sopracciglia corrugate, come se fosse la causa di quel pianto.


- Ho avuto a che fare con padri come il tuo.-


Zayn storse le labbra in una smorfia ma non partecipò al discorso, concentrato più sul respiro per non singhiozzare durante il pianto.


- Da gay dichiarato sono una calamita per padri disperati con i loro figli.-


Solo dopo aver ridacchiato piano sentì le sue dita sul braccio, poi sulle guance per asciugargli le lacrime.


- Si risolverà, Zayn. Lo capirà anche tuo padre che non deve più avere paura per te. E se non dovesse capirlo… -


- Liam...- spinse la guancia contro il palmo che gli stava accarezzando il viso e sussurrò: - Non hai bisogno di andare in guerra contro mio padre.-


- Zayn.- Si lasciò guidare dalle sue dita sotto il mento a sollevare lo sguardo e inarcò un sopracciglio quando riconobbe lo scintillio nei suoi occhi. - Sono pronto a combattere contro quattro tartarughe e un topo per te. Tuo padre non mi fa paura.-


Lo allontanò con la mano contro la faccia quando si chinò per prendersi un bacio e senza suonarne davvero infastidito disse: - Sei un idiota.-


Quando Liam si sporse di nuovo verso di lui accettò il bacio, circondò con le braccia le sue spalle e si lasciò trascinare a stendersi sul divano, tenendoselo addosso mentre premeva le labbra contro la barba.


- Liam...- piegò il viso per permettere alla sua bocca di proseguire e fissò il soffitto con un ghigno prima di aggiungere: - Ricordati di preparare le armi allora perché domenica prossima sei stato invitato a pranzo.-


- Mi hai parlato così tanto della cucina di tua mamma che non sono così spaventato come vorresti.-


- Nemmeno di papà?-


Spinse l’indice contro la sua guancia al broncio che esibì l’attimo dopo la domanda e premette le labbra contro le sue in un bacio dolce, separandosi per sussurrare: - Ti proteggo io con tutto quel che ho imparato dal clan del piede.-



*



L’insegna del locale brillava nella pozzanghera che Zayn stava fissando da qualche minuto. Aveva appena smesso di diluviare e le gocce di pioggia rimaste si univano nel loro veloce percorso sul finestrino.


- Sono sicuro non andrà così male.-


- Perché non conosci Louis.- ribatté Zayn in un attimo e sbuffò, spingendo la fronte contro il finestrino freddo.


Aveva avuto una settimana per prepararsi a quell’incontro e in tutti quei giorni aveva solo compreso che era un’assurdità essere pronti a presentare Louis a Liam. Forse Liam aveva ragione quando lo definiva “drammatico”, doveva pur aver preso qualche difetto dal coinquilino dopo averci vissuto assieme quasi due anni, ma non capiva che Louis poteva aprire bocca e distruggergli la reputazione, svelare cose che Zayn poteva anche voler tenere segrete un altro po’. Non era drammatico voler preservare un po’ di dignità.


- E continuerò a non conoscerlo se stiamo chiusi qui dentro.-


- Se stiamo al sicuro qui dentro.- lo corresse.


La macchina di Liam era abbastanza comoda per passarci il sabato sera. A Louis poteva scrivere di aver avuto un contrattempo, un curioso caso di febbre da stress. Le frecciatine che ne sarebbero seguite poteva sopportarle.


- Zayn.-


Ruotò il busto per poter dare tutte le attenzioni a Liam, aveva un sorriso troppo rilassato per quel che stava per accadere, e girò il palmo all’insù per permettere alle dita di incastrarsi.


- Sei stato fenomenale a incastrare per un mese quando portarmi a casa tua ma non penso riuscirai ancora per molto. Prima o poi ci incontreremo, lo sai.-


Spostò gli occhi da Liam all’insegna del locale. Distolse lo sguardo solo quando le nocche di Liam sfregarono contro la guancia e lo puntò sul suo viso per trovarvi rassicurazione.


- Non esiste un coinquilino fastidioso che possa allontanarmi da te. Hey, dico davvero.-


Non doveva sembrare molto convinto. Liam gli fece avvicinare il viso con le dita sul mento e premette le labbra contro il broncio.


- Sono innamorato di te, Zayn. Non c’è nulla che possa dirmi di te per farmi cambiare idea.-


Zayn mosse il viso per sfregare il naso contro il suo, sospirò e spostò entrambe le mani sulle sue guance per ricambiare il bacio. Si separò dopo qualche secondo, fece cozzare le loro fronti con uno sbuffo e borbottò: - Okay, facciamolo.-


Saltò giù dalla macchina per non convincersi a rimanere com’era successo quando Liam aveva parcheggiato e sorrise quando in pochi secondi Liam gli fu accanto con la mano che già si stringeva alla sua.


- E poi sono più preoccupato di fare bella figura con lui. Anche se lo descrivi come un demone so che è importante per te.-


Si spinse contro il fianco per punirlo di quel pensiero assurdo e subito dopo gli sorrise, scuotendo la testa per dimostrargli quanto avesse torto.


Ed eccolo infatti a confermare quanto fossero coerenti le preoccupazioni. Avevano appena varcato la soglia del locale e Louis era già in piedi che si sbracciava per attirare la loro attenzione, perché il grido “Eccoli!” non era bastato.


Zayn sbuffò e borbottò tra sé e sé mentre si lasciava trascinare da Liam verso il tavolo che il loro gruppo aveva prenotato. Harry stava seduto composto nella pacatezza che lo contraddistingueva; come faceva a stare con quel tornado di Louis, Zayn non ne aveva idea.


Il momento delle presentazioni passò senza imprevisti, erano state solo strette di mano e sorrisi.


- Ho sentito parlare di te, Liam. Solo ogni tanto. Zayn non è ossessionato da quanto tu sia… atletico.-


- Io di te ho sentito parlare tantissimo. Sei anche il motivo che mi vieta di avvicinarmi al vostro appartamento a venerdì alterni.-


Zayn spostò gli occhi tra i due che si squadravano, come se fossero in procinto di marchiare il terreno attorno a lui, poi finì a chiedere aiuto con uno sguardo ad Harry che si limitò a sollevare le spalle e spostare poi il braccio sulla sedia di Louis.


- Ha paura del mio potere?-


- Terrorizzato. E ti avviso, dopo un mese le aspettative sono salite di molto.-


Zayn stava stritolando la mano di Liam sotto il tavolo ma sulle sue labbra non compariva neppure l’accenno di una smorfia, continuava a tenere lo stesso sorriso di sfida mentre si studiavano in silenzio.


Il rumore provocato dalla mano di Louis contro il tavolo fece sobbalzare solo Zayn. La risata che ne seguì gli fece abbassare le spalle con un sospiro e allentare la stretta sulla mano sudata di Liam.


- Mi piace! Zayn lasciamelo per dieci minuti e lo renderò mio discepolo.-


La sola idea lo fece rabbrividire. Scosse la testa con una smorfia e intervenne per mettere in chiaro che non li avrebbe lasciati soli neppure un secondo. Louis era una cattiva influenza e ne era un esempio Daisy. Assistendo al primo scambio di battute tra loro era meglio per lui se si fossero tenuti a debita distanza.


Louis ignorò la minaccia, sollevò le spalle e rivolgendosi a Liam disse: - Ti lascio il mio numero, non ti preoccupare.-


Fu Harry ad inserirsi tra loro prima che Zayn avesse la possibilità di strangolare il suo fidanzato, passò loro il menù per decidere cosa prendere e dopo aver scoperto della professione di Liam lo tartassò di domande specifiche sulla corretta alimentazione per gattini di poche settimane.


L’arrivo di Perrie li salvò appena in tempo, prima che Harry potesse tirare fuori il cellulare e mostrare la galleria piena di fotografie e video di gatti o di gatti con Daisy.


Prima che Zayn potesse salutarla e presentarla a Liam, un peso sulle spalle gli fece quasi sbattere la fronte contro il tavolo. Miki stava con le braccia attorno a Liam e Zayn e solo dopo aver schioccato un bacio sulla guancia di entrambi li liberò del suo peso.


- Non mi avevi detto che la tua amica era Pez, Zaynie!-


- Vi conoscete?- domandò con gli occhi che passava tra le due che cercavano di trattenere risate.


Fu Miki a rispondere, con una mano si spostò delle ciocche di capelli scuri dietro la spalla e l’altra l’agitava come per rimandare il discorso.


- Mi ha aiutato a perfezionare delle ricette.-


Zayn non fece in tempo a chiedersi che volesse significare il verso comprensivo di Liam che Miki era già tornata alla carica. Il braccio teso per stringere la mano di Harry e l’attacco di parole in pochi secondi; Zayn era abituato a quella di Louis ma quando l’aveva conosciuta, aveva scoperto che esisteva un livello anche peggiore.


- Tu devi essere Harry.- Poi senza dargli il tempo di rispondere, tenendo sempre stretta la sua mano, continuò: - Zaynie mi ha fatto vedere le foto di tutti quei gattini. Sono adorabili. Troppo cuccioli. Se hai bisogno di trovare una casa per loro ti aiuto. Ho delle amiche che vorrebbero dei gattini. Ho un gatto io, Robespierre, ma è castrato quindi non posso farlo diventare papà. Se non sai a chi dare quei cuccioli, ci sono io ad aiutarti.-


Lo schiarimento di voce di Louis fece sciogliere la presa di Miki dalla mano di Harry. La portò insieme alla compagna sui fianchi, un sorriso vispo sulle labbra, poi piegò il viso di lato e dopo un verso pensieroso disse: - Tu sei lui. Il coinquilino. Zaynie racconta cose terribili su di te.-


- Le migliori spero.-


Il sorriso di Miki sembrava non avere limite per come continuava a espandersi. Era una parentesi tonda che le gonfiava le guance.


La curvatura delle labbra di Louis tese verso destra in un ghigno e Zayn si ricordò troppo tardi della gravità di quel sorriso.


- Allora ti ha raccontato di quando mi ha svegliato all’alba perché era convinto fossi la moglie del suo Liam? Era disperato.-


Zayn stava con le mani contro il viso da quando aveva intuito dove stesse finendo quel discorso, rispose con un grugnito alle risate dei presenti e spinse il piede contro la gamba di Louis per zittirlo. Anche Liam stava ridacchiando ma a lui forse lo permetteva, poi aveva un sorriso dolce sulle labbra quando si decise a spostare i palmi dalla faccia. Il bacio che ricevette contro l’angolo della bocca lo convinse che fosse Liam l’unico a cui era permesso ridere di certe disgrazie.


- Se non ci fosse stato quel malinteso saremmo ancora fermi alla fase dei saluti.-


Sollevò il medio per commentare il verso disgustato di Louis e giusto per infastidirlo girò il viso per trovare la bocca di Liam.



*


- Possiamo sempre rimandare...-


Dalla porta del bagno comparve la testa di Zayn quando Liam propose una via di fuga. Quella domenica Zayn si era svegliato con lo stato d’animo di un carcerato pronto a salire al patibolo, o quasi. L’incontro con il padre non era atroce quanto l’attesa della morte, era peggio. L’aveva detto con le stesse parole a Liam quando si erano svegliati e scambiati il buongiorno e qualche bacio. Liam gli aveva risposto con una risata e l’aveva spinto giù dal letto per invitarlo a prepararsi perché non voleva fare ritardo; non si aspettava che in meno di due minuti cambiasse idea.


- Non ho paura di tuo padre.-


Zayn scosse la testa alla velocità con cui chiarì quel punto e si appoggiò allo stipite della porta per mostrargli di essere interessato alla proposta.


- Ieri c’è stata la bomba Louis e oggi i tuoi? Se non sei pronto possiamo posticipare e...-


Sollevò l’indice per interromperlo, scomparve nel bagno per sputare nel lavandino la schiuma del dentifricio e ricomparve con lo spazzolino che si era tolto dalla bocca e usava per indicarlo mentre con un sorriso divertito arrivava alla conclusione. - Hai paura di mio padre.-


Con pochi passi Zayn raggiunse il letto dove Liam stava ancora sdraiato, prese posto cavalcioni su di lui e piegò il viso di lato mentre lo fissava per capire meglio a cosa fosse dovuto il cambio programma.


- Non è così male mio padre. Settimana scorsa ero… troppo carico.- Sospirò quando Liam incrociò il suo sguardo con un’occhiata scettica. - Dico davvero. Vestiti e lo scoprirai.-


Dopo più di quaranta minuti, solo cinque di ritardo, erano fermi nel parcheggio vicino a casa, dentro l’automobile di Liam e con le dita di Zayn strette attorno ai suoi polsi per impedirgli di aprire la portiera e scendere. L’occhiata che Liam gli stava rivolgendo si traduceva benissimo nel “Non sono io ad avere paura” che aveva sussurrato quella mattina quando Zayn gli aveva dato le spalle per tornare in bagno.


- Ormai siamo qui fuori.- si arrese Zayn prima che l’altro avesse il tempo di proporre cose assurde, come riaccendere la macchina e tornare indietro.


La stretta attorno alla mano di Liam mentre camminavano su quegli ultimi metri di marciapiede si faceva sempre più scivolosa, il movimento regolare del suo pollice contro il dorso lo aiutava a non girarsi e trascinarlo lontano da quella casa. Tutta la tensione invece la stava scaricando sul guinzaglio; le nocche si erano fatte bianche per la forza con cui lo chiudeva nel pugno.


- Zayn.-


Rispose con un verso quando fece cozzare le loro spalle e mosse la testa a destra e sinistra per sgranchire i muscoli quando si fermarono davanti al portone. Doveva stringere i denti e superare il momento di tensione iniziale, poi sarebbe passato tutto in fretta.


Premette l’indice contro il campanello e usò la presa attorno alla mano di Liam per costringerlo ad abbassarsi di qualche centimetro e prendersi un ultimo bacio prima di finire nel mezzo del caos.


- Per portarmi fortuna.- farfugliò con dell’imbarazzo che gli colorava le guance quando spostò gli occhi sul portone chiuso; stava quasi vibrando dalla tensione.


Trattenne il respiro quando due secondi dopo sentì lo scatto della serratura e fu quasi ossessivo nell’interpretare la prima reazione sul viso della madre per essere sicuro di avere quella prima approvazione. Era fondamentale che avesse almeno lei dalla loro parte, poi gli eventuali silenzi del padre li avrebbe digeriti in qualche modo. Fece un passo laterale per premersi con un fianco a Liam e curvò le labbra in un sorriso teso perché non riusciva a capire cosa fosse quell’occhiata confusa e poi sorpresa con cui Trisha li stava fissando da fin troppi secondi.


- Zayn?-


- Mamma, lui è Liam. Liam, mia mamma Patricia.-


Ancora più assurdo il fatto che un attimo prima sembrava stesse per ridere loro in faccia e poi di colpo la sua espressione si era chiusa. Sapeva interpretarla così bene che era sicuro fosse arrabbiata con loro.


- Scusaci per il ritardo ma...-


- Zayn.- Chiuse la bocca di colpo quando solo dal modo che aveva usato per chiamarlo trasparì come una delusione. Poi la fissò sempre più confuso, chiedendosi anche se non fosse in trappola in qualche sogno strano, quando lei continuò: - Ne sarei stata molto felice qualche settimana fa.-


Si scambiò un’occhiata con Liam per essere sicuro di non essere l’unico a trovare assurda quella situazione e riportò lo sguardo sulla madre al sospiro che ruppe il silenzio. Ora pareva essere preoccupata per lui.


- Non è questo il modo… Zayn. Se vi volete davvero bene… La vostra felicità non deve nascere sulla sofferenza di qualcun altro.-


Prima che potesse chiederle il significato di un’affermazione di quel tipo, si era rivolta già a Liam e tutto prese una svolta ancora più assurda quando la sentì dire: - Voglio bene a mio figlio ma voglio bene anche a te. Quello che stai facendo non è corretto e se continui per questa strada...-


- Credo ci sia un grosso malinteso, Trisha.- Zayn annuì per confermare le parole di Liam, anche se gli sembrava azzardato prendersi già certe confidenze con il modo che aveva di rivolgersi a lei. - Se pensi che… Non vi ho mai trattato in modo diverso dagli altri. Blue è…-


- Blue?- ripeté Zayn abbassando lo sguardo su quella che sentendosi chiamare spinse il muso tra le gambe di Liam. Cosa c’entrava ora Blue in quel discorso?


- Liam, non è quello. Se avessi saputo del matrimonio non avrei spinto mio figlio a… Ma non è questo il modo corretto di fare le cose.-


- Matrimonio? Blue? Di che cazzo state parlando?-


Il fatto che la madre non l’avesse rimproverato per la scelta del linguaggio dimostrava quanto fosse seria la situazione.


Cercò una risposta almeno da parte di Liam ma era tutto concentrato in uno scambio di sguardi con Trisha in cui avrebbe tanto voluto partecipare. Stava cercando di mettere insieme i pezzi dei loro discorsi e quel che era riuscito a capire era che sua madre non disapprovava la relazione omosessuale ma la scelta di Liam. Non ne capiva il motivo e sperava non fosse perché era ancora fiduciosa in una relazione con il…


- Quindi mio figlio non sa che...-


- Trisha, non sono sposato. E non so chi ha iniziato a far girare queste voci, Miki è solo una mia amica. L’hai conosciuta settimana scorsa, ricordi? Quella con il gatto...-


- So chi è la signorina Paz.-


Zayn voleva davvero capire qualcosa di più della situazione surreale in cui era finito.


- E allora non so davvero con chi sono sposato questa volta.-


- Maa, io penso che ci sia un malinteso perché...-


- Il signor Richards non è capace di dire bugie. Sapeva che volevo presentarti mio figlio e me l’ha detto subito quando ha scoperto che eri sposato.-


Alla richiesta d’aiuto di Liam allargò le braccia perché se Liam ora non capiva nulla, lui aveva perso il filo del discorso da quando Trisha aveva aperto loro la porta.


- Ti posso assicurare che questa volta ti ha detto una cazzata.- intervenne Zayn per difendere Liam da una ramanzina che non aveva motivo di esistere. Poi inarcò un sopracciglio e ripeté: - Volevi presentarmi Liam? Come fai a conoscere...-


- Vi hanno visti al Royal.-


Il nome suonava familiare ma fu Liam il primo ad arrivarci, lo picchiettò dentro con il gomito e corresse Trisha dicendo: - Ci hanno visti, sì. Mi hanno visto con Zayn. Non esiste un marito, è solo un grosso malinteso.-


Zayn aggrottò la fronte, poi si rivolse a Liam e, ignorando l’ennesimo cambio di espressione della madre, sussurrò: - Quel posto da ricconi dove mi hai portato la prima volta?-


- Non hai voluto correggerlo quando pensava fossimo sposati perché pensavi fosse divertente che...-


- Io ho detto che era crudele correggerlo quando era così nervoso.-


Trisha tossì piano per avere di nuovo la loro attenzione e Zayn cercò di capirci qualcosa di quell’enorme sorriso, dell’euforia con cui chiese di nuovo conferma dello stato celibe di Liam e di come gli stringeva la mano nei palmi mentre lo invitava ad entrare.


- Non conoscevo i tuoi gusti, vero?-


La risata della madre quando diede loro le spalle per rientrare in casa lo offese forse più di quella di Liam. Si girò proprio verso di lui quando lo sentì ridere e con le dita strette alla sua camicia lo supplicò: - Dimmi che ho capito male, ti prego. Liam. Dimmi che non è vero. Non puoi essere lui. Non capisci. Non ridere! La mia vita è rovinata.-


Con una precisione terribile sentì la voce della madre dal salotto annunciare: - Indovinate un po’ chi ci ha portato a casa Zayn?-


Liam aveva pure il coraggio di stamparsi in faccia un sorriso innocente mentre diceva: - Tu non volevi saperne di quello e non volevo rischiare. Non volevo facessi qualcosa di drastico come tagliarmi fuori dopo solo un appuntamento.-


- Quindi tu hai sempre saputo di essere… che Blue…-


- Fin dal primo giorno, sì.- Poi non contento di aver causato la rovina di Zayn, aggiunse: - Trisha parla sempre di te. Ti ho riconosciuto. Anche grazie a Blue. Ti immaginavo un po’… diverso. Non… così. Tutte le mamme tendono a esagerare con la bellezza dei figli.-


- Liam...- scosse la testa con un sospiro quando l’altro rise delle guance rosse che aveva, spinse un pugno contro il suo addome e borbottò: - Ora spero davvero che baba ti massacri perché te lo meriti.-


Ignorò il tono di supplica con cui Liam l’aveva chiamato mentre se lo trascinava dietro e gli restò accanto mentre lo presentava al resto della famiglia, pregustandosi il momento in cui finalmente il sorriso divertito sarebbe scomparso dalla sua faccia per almeno mezzo secondo.


L’unico problema era che ad essere teso non era solamente Liam. Anzi, Liam sembrava tra i due a essere più a suo agio mentre rideva con Waliyha per come poteva essere assurdo certe volte il destino e il karma. La sorella aveva messo particolare precisione a ricordare ogni conversazione domenicale che aveva avuto Zayn con la madre sul veterinario di Blue con cui proprio non voleva saperne di uscire. Un tradimento come quello se lo aspettava quando due secondi prima aveva scoperto che lo sconosciuto dell’autobus per cui nutriva una cotta da mesi coincideva con il veterinario che avrebbe potuto frequentare da un anno, se solo avesse ascoltato i consigli di mamma Trisha che lo conosceva piuttosto bene e ci stava tenendo a precisarlo più e più volte con orgoglio.


- Se mi avessi mostrato una foto a quest’ora...-


Il resto del discorso su come si poteva evitare tutto quello gli restò incastrato a metà gola, tossì due volte e poi spinse il gomito contro il fianco di Liam che stava difendendo la decisione presa mesi prima a non dirgli nulla, ottenendo l’approvazione di Trisha. L’inespressività di Yaser era rotta solo dal sopracciglio inarcato; che fosse una reazione positiva o negativa Zayn non poteva saperlo e gli restava da aspettare che facesse qualcosa di più evidente.


La sua mano sulla spalla di Liam non l’aveva presa in considerazione come scena nemmeno nella più stravagante fantasia. Eppure era quel che stava succedendo davanti agli occhi. Una pacca sulla spalla da parte di Yaser, un minuscolo sorriso sulle sue labbra e Liam che con imbarazzo ci teneva a precisare: - Non lo sapevo questo, Zayn. Dico davvero. Giuro. Non ne avevo idea.-


- Non sapevi… cosa?-


- È un volontario nella mia squadra.- spiegò conciso Yaser, un tono quasi soddisfatto nella voce. Molto più comprensibile per Zayn quando continuò: - Ti ho parlato di lui, ricordi? Il litigio in palestra con Ricky.-


- James?! Non era James?!- s’intestardì Zayn con le guance in fiamme mentre Waliyha quasi cadeva a terra per quanto rideva dopo ad aver collegato tutti i tasselli.


- Uh, il secondo nome. Liam James, sì.-


Liam aveva anche la decenza di ridacchiare imbarazzato mentre lui voleva prendersi una pausa di qualche anno dalla vita.


- Vi siete messi d’accordo tutti quanti o...- cercò di parlare sopra la risata di Waliyha ma era impossibile mentre lei ripeteva “Tre in uno” quando le chiedevano di spiegare cosa ci fosse di tanto divertente.


- Perché? Anche lui voleva farti uscire con me?-


Quella di Liam voleva essere chiaramente una battuta, anche per come lo prendeva dentro con il gomito e per il ghigno che era tornato a occupare le labbra. Zayn non aveva molta scelta oltre a sospirare e pregare che quel pranzo passasse molto velocemente.


- Oh.-


Una prolungata pausa di silenzio mentre Trisha insisteva di avere tutti i meriti per averglielo voluto presentare per prima.


- Almeno sappiamo che tutta la tua famiglia ha un debole per me.-




« And in your eyes, I see the missing pieces
I'm searching for, I think I've found my way home »




Angolo Shine:


Per tutti i superstiti di questa nave alla deriva. ♥


Chi lo sa quanti anni passeranno ancora prima che io pubblichi il pov Liam di questa storia. Non ci resta che aspettare, come tutti i documenti che mi aspettano sulla chiavetta in attesa di ispirazione.


Buon inizio di settimana a tutti.


A presto, forse. È sicuro che ritorno.

   
 
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