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Autore: MrsSusyUlrich    17/09/2019    0 recensioni
Selena è una donna ormai di 30 anni. Gestisce un albergo nella piccola cittadina di Townsville. Donna single da ormai due anni. La sua ultima relazione è stata un completo disastro. Il suo ex compagno l'ha tradita nei peggiori dei modi e d'allora si è concentrata solo sul lavoro. Durante un trasloco, recupera una scatola rossa contente i suoi vecchi diari del liceo. I vecchi ricordi della sua vita da ragazza liceale, riaffiorano nella sua mente. La vecchia ragazza in carne, nerd e timida ritorna facendola sentire senza armature.
Derek Swan ha 32 anni. È tornato di nuovo nella sua vecchia città, dopo aver abitato a New York e Sydney per sei anni. Appena divorziato si concentra nel suo lavoro. È appena stata assunto al suo vecchio liceo diventando professore di ginnastica e mister della squadra di basket.
Derek e Selena hanno un passato comune. Lui è stato il suo peggior incubo per 5 anni. Lei è stata il suo passatempo.
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Selena scese dalla sua Dodge Dart rossa, appena acquistata dopo due anni di duri sacrifici. Raccolse la sua borsa nera, abbinata alle sue scarpe col tacchi lucide e si avviò verso l'ingresso del suo albergo. Il giardiniere aveva appena sistemato i fiori, specialmente le rose rosse. Attraversò il corridoio che conduceva sia alle scale e alla receptionist, dove Andrea stava rispondendo al cellulare mentre le dita battevano sulla tastiera bianca del computer. «Ehi». Anne la sua migliore amica, sbucò dalla cucina pulendo le mani sporche do farina sul suo grembiule rosso. «pensavo che avresti fatto tardi. Com'è andata?». Sapeva a che cosa si stesse riferendo, ma non c'erano dettagli da raccontare. Era stata una semplice cena con un uomo che aveva conosciuto una settimana fa. Non si era fatta grandi aspettative, ma non si aspettava nemmeno di sedersi a tavola con un cafone che aveva parlato esclusivamente di se stesso e della sua ex moglie. Era questo il motivo principale perché non usciva con un uomo divorziato. «Non è andata» scrollò le spalle spingendo la porta di legno della cucina e si andò a riempire la sua solita tazza di caffè. «Come no?» Anne inarcò il suo sopracciglio chiaro, come lo erano i suoi capelli biondi legati in una coda di cavallo abbastanza alta. «Non ha fatto altro che parlare di se stesso. Della sua ex moglie. Di come era perfetta la sua vita insieme a lei e come ciliegina sulla torta: ha lasciato che pagassi il conto. Okay niente in contrario ma» si scansò una ciocca di capelli color miele dietro all'orecchio. «non è quello il punto. Ma ha fatto apposta a scegliere i piatti più costosi». «Non ci posso credere». Anne sgranò gli occhi sorpresa dalle parole della sua migliore amica. Si era fatte grande aspettative su di lei e su di lui. Non si aspettava di certo che Alex si sarebbe dimostrato un uomo educato e aperto a nuove relazioni. Non era la fine del mondo, pensò Selena mentre si gustava il suo caffè perfettamente zuccherato come piaceva a lei. Ogni mattina, Anne le faceva trovare il caffè già pronto. Sapeva che la sua migliore amica non iniziava la giornata senza la sua dose di caffeina in corpo. Anne e Selena si erano conosciute a dei corsi di gestione alberghi. Anne era entrata in classe in ritardo. Si era seduta nell'unico posto libero, ovvero vicino a Selena. Quest'ultima aveva riso nel vederla così agitata, con le guance arrossate dal freddo di dicembre e i capelli scompigliati che non aveva nemmeno tentato di dargli un aspetto migliore. Selena aveva proposto ad Anne di lavorare nel suo albergo, mancava del personale e Anne le sembrasse la persona adatta per aiutarla. Ad Anne serviva un lavoro, aveva colto l'opportunità e dopo tre anni erano insieme al Skyland Diamond. «Non farne una tragedia, Anne» sogghignò Selena incurvando appena le spalle e finii di bere il suo caffè. «era solo un'uscita, non mi sono fatte grandi aspettative. Non ho bisogno di un uomo adesso, sto bene da sola e sono serena». Prima di conoscere Alex, non usciva con un uomo dalla fine della sua storia con Patrick. Credeva che lui fosse l'amore della sua vita, o quello giusto per costruirsi una famiglia e mettere su radici. Ci aveva sperato, per un po', aveva anche creduto di poter accettare di andare a vivere con lui, nel sud di Townsville. In una casa che sembrava una villa. Con un bellissimo giardino ben curato che divideva la casa dalla dependance, che Patrick usava quando aveva ospiti a casa. Si era immaginata di vivere lì, svegliarsi in quel caldo letto tra le sue braccia. Di preparare la colazione in quella bellissima cucina in stile inglese, lui amava l'Inghilterra. Ma le cose non erano andate come sperava. Patrick l'aveva lasciata il giorno del suo compleanno e qualche settimana dopo era convolato a nozze con quella che era la sua amante. Una giovane e viziata ragazza di città che indossava solo vestiti rigorosamente firmati. Capelli biondi tinti, le ricordava il colore del canarino di un cartone animato. Si chiedeva in che cosa avesse sbagliato! «Lo so, ma da come ne parlavi sembrava un altro tipo di uomo». Lo credeva anche Selena, ma non era la fine del mondo. Non era né il primo appuntamento andato male e tanto meno l'ultimo. Molte donne avevano avuto la sfortuna di uscire con un uomo del genere e non c'era nulla da vergognarsi che fosse successo anche a lei. «Ora torniamo a lavoro». Selena le sorrise velocemente. Non voleva sostenere quella conversazione, non ne trovava l'utilità. Parlare di qualcuno che non riteneva interessante la faceva annoiare e sapeva che non poteva permettersi il lusso di spettegolare con la sua migliore amica, aveva un albergo da gestire e molte persone contavano su di lei affinché tutto andasse nel verso giusto. Uscii dalla cucina, pronta a immischiarsi con i turisti e il personale, pronta a subirsi le lamentele di Dorothy Gibson, la donna delle pulizie che si occupava delle due suite grandi all'ultimo piano. Lamentandosi del fatto che i coniugi Marsh sporcavano la stanza, lasciando tutto in disordine. Cuscini buttati a terra, fazzoletti arrotolati accanto al cestino della spazzatura. Finestre aperte e la tavoletta del water alzata. Dorothy non era di certo una donna facile, anzi era dotata di poca pazienza, a volte non sembrasse averne. Incurvava le sue labbra sottile sempre tinte di quel rosso scuro, le rughe segnavano il viso rotondo e grosse occhiaie la facevano sembrare più grande della sua età. Ma Dorothy non era solo lamentosa e scontrosa come in molte pensavano, era una donna forte e sicura di se stessa. Aveva sofferto, la sua vita non era mai stata facile. Aveva perso sua madre alla tenera età di tre anni e doveva occuparsi di suo padre quando perse il lavoro, troppi dipendenti e la fabbrica non poteva gestire tutti gli operai, era stata la scusa del datore di lavoro di suo padre. Reduce da un divorzio e da un figlio di sedici anni da mantenere, si faceva in quattro e aveva un secondo lavoro, lavorava nel piccolo ristorante del signore Smith, una tavola calda per di più. L'orologio batté mezzogiorno in punto. Metà giornata era volata via. Selena si era tenuta occupata nel suo ufficio, a firmare documenti e controllare i conti e i bilanci. C'era stato un lieve aumento rispetto all'anno precedente. Era convinta che fosse il fatto che avevano restaurato l'albergo e aggiunto più servizi o come sosteneva Anne, era Selena ad attrarre la clientela. Non l'aveva mai vista in questo modo, insomma come poteva lei riuscire ad attirare qualcuno se non era capace di tenersi un uomo? Si allontanò dalla sua scrivania quando sentii bussare alla porta della sua scrivania. Raccolse la sua giacca ed uscii dal suo ufficio e guardò la sua migliore amica, un po' stanca e sentiva le sue gambe indolenzite per essere stata rimasta seduta troppo tempo sulla sua sedia nera girevole e di tanto in tanto, si divertiva a girare su se stessa così da sentirsi ancora una ragazzina. Da piccola si divertiva a farlo, chiusa nel vecchio ufficio di suo padre. Rideva da sola e si sentiva così leggera e in pace con se stessa chiusa nel suo mondo, lontano da tutto e da tutti. Selena sapeva che non era più quella ragazzina, ma sapeva che era chiusa da qualche parte dentro di lei, nascosta al sicuro per non farsi male. Non poteva permettersi altri sbagli, non poteva più essere quella ragazzina agli occhi delle persone. «Cosa ha cucinato il nostro chef?». Si accomodò al solito tavola, circondata da facce estranee che aveva sorriso tutto il tempo. La tavola era stata apparecchiata davvero bene, le posate d'argento perfettamente messe a lucido qualche ora prima. I bicchieri di cristallo, comprati da qualche giorno e la tovaglia di un bellissimo verde acqua e le conchiglie messe in circolo intorno ai piccoli bouquet di fiori. Le ricordava il mare e si rese conto che non andava al mare da ben due anni. L'ultima volta c'era stata con Patrick, ma adesso era soltanto un lontano ricordo. «Insalata di mare, spaghetti allo scoglio quelli che ti piacciono tanto...» Anne le sorrise tutto il tempo. «e infine la scaloppina». Selena amava il menù a base di pesce, le ricordava le sere in spiaggia e i bagni di sera. «Mi ha scritto David» Anne si mostrò neutrale quando si versò da bere. Vino bianco, un'ottima scelta per accompagnare i sapori salati del pesce. Ottenne l'attenzione della sua migliore amica e proseguì. «non è che mi abbia detto poi chissà cosa, le solite cose insomma». Sventolò la sua mano, quasi annoiata ma Selena sapeva che questa situazione con David la metteva alla dura prova. «Insomma...vuoi dirmi cosa ti ha scritto?». Domandò Selena impaziente di sapere le ultime novità di David, il fratello di Anne che era partito per l'Europa senza una reale ragione. Forse si era semplicemente stufato della vita monotona di Townsville, forse desiderava molto di più. Esplorare il mondo, vedere nuove cose e accumulare esperienza. Cosa che non era sbagliato, anzi, era da ammirare il suo coraggio, ma se non fosse stato un marito che aveva lasciato a casa sua moglie e i suoi due bambini, David sarebbe giustificato dalla sua curiosità di esplorare più posti possibile del mondo. «Mi ha chiesto dei bambini. Assurdo, se ne va, sparisce senza una ragione e ha il diritto di chiedermi dei bambini?». Il tono di Anne era cambiato. Era diventato più cupo e alto, alcune persone si erano voltate verso di loro e Selena si sentiva mortificata per avere attirato attenzione che non volesse affatto. «è in Italia, probabilmente in qualche stanza di hotel con una ragazza, o due, ubriaco fino al midollo». Anne tendeva molto a travisare la realtà ad ingigantire molto le cose e vedere sempre le cose nere ma mai in bianco. Era solo preoccupazione, giustificata dall'amore fraterno che nutriva per David. «Non credo che sia così, non hai le prove e sui social non pubblica più niente dall'estate scorsa». Provò a farla ragionare. David era sempre stato amico della tecnologia, restando a passo con le nuove invenzioni e seguendo la moda di postare ogni dettaglio della sua vita su Instagram o su Facebook, cosa che Selena non faceva. Aveva solo il profilo dell'albergo, un sito web e si era iscritta a Facebook ai venti anni, quando aveva iniziato il college cercando di dimenticarsi gli anni bui del liceo. «Lo so» annuii distrattamente. Non sembrasse ascoltarla, ma Selena preferì non farne parola. «è solo che non capisco. Le cose con Miranda andavano così bene e pensavo che dopo la nascita dei gemelli, David averebbe ottenuto qualsiasi cosa dalla vita». Era stato un gesto da uomo incosciente e poco maturo e la piccola comunità parlava. A volte Selena aveva udito le chiacchiere delle persone, non erano mai cose belle, anzi, si sentiva male per Anne. Anche se non conosceva bene David. L'aveva visto rare volte, alle cene della domenica o ai pranzi settimanali con Anne, ma non si era mai unito a loro. Non avevano chissà quale rapporto ma sentire le persone parlare in quel modo di David, non le faceva piacere. Nessuno meritava di finire sulla bocca di tutti senza sapere infatti come fossero andate le cose. «Forse è solo confuso. Forse ha bisogno di staccare la spina». Anne la guardò male. «Non tentare di giustificarlo, Selena, è solo un pazzo senza ragione. Il vecchio David non avrebbe mai fatto una cosa del genere». Bevve velocemente il bicchiere di vino bianco, fino all'ultima goccia e Selena ebbe paura che potesse sentirsi male o strozzarsi. «Io non lo conosco», le ricordò scrollando le sue spalle piccole ricoperte dal tessuto di lino viola della sua camicia. «sto solo tirando delle ipotesi non lo sto giustificando affatto. Sai che non mi baso mai sull'apparenza». Era quasi una critica la sua, ma la mascherò dietro ad un sorriso. Non voleva di certo mettersi a litigare con Anne, non per colpa di David, per un uomo che conosceva appena. «Lo so»disse di fretta e l'arrivo del cameriere mise fine alla conversazione, in malo modo a seconda di Selena che aveva guardato la sua migliore amica con stupore. Andrea la fermò appena sul portico, stava andando via. Stava andando da Becky a mangiare il suo hamburger, a seconda il migliore che avesse mai mangiato in tutta la sua vita. Erano dieci anni quando andava da Becky, da quando la proprietaria aveva deciso di aprire un piccolo locale. Era solita andarci anche di mattina, solo se ne aveva tempo e sentiva la sveglia suonare. «Dimmi Andrea, c'è un problema?». Cercò di mascherare la sua stanchezza dietro ad un sorriso. Un capo doveva sempre mostrarsi disponibile, sorridere in qualunque situazione ed essere di aiuto. Era ciò che aveva imparato in questi anni, funzionava benissimo. «No, solo un piccolo malinteso. Il signor Swan è appena arrivato in città e non ha posto dove andare e ha prenotato la stanza, oggi. Di solito accettiamo prenotazioni di due o tre giorni prima del arrivo». Capiva cosa stesse dicendo, ma era distratta dopo aver ascoltato il cognome Swan. Non le era sconosciuto, le suonava familiare ma decise di ignorare la sua sensazione e sorrise di rimando ad Andrea, che sembrava essere nel panico totale. «Dato che sono di buono umore» scherzò su. «accetta la prenotazione e magari dagli la camera con letto singolo, ovviamente se non ha moglie e figli». Andrea parve sorpreso ma poco dopo annuii e ringraziò e si congedò andando a confermare la prenotazione del signor Swan. Selena sorrise e iniziò a scendere i tre scalini che conducevano poi al vialetto ben curato. Si bloccò all'arrivo di un auto, un Audi, non conosceva la serie ma sembrò nuova. Il nero era lucidato, e la luce dei lampioni risaltava il colore. La tappezzeria all'interno era bianca o almeno era quello che riusciva a vedere. Incuriosita se ne restò ferma, con il palmo alla mano che premeva contro la colonna bianca. Vide una figura maschile scendere dall'auto e sbatterla poco dopo. Due fattorini lo raggiunse e si affrettarono a prendere i suoi bagagli. L'uomo si tolse i suoi occhiali neri e lo vide guardarsi velocemente intorno e fare il giro della sua audio nera e si bloccò a fissarla. Selena scrutò con attenzione il suo viso, ogni dettaglio. Le lunghe ciglia scure nascondevano appena i suoi occhi grigio-verde. I capelli castani che tentavano di resistere a tutto quel gel, ma alcune ciocche ricci e si ribellavano a quella acconciatura quasi da uomo perfetto. La classica acconciatura da uomo perfetto, forse un avvocato o qualcuno di importante. Aveva la mascella pronunciata e dei zigomi abbastanza alti. Le labbra erano rosee e incurvate in giù, come se non volesse mostrare ciò che stava provando. Era un bel uomo, pensò Selena mentre cercò di non guardarlo con troppa attenzione. Sua madre le aveva sempre detto che era da persone maleducate fissare gli altri con troppa attenzione. Lei non voleva essere maleducata, quindi si prestò a dirigersi verso il parcheggio verso la sua auto e non voleva nient'altro che gustarsi il suo buon hamburger da Becky e di rilassarsi dopo una giornata stressante di lavoro. Non aveva più parlato con Anne, si era tenuta occupata pur di non parlare di David e Selena l'aveva capito, insomma, chi era lei da pretendere che la sua migliore amica parlasse? Nel momento in cui furono vicini, lui alzò lo sguardo su di lei inchiodando i suoi occhi ai suoi. Le labbra si tirarono su in un leggero ghigno, Selena sbatté le palpebre stupida dal suo sguardo. Si chiese come mai di quella occhiata, magari era dovuto al suo aspetto stanco, poco riposato. O al fatto che indossava la camicia viola sbottonata di due bottoni e abbassando lo sguardo non notò che si vedesse il reggiseno nero. Lo sentii ridersi, come se si stesse prendendo gioco di lei. Non era così! Era solo divertito dal fatto che lei avesse abbassato lo sguardo verso il suo seno per notare se si intravedesse il reggiseno. Selena si strinse nelle spalle ed entrò in macchina cercando di ignorare quello sguardo. Mise in moto e si allontanò dall'albergo, imbucando la strada secondaria che l'avrebbe condotta al centro. Aveva evitato di prendere la strada principale solamente per non rischiare di imbattersi nel traffico. Si sedette vicino alla finestra. Amava sedersi lì. Amava guardare la vita che scorreva davanti ai suoi occhi. Vedere le persone e immaginarsi vari scenari della sua vita. A sedici anni, si sedeva al vecchio caffè del paese, accanto alla finestra con il suo bicchiere di carte caldo di caffè. Guardava fuori, quasi rapita. Si immaginava la sua vita al college. Si domandava spesso se sarebbe mai cambiato qualcosa. Le piaceva sperare di sì. Insomma, non poteva piovere per sempre, no? «Sera, Selena». Becky la salutò con il solito entusiasmo che la faceva sentire a casa. Selena sorrise e ordinò il solito, ma aggiunse una porzione di patatine e del ketchup. Aveva fame e non le importava più di prendere dei chili, li avrebbe persi nello stress da lavoro. «posso?». Indicò la sedia di fronte a lei. Selena annuii e sorrise quando si ritrovò a guardare il viso stanco di Becky. «Ti vedo piuttosto stanca» commentò Becky poggiando la sua mano su quella di Selena. Quest'ultima annuii scrollando poi le spalle. «Abbiamo molte prenotazioni e devo restare dietro ai conti etc» incurvò le labbra piene in un sorriso stanco. «Lo immagino, gestisco questo locale e ritorno a casa sempre sfinita», Becky ridacchiò scrollando le spalle, sembrasse reggere la stanchezza da lavoro e Selena si chiese come faceva a sostenere tutti questi ritmi. «il trasloco come va?». Sbuffò. «Non va, insomma ho alcune scatole piene di oggetti e sacchi di immondizia da riempire». Selena aveva deciso di vedere la sua vecchia casa, comprata dopo sei mesi che aveva iniziato a lavorare. Era ora di cambiare, dato che la casa distava molto dall'albergo e necessitava di una casa più vicina, in modo da non fare tardi a lavoro e di potersi permettere il lusso di restare sotto le coperte più tempo. «Vuoi una mano?». Selena sorrise a quella richiesta di aiuto, ma non poteva accettare, lei aveva già il suo lavoro e sarebbe stato da egoista permettere a Becky di aiutarla a fare le valige, a riempire scatoloni e fare tutto quello che si faceva durante un trasloco. «No, ma grazie per l'offerta. Mangerò e riempirò altre scatole e andrò dritta a letto». Era quello il suo piano dopo aver cenato e sapeva che si stava togliendo delle ore di sano riposo, ma non poteva rimandare. A fine mese doveva lasciare la casa e l'agenzia l'avrebbe messa immediatamente sul mercato. Il signor White, le aveva assicurato che la casa era in ottime condizioni, che con un colpo di fortuna l'avrebbe venduta subito, senza aspettare anni o lunghi mesi. Il cameriere le portò il suo hamburger; come sempre Selena sorrise ringraziando del servizio. Aveva un aspetto delizioso, sembrò più grande e pieno del solito Becky le disse che l'aveva fatto appositamente per lei, l'aveva vista così sciupata e stanca. Selena si era quasi dimenticata della sensazione che si provava quando qualcuno si prendeva cura di lei. Erano anni che qualcuno non la faceva sentire protetta e Becky era come di famiglia, una zia o una seconda mamma.
   
 
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