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Autore: destiel87    17/09/2019    11 recensioni
“Amo questa musica!” Esclamò Azraphel raggiante.
“Un branco di scimmie suonerebbe meglio.” Replicò Crowley nauseato.
“Amo tutte queste luci!”
“Sono fastidiose!”
“Amo tutte queste persone gioiose.”
“Odio tutti quanti.”
“Amo queste stelle!”
“Sono sopravvalutate.”
“E amo te!”
“C-che cosa?” Esclamò Crowley, sputando la sua birra su di un ignaro passante.
“Io… Credo di aver appena detto che ti amo!”
Il demone si guardò intorno, e non trovando di meglio, si appropriò di una bottiglia di quella che sembrava vodka a buon mercato.
Il ragazzo, derubato della sua fonte di divertimento, protestò vivacemente.
“E’ un’emergenza!” Gli urlò lui, attaccandosi poi alla bottiglia.
“Senti angelo… Esattamente cosa intendi con ti amo? Insomma, vuoi dire che mi ami come le stelle e la musica e tutto il resto?”
“Io… No. Intendo che ti amo, davvero. Sai, mi sento molto più leggero adesso! Era da così tanto tempo che volevo dirtelo…”
Azrpahel sorrise raggiante, poi si avvicinò a lui, con il chiaro e minaccioso intento di baciarlo.
Crowley fu preso da quello che, nel mondo femminile è comunemente chiamato:
“Paura delle relazioni e conseguente attacco di panico.” O anche “Attacco di stronzaggine acuta.”
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Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Aziraphale/Azraphel, Crowley
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Accidentally in love
 


Ci sono molti modi per dire ti amo.
C’è chi usa i fiori, chi scrive lettere, i più romantici accompagnano il gesto con un anello, altri ancora lo fanno su una spiaggia al tramonto, o sotto la tour effiel.
Non è questo il nostro caso.
Ci sono volte in cui, semplicemente quelle parole ti escono fuori accidentalmente, in un momento di gioiosa quotidianità. Rimangono dentro di noi così a lungo, che approfittano del primo attimo di distrazione per scappare fuori.
Per essere precisi, decisero di scappare dalla bocca di un certo angelo, la notte del 3 aprile, in una festa di campagna nel sud del Sussex.
Era una notte piacevolmente calda, una serata tutto sommato tranquilla, in cui famiglie e gruppi di amici si riunivano per un po’ di sano divertimento, nel grande parco del paese.
Negli alberi avevano sistemato tante piccole lanterne colorate, che davano la sensazione di essere circondati da grandi lucciole multicolore.
C’ erano banchetti di dolciumi e cianfrusaglie antiche, per cui gli inglesi hanno una particolare passione, tra cui il nostro angelo. C’ erano anche piccole giostre per i bambini e giochi a premi per i più grandi, desiderosi di vincere un peluche per la propria innamorata.
Avevano allestito anche uno spazio apposito per ballare, e dal palco un gruppo di non più tanto giovani musicisti cantavano canzoni allegre e romantiche, sbagliando di tanto in tanto le parole a causa del livello crescente di birra nei loro corpi.
Azraphel aveva in qualche modo portato a quella festa Crowley, che era tutt’ altro che entusiasta di essere trascinato fuori dal suo appartamento e sporcare la sua bentley di fango.
Ma l’ angelo aveva tirato in ballo una famosa cena che gli doveva da parecchi anni, e come arma finale aveva sfoderato i suoi pericolosissimi occhi dolci, a cui il demone non sapeva proprio resistere.
Era con quella vile tecnica, che l’ aveva costretto ad accompagnarlo alla fiera del libro l’ anno scorso.
E così, ecco che i due camminavano tra le vie fangose della festa, tra le imprecazioni del demone, e i continui gridolini di gioia dell’ angelo.
Quando capitarono davanti al banchetto dello zucchero filato, Azraphel non seppe proprio resistere. Non ci provò nemmeno, a dirla tutta.
In pochi momenti ebbe tra le mani un’ enorme batuffolo di zucchero rosa, in cui ci affondò letteralmente il viso.
Alla fine si ritrovò con una buffa barba rosa, e Crowley nonostante tutto il suo autocontrollo, non riuscì ad evitare di fargli una foto, mentre l’ altro non guardava.
Disse a sé stesso che l’ avrebbe usata solo allo scopo di ricattarlo in futuro, anche se la cosa convinceva poco anche lui.
Dopo un po’ venne bruscamente tirato verso un banchetto di giochi a premi, dove l’ angelo aveva individuato un’ orsacchiotto in tweed, che stringeva una tazza di te.
Nonostante le sue energiche proteste, Azraphel tentò comunque di vincerlo.
Tre tentavi dopo, l’ orsetto era ancora appeso, e l’ angelo aveva il broncio.
“Potresti sempre fare un miracolo no?” Sbottò Crowley spazientito.
“No! Non sarebbe corretto!” Replicò l’ angelo, cercando un’ altra banconota nella tasca.
“Ehi signore!” Esclamò il ragazzo del banco, che dall’ aspetto doveva avere si e no ventanni, e una collezione ammirevole di brufoli giovanili. “Vuole provare lei?” Disse a Crowley.
“E perché mai dovrei farlo?” Disse lui stizzito.
“Beh, potrebbe vincere l’ orso per il suo ragazzo, signore!”
Crowley non sapeva se lo infastidiva di più la parola signore, o l’ assurda affermazione riguardante il suo ragazzo.
Si avvicinò un poco al giovane, con lo sguardo truce.
“Guarda che ho ucciso per molto meno!” Esclamò.
“Scusi, signore!” Si affrettò a dire l’ altro, facendo qualche passo indietro.
Crowley stette un po’ a fissare il ragazzo, in evidente imbarazzo, e poi l’ angelo, che se possibile era ancora più rosso.
Alla fine, prese il fucile.
Azraphel sorrise di gioia.
“Smettila subito o non lo faccio!” Lo rimproverò Crowley.
Azraphel dovette concentrarsi con tutto sé stesso, per farlo sparire.
Pensò a dei libri antichi buttati nel fango, e ci riuscì.
Con poca fatica, ma molto imbarazzo, Crowley riuscì a centrare le bottiglie e a vincere l’ ambito premio.
Lo consegnò sbuffando all’ angelo, che lo strinse subito al petto.
“Oh caro grazie! Sei proprio d…”
“Se provi a dire quella parola, giuro che decapito la bestiaccia.”
Azraphel fece uno sguardo sconvolto, e chiuse la bocca.
Proprio quando pensava che non potesse andare peggio di così, Azraphel individuò un banchetto dove un fotografo si offriva di fare foto buffe alle coppie.
Aveva un particolare talento, nell’individuare questo tipo di cose imbarazzanti, notò il demone.
“Non se ne parla.” Esclamò Crowley. “ Neanche tra un milione di anni riuscirai a convincermi angelo! Ho una certa reputazione da mantenere!”
Circa quattordici minuti dopo, Crowley si ritrovò un cappello da cowboy addosso, dei baffi finti e una pistola dorata in mano.
Al suo fianco, Azraphel sorrideva eccitato come un bambino, e osò pure prenderlo a braccetto.
“Ti odio.” Sbuffò il demone, mentre il fotografo scattava la foto.
Passeggiarono a lungo, tra le luci e le risate, fastidiosissime notò Crowley, di bambini felici.
I penseri di Azraphel variavano dal Voglio quella crostata di ciliegie a E’ davvero bellissimo, questa sera.
E pensieri di Crowley variavano da un sono lo zimbello dei demoni a se solo non fosse così carino.
Qualche ora dopo, mentre Crowley stava bevendo sconsolato una birra scadente, pensando ad una scusa per tornare a casa e conservare un po’ di dignità, Azraphel si avvicinò raggiante a lui, stringendo tra le mani, quella che senza dubbio era la cosa più oscena su cui un demone avesse mai posato gli occhi.
L’ oggetto in questione, era una coppia di tazzine da te, su di una era disegnato un diavoletto dispettoso, mentre nell’ altra un angioletto paffutello.
Come se non fosse abbastanza, i manici delle tazzine si tenevano a braccetto.
“Oh caro, non trovi che sia la cosa più…?”
“Disgustosa e oltremodo imbarazzante mai vista? Si.” Disse lui.
“Adorabile!” Replicò l’ angelo, con il broncio.
“Rimettile immediatamente a posto.”
“Ma… Ma ormai le ho comprate.”
“Azraphel. Ho detto immediatamente.”
“Ma potremmo tenerne una per uno e…”
Crowley scoppiò in una risata isterica, degna di un cattivo dei cartoni animati.
“Va bene allora! Le terrò nella mia libreria, così quando verrai a trovarmi potremmo…”
“Piuttosto bevo il te direttamente dal pavimento.”
“Oh sei proprio insopportabile!” Sbottò l’ angelo infastidito. “Bene, vorrà dire che troverò qualcun’ altro con cui bere il te allora.”
“Ah si, e chi?”
“Beh per tua informazione, c’è un simpatico giovanotto che viene sempre a comprare nella mia libreria. E proprio l’ altro giorno, mi ha portato dei pasticcini.”
Sebbene non volesse darlo a vedere, la cosa irritò parecchio il demone, che si ripromise di individuare il suddetto giovanotto, e spedirlo in qualche valle sperduta della nuova guinea.
“Dammi quella schifosissima tazzina.” Borbottò alla fine.
Azraphel sorrise soddisfatto, e gliela porse.
Si sentiva un pochino in colpa per averlo ricattato in quel modo, e anche perché non esisteva nessun giovane portatore di pasticcini.
Parecchi boccali di birra dopo, i due si ritrovarono sulla pista da ballo.
Crowley non era molto sicuro di come ci fosse arrivato, sospettava però che l’ angelo avesse approfittato di una sua momentanea distrazione, per trascinarlo li a sua insaputa.
Comunque, il demone non era certo uno che si tirava indietro di fronte ad un ballo.
Ai suoi tempi, era stato il miglior ballerino delle migliori discoteche londinesi.
Quindi, suo malgrado, cominciò a ballare, sperando che nessuno di sua conoscenza si trovasse nei paraggi.
Non poté fare a meno di sorridere, guardando l’ angelo muoversi in quel modo così buffo e allegro.
Era in qualche modo molto sensuale ai suoi occhi, anche se nemmeno lui ne capiva il motivo.
“Ti stai divertendo angelo?”
“Oh si, moltissimo! Adoro tutto questo! Anzi… Lo amo!”
“Contento tu… Non so’ cosa ci trovi di così eccitante.”
“Amo questa musica!” Esclamò Azraphel raggiante.
“Un branco di scimmie suonerebbe meglio.” Replicò Crowley nauseato.
“Amo tutte queste luci!”
“Sono fastidiose!”
“Amo tutte queste persone gioiose.”
“Odio tutti quanti.”
“Amo queste stelle!”
“Sono sopravvalutate.”
“E amo te!”
“C-che cosa?” Esclamò Crowley, sputando la sua birra su di un ignaro passante.
“Io… Credo di aver appena detto che ti amo!”
Il demone si guardò intorno, e non trovando di meglio, si appropriò di una bottiglia di quella che sembrava vodka a buon mercato.
Il ragazzo, derubato della sua fonte di divertimento, protestò vivacemente.
“E’ un’emergenza!” Gli urlò lui, attaccandosi poi alla bottiglia.
Quando finalmente la finì, fece un profondo respiro, cercando le parole giuste.
“Senti angelo… Esattamente cosa intendi con ti amo? Insomma, vuoi dire che mi ami come le stelle e la musica e tutto il resto?”
“Io… No. Intendo che ti amo, davvero. Sai, mi sento molto più leggero adesso! Era da così tanto tempo che volevo dirtelo…”
Azraphel aveva le guance rosse, gli occhi che brillavano ed il sorriso più bello che Crowley avesse mai visto.
Pochi istanti dopo, iniziarono i fuochi d’ artificio, che coloravano il cielo di mille forme e colori.
“Oh caro, che bellissimo gesto!”
“Che?” Esclamò l’ altro, che intanto si guardava intorno alla ricerca di altro alcool.
“Per i fuochi! Non mentirmi, so’ che sei stato tu…”
Crowley non riusciva a mettere insieme una frase sensata, figuriamoci far apparire dei fuochi d’ artificio. Ma del resto, non era tipo da farsi scappare una buona occasione.
“Oh beh, che vuoi farci! Sono un tipo romantico!”
Azrpahel sorrise raggiante, poi si avvicinò a lui, con il chiaro e minaccioso intento di baciarlo.
Crowley fu preso da quello che, nel mondo femminile è comunemente chiamato:
“Paura delle relazioni e conseguente attacco di panico.” O anche “Attacco di stronzaggine acuta.”
Una malattia che le donne umane, sono ben abituate a riscontrare negli esemplari maschili.
“Aspetta aspetta aspetta!” Ripeté Crowley, facendo qualche passo indietro.
Azraphel rimase lì, con le braccia tese verso il vuoto.
“Io… Devo fare una cosa importante. Importantissima!”
L’ altro non disse niente, non c’e n’era bisogno. Del resto, i suoi occhi parlavano da soli.
“Ma torno subito ok? Quindi non ti muovere. Intendo letteralmente, non ti muovere ok?”
“Si… Ok. Ti aspetterò qui…” Rispose l’ angelo, abbassando confusamente le braccia.
Se nel dizionario ci fosse stata una foto accanto alla parola triste, di certo sarebbe stata la sua.
Crowley corse come un pazzo, come uno che si è perso nel deserto e vede in lontananza una fontana d’ acqua fresca.
Nel suo caso, il demone puntava al bar.
Afferrò il primo cameriere che ebbe davanti e gli ordinò minacciosamente di servirgli tutto l’ alcool a sua disposizione, incluso lo cherry per cucinare e il colluttorio.
“Amico, si sente bene? Sembra uno che ha appena visto un fantasma!”
“Peggio, molto peggio.”
“Che può esserci di peggio?”
“Mi ha detto che mi ama.”
Il barista, in un moto di solidarietà maschile, prese da sotto il banco una bottiglia di wisky e gliene versò un bicchierone.
“Quel pazzo furioso. Ma come gli viene in mente?”
“Eh si, bisogna star attenti con queste cose. Un giorno sei libero e felice e il giorno dopo ti ritrovi ai mercatini di domenica mattina, con sacchetti pieni di roba inutile che lei deve disperatamente avere.”
“Non me ne parlare!” Esclamò Crowley, sfoderando la tazzina da te.
L’ altro, sempre più impietosito, gli versò un’ altro bicchiere.
“Proprio oggi. Ma perché? Che ho fatto di male? Insomma capisci, seimila anni e adesso di punto in bianco…”
Al sentire l’ espressione seimila anni, il barista si preoccupò un poco.
“Quanto ha bevuto, di preciso?”
“Non abbastanza. Stava pure per baciarmi capisci? Così, senza preavviso. Non lo sa che la gente ci muore di queste cose?”
Il barista annuì comprensivo.
Poi una signora attirò la sua attenzione, chiedendo a gran voce una birra chiara.
Il giovane fece per muoversi, quando Crowley lo afferrò per un braccio.
“Dove pensi di andare tu? Qua c’è uno con il cuore aperto, in procinto di affrontare la prova più terribile a cui un’ uomo possa essere sottoposto, e tu lo abbandoni così?”
L’ altro alzò gli occhi al cielo, mandò un collega a servire la donna, e gli versò un bicchiere.
“Qual’ è il problema? Non lo ama?”
“Certo che si, ma non è questo il punto!”
“E quale allora?”
“Che è una cosa seria! Serissima! E io sono un disastro con le cose serie, combino sempre casini! Pensa che una volta mi hanno consegnato l’ anticristo, e io l’ ho affidato alla persona sbagliata!”
“Amico, forse dovrebbe darmi le chiavi della macchina, non mi sembra in condizioni di guidare…”
“Sono perfettamente in grado di guidare! Quello che non sono in grado di fare, è andare da lui e dirgli la verità. Perché rovinerei tutto e lo perderei, per sempre. E non posso, non posso farcela senza di lui. Lo so, è patetico e imbarazzante perfino da dire, ma cazzo, è vero.”
“Sa, anche la mia ragazza mi fa diventare matto. Proprio l’ altro giorno, stavo tranquillamente guardando un film, che d’ improvviso si è messa a fare il diavolo a quattro perché c’ era un ragno nella vasca da bagno.”
“Lascia stare, se ti dicessi cosa ho dovuto fare per mandarne via uno dalla sua libreria, neanche mi crederesti.”
“Il punto è che, per quanto sia petulante ed irritante, non so davvero che farei senza di lei. Credo che potrei impazzire, se una domenica d’ improvviso, non mi svegliasse passando l’ aspirapolvere.”
“Siamo proprio fottuti amico…” Disse sconsolato Crowley.
“Si. Ma… Non sarebbe peggio, se non ci fosse nessuno? Nessuno che ti ama… Nessuno che ti voglia, anche se sei pieno di difetti e non ti lavi da una settimana?”
Crowley rimase un po’ lì a pensarci, sospirando.
“Io dico, se riesci a trovare qualcuno che ti sopporti, e che ti rende felice anche solo per il fatto di esistere, allora tienitelo stretto.”
D’ improvviso Crowley si alzò in piedi in un impeto di coraggio, battendo il bicchiere sul tavolo, determinato a tenersi stretto il suo sciocco angelo.
“Parole dannate ragazzo. Mi sei stato di grande aiuto! Ora devo andare a fare del mio peggio. E so’ che posso farcela!”
L’ altro stava per replicare che forse avrebbe dovuto riprendersi un poco prima, ma ormai era già sparito tra la folla.
Il barista si fece spallucce, poi pensò alla sua Annie, che a quest’ora aveva senz’altro notato i piatti sporchi nel lavello. Gli vennero i brividi, e si versò sconsolato un bicchierino di vodka.
“Azraphel!” Urlava il demone, correndo di nuovo come un pazzo.
Tornò là dove lo aveva lasciato, solo che dell’angelo, non c’ era traccia.
“Merda. Doppia merda.”
Preso dal panico, corse da una parte all’altra della festa, urlando il suo nome a gran voce, e chiedendo alla gente se per caso avevano visto un tizio biondo e paffutello piagnucolare in giro.
Dopo un folle girovagare, si rese conto che non c’ era da nessuna parte.
Ecco, aveva già rovinato tutto.
Gli vennero i brividi, dopo l’ ennesima nota stonata del cantante.
Ma in quel momento gli si accese la proverbiale lampadina.
Si precipitò sul palco, e approfittando della breve pausa che fecero tra una canzone e l’ altra, chiese al cantante se poteva prestargli il microfono.
“Non se ne parla.” Rispose quello.
“Senti, è davvero un’emergenza.”
“Si si, sai quante volte l’ho sentita? Cos’hai combinato alla tua ragazza eh? L’hai tradita?”
“Non è la mia ragazza. Non l’ho tradita, e comunque non sono fatti tuoi.”
“Niente microfono allora.”
“Ma porca… Ok senti, ti pago. Quanto vuoi?”
Il tizio si accarezzò un po’ la barba, pensieroso.
“Beh la mia signora è da un po’ che mi tormenta per cambiare il divano. Io le ho detto che va benissimo quello vecchio, ma lei insiste che non sta bene con la tappezzeria. Ah, le donne.”
“Già già, siamo tutti nella stessa merdosa barca. Ora, prendi questi e lasciami il microfono.”
Il tizio borbottò qualcosa mentre contava i soldi, tutto soddisfatto.
Crowey salì sul palco, afferrò il microfono e chiamo l’ angelo a gran voce.
Niente, non c’ era.
Eppure, non aveva intenzione di arrendersi.
Se conosceva bene Azraphel, di sicuro si stava abbuffando da qualche parte, piangendo tra un boccone e l’ altro.
Come quella volta a teatro, quando gli avevano cacciati a metà del primo atto. Tutto perché Crowley aveva detto all’ angelo che assomigliava alla cantante in carne dai capelli rossi, e quello se l’ era presa. Aveva ritrovato l’ angelo un’ora dopo, a singhiozzare in una pasticceria.
Riprovò a chiamarlo. Questa volta sotto il nome di “angelo”.
Ed ecco, in lontananza, un ometto paffutello e biondo, con in mano dello zucchero filato rosa.
Perfetto, lo aveva trovato.
Ora doveva solo dire qualcosa di sensato, qualcosa di bello, di importante. Ma cosa?
La folla stava iniziando a fischiare spazientita.
I musicisti battevano i tacchi, masticando tabacco.
Azraphel si voltò dall’ altra parte.
Doveva essere qualcosa di orrendamente romantico, pensò.
Alla fine, gli venne in mente.
I Queen avevano sempre la risposta.
Iniziò a cantare:
Love of my life, you've hurt me
You've broken my heart and now you leave me
Love of my life, can't you see?
Bring it back, bring it back
Don't take it away from me, because you don't know
What it means to me

L’ angelo si fermò, voltandosi verso di lui.
Con il coraggio al massimo della sua potenza, Crowley scese dal palco, portandosi con sé il microfono e continuando a cantare.
Love of my life, don't leave me
You've stolen my love, you now desert me
Love of my life, can't you see?
Bring it back, bring it back
Don't take it away from me
Because you don't know
What it means to me…


Arrivato alla frase finale, erano finalmente uno di fronte all’altro.
La folla assisteva sognante alla scena, in religioso silenzio.
Del resto, nessun inglese che si rispetti potrebbe mai interrompere una canzone dei Queen.
Azraphel lo guardava di nuovo con gli occhi che scintillavano, ed il sorriso più dolce del mondo.
Crowley passò il microfono al primo tizio che ebbe sotto mano, poi abbracciò l’angelo, stringendolo per la vita.
“Sei proprio uno stronzo.” Disse lui.
“Si, ma uno stronzo romantico, dopotutto. Scommetto che il tuo amico pasticcere non ti canterebbe mai una canzone dei Queen.”
Azraphel stava per confessargli che tale personaggio non esisteva, ma la sua gelosia gli piaceva troppo.
“Forse no, ma non mi negherebbe mai un bacio.”
“Ci deve solo provare! Comunque, sono qui, possiamo ricominciare da dov’eravamo rimasti prima del mio…”
“Attacco di panico?”
“Non lo definirei proprio in questi termini, ma si. Possiamo?”
Crowley si avvicinò al viso dell’ angelo.
D’ improvviso, si ritrovò il suo dito sulle labbra.
“Scusa, ma devo fare una cosa importantissima.”
Così dicendo, si voltò, deciso a far soffrire un po’ il demone.
Il quale però, non aveva nessuna intenzione di rinunciare al suo bacio.
Non adesso che finalmente aveva trovato il coraggio per darglielo.
E poi, aveva il terrore che un certo giovane lo aspettasse davanti casa con delle torte al cioccolato.
Non riusciva più a togliersi quell’immagine dalla testa.
Decise di prendere il toro per le corna, per così dire.
Afferrò con decisione il braccio dell’ angelo, riportandolo indietro.
Lo prese tra le braccia, abbassandolo a mezz’aria, fino a stampargli un bacio.
Uno di quei baci, che tolgono il fiato e sciolgono il cuore.
Uno di quei baci, che non si posso scordare.
Di certo, gli abitanti del paese non lo avrebbero fatto.
Brava gente certo, ma vedere due uomini che si baciavano in pubblico, era uno di quegli avvenimenti apocalittici che avrebbero scandalizzato più di una timorata donna di chiesa.
C’è da dire, che una qualunque di quelle timorate donne, avrebbe pagato un rene per farsi
cantare una canzone dei Queen dal proprio amato.
Anche due, per essere baciate in quel modo, da un’affascinante ragazzo dai capelli rossi.
Ma quello, era un privilegio riservato solo ad un certo angelo, che poco dopo il suddetto bacio, trascinò il demone nella sua libreria, per “scacciare un terribile ragno.”
Naturalmente, non c’ era nessun terrificante ragno in agguato, ma questa è un’ altra storia.


NB la canzone che canta Crowley è Love of my life dei Queen, ovviamente!

 
  
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