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Autore: IneffablePlotters    17/09/2019    5 recensioni
‘La serpe di buio veglierà assieme al farfallino di luce su quel che sembra ma poi non è… trovando quel che non sapevano nemmeno di star cercando.’
Da leggere anche come ‘Tutto ciò che avreste voluto sapere, ma che nessuno vi ha mai rivelato, sugli anni passati a casa Dowling!’
dal capitolo I:
* “Warlock? Ma che nome delizioso. Scommetto che è un vero angioletto”
“Un demone semmai. Certe volte mi chiedo se non sia stato Satana in persona a mandarmelo”
Crowley sentì l'impulso di ridere, ma virò su ciò che una tata avrebbe detto.
“I bambini sono un dono di Dio, Mrs. Dowling,” e quasi la lingua cominciò a pizzicargli. “Solo che certe volte bisogna solo saperli prendere... *
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Aziraphale/Azraphel, Crowley, Warlock Dowling
Note: Missing Moments, Movieverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo I: Il colloquio/Il depistaggio


 

“Okay, a questo punto direi che domani di buon’ora possiamo andare dai Dowling e…” sentenziò Crowley, riacquistando il suo aspetto abituale e in procinto di alzarsi.
“Di buon’ora un corno!” quasi abbaiò in risposta Aziraphale.

“Uh?” Lo fissò basito il demone, divertito da quel linguaggio un po’ troppo colorito per i suoi standard.
“Voglio dire… un’aureola!” cercò di tranquillizzarsi il biondo. “Va bene che vai, sono un po’ stanco anch’io, in effetti; e va bene andar là domani… è sulla buon’ora che non sono d’accordo! Prima occorre che tu passi da me, poi puoi andare dove ti pare.” precisò.
“E perché mai dovrei passare da te?” si accigliò l’altro.
“Ma come perché? Mi sembra ovvio: come io ti ho aiutato a renderti una Tata presentabile, tu devi fare lo stesso con me come Giardiniere, non voglio sfigurare! Probabilmente io il colloquio lo sosterrò nel pomeriggio…”

“Ma lo puoi fare benissimo da te!” sbuffò Crowley, che mirava ad ottenere il suo impiego quanto prima.
“Eh no, signorino, fammi capire!” si impuntò l’altro, con l’indice alzato con fare da saputello e una mano appoggiata sul fianco. “Io ho dedicato una cospicua parte della mia eternità a farti avere un aspetto consono e tu non mi puoi dare uno straccio di parere, domani, prima di andar via?” tentò di giocare la carta del farlo sentire in colpa l’angelo.
Crowley bofonchiò qualcosa di inintelligibile e poi scoppiò in una risata nervosa.
“Ah, ma sì, certo! Adesso un paio d’ore sono diventate una parte cospicua di eredità!”
“Converrai con me che il tempo alla fine è un concetto relativo e il mio oggi lo avrei potuto impiegare in faccende ben più nobili e proficue!” controbatté Aziraphale con una pacatezza che non fece che irritare ancora di più la sua (adorata) nemesi.
“Che gran basssssstardo sei!” sibilò, ma sotto, sotto, la cosa lo divertiva. “E va bene, angelo, domattina alle otto sarò qui da te, il tempo di approvarti l’outfit e alle nove andrò a fare il colloquio e non ammetto contrattempi di alcun tipo!” dettò le sue regole Crowley, prima di andarsene.

L’angelo sapeva come passare la serata.
Andrò nel retro della sua bottega, dove c’era il fidato computer che aveva usato per redigere quei bilanci di fine anno fin troppo perfetti, ripromettendosi che quell’anno avrebbe inserito qualche piccolo errorino di proposito, per tenersi alla larga dai controlli della Finanza.
Tuttavia, al momento non gli premeva preparare alcun bilancio. Sapeva che quel computer era dotato anche di Internet e sapeva anche come utilizzarlo.
O perlomeno aveva questa convinzione.

__________________________________________

“Buongiorno, caro, gradisci un tè?” lo salutò cordiale Aziraphale l’indomani, mentre apriva la libreria.

Sia chiaro, ai clienti sarebbe rimasta chiusa fino al consueto orario. Che poi consueto non lo era mai. Quell’angelo provava un insano piacere nel confondere un po’ le menti dei suoi avventori, qualsiasi cosa pur di proteggere i suoi libri da grinfie indesiderate.

“Ma quale tè! Quale parte di ‘ho solo una dannatissima ora’ non ti è chiara? Anzi, sono già in ritardo di tre minuti e ventotto secondi, vedi di darti una mossa!” berciò in risposta un Crowley più lunatico del solito.

Non lo avrebbe mai confessato a nessuno ma, nonostante sapesse di poter ricorrere a tutti i miracoli demoniaci che servissero allo scopo, quel colloquio fissato dai Dowling lo innervosiva come poche altre cose.

“Giusto, visto che non ti vedo molto in vena di cordialità, verrò subito al dunque.” borbottò l’angelo, un po’ offeso da tanta scontrosità. “Ho fatto qualche ricerca per farmi un’idea di come vestano i giardinieri solitamente. Alcuni ho visto che nelle ore più calde tendono a restare a torso nudo, ma mi sembra un po’ eccessivo, non credo mi troverei molto a mio agio…”

Torso nud… ma che caz…

Mentre Crowley si arrovellava il cervello, Aziraphale era già pronto a schioccare le dita.

“Pertanto, ritengo che questo sia un più valido compromesso…”

Scaturì l’ormai familiare pioggia di bollicine, ma quello che ne uscì alla fine di essa fu tutt’altro che familiare.
Aziraphale indossava una lunga salopette verde scuro, con comode tasche un po’ ovunque. Il punto è che, salvo l’adorabile cappellino di paglia, pensato per ripararlo dalle ore più calde, non indossava nient’altro. Per di più, una delle due bretelle della salopette era sganciata, creando un intrigante gioco di vedo non vedo fra tutta la parte di petto esposta e quella che celava.
Spostando lo sguardo verso il basso, Crowley poteva anche intravvedere un delizioso principio di rotolino di carne, in prossimità dell’addome.
La cosa più bella è che il suo angelo sembrava davvero a proprio agio mentre lo guardava, con una spiga di grano fra i denti, forse l’ultimo tocco bucolico che secondo lui mancava.

Crowley dovette appellarsi a tutto il suo autocontrollo per non saltargli addosso.

“Che te ne pare?” sorrise Aziraphale, in attesa di conferme.

Ma dove angelo le ha fatte quelle ricerche, su un sito porno?’ continuò a chiedersi il demone, cercando di guardare altrove.

“Caro, perché non dici niente? Non è così che si veste un giardiniere?” lo interrogò l’altro, un po’ confuso.
“Sì… uno che vuole vivere di rendita e diventare l’amante segreto della Sig.ra Dowling… o anche del marito, chi può dirlo?” ribatté il rosso, determinato a fargli capire come stavano le cose.

Del resto, angelo, chi potrebbe resisterti vestito… anzi, svestito così?’

“Ma.. come?” si accigliò il biondo.

“Sei lassssscivo da far paura, nemmeno io arriverei a tanto!”

“Ma no, che dici? È l’abituale divisa da giardiniere questa, l’ho visto su www.hotgardeners.com …” si difese Aziraphale, ma poi si rese conto di qualcosa.

Forse anche perché Crowley lo stava osservando come chi ha appena avvalorato la sua tesi.

“Oh…” borbottò, imbarazzatissimo. “E io che pensavo che quell’hot stesse a significare che è perché siamo in piena estate… e poi credevo che così fosse più pratico, evitavo di sporcarmi ulteriori vestiti a contatto continuo con la terra, i pollini, il verde che lasciano giù erba e foglie… Porrò subito fine a questa indecenza!”

Con rammarico di Crowley, ci fu un nuovo schiocco di dita, stavolta per vestirsi con jeans grigio perla, una maglia a maniche lunghe tono su tono e un gilet bluette.

“Più adatto, non trovi?” gli sorrise, più tranquillo.

Crowley se lo ammirò. Era bellissimo, anche in questo modo meno esposto. Era proprio questo il punto. Aziraphale era bello. Troppo bello.

Se lo mando in giro così, tutta la servitù farà a gara per uscirci assieme, non lo posso tollerare, nessuno deve mettergli le mani addossssso!’ si allarmò il rosso, talmente agitato da sibilare perfino nei suoi stessi pensieri.

“Sì, decisamente meglio, ma… non mi convince, sei ancora un po’ troppo elegantino per i miei gusti.” fece un tentativo, facendo una faccia molto poco convinta.

“Uhmm… vediamo se forse così…” tentennò Aziraphale, pensando alle modifiche da apportare.

Ennesimo schiocco, ennesimo cambio. I jeans rimasero gli stessi, ma abbinati a una T-shirt bianca, con al collo un lungo grembiulone nero, in coordinato ai guanti di gomma che indossava.

“Più consono alle mie mansioni, non trovi?” ammiccò il biondo, sicuro di aver fatto finalmente centro.

Non aveva idea di quanto si sbagliasse.

No, accidentaccio, è sempre bello da togliere il fiato! Come posso riuscire a tenerlo alla larga da tutti, a renderlo impresentabile, se non ai miei occhi?

Crowley si era chiuso in un silenzio, dominato solo dalla tempesta di idee che gli balenavano nella mente.
L’ultima volta che una cosa del genere era successa lo aveva portato all’acclamatissima invenzione della M25.

E finalmente l’idea giusta lo colpì.

“Sai, angelo, non che tu non ti ci stia mettendo di impegno; solo che non credo sia questa la strada vincente.” cominciò la sua astuta opera di persuasione il demone.
“Ah, no?” si imbronciò Aziraphale, tornando con gli abiti di sempre.

“No… perché pensavo… ricordi ieri, quando mi hai truccato perché sostenevi che il mio prendersi cura del mio aspetto in quanto Tata rispecchi la cura che avrò per il bambino?”
“E come potrei dimenticarlo? Hai detto che vuoi che sia io a truccarti ogni volta!” fece un sorrisone soddisfatto l’angelo, prima di incupirsi. “Aspetta, non mi starai dicendo che devo truccarmi anche io?”
“Noooo! Un milione di no!” lo distolse subito il rosso.

Ci manca solo che si trucchi e diventi ancora più ssssexy di quanto lo e è già!’

“Semmai è tutto l’opposto. Vedi, con le piante è diverso: meno cura dimostri per te e quindi più trasandato sei, più sanno che avrai cura verso di loro!” spiegò Crowley, con tono mellifluo.

Aziraphale lo fissò scettico, incrociando le braccia al petto.
“Ma che vai dicendo? Le piante non possono certo vedere come sono conciato!” gli fece notare.

“Sssciocco!” sibilò l’altro. “Le piante ascoltano, vedono e sanno tutto. Perché credi che tremino anche al solo mio passaggio? Perché sono bellissimo e questo dimostra quanto poco premuroso sarò nei loro confronti!”

Aziraphale rifletté a lungo sulle parole del suo migliore amico.

È un ragionamento che non fa una piega: in effetti lui è sempre bellissimo, mai un capello fuori posto, un’imperfezione su quel suo volto così perfetto… e quelle povere piantine tremano disperate ogni volta!

“Hai ragione, caro, stavo sbagliando tutto. Meno male ci sei tu ad aiutarmi!” gli sorrise, rincuorato.

“Eh già, meno male ci sono io. Non avresti nemmeno varcato la porta di casa Dowling senza che te la sbattessero subito in faccia! E ora fammi vedere un aspetto degno di un ottimo giardiniere.”

E quando, dopo il diradarsi delle bollicine, agli occhi gialli del demone si presentò una versione di Aziraphale più goffa, volutamente invecchiata e con qualche chilo in più, coi capelli più corti, diradati e tendenti più al bianco, che si stendevano in due antiestetiche lunghe basette fino alle guance, spesse come i sopraccigli ma mai brutte quanto i dentoni che gli impedivano di chiudere la bocca correttamente; Crowley seppe di aver fatto un lavoro impeccabile.
A completare il tutto c’era un orrendo impermeabile color crema che sembrava molto consumato dal tempo. Unico segno distintivo di chi davvero fosse il suo angelo, una sciarpina celeste in tartan.

“Oh, che meraviglia! Ora sì che ci siamo, angelo! Sei un giardiniere esemplare!” si complimentò.

“Meno male, pensavo di aver esagerato!” bofonchiò in modo ancor più goffo Aziraphale, prima di tornare al suo consueto e splendido aspetto. “Ora so cosa fare, grazie Crowley!” gli sorrise, rincuorato.

“E di cosa? Se non ci si aiuta fra… nemesi millenarie!” ridacchiò il rosso. “Sarà meglio che vada ora, ma da Tata mi ci tramuto solo quando sarò là… non so come reagirebbe la mia Bentley a una presenza femminile alla sua guida!” fece un cenno di saluto, avviandosi all’uscita con un ghigno davvero perfidamente soddisfatto.


 

A casa Dowling i suoni del campanello erano molti durante la settimana, e il maggiordomo se ne aspettava tanti quel particolare giorno. Il nuovo arrivato nella mansione non aveva fatto altro che piangere dal primo passo di sua madre oltre la soglia, e solo Dio sapeva quale tata avrebbe potuto essere all'altezza di quell'incarico.


 

Mrs. Dowling lo aveva personalmente incaricato di selezionare solo le migliori candidate dal numeroso gruppo che si sarebbe presentato quel giorno, per poi mandarle nel suo studio per un colloquio privato.

Sarebbe stata molto selettiva, con una lunga lista di requisiti che la tata perfetta avrebbe dovuto avere.

Paul, vestito con il suo completo migliore attese, vagando in giro per la lussuosa dimora, e incrociando molte volte lo sguardo della padrona di casa con in braccio il piccolo, che urlava disperato da ormai due ore.

Quando finalmente il campanello chiamò, l’uomo scese le lunghe scale, si sistemò il papillon e tirò la maniglia. 

Certo...non si aspettava una sola persona. 

E...non si aspettava una figura alta e sottile, vestita di nero e di rosso. Ricordava bene la tata che era stata sua collega nella casa dove aveva lavorato venti anni fa: era bionda, con un viso dolce, paffuta, un sorriso che illuminava quanto i raggi del sole, e vestiva sempre con abiti morbidi e chiari.

La candidata che gli si presentava davanti sembrava una versione dark di Mary Poppins, e l’espressione leggermente sorpresa di Paul non era sfuggita a Crowley, che lo guardava da sotto gli occhiali scuri; questo lo innervosì ulteriormente, ma la sua bravura nel ricomporsi nascose questa sua debolezza.

Secondo il maggiordomo non poteva definirsi una brutta donna, ma non poteva definirsi nemmeno donna. Gli zigomi e le labbra sottili nascondevano un certo riflesso di mascolinità, anche se erano state prontamente dipinte con un rossetto. Aveva un corpo privo di rotondità e di curve, la pelle del suo viso non sembrava morbida come quella di una donna, qualcosa gli suggeriva che l’avrebbe trovata ruvida sotto le dita. Non che Paul avesse voglia di provare, ma il suo istinto aveva sempre avuto ragione. Storse leggermente il naso, convinto che presto avrebbe visto quella stramba signora tornarsene a casa, con la sua borsa rossa e quel buffo ombrello.

Sentì un indistinto schiocco di dita appena prima di parlare, e si sentì leggermente stordito.


 

“Ho saputo che vi serve una tata” furono le prime parole della rossa.


 

Inaspettatamente, Paul non poté fare a meno di ritenersi uno sciocco. Ma era così naturale che fosse una donna, nonostante avesse pronunciato quella frase con un timbro tutt’altro che femminile. Come poteva aver pensato anche solo per un secondo che sotto quelle vesti scure e quel trucco così ben fatto si potesse nascondere un individuo dal cromosoma Y? 

Aveva sentito padroneggiare "l’argomento del cromosoma Y" dal padre di famiglia Thaddeus Dowling, che era tornato a casa qualche giorno prima, giusto il tempo di sollevare il figlio tra le sue braccia e restituirlo alla madre, prima di prendere l’ennesimo aereo che lo avrebbe riportato negli Stati Uniti.

“Mio figlio ha un cromosoma Y, è un maschietto!” diceva saltellando per la casa con in braccio il neonato, e tutti annuivano e sorridevano, quasi volendo fingere che nessuno gli avesse fatto presente il sesso del bambino appena l’ultima ecografia aveva dato i risultati.

E Paul doveva essere in grado di distinguere i cromosomi XY da quelli XX; e quella donna non presentava di certo anomalie.


 

“Prego” disse facendole spazio per farla entrare. “Siamo lieti di accogliervi miss…?”


 

“Ashtoreth” pronunciò quel nome accennando un leggero sorriso. “Miss Ashtoreth"


 

“Un nome molto elegante” si complimentò l’uomo dalla carnagione pallida. “Lei è la prima candidata, credo che mrs. Dowling ne sarà molto compiaciuta. Apprezza molto la puntualità” la informò con un sorriso gentile.

Crowley ne fu sollevato, un punto a suo favore. Stava per dire qualcosa, quando un violento pianto squarciò il silenzio e rimbombò per tutte le stanze della mansione. Crowley guardò verso l’alto, al secondo piano, da dove le urla provenivano.


 

“A dirla tutta signora, il nostro vero datore di lavoro non è il signor Thaddeus o Mrs. Dowling, ma il giovane Warlock” ridacchiò puntando un pollice verso il bambino, probabilmente in braccio all’ennesima cameriera che sperava che la tata arrivasse il prima possibile. Lei era lì per sistemare la biancheria, non certo per tenere in braccio un neonato urlante!


 

“Un bambino così meraviglioso” disse Miss Astoreth quasi beandosi di quelle grida, era sofferenza, paura, tutto ciò che un giovane Anticristo dovrebbe amare. Naturalmente dentro di sé sperava che Aziraphale fosse in grado di estirpare le semenze del male che Crowley era incaricato di piantare e far crescere, come il demone stesso avrebbe dovuto fare per quelle del bene. In questo modo il gioco di contrasti avrebbe portato ad un risultato perfetto, un anti-Anticristo, troppo buono per distruggere il mondo, e troppo “malvagio” per fare grandi opere di bene.


 

“Oh, se lo dice lei potrei fidarmi” disse Paul. “Chissà quante altri demonietti ha dovuto crescere”

Miss Ashtoreth ridacchiò senza sbilanciarsi.

“Non ne ha una minima idea”


 

Detto questo, Paul invitò la signora a seguirlo lungo la scalinata che li avrebbe condotti al secondo piano, per poi svoltare verso sinistra. Ci avrebbe messo un po’ ad imparare le varie strade e i corridoi che si intersecavano, ma il demone era dotato di buona memoria.

Sinistra, sinistra, un lungo corridoio e destra. Non era una casa piccola, ma fortunatamente per Crowley non era affatto un problema indossare scarpe da donna, camminava con un portamento non troppo aggraziato ma nemmeno poco elegante.

Si trovarono davanti ad una porta color crema, sopra la quale era stata appesa l’ennesima bandiera americana.


 

“Mi voglia scusare” disse il maggiordomo voltando le spalle e bussando due volte alla porta dello studio.

Dopo aver ricevuto il permesso di entrare, Paul annunciò l’arrivo della prima candidata a Mrs. Dowling.

Dopodiché, Paul si fece da parte per far passare Crowley, il quale entrò con un leggero sorriso in volto; attraversò la stanza camminando senza far rumore sul tappeto rosso, in direzione della scrivania alla quale era seduta una donna giovane e dai capelli scuri. Aveva un viso gentile, anche se le sue occhiaie raccontavano di una stanchezza che negli ultimi giorni l’aveva travolta fisicamente ed emotivamente.


 

“Buongiorno” disse rivolgendosi al rosso. “Prego” invitò Crowley a sedersi con un gesto della mano.


 

“La ringrazio Mrs. Dowling” disse sedendosi alla morbida poltroncina rossa.


 

Una voce a dir poco particolare, doveva aver pensato la giovane americana a giudicare dalla sua espressione. Ma dopo un suono simile ad uno schiocco di dita, non poté fare a meno di pensare al fatto che quella che gli si era appena seduta davanti era una donna tutti gli effetti.


 

“Mi chiamo Miss Ashtoreth” disse Crowley precedendo la sua domanda. Lei intanto con un sorriso calmo segnava il suo nome su un foglio. Ne aveva una pila intera sul lato della scrivania, tutti in attesa di essere riempiti di informazioni sulle altre candidate.


 

Ti prego Aziraphale, fa’ un buon lavoro! ’Si disse mentalmente.


 

Crowley non poteva avere idea di quanto Aziraphale stesse facendo bene quel lavoro.
Del resto lo aveva promesso a Crowley, o meglio, lo aveva convinto a farlo intercedere per lui in una telefonata risalente a solo poche decine di minuti prima.


 

* Crowley aveva risposto al terzo squillo, senza perdere di vista la strada, anzi, perdendola giusto un po’, per regalare qualche brivido ai suoi ‘amici’ pedoni.
“Che c’è, angelo?”
“Stai andando dai Dowling, vero?” chiese conferma Aziraphale, seduto su una delle sue poltrone.
“Sono appena uscito dalla tua libreria per andare là!” borbottò il demone, un po’ perplesso.
“Sì, lo so, ero retorico. Però mi sono dimenticato di chiederti una cosa…”
“Chiedimi quello che vuoi, angelo!” replicò l’altro, prendendo una curva senza prendersi la briga di scalare la marcia, perché così era più divertente.
“Non abbiamo messo in conto che ci saranno un sacco di altre candidate, che molto probabilmente stanno andando là.” borbottò Aziraphale, il suo nervosismo traspariva anche solo dal tono di voce.
“Semmai tu non lo hai messo in conto!” ridacchiò Crowley. “Hai dato un’occhiata al meteo stamattina? Beh, non lo può sapere nessuno in ogni caso, ma in zona Dowling e dintorni è in arrivo un delizioso uragano… che credo proprio spazzerà via tutta la concorrenza!” sogghignò, premendo sull’acceleratore della sua fidata Bentley.
“Oh, buon cielo, Crowley, no!” protestò l’angelo.
“Perché no? È una soluzione con stile!” difese la sua causa il rosso.
“Non lo metto in dubbio, caro; ma temo che darebbe un po’ troppo nell’occhio!” cercò di farlo ragionare il biondo.
“Hai ragione. Meglio espanderlo per tutta l’Inghilterra, così nessuno si farà domande!” ribatté Crowley, ancora più determinato nel suo intento.
“Noooooooooooooooo!” si allarmò Aziraphale.
“Hai qualche idea migliore?” lo sfidò il demone, sfrecciando per la strada.
“Oh beh, sì, può darsi che abbia anche più di un’idea. Tu lascia fare a me, tanto io il colloquio lo avrò nel pomeriggio.” tentò di persuaderlo Aziraphale, attendendo impaziente la risposta dall’altra parte.
“E va bene. Stupiscimi, angelo!” rinunciò alla sua drastica presa di posizione Crowley.
“Oh, vedrai, sarai fiero di me!” replicò il biondo, con un ampio sorriso che l’altro poteva solo immaginare, prima di chiudere la conversazione.
*

C’era una sola strada che conduceva alla tenuta dei Dowling, passando per una sola rotonda ed è lì che l’angelo si era posizionato, portando avanti la sua attività ormai da un’abbondante mezzora.
Bastò schioccare le dita e improvvisamente, alla vista di alcune persone alla guida i cartelloni con le indicazioni stradali erano mutati, senza che se ne accorgessero. Le sventurate avrebbero seguito fedelmente quelle indicazioni per finire… chissà dove.
Spero solo di mandarle in un posto gradevole!’ si augurò Aziraphale.


Aveva pensato anche a chi la strada la conosceva e non si sarebbe fatto ingannare.
Peccato che, dopo un certo schiocco di dita, così all’improvviso, più di una macchina si ritrovasse in panne, col motore che non ne voleva sapere di riavviarsi.


Spiacente, mie care, ma il colloquio oggi lo avrete soltanto con un carro attrezzi! Se non altro, non ho causato loro alcun grave incidente!’ si rincuorò l’angelo.


Il suo lavoro non era ancora finito.
C’era chi quella tenuta era già in procinto di raggiungerla, ecco perché si trasportò lì, sulla stradina che conduceva al grande cancello bianco, un po’ troppo affollata per i suoi gusti.
Con le più giovani e avvenenti aspiranti tate fu fin troppo facile.
Ad Aziraphale bastò scrutarle un po’ più a fondo per avere la certezza che fossero single ed esortare altrettanti avvenenti giovinotti a invitarle ad uscire con loro ed ecco che, come per magia, il colloquio aveva perso la sua priorità.
Sia chiaro, quei ragazzi erano reali, non fosse mai che l’angelo avesse ingannato quelle fanciulle con delle illusioni. Aziraphale aveva schioccato le dita e, da qualche parte in tutta Londra e dintorni, alcuni ragazzi – opportunamente single, Aziraphale si era sincerato anche di questo. – si erano trovati inspiegabilmente su quella stradina, ciascuno invaghito da una delle ragazze con le quali aveva incrociato lo sguardo.

Far nascere nuovi amori può essere solo una cosa buona e giusta, no?’ cercò di convincersi Aziraphale, questo prima di nascondersi dietro un albero, lontano da occhi indiscreti e applicare su di sé la magia del giorno prima, per conferirsi l’aspetto da tata.

Perché restavano ancora solo un gruppetto di rivali, le più anziane, quindi quelle con più esperienza e con loro servivano tattiche diverse e più dirette.
“Buongiorno, mie care, anche voi qui per il posto di tata, vero?” si avvicinò alle signore, modulando la voce per renderla il più effeminata possibile.
Le donne annuirono, limitandosi a squadrarlo con una certa diffidenza.
Dopotutto, era più giovane – e decisamente più carina – di loro, il che rappresentava una minaccia.
“È qui che ricevono i Featherwell?” domandò Aziraphale, con finta aria di ingenuità.
“Chi!? No, qui c’è il colloquio con i Dowling!” replicò una delle signore, guardandolo come se fosse un’idiota.
“Uh, devo aver fatto confusione!” ridacchiò la tata camuffata. “Quella è una famiglia che è stata benedetta da un vero proprio dono del cielo: cinque bambini, un parto penta gemellare! C’è così tanto lavoro che di tate ne stanno cercando ben dieci! L’alloggio è grazioso e gli stipendi assai generosi, molto più di questi Dowling che in realtà sono dei gran spilorci!” continuò, producendo dal nulla un annuncio che attestava tutto quanto aveva detto, con tanto di foto di una stupenda struttura immersa nel verde, con relativo indirizzo.
Inutile dire che, facendo un rapido calcolo di probabilità e attratte dalla possibilità di alti guadagni, un foltissimo numero delle presenti si dileguò verso Warren Park, ad Hertford.

In realtà è soltanto un asilo privato, ma farò in modo che le poverine trovino lavoro lì, in fondo… sono buono!’ si disse Aziraphale, accorgendosi che la sua missione non era ancora completata.

Restava una sola candidata, la più anziana di tutte, sulla quale l’avidità non aveva fatto alcuna leva.
Le si avvicinò.
“Vedo che lei è determinata ad avere quel posto.” disse e l’anziana donna annuì.

“Appena vedranno il mio curriculum è praticamente certo che mi prenderanno: sono stata la tata di Tony Blair!” si vantò la signora.
“L’ex Primo Ministro del Regno Unito?” domandò scioccato Aziraphale, facendo del suo meglio per mantenere femminile la sua voce.
“Lui in persona. E lavorare per una famiglia prestigiosa come i Dowling sarà una degna conclusione della mia onorata carriera.” commentò la donna.

Non qui e non oggi, Milady!’ corse ai ripari l’angelo.


 

Seimila anni passati appresso a un demone tentatore dovevano pur avergli insegnato qualche tecnica di persuasione.
“Oh beh, i miei complimenti. Certo che a vent’anni si ha tutta un’altra tempra per fare questo lavoro, tutti i sensi all’erta, i riflessi molto sviluppati. Anche perché, per badare a un bimbo così piccolo, fragile e indifeso servono almeno mille occhi… Lei sta messa bene a cateratta?” cominciò la sua invettiva, con tono mellifluo.

Inutile dire che la signora all’improvviso si sentì completamente inadatta a quel ruolo.
“Io… io temo di non essere più efficiente come una volta…” borbottò, accartocciando il suo curriculum vitae e allontanandosi con aria mesta.

Crowley, che cosa non mi fai fare! Che Dio mi perdoni… non che serva a qualcosa, ma giusto per star un po’ meglio con me stesso, credo proprio andrò a confessarmi!’ decise Aziraphale, ormai rimasto totalmente solo, tornando al suo aspetto consueto e sparendo da lì.


Non molto lontano da quella stradina, in una stanza dell’imponente dimora, un certo colloquio saliva di livello.

“Piacere di conoscerla Miss Ashtoreth. Lei è qui per il ruolo di tata?”

“Ovviamente” rispose pacata la rossa.

“Ottimo. Io sono la madre del bambino in questione, e sono qui per il suo colloquio”


 

“Chi meglio di una madre può decidere la tata perfetta per il suo pargolo?” sospirò dolcemente.


 

Crowley odiava sostenere una conversazione del genere, piena di banalità, di parole gentili e soprattutto di cortesia. Era ovvio che fosse lì per il colloquio di tata, ma che aveva bevuto?

Fare buon viso a cattivo gioco per ben undici anni solo per salvare questo diamine di pianeta. Ne valeva davvero la pena?


 

“Sono assolutamente d’accordo” rispose, riportando indietro Crowley dal suo flusso di pensieri. “Per questo non mi risparmierò di dirle che io cerco una tata molto qualificata e con specifici requisiti”


 

“Non mi nasconda la verità mia cara, chiunque vorrebbe affidare il proprio figlio alle cure di un angelo, ma purtroppo ci si deve accontentare...di noi umani” quasi si morse la lingua per aver pensato alla parola “demoni”. Aziraphale forse avrebbe fatto una figura migliore con il suo aspetto dolce e zuccheroso, ma non gliel’avrebbe mai data vinta. Il posto di tata non glielo avrebbe portato via nessuno!


 

Mrs. Dowling non nascondeva una certa incertezza, ma anche una buona dose di curiosità. Non capita tutti i giorni di incontrare una candidata così… particolare. Ma la donna era sempre stata in buona fede, e decise che avrebbe dovuto ignorare quel qualcosa nel suo cervello che gli suggeriva di passare alla candidata successiva. O forse era stato solo merito di un altro schiocco di dita.


 

“Sarebbe un miracolo incontrare una tata-angelo” ridacchiò la donna segnandosi qualcosa sul foglio.


 

E che miracolo’, pensò Crowley. ‘Se non avessi vinto la sfida lei probabilmente starebbe parlando con un vero e proprio angelo.’


 

“Dunque, Miss Ashtoreth. Mi parli un po’ di lei. Ha esperienza con i bambini?” disse stringendo la penna tra pollice e indice.


 

“Oh mi creda, ho cresciuto e accudito certi diavoletti…” disse con un sorriso appena accennato.


 

“Oh posso capire” intervenne la donna passandosi una mano tra i capelli. Era solo al suo primo colloquio ed era già stanca come se avesse ascoltato un centinaio di candidate. “Il mio Warlock è una peste, non fa che piangere”


 

“Warlock? Ma che nome delizioso. Scommetto che è un vero angioletto”


 

“Un demone semmai. Certe volte mi chiedo se non sia stato Satana in persona a mandarmelo”


 

Crowley sentì l'impulso di ridere, ma virò su ciò che una tata avrebbe detto.


 

“I bambini sono un dono di Dio, Mrs. Dowling,” e quasi la lingua cominciò a pizzicargli. “Solo che certe volte bisogna solo saperli prendere. L’educazione gioca un ruolo a dir poco fondamentale nella crescita di un bambino, e in una giovane donna come lei forse è una componente che ancora deve maturare”


 

L’americana non riuscì a capire se si sarebbe dovuta offendere per il fatto di essere stata accusata di non essere in grado di badare al suo stesso figlio, o sentirsi lusingata per aver sentito la parola “giovane donna”. Optò per la seconda.


 

“Per questo cerco una tata” annuì. “Lei mi potrà dare tutti gli insegnamenti necessari, e il mio piccolo crescerà al meglio. Mi dica, Miss Ashtoreth, lei ha figli?”


 

“Beh…” iniziò alzando leggermente le sue spalle spigolose. “Diciamo che ne ho messo al mondo uno non molto tempo fa”


 

“Davvero?” il sorriso della donna si allargò. “Congratulazioni, che cosa deliziosa. Essere mamma è un sogno, non è d’accordo?”


 

“Oh si, un sogno dal quale ci si vorrebbe solo svegliare”


 

“Come scusi?” chiese accigliata.


 

“Intendevo...per potersi svegliare e tornare alla realtà, e…” tentò di non incrinare la sua voce per renderla il meno incerta possibile. “Insomma, per potersi prendere cura di lui appena ci si sveglia”


 

Con uno schiocco di dita, quel discorso cominciò ad avere senso nella mente della giovane.


 

“Oh, sono così d’accordo” annuì scrivendo qualcos’altro sul foglio.


 

Che cazzo sto dicendo?!’ Pensò il demone maledicendosi. Fortunatamente all’inferno nessuno si sarebbe preoccupato della quantità di miracoli da lui compiuti, essendo il responsabile di un'operazione così delicata come crescere il futuro Anticristo, nessuno avrebbe obiettato.


 

“Solo qualche altra domanda...potrei avere le sue referenze?”


 

Qualche giorno prima, Crowley si era premurato di inventarsi tutta una lista di false referenze da parte dei suoi precedenti datori di lavoro, i quali si congratulavano per l’ottimo lavoro di Miss Ashtoreth nella crescita dei loro figli, erano diventati dei gioielli nell’educazione, nell’aspetto, avevano avuto un’infanzia felice grazie alle premure di quella cara signora, e grazie alle sue due lauree conseguite in prestigiose università inglesi, la carriera dei loro giovanotti era stata a dir poco brillante.


 

Mrs. Dowling ne rimase talmente sorpresa ed entusiasta che decise che non sarebbe stato necessario controllare la veridicità di quei complimenti e raccomandazioni, quindi ignorò il numero di telefono messo a disposizione su ogni foglio. O forse era stato solo grazie ad un piccolo miracolo demoniaco. L'ennesimo.


 

Già immaginava il piccolo Warlock avvocato, giudice, o addirittura medico, di bell’aspetto, cortese e gentile tutto grazie alla splendida educazione fornita da Miss Ashtoreth.


 

Crowley sapeva di aver fatto centro con quella cartella piena di complimenti indirizzati a lui, si era divertito parecchio a lodarsi da solo.


 

“Devo dire…” concluse Mrs. Dowling sistemando i fogli all’interno della cartellina di cuoio. “Che sono molto sorpresa. In modo piacevole, intendo”

In quel momento Crowley si rese conto che per via della stanchezza e della giovane età, la signora non era proprio la persona più qualificata per sostenere un colloquio di lavoro, nonostante fosse lei dalla parte giusta della scrivania. Si sentì rilassato, quasi certo che il colloquio si sarebbe concluso da un momento all’altro, con una stretta di mano e una frase del tipo “il posto è suo”.

E Crowley ci aveva azzeccato, ma aveva sbagliato un particolare: prima della stretta di mano ci sarebbe stata una sola, piccola, innocua formalità, a detta di Mrs. Dowling, la quale si alzò e uscì dall’ufficio, chiedendo a Miss Ashtoreth di attenderla.


 

Non sarebbe potuta andare meglio di così. Nonostante all'inizio il nervosismo avesse avuto man forte nei primi minuti del colloquio, Crowley aveva fatto un figurone.

Si sfregò la mani, già cercando le parole adatte per dirlo all'angelo, e per vantarsi incessantemente con lui, fino a quando la porta si riaprì.

Crowley ancora seduto sulla sedia si voltò, aspettandosi una pila di documenti da firmare in braccio alla donna, ma quel presunto insieme di fogli era in realtà un fagotto avvolto in una coperta, che mugolava e si divincolava.


 

"Vede, Miss Ashtoreth, voglio sottoporla alla prova finale, quella che secondo me segna il distacco tra una candidata e l'altra. Prego...prenda Warlock"

E così dicendo, gli porse il bambino, che a giudicare dal visino disturbato aveva appena finito il suo riposino.

Il panico era palpabile, la prova finale del tutto inaspettata. Il demone credeva che il bambino glielo avrebbero presentato a tempo debito, una volta firmato il contratto e sistemata nelle sue stanze!

Crowley nascose la sua espressione di paura sotto gli occhiali scuri, mostrò un sorriso, che di spontaneo non aveva proprio nulla, e si alzò in piedi. Senza obiettare alla richiesta della donna, allungò le braccia, e come aveva visto fare in diversi tutorial (in internet si trovano informazioni di ogni genere) mise una mano sotto la testa del bambino, e con l'altro braccio lo avvolse, portandolo al petto.

Ora avrebbe solo dovuto giocare con la mimica facciale e presto sarebbe tutto finito, ma appena prima di poter cominciare a complimentarsi con la madre per quanto fosse bello e sano il neonato, quest'ultimo aprì i suoi occhi chiari.

E Crowley non poté più parlare.

Era una creatura così leggera, così calda e morbida, e i suoi occhi dalle pupille nere come la notte lo scrutavano. Mrs. Dowling li osservava, e già era pronta a riprendere in braccio il figlio dopo il suo primo urlo isterico, ma inaspettatamente, il piccolo non gridò. Osservò la sua futura tata, con quegli occhietti minuscoli, e con un piccolo gorgoglio soddisfatto decise di regalarle un sorriso.

Crowley aprì leggermente la bocca, mentre i suoi occhi gialli cominciarono a ritenere quella visione piacevole, esattamente come le sue mani non erano più insicure del contatto che stavano intrattenendo con il corpicino di Warlock.

Come poteva una creatura tanto piccola e dolce provenire dall'ultimo girone dell'inferno?

Un dito sottile di Crowley arrivò a sfiorargli la guancia, sentendola calda sotto il polpastrello.

Aziraphale probabilmente si sarebbe sciolto nell'osservare quella scena, specialmente nel momento in cui Crowley decise di ricambiare il sorriso al bambino.

Lui avrebbe potuto difendersi dicendo che lo aveva fatto solo per conquistare la fiducia di Mrs. Dowling, ma forse, non aveva sorriso solo per ottenere l'impiego. Forse aveva sorriso perché aveva voglia di farlo, ma lui non l'avrebbe mai ammesso.


 

La giovane americana si era ritrovata a sorridere come terza persona in quella stanza, e avendo avuto la conferma da parte di Paul che Miss Ashtoreth fosse la sola candidata fino a quel momento, pensò che la fortuna aveva fatto visita a casa Dowling quel giorno.

Strinse la mano alla nuova tata di suo figlio, le fece firmare alcune scartoffie e le chiese di presentarsi due giorni dopo, una volta che i suoi alloggi sarebbero stati ultimati.


 

Miss Ashtoreth non era mai stata soddisfatta di sé stessa come quel giorno. La prima parte era fatta, ora avrebbe solo dovuto attendere il suo angelo.

Casualmente aveva chiesto a Paul riguardo ad un annuncio che aveva visto in giro, a quanto pare i Dowling cercavano anche un giardiniere.


 

"Oh certo Miss Ashtoreth" gli aveva risposto "Cerchiamo un giardiniere molto qualificato, sa, Mrs. Dowling possiede certe piante rare e fiori provenienti dalle più remote zone del mondo" disse quasi volendo ingigantire la mole di lavoro che avrebbe avuto un giardiniere qualsiasi nel badare a piante qualsiasi. Paul era fatto così, amava infiorettare.


 

"Oh, io sono un tale disastro con le piante" aveva scherzato con lui. "E... dovrà stare qui anche lui? Intendo, alloggiare qui?"


 

"Oh beh, non credo proprio sia necessario" rispose il maggiordomo con una leggera risata.


 

Ma Crowley non ne fu tanto convinto. Schioccò le dita.


 

"Ne è proprio sicuro?" Gli chiese con un mezzo sorriso.


 

"Dovrà alloggiare qui quasi sicuramente" si corresse l'altro come per magia. "Il giardino ha bisogno di una costante manutenzione"


 

"Oh certo, posso immaginare" disse ridacchiando sotto i baffi. "E immagino anche che il suo alloggio dovrà essere vicino a quello della tata del piccolo Warlock, se non addirittura collegati" 

Grazie a Crowley, anche Paul si ritrovò d'accordo, deciso prima di subito ad organizzare i lavori per collegare le due camere.


 

"Molto bene" sorrise Crowley, soddisfatto della sua ennesima malfatta. "Ora sarà meglio che vada ad organizzare il trasloco. Ci vedremo molto presto signor Paul"

Quest'ultimo le aprì la porta verso l'esterno.


 

"Arrivederci, Miss Ashtoreth" disse mentre Crowley scendeva i gradini, e a quel saluto il rosso si fermò, per poi voltarsi.


 

"Nanny Ashtoreth, se non le dispiace" disse prima di ricominciare a camminare verso la sua amata Bentley, che aspettava ansiosa di suonare per lui "We are the Champions" dei Queen.

TBC
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Note:

Beh, le recensioni (anzi, *la recensione*) parlano chiaro: il prologo non vi è piaciuto e la cosa ci dispiace un sacco… speriamo di avevi fatto cambiare idea con questo primo capitolo (forse troppo lungo? scusateci, insieme siamo pericolose XDD ), però, fosse anche solo per insultarci, fatevi sentire, pretty please ^^’

Noi ci stiamo divertendo un mondo a scrivere questa storia, speriamo anche voi a leggerla ;) Da MusicAddicted e Loka98


 

   
 
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