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Autore: AlyaVRose    29/07/2009    1 recensioni
Un'incursione nel capitolo 23 di Eclipse, e poi la storia riprende dal capitolo 26. Cosa sarebbe successo se Bella fosse stata un pochino più sicura dei suoi sentimenti?
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan, Jacob Black
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Prologo
Prologo

[…]
«Devo andare», sussurrò.
«No».
Sorrise, lieto della mia risposta. «Torno presto», promise. «Prima, però, una cosa...».
Riprese a baciarmi e non c'era più ragione di resistere. Perché mai?
Stavolta era diverso. Sentivo le sue mani lievi sul mio volto, le labbra calde e delicate, sorprendentemente timide. Fu breve, e tanto, tanto dolce.
Mi avvolse tra le sue braccia e mi cullò stretta mentre mi sussurrava all'orecchio.
«Questo doveva essere il nostro primo bacio. Meglio tardi che mai».
Contro il suo petto, dove non poteva vedere, le mie lacrime si addensarono e scesero. Spostai il viso un’ultima volta, amavo il suo profumo e sapevo che c’era l’eventualità che non lo avrei più sentito. Volevo imprimerlo bene nel cervello. Il solo pensiero che Jake potesse non tornare mi fece piangere ancora di più. Jacob cercò di staccarmi da lui dolcemente, ma glielo impedii, piantandogli gli occhi pieni di lacrime in viso.
«No… ti prego, Jake… non andare… Io… Io… ho bisogno di te».
«Bells, tesoro… non tentarmi… sai che per quel cioccolato sarei pronto a fare qualunque cosa!»
«E allora fallo, Jake. Resta con me».
«Bella, tesoro… fino a cinque minuti fa eri tra le braccia del tuo succhiasangue a cui hai promesso di legarti per sempre, e adesso invece vuoi che resti con te? Devi fare un po’ di chiarezza, piccola».
Senza riflettere, senza neanche rendermi troppo conto delle implicazioni di quello che stavo dicendo, mormorai:
«Forse devo fare chiarezza. Ma adesso una cosa la so: voglio… voglio fare l’amore con te, Jake». Fu un sussurro, ma lo sentì. Ero diventata di un bel rosso brillante, ma non mi importava. Mi aspettavo una reazione da parte sua, ma comunque mi spiazzò. Mi prese nuovamente tra le braccia, stringendomi forte a sé, quindi mi baciò i capelli e poi posò le labbra sulle mie. I nostri respiri divennero subito affannosi, gli ci volle tutta la sua forza di volontà per staccarsi.
«Giurami che non lo stai dicendo solo per tenermi qui!» Era combattuto; probabilmente se non avesse avuto la certezza che il branco poteva aver bisogno del suo aiuto non si sarebbe nemmeno fermato a pensarci su e mi avrebbe presa in parola, ma in quel frangente esitò.
«Jake…» Implorai.
«Dici sul serio, o è solo un altro misero tentativo di tenermi ancora con te?»
«Lo so, Jake, scusami… l’ho detto senza neanche pensarci… ma il tuo profumo, il tuo sorriso, le tue braccia… mi fanno questo effetto. Non riesco a tenerti lontano, quindi dovrai farlo tu perché io proprio non sono capace». Mi strinse ancora, mi baciò i capelli e allentò la stretta.
«Ne riparleremo, Bells. Ma almeno ci sei riuscita. Mi hai dato un motivo per tornare». E così dicendo se ne andò verso gli alberi per trasformarsi, lasciandomi sola con il dolore lacerante di quella nuova consapevolezza.

[…]
«Fammi sapere se vuoi che ritorni, e sarò qui», promisi.
Con un sospiro, mi offrì la guancia.
Mi chinai a baciarla con delicatezza. «Ti voglio bene, Jacob».
Fece un risolino. «Io ti amo».

Stavo per uscire, ma la sua mano mi bloccò il polso.
«Bells… me lo concedi un ultimo regalo?» Non aveva il coraggio di incrociare il mio sguardo, era diventato rosso acceso e guardandolo in viso capii di cosa stesse parlando.
«Jake, non credo sia una buona idea…»
«Vedi? Avevo ragione! Cercavi soltanto di non farmi morire. Adesso che non c’è più pericolo, ti stai tirando indietro». I suoi occhi mandavano scintille, e sapevo che se lo avessi guardato ancora la mia volontà avrebbe finito per sbriciolarsi. Ma decisi che almeno una volta nella mia vita dovevo affrontare le mie paure. Mi sedetti nuovamente sul letto, di fianco a lui che ancora non mi aveva lasciato andare il polso, facendo attenzione a non fargli male.
«Jake, sei ferito. Credi che Carlisle lo permetterebbe? Non credo possa essere incluso nelle cure mediche…»
Ridacchiò. «Forse no. Ma ho il sospetto che sarebbe il rimedio migliore…» Mi guardava in un modo tale che sentii le farfalle nello stomaco, un nodo in gola, un calore improvviso che mi avvolgeva e la testa che girava. Mi prese dolcemente la nuca con una mano per attirarmi verso di lui, ma non mi baciò. Rimase lì, a qualche millimetro dalle mie labbra, il suo fiato caldo che mi ubriacava e mi stordiva.
«Sicura che sia solo quello il motivo, Bells?» Un luccichio divertito negli occhi neri. Mi stava sfidando, il solito vecchio Jacob. Quello che amavo.
«Non capisco che vuoi dire…»
«Non sarà piuttosto che hai paura di scoprire che potrebbe piacerti di più che col succhiasangue?»
«Non credo…»
«E come fai a dirlo?» Era maledettamente serio, accidenti a lui.
«Perché io e Edward… ecco… noi non…» Ero diventata di un bel rosso brillante, temevo di prendere fuoco, e soprattutto temevo che Jake si facesse beffe di me per la mia inesperienza. Invece mi guardò serio, piantando nei miei i suoi occhi di lava. Mi fissò per un istante lunghissimo, quindi mi attirò ancora più vicino e mi baciò. Nuovamente fu diverso, perché fu intenso, dolce, passionale. Un bacio che stava montando come la marea, e che lento ma inesorabile mi stava trascinando verso un abisso dal quale temevo di non risalire mai più. Ormai ero in balìa di quelle emozioni; aveva giocato sporco, certamente, ma non mi importava. La sola cosa che volevo in quel momento era che continuasse a farlo, senza fermarsi mai. La sua mano sana mi accarezzava la vita, tra la maglia e i jeans, e mi faceva provare sensazioni che non credevo esistessero. Mi tolsi le scarpe; fu un gesto istintivo, per accoccolarmi meglio sul suo petto enorme. Scansò un poco le coperte, e arrossii fino alla radice dei capelli nel notare che era nudo. Mi infilai al suo fianco, ma subito dopo dovetti sfilarmi i jeans. Quel ragazzo era un termosifone su gambe, accidenti! Lo guardai negli occhi, e fu un errore madornale. Mi catturò lo sguardo, e non riuscii più a distogliere il mio da quegli occhi carezzevoli, profondi, tristi e… sensuali. Merda. Non mi ero mai accorta di quanto fosse sensuale lo sguardo di Jake. Questo non aiutava. No. Proprio no.
Mi sorrise dolcemente, e non riuscii più a trattenere l’impulso irrefrenabile di passare le dita su quelle labbra carnose e calde. Mi bloccò la mano col braccio ferito, cosa che gli strappò un mugolìo di dolore, ma non si fermò. Mi avvicinai di nuovo – questa volta fu tutta colpa mia, ma non riuscivo proprio a impedirmelo – e lo baciai. Fu un bacio quasi violento, forte, duro. Ma allo stesso tempo focoso e passionale. E anche questo fu un errore madornale. Già. Perché in quel momento sentii chiaramente che un interruttore nella mia mente fece clic – più che il rumore di un interruttore, veramente sembrò il rumore delle campane di una chiesa – e non riuscii più a controllare le mie mani. Nel momento in cui mi resi conto di ciò che stavo facendo, le mie mani già correvano sul corpo caldo di Jake, provocandogli brividi e mugolii che mi portarono al di là di tutte le barriere che la mia mente si era creata in tutti quegli anni. E tutte quelle barriere crollarono in un istante, lasciandomi sola, indifesa. Me stessa contro il mondo delle emozioni che avevo da sempre rifuggito.
«Bells… non farmi questo… ti prego, se non vuoi non farlo. Mi uccideresti». Mi implorò, gli occhi roventi nei miei. Ma fu un istante.
«Chiudi il becco, Jacob. E baciami».
«E’ la seconda volta che mi chiedi di baciarti oggi… mi sembra di capire che la cosa non ti dispiaccia poi tanto, Bells». Sorrise. Di nuovo. Ancora quel sorriso, il mio sorriso. Quello che aveva prima che tutta questa storia cominciasse. E che aveva il potere di sciogliermi dentro, di farmi sentire di gelatina. Mi sfilò la maglia, ma neanche me ne accorsi. Ero troppo presa a baciarlo. Le mie mani gli stavano torturando i muscoli del torace, caldo e enorme, finché non mi prese la mano e la spinse più giù, sui suoi fianchi. Mi piaceva da impazzire accarezzarlo, il suo corpo era caldo e morbido, soffice, e ogni mio più piccolo movimento gli causava brividi e sospiri. Compresi che non sarei riuscita a staccarmi da lui tanto facilmente, ormai. Ero soggiogata. Ed era una sensazione strana, non avere limiti, barriere o “blocchi” da non dover oltrepassare. Una sensazione che mi stava ubriacando. Lo guardai negli occhi, seria, e mormorai: «Hai presente il discorso di oggi?»
«Mmm?» assentì con un luccichio strano nello sguardo.
«Ecco… io…» Arrossii di nuovo. Che vigliacca!
«Dillo, Bells. Dillo. Voglio sentirti che lo dici». Mormorò sulle mie labbra. Sospirai rassegnata. Mi conosceva bene l’infame, non potevo nascondergli proprio niente. Neanche la voglia che avevo di lui. All’inferno. Sarei finita all’inferno certamente. Ma non me ne importava un fico secco.
Raccolsi tutto il mio coraggio, senza staccare gli occhi dai suoi. «Voglio fare l’amore con te, Jake». Non conclusi per bene la frase, mi ritrovai impegnata a baciarlo cercando di non fargli male. Non so come ci riuscì, ma all’improvviso mi resi conto che mi aveva spogliata completamente. Ero nuda, sotto di lui, che mi stava baciando in un modo che probabilmente avrebbe potuto essere punito per legge. Le sue mani – anche quella ferita – esplorarono ogni centimetro del mio corpo, facendomi sospirare. Non volevo che si fermasse. Mi sentivo come un’assetata nel deserto, che improvvisamente aveva scoperto una fonte d’acqua. Come se le sue mani, il suo corpo, i suoi baci potessero lenire tutte le mie pene, le mie ferite. Come se mi stesse scaldando il cuore. Sentii le sue mani farsi più audaci, e le mie risposero come ad un richiamo, vagando sul suo corpo in risposta ad un comando mai dato. Le sue labbra erano esigenti, ma calde e morbide sul mio corpo e mi strapparono gemiti che non pensavo di poter emettere. Fu tenero, dolce come non mai. Antepose a se stesso la preoccupazione di farmi male, di causarmi dolore. Ma io non sentivo dolore, sentivo solo lui, solo la voglia infinita che avevo di fondermi con lui, di fermare il tempo e restare lì tra le sue braccia. Fu bellissimo, e il tempo volò talmente veloce che mi resi conto con rammarico che dovevo tornare a casa. Mi veniva da piangere, non sarei mai riuscita a dire addio a Jacob se non riuscivo neanche ad uscire da casa sua. Ancora una volta mi capì.
«Che c’è, Bells?»
«Non lo so… ho il magone… ho paura…»
«Di cosa, piccola?»
«Ho la strana sensazione che non ti rivedrò più, Jacob. E per quanto questo sia stato un modo bellissimo per dirti addio, non credo di essere ancora pronta a farlo».
«Bells, ti ho fatto una promessa… finché avrai un cuore che batte, il mio sarà con te. Anche se adesso me lo stai spaccando». Chiuse gli occhi. Io mi morsi un labbro per ricacciare dentro le lacrime. Non volevo che mi vedesse piangere, se mi avesse abbracciata probabilmente non avrei resistito e sarei crollata. E non volevo crollare. Che cosa avrebbe pensato Edward?
Edward… adesso ero davvero confusa. Gli avevo detto di si, che lo avrei sposato. Ero davvero sicura di volerlo? Era davvero lui il mio futuro? La voce roca di Jacob mi riscosse: «Piccola… tutto bene?»
«Si Jake… scusa… io… devo andare…»
«Ti rivedrò prima del matrimonio?» A quelle parole mi si gelò il sangue nelle vene. Matrimonio. Il mio. Sentii chiaramente il rumore di un macigno che mi cadeva sul cuore, schiacciandolo.
  
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