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Autore: Misaki Ayuzawa    18/09/2019    0 recensioni
"Non essendo mai stato in quel villaggio prima, né avendone mai sentito parlare, Taron non poteva affermare con certezza che quel lastricato consumato e le quattro case, o meglio stamberghe, che lo costeggiavano avessero conosciuto tempi migliori, più clementi o semplicemente meno luridi.
Tuttavia, Taron sospettava di no."
Genere: Avventura, Fantasy, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Taron
Capitolo 1: Whitewell

Non essendo mai stato in quel villaggio prima, né avendone mai sentito parlare, Taron non poteva affermare con certezza che quel lastricato consumato e le quattro case, o meglio stamberghe, che lo costeggiavano avessero conosciuto tempi migliori, più clementi o semplicemente meno luridi.

Tuttavia, Taron sospettava di no.
Whitewell aveva ben poche attrattive. La taverna era una stanza dall’aria viziata e con scarsa illuminazione, sepolta com’era nello scantinato di una delle baracche. Il mercato veniva allestito ogni mattina, anche se chiamarlo mercato pareva eccessivo, e non offriva grande varietà di prodotti. L’unico scorcio gradevole era la piccola pineta che dava sul mare. Nessun porto, solo un paio di modesti scafi per la pesca e una zattera, usata per collegare alla terraferma quello che, più che un’isola vera e propria, era uno scoglio un po' troppo cresciuto. La distanza che le separava non era tanta ma, un paio di volte all’anno, nel periodo delle piogge, l’isolotto diventava una prigione da cui era impossibile evadere, a meno che non si trovasse la morte una via d’uscita allettante. In quel preciso momento, a Taron non sarebbe dispiaciuto un viaggetto nell’Aldilà, pur di togliere, letteralmente, le tende e tornarsene da dov’era venuto, dalla sua splendida, fulgida, mozzafiato capitale. Di lei, adorava ogni vicolo, ogni scalinata. Sognava il palazzo che si stagliava al centro della cittadella e i suoi pensieri, nei momenti di veglia, erano dedicati ai suoi tetti dorati e alle guglie dei luoghi di culto. L’unica marea di cui si fosse mai interessato era quella della folla che si riuniva nei grandi cortili dei mercati al mattino, pronta a spendere quanto aveva guadagnato il giorno prima in pesce e carne fresca e nei più pregiati tra i tessuti. Lì, in quell’atmosfera, Taron si sentiva a casa.

Purtroppo, gli era stata affidata una missione e doveva portarla a termine se voleva tornare a Lumes. Per questo, gironzolava per tutta l’isola da ormai tre giorni, in attesa. Di lì a qualche ora una chiatta avrebbe attraccato, avrebbe depositato il suo carico e sarebbe ripartita. Compito di Taron era assicurarsi la merce e traghettarla fino alla capitale, dove l’avrebbe affidata a chi di dovere. Non conosceva esattamente le ragioni di tanta segretezza. Il Cap
o lo aveva semplicemente spedito in quell’inferno con la sola indicazione della data e del luogo dell’incontro. Ad essere onesti, Taron sospettava che la questione non fosse interamente legale. In generale, la cosa non avrebbe rappresentato un problema per lui; quando si era messo a suo servizio, era ben conscio della natura non sempre pulita degli affari del Capo ma, di solito, veniva messo a parte dei dettagli del lavoro da sbrigare: importazione di metalli pregiati, contrabbando di liquori, fornitura di tappeti alla Regina in persona e così via. Sì, al Capo piaceva diversificare. Questa volta però era diverso, Taron lo sentiva. Mandarlo in un luogo con al massimo una trentina di abitanti, metà dei quali vecchi pescatori, non dargli alcuna informazione sull’identità di chi avrebbe dovuto incontrare, l’esplicita raccomandazione, normalmente sottintesa, di passare inosservato al suo rientro in città … Aveva un brutto presentimento, lo stesso che aveva provato dodici anni prima, quando sua madre era tornata a casa a fianco di uno sconosciuto presentandoglielo come il suo nuovo padre: sette giorni dopo, Taron cominciava ad essere percosso dal suo caro paparino; tre mesi dopo, vagabondava insieme agli orfani nei bassifondi della città, preferendo la vita di strada ad una casa che sembrava diventata una fossa di combattimento. Insomma, Taron si fidava molto del suo sesto senso e nutriva pochi dubbi sul fatto di stare per cacciarsi in grossi guai.
  
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