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Autore: reesejordan    18/09/2019    7 recensioni
Un amore immenso e impossibile. Un amore che non può essere vissuto. Un amore che non è fatto solo di corpi e desideri. Una rivistazione personale sull'impossibilità di Hans e Marie Antoinette di vivere il loro amore.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hans Axel von Fersen, Marie Antoinette
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Cammino, trascinando l'eco dei ricordi. Sono impazzito. Ho appena trascorso un'altra notte con lei. Lei è mia. L'ho fatta mia anche se non lo è.

Ci siamo incontrati per caso. Il destino beffardo quella notte mi ha spinto ad andare a un ballo a cui non volevo partecipare. Forse ci saremmo incontrati altrove, ma quella sera ho scoperto di tenere fra le braccia non solo una ballerina brava e agile, ma la delfina di Francia. Ed è lì che volevo rimanesse. Con me, nel mio abbraccio.

Stanotte non era un caso. Ci amiamo. Dopo il nostro primo incontro abbiamo scoperto di avere molte cose in comune. La sua capacità di ascoltarmi, dandomi la possibilità di parlare con lei di qualsiasi argomento e la sua bellezza mi hanno rapito mente e cuore. L'incontro di stanotte è stato fissato da tanto e non vedevo l'ora di amare ogni parte del suo corpo, di lei. Conosco le parti più nascoste, so come reagisce al mio tocco, alle mie mani che esplorano, desiderano, alla mia bocca che, muta e affamata, chiede e prende la sua carne. Nessun impegno mondano mi avrebbe fermato dal non vederla abbandonarsi a me, a chiamare il mio nome, per aggrapparsi alle mie spalle e alla speranza di amarci un'altra volta, rubando il tempo e ingannando gli altri. Invece inganniamo noi stessi. Inganno lei.

Le sue braccia che mi accolgono mi fanno impazzire di più, il suo sguardo meraviglioso e meravigliato è sempre colmo di parole non dette. Ieri ne ha solo pronunciate poche. Mi ha fatto girare la testa, perdere la ragione e aumentare i battiti del cuore.

- Ohhh... il mio Hans... siete venuto da me...

Non posso stare lontano da lei. Ma devo farlo. Un amore folle e impossibile il mio per lei, il suo per me. È per questo che stanotte le stringevo i fianchi, i seni, torturandole i capezzoli con la bocca. Volevo imprimerle il ricordo di me, delle mie labbra sulla sua pelle, della mia bocca nella sua, del mio corpo sfregato contro il suo, dentro il suo. Le sue mani, le sue parole mi chiedevano di più, mi stringevano a lei, mi sussurravano frasi dolci d'amore e altre colme di desiderio. Ha saputo trasformare i miei gemiti in affanni, colti dal piacere di toccarci, unirci, dividere momenti così intensi insieme. Non so come fa. Tutte le volte sono in balìa del suo profumo, delle sue dita che mi percorrono, della sua bocca che mi dice che è mia, che sono suo. E allora aumenta la pazzia in me. Quando sono con lei, perdo il controllo della mia mente, mi abbandono alla lussuria, all'ingordigia, alla brama di lei. Sento il bisogno di strapparla dal suo dovere, dalla sua famiglia, dalle braccia di suo marito e tenerla a me per proteggerla, custodirla, amarla perché è lei.

Ma stanotte la mia follia non voleva abbandonarmi. Ubriaco di lei e del desiderio che ho tutte le volte di possederla, l'ho tenuta stretta a me, ho affondato in lei un'ultima volta e l'ho inondata di me e del mio amore immenso. Per lei. Un gesto da egoista folle e ingordo. Sono già maledetto. La mia donna è sposa di un altro. Sarò anche dannato. Un altro uomo farà da padre a mio figlio. Perché l'ho incontrata? Per sprofondare in un amore tormentato e clandestino? Io voglio vivere questo amore e invece mi trascino moribondo in una lenta e triste agonia. Non posso più vivere così. Non ho avuto altra scelta che assecondare il mio destino crudele. 

- Devo tornare in Svezia.

- Sono impegni che non potete rimandare?

- Purtroppo no.

- E richiedono la vostra presenza?

- Sì. È un dovere familiare.

- Capisco. Starete via molto?

- Purtroppo sì. 

Mentre le dicevo della mia imminente partenza, le sue mani mi accarezzavano lasciando scie calde sulla mia pelle. La stanza illuminata dalla luce delle candele mi permetteva di nascondere il mio sguardo triste e addolorato. Il tono della mia voce invece era difficile da camuffare.

- Cosa mi dovete dire, Hans?

- Volete la verità?

- Sì.

- Torno in Svezia per sposarmi.

Mentre le parlavo del mio matrimonio, le sue mani si sono allontanate, lasciando un vuoto gelido sulla mia pelle. 

- Amate un'altra donna?

- Non! Ma reine, mon amour...

- E allora restate con me.

- Non posso.

- Je vous en prie.

- Ah... se solo potessi...

Tremavo, sommerso dalla rabbia e dall'angoscia. Le parole mi sono rimaste sospese in gola. La guardavo disperato e impotente. Non potevo accontentare la sua richiesta sussurrata.

- E allora andate... e siate felice...

La mia regina coraggiosa mi ha lasciato andare perché non possiamo fare altrimenti. Il mio cuore è torturato dalle sue parole, dal suo gesto d'amore. Mi guardava rassegnata e poi è crollata nelle mie braccia a piangere il suo dolore. Le stavo spezzando il cuore mentre ciò che voglio è vederla in tutta la sua allegria, la sua dolcezza, la sua forza. E io sono solo capace di darle tristezza, sofferenza, fragilità. L'ho accarezzata, riempiendola di baci, ma sapevo che non l'avrebbero rassicurata. 

Un ultimo bacio, dolce e struggente a sigillare la nostra separazione. Un ultimo gemito sulle labbra ad echeggiare dentro. Ho chiuso la porta con il peso dell'addio addosso.

Cammino, trascinando un dolore immenso. Le mie gambe sorreggono un corpo debole. Il mio petto ospita un cuore vuoto. La mia testa racchiude una mente pazza. Il destino ha giocato con noi. Prima ci ha fatti incontrare, adesso ci vuole separare. La porterò ovunque con me. Non ci può essere un'altra. Ci sarà sempre lei, solo lei. Vivrà nasacosta nel mio quotidiano, in ogni battito del mio cuore, in ogni respiro della mia bocca, in ogni pensiero della mia mente.

Lei, il mio sogno meraviglioso, la mia impossibile realtà. Lei, che non voglio lasciare, anche se devo. So già che non potrò stare senza di lei.

   
 
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