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Autore: _Cthylla_    18/09/2019    1 recensioni
Ovvero: come NON comportarsi in caso di contatto alieno, per quanto si possa aver ragione.
||Come si evince dal titolo, il contesto di questa storia è Transformers Armada. Lo inserirò correttamente qualora il giusto contesto diventi disponibile.||
''Lincoln è l' esempio di una tipica cittadina americana costruita a poca distanza da una montagna, ottimo posto per condurre una vita tranquilla e occuparsi di Billy, il cugino tredicenne che vive in casa con me da circa un anno.''
Questo è il pensiero di Rain O'Connell, donna neppure trentenne dal carattere piuttosto duro nonostante la vita agiata.
Cosa succederà quando scoprirà che a poca distanza da Lincoln vivono dei robot giganti alieni che, per trovare i cosiddetti ''Minicon'', hanno esportato la propria guerra sul pianeta Terra? Riuscirà a far sì che lei e Billy non vengano coinvolti o il suo piccolo mondo fatto di candele e sottobicchieri finirà per intrecciarsi con quello dei Transformers?
Genere: Avventura, Commedia, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Autobot, Decepticon, Nuovo personaggio
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Transformers Animated
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Allora...
Ho scritto questa cosa. C'è di mezzo un' OC completamente umana che doveva teoricamente restare inutilizzata (e difatti non so quale sarà il suo destino dopo aver scritto questo. Ammetto di star pubblicando più che altro per curiosità di sentire SE avete da dire qualcosa E cosa è :'D) quindi non prendetela troppo sul serio, ok? Questa è solo per divertimento ed è anche totalmente "a braccio" -ma farò sì che abbia una sua coerenza, non preoccupatevi. 

La fanfiction un po'più "seria" su questo cartoon la devo ancora scrivere. 

A livello cronologico è ambientata pochi giorni dopo il primissimo episodio di Transformers Armada.
Nient'altro da dire per ora.


1

LA DELICATEZZA DELLA PIOGGIA








«Tu non andrai da nessuna parte, Billy O’Connell».

«Ma ho già detto a Fred che avrei-»

«Non mi interessa, sapevi benissimo di essere in castigo».

Il tredicenne deglutì rumorosamente, senza tuttavia perdere il coraggio di guardare dritto in volto la cugina. «Non puoi tenermi qui contro la mia volontà, Rain!»

Per essere cugini di secondo grado, i due O’Connell si somigliavano più di tanti fratelli. Entrambi erano provvisti di capelli castani -di qualche tono più scuri nel caso di Rain- pelle chiarissima, lentiggini e occhi di un verde azzurro piuttosto tipico per delle persone di genia irlandese.
A livello caratteriale però non si somigliavano altrettanto: l’espressione inamovibile sul volto delicato e simmetrico della giovane donna non era frutto dei soli quattordici anni d’età in più rispetto a Billy.

«Hai perfettamente ragione, non “posso”» disse Rain, alzando gli occhi al soffitto «Sono obbligata, dal momento che tu a tredici anni suonati non hai ancora un briciolo di capacità di discernimento. Devo ricordarti cos’è successo poco tempo fa?»

«Ancora con quella storia?! Mi sembra che io e Fred siamo usciti vivi e vegeti dalla montagna!»

Non era stato un bel quarto d’ora per Billy e per Fred.
Presi dall’idea di seguire due compagni di classe -Bradley “Rad” White e Carlos Lopez- in esplorazioni ben poco raccomandabili, avevano finito per perdersi nei cunicoli della montagna che si trovava relativamente a poca distanza dal centro abitato, e dopo essere stati accecati da un lampo di luce bianca erano anche rimasti coinvolti in un breve terremoto originato da chissà cosa.
Quale santo li avesse aiutati a uscire totalmente illesi da tutto ciò era un mistero, così com’erano un mistero sia quella luce, sia l’orma gigantesca che lui e Fred avevano avvistato una volta fuori dai cunicoli!

«Il punto è che tu e il tuo amico non sareste dovuti mai entrare lì dentro. Se non sei in grado di capire una cosa così semplice non puoi pretendere che ti lasci uscire. Vi siete avventurati nelle viscere di una montagna da soli, senza uno straccio di attrezzatura, finendo coinvolti in un terremoto, solo per vedere cosa facevano quegli altri due minorenni» gli ricordò Rain, sottolineando quell’ultima parola con una smorfia «alla tua età non ero una tale gobshite».

«Piantala di darmi dell’idiota e di parlare in quella lingua strana che non capisco!» sbottò il ragazzino.

«Questa “lingua strana” è la tua lingua, sei nato in America ma hai radici irlandesi, e comunque la stai imparando piuttosto in fretta… non solo perché ormai sai cos’è un gobshite. Tornando al nostro discorso, tu sei ancora in castigo, quindi oggi non uscirai. Non c’è altro da aggiungere».

«Non hai il diritto di mettermi in punizione e di farmi prediche, non sei mia madre!» protestò Billy.

«Non che a tua madre sia mai importato abbastanza da esercitare questo diritto, in caso contrario non saresti qui».

Billy ammutolì, impietrito, e dopo aver indietreggiato di qualche passo salì di corsa le scale che portavano al piano di sopra.

Rain rimase in silenzio, limitandosi a sospirare quando lo sentì sbattere la porta della sua stanza.
Appena aveva finito la frase si era resa conto che la sua classica mancanza di tatto aveva sconfinato pericolosamente nella stronzaggine, tra l’altro senza che lei lo volesse davvero.

Si allontanò dalla porta principale e raggiunse il salotto, andando a controllare la giara grande di Green Grass, ormai in fine. Per fortuna era stata abbastanza lungimirante da procurarsi più di una candela con quella fragranza, ormai era diventata un pezzo raro, che contribuiva non poco a distenderle i nervi quando ne aveva bisogno.
Come in quel caso specifico.

“A volte mi domando chi me l’abbia fatto fare” pensò “Non ero obbligata. Se me ne fossi stata buona e avessi chiamato i servizi sociali ora non dovrei essere io a dover trattare quotidianamente con un minorenne gobshite, se ne occuperebbe una qualsiasi casa famiglia e…”

Sospirò di nuovo.
Era stato proprio quello il pensiero che l’aveva spinta a prendere la sua decisione. Era vero che in alcune case famiglia che ospitavano ragazzi in situazioni difficili regnava un buon clima, ma arrivata a ventisette anni poteva dire di aver sentito anche tante -troppe- storie che dicevano l’esatto contrario, e quello era il motivo che l’aveva spinta a prendere con sé suo cugino.

La storia di Billy era quella di tanti altri ragazzini vittime dello stesso cliché: il padre se n’era andato chissà dove qualche anno prima, lasciandolo solo con una madre che non era capace né di stare senza un uomo né di badare al proprio figlio, come aveva dimostrato il fatto che si fosse perfino dimenticata di andare a prenderlo all’uscita del pronto soccorso una volta in cui si era slogato gravemente una gamba facendo sport.

Era successo quasi un anno prima ed era stata Rain, passata di lì per caso, a dare un passaggio a uno sconsolato Billy che si era rassegnato ad aspettare l’autobus sotto la pensilina, e da lì era partito tutto il resto.

Pur avendo passato l’infanzia e buona parte dell’adolescenza col nonno in Irlanda, Rain aveva raggiunto i propri genitori in America quando Billy aveva appena due anni, lo aveva visto crescere e non le aveva mai fatto nulla di male; dunque, una volta avuto un quadro chiaro della situazione, aveva assecondato il richiamo del sangue e dell’ospitalità irlandese, finendo per accogliere un ragazzino che la madre aveva smollato via volentieri, contribuendo a fargliene ottenere la tutela legale fin troppo facilmente.
La casa molto grande e moderna di cui il nonno di Rain aveva pagato la costruzione aveva fatto il resto, insieme al fatto che la giovane donna, grazie ai terreni lasciati in eredità da suddetto nonno, godesse di un’ottima rendita senza dover muovere un dito.

Era stato così che la vita di Rain era diventata tutt’a un tratto più affollata, complice un cugino a cui solo dopo un paio di mesi era entrato in testa il concetto “Se hai intenzione di portare in casa il tuo amico devi notificarmelo con due giorni di anticipo in modo che io mi prepari spiritualmente ad avere a che fare con un preadolescente non imparentato con me” e che al momento stava annegando nei complessi per colpa sua.

Si diresse in cucina, preparò due cioccolate calde all’americana -le era servito qualche anno per abituarsi a quei beveroni- e poi salì al piano di sopra per raggiungere la stanza di Billy. Bussò alla porta.

«Billy».

Nessuna risposta. Bussò ancora.

«Rispetto la tua privacy e per questo busso, ma facendo valere la mia autorità di tutrice legale entro lo stesso» lo avvertì Rain, per poi entrare.

La prima cosa che vide -oltre a un livello di disordine ancora tutto sommato accettabile per la stanza di un tredicenne- fu che Billy si era rifugiato, seduto, sotto la coperta blu scuro del letto.
Si avvicinò senza dire un’altra parola, così come non ne giunsero da Billy, se non quando lei si sedette vicina a lui.

«È vero che non le importa. Non le è mai importato» mormorò il ragazzino, sempre nascosto.

«Io comunque non sono stata gentile a ricordartelo».

«Già».

«Pur non avendo intenzione di arrivare a questi livelli».

«Ormai dovrei sapere che sei delicata come un carro armato in corsa, è colpa mia che me la prendo» borbottò Billy.

«Delicata come un carrarmato in corsa ci sta, delicata come un carro armato stronzo in corsa invece ci sta un po’meno. Non che i carri armati parlino abbastanza da essere stronzi, s’intende» aggiunse Rain «C’è un bicchiere di cioccolata calda sul tuo comodino».

«… ci sono le codette di zucchero colorate sopra?»

«Qualcuna».

A quel punto il ragazzino si decise a uscire da sotto la coperta e ad agguantare la cioccolata. Ne bevve qualche sorso in perfetto silenzio, prima di sollevare gli occhi sulla cugina. «Perché mi hai voluto qui?»

«Ne abbiamo già parlato, Billy».

«Sei giovane, sei bella, vivi in una casa con la piscina e l’idromassaggio e puoi permetterti di campare di rendita per tutta la vita, non avevi alcun buon motivo per volermi qui, soprattutto considerando che detesti i minorenni e stai poco anche con la gente della tua età. Chi te lo ha fatto fare di prendere in casa un… un gobshite come me, eh?»

«Non avrei lasciato che un cugino che ho praticamente visto crescere e che non mi aveva mai rotto le scatole andasse a finire in una qualche casa famiglia. Sai bene che quella sarebbe stata la fine che avresti fatto, prima o poi, se io non ti avessi accolto qui» disse Rain «E comunque da quando hai imparato a usare i sottobicchieri e hai capito che Icy Blue Spruce è il sudore di Cthulhu fatto candela non sei poi così male».

«Io però non la trovo poi così malvaaa… niente, come non detto».

«Bravo. Ascolta, volevo dirti questa cosa: posto che non intendo affatto annullare il tuo castigo…»

«E ti pareva» sbuffò Billy.

«Se tu e Fred volete avvicinarvi alla coppia di amici multietnica e politicamente corretta, perché non provate un approccio un po’più normale rispetto a rompere loro le scatole e cercare seguirli ovunque vadano come degli stalker imbranati? Non so come funzioni ora ma ai miei tempi bastava un “Ciao”».

«I-io e Fred non vogliamo diventare amici di quei due, ti pare?! Vogliamo solo sapere dove vanno!»

Rain sollevò un sopracciglio. «E perché vi interessa così tanto?»

«Perché… eh…» Billy si grattò la testa «Non lo so, ok? Ma non è perché vorrei essere loro amico! Giuro!»

«Se le cose stanno così, finito lo studio infilati nell’idromassaggio con il Necronomicon e un Virgin Mule. È sicuramente più utile che perdersi nelle montagne».

«È solo che… oh insomma, se quei due sono andati lì lo avranno fatto per un motivo!» insistette il ragazzino «Ci dev’essere qualcosa!»

«Cosa vuoi che ci sia nelle viscere di una montagna?» sospirò Rain «Ma poi, se anche ci fosse qualcosa, perché ti dovrebbe importare?»

«Se scoprissi qualcosa magari… ecco…» esitò «Rain, tu ricordi quella compagna di classe a cui ero stato assegnato per le ripetizioni? Alexis?»

«Quella col massimo dei voti in tutte le materie? Quella da cui sei voluto andare nonostante ti avessi detto che ero disposta a cercare di infilarti personalmente un po’di letteratura in testa? Sì, ricordo. Ricordo anche che ha un cognome asiatico...»

«Thi-Dang» annuì Billy.

«Quindi puoi pure togliertela dalla testa. Tu non hai una media abbastanza alta e lei probabilmente si sente troppo dotata per i comuni mortali. Smentiscimi: in una scala da uno a dieci, quanto se la tira?»

«Fino a qualche tempo fa avrei detto “nove”, in effetti» ammise Billy «Ultimamente però lo fa di meno, perché proprio da dopo il giorno del terremoto ha iniziato a frequentare Rad e Carl-»

«Ah ecco» lo interruppe Rain «Quindi vuoi sia diventare amico di questi due, sia cercare di coltivare un interesse senza speranza. Ti ripeto di lasciar perdere la ragazza perché tanto non c'è trippa per gatti, ma per riuscire nella prima di queste due cose un consiglio te l’ho già dato, sebbene non mi faccia molto felice l’idea di te assieme a loro. Sono sicuramente brave persone, non dico di no… ma non sono granché furbi né i due geni che si infilano nelle grotte, né chi ci sta insieme. Tienilo a mente».

«Ooook» annuì il ragazzino, poco convinto «Quindi… mi fai uscire con Fred?»

«Ho già detto di no, eejit!»

«In Irlanda ci sono troppi modi di dare del cretino alle persone, siete poco civili» si lagnò Billy.

«Quest’estate scoprirai meglio quanto siamo poco civili, perché se riuscirai a passare l’anno e non dovrai fare corsi vari andremo proprio in Irlanda» lo informò Rain.

«Che?!» esclamò il ragazzino, allibito «Per quanto?!»

«Per un po’, una settimana o due. È meno di quanto vorrei ma temo sia necessario, perché più restiamo lì più diventa alta la possibilità che mio cugino Sebastian venga a sapere della nostra presenza e ci raggiunga. Non tengo particolarmente a rivederlo, i post con le citazioni di Oscar Wilde in cui mi tagga bastano e avanzano».

Billy finì di bere la cioccolata. «Il cugino Sebastian è quello che si è sposato pochissimi anni fa?»

«No, era il testimone di nozze. A sposarsi pochissimi anni fa è stata un’altra mia cugina, ai tempi ventenne come lui, che nello stesso anno ha divorziato per andare a mettersi con un russo di sessant’anni, sfigurato e povero. Tsk… un’altra gobshite! Non rimpiango di aver accampato il morbillo per evitare quel matrimonio, mi sono risparmiata un sacco di dramma inutile. Sai che non vado matta per i drammi inutili, vero?»

Billy non fece in tempo a risponderle, perché un grido degno di un barbaro preadolescente giunse a turbare la quiete ritrovata.

«BIIIIIIILLY!»

Era Fred, che evidentemente si era davvero illuso che Billy potesse riuscire a convincere Rain a non tenerlo più in castigo.

«BIIIILLY! BILLY- BILLY- BIIIIIILLY!»

«Il tuo amico ha fatto un viaggio a vuoto… e ora ho un minorenne che strilla davanti a casa mia» commentò Rain, con espressione a dir poco seccata.

«Ora mi affaccio e gli dico che- no aspetta, non andarci giù di carro armato stronzo, lo sai che è in terapia!» si affrettò a dire Billy, vedendo la cugina raggiungere la finestra e affacciarsi.

«Eeehm… C-ciao, Rain!» balbettò Fred, rosso in viso, vedendola.

Fred aveva sperato fino all’ultimo di non trovarsi obbligato a doverle parlare.
Le poche volte che aveva a che fare con la cugina di Billy rappresentavano sempre un brutto quarto d’ora per lui: in parte si mettevano di mezzo le sensazioni tipiche di un tredicenne timido di fronte a una donna di bell’aspetto, che lo facevano sentire ancor più impacciato del solito, e in parte c’era anche il fatto di aver capito perfettamente -grazie a quel che gli raccontava Billy, soprattutto- che quella donna era un tipino difficile e che lui, essendo un minorenne non imparentato con lei, non era gradito a prescindere.

«B- Billy è in casa?»

«Sì».

«Eeee… può uscire?» trovò la forza di chiederle.

«No. Addio».

Detto ciò, la donna chiuse la finestra.
Fortunatamente per Fred il confronto era stato breve.

«Dubito che il tuo amico avrà bisogno di mesi di terapia in più solo per questo» disse Rain «E quando deciderò che sia il momento di lasciarti uscire di nuovo, vedi di stare fuori dai guai e non fare lo stalker, Billy O’Connell, altrimenti deciderò che posso riuscire a sopportare il cugino Sebastian e resteremo in Irlanda per qualche anno, invece che per un paio di settimane. Mi hai capita?»

Billy annuì e, sapendo che probabilmente Rain non scherzava affatto, era anche convinto.

Nessuno dei due poteva sapere che da lì a poco l’incontro con esseri provenienti da un posto un po’più lontano dell’Irlanda, lontano chissà quanti anni luce dalla Terra, avrebbe impedito a entrambi di tener fede alle loro parole.


Ciao a tutti voi che siete arrivati qui in fondo!
Chi ha letto "Occhi di Smeraldo" e relativi sequel potrebbe aver riconosciuto qualcuno dei parenti cui Rain accenna :D
Vi ringrazio per aver letto, se volete lasciare un commento sappiate che sarò felice di rispondervi. Alla prossima!
Qui trovate due (miei) disegni di Rain:

Link 1

Link 2
   
 
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