Anime & Manga > Yuri on Ice
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Autore: Tenar80    18/09/2019    6 recensioni
Se è negli occhi di chi ci ama che troviamo una versione migliore di noi stessi, cosa succede se smettiamo di guardarci negli occhi?
Manca una settimana ai mondiali del 2022, l'ultima gara di Yuuri dopo il secondo oro olimpico. Tutto dovrebbe essere perfetto. Dovrebbe.
Di Victor che non sa più chi è.
Di Yuuri che non sa chi vuole essere.
Di Otabek che sa troppo bene chi dovrebbe essere.
Di Yurio che si è perso
Questa storia fa parte della serie "Stagioni"
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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- Questa storia fa parte della serie 'Stagioni'
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   Otabek alzò lo sguardo verso il tabellone come un imputato in attesa di sentenza.

    Del resto era morte o vita.

    223.75

    Che con il corto da 113.25 faceva 337 tondi. Meno di un punto dal record stabilito da Yuuri alle olimpiadi. 

    Senti gli occhi riempirsi di lacrime e si sentì un idiota. Non era proprio da lui piangere dopo un’esibizione. Non era mai neppure arrivato in fondo così stremato, quella sensazione di aver dato tutto quello che poteva dare e anche qualcosa di più. E che forse non sarebbe bastato.

    – Sei stato bravissimo – gli disse l’allenatore, passandogli una mano intorno alle spalle.

    – Zhang può battermi.

    Era questa la cosa che faceva male. Non c’era un singolo muscolo del suo corpo che non tremasse per lo sfinimento, il ginocchio probabilmente non lo avrebbe retto, quando avesse provato ad alzarsi, e quel maledetto cinese aveva piazzato un corto da 114.50.

    Scosse la testa, anche nel tentativo di nascondere alle telecamere il fatto che stava piangendo.

    Zhang stava finendo di scaldarsi e lui doveva andare nell’area riservata ai primi in classifica.

    – Guarda che devi essere contento. Meglio di così proprio non potevi fare – gli disse ancora l’allenatore.

    Otabek annuì.

    Era vero. Con quattro quadrupli di più non si poteva fare. E era proprio questa la cosa crudele. Per quanto si impegnasse, c’era sempre qualcuno che avesse più talento o risorse sul suo cammino.

 

    Il cinese cominciò. 

    Maledizione a lui, quant’era bravo. Aveva un talento immenso. L’eleganza nei movimenti di Yuuri e l’elevazione nei salti di Yuri. La coreografia, studiata su una danza tradizionale cinese, al kazako non piaceva molto, ma quelli erano gusti. Non lo avrebbe ammesso neppure sotto tortura, ma a lui piacevano quei movimenti da balletto classico che Victor coreografava sempre per Yuri.

    Eccoci

    Zhang si stava preparando per saltare. Il quintuplo che nessuno aveva mai fatto.

    Partenza perfetta…

    Non lo controlla…

    Otabek si alzò in piedi, nonostante le proteste del ginocchio.

    L’impatto sul ghiaccio fu terribile.

    La musica continuò, mentre il ragazzo non si rialzava.

    Aveva picchiato la testa?

    Di certo era ricaduto sopra la propria gamba destra, col pattino incastrato sotto il corpo. 

    C’era del sangue che andava a sporcare il ghiaccio.

    Ci volle un istante, prima che andassero a soccorrerlo.

    Dov’era il suo allenatore?

    A bordo pista, con un’espressione più furente che preoccupata.

    Poteva esserci Yuuri al suo posto, se avesse gareggiato… Oppure Yuri.

    Al pensiero di Yuri che cadeva in quel modo sul ghiaccio sentì quasi un conato di vomito.

    Lo hai detto bene, Yuuri. Tutto questo ha senso se serve a costruire un futuro. Non se il futuro viene sacrificato a un risultato.

    Lo stavano portando via. Sembrava che avesse ripreso conoscenza. Ma la gamba destra?

    E poi si rese conto che la gara era finita. 

    Era il campione del mondo.

 

    – Alla fine diranno che ho vinto solo perché i miei avversari non c’erano o si sono suicidati in pista – si lamentò col proprio allenatore.

    Avrebbe dovuto essere felice. Godersi il momento. Fare il giro di pista con la bandiera del Kazakistan sulle spalle. Era quello che aveva sempre desiderato. Era il culmine della sua carriera. Con ogni probabilità non avrebbe mai potuto fare di meglio. Sarebbe stato suo diritto godersi il momento. Ma con Zhang portato via in quel modo, senza ancora notizie precise su cosa si fosse fatto, non se la sentiva.

    – Lo diranno – ammise l’allenatore. – Ma tra un anno, o tra dieci, rimarranno solo gli elenchi dei vincitori e ci sarà il tuo nome. Il campione del mondo… Oh, se davvero non sei soddisfatto, vedi di vincere anche l’anno prossimo. Così nessuno potrà dirti niente.

    Otabek fece una smorfia a metà tra un ringhio e un sorriso, ma poi vinse il sorriso, perché a bordo pista stava arrivando Yuri, tutto trafelato, con la bandiera in mano. Più indietro c’erano anche Yuuri e Victor. Anche il giapponese avrebbe voluto correre, ma il suo compagno lo aveva trattenuto. Erano due giorni che Victor trattava Yuuri come se fosse di vetro.

    – Cretino, prendi la bandiera e fai il tuo giro! – gli gridò Yuri.

    – Non mi sembra il caso…

    – Non ti sembra il caso? Tua madre e i tuoi diecimila parenti ti stanno guardando! Credi che a loro importi qualcosa di Zhang?

    Era vero. Sicuramente lo stavano guardando tutti insieme, magari avevano anche messo dei maxischermi. Il Kazakistan non vinceva molti campionati del mondo. Alla fine era per loro che lo aveva fatto, no? Anche per se stesso, ma principalmente per loro. Che se lo godessero fino in fondo.

    – Otabek… – lo fermò Yuri, mentre stava per partire.

    – Sì?

    – L’anno prossimo ce la giochiamo noi due. Se pattini così sarà un casino cercare di batterti… Non vedo l’ora.

    Per la prima volta, Otabek si rese conto che Yuri ancora a un totale di 337 non era mai arrivato.

    Allora forse non sono così mediocre. Un po’ mio lo è, questo primo posto.

    – Non pensare che ti userò riguardo solo perché ora stiamo insieme. L’anno prossimo ti spiano – replicò.

    Ebbe la soddisfazione di vedere Yuri arrossire e il proprio allenatore sgranare gli occhi. Quanto a lui, per evitare di far vedere quanto fosse imbarazzato, si decise a partire per quel maledetto giro di pista.

    Era il campione del mondo. Ed era il fidanzato di Yuri.

    Non c’era proprio nulla di male se si godeva un po’ il momento anche lui.

 

*

    – Quindi non potrai più pattinare? – chiese Yurio.

    – Non ho detto questo – replicò Yuuri.

    Erano ancora a Osaka. Dopo il galà avevano accompagnato il nonno di Yurio all’aeroporto.  Anche Chris era già ripartito, mentre Otabek sarebbe rientrato in patria il giorno dopo e ne avevano approfittato per una cena tutti e quattro assieme, in un ristorante italiano, che accontentava tutti. C’erano delle cose che Yuuri doveva dire e tutto sommato era meglio iniziare da loro che dalla propria famiglia. 

    – Solo che forse non dovrò più saltare, dipende da come andrà l’operazione – spiegò.

    – Che è quasi come non pattinare più – disse Yurio.

    Il giapponese aveva l’impressione che potesse mettersi a piangere per lui. Yurio non era proprio in grado di filtrare le proprie emozioni. Era per quello che alla fine tutti gli volevano bene.

    – Non è vero – puntualizzò. – Il pattinaggio non è solo saltare, anzi, i salti li ho sempre odiati.

    Era sincero. Yurio adorava saltare, lui no. Era una cosa che doveva fare, che si era impegnato lui solo sapeva quanto per imparare a fare, ma che non aveva mai amato davvero. Quello che amava era poter esprimere se stesso sul ghiaccio, in unisono con la musica. 

    – Hai fatto il libero delle Olimpiadi sapendo di avere la schiena in quello stato? – chiese Otabek.

    Yuuri scosse il capo.

    – Mi sono infortunato il giorno prima. Poi il medico federale ha detto di non essersene accorto subito, dalla prima lastraa. Mi ha chiamato appena tornati in Giappone.

    Non sapeva cosa pensare in proposito. Era quasi sicuro che l’omissione fosse stata deliberata e una parte di lui era grata al medico per quel silenzio. Sarebbe stato terribile dover scendere in pista alle Olimpiadi con quel peso, mentendo a Victor, e d’altro canto ritirarsi in quel momento sarebbe stato impensabile. Ovviamente Victor la vedeva in modo diverso e forse era meglio che lui e il medico non si incrociassero a breve.

    – Hai già fissato la data dell’operazione? – si informò Otabek.

    Yuuri scosse di nuovo il capo.

    – Mercoledì ha le visite pre ricovero – si inserì Victor.

    Inutile dire che aveva preso in mano la cosa. Del resto, fosse stato per lui, avrebbe rimandato il più possibile. Era la prima volta che finiva sotto i ferri e aveva una paura dannata. E c’era una percentuale di rischio, bassissima, ma c’era, che qualcosa andasse storto e potesse rimanere paralizzato.

    – Tuo padre? – chiese al kazako.

    Si era sentito così solo con il proprio dolore, Yuuri, che non si era reso conto di quanto alla deriva fossero gli altri. 

    Non dobbiamo mai fidarci dei sorrisi o delle scrollate di spalle. Ognuno, in questo percorso chiamato vita, ha il suo peso da portare. Ed è solo egoismo ritenere che il proprio macigno sia più pensante solo perché sono le nostre spalle a sostenerlo.

    A vederli da fuori erano quattro uomini con tutte le fortune. Erano o erano stati atleti vincenti, erano ancora famosi, giravano il mondo per fare pubblicità o esibizioni per cui venivano ricoperti d’oro. Erano innamorati. Finalmente anche Otabek si concedeva, in un locale pubblico, di passare una mano sulla spalla di Yurio. Erano l’immagine del successo e della felicità. Ma erano esseri umani. Ciascuno con le proprie voragini dentro, i propri fantasmi da affrontare nella notte, le proprie incognite sul domani.

    – Venerdì, se riesco, lo imbarco per l’Inghilterra – disse il kazako. – Non sarà facile… E anche il mio ginocchio temo dovrà vedere un chirurgo. Ho già fissato una visita giovedì.

    Il pensiero della settimana che lo attendeva, con un viaggio intercontinentale e tutta la fatica di quella stagione sulle spalle, sembrò per un attimo sopraffarlo. 

    Yurio gli strinse la mano.

    – Andrà tutto bene – disse.

    Otabek sembrò pensarci un attimo, poi prese la mano del ragazzo e se la portò alle labbra.

    – Sì – disse.

    Yurio fece una faccia imbarazzata, ma poi sorrise.

    – Come l’ha presa il tuo allenatore? – chiese.

    – Ci credi che non l’aveva mai sospettato? – rispose Otabek. – Non lo rivelerà a nessuno… Ma è bello poterlo dire almeno a qualcuno.

    – Sì – ammise Yurio.

    Yuuri li guardò con affetto. Si compensavano bene ed erano abbastanza cauti da evitarsi tutti i problemi che si erano tirati addosso lui e Victor. Non avevano comunque scelto una strada facile, per un kazako e un russo costruirsi un futuro insieme sarebbe stato… Beh, peggio che per un russo e un giapponese. Ma Yurio non se n’era ancora reso conto davvero e Otabek, sperò Yuuri, aveva abbastanza buon senso per tutti.

    – Avete notizie di Zhang? – chiese Otabek.

    Victor sospirò.

    – Frattura al femore e ginocchio da buttare, senza contare tutta un’altra serie di cose tra cui il trauma cranico – disse.

    – Recupererà? – chiese Otabek.

    – A livello agonistico no – disse Victor, con decisione. – È stato odioso, ma è stato una vittima. Per quello che ne so il suo allenatore non è neppure andato a trovarlo in ospedale. Ormai è un giocattolo rotto che non serve più. E con questo ritengo chiusa la questione sul provare a fare un quintuplo con chiunque intenda allenarsi con me.

    Il tono di Victor fece sorridere Yuuri, anche se le cose che diceva erano vere e serissime. Il suo compagno, però, quando entrava nei panni dell’allenatore si trasformava ogni volta di più in Yakov. Il che non era un male assoluto. Era quello di cui i ragazzini e le ragazzine che seguiva Yuko e gli juniores che venivano per i campus avevano bisogno e si aspettavano. Qualcuno di autorevole. Per lui, però, la cosa era ridicola, vista come compagno, e parecchio fastidiosa, vista da atleta. Bene, adesso che era fuori dall’agonismo avrebbe potuto sogghignare molto di lui. 

    Chissà se anch’io riuscirà a diventare autorevole?

    – Vittima o no, non si meritava niente di meglio – protestò Yurio.

    – Perché? Per una spallata in allenamento e una foto di troppo? – replicò Victor. – La cattiveria è altra. Non è l’ansia di un adolescente costretto a vincere o a distruggersi nel tentativo, spinto troppo oltre dalle persone che avrebbero dovuto difenderlo.

    Nessuno replicò. 

    Yuuri aveva l’impressione che Victor conoscesse il peggio del mondo dello sport assai più di quanto fosse ovvio o lasciasse trasparire.

    – Propongo un brindisi – disse Yuuri, alzando il proprio bicchiere. – Alle vittorie e ai matrimoni.

    Yurio sgranò gli occhi.

    – Chi si sposa?

    – Noi – risposero in coro Victor e Yuuri.

    – Era ora – disse Otabek.

    – Dove? Quando? Io elegante non mi vesto per voi – borbottò Yurio.

    – In realtà pensavamo a una cosa strettamente privata – spiegò Victor. – Le nostre vite sono una continua esibizione. Questa cosa è solo per noi.

    Yurio fece una smorfia. C’era rimasto male sul serio.

    Era bello, però, vedere con quanta naturalezza tutti prendessero la notizia.

    – Alle vittorie e ai matrimoni, dunque – disse Otabek.

    – Alle vittorie e ai matrimoni.

    Stavano per alzare i bicchieri, quando il cellulare del kazako vibrò.

    Otabek esitò.

    – Guarda, potrebbe essere importante – gli disse Yurio.

    Il kazako annuì e prese il cellulare.

    Lo videro tutti impallidire.

    – Cazzo! I cartoni animati per mia sorella! Quella mi ammazza!


 

EPILOGO

 

    Giappone, monte Fuji, metà agosto 2022

 

 

    – Ma quanto manca?

    – Zitto tu, che sei il più giovane.

    – Ricordami di chi è stata la brillante idea?

    – Di Victor.

    – Se ne avessi la forza lo ammazzerei.

    – Grazie, sto già agonizzando di mio… Yuuri, tutto bene?

    – Mi porti in spalla?

    – Scordatelo.

    – E voi sareste gli atleti professionisti?

    – Ex atleti.

    – Taci, Yuko, non puoi capire.

    – Basta. Io mi fermo qui. 

    – Non siamo in cima.

    – Non puoi sempre vincere, Victor. Siamo abbastanza in alto.

    – … Mmm. Suppongo di sì.

    – Basta battibeccare, guardate!

    Il sole stava sorgendo. 

    Il cielo non era del tutto terso, c’era qualche nube bassa che faceva rifrangere i raggi, creando sfumature variabili tra il rosa e l’arancio. In alto c’era ancora l’intensità della notte e le ultime stelle che piano sbiadivano. Il Giappone era lontanissimo, in basso, ancora avvolto nella penombra.

    Il sole illuminò prima la vetta, in alto, e poi arrivò anche ai cinque escursionisti stremati, fermi sul versante della montagna.

    – Però, fa impressione.

    – Sì.

    – Ne abbiamo fatta di strada, dopo tutto.

    – Io me la sento tutta nelle gambe.

    – È bello raggiungere l’alba dopo aver camminato nella notte.

    – … Sì.
 

E adesso è finita, finita davvero, almeno per quanto riguarda Victor e Yuuri.
A breve saluteremo anche Yurio e Otabek, con un piccolo extra.
Vorrei, ma non so se ci riuscirò e di sicuro non sarà subito, darvi uno scorcio del 2032, perché in casa Otayuri c'è una cosina importante e mi piacerebbe cogliere l'occasione di andare a salutare anche Victor, Yuuri e Chris, vedere come se la passano e cos'hanno combinato. Ma non ce n'è una vera necessità, sopratutto per Victor e Yuuri, perché so che stanno bene. Bene come si può stare nel mondo realte, che ha sempre qualcosa da scaricarti addosso, ma in grado di cavarsela.
So che si sono sposati in una giornata di fine agosto molto calda, con fedi molto impegnative (le stesse usate dai Victor e Yuuri di Elina), ma con un abbigliamento insolitamente rilassato. Victor era addirittura in maniche corte, con un completo chiaro, Yuuri in giacca e cravatta in toni scuri. Per Victor c'erano solo Chris e Yakov, per Yuuri  sua madre, Pich e Yuuko con le figlie. So che alla fine l'ha spuntata Victor e hanno preso un monolocale a Parigi, dove ogni tanto si rifugiano e usano come base quando ci sono gare in Europa in successione. So che il viaggio in Russia non è stato facilissimo per Victor e che Yuuri probabilmente aveva un'altra idea di "viaggio di nozze", ma che sono contenti entrambi di esserci andati e di esserci andati insieme. So che diventano entrambi dei buoni allenatori e che, dopo il ritiro di Yurio si sono specializzati nel settore femminile. So che il documentario di Izumi e Kuma, nella versione europea, ha avuto un buon successo, è stato presentato a dei festival importanti e che Victor ha fatto i capricci perché non voleva sedersi vicino a Izumi durante la prima, né essere civile con lei. So che in qualsiasi momento io li guardi, li vedo insieme e contenti di esserlo.

Tutta questa mole piuttosto impressionante di pagine non avrebbe mai potuto nascere senza una serie di persone. Elina, ovviamente, che ha riportato il pattinaggio nella mia vita, facendomi impattare con Yuri on Ice e continuando a essere sempre sostegno, sfida, aiuto per la documentazione, supporto psicologico per scibacchina in crisi. C'è sul mio cellulare tutto un gruppo wa dall'eloquente nome "Più Otabek per tutti", con gente più o meno volontariamente coinvolta nella follia, che ha fornito sostegno psicologico, supporto di immagini, letture attente, grande tifo per i personaggi. C'è Nicola, il mio Victor personale (più di quanto ami ammettere, anche se si è riconosciuto più o meno a pagina 3), che sopporta tutto ciò pur detestando cordialmente il pattinaggio e tutto ciò che gli gira intorno e che mi fa trovare i porta chiavi a forma di Yurio nelle uova di Pasqua.

Ci siete voi che leggete e che date un senso a tutto questo.
Ogni volta che avete dedicato dei minuti alla lettura di queste storie li avete sottratti a qualcosa d'altro. Lo so. Grazie di cuore.
Grazie a Syla che sin dall'inizio mi ha tenuto la mano e accompagnato in tutto questo percorso.
Grazie a Crystal, che ruba il tempo quando può per i suoi meravigliosi commenti. Grazie a Dragonfly per la sua sensibilità. Grazie ad Annie. Grazie a tutti coloro che hanno speso del tempo a commentare, grazie a chi ha messo le mie storei tra le preferite, ricordate o seguite.
Grazie a tutti voi che state leggendo queste righe.

 

   
 
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