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Autore: Angel TR    18/09/2019    2 recensioni
Storia di una sottomessa ribelle.
Loro ti vogliono forte ma sottomessa, al loro servizio. Io ti voglio libera e potente, Kazumi.
Meglio Eva o Lilith?
Chi vuole essere Kazumi Hachijo? Il problema è che non sarà lei a scegliere.
{Storia partecipante alla Challenge "Pagine di una storia infinita" indetta da Molang su efp}
{Partecipa anche alla Sfida delle Parole Quasi Intraducibili indetta da Soly Dea su EFP}
Genere: Introspettivo, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Altro Personaggio, Heihachi Mishima
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Ultraviolence'
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Besa: il culto dell'onore e della parola data, promessa inviolabile. .


9. Besa


La tua missione sta per compiersi, Kazumi.

«Che ne diresti di allenarci ancora?» una proposta lanciata come un'esca, sussurrata con una voce suadente pari alle fusa di una gatta.

La benedizione del diavolo che le infiammava le vene, negli occhi si accendeva un bagliore rossastro, un sorriso che lasciava intravedere denti affilati, un'ombra si spiegò dalla sua schiena. Il potere sulla punta delle dita. Era pronta a usarlo ma prima doveva convincere l'uomo.

E l'uomo si convinse.

Il clan Hachijo mantiene sempre le sue promesse. E tu sei la prescelta tra loro.

Lottavano fluidi, in un intreccio di membra che pareva una danza.
L'uomo si fermò per ringraziarla con un inchino. «Non fai altro che stupirmi, Kazumi. Noto con piacere che ti sei ripresa del tutto dalla febbre che ti ha colpita» si complimentò, del tutto ignaro di quello che lei covava nel suo ventre.

Sono pronta, avvisò.

Liberò il gene del Diavolo e godette dello sconvolgimento e della confusione che balenarono negli occhi dell'umano. Le ali fiammanti illuminarono di rosso il suo viso come un bagno di sangue.

«Ti ridurrò in cenere» sibilò fra i denti la demonessa prima di scagliarsi contro il marito.

«Tu non sei Kazumi! Cosa sei?» urlò lui, parando i colpi non senza una certa difficoltà.

Lei scoppiò in una risata. «Certo che sono Kazumi. La Kazumi che tu non hai mai voluto vedere, troppo accecato dalla tua arroganza!» ribatté, sbattendo le ali per sottolineare il concetto. «Sai perché ti ho sposato? Per assolvere il compito del clan Hachijo: ucciderti. Ero io la loro infiltrata, la loro spia, la loro arma segreta. Chi avrebbe mai temuto una povera donzella? Non certo il figlio dei Mishima, l'erede della Zaibatsu più potente del Giappone! Hai fatto male i conti: io sono la prescelta, colei che ospita il Gene del Diavolo. Io sono stata creata per distruggerti» aggiunse, per destabilizzarlo. Fece quasi le fusa mentre il viso di lui si distorceva in una smorfia di disgusto e dolore. Le passioni umane la facevano gongolare.
L'uomo scosse il capo e i suoi occhi tornarono scuri e profondi e impenetrabili come ossidiana.
Da quel momento non si limitò più a parare bensì iniziò a rispondere alle mosse di Kazumi, sempre più forte, più forte.

Non avresti dovuto dirglielo, disse l'umana nella sua testa.

Perché ti opponi così tanto? Vedo che hai ancora delle remore, rispose lei.

No, è perché hai usato una tattica sbagliata. Così lo provochi e, quando Heihachi Mishima viene provocato, normalmente per il suo opponente non mostra nessuna pietà, replicò Kazumi.

La demonessa ghignò. E da quando in qua noi abbiamo bisogno di un umano che ci mostri pietà?, chiese sarcastica.
In un impeto di vanità e per dimostrare a Kazumi quanto si sbagliasse, si scagliò ridendo contro l'uomo.

No!

La mano dell'umano si cinse attorno al suo collo, stringendo con una forza sovrumana. Lo spirito gli artigliò il viso invano, ringhiando. Avrebbe voluto mollargli una forte testata ma lui la teneva a una considerevole distanza, persino le sue corna non potevano raggiungerlo.
Fu in quel momento che si rese conto di uno sbaglio cruciale: nonostante l'avesse osservato per tutti quegli anni, l'aveva sottovalutato.
Si chiese come avesse potuto commettere quell'errore infantile anche se Kazumi l'aveva avvisata.
Kazumi.
Un'anima imprigionata, una vita mai completamente sbocciata.
Come poteva il Gene del Diavolo provare dei sentimenti verso il misero corpo umano che l'ospitava? Il pensiero di Kazumi la riscosse: se fosse morta, il corpo dell'umana non avrebbe retto. Quel corpo così fragile…
Urlò di rabbia, di paura, di rimorso.
E improvvisamente lui lasciò la presa, girandosi di scatto.
La tigre Katei ruggì, avanzando protettiva verso la sua padrona caduta con un tonfo. La demonessa non poté far altro che accarezzarla, lasciandosi sfuggire un sorriso: aveva rivalutato quegli esseri viventi, così intelligenti seppur sprovvisti del dono della telepatia o della parola.

L'uomo la stava osservando, immobile e dritto come una statua.

Grazie, sussurrò l'umana.

Lei non la rispose, continuò a passare le dita tra il manto della tigre come se questa le infondesse forza e decisione. Si isolò da Kazumi: era ancora schiava dell'umano, vittima di una società che la voleva sempre buona e misericordiosa, accogliente, remissiva, pronta a sacrificarsi.

Io voglio liberarti Kazumi, non te ne rendi conto. Non ho interesse verso il clan Hachijo perché io non devo sottostare a nessun umano ma solo alle mie volontà. E la mia volontà ora è sprigionare il tuo potenziale. Il piccolo uomo lo terremo solo perché scorre il sangue del Diavolo in lui, magari c'è speranza, decise.

Finalmente sollevò gli occhi rossi, rossi come squarci nella carne, sulla schiena imponente dell'uomo che si allontanava a passo deciso.
Quel gesto era per lei un'umiliazione bruciante: aveva deciso di lasciarla vivere perché la reputava poco pericolosa per lui. Lui, un semplice umano!

Ringhiò piano.

No, ci lascia andare perché ci ama, le mormorò dolcemente Kazumi. La demonessa sussultò: si era distratta e aveva lasciato aperte le porte della sua mente.

Quale amore? È un amore malato, amore di potere, le ricordò.

È vero, Heihachi ama il potere ma ama anche me, disse Kazumi.

Allora scappiamo, saremo libere lo stesso!, esultò lei.

Non posso. Non posso lasciare mio figlio. Non posso lasciare Heihachi senza ucciderlo. La mia famiglia mi ucciderà se lascerò questa casa. Sarò sola e indifesa con un bimbo piccolo. Cerca di capirmi, sussurrò Kazumi in un filo di voce.

Un'antica ira fece ribollire il sangue del Gene del Diavolo.

Stupida umana, non capisci niente! Io non mi sottometterò mai a un umano, sbottò, rialzandosi.
«Qualsiasi cosa succeda, non muoverti, Katei» mormorò all'orecchio della tigre che le rivolse uno sguardo interrogativo.
Spiegando le ali, si scaraventò sulla schiena dell'uomo, pronta ad artigliare quegli occhi da padrone.

Lui si girò.

Lei lesse la consapevolezza nei suoi occhi che i suoi artigli non raggiunsero mai: l'umano si aspettava quella mossa e odiava quello che stava per fare con tutto se stesso.

Ed eccola di nuovo la sua mano possente a stringerle il collo bianco come cera.

Katei, ignorando le parole della padrona, fece per avventarsi su di lui ma la demonessa la bloccò. Doveva vincere da sola. E Kazumi avrebbe avuto bisogno della tigre dopo la morte del marito.

Gli ringhiò contro. «Ti ucciderò, Heihachi Mishima» rantolò.

«No, sarò io a farlo» ribatté lui, il tono freddo e inflessibile di chi ha preso la propria decisione.

Le torse il collo.

La demonessa poté sentire l'umana dentro di lei agonizzante. Guardò l'uomo dritto negli occhi. «Fallo per Kazumi» supplicò.

Furono le parole sbagliate eppure lei non seppe dire perché. Il suo viso da inflessibile ma addolorato si distorse e incattivì in un'espressione di puro odio e disprezzo.

«Tu non sei la mia Kazumi» affermò lui.

La demonessa sorrise, scoprendo i denti affilati. «No, tua mai»

Un gesto secco.
Il collo di Kazumi Hachijo fu spezzato.

In lontananza, si udì il ruggito funebre di una tigre.

Heihachi Mishima versò una sola, singola lacrima.


N/D: è stato un vero parto. E sinceramente sono anche un po' delusa da me stessa perché non sono riuscita a infondere i sentimenti che avrei voluto, che sentivo… mi mancava proprio l'ispirazione ma lasciarla incompleta mi sembrava non solo una mancanza di rispetto verso la giudicia della sfida ma anche verso il personaggio e verso me stessa. Insomma, meglio una storia un po' azzoppata che una completamente abbandonata!
Penso che la Namco non abbia reso giustizia né a Kazumi né al suo alter ego. Com'è possibile che Heihachi abbia ucciso così facilmente Devil Kazumi se Devil Kazuya e Devil Jin, soprattutto quest'ultimo, sono praticamente dei?
E quindi la battaglia è stata vinta da Heihachi.
Ma solo per adesso ;)
Muahahaha

  
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