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Autore: heliodor    18/09/2019    1 recensioni
Joyce è nata senza poteri in un mondo dove la stregoneria regna sovrana. Figlia di potenti stregoni, è cresciuta al riparo dai pericoli del mondo esterno, sognando l'avventura della sua vita tra principi valorosi e duelli magici.
Quando scoppia la guerra contro l'arcistregone Malag, Joyce prende una decisione: imparerà la magia proibita per seguire il suo destino, anche se questo potrebbe costarle la vita...
Tra guerre, tradimenti, amori cortesi e duelli magici Joyce forgerà il suo destino e quello di un intero mondo.
Fate un bel respiro, rilassatevi e gettatevi a capofitto nell'avventura più fitta. Joyce vi terrà compagnia a lungo su queste pagine.
Buona lettura!
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Cronache di Anaterra'
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Nelle tue mani
 
“È solo provata dal lungo viaggio” stava dicendo un uomo di mezza età. Indossava una tunica rossa e grigia stretta in vita da una cintura di cuoio marrone.
Era a tenuta dei guaritori lì a Nazdur. Joyce l’aveva riconosciuto non appena lo aveva intravisto fuori dalla cella.
Kallia, in piedi di fronte a lui, l’ascoltava e annuiva.
“Può rispondere alle domande?” chiese.
“Credo di sì, ma potrebbe crollare da un momento all’altro” rispose il guaritore. “Quado l’hanno portata qui respirava a fatica. E delirava.”
“Cosa diceva?”
“Qualcosa a riguardo di un santuario e di una trappola.”
Kallia annuì grave. “Voglio entrare.”
“Anche io” disse Joyce facendosi avanti.
Kallia sussultò alla sua vista. “Da quanto ci stai ascoltando?”
“Abbastanza da sapere che la prigioniera sta bene.”
“Non è una prigioniera” la corresse Kallia. “Attualmente non abbiamo idea di dove sistemarla e l’abbiamo messa qui.”
“Dovresti metterle qualcuno di guardia” disse Joyce. “È pericolosa.”
Kallia si accigliò. “La conosci per caso?”
“Per essere certa che sia lei devo prima vederla.”
Kallia guardò il guaritore.
L’uomo si strinse nelle spalle. “Non esagerate o avrà un collasso. Se accadesse, non saprei come curarla.”
“Entra.” Kallia aprì la porta della cella.
L’interno era illuminato da due torce. Era vuota fatta eccezione per un giaciglio su cui era adagiato il corpo di una donna.
Joyce cercò subito il suo viso. Il colorito olivastro, gli zigomi alti ma netti e i capelli neri e lunghi le tolsero ogni dubbio.
“È lei” disse a Kallia.
“Si può sapere chi è questa donna?”
“Si chiama Lindisa ed è pericolosa. Molto pericolosa. Devi essere prudente con lei. Lascia parlare me, se non ti spiace.”
“Prima dimmi perché è così pericolosa come dici.”
“Risponderò dopo alle tue domande.”
Kallia scosse la testa. Si avvicinò a Lindisa e la scosse toccandole il braccio.
La strega sussultò e aprì gli occhi. “Chi sei? Dove sono?”
“Al sicuro” disse Kallia. “Sei a Nazdur.”
“Nazdur?” fece Lindisa con tono incerto. “Così lontano? Saranno almeno cento miglia, se non centocinquanta. Non avevo idea di aver viaggiato così tanto.” Corrugò la fronte. “Non mi hai detto chi sei.”
“Io sono Kallia. E lei è Sibyl” disse indicando Joyce.
Lindisa alzò gli occhi. “Perché mi avete messa in una cella? Sono prigioniera?”
“Diciamo che per il momento è più sicuro tenerti qui” disse Kallia.”
“Per quale motivo?”
“Perché sei pericolosa” sbottò Joyce.
Lindisa le rivolse un’occhiata incerta. “Vi ho forse minacciati?”
Joyce trattenne a stento la rabbia. “Tu eri a Mar Qwara” disse con tono severo. “Hai risvegliato i Titani di Zanihf per conto di Dume. Titani che lui ha usato per attaccare la città.”
Lindisa ghignò. “Ne hai di fantasia, ragazzina.”
“E per farlo” proseguì Joyce fingendo di non ascoltarla. “Hai usato il compendio del mago.”
“Non so di cosa parli” rispose Lindisa.
Kallia si voltò di scatto. “Praticare la magia proibita è un’accusa grave” disse rivolta a Joyce. “Sei certa di quello che dici?”
Annuì. “È stata lei, lo ricordo bene. Ero nascosta tra le ombre quando l’ho sentita pronunciare la formula magica.” Era strano accusare Lindisa di aver usato una volta la magia, quando lei lo aveva fatto innumerevoli volte. Si sentiva turbata e allo stesso tempo sollevata, come se quell’accusa in qualche modo lavasse via il senso di colpa per aver praticato la magia oscura a sua volta.
Kallia tornò a guardare Lindisa. “Cosa rispondi a questa accusa?”
Lindisa ghignò. “Non crederai a quella ragazzina, vero? È pazza o malata. Sta mentendo.”
“Mi fido della strega rossa. Più di quanto mi fidi di una straniera che conosco da cinque minuti.”
L’espressione di Lindisa cambiò. “Lei è quella strega rossa? Quella di cui tutti parlano? Quella che ha sconfitto gli albini e ucciso Rancey?”
“Sono proprio io” disse Joyce.
“E che ha attaccato l’accademia di Luska dandole fuoco ed è poi fuggita dopo aver aggredito l’inquisitore locale? Ed è la stessa che ha aiutato Falgan il macellaio a conquistare Theroda e a massacrare migliaia di innocenti?” aggiunse Lindisa.
Joyce aprì la bocca per rispondere e la richiuse subito.
Kallia le scoccò un’occhiataccia. “Hai fatto davvero queste cose, strega rossa?”
Sospirò. “Non ne vado fiera, ma Lewil meritava una lezione. Ed è stato lui a dare fuoco all’accademia. Non sono fuggita.”
“Ma hai aiutato quell’infame di Falgan” disse Lindisa con tono soddisfatto.
“Non avevo idea di cosa avesse intenzione di fare” disse sulla difensiva. “Cercavo di aiutare l’alleanza, al contrario di te che sei una rinnegata.”
“Se io sono una rinnegata, allora anche tu lo sei” rispose l’altra.
“Non è vero.”
Lindisa fece spallucce. “Kallia di Nazdur, mi appello alla tua lealtà. Sembri una strega con dei valori, perciò metto la mia vita nelle tue mani.”
Kallia si accigliò. “Che cosa vuoi dire?”
“Non sono una rinnegata” disse Lindisa. “Se ho abbandonato l’alleanza è stato per un motivo preciso. Mi era stato ordinato di fare così.”
“Da chi?”
“Dal comandante supremo, re Andew di Valonde.”
“Non è vero” esclamò Joyce indignata. “Sta mentendo. Mio… lui non avrebbe mai fatto una cosa del genere.”
“Se dici un’altra parola ti farò uscire” la minacciò Kallia.
“Ascoltami…”
“Ti ho avvertita” l’ammonì.
Joyce serrò le labbra.
“Continua” disse Kallia rivolta a Lindisa. “Ma sii convincente o le belle parole non ti basteranno.”
“Re Andew ci ordinò di trovare un’arma per battere l’arcistregone” disse Lindisa. “All’epoca tutti i comandanti dell’alleanza disperavano di poterlo sconfiggere facilmente. Temevano una guerra lunga e sanguinosa che avrebbe messo in ginocchio i loro regni. Così decisero di seguire un piano alternativo.”
“Che genere di arma?” chiese Kallia.
“Un’arma risolutiva. Definitiva, nelle loro speranze. E nelle nostre.”
“Vostre?”
“Mie e del principe Galef di Valonde.”
Sentendo quel nome Joyce si sentì avvampare. “Galef? Il principe è con te? Sta bene? Che cosa gli hai fatto?”
Kallia la spinse un passo indietro. “Mi stai facendo perdere la pazienza, strega rossa. Taci o passerai qualche giorno in una cella.”
“Ma lei sta dicendo il falso.”
“Non sto mentendo” disse Lindisa. “Galef e io ricevemmo l’ordine di cercare questa arma.”
“Ancora non mi hai detto di cosa si tratta.”
“La mia borsa. L’avete trovata?”
Kallia annuì.
“Immagino che vi abbiate dato un’occhiata, giusto? Che cosa avete trovato?”
“Libri. E dei fogli scarabocchiati con delle linee.”
“È quella l’arma di cui ti parlavo.”
“Scusa se ti sembro irrispettosa, ma mi sembrano ben poca cosa come arma. In che modo sperate di usare dei fogli contro l’arcistregone?”
“Nel modo che lui nemmeno lui immagina. Scatenando un potere al di là di ogni limite e concezione” rispose Lindisa.
Kallia sospirò. “Tutto qui? Le accuse della strega rossa sono gravi e non te la caverai certo raccontandomi questa storia.”
“Non è una storia” disse Lindisa. “È la verità. Galef e io stavamo cercando quell’arma e ci saremmo riusciti se lui non fosse caduto in trappola.”
Joyce quasi si avventò su di lei. “Di che trappola stai parlando? Cos’è successo a Galef? Dimmelo.”
Kallia la trascinò verso la porta. “Ora te ne stai buona fuori di qui e mi lasci finire.”
“Io devo sapere.”
“Anche io” disse spingendola oltre la soglia. Fece un cenno agli stregoni di guardia. “Non fatela entrare per nessun motivo. È un ordine.”
Joyce si allontanò dalla porta e prese a percorrere il corridoio avanti e indietro.
Galef è in pericolo, si disse. Devo scoprire che cosa gli è successo.
La porta della cella si riaprì qualche minuto dopo e Kallia ne uscì con espressione perplessa.
“Che cosa ti ha detto su Galef? Che gli è successo?” chiese Joyce con tono concitato.
Kallia si accigliò. “Mi spieghi perché ci tieni tanto al principe Galef? Per quanto ne sappiamo è un rinnegato anche lui.”
“Non è vero” disse Joyce. “È stata quella strega. L’ha ingannato.”
“Dimostralo.”
Joyce scosse la testa.
“Visto?” fece Kallia. “E perché Galef è così importante? Lo conosci?”
“No, ma è il fratello di Bryce.”
“E allora?”
“Lei ne parlava spesso a Malinor ed era molto preoccupato per lui.”
In realtà non l’aveva mai sentita nominare Galef. Secondo Elvana Bryce era molto arrabbiata con lui per aver disertato, ma col tempo aveva accettato la cosa dopo che anche lei aveva lasciato Valonde per raggiungere il continente vecchio.
Kallia annuì. “È sua sorella, è normale che sia in pensiero.”
Joyce la seguì lungo il corridoio. “Ha detto che Galef è caduto in trappola. Potrebbe aver bisogno d’aiuto.”
“Temo di sì.”
“Se è ancora vivo dovremmo andare a salvarlo, no?”
“È complicato” rispose la strega.
“Dimmi almeno dove si trova.”
Kallia sospirò. “Second Lindisa è rimasto intrappolato nel santuario di Urazma.”
Un santuario, si disse. Quindi Urazma era un mago supremo.
“Era un mago?” chiese.
“Sì e anche molto potente. Il suo santuario non è mai stato violato per via delle leggende che ci circolano attorno.”
“Che genere di leggende?”
“Il genere che uccidono chi cerca di violarlo” tagliò corto Kallia.
“Che hai intenzione di fare?”
“Niente” rispose.
Joyce si sentì soffocare da un groppo in gola. “Niente? Vuoi lasciare Galef… il principe, nel santuario?”
“Un rinnegato in meno di cui preoccuparmi.”
“Ma non puoi essere certa” protestò Joyce. “È tuo dovere fare qualcosa per aiutarlo.”
“Il mio dovere è proteggere questa città. Non sprecherò forze preziose per salvare un rinnegato. Mi spiace per lui, ma se fosse rimasto fedele all’alleanza ora sarebbe ancora vivo.”
“E se Lindisa dicesse il vero?” disse Joyce. “Forse stavano davvero cercando un’arma per sconfiggere Malag.”
“È una menzogna detta per salvarsi la vita” disse Kallia esasperata. “Possibile che tu non te ne renda conto? In ogni caso, quella strega ha praticamente confessato di essere una rinnegata e di aver violato diversi santuari per praticare la magia oscura. E se quello che hai detto è vero, c’è anche riuscita. È abbastanza per una condanna a morte.”
“Così ucciderai anche Galef.”
“È lui che ha scelto di correre questo rischio.”
“Lo condannerai senza nemmeno un processo?”
“Se fosse qui lo farei giudicare da un tribunale” disse Kallia. “Ma lui non c’è, quindi non posso far altro che prenderne atto. E ora se non ti spiace avrei da fare.”
Non era ancora disposta ad arrendersi. “Lindisa ha parlato di fogli e libri che aveva con sé” disse.
Kallia annuì. “È vero.”
“Posso vederli?”
“Cosa speri di trovarvi? L’arma per distruggere Malag e vincere la guerra?”
No, si disse, ma forse posso salvare Galef.
“Sono solo curiosa.”
“Nel magazzino sotterraneo. Chiedi a Dantas, il custode.”
Joyce la salutò con un cenno della testa e scese al livello inferiore, dove si trovavano i magazzini sotterranei.
Dantas era un uomo di mezza età con i capelli grigi e la pelle macchiata. Sedeva a un tavolaccio di legno umido e al lume di una candela stava annotando qualcosa su di un foglio.
“Ti manda Kallia?” chiese l’uomo senza sollevare la testa.
“Sì,” disse Joyce.
“Che cosa ti serve?”
“Stamattina è arrivata una donna. Aveva con sé una borsa.”
“Corridoio di destra, scaffale al centro, ultimo ripiano.”
Joyce annotò a mente le indicazioni e si diresse verso il luogo indicato. La borsa di Lindisa era al suo posto. Si trattava di un fagotto anonimo di cuoio grigio chiuso da spessi lacci.
La prese e la portò a Dantas. “Posso portarla via? Devo dare un’occhiata a quello che c’è dentro.”
L’uomo scrollò le spalle. “Kallia mi ha detto di catalogarla come roba di scarsa importanza. Cerca solo di non danneggiarla e riportala qui quando hai finito.”
“D’accordo” rispose.
Tornata nella sua stanza, appoggiò la borsa sul tavolo quadrato e l’aprì. Quando capì quello che c’era all’interno sentì il cuore sussultarle nel petto.

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