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Autore: Lady R Of Rage    19/09/2019    6 recensioni
"-Quaggiù potrete chiacchierare quanto vi pare. Nessuno vi sente. Nessuno vi asciuga le lacrime se piangete. Siete all’inferno, ragazzi: ma chi siamo noi per separare una così bella famigliuola?-
Non voglio, pensa Baby 5. Voglio andare via, io sono la promessa sposa di Don Sai della terra di Kano, e lui ha bisogno di me. Serra i pugni, come se avessero ricominciato a tirarle addosso spazzatura. Deve scegliere, a un certo punto – anzi, ha già scelto, ed è troppo tardi per recriminare."
Baby 5 ha scelto: non un nuovo inizio come moglie di Don Sai, ma l’inferno, la condanna perpetua, nelle viscere ghiacciate di Impel Down, assieme a coloro con cui è cresciuta.
Dopo il calderone di sangue bollente e i tormenti di Sadi-chan, solo un’eterna attesa accoglie la sconfitta Famiglia Donquixiote. In mezzo alla neve perenne, dove nemmeno i lumacofoni mantengono il contatto col mondo, senza più un Padroncino da seguire e amare, Baby 5 non si è mai sentita meno utile.
Eppure, prima di Sai, aveva chiamato “famiglia” i suoi compagni di cella. Sarà l’inferno a ricordarle perché.
[Accennate Baby 5/Sai, Trebol/Diamante, Senor Pink/Lucian]
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Baby 5, Donquijote Family, Gladius, Pica, Sugar
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Spoiler!, Tematiche delicate
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Gli Alti E I Bassi Della Famiglia Donquixiote'
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Tra Le Macerie – Le Memorie E Le Parole di Baby 5


Quando la porta cigola, Baby 5 apre un occhio. Un’ombra svetta su di lei quando spalanca il secondo.
-Sveglia.- sussurra la voce nasale di Trebol. -Ne, sveglia, Didi. È tornato il figliol prodigo.-
Baby 5 si mette a gattoni in uno scampanio di ceppi, mentre Machvise e Buffalo allungano le braccia ammanettate verso il nuovo arrivato. Gocce di sangue scorrono dalle sue spalle fino alla punta delle dita. Geme ad ogni movimento, in ginocchio sul pavimento gelido, le mani incatenate serrate in due pugni grandi come palle di cannone.
Baby 5 si alza, reggendosi alle sbarre, e prende un respiro profondo per non urlare. Non ha mai visto tanto sangue sulla stessa persona. Gli gocciola dalla bocca, dalle gambe dell’uniforme, dal cuoio capelluto, e imbeve così a fondo la stoffa sulla sua schiena da mischiare le righe nere con quelle bianche. Le punte di carne sulle sue spalle sono state tagliate alla radice, cerchi di altro sangue – segni di lacci, senza dubbio – percorrono la lunghezza delle sue braccia.
-Schono qui.- sussurra Diamante, e stringe nelle proprie mani quei pugni enormi. -Va tutto bene. Ce l’hai fatta. È…- si strappa dalla bocca una striscia di saliva. -È tutto finito, pietruzza mia.-
Pica reclina la guancia umida contro le gambe incrociate dell’uomo più anziano, lascia andare le sue mani perché gli accarezzino, tremanti, i capelli sporchi e spettinati. Emette un “mh” amorfo, rauco, che ricorda il suono di un cigolio metallico. Diamante sposta una ciocca umida e marrone dal suo volto, gli percorre con l’indice la guancia dall’occhio fino al mento.
È così che saremmo potute essere, mamma. Baby 5 vorrebbe schiaffeggiarsi da sola per quel pensiero: ha bisogno di me, ricorda a sé stessa, l’hanno frustato come l’ultimo dei cani solo per la sua voce, sarà stato ore lì dentro. È un uomo enorme e un guerriero micidiale, ma anche una montagna va in pezzi con il giusto piccone. Ha gli occhi rossi, umidi sotto le ciglia, e denti rosa battono tra le mascelle squadrate.
Gladius spinge Baby 5 contro il muro e si china sulla schiena del suo ex comandante.
-Sdraiati sulla pancia, così. Lo so, è freddo. Ti abituerai.-
-Hanno usato una frusta dentata, guardate che roba.-. impreca Buffalo.
-Dobbiamo aprirgli la tuta.- tenta Machvise. -Si è incollata, aiutatemi.-
Sugar srotola la manica destra e infila la stoffa in eccesso fra i denti dell’uomo. -Mordi.- sussurra. -Puoi rilassarti, sai. Hai delle occhiaie grandi come me.-
La neve, la neve gli è utile. Dobbiamo pulirlo. Baby 5 sporge un braccio oltre le sbarre e ne raccoglie una manciata. -Ecco, usatela. Buffalo, hai le mani più grandi. Prendine altra.-
Spalmano la neve come un unguento, seguendo con le dita il mosaico della pelle lacerata. Le spalle dell’Ufficiale di Picche fremono, i denti stringono la manica di Sugar per un attimo prima di lasciarla.
-Tre unghie delle mani strappate.- indica fredda la donna-bambina. -Indici, e mignolo destro. Apri la bocca.- piega la testa. -Ha i denti spaccati, gli manca un canino qui. Nessuna sorpresa che non puoi mordere. E qui,- indica un punto sulla sua nuca, -mancano tutti i capelli. A quella megera premeva tanto sentirlo urlare.-
C’è una macchia rossa, gonfia, sulla pelle nuda e scura. Diamante sbatte le ciglia, con un indice scosso da tremiti copre il punto vuoto con le restanti ciocche.
-E tu h-hai urlato?-
Le ciocche di Pica spazzano le pietre mentre muove la testa. Dellinger batte una volta le mani. Lao G alza il pollice. Persino Diamante, per un attimo, smette di tremare.
-Ne.- Trebol si sistema contro il muro e accarezza i capelli insanguinati dell’altro uomo con una mano sorprendentemente pulita. -Quella schifosa dovrà cambiar nome.-
-Ha i capelli appiccicati alla schiena.- Jora prende da parte un pugno di ciocche lilla, macchiate di sangue fino alle punte. Nelle sue mani potrebbe trattarsi di un pennello, e allora non saremmo qui. -Mettili in ordine, Dellinger.-
Il ragazzo solleva appena il pugno. -E vai! Posso fargli anche le trecce? Eh, Pica? Picaaaa?-
Cenno di sì. Dellinger applaude, e striscia con le ginocchia fino alla sua testa. -Prometto di non tirarti. Sono bravo, vedrai. Non sentirai nulla.-
Baby 5 sorride, e per la prima volta da quando è laggiù sente caldo all’altezza del petto. L’Ufficiale di Picche geme contro il pavimento, stridulo, gli occhi furenti velati dalla fatica.
-Va tutto bene.- dice Baby 5. -Hai passato anche questa. Ci siamo noi. Puoi riposare.-
L’occhio sinistro di Pica, lucido come vetro, si volta verso di lei.
“Grazie.” formano le sue labbra, ma non ne esce alcun suono.

Quando hanno finito di pulirlo, Dellinger si siede al fianco di Pica e fa scorrere le piccole dita attraverso i capelli sudici. Il guerriero giace sul fianco, stretto in una palla con le ginocchia giunte al petto, la guancia reclinata sulle gambe di Diamante. Le mani tremanti del gladiatore gli carezzano le guance, come se non ne fosse mai sazio.
-Schei caldo.- sussurra Diamante. Una mano è aperta sotto il suo mento, pronta ad acchiappare qualunque goccia di saliva osi offendere ancora il volto di Pica. -Sho che hai male, ma prova a dormire. Fai come facevi da bambino.-
Il guerriero chiude gli occhi, respirando piano. Prima che Baby 5 se ne renda conto sta russando fiocamente, e stringe a sé le lunghe gambe di Diamante come se fossero un cuscino.
-Bravo, va tutto bene.-. Reggendosi a fatica sulle mani tremanti, l’Ufficiale di Quadri si china a baciargli la fronte. Usa la manica per pulire via la bava.
-Creschono tanto in fretta.- sospira. -Era un affarino tutto guance la prima volta che ha fatto coshì.-
-Quando l’hai tirato fuori da quella frana, ne?-. Trebol tira su col naso. -Probabilmente era già più grosso di te.-
Diamante annuisce, accennando un sorriso con le labbra lucide di saliva. -Era coperto di… d-di breccia, anche nei…-. Si pulisce di nuovo la bocca e sbatte la mano contro il pavimento. -Nei capelli. Come she fosshe nato lì, in mezzo alla roccia.-
-Però te lo sei tenuto.- sogghigna Buffalo. -Sette anni e già colmo di istinto paterno, eggià.-
-Ovvio, no? Ogni rockstar che si rispetti adotta un paio di marmocchi da viziare. Hai avuto il buonsenso di scegliertene uno che vale per due. Anche tre.-
Diamante non ride alle parole di Dellinger. -Mi baschta quello che ho.-. Strizza i polsini umidi di bava e gratta via una goccia di sangue dalla fronte di Pica.
Baby 5 chiude gli occhi. Immagina un Diamante di sette anni – cappello a tricorno, soffici capelli castani, bocca larga e tagliata – che tiene tra le braccia un Pica di due già grosso come se ne avesse il doppio. Diamante rassetta il bambino tra le braccia, lo avvolge più stretto nel mantello, gli stampa un bacio in fronte color fondi di vino – ogni rockstar che si rispetti non può fare a meno del rossetto – e lo conduce a lavarsi nel fiume che scorre oltre le macerie. Pica è grigio, imbevuto di pietrisco e ghiaia fin dentro la bocca, eccezion fatta per le guance rigate di lacrime. Si stringe al petto di Diamante come se lo conoscesse da sempre, e quando il bambino più grande lo depone a gattoni nell’acqua calma e tiepida, un argentino “pikyah-pikyah-pikyahrara” echeggia tra i palazzi diroccati. Diamante sorride, gli dà un buffetto sulla guancia, gli dice che andrà tutto bene e che lo terrà per sempre con sé, gli insegnerà a difendersi, gli darà da mangiare, saranno proprio come una famiglia vera.
È appena pronuncia quell’ultima frase che Diamante scompare. Dalle pieghe del suo mantello emerge una figura nera, scarna, con grandi occhi affamati e furiosi. Anche Pica non è più Pica: ha i capelli neri e la carnagione chiara, gli occhi di un altro colore, e porta uno straccio marrone che dovrebbe somigliare a un vestitino. Ed è una bambina.
La donna senza volto si piega sulla bambina, non più sporca di pietrisco ma altrettanto grigia, e la guarda come se al mondo non vi fosse nulla di più schifoso.
-Nessuno ha bisogno delle persone inutili.-
-AH!-.
Baby 5 solleva la testa dal pavimento, sbattendo le palpebre. Non ho una madre, non l’ho mai avuta. Le catene le si sono schiacciate contro il petto, e appena torna ad appoggiarsi al muro sente dolore poco sotto i seni. Diamante le scocca uno sguardo furente, ma Pica si limita a serrare i pugni. Baby 5 sospira di sollievo.
-Cosa c’è?- domanda Machvise. Baby 5 scuote la testa, ravviandosi i capelli. Sono viscidi, lasciano sulle dita una sensazione viscosa simile a salsedine. 
-Non è niente, ‘Vise. Sono solo un po’ agitata.-
Dellinger la saluta con la mano, sollevando una treccia grossa come una corda da ormeggio. -Vieni a pettinare Pica con me. Ha dei capelli bellissimi.-
-Passo.- sussurra lei, ma si avvicina comunque, accucciandosi di fianco a Buffalo. -Mi va bene guardare. Magari più tardi puoi pettinare anche me.-
Dellinger fa segno di sì, e solleva altre ciocche.
Era solo una visione, ricorda Baby 5 a sé stessa. Probabilmente non la vedrò mai più
Buffalo solleva la mano verso la sua spalla: fa cenno di no.
Tutto è normale, nella sua cheta desolazione. Gladius starnutisce, Trebol scatarra, Jora si massaggia le mani. Pica si contorce nel sonno in preda alla febbre e Diamante gli accarezza le guance. -I know nobody knowsch, where it comesh and where it goesh…- canta, ma un’altra goccia di bava gli scorre da sopra gli incisivi, e le sue mani tremanti si serrano di scatto in due pugni.
-Kyrosch.- sputacchia. -Io ti…-
-Tu non gli farai proprio niente, perché siamo a Impel Down.-.
La vena tesa sulla fronte di Gladius è confortante, in quel mondo strano e diverso. -Siamo intrappolati come pesci in un barile e da qui non ce ne andiamo più.-
-Smettila.-. Jora si soffia sulle dita. -Sei deprimente, e io non ho voglia di deprimermi.-
-Non c’è molto altro da fare.-. Gladius alza la voce, e Diamante gli scocca un altro sguardo glaciale. -È inutile che mi fissi. Non è messo meglio di noi. Neanche tu.-
-Non è modo di parlare del tuo ufficiale.- interviene Buffalo.
-Nee, lascialo parlare.- fa Trebol. -Si diverte, behehehe. Orecchio non sente, cuore non duole.-
-Duole eccome.-. sibila Gladius. -Guardate com’è ridotto, e questo è solo un assaggio. La camminata era solo un assaggio.-
Baby 5 serra le labbra. Piega le mani ad angolo retto, l’una verso l’altra, in modo che le punte dei medi si tocchino. Ha abbastanza spazio per farlo: anche quella camminata sarebbe stata meno lunga, così. Invece aveva le mani dietro la schiena, strette l’una all’altra da anelli congiunti, e piegare la testa non bastava a proteggere il suo volto dai lanci.
Ancora non sa se essere o meno grata che Sai non vi fosse stato. Forse lui avrebbe messo per loro una buona parola. Forse l’avrebbe coperta con un mantello, come volevano fare le spasimanti di Señor Pink. Forse l’avrebbe trascinata via, in salvo, senza darle il tempo di dire addio. Scuote la testa di nuovo. La sensazione viscosa delle verdure e delle uova se n’è andata una volta per tutte quando l’hanno gettata nel calderone: gli incubi meritano una fine simile.
-Ci frantumeranno come hanno fatto con lui. Ci taglieranno, tormenteranno, fustigheranno a sangue finché gli andrà. Queste sono le nostre vite, adesso.-.
-Sta zitto, Gladius, zamazu.-
-Non siamo in un carcere cittadino.-. Gladius gratta via residui di moccio dalla faccia. -Impel Down. Siamo a Impel Down. Livello cinque, Inferno del Gelo.- Scandisce le parole come se avesse davanti una bambina.
-Non chiamarmi “top model”, non è il momento.-. Il volto di Jora è rosso, e non solo per il freddo. -Dobbiamo solo capire l’ambiente. Siamo la Famiglia Donquixiote.-
-Eravamo la Famiglia Donquixiote. Ora siamo solo dodici disgraziati qualunque, che marciranno congelati assieme a tutti gli altri.-
-Io non voglio marcire congelato!- Dellinger solleva i pugni ammanettati davanti alla faccia. -I Pesci Guerrieri vivono in acque temperate. E poi mi diventerebbe blu tutta la faccia.-
-Peggio per te. Hai visto cosa hanno fatto a Pica, Dellinger? Guarda che roba.-.
Indica i palmi e i polsi di Pica. -Hanno usato le sue mani come puntaspilli. Quanto credi che durerà? Quanto credi che dureremo?-
-Per favore, basta!-
Baby 5 drizza il collo. La fissano tutti, non solo Diamante – si trascina all’indietro, il volto in fiamme nonostante il gelo. E adesso cosa faccio? Non è come a casa, non sono le truppe che lei comanda: sono la sua famiglia, quella che ha tradito per un bel guerriero senza neanche pensarci, quella che ha preso le botte dai gladiatori e dai pirati mentre lei sospirava appresso a Sai – quella che la guardava come un’estranea mentre i Marine le cingevano collo, polsi e caviglie con l’agalmatolite e le toglievano scarpe, grembiule, occhialoni e cuffia per gettarli in un cassonetto alle sue spalle. Un Marine giovane, con gli occhiali da sole, le aveva stretto la mano sul seno.
Perché devo essere sempre così ingenua? La mano di Buffalo si spiega di nuovo sopra di lei, come una coperta in cui rannicchiarsi, e stavolta Baby 5 non lo rifiuta. Sorride, per ringraziarlo senza parlare ancora. Buffalo è familiare, ed è di familiarità che lei ha bisogno là sotto.
-Intendo solo…-
-Hai qualcosa da dirci?- dice Sugar. -Avanti. Abbiamo tutto il tempo del mondo, possiamo sentire anche te.-
Baby 5 rivolge un ultimo sguardo alle mani di Pica, più grandi della sua faccia, striate di sangue tra un dito e l’altro. Tra le strisce rosse emergono solchi, lacerazioni spesse come le sue dita. Non sembrano freschi. Alcuni sembrano essere là da mesi almeno.
Qualche vecchia battaglia, qualche passante che ha riso: mi faccio troppe paranoie.
Deglutisce. -Quello che voglio dire,- si aggrappa alle sbarre e si mette in piedi, come se sotto di lei ci fosse un intero esercito in attesa di un discorso. -È che ci stiamo finendo tutti dentro. Non vi riconosco più, a litigare così. Probabilmente è per questo che ci hanno tenuti tutti insieme. Vogliono che soffriamo vedendoci a pezzi a vicenda.-
-Il Marine che faceva la guardia a me,- sussurra Sugar, -ha detto che la nostra camminata compare su tutti i giornali. Il mondo sa. Il nome “Donquixiote” è diventato uno zimbello mondiale.-
La presa di Buffalo attorno al suo fianco si tende. -Una bella informazione da consegnare così, dasuyan.-
Sugar corruga la fronte. -Quello lì mi trattava come una mocciosa stupida. Si è aggrappato alla giacca della Viceammiraglia Tsuru, in ginocchio. “Vi prego, almeno la bambina lasciatela andare”. Se non fossi stata ammanettata…-
-Ne, avrei voluto vederlo. Behehe.-. gorgoglia Trebol. Sugar sbuffa. -Giusto a te, può piacere una cosa del genere. Spero che tu muoia.-
-Quindi eccoci qua.- sussurra Machvise. -Inutile recriminare-in.
-Quando l’ho trovato,- Diamante percorre con la mano le due trecce di Pica. Dellinger le prende e le annoda una sull’altra come fossero sartie -gli ho, gli ho fatto una promesccha.-
Un bolo di bava schizza dai denti di Diamante, in faccia a Sugar. La donna-bambina si pulisce con la manica, a denti serrati.
-Gli ho detto,- Diamante ansima, le mani tremano attorno al corpo massiccio di Pica, -detto che… un giorno scharei schtato famosho…- inspira, espira, si pulisce la bocca con la maglia, -in tutto il mondo, e non avremmo shofferto… mai più.-
China la testa, come se si aspettasse un’ascia giunta a decapitarlo. Baby 5 e Buffalo si guardano negli occhi sgranati. Le labbra di Diamante tremano, le sopracciglia arcuate sembrano scavare nella sua fronte.
-Ne, non flagellarti.-. Trebol gli appoggia la mano sulla spalla, gocciolante muco. -Tutte le star sono pessime con le promesse, ne.-
Diamante allontana la mano con uno schiocco. -Ero una schtar, e ora parlo come un…-. Colpisce con un manrovescio il muro alle sue spalle. -Maledetto Kyrosch, mi hai rovinato.-
-E sei ancora una star. Non è qualcosa che ti si porta via.-.
Baby 5 si inginocchia al suo fianco, appoggia le mani sopra le sue come per placarne il tremito. -Troveremo un modo. È quello che il Padroncino vorrebbe. Quello di cui tutti abbiamo bisogno.-
-E tu sai tutto, sul bisogno.-
Di nuovo Gladius, di nuovo quel tono indisponente. Le lacrime premono negli occhi di Baby 5, le labbra tremano, il naso pizzica. 
-No.- sussurra. -No.- ripete a voce più alta. -Ma so un’altra cosa: fino a una settimana fa ero la moglie di Don Sai, Comandante del Naviglio degli Otto Tesori. Adesso sono una piratessa qualunque, e non mi sento più né le mani né i piedi.-
-Se fossi rimasta con loro non avresti di che lamentarti.- dice fredda Sugar.
-Ma non sono rimasta, sono qui. E quello che so è che non è finita, perché non finisce mai. Non puoi mai sapere come ti andrà. Eravamo in cima al mondo, e ora siamo a terra. Ma io ci sono già stata, a terra. Non vi ricordate?-
Nessuno ha bisogno delle persone inutili. La bambina corre tra gli alberi, urlando “mamma” fino a sgolarsi. I piedi sanguinano contro l’erba secca. I rami sono unghie, e lasciano graffi vermigli nella sua faccia bagnata. Mamma, mamma, ti prego. Ti sarò utile. Farò quello che vorrai. Morirò, se ti farà piacere. Baby 5 si ravvia i capelli, sfiorandosi il volto. Alla fine è veramente scoppiata a piangere, ma non è il momento di preoccuparsi. La sua famiglia ha bisogno di lei.
-No.- dice calmo Dellinger. -Non ricordo niente. Io non c’ero.-
-Avresti dovuto vederla,- sospira Jora. -Era così carina, con quel fiocco giallo nei capelli. Forse non l’abbiamo cresciuta così male, se è tornata.-
-Nee.- Trebol appoggia le mani sulle spalle di Baby 5, e lei si aggrappa a Buffalo per non cadere all'indietro. La faccia dell’Ufficiale di Fiori è a un palmo di distanza dalla sua, tanto che lei deve ritrarsi per evitare di sfiorare con la guancia le gocce di muco nel suo naso. -Ne, quelli hanno battuto me, Diamante e Pica. Avrebbero ridotto anche lei a brandelli, ne. E poi si è fatta la passeggiata, di che altro abbiamo bisogno? Behehehe.-
Gladius scambia uno sguardo con Jora, con Lao G, con Machvise – persino Señor Pink smette di accarezzarsi la mascella e sbatte gli occhi verso di loro.
-E se- domanda, -la scioccherella avesse ragione?-
Protrae le labbra come se avesse ancora il ciuccio in bocca. -Non si sa mai quanto in basso si può andare. O in alto. La vita è strana, così.-. Si accarezza la mascella, prende un profondo respiro. Muove le labbra a malapena, le sue guance sono livide. Baby 5 non sa quanto a lungo abbia dormito – né chiederlo cambierebbe qualcosa – e non vuole neanche immaginare quanto gli dolga parlare. Ma Señor Pink è sodo abbastanza da superare anche quello.
-Un attimo hai qualcosa di meraviglioso, e un attimo dopo lo perdi. Puff.-. Pink raccoglie un pugno di neve e lo soffia fuori dalle sbarre. -Oppure succede il contrario. Puoi trovarti davanti una cosa meravigliosa senza immaginare che sarà così. La vita è strana. Bisogna imparare a prenderla così, e staremmo tutti molto meglio.-
Succhia di nuovo l’aria, si tampona la faccia con un pugno di neve. Gladius apre la bocca, ma non risponde. “Grazie”, sussurra Baby 5, e Señor
Pink solleva il pollice.
-Solo qualcuno di sodo potrebbe ragionare così.-. Dellinger batte le mani – piano, perché Diamante lo fissa – e abbraccia Señor
Pink di scatto. -Io sono un Pesce Guerriero e rifiuto di mollare adesso.-
-Io sto con Dellinger.- dice Jora. -Sei carino a chiamarmi Miss Universo, tesoro, ma adesso faremmo meglio a risparmiare le forze.-. Indica il corpo immobile di Pica, a un metro da lei. -Questo disgraziato ha bisogno di riprendersi.-
Come se li avesse sentiti, Pica sbatte le palpebre e solleva la mano a incontrare il polso di Diamante. Il gladiatore si china verso il basso. -Ben shvegliato, pietruzza. Ce la fai?-
Cenno di sì con la testa. Reggendosi sui palmi, Pica si volta a sedere e si rannicchia al suo posto tra Diamante e Sugar. Dellinger si sporge in avanti: -Ti ho fatto lo chignon, ti piace?-
Le trecce sono appallottolate l’una sull’altra, in una sfera compatta e ben lontana dalla schiena insanguinata. Persino il buco nudo dove le ciocche sono state strappate non si vede più. Pica lo accarezza con i polpastrelli. 
“Sei carino”, pronuncia senza un fiato. Diamante scuote la testa. -Puoi parlare, ora.-
Pica fa cenno di no. Fa scorrere l’indice per traverso davanti alla bocca, come per chiudere una cerniera, e lo appoggia perpendicolare al centro delle labbra. Guarda per terra, verso la pietra sua simile, come se volesse tuffarcisi dentro e restarvi per l’eternità.
-Sei rauco?- domanda Buffalo. “No”, scandiscono le labbra di Pica. “Ho fatto il voto del silenzio. Nessuno userà la mia voce contro di me finché non avrò dismesso queste manette.”
Baby 5 e Buffalo si guardano. -Non fare il gioco di Sadi-chan.- sussurra lui. -Parla, coraggio. Noi non ridiamo, dasuyan.-
Pica scuote nuovamente la testa: “Sto bene così”. Diamante solleva il capo al cielo, per quello che il collare cervicale gli consente.
-Shadi-chan…-
-Lascialo fare.- gli sussurra Jora. -Gli passerà. Si sfoga a modo suo, come tutti. Presto torneremo a sentire il suo dolce timbro, zamazu.-
Chissà se è ancora arrabbiato con me. Prima mi ha detto grazie, forse mentre stava là dentro ci ha ripensato. -Parlavamo giusto di te.- dice Machvise. -Ti senti carico abbastanza da combattere con noi-in?-
Pica raccoglie un pugno di neve e si tampona la fronte con le dita umide. Congiunge i pugni, accoppiando pollici e indici, e storce i polsi verso i lati, come per spezzare un grosso ramo a metà.
-Silenzioso, ma eloquente.- commenta Lao G. -Mi piace.-
-L’ho allevato io, n-non si vede?-. Diamante sbatte le ciglia. -Io schto con lui, shempre.-
Anche Sugar alza il pollice, e Trebol tira su col naso con un rumore da pompa di sentina.
-Nee, alla fine qualcuno dice qualcosa di sensato.-
-Mi vedo in sottonumero.- dice freddo Gladius. -Spero ne valga la pena.-
Baby 5 fa cenno di sì. Si stringe più forte a Buffalo, e la sua enorme mano si stringe appena alla sua spalla. -Brava, dasuyan.-
Baby 5 si asciuga le lacrime. Andrà tutto bene. Possiamo farcela. Non potrei vivere con me stessa se fossi là fuori mentre loro languono qui.
La bambina siede contro il parapetto della nave-fenicottero, avvolta in una coperta di lana rosa. L’uomo biondo con la barba strabuzza gli occhi e tira fuori la lingua per farla ridere. La donna dalla chioma sgargiante la pettina i capelli con una spazzola d’oro massiccio. Il giovane con la maschera le porge una tazza fumante. L’uomo con il mantello e quello con le spalle grosse si scambiano uno sguardo serio.
L’uomo con il cappotto rosa si inginocchia di fianco a lei, sorridendo come a una sorellina. Le chiede come ti chiami. La bambina non lo sa; Neonata Cinque non è un nome, non può dire una cosa del genere ai signori carini che l’hanno salvata. Eppure gli risponde così, perché è scortese non rispondere alle domande, e a nessuno sembra dare alcun fastidio.

A.A.:
Le mie avventure da Madre Degenere continuano, in un capitolo che è un po' whump un po' comfort. Un capitolo diciamo di transizione, prima di tornare nel vivo dei casini. Con i dovuti chiarimenti, come da programma. 
1. Sì, tutta la Familia sa leggere il labiale. Bisogna saperle fare, certe cose. E con due labbra così enormi è anche abbastanza semplice. 
2. La Numancia Flamingo è la nave dei miei sogni. 
3. Pica non urla durante nessuna delle torture che subisce (anche se ha urlato, come si è visto prima, nel calderone di sangue), ma urla quando Zoro lo taglia. Ne consegue che un taglio di Zoro fa più male di ore di tortura. O i torturatori fanno pena. Ma propenderei per la prima, che mi pare più credibile. 
4. Señor Pink è d'accordo col discorso di Baby 5 per un motivo fin troppo chiaro a chi conosce la sua storia. 
5. Nella traduzione inglese di questa storia ci sarà un gioco di parole intraducibile (Trebol chiama Pica "prodigal stone" anziché "son"), in linea con la mia idea per cui a Trebol piace fare battute brutte, soprattutto se hanno a che fare con il suo nome. 
6. Comincio a rendermi conto che il difetto di pronuncia di Diamante può risultare sgradevole alla lettura. Cerco di farlo parlare il meno possibile, ma a volte ha qualcosa da dire che non può essere delegato. Spero non sia fastidioso, e se lo è sono pronta a suggerimenti su come renderlo meno irritante. 
7. La canzone che Diamante canta è Dream On. Non devo dire di chi. 
8. In questo capitolo sono anticipati due eventi futuri. Chissà se riuscirete a indovinare. 
Alla prossima e grazie.
Lady R. 
  
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